Jump to content
  1. Per cominciare

    1. Presentati!

      Sei nuovo/a? Entra qui dentro e lascia un messaggio per presentarti!

      7.3k
      topics
      123.5k
      posts
    2. Segnalazioni & Comunicazioni

      In questa board si possono segnalare problemi tecnici inerenti al forum e trovare informazioni sulle nuove funzionalità

      407
      topics
      5.4k
      posts
  2. Gay Forum

    1. News & Attualità

      Parliamo insieme delle notizie sul mondo gay e non!

      3.4k
      topics
      117.5k
      posts
    2. Spunti & Riflessioni

      Approfondimenti su tematiche generali che riguardano tutti.

      2.7k
      topics
      126k
      posts
    3. Coming Out

      A chi lo avete detto? Quali sono state le reazioni? Discutiamone qui!

      1.7k
      topics
      44.9k
      posts
    4. Amore & Relazioni

      L'amore in tutte le sue sfumature, problematiche o meno.

      5.3k
      topics
      174.5k
      posts
    5. Temi lesbici

      Sezione per temi solo femminili non classificabili nelle altre categorie, ad esempio i vostri modelli, i vostri obiettivi, e cosa significa essere lesbica nel ventunesimo secolo.

      512
      topics
      15.2k
      posts
    6. Associazionismo ed eventi LGBT

      presentazioni culturali, festival del cinema LGBT, manifestazioni, pride ecc, no raduni!)

      195
      topics
      4.6k
      posts
  3. Chiacchierando

    1. Off Topic

      Per parlare di tutto, per conoscerci meglio, per fare simpatici test e sondaggi.

      2.6k
      topics
      112.7k
      posts
    2. Musica

      Per parlare di musica, cantanti e strumenti musicali!

      1.3k
      topics
      52.1k
      posts
    3. TV & Cinema

      Tutto su TV e cinema!

      2k
      topics
      47.4k
      posts
    4. Fumetti & Animazione

      Per appassionati di fumetti, manga e animazione!

      462
      topics
      11.3k
      posts
    5. Libri, Arte & Cultura

      Spazio dedicato a letteratura e arte.

      630
      topics
      18.6k
      posts
    6. Scuola & Lavoro

      Tutto su scuola, università e mondo del lavoro.

      460
      topics
      15.7k
      posts
    7. Luoghi & Itinerari

      Per scoprire da dove scriviamo e condividere esperienze, abitudini, desideri e consigli di viaggio

      380
      topics
      9.4k
      posts
    8. Salute

      Parliamo della nostra salute e tutto ciò che comporta.

      612
      topics
      20.1k
      posts
    9. Sport

      Sei uno sportivo? Ti piace lo sport da guardare? Corri subito a discuterne con gli altri utenti!

      209
      topics
      6.9k
      posts
    10. Moda

      Ultime tendenze e consigli per apparire piu' fashion.

      325
      topics
      15.3k
      posts
    11. PC & Dintorni

      Per discutere di videogiochi, Internet e del mondo informatico.

      1.1k
      topics
      26.4k
      posts
  4. Creatività

    1. Fotografia

      Le nostre fotografie, commenti tecnici e suggerimenti da scambiare con tutti gli appassionati

      157
      topics
      3.1k
      posts
    2. Artworks

      Dove postare i propri disegni.

      145
      topics
      3.9k
      posts
    3. 291
      topics
      3.1k
      posts
  5. Bacheca

    1. Feste e serate

      serate musicali, discotecare, drag queen show

      188
      topics
      685
      posts
    2. Il Mercatino

      Per fare compravendita con gli altri utenti del Forum

      173
      topics
      568
      posts
  6. Affiliazioni

    1. Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

      Spazio dedicato alle attività del Circolo Mario Mieli.

      80
      topics
      775
      posts
  • Today's Birthdays

    • yalen86
    • aengael
    • pintavampiro
    • Louis
    • TommasoG95
    • boom176
    • Stip94
    • KingRenly
    • Dumbledore
    • skysurf90
    • roby581
    • Rrose
  • Registrati

    Vuoi accedere a tutti i contenuti del Forum? Registrati, richiede pochi minuti ;)

  • Latest topics

  • Latest posts

    • Silverselfer
      Guerra > E’ < Pace Parte 2 Riflessione storica sul nemico della democrazia dei diritti civili     Sovranismo VS Globalismo   La filosofia della globalizzazione individua nella filiera lunga di un mercato mondializzato l’interdipendenza necessaria a far fiorire la democrazia/pace dei diritti universali dell’uomo < Un imperio di tolleranza reciproca. La convinzione a monte era che le libertà individuali attraessero a sé in maniera “naturale”. Questo fu lo spirito che, per esempio, fece includere nel 2001 la Repubblica Popolare Cinese nell’organizzazione mondiale del commercio, nonostante che, in dodici anni dalla repressione violenta dei moti libertari di piazza Tienanmen, non avesse compiuto un solo passo in avanti sulla via della democrazia dei Diritti Civili. Questa convinzione resistette anche dopo l’11 settembre dello stesso anno, quando la jihad aveva colpito e abbattuto le Torri Gemelle di New York, come monito all’ethos globalizzante di non inquinare la purezza dell’ethos panarabo. Allo stesso modo non si tenne conto che pure in occidente quell’assioma tra mercato e diritti civili iniziava a essere contestato dal movimento No-Global che dal G8 di Genova (ancora nel 2001) iniziò a far levare dalle strade la sua forte opposizione al multilateralismo neoliberista, dando di fatto il via a quella “democrazia dal basso” che ha mutuato prima il populismo e a seguire l’attuale sovranismo. Per capire il sovranismo bisogna definire l’ethos occidentale cui esso si contrappone. L’ethos occidentale globalizzante è fondato sul principio democratico seguito alla sottoscrizione della Carta Universale dei Diritti dell’Uomo (1948) e le regole di mercato stabilite con gli accordi di Breton Woods (1944). Il governo tra paesi occidentali si è così fondato sugli organismi sovranazionali del multilateralismo, i quali però agiscono perseguendo un ethos tutt’oggi recepito parzialmente dai contraenti, nei quali esprime la volontà progressista in competizione democratica con la volontà conservatrice dell’ethos tradizionale locale. Qui si può dedurre un’antinomia di Russel funzionale (L’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi, appartiene a se stesso solo nel caso che non appartenga a se stesso). Nel senso che l’ethos della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani rappresenta quell’insieme di tutti gli ethos occidentali ancora in transizione e che, quindi, non appartengono a se stessi > E’ così che gli organismi sovranazionali esprimono un ethos estraneo anche a se stesso. Questo dato di fatto rimarrà tale fino a quando i principi etici della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non saranno integralmente recepiti da tutti i contraenti che, in tal caso, abbandoneranno il loro ethos tradizionale per sciogliersi in un’unica società occidentale. La filiera lunga della globalizzazione commerciale ha reso sempre più necessario il ricorso agli organismi internazionali. I quali, acquisendo un maggiore potere funzionale, hanno iniziato a far calare dall’alto un vero e proprio imperio dell’ethos UDHR (Diritti Civili) > Un’azione di assimilazione forzata, che ha provocato le resistenze “sovraniste” nei paesi occidentali mentre nei paesi del sud del mondo, si è vissuta una riedizione della resistenza alla colonizzazione (Sovranismo del Global South). Il sovranismo in occidente, nonostante si ammanti di un patriottismo dal sapore novecentesco, è un movimento conservatore che oppone un fermo rifiuto a quello che indica come l’egemonia culturale della globalizzazione (ethos dei diritti civili). In tal senso, esso chiede di sottrarre potere funzionale agli organismi sovranazionali, senza però proporre una valida alternativa, se non quella dei rapporti bilaterali nazionali o, ancor peggio, proporre un isolazionismo autarchico < Solleticare questa necessità di proteggersi dalla prevalenza degli altri ethos provoca a livello sociale l’intolleranza per il diverso che si riflette a livello internazionale in una pericolosa corsa agli armamenti. Imporre i diritti civili è sbagliato? La risposta è complessa, ma il fraintendimento di fondo è avvenuto negli Stati Uniti d’America, in cui si è sistematicamente sovrapposto il principio di liberismo individualista a quello di libertà dell’individuo, credendo fortemente che il mercato garantisse il raggiungimento della libertà o, meglio, il merito fornisse il giusto metro per le libertà di ognuno. Questo fraintendimento può essere considerato come una forma di sovranismo esercitata quando l’ethos statunitense usciva prevalente dalla seconda guerra mondiale e dettò le regole della futura globalizzazione. Il neoliberismo seguito al crollo del blocco sovietico ha esasperato l’equivoco facendo diventare equivalenti la democrazia e la meritocrazia, dove il merito sta nel portafogli con cui comprare ogni sorta di libertà, le quali diventano privilegi che nulla hanno a che vedere con i diritti civili. Il populismo si contrappone a questo equivoco e confonde a sua volta i diritti civili con il welfare, arrivando inconsapevolmente all’idea marxista che metteva a monte di ogni libertà individuale la perequazione sociale. La presunzione dell’ethos occidentale è stata proprio l’ingenuità di credere innato in ogni persona l’anelito di libertà. Quando, invece, si sta scoprendo che è come pretendere che delle pecore lascino il proprio gregge, solo perché non c’è nessuna legge naturale che ci obbliga a vivere in un gregge. Il sovranismo tutela il gregge e lo distingue dagli altri greggi innalzando rassicuranti steccati. La libertà garantita dai Diritti Civili appare alle pecore come un vasto orizzonte che fa sentire soli e vulnerabili > La libertà fa paura ed è un po’ come quegli schiavi che una volta liberati decidevano di rimanere là dove erano sempre stati. Legal Warfare e Blocco Politico del Sud del Mondo Dopo l’annichilimento europeo avvenuto nel corso di due Guerre Mondiali, i confini degli Stati sorti a seguito dell’indipendenza delle colonie rimasero quelli stabiliti dagli imperi che se li erano spartiti, cioè incuranti del crogiolo di ethos che li componevano. Il diritto internazionale occidentale incluse i nuovi Stati nell’assemblea delle Nazioni Unite, ma in tal modo ne riconobbe anche la storia coloniale. Di fatto si stava negando una patria a interi popoli poiché il pacifismo delle Nazioni Unite sanciva l’inviolabilità dei confini dei nuovi Stati e quindi l’intervento militare per garantirli > Legal Warfare. Il pretesto rivoluzionario socialista autorizzò l’Unione Sovietica ad armare le organizzazioni che sostenevano le ragioni dei vari indipendentismi, con lo scopo di allargare la propria sfera d’influenza. Quando collassò il blocco sovietico, nell’area islamica ci fu una deriva di queste organizzazioni sovversive verso la jihad finanziata con i petroldollari.  Nelle aree non islamiche come il Sud America, i gruppi rivoluzionari rielaborarono l’ideologia socialista che prese spesso le derive più originali, non di rado legate a ragioni di puro autofinanziamento come il narcotraffico. Questa situazione ha prodotto varie sfumature di legal warfare, tipo la lotta al narcotraffico o interventi di peacekeeping per il mantenimento dello status quo, cioè nei fatti di guerra a bassa intensità.  Un valido esempio di “non soluzione dei conflitti” è la vicenda somala che si protrae da oltre trent’anni o la questione afgana fino a vicende sempre più piccole e capillari, il cui caos geopolitico favorisce l’infiltrazione di organizzazioni militari mosse da interessi privati, i quali diventano tutt’uno  con gli interessi politici, generando vere e proprie cleptocrazie. Il governo internazionale con il suo ethos dell’UDHR sanziona gli Stati “canaglia”, mutuando guerre al terrorismo o utopiche esportazioni di democrazia, spesso ricorrendo a sanzioni economiche/embarghi che colpiscono soprattutto la società civile. Lo stato dei fatti ci dice che anche quest’ultima versione di legal warfare non funziona e genera derive sovraniste locali. Nel momento che alle Nazioni Unite si è votato contro l’aggressione russa all’Ucraina, si è materializzato un nuovo blocco geopolitico nel Sud del Mondo, accumunato solamente dall’avversione verso l’Occidente. All’opinione pubblica occidentale, sinceramente stupita da questo rifiuto, è stata indicata l’intraprendenza commerciale cinese che li avrebbe soggiogati. Le ragioni sono molto più complesse, ma possono essere tutte ricondotte al passato coloniale arrivato fino all’imperio della globalizzazione che, attraverso WTO o FMI, ha imposto delle rigide regole liberiste sentite come un’ennesima vessazione coloniale. La stessa UDHR è percepita come qualcosa a uso e consumo degli occidentali, una sorta di appendice di quel welfare sostenuto economicamente con lo sfruttamento a basso costo delle materie prime di cui il Sud del Mondo si sente tutt’oggi derubato. Ognuno di questi Stati, finanche l’atollo tropicale più remoto dell’oceano Indiano (Isole Chagos), possono addurre a supporto delle loro ragioni, quei crimini contro l’umanità che secondo l’UDHR andrebbero condannati e riparati, ma che di fatto sono ignorati dai nostri libri di storia, dove invece tuttora si glorificano i nomi degli esimi cittadini occidentali che li hanno perpetrati. Il Global South è un genere di sovranismo perché unito dall’avversione per il governo degli organismi sovranazionali, percepiti a tutela degli interessi occidentali. Come ogni tipo di sovranismo, anche questo antepone gli interessi nazionali a qualunque visione condivisa, facendo diventare una contraddizione in termini la sbandierata unità del Global South. Il prodotto di questa politica è una serie di accordi bilaterali che favoriscono la posizione dominante delle potenze emergenti come Cina, India e ancora di più le piccole potenze regionali. Un insieme d’interessi particolari che surriscaldano ogni quadro geopolitico locale. La diffidenza imperante favorisce il fenomeno delle cosiddette guerre asimmetriche, le quali sobillano le opinioni pubbliche attraverso il massiccio ricorso alle fake news, notizie verosimili in quanto basate su antichi rancori etnici o paure ancestrali, tra le quali va annoverata anche l’avversione verso l’occidente. In altre parole, il sovranismo veicola un populismo radicato nella grande sperequazione sociale da cui il Global South non è mai stato capace di affrancarsi anche per colpa di quelle regole imposte dalla globalizzazione neoliberista, le stesse che applicate nelle società occidentali stanno producendo i medesimi effetti sociali e almeno in questo bisognerebbe trovare un punto d’incontro ... Gli Stati Uniti d’Europa Se la pace occidentale iniziò quando gli alleati, intesi come un UK-USA allargato, imposero gli accordi di Bratton Woods come porta d’ingresso alle Nazioni Unite, l’inizio della sua fine si può individuare nel 1971, quando anche il dollaro si svincolò dal Gold Standard e si entrò in un periodo di libera fluttuazione del mercato monetario con conseguente instabilità dei mercati, il cui effetto macroscopico furono le crisi energetiche degli anni 70 del secolo scorso. E’ in questi frangenti che il Mercato Comune Europeo iniziò il suo percorso verso il conio di una propria moneta, sulla quale gli USA dimostrano una chiara diffidenza. La quale si manifestò oggettivamente con un Regno Unito che diventò una sorta di garante affinché l’Europa rimanesse quella del Mercato Comune, tanto che non abbandonerà la Sterlina e infine uscirà dalla UE (Brexit – 2020). La visione di un concilio europeo è sempre giunta a seguito di un ennesimo bagno di sangue come il modello westfaliano di un diritto internazionale eurocentrico a seguito della Guerra dei Trent’anni (1648). La visione di Altiero Spinelli, nata col Manifesto di Ventotene (1941) non fa eccezione ed è approdata nel Parlamento Europeo con un progetto di un’Unione Europea federale (1984), accompagnando la revisione dei trattati istitutivi della CEE (Comunità Economica Europea), ma con il senno di poi possiamo ben dire che ha mutato solo il fine di creare l’Euro. Non voglio ripercorrere tutte le tappe fondamentali che portarono all’Euro, ma è imprescindibile indicare la data del 1992 che fece saltare il banco finanziario con l’uscita dal Sistema Monetario Europeo di UK e Italia. Data concomitante con la dissoluzione del blocco sovietico. Il 3 ottobre 1990 Berlino tornò a essere la capitale di una Germania riunita, ma notevolmente stressata da questo passo politico epocale. L’Est europeo entrò in fibrillazione e, in particolare, la federazione jugoslava si dissolse sotto le spinte indipendentiste anti serbe, le quali riportarono gli orrori della guerra in Europa nel 1991. Tuttavia, la guerra era già tornata a pieno titolo sullo scacchiere geopolitico europeo nel 1990 con la legal warfare della Prima Guerra del Golfo, durante la quale gli USA chiesero un supporto militare ufficiale agli eserciti sconfitti nella seconda guerra mondiale > Gli eserciti dei Paesi dell’Asse (Germania, Giappone, Italia) furono riabilitati al combattimento fuori dai propri confini. L’ethos dell’Europa di Bruxelles è un’estensione dell’UDHR e l’adesione all’Euro ricalca quella alle Nazioni Unite. In tal modo, l’europeismo innesca un processo di assimilazione progressivamente più invasivo nella misura in cui le strutture governative di Bruxelles acquisiscono un maggiore potere funzionale. Seppure non si siano mossi i carri armati, gli obici bancari delle troiche hanno provocato vittime sociali con la cosiddetta Austerity provocata dai debiti sovrani e le conseguenti speculazioni finanziarie.  Il sovranismo europeo si oppone soprattutto all’ethos emanato da Bruxelles, il quale possiede una struttura democratica lasca e quindi appartiene ancora meno a se stesso. Tuttavia, i suoi aspetti funzionali sono diventati indispensabili e il teatro geopolitico mondiale ne richiede altri ancora più impegnativi, come quello di dotarsi di una politica estera comune e conseguente braccio armato capace di difendere i confini esterni continentali. La consapevolezza di aver allargato troppo l’Unione Europea con il Consiglio Europeo di Copenaghen del 1993, attraverso il quale si allargò l’Unione a est, fino a raggiungere il considerevole numero di 27 membri, ora fa pensare ad un quadragono di Stati che formino un nocciolo in grado di esprimere un governo democratico comune. Si tratta degli Stati fondatori: Francia, Italia, Germania con l’aggiunta della Spagna, i quali rinuncerebbero all’unanimità del voto che nell’Europa a 27  impedisce ogni decisione. Questo comporterà l’adozione di una costituzione europea unica per i quattro stati membri e quindi una rinuncia al proprio ethos tradizionale. Opzione che il sovranismo avversa, anche se appare indispensabile in un’Europa che, storicamente, si è sempre espressa in questa formazione geopolitica da Carlo Magno in poi. In tal senso, il sovranismo europeo si sta scindendo in un’ala più estremista che si radica nel nazionalismo novecentesco, il quale individua il nemico in Bruxelles stessa e propone un’Europa di patti bilaterali tra nazioni, praticamente una soluzione sul modello Brexit. L’altro sovranismo più pragmatico s’identifica nei principi conservatori del tradizionalismo che si oppone unicamente all’ethos progressista che attualmente ispira la politica di Bruxelles. Un esempio di questo atteggiamento ce lo fornisce il governo italiano rispetto alla riformulazione dei finanziamenti proposti per il PNRR post pandemico, nella sua nuova stesura le linee guida favoriscono uno sguardo tradizionalista sulla questione dei diritti civili e ambientalista. Unione Europea dell’est Determinante alla formazione dell’Europa dell’Est come la conosciamo oggi fu la Conferenza di Jalta. Questa si tenne in Crimea nel febbraio del 1945, quando la Seconda Guerra Mondiale volgeva a sfavore dei Paesi dell’Asse. Fu in questa occasione che Roosevelt (USA), Churchill (UK) e Stalin (URSS) tracciarono le linee guida della futura pace. In quel momento storico, la Grande Guerra Patriottica russa avanzava molto più rapidamente verso la conquista di Berlino, anche se l’Armata Rossa non avrebbe potuto prevalere senza il supporto bellico degli USA. Molti analisti storici criticano l’atteggiamento del presidente americano che permise all’Unione Sovietica d’includere nella propria sfera d’influenza l’intera Europa dell’Est, forse in cambio del tacito consenso agli Accordi di Bretton Woods, in cui gli Stati Uniti avevano pianificato il dominio monetario del dollaro (sfera d’influenza occidentale in stile liberista).   Senza scendere in complesse analisi storiche, dopo Jalta si susseguirono altri incontri sullo stesso stile, fino a giungere al Trattato di Postdam (17 luglio/2 agosto 1945). La Germania fu smembrata in zone d’influenza tra USA, UK e Francia, mentre l’URSS procederà poi con la separazione della sua parte trasformandola nella DDR (Repubblica Democratica Tedesca - 1949). Questi accordi prevedevano la deportazione per creare una nuova Polonia, i cui confini orientali furono spostati verso ovest (Linea di Curzon); territori da cui furono espulsi i polacchi. A Ovest, invece, i confini polacchi inclusero il Sud della Prussia Orientale, Brandeburgo, Pomerania e Slesia fino alla nuova linea di confine segnata sui fiumi Oder e Neiße, territori da cui fu espulsa la popolazione tedesca. Königsberg, la capitale della Prussia orientale, diventò Kaliningrad, un’exclave strategica russa sul baltico e i tedeschi che l’abitavano seguirono la stessa sorte dei loro fratelli nella nuova Polonia o come i Sudeti nella Cecoslovacchia > Tutto questo aveva il fine di tracciare confini stabili su territori orografici omogenei e etnicamente misti dell’Europa dell’Est. Sicuramente la Carta Universale dei diritti dell’Uomo impedì che in Europa occidentale si ricorresse alla deportazione etnica e tantomeno si verificassero situazioni come i suicidi di massa tra i prigionieri di guerra che non volevano essere rimpatriati ad est. Per esempio, molti ucraini fiancheggiatori dei tedeschi cui Hitler aveva promesso l’indipendenza, trovarono asilo nel Regno Unito, in Canada e anche negli Stati Uniti.  L’adesione al Blocco Occidentale prevedeva il nuovo ethos ispirato ai diritti civili garantiti all’individuo, mentre nell’Europa dell’Est il comunismo condusse a delle repubbliche proletarie, in cui l’individualità era sacrificata alla riuscita del piano politico. Un modello sociale che congelò lo status quo della rivoluzione proletaria e al momento del cambio di regime, l’orologio del tempo ricominciò a camminare sincronizzandosi sul futuro raggiunto nel mondo liberale occidentale. Dal 1990, questi paesi si aprirono al neoliberismo con ricette di privatizzazione quasi mai di successo o, comunque, innestandole su un tessuto sociale culturalmente impreparato, privo anche dell’esperienza acquisita attraverso la lotta sindacale compiuta dai lavoratori nei paesi occidentali. Questo ha condotto ad un ethos dalle sensibilità civili differenti tra le democrazie ex socialiste e tra queste e i paesi dell’Europa occidentale, nonostante ora risiedano tutti nelle strutture comuni dell’Unione Europea. Il diverso punto di vista tra Europa Occidentale e Stati dell’Europa Orientale parte dalla stessa definizione; in fatti, geograficamente essi si definiscono > Europa centrale e le vicende storiche di questi popoli, per lo più ignorate dai libri di storia occidentali, formano la geopolitica cosiddetta dei Tre Mari > Mar Baltico, Mar Nero, Mar Adriatico. Il vasto riferimento geografico dei tre mari ci dice come questa parte di Europa non ha un’orografia in grado di ripartire delle zone capaci di delimitare naturalmente degli ethos, di conseguenza si assiste ad una fluidità che alimenta l’attrito etnico all’interno degli Stati Nazione. La complessità etnica si deve anche alle steppe asiatiche che si estendono dalla catena montuosa degli Urali alle coste sul Pacifico,  da cui giungevano le orde di nomadi fin dal basso medioevo e fu la ragione per cui Mosca nel XVI secolo intraprese “La Grande conquista dell’Est” > A Est dei Monti Urali. Questa incongruenza tra territorio e etnie che li abitano determina lo spregio per qualsiasi accordo diplomatico nella definizione di un confine, favorendo la competizione tra gli ethos, rendendo comuni azioni come la pulizia etnica e il genocidio. Anche in Europa Occidentale esistono incongruenze tra confini degli Stati Nazione  e i popoli che li abitano, ma proprio attraverso il diritto umanitario che tutela le minoranze etniche con autonomie culturali e amministrative, certe deplorevoli azioni sono state archiviate nei libri di storia. L’Est Europa appare invece ancora quella del diciannovesimo secolo tra i vari nazionalismi e risorgimenti, territori irredenti e soprattutto intolleranza per le minoranze etniche. L’attuale carta politica dell’Europa dell’Est fu disegnata dalle convenienze strategiche post Seconda Guerra Mondiale e ci dice veramente poco della reale congruenza tra Stati Nazione e popoli che li abitano. L’atteggiamento delle Nazioni Unite è lo stesso che fu adottato per gli Stati sorti dall’indipendenza delle colonie, imponendo il rispetto dei confini esistenti al momento dell’adesione all’ONU. Nel caso Ucraino, i confini riconosciuti sono quelli dell’indipendenza del 1991, ignorando non solo l’appartenenza di territori storicamente russofoni, ma includendo ad occidente ampie porzioni di territori appartenuti storicamente alla Polonia o a quello che fu l’esperienza dell’Impero Austro Ungarico. L’aggressione russa a cui assistiamo in questi giorni contava proprio su queste incongruenze per dissolvere la giovane nazione riunita sotto la bandiera del nazionalismo ucraino, guardando quest’ultimo sotto la luce della sua ultima manifestazione storica filo nazista. Di fatto, però, il nazionalismo ucraino è risultato essere solo una sfumatura etnica in uno Stato Nazione che ha reagito con straordinaria unità contro l’aggressione, manifestando una volontà indiscutibile di aderire ai confini del 1991, i quali incastonavano in un quadro europeo ben delineato il nuovo Stato Nazione. A mio avviso, però, l’esperienza del sovranismo sviluppatosi in seno al Patto di Visegrad (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia - 1991) ci racconta di una volontà essenzialmente opportunistica di aderire all’Unione Europea, senza la volontà di recepirne i principi basati sulla Carta Universale dei Diritti dell’Uomo. L’atteggiamento tenuto da questi Stati Nazione dinanzi all’aggressione russa all’Ucraina ci rivela delle volontà politiche che hanno in spregio le istituzioni europee. Lo vediamo con l’Ungheria che tiene deliberatamente posizioni filo russe o al contrario la Polonia, che scavalca qualsiasi decisione europea muovendosi da sola all’interno della NATO, cercando un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, armandosi fino ai denti fino a pianificare la dissoluzione della Russia. Questi due Stati Nazione in particolare non solo contrastano i diritti civili delle minoranze, ma compiono gesti politici apertamente antidemocratici ed essenzialmente patriottici > Un buon patriota si misura nell’odio provato verso tutti gli altri patrioti. Esiste l’ipotesi che una volta armatosi fino ai denti, questo tipo di patriottismo faccia leva sul sovranismo nostrano per divellere dall’interno l’Unione Europea, al fine di far prevalere la geopolitica dei Tre Mari. Cesaropapismo e Sovranismo Cristiano Le comuni radici cristiane dell’Europa sono l’argomento principe dell’europeismo in salsa sovranista. In pratica si propone una riedizione light del cesaropapismo > Dall’unico Dio discende la tiara del triregno, cui deve ubbidienza anche l’Imperatore, quindi il cristianesimo diventa l’ethos europeo cui s’inchina “naturalmente” il tradizionalismo di ogni nazione europea. Per comprendere il cesaropapismo occidentale bisogna risalire a L’Impero Romano d’Occidente, in cui il cristianesimo gentile si sviluppa. Quando il cristianesimo prese la via dell’occidente, a Roma già circolavano diverse dottrine escatologiche. Fatta eccezione per i misteri Eleusini, gli altri culti provenivano tutti da oriente esattamente come quello messianico. I romani avevano già conosciuto lo zoroastrismo e il mitraismo era molto diffuso tra i soldati dell’Impero, per non dire del culto egizio e poi l’orfismo tra il dionisiaco e l’apollineo che si rielaborò nel Sole Invictus > Al confronto il primo cristianesimo era ben poca cosa. Roma reagì alle sette cristiane solo per un problema di ordine pubblico come, per esempio, era già accaduto quando fu soppresso il culto di Bacco.   La vicenda del messia era un affare interno alla vicenda ebraica e il cristianesimo una corrente spirituale in seno all’ebraismo, che di per sé non faceva proselitismo. Fu Marcione il primo a separare il cristianesimo dal giudaismo, applicandovi quel metodo cui si ricorre ogni volta per distinguere un nuovo ethos > Il metodo individua il vero nel giusto e il giusto con l’utile, un metodo escludente che forma un’identità tracciando dei limiti > Fu così che i cristiani erano quelli che non osservavano il culto di Mosé, poi non potevano essere degli Ebioniti, quindi neanche dei Nazarei e così via < Il metodo di Marcione fu così efficace da distinguere gli stessi marcioniti in chiese sparse tutt’oggi nell’area mesopotamica. Il cristianesimo gentile applicò lo stesso metodo, individuando la sua verità nel punto di vista giusto di Roma e quindi utile al Vicario di Pietro > Per esempio: Siccome l’eresia dei nicolaiti rendeva possibile il concubinato in seno ai chierici gentili, la verità individuata nel giusto condusse al nubilato dei chierici e alla rielaborazione del matrimonio di stampo antico romano nel vincolo sacramentale che dette forma alla famiglia tradizionale occidentale (IV Concilio Lateranense - 1215). Tralasciando le questioni dottrinali, è importante ripercorrere le tappe dell’affermazione del cristianesimo in seno all’Impero Romano > L’editto di Tessalonica (380 e.v.) e i successivi decreti di Teodosio I (391/2 e.v.), permisero la distruzione/riconversione dei templi pagani che includevano le scuole filosofiche o le biblioteche e ci fu anche un tacito consenso alla persecuzione dei pagani. Nel 415 e.v, per mano dell’imperatore d’oriente Teodosio II, si stabilì che solo i cristiani potessero amministrare la giustizia e arruolarsi nell’esercito. Nel 423 e.v. il paganesimo fu definito culto del demonio e chi si ostinava a celebrarne i riti sarebbe finito in carcere e torturato. Nel 527 e.v. sia i pagani e sia gli eretici furono allontanati dalle cariche pubbliche. Nel frattempo il calendario occidentale delle celebrazioni pagane veniva sostituito con santi e madonne, tipo istituire il mese mariano a maggio per subentrare alle celebrazioni per la Dea agreste Maia, ma la stessa quaresima e per non parlare dei saturnali col Natale e non la finiremmo mai di descrivere l’opera di contraffazione operata al fine di sostituire il pantheon pagano. Il metodo Marcione si coglie nell’articolo 59 del Sinodo di Laodicea (360 e.v.) che proibiva in chiesa la lettura di scritti non canonici. Da qui il cristianesimo iniziò ad amputarsi parti del corpo per giungere al 367 e.v. con L’Epistola Pascalis 39, cioè l’elenco dei testi del Nuovo Testamento, poi definitivamente approvato durante il Sinodo di Cartagine (397 e.v.). Alla fine del 400 e.v. vi si aggiunse l’Index Librorum Prohibitorum, dove si misero all’indice gli scritti eretici > S’imbastirono anche dei processi morali alla cui sbarra vennero portati gli Dei pagani, per esempio Giove > Parricida, incestuoso eccetera. Il cesaropapismo ereditato dell’ethos imperiale romano condizionò la storia di Costantinopoli e ancora oggi caratterizza il cristianesimo ortodosso di culto orientale. Quello che si è dimenticato è che alle origini anche il successore di Pietro che viveva nel Ducato Romano, facente parte dei domini bizantini in Italia, la sua elezione passava per l’approvazione imperiale. Solo quando finì l’influenza bizantina in Italia, la gerarchia legata al Patriarcato di Roma riempì il vuoto istituzionale attraverso abili mosse politiche (741 e il 757 e.v.). In particolare il Papa stipulò un patto con Pipino III detto il Breve, Re dei franchi, affinché contenesse la prevalenza longobarda nella penisola italica. Nel 756, grazie ai Lasciti Carolingi previsti nel patto, le terre riprese ai longobardi e già di pertinenza bizantina, passarono alla Sede del vicario di Pietro. Pipino ricevette insieme alla gratitudine papale anche il titolo di Patricius Romanorum, ma tale concessione era una prerogativa imperiale! Solo l’Esarca di Ravenna avrebbe potuto concederlo, ma quel posto era vacante dal 751 e.v. e l’esarcato di Ravenna era finito tra i Lasciti Carolingi, così che il Papa arrogò su di sé le funzioni imperiali < Con questo atto, in occidente si era invertito il paradigma Cesare/Papa in Papa/Cesare. Nel 774 e.v. l’Imperatore Carlo Magno (figlio di Pipino III) confermò i patti con il Patriarcato Romano, il quale diede una base giuridica al suo potere temporale con il falso storico della Donazione di Costantino.  L’Europa Occidentale per tutta la sua storia sarà condizionata dal cesaropapismo vaticano, il quale formerà un’aristocrazia devota al soglio pontificio, diventando tutt’uno con essa e a difesa della quale armerà crociate contro ogni eresia vagamente repubblicana. In questi disgraziati tempi di guerra, come i chierici ortodossi orientali  ispirano il tradizionalismo cristiano per armare il cesaropapismo di Stato, quelli occidentali di buon grado abbracciano un tipo di sovranismo tradizionalista e anti democratico per rinvigorire il cesaropapismo occidentale. Il punto in comune tra i due cesaropapismi è un modello sociale biblico/patriarcale che avversa i diritti civili laici, indicandoli come la perversione della globalizzazione e quindi accumunandoli in una visione che potremmo definire cristiano sovranista. Ethos Cristiano Orientale della Seconda e Terza Roma Le persecuzioni tra diversità dottrinali dopo i primi sinodi di Nicea colpirono anche l’arianesimo > Esso sostanzialmente riconosceva come Dio solo il Padre. Fu il concilio di Nicea del 325 e.v. a condannarlo come eresia ma, siccome appoggiato a oriente dall’Imperatore Costanzo, l’eresiarca lo continuò a predicare fino al sinodo di Costantinopoli del 381 e.v.. Il vescovo ariano Wulfilia ci battezzò il suo popolo di Goti (Svezia, Germania orientale, Ucraina) > Quei goti furono responsabili del Sacco di Roma del 410 e.v. cioè un evento così traumatico da segnare l’inesorabile declino dell’Impero Romano d’Occidente. Bisanzio divenne effettivamente la Seconda Roma perché era l’egemone naturale di tutta l’Asia Minore fino ai Balcani e il cristianesimo orientale diventò l’ethos di tutti, compresa buona parte della penisola italiana. La Russia di Kiev (879 e.v.) solo dopo l’assimilazione all’ethos bizantino divenne un regno europeo; prima di allora, la discendenza norrena si era mal aggregata con altri nomadismi di origine steppica, generando un ethos variegato e instabile. Solo dopo la conversione dell’Imperatore Vladimiro I (981 e.v.) la Rus’ divenne il più importante regno medievale d’oriente > Le tribù nomadi che popolavano la steppa ucraina furono perseguitate dalla Rus’ cristiana. Il declino di Kiev iniziò con il decentramento del potere a favore dei principati russi, tuttavia il titolo di Principe di Kiev era essenziale per sedersi sul “Trono di Spade” > Non solo > il metropolita di Kiev era il capo della chiesa e quindi custode dell’ethos russo. Tutto finì dopo il 1200 con le continue incursioni delle tribù nomadi steppiche, specie i tataro-mongoli che rasero praticamente al suolo la città. Il metropolita lasciò Kiev per stanziarsi nel Principato di Vladimir > La divisione della diocesi innescò la disgregazione dell’ethos unitario russo. Nel frattempo, in Europa occidentale avveniva l’elezione a Papa di Innocenzo III (1198 e.v.) e la sua Quarta Crociata > La quale si concluse con la presa di Bisanzio (1203 e.v.). Al termine di tale paradosso, i crociati fondarono l’Impero Latino d’Oriente … assaltando per la seconda volta Bisanzio, questa volta la città fu messa al sacco. Trovo utile sottolineare che erroneamente si pensa al sacco di una città come a una forma di rapina > Durante il sacco di una città viene fatto scempio dell’ethos precostituito > E’ qualcosa di infernale con tanto di discesa dei demoni che oggettivamente infilano ovunque la loro “coda”: stuprano uomini, donne e bambini poiché lo stupro è un formidabile veicolo di prevalenza per l’ethos dominante > S’induce il terrore ma anche il seme che imbastardisce.  Terza Roma Intanto, Mosca che all’epoca della distruzione di Kiev (1236 e.v.) si estendeva giusto entro le fortificazioni corrispondenti all’attuale Cremlino, intraprese la via del principato in una situazione assai poco fortunata poiché venne anch’essa messa a ferro a fuoco dai tatari-mongoli. Tuttavia, al Ducato di Moscovia spettò una linea dinastica privilegiata > La Dinastia di Rurik, quella che fece la storia della Russia di Kiev fin dalla sua fondazione. Questo diritto di prevalenza si rafforzò con la presa del Principato di Vladimir > Il metropolita di Kiev fu portato a Mosca > In tal modo il patriarcato di Mosca diventò il custode dell’ethos russo e faceva diventare tutti gli altri principi dei suoi “boiardi”, un po’ come accadeva nel rapporto tra il Papa Romano e gli altri Re cattolici. La crescita del potere moscovita si scontrò presto con il potere dominante dei tatari-mongoli > Il metropolita di Mosca Alessio (1354 e.v.) fu canonizzato dalla chiesa russa proprio perché fece il miracolo di bloccare l’Orda d’Oro di Gengis Khan che marciava su Mosca, palesando loro l’intervento delle schiere celesti (Papa Leone I fu Santo anche lui per aver fermato Attila, Re degli Unni, che marciava su Roma nel 452 e.v.). Tuttavia, il miracolo più reale compiuto dal Pope Alessio avvenne con la successione al trono del più piccolo dei figli del principe Ivan II > Dimitri Ivanovic, il quale sfatò l’imbattibilità dei tataro-mongoli. Nel 1380 Dimitri ricevette la benedizione del monaco riformatore Sergeij Radonezskij (San Sergio) per condurre le insegne di Cristo contro l’Orda d’Oro prima che questa si unisse con i polacchi e lituani servi del demonio. Epica fu la battaglia di Kulikovo sul Don, che fece guadagnare a Dimitri l’appellativo di Donskoj (Eroe del Don) > Dovette proprio scannarne tanti d’infedeli perché il padreterno stesso lo arruolò tra le schiere dei suoi angeli < Giusto per sottolineare che Dio non è mai stato pacifista. Quelli erano anni di transizione anche in seno allo sconfinato impero mongolo, in cui andava affermandosi un certo Tamerlano da Samarcanda; il quale, dopo aver assoggettato l’Asia minore, mosse il suo esercito contro Dimitri Ivanovic Donskoj, principe di Mosca e alfiere del patriarcato cristiano orientale. Le cinque cerchia di mura che proteggevano Mosca resistettero all’assedio, tuttavia, i nomadi ricorsero alla loro tradizionale furbizia/disonore per trarre in inganno l’eroe del Don. Durante una tregua, nottetempo s’intrufolano da una porta della città e fecero scempio di ogni cristiano in cui inciamparono. L’eroe del Don morì nel 1389 sottomesso a Tamerlano, ma con il riconoscimento della leadership Moscovita su tutte le russie. Il reale successore del Donskoj fu il metropolita Alessio, che continuò la sua opera di pontefice nel “convincere” i principi russi a cedere il loro titolo per diventare boiardi di Mosca > Preparando la strada a Ivan III detto “Il Grande” proprio per aver riunificato tutte le russie (1462/1501). Nel 1453, l’Impero Romano d’Oriente aveva definitivamente cessato di esistere con la caduta di Bisanzio per mano dei turco-ottomani di Maometto II > La prevalenza islamica divenne un serio pericolo per l’intera Europa e c’era la necessità di un baluardo cristiano capace di sostituirsi a Bisanzio. I canonisti erano tutti concordi nell’indicare Mosca come erede dell’Impero Romano d’Oriente e a Ivan non dispiaceva pensarsi ancora più grande di quanto non fosse già, tanto che nelle missive iniziò a fregiarsi del titolo di Zar. Quando nel 1467 Ivan rimase vedovo, si aprì una lotta per occupare il posto vagante nella sua alcova. Fu Papa Paolo II a spuntarla, trovando il modo di fargli ottenere la corona di Bisanzio per via dinastica. Ivan III detto Il Grande convolò a nozze con Sophia Paleologa che discendeva dalla famiglia di Costantino XI, l’ultimo imperatore dell’Impero Romano d’Oriente > Mosca divenne così la Terza Roma e, come soleva dire Ivan il Grande: “Mai una quarta ne sorgerà”. Insieme a Sophia giunse a Mosca l’aquila bicipite < Simbolo araldico che indica l’unione di due imperi. Assorbire un ethos con una tradizione millenaria equivale a farsi assimilare ed è quello che accadde a Mosca. La città si arricchì di cattedrali maestose e gran parte della società colta della Seconda Roma (Bisanzio) prese casa a Mosca. Tuttavia, il tentativo di riavvicinamento del Papa di Roma fallì perché l’Imperatrice gli voltò le spalle, riconoscendo l’autorità indiscussa del metropolita di Mosca anche sul Vicario di Pietro. Il punto di vista del Patriarcato di Mosca Fin dalle origini il Patriarcato Romano aveva esibito una certa superiorità in seno alla pentarchia cristiana (Roma, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme). Infine, l’Imperatore Valentiniano III scelse il Papato di Roma come sede giurisdizionale e quindi, implicitamente, attribuì al patriarcato romano una statura superiore > Con l’editto del 445 e.v. si aprì quella frattura che culminerà con lo scisma del 1053 tra cristianità occidentale (Cattolicesimo) e cristianità orientale (Ortodossa). Quello che dalle nostre parti si usa definire “Scisma d’Oriente”, in realtà si tratta del “Grande Scisma Occidentale” come riportano i libri di storia russi > Fu il Papa di Roma Leone IX a rigettare la Pentarchia Cristiana mentre se ne fece custode il Papa di Costantinopoli Michele I Cerulario. Il declino della pentarchia fu segnata dall’avvento dell’ethos panarabo dell’Islam, il quale mise in crisi i patriarcati di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. Fu così che la pentarchia divenne una diarchia, dove il primato di Roma si consolidò in Europa occidentale grazie all’alleanza con i Franchi. Il cristianesimo colto stava nella Seconda Roma, cioè quello non imbastardito da Santi a foggia di Dei, reliquie magiche, immagini divinizzate e una Madonna onnipotente e mutaforma capace d’interpretare ogni deificazione femminile > Questa superiorità etica finirà nel Patriarcato di Mosca, cioè la Terza Roma, e ancora oggi le accuse all’occidente hanno cambiato i termini ma non la sostanza, equiparando l’accusa di paganesimo al relativismo moderno con cui il patriarcato di Roma dissimula se stesso per sopravvivere alla concorrenza delle eresie liberali e i loro diritti civili, visti da Mosca come perversione che inquina la purezza del patriarcato tradizionale. Radici cristiane delle democrazie liberali L’ethos dell’Antica Roma importato nel cesaropapismo conservò delle scintille intellettuali capaci di far attecchire in occidente temibili eresie. L’eresia che incendierà l’Europa occidentale è quella dei bogomeliti (fedeli agli insegnamenti di Paolo di Tarso). Essa sosteneva che Satana era il primogenito di Dio e fratello dell’Arcangelo Michele e fu quest’ultimo a incarnarsi nel Messia e attraverso il sacrificio sulla croce, egli spezzò il patto che il fratello Satana aveva stretto con Adamo allo scopo di colonizzare il mondo con i suoi figli < Peccato Originale. I bogomeliti rifiutavano il crocifisso come simbolo di Dio, non rispettavano il sacramento eucaristico e disprezzavano il coito e quanto ne veniva, tanto che non mangiavano gli animali e usavano sputare alla presenza di un neonato ancora non battezzato > Intorno al 1190 un vangelo bogomita arrivò fino a Carcassonne e ci sono molte ragioni di credere che ispirò l’eresia catara, la quale si radicò fortemente in Provenza, contro cui Roma muoverà una sanguinaria crociata, dove si lasciò a Dio distinguere i buoni cristiani dagli eretici. Il Tribunale della Santa Inquisizione fu istituito per estinguere l’ethos cataro, e fu ideata dai monaci cistercensi che erano degli estremisti del messaggio di San Benedetto, cioè quell’ora et labora (dentro al monastero) che si opponeva ai monaci viandanti e con loro a un apostolato universalistico. La religione in quanto custode dell’ethos, deve insegnare l’ubbidienza e quindi far coincidere il reato con il peccato > Essenza del cesaropapismo. Le eresie mettevano in discussione l’ubbidienza e fu da loro che partì l’esigenza di uno Stato Laico. Al di la delle questioni dottrinali, il catarismo (X>XIV sec) si richiamava alla vita dei primi apostoli e proponeva un dialogo diretto con Dio, quando il cattolicesimo romano si era fatto casta proprio frapponendosi tra la divinità e i suoi fedeli. L’aspetto più eversivo del loro ethos era di non riconoscere altra autorità oltre quella di Dio, questo li portava a quella che oggi definiremmo disubbidienza civile o obiezione di coscienza. Erano solo dei germi di democrazia, ma iniziò tutto da lì. La chiesa Valdese è oggi in Italia una discendente di quelle eresie e guardare il loro modo di approcciarsi al sociale, ci può dare il metro di quello che erano le eresie del 1200. Al catarismo si può far risalire il calvinismo, un certo pensiero di religione rivelata, tutta la questione dei sanculotti francesi e, non per ultimo > La matrice del pacifismo cattolico … L’eresia francescana e il pacifismo cattolico Iniziamo con lo sfatare il mito delle religioni pacifiche > In quanto custodi di un ethos, lo proteggono a spada tratta dall’immoralità, cioè dall’infiltrazione di altri ethos. Al contrario, nel culto pagano c’è insito il principio della tolleranza per via della convivenza dei diversi Dei/ethos. Qualcuno potrebbe eccepire che Jesus predicava la non violenza e il vivere con modestia, ma si tratta di una versione aggiornata del Messia < Non si sa quanta gente è stata torturata e poi arsa viva per aver sostenuto questa versione “eretica” di Jesus. Ora lasciamo stare il messaggio evangelico in sé, l’importante è che questi predicatori eretici crearono proseliti e coaguli di questi formarono veri e propri ethos > I quali non riconoscevano altra autorità che quella direttamente discesa da Dio. Questo portava alla disubbidienza sia al Re e sia al Papa > Il rifiuto della coscrizione militare per il sacro principio di non uccidere i propri fratelli, fu causa delle prime persecuzioni a norma di legge. E’ intorno al 1200 che riemergono le eresie del cristianesimo. Questo accadde perché la memoria scritta riemergeva dagli ipogei, grazie alle prime università dove lo studio dei palinsesti degli antichi scritti dette modo di fascicolare per la prima volta dei percorsi intellettuali < I Libri. Aristotele si riaffacciò in Europa e la filosofia tornò a insinuare il dubbio nei suoi dibattiti > Lo testimonia la parabola di vita del filosofo Pietro Abelardo, i cui scritti furono messi all’indice nel 1141 per mano di San Bernardo da Chiaravalle, il quale accusava Abelardo di trattare la fede come una semplice opinione. Abelardo ebbe comunque la sua rivincita con il discepolo Arnaldo da Brescia che guidava i repubblicani romani contro il Papa Eugenio III e la stessa idea di papato di San Bernardo (1152).  Tanto per tratteggiare il pacifismo di chi difendeva la chiesa > San Bernardo da Chiaravalle era parente di Hugues de Payns, primo maestro e fondatore dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio (I Templari), la cui regola è attribuita allo scritto di San Bernardo “De Laude novae militiae ad milites templi” (1135). Nel 1145 fu eletto Papa Eugenio III, un cistercense ordinato proprio a Chiaravalle e di cui Bernardo disse di aver generato attraverso il vangelo e a cui si rivolse “non siete voi ad essere Papa, ma io e ovunque chi ha bisogno si rivolge a me” > Da qui inizia la Seconda Crociata, per la quale San Bernardo coniò il termine “malicidio” sostenendo che ammazzando un infedele si uccideva solo il male che era in lui. Il tour europeo di Bernardo da Chiaravalle per la raccolta fondi della Crociata andò sold out e fu costellato da splenditi avvenimenti > Qui in Italia viene ricordato ancora oggi a Vigevano con il rogo davanti alla chiesa dedicata al Santo, su cui si brucia simbolicamente il Diavolo che ostacolò Bernardo mentre era in cammino nella sua missione di reclutare crociati < Il temerario cistercense catturò l’immondo che legò egli stesso al palo della pira su cui lo arse. San Bernardo scrisse anche dell’amore, andando oltre il platonico e neoplatonico, riducendo a mera vanità quanto non tendesse a ricongiungere l’anima allo Spirito Santo > Durante la Rivoluzione Francese la furia popolare fece scempio delle spoglie del Santo, di cui rimane solo un teschio. Il concetto di malicidio riassume bene il pacifismo monoteista. Ora però non si creda che le eresie contenessero tutte dei germi di libertà, molte di esse erano millenariste e la loro scienza stava nel fissare l’apocalisse in date tanto precise quanto improbabili. La divulgazione era affidata al predicatore o monaco viandante, che era spesso mosso da fini truffaldini e non di rado metteva al soldo del signorotto locale la sua arte oratoria > Oggi si direbbe che questo periodo storico era pieno di fake news catastrofiste mentre il mainstream era saldamente in mano ai poteri forti. Tuttavia, quando il popolo inizia a riconoscere nell’ethos dominante dei gesti deplorevoli, non esiste più una morale condivisa > Inizia così la decadenza del potere costituito.  In questo quadro storico il Papa e l’intera gerarchia ecclesiastica erano percepiti corrotti da quello stesso potere temporale che, però, aveva permesso alla chiesa di evangelizzare le orde barbariche galvanizzandole in un ethos comune. Erano tuttavia cambiati i paradigmi morali della pace cristiana ed è così che la verità dei monaci viandanti diveniva “virale”> Dio era tornato a parlare direttamente alla gente con un linguaggio semplice e istintivo. E’ quello che accadde con Giovanni di Pietro Bernardone, detto il Francesco per le origini provenzali della madre. Il Francesco di Assisi, scampando alla pira, donò agli europei gli stilemi  di quello che si può ben dire il pacifismo cattolico < Originariamente eretico. Nei gesti e parole del Francesco si possono rintracciare degli elementi del catarismo provenzale > Tecnicamente il Francesco era un obiettore di coscienza e come in uso tra i catari, si denudò pubblicamente dei beni terreni. La sua pace esprimeva un ethos eversivo a partire dall’armonia con la natura, cioè l’unico tempio di Dio e almeno fino a quando non lo costrinsero a indossare un orticante sacco di juta, lui è i suoi giullari di Dio praticavano il naturismo adamitico. Inoltre, la condivisione dei frutti della terra era ispirata da un principio che prevaricava il diritto di proprietà terriera, tutto questo unito ad un’avversione per la schiavitù indotta dalla pecunia borghese. Infine, Giovanni detto il Francesco amava Chiara, in quanto donna sua pari e non costola e attentatrice di Adamo e sono sicuro che insieme non rigettassero la sessualità, in quanto parte del creato > Bastava molto meno di questo per far scattare gli anticorpi della Santa Inquisizione a difesa dell’ethos cattolico romano. Altre eresie meno fortunate furono estirpate, impossibile non citare gli indomiti dolciniani, il cui ispiratore fu evirato ancora vivo come monito a una sessualità libera di esprimersi e solo dopo arso davanti alla Cattedrale di Sant’Andrea in Vercelli, ma non prima di averlo costretto a guardare ardere la sua amata Margherita e il suo compagno Longino (1307). Il Francesco da Assisi preferì piegarsi come fa il giunco nell’adagio orientale, ma i suoi seguaci predicarono sempre al limite dell’eresia. Anche se il patrono d’Europa è San Benedetto, oggi possiamo dire che i principi cristiani cui s’ispira l’Europa sono quelli evolutosi insieme alle eresie come quella del Francesco di Assisi; del resto, è possibile cogliere la morale comune e condivisa del Francesco ogni volta che si forma un arcobaleno della pace che marcia verso Assisi o si ascolta tra i tentennii delle bagattelle appese a un sacco a spalla di qualche giovane che ripercorre i passi per i suoi eremi silvestri e poi > Dopo 840 anni, l’appellativo del Francesco è stato iscritto anche sul soglio pontificio! Il Pacifismo di Papa Francesco Per il vero, bisogna dire che fino a non molto tempo fa il Vaticano era retto da una diarchia. I due papi erano paradossalmente: quello emerito che portava il nome di San Benedetto, cioè il patrono d’Europa e ispiratore degli estremisti benedettini cistercensi che inventarono lo strumento giuridico del Tribunale della Santa Inquisizione, di cui il papa emerito ne fu un discutibile reggente. L’altro è il sopravvissuto Francesco, cioè un gesuita del Sud America incline alla Teologia della Liberazione che scrive L’Epistola Laudato si’, cioè un grandioso affresco ecologico in cui si riconosce l’eredità francescana di una natura come espressione di Dio. Fatta questa chiosa, vorrei indagare l’humus culturale da dove giunge il pacifismo dell’attuale Papa Bergoglio. Sono tre gli elementi rivoluzionari giunti con questo papato: 1) Ha iscritto per la prima volta il nome del Francesco sul soglio pontificio; 2) Ha posto la tiara papale sulla testa di un gesuita; 3) Ha condotto nel cuore della civiltà occidentale il punto di vista del Global South. Nonostante gli 840 anni trascorsi dalla sua morte, la predicazione del Francesco rimane tuttora un elemento rivoluzionario in seno alla chiesa di Roma. In tal senso si deve porre l’accento sulla Teologia della Liberazione sudamericana, di cui Papa Francesco ha santificato il capostipite Oscar Romero, arcivescovo di El Salvador, assassinato dal dittatore locale mentre ufficiava la messa (1980). La Teologia della Liberazione viene annunciata nel 1968 in seno alla conferenza episcopale di Medellin, resa possibile dalle aperture del Concilio Vaticano II. Il movimento antepone alla riflessione teologica, la prassi della liberazione. A tale scopo, i teologi del movimento finalizzano la loro opera evangelica alla lotta contro la sperequazione sociale, il che si risolve in uno sforzo per l’emancipazione del popolo. La pace perseguita dal movimento sposa dei presupposti dell’analisi marxista sulla realtà > Non ci può essere pace senza perequazione sociale. Questa è la ragione per cui Papa Giovanni Paolo II la criticò e nel 1985 condannò Leonardo Boff < Chi è Leonardo Boff? Leonardo Boff è un francescano figlio d’immigrati italiani in Brasile che, per chi non lo sapesse, furono ridotti in schiavitù dai fazendeiros. Boff si è speso per i diritti dei “senza terra” e la difesa degli abitanti delle favelas, denunciando le lobby brasiliane responsabili dell’abissale sperequazione sociale nel paese. La sua propensione per alcune posizioni marxiste gli procurò nel 1984 un processo alla Santa Inquisizione, divenuta Congregazione per la Dottrina della fede, che all’epoca era presieduta dal prefetto Joseph Ratzingher (Futuro Papa Benedetto XVI) < Boff sarà condannato a un anno di silenzio. Nel 1992, Leonardo Boff ricevette delle minacce dal Vaticano perché aveva palesato l’intenzione di partecipare al Summit della Terra a Rio de Janeiro. Il teologo della liberazione dunque lasciò l’ordine francescano, diventando un leader di spicco del movimento no-global. La pace di Boff passava per la svolta green che iniziò proprio con la Conferenza di Rio, di cui ancora oggi ne vediamo gli sviluppi. Quello che si stava profilando era un nuovo ordine morale condiviso da sempre più persone, culminato con gli odierni Fridays for Future ecc … In Sud America ci sono anche altri movimenti cattolici che scaturiscono da un’ispirazione evangelica in odore di protestantesimo. Lo stesso movimento antagonista della Teologia della Liberazione > Croce dell’Opus Dei (Papa Giovanni Paolo II canonizzò nel 2002 il fondatore Josè Maria Escrivà), era a un passo dal calvinismo, individuando attraverso la santità nel lavoro, una sorta di apostolato universalistico. Poi ci sono movimenti minori come quello dei Focolari in Argentina che teorizza l’Economia di Comunione, attualmente più di 50 aziende la mettono in pratica. Insomma, il mondo cattolico da cui proviene questo Papa sente la necessità di una nuova evangelizzazione che ha il sapore di una riforma. Questo Papa è anche gesuita, tale congregazione si è sempre distinta per fedeltà al soglio pontificio, tuttavia non ha mai avuto remore nel perseguire le proprie convinzioni evangeliche. Papa Giulio III nel 1552 concesse ai gesuiti il privilegio di confessare e assolvere persino dal peccato di eresia. A tal riguardo, i Gesuiti vi applicarono un principio di casuistica, cioè si mettevano in dubbio i criteri generali di verità. Tenendo questo punto di vista, si può meglio intendere quel: Chi sono io per giudicare un gay? Pronunciato proprio da Papa Bergoglio. I gesuiti evangelizzarono mezzo mondo, ma in Sud America la loro predicazione assunse sfumature eversive riguardo allo sfruttamento dei nativi. In Paraguay crearono delle colonie stabili di indios > Le “reducciones” che si trasformarono in prospere cittadelle fortificate. L’espansione gesuita durò una trentina d’anni, fino al 1640, quando giunsero nella provincia brasiliana di Tapes. L’ostilità militare dei brasiliani insieme alla reazione spagnola, ridussero considerevolmente il numero delle cittadelle. Dopo questa vicenda, la Compagnia di Gesù fu espulsa dai regni d’Europa e relative colonie. Li accusarono di tramare contro i Re e di traviare la mente dei giovani nei loro istituti scolastici. Tuttavia, l’ordine non fu soppresso nell’area della Russia Bianca e sopravvisse ufficiosamente fino al 1814, quando Pio VII riabilitò La Compagnia di Gesù in tutto il mondo. Un personaggio politico sudamericano simile a Papa Bergoglio è secondo me l’ex presidente del Paraguay: Fernando Lugo > Scoprì la sua vocazione religiosa insegnando ai figli dei contadini senza terra del Paraguay. Appena ordinato sacerdote nel 1977, scelse di partire missionario in Equador, dove abbracciò la Teologia della Liberazione. Rientrato in patria nel 1982, ne fu espulso dopo solo un anno. Richiamato a Roma, tornò in Paraguay nel 1987, due anni prima della caduta del dittatore golpista, il generale Stroessner, testa di legno degli “imperialisti americani”. Nel 1994 fu nominato vescovo, ma nel 2005 già era politicamente attivo e si spretò per diventare nel 2008 il secondo presidente di sinistra della storia del Paraguay … forse anche per questo arrivò l’impeachment … tra gli attacchi che ricevette, particolarmente emblematico quello che lo vedeva prete sessualmente attivo, a riprova di questo c’era un figlio nato nel 2007, quando la sua sospensione a divinis non era ancora avvenuta. Il quadro che ne viene fuori è quello di un Papa molto sudamericano che costruisce la pace sociale attraverso la visione francescana del rifiuto dei valori borghesi e un ecologismo che vede il creato come il tempio di Dio. Tutto questo si risolve in una pace no-global, avversaria della speculazione finanziaria e di quelle istituzioni internazionali nate col pacifismo liberale come il WTO o FMI. Il suo antiamericanismo deriva dal colonialismo imperialista con cui gli statunitensi si sono imposti in quel Sud America definito “il giardino di casa nostra”. Per questo Papa il marxismo offre ancora delle argomentazioni valide anche perché in Sudamerica il socialismo parlamentare ha fallito > Quando esso non si è colluso con le lobby di potere, il socialismo parlamentare ha riproposto delle conquiste sociali europee impedite proprio dal sindacalismo nostrano, come per esempio dalle leggi a protezione degli agricoltori europei che penalizzano i produttori del sud del mondo. Il punto di vista dell’emisfero australe di Papa Bergoglio lo rende scettico su ogni intento proveniente dal pacifismo statunitense e sospettoso del pacifismo europeo, che rimane quello di ex colonizzatori inclini ad anteporre le proprie necessità a quelle degli altri. L’Arte della Geopolitica Ho iniziato questa riflessione all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina (22/02/2022) cercando di analizzare la guerra dal punto di vista sociologico. In poco più di due anni lo scenario di guerra si è ampliato al Medio Oriente, dove risalta l’inconciliabilità di due ethos a coesistere su uno stesso territorio. Tuttavia, in occidente risalta l’attrito politico dovuto all’interpretazione della parola “libertà” nella sua declinazione universalistica di “pace”. Per taluni questo legame viene meno quando si è costretti a difenderlo con le armi. Il ricorso al conflitto armato trova la logica scientifica in una pratica intellettuale che, seppur tale, non è una scienza >  La Geopolitica. Parimenti al periodo pandemico, quando i virologi erano consultati come degli oracoli, oggi assistiamo al dilagante presenzialismo dell’esperto in geopolitica, interrogando la sua arte come se fosse un rimedio contro la guerra, che sarebbe come pretendere di debellare un virus avvalendosi dei virologi > La geopolitica è utile per capire come si sviluppa e si propaga il virus della guerra, ma non serve a debellarlo. Riporto l’introduzione della voce “Geopolitica” del dizionario Treccani: Termine coniato dallo svedese R. Kjellén per indicare quel complesso di problemi politici che traggono origine da fatti d’ordine territoriale, specie quando si consideri lo Stato come un organismo che nasce, si sviluppa e decade, e che, al pari degli esseri viventi, ha bisogno di uno spazio vitale. Il termine ebbe larga fortuna tra le due guerre mondiali, nella geografia politica tedesca, da cui si sviluppò una scuola di g. guidata da K. Haushofer e raccolta attorno allo Zeitschrift für Geopolitik. Tale scuola, dopo aver enunciato alcune apprezzabili proposizioni teoriche, subì un’involuzione verso forme esasperate di determinismo e verso un’azione di legittimazione della politica espansionista e razziale del nazismo. Da ciò derivò un discredito della g., durato a lungo, e un ristagno degli studi geopolitici. Dagli anni 1970 si è assistito a una ripresa della g., soprattutto in forma di studi delle relazioni internazionali, fondate su rapporti di forza, per il controllo dello spazio e delle risorse. Per un esperto di geopolitica la pace è l’intervallo tra due guerre e nessun valore hanno gli organismi sovranazionali come ONU o qualsivoglia tipo di trattato che non preveda l’egemonia della forza, unico reale rapporto tra potenze che permette l’esercizio estemporaneo della pace. Questa che muovo non è una critica e tanto meno un discredito su questa pratica intellettuale, tanto che anche chi scrive la frequenta assiduamente per analizzare la dura realtà della guerra, basti però capire che la geopolitica non fornisce ricette pacifiste. I canoni geopolitici della preservazione della potenza/pace di uno Stato Nazione stanno nei fattori quali l’omogeneità etnica e culturale; demografia in continuo sviluppo che mantenga una popolazione giovane abile alla guerra; utilizzare gli strumenti culturali per tenere alto il sentimento di appartenenza (fierezza); non ultimo, mantenere una certa tolleranza rispetto alla violenza poiché non c’è storia priva di violenza e chi se ne vuole astenere, assume un atteggiamento “antistorico”. Sia chiaro che questi principi sono validi per ogni Popolo che voglia esercitare la propria egemonia ed è effettivamente la decadenza di questi canoni che segna il declino della potenza. Tuttavia, il percorso intrapreso dall’Occidente sulla via dei diritti civili sta tentando quanto non si è mai fatto prima. Seppure con difficoltà ed errori, qui oggi si cerca una libera adesione alla pace che preservi i diritti civili di ognuno (libertà). Questo la geopolitica lo considera anti storico e per il vero lo irride, facendosi forte proprio del ritorno alle armi del mondo attuale. Il modello sociale vincente per la geopolitica rimane il patriarcato e qui non bisogna commettere l’errore di credere che favorisca i maschi, per il vero utilizza il testosterone come fosse polvere da sparo. In tal senso, in ambito eugenetico, in passato la geopolitica mutuò pratiche come la sterilizzazione di soggetti maschi non ritenuti idonei alla procreazione e l’omosessualità rientrava nei fattori dell’indebolimento di un popolo, parimenti ad altre malattie ritenute debilitanti (Paesi considerati fari di civiltà come la Svezia misero in pratica queste azioni). Più in generale, per la geopolitica i diritti dell’individuo stanno sempre un passo indietro rispetto alle necessità di un popolo, come per esempio riguardo alla coscrizione obbligatoria rispetto all’obiezione di coscienza. Il corpo stesso dello Stato Nazione prevale su quello dell’individuo e prima ancora di quello del soldato, usato come carne da cannone, prevale su quello delle donne che devono essere essenzialmente madri poiché la proiezione nel futuro della potenza di un popolo si esprime con la sua demografia. Checché se ne voglia obiettare, anche la geopolitica moderna ha una vocazione patriarcale e guarda ai diritti civili come sintomo di decadenza di un popolo. Sicuramente la geopolitica moderna si tiene alla larga dall’esibire tanto cinismo che la condannò all’oblio dopo due Guerre Mondiali. Tuttavia, ancora oggi insegna nelle sue scuole la consapevolezza di quei canoni che effettivamente forniscono la potenza e la violenza necessaria, se non più all’esercizio della guerra, c’insegna che servono alla preservazione di un popolo. La geopolitica disprezza il multilateralismo, ha in uggia qualsiasi ragione economica, ritenendo il benessere e persino il welfare dei fattori che indeboliscono la volontà di potenza di un popolo, per non parlare dei diritti lgbtqai+ considerati al pari di una malattia sociale. Per esempio > L’Unione Europea è qualcosa che va contro ogni canone fondamentale della geopolitica che, all’interno di ogni paese membro, gioca contro Bruxelles, mutuando intellettualmente l’azione sovranista di chi la strumentalizza per il vantaggio nazionale. Sono i totalitarismi a servirsi della geopolitica per governare se stessi e proiettare all’esterno la propria volontà di potenza. L’occidente democratico ha scelto la via della carta universale dei diritti dell’uomo e vincere questa battaglia significa preservare l’indissolubilità tra la parola libertà e pace. Quello che più mi spaventa è che il sovranismo sta agendo da Quinta Colonna del nemico all’interno delle nostre democrazie. Quando negli anni zero l’occidente subiva i feroci attacchi del terrorismo islamico, si levava subito forte la voce che si opponeva alla limitazione delle libertà civili raggiunte in occidente, persino durante il periodo pandemico la gente scendeva in piazza contro le restrizioni dovute al contenimento del covid-19, eppure oggi nessuno solleva questo problema. Bisogna difenderci solo da chi ci minaccia apertamente definendoci depravati, corrotti da un benessere spesso usurpato a quanti ne avrebbero più diritto di noi, ma nessuno scende in piazza contro chi teorizza un ritorno alla coscrizione obbligatoria o velatamente, ci mette davanti al dovere di fare più figli perché l’alternativa sarebbe la “sostituzione etnica”. In altre parole, c’è chi trova legittimo tornare a un rassicurante patriarcato, cioè farci somigliare un po’ di più a dei russi o a degli iraniani. >>Usiamo la geopolitica, ma non lasciamoci usare<<. Conclusione E’ passato molto tempo da quando ho terminato questa seconda parte della mia discettazione perché spesso mi sono trovato a riscrivere lo stesso testo, in quanto la complessità della contingenza  lo aveva reso obsoleto; arrivando a porre il ragionamento su linee sempre più generali. Ora penso di aver trovato la linea guida capace di adattarsi a ogni attuale scenario di guerra, nel senso che io vedo su ogni fronte di guerra come su quello prettamente politico all’interno delle nostre democrazie, l’unico intento revanscista di riportare l’orologio indietro nel tempo, prima delle lotte sindacali sul lavoro, prima della rivoluzione dei costumi del 1968 e ancora prima, quando un rassicurante patriarcato rendeva la vita più semplice con quei canoni di gender perfettamente compatibili con le necessità sociali, cioè quando i maschi facevano i maschi e le femmine le femmine come Dio comanda; anche se poi quel maschio e quella femmina sono esistiti solo nei propositi di chi li ha descritti così, ma che nella realtà hanno sempre “peccato” al di là della punizione cui la morale pubblica li sottoponeva. Tutto il ragionamento fatto fin ora, mi ha dato la consapevolezza che non esiste una pace senza la responsabilità di difendere ogni libertà lasciataci in eredità da chi, prima di noi, ha lottato per avere per se stesso. Parlo di ogni tipologia di libertà perché non sono molti i decenni che ci separano dal tempo in cui quella società patriarcale che oggi ci spara contro, era una realtà anche da noi e questo è evidente nel revanscismo insito nella nuova destra conservatrice, la quale dice di apprezzare la democrazia solo in maniera strumentale, cioè per insinuarsi nei gangli democratici al fine di farli inceppare. Facciamo dunque ognuno la nostra parte asserendo con fierezza la propria identità, non rinunciare a se stessi anche quando ci viene offerta una soluzione più semplice per vivere. Voglio chiudere parafrasando una nota citazione di Martin Niemoller > "Prima di tutto tolsero i diritti agli immigrati, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi se la presero con le femministe, e stetti zitto, perché mi stavano antipatiche. Poi presero a manganellate i giovani che protestavano, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi venne il turno degli omosessuali, ed io non dissi niente, perché non ero omosessuale. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a difendere i miei diritti civili"< Ovviamente l’intento non è rievocare tragedie totalitariste, ma voglio sollecitare a stare attenti a rinunciare alle libertà civili perché i “sintomi” ci sono tutti e in fondo a questa strada c’è il ritorno a quel patriarcato tanto caro a chi teme le libertà definendole “disordine” > L’inizio di ogni guerra inizia in punta di diritto, fino al giorno in cui la legge ci spedirà in una qualsivoglia trincea a difendere etiche e morali talmente superiori da appartenere solo al Dio/Nazione ...
    • Nico81
      Ah non sapevo scusate.
    • marco7
      Alessandra mussolini conferma la sua militanza lgbt+: https://www.huffingtonpost.it/dossier/elezioni-europee-2024/2024/05/19/news/ce_chi_dice_no_alessandra_mussolini_bacchetta_roccella_contro_il_gender_basta_con_questossessione_per_la_sessualita-15920655/?ref=HHTP-BH-I15909209-P4-S1-T1
    • marco7
      Hmmm stai invitando a scriverti per degli incontri intimi ? questo e' un forum di discussione e non un forum per incontri intimi.
    • Nico81
      Eccomi qua! Da sempre tendo al sesso femminile e ho sempre avuto una doppia personalità tendente più al lei che al lui. Nella mia intimità indosso reggiseni, gonne e mi piacerebbe indossarli per qualcun altro. Scrivetemi.  
    • Nico81
      Ciao, sono Nico. Scrivo da Pordenone e ho 43 anni.
    • schopy
      Molte mie amicizie sono "a bassa manutenzione"...ma sono rapporti iniziati quasi vent'anni fa, e per me è importante continuare a vedersi anche solo una volta ogni due mesi. I social, whattsapp, telegram aiutano a mantenere i contatti; se così non fosse potrei essere amico solo dei colleghi, e questo può essere limitante mi sembra. Io ho poco tempo perché la maggior parte dei miei amici abita ad una ventina di km da dove abito io, quindi per vedersi devo sempre organizzarmi con un po' di anticipo; per me poi, che sono un timido, un ansioso e pure un po' ossessivo, vedersi troppo spesso sarebbe, temo, anche motivo di imbarazzo...che ti racconto se ci siamo già visti l'altroieri? Comunque negli ultimi due anni il limite alle frequentazioni con amici/amiche eterosessuali è la presenza di nuove, piccole, buffe creaturine nella loro vita 🙂  No, questo lo faccio molto poco; cioè, i miei rapporti oggi "a bassa manutenzione" in realtà hanno richiesto molta manutenzione nei primi tempi. Sono rapporti con cui c'è uno storico. 
×
×
  • Create New...