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Come & dove (ri)conoscere e/o incontrare altr* ragazz* gay?


Sonnenblume91

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@FreakyFred, il vero problema è proprio questo.

 

La sciocca sottocultura gay fatta di Raffaella Carrà e Lady Gaga

è semplicemente la maggioranza relativa dell'ambiente gay.

In piccole realtà come quelle italiane è l'unica sottocultura abbastanza ampia

da sostenersi economicamente (tranne in certe condizione benedette da Dio

come alcune popolari feste elettroniche, goth o punk).

 

Alcuni di noi sono un prodotto di nicchia e sono come il tonno crudo tra gli appassionati di sushi.

Altri sono perfetti per il mainstream: non troppo né troppo poco, come una buona pizza.

Altri ancora vanno bene per ambienti in cui si fanno poche domande e si consuma velocemente tipo mcMenu.

Molti gay sono infelici perché vendono hamburger nelle pizzerie, pizze nei sushi-bar e pesce crudo nei fastfood.

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  • Dragon Shiryu

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Non è che gli etero abbiano gusti musicali necessariamente più sofisticati dei gay, certo

c'è più scelta...

 

Contesterei il discorso che non esistano interessi in comune o ( addirittura ) una ragione

per stare in un certo luogo con te ; è una estremizzazione.

 

Né è molto simpatico impostare la cosa in un senso in cui si  capisce chiaramente che da un

lato ci siamo "noi" gli "intelligenti" o quelli che hanno gli interessi "alti"e dall'altro i poveri idioti

che si divertono con le sciocchezze o le cose "basse", i quali si riscattano se sono fighi e ci stanno

 

Io l'ho detto che non è semplice, però questo mi pare il modo peggiore di approcciare il discorso

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Maddai, non è mica che i Metallari siano più intelligenti di quelli che ascoltano Madonna

bisogna avere molta fantasia per pensare a una cosa simile...

Il problema è che di gay metallari non ce ne sono abbastanza per riempire un locale,

mentre con i Madonnari riesci ad arrivare a fine mese.

 

Gli "interessi alti" di sicuro non si misurano con la musica:

in ogni caso una festa gay in cui si guardano vecchi video di Stephen Hawking

probabilmente avrebbe gli stessi partecipanti di una festa gay in cui proiettiamo gli Einstuerzende Neubauten.

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Direi che l'espressione "sciocca sottocultura" sia letterale

 

Quanto a Freaky , a cui in realtà mi riferivo, sicuramente

ascolterà solo musica dodecafonica XD

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Quest'estate sono stato in una discoteca di Riccione in cui veniva organizzata una serata di musica elettronica, il "magic monday". Io mai avrei pensato che potessero essercene, e invece era pienissima di gay. Eppure la serata non lo era esplicitamente, c'erano sia etero che gay. Mi sono sempre chiesto perché non ci siano MAI serate simili a Milano... Io ci andrei.

 

Non potevo credere ai miei occhi: gay ed etero insieme alla stessa serata. E all'incirca nelle stesse proporzioni. Non ho mai capito cosa rendesse quella searata "gay friendly" ma poi ho letto il commento di Almadel:

 

 

 


In piccole realtà come quelle italiane è l'unica sottocultura abbastanza ampia

da sostenersi economicamente (tranne in certe condizione benedette da Dio

come alcune popolari feste elettroniche, goth o punk).

 

La serata era organizzata dal Cocoricò ma in un locale diverso (tale "Prince") ed era incentrata su un particolare tipo di musica elettronica. Davvero feste simili non sono solo "eccezioni"?

Inutile dire che, mentre i miei amici se ne stavano in un angolo mezzi incazzati per la musica che non gli piaceva e mezzi incazzati per l'ambiente (che io trovavo fantastico, dato che oltretutto era pieno di gente interessante) io mi sono divertito molto e ho ballato come un folle :)

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Ma secondo il tuo amico l'alternativa concreta quale sarebbe? Perché è facile dire no a tutto, meno facile è indicare un'alternativa concreta e applicabile nella vita reale.

Il ragionamento che fa lui è il seguente, nelle discoteche, grindr, ecc...Ci vanno tutti per cercare sesso quindi è quasi impossibile trovare l'amore e le amicizie...Peccato che io miei amici l'abbia trovati proprio in discoteca, grindr, ecc...E conosco ragazzi che si sono fidanzati con gente conosciuta in darkroom e in sauna...xD Secondo me se è destino è destino e gli amici/fidanzati si potrebbero trovare ovunque, i luoghi gay o gay friendly sicuramente aiutano molto...Quindi perché demonizzarli?

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Amor-fati perché ti sorprendi che in un party con musica elettronica/house ci fossero pure tanti gay? I gay amano l'house e l'elettronica...Io non vado mai nelle discoteche che mi sparano lady Gaga, britney spears, rihanna...Mi annoio e non fanno per me quelle serate...

 

A Milano qualcosa mi sembra ci sia: http://www.thefarmmilano.com

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Io non sono incline ad accettare il discorso secondo cui i membri di una determinata minoranza o di un determinato gruppo «non hanno niente in comune» salvo il fatto di essere, ad esempio, gay o atei, ma si potrebbe aggiungere: ebrei, cattolici, altro. 


 


Il punto vero è che ci sono delle differenze nel gruppo, ad esempio, gay, differenze che non sarebbe difficile ricondurre a una tipologia abbastanza determinata: Almadel ha fatto degli esempi abbastanza intuibili. Queste differenze crano discrasia, reazioni di rifiuto, se non intervengono altri ragionamenti più meditati. . Per conto mio ho sempre pensato che i simili devono stare con i simili, altrimenti nascono una tremenda frustrazione e numerosi sbagli. 


 


Ora, coloro che non hanno trovato il «loro» insieme, sono sicuri di averlo cercato? hanno avuto il coraggio, la determinazione, hanno dedicato, soprattutto, il tempo necessario a questa operazione? Dopo i 45 anni (ma alcuni miei amici mi dicono anche dopo i 38), trovare un fidanzato è un «lavoro»: per davvero. Ed è un lavoro anche cercare e trovare un pugno di amici, un pugno di conoscenze amicali di cui tu pensi che ti accompagneranno nella vita. 


 


Va anche detto che tale operazione implica una cura, una costruzione, implica tempo: non è che si trova d'emblée l'anima gemella, l'ottimo amico, o l'ambiente gradevole nel quale ci si muove. I tempi attuali, velocissimi, non sono molto propizi a elaborare questa cura e attenzione, (identificare la persona o le persone giuste, stabilire con lui o con loro un certo rapporto, sopportare alcune differenze reciproche se ci sono altre più importanti affinità, etc.), ma questa - a mio parere - resta l'unica strada (soprattutto per chi sia una minoranza nella minoranza). 


 

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privateuniverse

Il problema del concetto di "ambiente gay" è sempre lo stesso, ed è più o meno il medesimo di "ambiente ateo" (il problema che di solito incontro nell'UAAR ad esempio). Gente che ha in comune solo il fatto di essere gay/ateo e per il resto non sente altre comunanze.

 

E l'essere gay/ateo è peraltro una cosa così generica che è come dire "ambiente caucasico": significa pochissimi, significa che ti trovi con persone che non v'è ragione abbiano con te nulla di interessante in comune, nessun interesse a che spartire, nemmeno una stessa ragione per essere lì insieme a te.

 

Il paragone non regge secondo me, per due motivi.

 

Il primo, e più evidente, è che, mentre si può essere ateisti anche da soli, non si può essere omosessuali da soli.

 

Il secondo è che il fatto di possedere anche una sola caratteristica comune, di per sé, non costituisce alcun ostacolo a un'aggregazione nel momento in cui si dovesse concludere che ci sono, comunque, istanze comuni, da perseguire insieme (il che giustifica l'aggregazione almeno di una piccola minoranza degli ateisti in associazioni come l'UAAR); inoltre, ci si può incontrare perché si possiede una sola caratteristica comune e scoprire, conoscendosi, che si ha anche altro in comune. Niente impedisce, frequentando un corso di spagnolo, andando in piscina o iscrivendosi a un circolo di scacchi, di scoprire che ci sono altri compagni di corso, altra gente che va in piscina, altra gente con cui ci gioca a scacchi con cui si ha anche altro in comune e con cui si può uscire e fare cose insieme (gli esempi si riferiscono a mie esperienze personali).

 

Certo, se si va al corso di nuoto precludendosi a priori la possibilità di scoprire che, tra gli altri partecipanti, può essercene qualcuno che vale la pena di frequentare anche al di fuori di questo; se ci si dice "con quelli con cui gioco a scacchi ho in comune solo la passione per gli scacchi, e nient'altro", si ottiene come risultato il presupposto da cui si era partiti.

 

E dunque una qualche connotazione a questi gruppi "gay" bisognerà pur dargliela, no, visto che di per sé, alla lettera, un gruppo gay è un gruppo di persone che non hanno niente in comune fra di loro, praticamente una giuria in un processo negli USA. Ecco che nasce la sottocultura gay.

 

Che deve nascere, per forza; non raccontiamo la solita stronzata che le relazioni sono una cosa che capita ma si sta bene anche senza e blablà, sono una parte fondamentale della vita, e i gay non le trovano per strada; devono unirsi ad altri gay e fare cose insieme non foss'anche che per quello specifico implicito od esplicito scopo/prospettiva finale; e queste cose che si fanno insieme diventano "cose da gay".

 

E a molti queste "cose da gay", almeno nella connotazione che assumono qui in Italia (non conosco le altre) non piacciono, non ci si ritrovano.

 

Guarda, io parlo un po' per sentito dire: ma direi che la sottocultura nasce perché c'è un gruppo di persone che si frequentano e che scoprono di avere, tendenzialmente, interessi e una sensibilità comune.

 

Lo stesso discorso che fai tu si potrebbe fare anche per tanti altri gruppi di persone. Prendiamo un gruppo di italiani in un paese straniero: cosa dovrebbe far pensare che abbiano voglia di frequentarsi tra loro, di condividere una parte, più o meno grande, della loro vita sociale, per il solo fatto di essere italiani? In fondo, l'unico elemento sicuramente comune che hanno due italiani è la lingua che parlano: quanto al resto, potrebbero non avere niente in comune.

 

Allo stesso modo, niente stabilisce che due ebrei o due mennoniti, per esempio, debbano avere tanto in comune da vivere nella stessa comunità. Se possono scegliere, lo fanno in base a quanto loro stessi ritengono di avere in comune con gli altri.

 

Certo, è evidente che, in qualsiasi comunità di persone, ci saranno le persone più conformi e quelle che lo sono meno. Però, quando parlo con gay stranieri, cosa che ho fatto e faccio tanto e spesso, io non ho l'impressione, in generale, che ci sia quest'atteggiamento così individualistico. I giudizi critici o sarcastici sui riti "comunitari" abbondano, ma l'approccio mi pare più del tipo "mi cerco, tra gli altri gay, quelli che sono più affini a me, per carattere e interessi"; non è del tipo "li frequento solo nella misura in cui mi serve trovare un partner, affettivo e/o sessuale, e per il resto me ne frego".

 

Secondo me c'è molto individualismo tipicamente italiano in certe posizioni; e anche molto odio interiorizzato, molto desiderio di dirsi "io non sono come gli altri, che sono disprezzati dalla maggioranza, sono meglio, e con gli altri non mi confondo".

 

(Non sto dicendo che tu personalmente sia così, sto parlando abbastanza in generale).

Edited by privateuniverse
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Ciò che irrita un po' su questo forum è il ripetersi di questioni già sviscerate.

E' semplice: essere gay riguarda DAVVERO solo la sfera affettiva e DAVVERO solo la sfera sessuale. Una gay può benissimo frequentare etero, maschi e femmine, senza alcun problema. Non hai bisogno di "amici gay" se non vuoi conoscere un ragazzo o un partner sessuale. 

Certo, poi quello che nasce è comunque una situazione di amicizia (anche se le amicizie gay le raccomando quanto quelle fra uomo e donna, che a loro volta raccomando più o meno quanto un quintale di pasta e fagioli prima di assistere ad un'esecuzione di Chopin), con tutto quanto ne consegue intrinsecamente, e dunque quella sensibilità condivisa eccetera. 

 

Il problema è semplicissimo, banalissimo, e come tutti i problemi semplicissimi, irrisolvibile: c'è qualcuno che non perché è più figo o più scemo ma perché è così, non ha quella "sensibilità condivisa". E se la deve prendere in quel posto usualmente, nella situazione gay come in qualunque altro ambiente in cui si sia fuori posto. 

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Io non amo la cultura gay mainstream (che infatti giudico "sciocca"),

ma adoro i gay come persone, anche quelli mainstream.

 

Quindi scrivo in un forum gay, frequento associazioni gay e vado in locali gay

anche senza alcun interesse di fare sesso con le persone che li frequentano.

Faccio un'eccezione solo per i locali gay: la musica in genere mi fa talmente schifo

che se non fosse che ci vanno i miei amici non ci andrei

(è difficile per tutti rimorchiare in un posto in cui non ci si sente a proprio agio.

Sono disposto a essere il più vecchio in pista a ballare, solo se la musica mi piace)

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Pensa che i miei amici etero vanno nelle disco gay solo soprattutto per la buona musica !

Prima che il proprietario morisse e il suo compagno si suicidasse ( tragico ma vero) andavo spesso in una disco chiamata le klub..

La musica era pesantissima ... Tekno hause ( non so come si scrivono ) ..difficile trovare una Pausini o una Dalidá remixata.

Poi ovvio, ognuno ha i suoi gusti, ma i genere trovo della musica migliore nei locali gay. ( se vado in disco voglio la musica pesante e cattiva, non Gigi d Alessio remix).

 

Poi non ho capito un discorso... Tanti dicono che non é necessario andare in luoghi gay per trovare un fidanzato .... Però il proprio lui lo hanno trovato nei " raduni gay" .... E non fa parte di un luogo gay ? Cosa mi sfugge?

Edited by cambiapelle
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Secondo me c'è molto individualismo tipicamente italiano in certe posizioni; e anche molto odio interiorizzato, molto desiderio di dirsi "io non sono come gli altri, che sono disprezzati dalla maggioranza, sono meglio, e con gli altri non mi confondo".

 

Sicuramente è una posizione fortemente individualistica, tipica dell'Italia

e direi di tutti i paesi in cui - presumibilmente - a causa della cappa omofobica

viene interiorizzata una tendenziale avversione per l'identità gay ( che è il

costrutto che rende l'individuo gay, una persona )

 

Io ho conosciuto però anche dei gay, ormai 50nni, che avendo individuato

come la fonte di certi disagi e fastidi fosse da ascrivere a problemi personali

( forse perchè gravi...o più gravi della media ) di tipo psicologico. Non riuscivano

ad interagire in discoteca etc. ( proprio si sentivano male ) ma a casa avevano

una enorme discografia gay pop 

 

Sono probabilmente due aspetti distinti, che possono combinarsi fra di loro

in svariate forme e modi. sarebbe un tema interessante...la "casa dei gay"

( un tema che per ragioni anagrafiche riguarda poco chi ancora una casa

non ce l'ha e quindi poco forumistico )

 

E' difficile trovare una casa gay in cui la musica non abbia una sua collocazione

non sia valorizzata, anche da parte di gente che in una discoteca gay non metterebbe

mai o più, piede.

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A Genova ci sono pure dei bar che il giovedì fanno la serata per gay, il vero problema di Genova non è la mancanza di posti o occasioni ma la mentalità diffusa, perciò anche i ragazzi gay non vogliono esporsi mai per primi, aspettano situazioni particolarmente protette e che inizi l'altro.

 

Un'altra cosa curiosa è che in questo forum ci sono diverse persone che cercano, ma nessuno si prende la briga di scomodarsi e "azzardare" un incontro, si preferisce quasi stare a parlare della questione filtrati da internet piuttosto che vivere il reale.

 

Boh.....

 

 

:-)  

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privateuniverse

Sicuramente è una posizione fortemente individualistica, tipica dell'Italia

e direi di tutti i paesi in cui - presumibilmente - a causa della cappa omofobica

viene interiorizzata una tendenziale avversione per l'identità gay ( che è il

costrutto che rende l'individuo gay, una persona )

 

Io ho conosciuto però anche dei gay, ormai 50nni, che avendo individuato

come la fonte di certi disagi e fastidi fosse da ascrivere a problemi personali

( forse perchè gravi...o più gravi della media ) di tipo psicologico. Non riuscivano

ad interagire in discoteca etc. ( proprio si sentivano male ) ma a casa avevano

una enorme discografia gay pop.

 

Certo, posso crederci.

 

Però, un conto è dire "non riesco a fare quel che dovrei", un altro è dire "non dovrei fare quel che non riesco a fare".

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Sicuramente ed è il problema per il quale tendiamo

a ripeterci

 

Pare che su internet o su questo forum sia favorito

il secondo tipo di persona o il secondo tipo di approccio

va detto che il primo ( nel real ) viene visto-conosciuto

più che detto ( perchè se non giustifico o razionalizzo un

mio disagio, difficilmente ne parlo con estranei, così...)

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E' difficile trovare una casa gay in cui la musica non abbia una sua collocazione

non sia valorizzata, anche da parte di gente che in una discoteca gay non metterebbe

mai o più, piede.

E' difficile trovare una qualunque casa così. 

Cioè, forse la mia, ma io la mia musica la tengo sul computer, come tutto il resto :)

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Ripeterò qualcosa che ho già detto nel corso della discussione. Quando ho cominciato il topic, l'intenzione non era di piangermi addosso.

Sono un ragazzo "tranquillo", non amo il caos, la confusione, che di solito si trovano in un qualsiasi locale, sia esso gay oppure no. E mi sono accorto che questa mia caratteristica è come se mi rendesse uno straniero nel "mondo gay", perché locali e discoteche sono una parte enorme di tutti i ragazzi che ho conosciuto, quasi un'istituzione, un tempio.

Qualcuno ha criticato il fatto che, secondo lui, io volessi rendere luoghi di incontri le librerie, i negozi, i musei, solo perché ho posto l'innocente domanda se potesse accadere ciò che a volte accade, e cioè che, senza cercarlo, avvenga l'incontro.

Va bene, nessuno di voi ci crede, e sarò ingenuo, ma io ci credo, e non perché mi sia successo, ma perché voglio essere me stesso, gay, e non essere per questo costretto a fare qualcosa che non amo.

Qualcuno dice che l'essere gay ha uno statuto sociale. Certo, non lo nego; ma è uno statuto secondario, che nasce dall'incontro dell'essere gay con le strutture preesistenti della società. Difatti, essere gay ha diversi impatti in diversi paesi, a seconda della loro cultura, dei loro valori, della loro storia. Prima di tutto, prima di questo contatto, l'essere gay definisce questo: "mi piace il pene, mi eccitano i ragazzi, ed è con loro che voglio stare". Per il resto, io sono tale e quale ad un etero, ad un altro qualsiasi essere umano. Infatti voglio una famiglia, ho le mie passioni, le mie paure, sono un individuo complesso e pieno di sfumature. Non mi piace la discoteca e ciò che comporta: anche questa non è altro che una mia caratteristica, e ciò che domandavo è: perché se così tanti dicono di sentirvisi a disagio, come molti che hanno risposto a questo topic o che mi hanno scritto privatamente, tuttavia la discoteca sia un "must" per non essere un escluso dalla comunità gay? So che l'essere gay ti fa essere parte di una minoranza, e che in quanto tale istituzioni come quartieri gay, o locali specificatamente ad essi indirizzati, facciano sì che la solitudine e l'isolamento siano superati; ma perché in Italia questa è l'unica alternativa, l'unica possibilità? E' diverso altrove?

Sembrerà che io voglia soltanto lamentarmi, che non sappia adattarmi, che non sia abbastanza "fluido", ma rigido e incostante; non è così. Io non ho problemi ad adattarmi, ma ne ho a "piegarmi", a costringermi a fare qualcosa che non fa parte di me solo perché, altrimenti, non saprei affrontare la solitudine. Non sono incostante, al contrario cerco di essere me stesso, pienamente, realmente.

Perché la nostra sessualità dovrebbe definirci così tanto?

Edited by Phyl
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Per il resto, io sono tale e quale ad un etero

 

Il punto sta tutto qui

 

Tu non sei tale e quale ad un etero....tu sei tale e quale ad un etero

che non va in discoteca, che non rimorchia, che non frequenta bar o

pub serali, che è un "timido" e un "tranquillo"

 

Questo etero ha bisogno di contesti sociali in cui possa conoscere

persone in modo graduale ed in genere finisce per fidanzarsi con la

ragazzina che è la compagna di classe, o frequenta l'oratorio o frequenta

l'associazione giovanile del rotary, o frequenta gli stessi corsi universitari etc

 

Ma per poter replicare queste dinamiche in chiave gay questi contesti sociali

vanno creati. Non è certamente colpa della tua sessualità se la chiesa cattolica

non creerà mai un oratorio gay, se il rotary non creerà una associazione gay e

quindi ciò che rimane è l'associazione gay universitaria, che cerca di far numero

mettendo insieme i gay di varie facoltà e di farli incontrare fra di loro, o il gruppo

giovanile gay della città.

 

Ed è così in ogni parte del mondo, se non per il fatto che grazie ad internet

alcuni si conoscono in chat gay, che non vengono percepite come ambienti

gay o iniziative gay, pur essendolo ( forse per il fatto che solo un ambiente

visibilmente gay è gay per un gay....? )

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privateuniverse

Credo che non si sarebbe potuto essere più chiari, @Hinzelmann.

 

Prima @Phyl se ne renderà conto, meno tempo spenderà a struggersi perché non conosce nessuno e meglio sarà per lui.

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Il punto sta tutto qui

 

Tu non sei tale e quale ad un etero....tu sei tale e quale ad un etero

che non va in discoteca, che non rimorchia, che non frequenta bar o

pub serali, che è un "timido" e un "tranquillo"

 

Questo etero ha bisogno di contesti sociali in cui possa conoscere

persone in modo graduale ed in genere finisce per fidanzarsi con la

ragazzina che è la compagna di classe, o frequenta l'oratorio o frequenta

l'associazione giovanile del rotary, o frequenta gli stessi corsi universitari etc

 

Ma per poter replicare queste dinamiche in chiave gay questi contesti sociali

vanno creati. Non è certamente colpa della tua sessualità se la chiesa cattolica

non creerà mai un oratorio gay, se il rotary non creerà una associazione gay e

quindi ciò che rimane è l'associazione gay universitaria, che cerca di far numero

mettendo insieme i gay di varie facoltà e di farli incontrare fra di loro, o il gruppo

giovanile gay della città.

 

Ed è così in ogni parte del mondo, se non per il fatto che grazie ad internet

alcuni si conoscono in chat gay, che non vengono percepite come ambienti

gay o iniziative gay, pur essendolo ( forse per il fatto che solo un ambiente

visibilmente gay è gay per un gay....? )

 

Sono d'accordo con te su quasi tutto, e vi assicuro che questo topic e le vostre risposte mi hanno molto aiutato. L'unica piccola cosa su cui non riesco a sentirmi in sintonia con la tua risposta, ed alcune altre, è ciò che tu hai espresso dicendo "ha bisogno di contesti sociali in cui possa conoscere persone in modo graduale". Per due motivi in particolare; 1) è vero, sono un ragazzo tranquillo/timido, ma non al punto da non andare oltre ai contesti già dati, come l'università o la scuola; semplicemente non amo molto le dinamiche dei locali. Non sento un bisogno impellente di fare sesso, specialmente dopo una storia lunga è qualcosa che perde la sua sacralità, né, come mi è mio malgrado capitato, di ballare come un forsennato per ore senza scopo, se non per essere notato da qualche cretino che allunga le mani a caso. Più che divertimento a me è sembrato un gesto quasi disperatamente ripetitivo, per non so quale obiettivo.

2) molte risposte mi hanno dato l'impressione che cercare un fidanzato sia quasi un compito o una componente costante della loro vita. Infatti la maggior parte della gente mi ha risposto: per conoscere, la discoteca è quello che c'è, ci sono le chat ecc. ecc. Solo che, sarò un inguaribile e idealista romantico, ma non riesco a immaginare di incontrare la persona giusta cercandola così. Il mio stesso post domandava se fosse possibile incontrare qualcuno, ma senza cercarlo con tutto questo "bisogno" o comelosivuoledefinire. Certo, anch'io non rifiuterei l'amore, se dovesse arrivare, ma ho sempre trovato un che di sbagliato/triste nel cercarlo, così anche quando ho frequentato un paio di chat alla fine non è andata affatto bene

Ma ci sono molte cose che devo ancora capire, quindi vi ringrazio molto per il confronto

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privateuniverse

2) molte risposte mi hanno dato l'impressione che cercare un fidanzato sia quasi un compito o una componente costante della loro vita. Infatti la maggior parte della gente mi ha risposto: per conoscere, la discoteca è quello che c'è, ci sono le chat ecc. ecc. Solo che, sarò un inguaribile e idealista romantico, ma non riesco a immaginare di incontrare la persona giusta cercandola così. Il mio stesso post domandava se fosse possibile incontrare qualcuno, ma senza cercarlo con tutto questo "bisogno" o comelosivuoledefinire. Certo, anch'io non rifiuterei l'amore, se dovesse arrivare, ma ho sempre trovato un che di sbagliato/triste nel cercarlo, così anche quando ho frequentato un paio di chat alla fine non è andata affatto bene

Ma ci sono molte cose che devo ancora capire, quindi vi ringrazio molto per il confronto

 

Per tutti coloro, e sono molti, che non hanno la fortuna di trovare partner, affettivi e sessuali, quasi inciampandoci, trovare un* partner richiede impegno. Questo vale anche per gli etero: un mio buon conoscente, per esempio, che è sempre stato un po' particolare e decisamente poco attraente, una volta, scherzando (nei toni, ma non nella sostanza), mi disse che lui "aveva sempre dovuto lottare" per rimorchiare ragazze; ed è ancora così. Eppure, ha avuto storie di una notte, relazioni più stabili, è stato sposato, e così via. Ha alternato fasi di relativo successo a periodi di "siccità".

 

L'impegno necessario è tanto maggiore quanto più, per esempio, si è fisicamente poco attraenti, si ha un brutto carattere, si è avanti con l'età, e cose simili. Questo in linea generale. Per l'età, per esempio, ci sono persone che, magari, sono "più avanti" della loro età; io, per fare un esempio personale, per gli interessi che avevo trovavo difficoltà molto maggiori a trovare amici quando avevo quindici anni che ora, perché a quell'età avere interessi "seri" mi rendeva un emarginato, mentre ora fa di me una persona con cui, a detta di alcuni (e sottolineo alcuni, non tutti) di quelli che conosco, si può parlare di cose di cui queste stesse persone non possono parlare, e non parlano, con nessun altro (è solo un esempio, sia chiaro). Però si parla in generale, e in generale le cose così stanno.

 

La differenza tra un etero e un gay è che gli etero hanno molte più opportunità di incontrare potenziali partner nella vita quotidiana; opportunità che noi gay non abbiamo, per cui dobbiamo attivarci per cercarle, coglierle quando si presentano e, al limite, crearle ove non esistano. Non significa che tu debba necessariamente ballare per ore se non vuoi farlo; ma, se non vuoi fare quello, probabilmente dovrai fare qualcos'altro per conoscere persone potenzialmente interessanti.

 

Quindi, per noi è molto più improbabile che avvenga quello che auspichi; anche se ad alcuni succede, ai più non succede.

 

Magari tu appartieni alla gamma dei pochi ai quali succede o succederà.

 

Ma se così non fosse?

Edited by privateuniverse
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Per tutti coloro, e sono molti, che non hanno la fortuna di trovare partner, affettivi e sessuali, quasi inciampandoci, trovare un* partner richiede impegno. Questo vale anche per gli etero: un mio buon conoscente, per esempio, che è sempre stato un po' particolare e decisamente poco attraente, una volta, scherzando (nei toni, ma non nella sostanza), mi disse che lui "aveva sempre dovuto lottare" per rimorchiare ragazze; ed è ancora così. Eppure, ha avuto storie di una notte, relazioni più stabili, è stato sposato, e così via. Ha alternato fasi di relativo successo a periodi di "siccità".

 

L'impegno necessario è tanto maggiore quanto più, per esempio, si è fisicamente poco attraenti, si ha un brutto carattere, si è avanti con l'età, e cose simili. Questo in linea generale. Per l'età, per esempio, ci sono persone che, magari, sono "più avanti" della loro età; io, per fare un esempio personale, per gli interessi che avevo trovavo difficoltà molto maggiori a trovare amici quando avevo quindici anni che ora, perché a quell'età avere interessi "seri" mi rendeva un emarginato, mentre ora fa di me una persona con cui, a detta di alcuni (e sottolineo alcuni, non tutti) di quelli che conosco, si può parlare di cose di cui queste stesse persone non possono parlare, e non parlano, con nessun altro (è solo un esempio, sia chiaro). Però si parla in generale, e in generale le cose così stanno.

 

La differenza tra un etero e un gay è che gli etero hanno molte più opportunità di incontrare potenziali partner nella vita quotidiana; opportunità che noi gay non abbiamo, per cui dobbiamo attivarci per cercarle, coglierle quando si presentano e, al limite, crearle ove non esistano. Non significa che tu debba necessariamente ballare per ore se non vuoi farlo; ma, se non vuoi fare quello, probabilmente dovrai fare qualcos'altro per conoscere persone potenzialmente interessanti.

 

Quindi, per noi è molto più improbabile che avvenga quello che auspichi; anche se ad alcuni succede, ai più non succede.

 

Magari tu appartieni alla gamma dei pochi ai quali succede o succederà.

 

Ma se così non fosse?

 

Lo so, capisco quello che dici, e sono anche d'accordo.

E' che poi mi ritrovo un po' bloccato davanti a questo "muro", e cioè il fatto che non riesca a sentire, dentro di me, l'impulso o la volontà di prendere e andare in un locale, di buttarmi nella mischia, nella musica, nelle luci. Per questo, come hai detto tu, le occasioni che propendo a crearmi saranno diverse. Forse il fatto di abitare in una città un po' morta da quel punto di vista influisce sul mio giudizio, perché qui, se si toglie l'ambiente di socialità imposta che è la scuola, occasioni per conoscere diverse dalla discoteca (e di locali gay ce ne è, forse, un paio, non di più) non ce ne è molte. Pensa che quando avevo contattato l'Arcigay di qua (ci ho provato due volte, via email) non ho mai ricevuto risposta; e quando ho telefonato mi hanno detto "puoi richiamare?", e quando ho richiamato... silenzio.

Ciò che mi consola è che non resterò qua ancora per molto.

 

Alla fine, trovo che quello che più mi bloccava e dispiaceva, era il fatto di notare quanto i locali, per le buone o cattive ragioni, fossero parte importante della realtà gay, credo molto di più che per il mondo etero. Per dire, nella mia classe, formata da 24 tra ragazzi e ragazze, soltanto un paio va in discoteca regolarmente (e una decina ogni tanto) mentre dalla mia esperienza se prendessi 24 ragazzi gay la percentuale sarebbe molto più alta. E spesso mi chiedo se sia forse anche per questo che venga fatta la solita e ignorante equazione gay=perversione, promiscuità ecc. ecc. Mah, per adesso non vedo l'ora di andarmene di qua, per vedere una realtà un po' più ampia, un po' meno ristretta e un po' più "reale"

Who knows...

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@Phyl, ti assicuro che - per come l'hai descritto - è un problema solo genovese.

Quando siamo venuti per il Pride, siamo stati ospitati da alcuni studenti etero solidali con la "causa gay",

ma di gay genovesi non abbiamo conosciuto nessuno.

 

Non so dove tu voglia "scappare": ma ogni realtà ha le sue situazioni.

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privateuniverse

Alla fine, trovo che quello che più mi bloccava e dispiaceva, era il fatto di notare quanto i locali, per le buone o cattive ragioni, fossero parte importante della realtà gay, credo molto di più che per il mondo etero. Per dire, nella mia classe, formata da 24 tra ragazzi e ragazze, soltanto un paio va in discoteca regolarmente (e una decina ogni tanto) mentre dalla mia esperienza se prendessi 24 ragazzi gay la percentuale sarebbe molto più alta. E spesso mi chiedo se sia forse anche per questo che venga fatta la solita e ignorante equazione gay=perversione, promiscuità ecc. ecc. Mah, per adesso non vedo l'ora di andarmene di qua, per vedere una realtà un po' più ampia, un po' meno ristretta e un po' più "reale"

Who knows...

 

Certo: il ragazzo o la ragazza etero può scegliere di non andare in discoteca anche se desidera trovare un* partner, perché in fondo ci sono tante altre occasioni, soprattutto a quell'età, di conoscere coetane* dell'altro sesso.

 

Per noi non è così; ma suppongo che, proprio per questo, in una discoteca gay non ci vadano solo i discotecari, e che le discoteche non siano, in generale, l'unica tipologia di locale gay.

 

Immagino anche che tu non sia l'unico a provare le difficoltà che esponi.

 

 

PS Certo però che Genova, da come la descrivi, dev'essere un caso un po' particolare. ;)

Edited by privateuniverse
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Be', intanto ringrazio tutti, di nuovo, per le vostre risposte. Non avrei mai pensato, quando ho cominciato la discussione, che avrei avuto una tale possibilità di confrontarmi e capire cose nuove.

Per quanto riguarda la mia città, posso dirvi che perfino le mie amiche (etero) sono piuttosto depresse per l'aria ristagnante di qua. C'è una mostra all'anno, ad esempio adesso "Doisneau", alle 9 di sera il centro è disabitato, la realtà gay è pressoché inesistente, e la popolazione media è fatta di coetanei di mia nonna, il che determina una mentalità comune abbastanza da paesino. Essere stato per qualche settimana a Milano, un po' dal mio ragazzo e un po' da un'amica, è stato come essere su un altro pianeta: mostre ogni giorno, ovunque mi girassi, il centro mai disabitato, alle 9 di sera miliardi di possibilità (per dire, una sera sono andato a mangiare ramen, l'altra a una festa, un'altra a una specie di caffè letterario), la realtà gay mi è sembrata MOLTO reale, e la popolazione media piuttosto giovane. E sebbene ancora non abbia idea di dove andrò, ho già pattuito con i miei genitori che il prossimo anno lo trascorrerò altrove, e ovviamente nel momento della scelta terrò conto di tanti fattori, come il grado di gay-friendliness e la vitalità del luogo.

Be', continuate a esporre i vostri pensieri, se ne avete di nuovi. Ascoltarli mi fa sempre molto piacere.

Ad esempio, mi verrebbe da chiedervi, le vostre storie/relazioni in che contesto/modo sono nate?

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