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Trasferirsi all'estero: una possibile soluzione?


Akira86

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Decine di milioni di persone sono emigrate in America con le valige di cartone. Sarà stata certamente dura ma in molti ce l'hanno fatta dignitosamente e non pochi si sono arricchiti.

 

 

E' vero. Gli italiani andavano in America a lavorare duramente, e magari a impegnare anche quel quid di estro

che non pochi di loro avevano. Anche io credo che se uno ha voglia di andarsene lo può fare, purché lo faccia nella ventina,

o al massimo nella prima parte della trentina, e questo per ragioni psicologiche, di carica, di capacità e spinta

a crearsi la propria vita in un altro Paese. Forse Roby ha ragione nel sottolineare che oggi ci vuole una solida

formazione e informazione (il mondo va avanti molto velocemente nei suoi progressi tecnologici), ma il vero limite

è la voglia di lavorare, una certa capacità inventiva, la capacità di assorbire rapidamente una diversa cultura.

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Devo dire la verità tutti gli italiani che ho impiegato io negli ultimi due anni, tre in tutto, erano tutti lavoratori duri con un'ottima frequenza e molto flessibili. Parte di me è auto-convinta che questo sia dovuto alla gratitudine per avere un lavoro, anche stupido, ma che non avrebbero in Italia. In Italia queste persone avrebbero sulla carta più possibilità, sottoforma di titoli di studio che qui non valgono/non sono riconosciuti, nonché il fattore di essere madrelingua, eppure qui un lavoro lo trovano mentre lì no.

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E' interessante ciò che dici. Graditudine per avere un lavoro, e forse soddisfazione di stare in un sistema

dove contano molto di più le motivazioni individuali e l'intraprendenza, e anche soddisfazione di

scrollarsi di dosso tutto questo falso armamentario di titoli di studio che non contano e non sono reali.

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Guest glitter

Una soluzione possibile anche perchè non ve ne sono altre, specie se guardando indietro, almeno io, vedo solo rovine di un passato glorioso che fu.

 

L'Italia è vecchia, e l'Europa continua a puntare sul futuro, sull'evoluzione e sulle novità, e non sta certo ferma a guardare noi che abbiamo dal presidente della repubblica in giù tutti personaggi che vanno avanti a forza di viagra e infiammazione alla prostata.

 

Io ho deciso: a 40 anni faccio fagotto e vado in un'isola, che sia Ibiza o che sia Maiorca. Il sole 365 giorni l'anno, il mare sempre a portata di mano, e stare in pace con se stessi mentre guardi l'alba alzarsi da lontano, o il tramonto che si affaccia all'orizzonte e ti preannuncia una notte fantastica, da vivere libero, gay, e senza condizioni o costrizioni.

 

Questa è la vita che vorrei e che sogno, e non mi vergogno di rinnegare persino il mio essere italiano se alla fine significa aggressioni e drammi quotidiani.

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...ragazzi questo topic mi manda un po' in crisi.....

 

Ho vissuto all'estero, anche se non a lungo e la mia idea era di tornare in Italia finire un mio percorso di studio e poi tornare a vivere all'estero.

 

Poi sono successe un paio di cose personali su cui non mi dilungo MA su una sì - ho incontrato la mia lei, mi ci sono messa insieme, mi sono innamorata e ho capito che volevo stare con lei. ora conviviamo. Questo complica tutto eprché non ci sono solo io ora.

 

ALLORA, la mia lei si è fatta un mazzo cosi tra studio e poi attività per il suo lavoro. Andare all'estero vorrebbe dire, per lei, partire da zero.

Io glielo dissi da subito che la mia idea era di tornare all'estero...ne abbiamo parlato...ma ora che sto ocmpletando il mio percorso di studio (un annetto ancora) e lei lavora e io in parte lavoro....mi sono convinta che ce la possiamo fare.

 

Poi però penso al nostro futuro e mi viene l'ansia. Riusciremo davvero a vivere la nostra vita qui e a pieno?

Il dubbio mi tormenta. Forse mi sono arresa troppo presto all'idea di non andare via? Non so. Però forse è anche giusto provarci in Italiai? Mi fa arrabbiare che me ne debba andare. OK ma fino a quando si puo provare??? Quanti dubbi.

 

Io poi soffro molto la mancanza delle leggi....ormai sono pronta...se potessi la mia lei sarebbe mia moglie...glielo avrei chiesto....passavo davanti a un negozio di gioielli l'ìaltro mese e ho capito che ero pronta, che sono pronta a sposarmi, peccato che non possa....la cosa mi uccide (non è un caso che poi io abbia scelto questo avatar...portia perché è un mio sogno proibito e la maglietta per queste ragioni...altro sogno proibito??) E, rispetto a questo, anche se lo facessi la cosa non è cosi semplice, no? Se io e lei siamo italiane se anche ci trasferissimo non credo di potermi sposare all'estero.....

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Scusa Sel , «l'estero» è una nozione un po' vaga. Dovresti chiarirti le idee su quale Paese precisamente

vorresti raggiungere, e magari cercare di avere informazioni su quali sarebbero le possibilità lavorative, lì,

per te e per la tua fidanzata. E anche sulla legislazione: quanto tempo e quali condizioni ci vogliono

per acquisire la cittadinanza. Basta andare in un Consolato di quel Paese, o al limite telefonare o scrivere.

Poi forse dovreste procedere per gradi, ed eventualmente programmare.

Prima dovreste vedere se avete effettivamente i requisiti (la conoscenza della lingua straniera, ad esempio)

ed entrambe la voglia di andare altrove, poi capire come inserirsi nel mondo lavorativo,

se ci sono possibilità e quali, raffrontate a quelle che potreste avere qui; solo dopo io comincerei

a pensarci seriamente. In modo, anche, da non tormentarvi in astratto. 

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Ciao Isher.

Non l'ho scritto, ma queste info le so già.

io andrei a Londra. Ci ho già vissuto. Conosco la lingua. Ho già contatti lì. Lavorarci per me sarebbe possibile, anche se diverso, per la mia ragazza no. Dovrebbe cambiare completamente tutto. Per lei sarebbe un po' più fattibile, anche se non scontata, la Spagna...dove però io avrei molti più problemi...e nessuno di noi sa la lingua (anche se questa cosa si risolve).

 

Per il matrimonio non lo so, questa cosa non l'ho mai guardata, perché è una mia esigenza molto recente.

 

In realtà la nostra scelta è stata di provare in Italia, per un paio di anni. Solo che ...provare fino a quando? QUando possiamo dire, tiriamo i remi in barca e andiamo via? Bisogna considerare quanti anni abbiamo? bisogna considerare il lavoro come siamo messe? SOno tanti i fattori da considerare.

 

Da sola, per me, andare in UK la cosa sarebbe più facile, io ho meno da perdere e molto da guadagnare. Ma lei, davvero perderebbe molto e il suo lavoro le piace ed è brava, oltre i sacrifici per ottenerlo.

La Spagna, sarebbe proponibile per lei, ma a me non attira, francamente. E lavorativamente io dovrei cambiare parecchio (il mio lavoro mi piace e mi sono fatta il mazzo pure io), e lei un po', niente scontato.

Insomma, non è facile.

 

Forse quello che voglio dire, a parte considerazioni mie personali e questioni con cui vi ho tediato abbastanza, è che andare via non è necessariamente privo di costi. E poi c'è una parte di me che dice, ma perché devo andare via io? Perché devo rinunicare io e privarmi di quello per cui ho lavorato? Perché devo farlo io? Non riesco a cambiare le cose? Non riesco comunque ad essere felice, nonosante tutto?

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Sel i punti che sollevi sono validissimi e non sono in condizioni di dilungarmi in una risposta al momento ma volevo solo farti presente che in UK e sono quasi sicura anche in Spagna non c'e' bisogno della cittadinanza per sposarsi, ma solo della residenza, che puo' essere anche temporanea (nel caso - stupido secondo me - che uno voglia tornare in Italia a cose fatte, potresti dare come residenza il nome e indirizzo del tuo albergo per esempio).

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Ciao Sel, mi sembra - ma lo saprai già da sola e non c'è bisogno che te lo dica io -

una situazione che non può essere sciolta, perché quello che può andare bene per te, l'UK, non può andare bene per lei,

e la Spagna non va bene per nessuna delle due. Sinceramente, anch'io metterei al primo posto la

vostra coppia, e subordinerei alla vostra felicità come donne ed esseri umani tutto il resto. E' molto facile espatriare se

si è in coppia e se tutto va bene per tutt* e due, è facile espatriare se si è single e si hanno prospettive di lavoro, non

credo sia possibile fare un simile passo se una delle due persone coinvolte si trovasse ad essere notevolmente svantaggiata

rispetto all'altra. Potete costruire la vostra felicità, anche se con delle mancanze che pesano, anche qui.

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Ciao Isher. Mi commuovo quasi a leggere il tuo post. Sì, il fatto è che lo so. Anzi, all'inizio del nostro rapporto, ho pensato molto se farlo diventare serio prorpio pensando anche a queste cose. Alla fine ho deciso che nessuno mi garantiva di trovare un'altra persona con cui stare come sto con lei. E ho scelto. Forse, prima ancora, è stata proprio una mia scelta. Lei lo sa. Lei è sempre stata onesta e chiara nelle sue posizioni. Certo, poi, a volte è dura e l'idea...partire...rinasce un po' in me perché è una rinuncia che ho fatto per noi, per la nostra coppia che se no non sarebbe.

Forse è che mi attendevo qualche cambiamento in Italia, piccola ma qualcosa...che illusa vero?....ultimamente sono così scoraggiata...forse per questo ho aperto questo thread.

 

Potete costruire la vostra felicità, anche se con delle mancanze che pesano, anche qui.

 

Spero solo che sia veramente così e che le mancanze, alla lunga, non pesino troppo.

Me lo auguro proprio....chissà . Ci proviamo, ce la mettiamo tutta.

 

Sweet grazie delle info. Se hai tempo, prima o poi, dilungati pure. Anzi, sarei curiosa di sapere come ti trovi in Uk (ps se ne hai già scritto altrove - compreso questo thread, confesso che non ho avuto tempo di leggere tutto, quindi indicami pure la strada, e leggerò!)

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ah, l'amour che porta lontano da casa!  :P fino a un mese fa pensavo fosse un problema altrui, e ora me lo trovo davanti come problema mio. Perché il mio ragazzo, non so tra quanto ma si parla di mesi e non di anni, dovrà trasferirsi in Spagna insieme a sua madre, dove già abita suo zio. Lui studente universitario, dovrebbe solo imparare la lingua ma in università ci sono chili di corsi fatti apposta; io lavoratore a tempo indeterminato, con la fortuna di aver studiato 3 lingue alle superiori e averle esercitate nel mio lavoro. Ma proprio adesso c'è questa dannata crisi, che ha reso la situazione lavorativa critica un po' dovunque, e un salto nel buio insieme a lui per rischiare, finiti i soldi della liquidazione, di tornare in Italia a fare il precario sarebbe una follia troppo grande anche per me.

Alla fine abbiamo deciso, lui andrà là con sua madre e per pochi mesi ci vedremo una volta (due quando va di culo) al mese, fortuna che già adesso ci vediamo solo il weekend, e specie nel periodo delle influenze siamo già stati 3 settimane senza vederci... quando poi si sarà ambientato e avrà visto come vanno le cose, mi prenderò un anno di aspettativa dal lavoro e lo raggiungerò lì per cercare un lavoro e sposarci [basta che uno dei due risieda in Spagna da 6 mesi]; male che vada, dopo un anno riprenderò il mio vecchio lavoro qui, se invece il lavoro lo trovo allora resto lì  :)

Scritta così sembra tutto perfetto, ma è comunque un sacrificio grosso lasciare il mio paese, ed è ancora più brutto doverlo fare per poter costruire una vita che qui sarebbe impossibile. Avrei voluto poterlo sposare e magari adottare un bambino qui, all'ombra del campanile di Giotto e della Torre Pendente, e al massimo dovrò accontentarmi di portarcelo quando verremo a trovare i nonni in vacanza. Anche se più passano i giorni e più mi convinco che sto facendo la scelta giusta, quella di restare insieme al ragazzo che amo e che mi ama e vivere una vita piena con lui, rimane sempre quella punta di amarezza e dolore dentro...

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Scritta così sembra tutto perfetto, ma è comunque un sacrificio grosso lasciare il mio paese, ed è ancora più brutto doverlo fare per poter costruire una vita che qui sarebbe impossibile. Avrei voluto poterlo sposare e magari adottare un bambino qui, all'ombra del campanile di Giotto e della Torre Pendente, e al massimo dovrò accontentarmi di portarcelo quando verremo a trovare i nonni in vacanza. Anche se più passano i giorni e più mi convinco che sto facendo la scelta giusta, quella di restare insieme al ragazzo che amo e che mi ama e vivere una vita piena con lui, rimane sempre quella punta di amarezza e dolore dentro...

 

 

Hai ragione. Hai descritto perfettamente la complessità della cosa. Hai fatto la scelta giusta ma sai anche quanto l'essere obbligato a questa decisione sia ingiusto.

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Più leggo questo topic più mi convinco della mia scelta.

Ho fatto domanda per diverse università dell'UK, a Gennaio saprò se almeno una di queste mi ha accettato e a quali condizioni.

Il mio non è un discorso di vivere la mia omosessualità meglio all'estero, sto bene dove vivo ora in un ambiente che mi ha accettato. Il mio è desiderio di mettersi in gioco e provare una strada alternativa allo studio universitario in Italia. Se non andrà bene sono disposto a ritornare in patria.

Avere il culo parato sicuramente mi avvantaggia ma vedo di fronte a me numerosissime difficoltà, ma per fortuna queste mi esaltano e non impauriscono; ora c'è solo da aspettare :P

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Guest glitter

Potete costruire la vostra felicità, anche se con delle mancanze che pesano, anche qui.

 

Mancanze che pesano?

 

Diciamo piuttosto che magari in altri paesi un giorno sì e l'altro pure non usano nè spranghe nè sassi per darti il buongiorno, e una coppia gay è considerata come una qualunque coppia normale.

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Glitter, mi pare che tu abbia dell'omosessualità in Italia una visione "tragica" che non corrisponde, per fortuna, alla realtà.

L'omofobia esiste anche nella civilissima Parigi, dove ci sono i Pacs, anche nella civilissima UK, dove ci sono le unioni

civili, e in verità esiste in tutto il globo terrestre, ovviamente con gradi diversissimi di espressione.

Le mancanze che pesano, in ogni caso, sono proprio quelle cui si riferiva Sel,

cioè la mancanza di un contesto sociale non tanto di accettazione quanto proprio di opportunità

di vita e soprattutto di Diritto.

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Guest glitter

Isher, mi vuoi dire che allora la coppia che è stata aggredita all'uscita dal Gay Village, uno con un coltello in addome, e l'altro una bottiglia in testa, me li sono sognati?

 

L'incendio al Coming Out l'ho appiccato io? Le lesbiche picchiate a Padova si son divertite a prendersi a sberle da sole?

 

No, tanto per chiarirme le idee, perchè magari bevo troppo e devo cambiare pusher, sai

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Glitter, ma è chiaro che in Italia esiste l'omofobia ed esistono continuamente atti di violenza

omofobica! Non devi convincere me di questo.

Dal gennaio 2009 fino a oggi, la cronaca nazionale ha registrato 8 omicidi,

70 violenze ed aggressioni, 8 estorsioni e 7 atti vandalici.

E' di poche ore fa la denuncia di un'aggressione a tre ragazzi gay a Milano.

L'Italia è un Paese dove c'è un'emergenza pericolosa.

Ma non credere che questi stessi atti non ci siano in Paesi più laici, e più civili, del nostro,

in Paesi che riconoscono diritti alle persone omosessuali. Questo dico non per sminuire la

situazione italiana, ma, ahimé, perché l'omofobia è un dato planetario.

 

Inoltre, se ti riferisci alla frase che io avevo detto a Sel, e che tu hai quotato, io credo

che non si possa negare a nessuno il diritto di pensare di poter essere felici e di costruire la propria,

relativa, felicità, e soprattutto che questo diritto noi ce lo dobbiamo riconoscere. Se poi tu non lo pensi,

sei sempre libero di espatriare. E' un punto di vista egualmente valido, e motivato, purché messo in atto.  

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Guest glitter

Isher, non volevo convincerti affatto perchè già le cifre che hai postato dovrebbero essere una chiave valida per fare fagotto e lasciare questo paese di merda.

 

Sì, è vero che anche in altri paesi ci possono essere di questi episodi, ma almeno le coppie gay possono adottare un bambino, avere gli stessi diritti e le stesse agevolazioni di una qualunque coppia etero.

 

Dire che in Italia si può costruire la propria felicità sarà anche vero, ma più che altro è un "pensare", specie quando poi ci sono persone e politici che equiparano l'omosessualità alla pedofilia, alla zoofilia, e alla necrofilia.

 

Magari sarò sbagliato io, ma mi sembra che in Italia non capiscono una mazza proprio su nulla.

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comunque l'omofobia c'è anche qui a toronto, in canada, dove due tipi hanno preso un gay e gli sono passati sopra con la macchina 2 volte. l'unica differenza è che nel civilissimo canada questo gay si era potuto sposare, quindi ora c'è un altro uomo gay che piange. direi che con le migliori intenzioni, sono riusciti doppiamente nell'intento. alla fine l'omofobia è una cosa che c'è nella gente, qui in canada forse non nella classe politica (e non c'è una "arena" di canale 5 dove si raccontano tutti gli stereotipi possibili e immaginabili), ma comunque c'è. e sì, è stato triste anche per rendermene conto visto che avevo attraversato l'oceano per stare meglio

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Roj, quelo che dici conferma la mia tesi, ovvero che l'omofobia è solo il risvolto malato dell'eteronormatività,

e quindi è universalmente diffusa. Però, mentre un atto di violenza omofoba è un atto di violenza, sotto tutti i cieli del mondo,

l'omofobia in senso più lato, come espressione di un giudizio morale, o di un pregiudizio, come atteggiamento negatorio,

discriminante, varia immensamente da Paese a Paese, e tu sei in un posto civilissimo, da quel che so io.

Tra l'altro complimenti per esserci arrivato! Non hai sbagliato ad andarci, tutt'altro.

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Sinceramente, anch'io metterei al primo posto la

vostra coppia, e subordinerei alla vostra felicità come donne ed esseri umani tutto il resto. E' molto facile espatriare se

si è in coppia e se tutto va bene per tutt* e due, è facile espatriare se si è single e si hanno prospettive di lavoro, non

credo sia possibile fare un simile passo se una delle due persone coinvolte si trovasse ad essere notevolmente svantaggiata

rispetto all'altra.

 

Io farei le stesse considerazioni di Isher, ma per arrivare a una conclusione completamente diversa. E' chiaro che quando si e' in coppia, il tornaconto del singolo dovrebbe essere subordinato alla felicita' della coppia. Ma per voi come COPPIA, qual e' il vostro bene? Il vostro bene come coppia e' trovarvi in una situazione e in un ordinamento che vi riconosce come coppia e dove sapete di avere certe garanzie basilari. Altrimenti dovreste vivere eternamente con la paura che succeda qualcosa a una delle due, e che la legge italiana non fara' assolutamente niente per proteggervi, anzi, che voi avrete meno voce in capitolo magari di lontani parenti che non contano niente.

Se una delle due ha gia' un lavoro ben stabilito, posso capire che vengano remore a partire, ma e' o non e' questo mettere il bene di una delle due singole di fronte al bene della coppia? A meno che questa non sia Sel che diciamo dal suo punto di vista non vuole che la sua ragazza faccia questo sacrificio. Ci sarebbe da vedere la sua ragazza esattamente cosa ne pensa - hai provato a parlarle e a saggiare esattamente lei quanto e' coinvolta dall'idea?

Mia moglie prima di trasferirsi aveva un lavoro fisso, non le piaceva, lo ammetto, ma e' comunque una cosa rara avere lo stesso posto di lavoro da 6 anni per un/a ventenne italiano/a. Mollare tutto e' stato un grosso rischio soprattutto senza sapere che genere di cosa avrebbe potuto trovare qua, avrebbe potuto finire anche a fare la lavapiatti, cosa che non e' successa. Tra le due quella che metteva in gioco di piu' e' stata lei, eppure l'ha fatto. Avere un bel lavoro serve a poco se il giorno che, magari, lei ha un incidente sul lavoro e va in ospedale, non ti viene neanche concesso di vederla.

Secondo me per come hai descritto la situazione, la tutela della vostra coppia al momento NON E' il top delle vostre priorita'...

 

edit: non avevo notato il nuovo sviluppo della discussione tra Isher e Glitter.

L'omofobia c'e' dappertutto. Pero' in certi paesi, se sei vittima di un attacco omofobo, la legge e' dalla tua parte. In Italia, se sei vittima di un attacco omofobo, la legge e' dalla parte del tuo aggressore.

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Io farei le stesse considerazioni di Isher, ma per arrivare a una conclusione completamente diversa. E' chiaro che quando si e' in coppia, il tornaconto del singolo dovrebbe essere subordinato alla felicita' della coppia. Ma per voi come COPPIA, qual e' il vostro bene? Il vostro bene come coppia e' trovarvi in una situazione e in un ordinamento che vi riconosce come coppia e dove sapete di avere certe garanzie basilari.

 

Secondo me per come hai descritto la situazione, la tutela della vostra coppia al momento NON E' il top delle vostre priorita'...

 

 

L'omofobia c'e' dappertutto. Pero' in certi paesi, se sei vittima di un attacco omofobo, la legge e' dalla tua parte. In Italia, se sei vittima di un attacco omofobo, la legge e' dalla parte del tuo aggressore.

 

E' interessante il modo in cui hai rovesciato la questione, Sweet, ed è un ragionamento impeccabile. Ma tu stessa arrivi

alla conclusione che una delle due, in questo caso la fidanzata di Sel, dovrebbe fare un sacrificio rispetto al suo lavoro

personale. Questo è il punto, per poter passare all'azione, e se lei non lo fa, o se Sel non si sente di chiederglielo,

o anche di persuaderla e coinvolgerla maggiormente, la situazione non cambierà, crederei.

 

Quanto all'omofobia, quello che dici tu è un'altra ragione per espatriare, visto che questo è il tema del topic.

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Poi però penso al nostro futuro e mi viene l'ansia. Riusciremo davvero a vivere la nostra vita qui e a pieno?

...

Io poi soffro molto la mancanza delle leggi....ormai sono pronta...se potessi la mia lei sarebbe mia moglie...glielo avrei chiesto....passavo davanti a un negozio di gioielli l'ìaltro mese e ho capito che ero pronta, che sono pronta a sposarmi, peccato che non possa....la cosa mi uccide (non è un caso che poi io abbia scelto questo avatar...portia perché è un mio sogno proibito e la maglietta per queste ragioni...altro sogno proibito??) E, rispetto a questo, anche se lo facessi la cosa non è cosi semplice, no? Se io e lei siamo italiane se anche ci trasferissimo non credo di potermi sposare all'estero.....

 

@ Sel...

Sottoscrivo quello che ti ha scritto Isher.

Comunque penso che se aspettate i tempi biblici italiani state fresche, potrebbe volerci molto tempo prima che le cose cambino in modo sensibile.

Nella vita le cose vanno un po' prese al balzo, se intuite che all'estero potreste già in tempi brevi avere una vita migliore... che aspettate?

Spagna, Uk, Germania, Olanda, America... decidete e volate... Verso la felicità!

Per quanto riguarda il poter vedere riconosciuta, rispettata a dovere la vostra relazione... l'"estero" non è tutto uguale, ci sono Paesi che prevedono unioni registrate con più o meno conseguenze legali che vi renderebbero pacsate (vedi Francia), o partner registrate (vedi Inghilterra, Germania), e Paesi in cui invece vi potreste unire in matrimonio civile, quindi sposarvi, diventare mogli vere e proprie (Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia, ecc). Vedete voi due, nell'intimo della vostra coppia, se preferite andare a vivere in un Paese che vi permette di sposarvi davvero, diventare mogli davvero, o in un Paese che vi permette di acquisire molti o anche tutti i vantaggi legali del matrimonio senza però diventare di fronte alla legge "spose", "mogli".

Portia e Ellen hanno fatto una scelta chiara: il matrimonio vero e proprio, rifiutandosi di ritenere la partnership all'inglese un'opzione soddisfacente.

Difatti ora sono due spose, due mogli... al contrario di chi si registra in partnership a Londra, Edimburgo, o anche nella stessa California post-prop8.

Inutile dire che io per la mia vita voglio il matrimonio vero... uno scimmiottamento ghetto mi offenderebbe nella mia dignità di persona come le altre.

La scelta, comunque, è vostra... in quanto è della vostra vita che stiamo parlando qui nel topic ora.

In ogni caso, qualunque cosa accada o scegliate, vi auguro una grande felicità... un grande futuro assieme  :P

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Secondo me in scelte di vita che in ogni caso vanno affrontate anche

con piglio e sfrontatezza, anche interna alla coppia, devono pesare due

ordini di valutazioni assai concreti, alla luce del criterio "ciò che lascio, ciò

che trovo"

 

La prima è una valutazione sulla socialità di coppia. Mi soddisfa, non mi

soddisfa...vorrei vivere in un ambiente gay e etero diverso, in cui posso

pensare di avere rapporti più liberi e quindi remunerativi sul piano umano

oltrechè giuridico. Se ad esempio io so che dalla mia famiglia posso ottenere

tot, ciò che lascio ha un certo valore e non un altro etc. etc.

 

Poi un enorme valore ce l'ha la prospettiva che la coppia possa diventare

famiglia. L'idea di avere o poter desiderare di avere un figlio. Qui il discorso

si fa più stringente...perchè il lato giuridico della questione pesa molto su un

desiderio umano. Non che non ci si possa arrangiare pure in Italia, ma certo è

molto problematico ( il figlio sarà legalmente di uno solo etc. etc. )

 

Cioè io credo che ragionare in termini di assenza di protezione in Italia

ovvero in termini reattivi rispetto ad una situazione negativa, rischi di

trascurare la dimensione del desiderio, che invece dovrebbe essere essenziale

nel pensare il futuro. E' chiaro che più brutto è ciò che si lascia, più è facile

rischiare per l'incerto, su questo sono perfettamente d'accordo.

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comunque l'omofobia c'è anche qui a toronto, in canada, dove due tipi hanno preso un gay e gli sono passati sopra con la macchina 2 volte. l'unica differenza è che nel civilissimo canada questo gay si era potuto sposare, quindi ora c'è un altro uomo gay che piange. direi che con le migliori intenzioni, sono riusciti doppiamente nell'intento. alla fine l'omofobia è una cosa che c'è nella gente, qui in canada forse non nella classe politica (e non c'è una "arena" di canale 5 dove si raccontano tutti gli stereotipi possibili e immaginabili), ma comunque c'è. e sì, è stato triste anche per rendermene conto visto che avevo attraversato l'oceano per stare meglio

wow, ti sei trasferito a toronto? tanto per la cronaca (probabilmente te ne fregherà meno di zero) mi trasferirò anche io in canada per graduarmi all'università! la ryerson :P

comunque sia, io ci sono stato ed è un bel posto (col culo che mia zia abita in young&dundas..a due passi da dundas square), poi vabbè per quanto riguarda l'omofobia a mio parere è un pò ovunque... ci sarà sempre qualcuno che ha una mentalità bigotta e ottusa!

anche io me ne vado a malincuore perchè dovrò lasciare il mio ragazzo qui, però dai se va tutto bene a distanza di un anno lui mi raggiunge la! quindi si vedrà  :D

una cosa è certa.. la mia vita non la vedo certo in Italia! mia madre..quella cretina è venuta in italia (dagli usa) e si sposata mio padre.. però sinceramente non so se ha fatto un buon affare a bloccarsi qui  :D

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Allora...un bel po' di carne al fuoco eh?

 

@omofobia : Direi che è necessario e implicito dare per scontato che, in quanto minoranza, saremo sempre possibili vittime di stereotipi e pregiudizio che poi può sfociare in violenza verbale, comportmenale ecc. Questa è la dura realtà di qualsiasi minoranza etnica, religiosa, sessuale ecc. E' un dato di fatto. Così funziona la mente umana - senza entrare nel dettaglio, ma se vi interessa vi potete leggere dei libri di psicologia sociale o affini. Ne ho letti in passato e chiariscono molte cose.

 

Quello che cambia - ed è fondamentale - è il riconoscimento giurdico e la protezione giuridica. Fa un'enorme differenza non solo perché manda un segnale, specie ai più piccoli, "Non è permesso essere xenofobi/razzisti/omofobi ecc" ma perché ti protegge e ti garantisce tante cose - non nascondiamoci dietro un dito, in Italia i problemi sono tanti se continuano a non passare mezza legge....

 

Il fatto è che sull'accettazione nel mio microcosmo io posso avere un relativo controllo. Posso fare coming out, posso contribuire ad infrangere stereotipi e pregiudizi solo mostrandomi con la mia ragazza, così come siamo, ecc. Poi, è comunque probabile che mi capitino, nella vita, episodi di pregiudizio ecc. - ma provate a chiedere a qualsiasi persona di colore, a qualsiasi musulmano, ebreo ecc. è normale. non è giusto, ma è così.

 

A livello legale e politico però, in un paese civile che mette la persona al centro e i diritti dell'uomo, io dovrei essere tutelata. E qui, nel macrcosmo delle leggi e della politica, posso fare ben poco (a meno che non provia ad entrare in politica e anche lì - vediamo la Concia - è un inferno; poi non sono fatta per la politica!). La cosa mi frustra (mi fa arrabiare - ed è normale perché subisco, ingiustamente, un torto molto grande e non ci posso fare niente - a mala pena ci 'concedono' di protestare - questo fa capire quanto è grave la situazione) e, oggettivamente, sono penalizzata moltissimo.

Temo che questa mancanza di tutela possa finire per danneggiare chiunque stia in Italia o paese affine. è questo che mi preoccupa di poter essere sicura di me quanto voglio...essere forte sia io come individuo che noi come coppia...ma per quanti anni finché il peso di tutto questo non si fa sentire sulle spalle??? Sulla salute psico-fisica????

 

D'altronde, e per tornare più specificatamente al topic, chiunque decidesse di andare all'estero non deve cascare nell'errore di idealizzare troppo la vita lì - conosco un po' di persone che l'hanno pagata cara il fatto di sottovalutare l'omofobia più o meno strisciante che c'è all'estero. Dopo tutto le leggi sono molto recenti, ce ne vuole di tempo (generazioni e generazioni) perché le mentalità cambino. Le leggi sono fondamentali ma non sufficienti.

Insomma, ovunque decidiate di viver  non fatelo  con il salame sugli occhi - l'omofobia farà sempre parte delle nostre vite.

 

Ovviamente, se è vero che trasferirsi non significa  sfuggire all'omofobia, è possibile andare, rispetto all'Italia, in un contesto dove, sì a livello micro si possono incorrere in episodi omofobici (più o meno velati) ma comuqnue in  un macrocontesto che ci tuteli, ci riconosca, ci dia valore. è molto diverso sia psicologicamente  (e quindi come motivi di stress e salute) sia legalmente, economicamente ecc.

E' proprio perché capisco tutto questo che sono combattuta. E qui entriamo nel merito di un mio/nostro ipotetico trasferimento futuro.

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@mio trasferimento.

 

Grazie a tutti dei vostri consigli e punti di vista e auguri per me e la mia donna. :D

 

Diciamo che sono cose su cui dovrò riflettere.

 

Ne ho parlato in passato all'interno della coppia, ma credo che a breve - visto che tra un anno avrò finito i miei obblighi di studio - sia giusto rivalutare che fare.

Io sono convinta delle mie idee, della mia analisi di qui sopra (@omofobia). Mi piange il cuore perché ho tante persone care qui, come piange il cuore a tutti i ricercatori ecc. italiani che sono dovuti andare via (e ne conosco in giro per il mondo), ma dall'altra io voglio una famiglia (vorrei anche dei figli) e comunque devo pensare al mio benessere psico fisico e a quello della nostra coppia in prospettiva lungo termine, no?

 

E la domanda è... è possibile rimanere mentalmente e fisicamente sani in un contesto socio-politico come quello italiano?

Alla lunga, quale potrebbe essere il prezzo?

 

Io penso che il prezzo si paghi, è questo il punto. Ora dovrò vedere cosa vuol dire questo nel concreto. Per me, per il mio lavoro, per la mia ragazza, per il suo lavoro e per noi. Per le persone care da lasciare.

 

Ci penserò. Ne parleremo, lo so. COme penserò/penserermo a tutti i pro e i contro e a tutto quello che avete scritto.

 

Intanto grazie perché almeno mi sono rimessa nell'ottica di rivalutare queste cose....se dobbiamo cambiare, il margine non è ampissimo...dovremmo farlo nel giro di un paio di anni, non di più.

E voglio scegliere, prednere la mia/nostra decisione consapevolemente anche se so che vorrà dire disuctere e, probabilmente lirigare motlo su questo. Vedremo.

 

Per ora, Grazie  :P

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E' una discussione lunghissima e per non sentirmi obbligato a rispondere a tutti dall'inizio (ci metterei anni) dirò le mie opinioni sparse: io sono pro-fuga dall'Italia, ma non tanto per la questione omofobia/diritti delle coppie omosessuali, ma più che altro perchè per il poco che ho potuto vedere del mondo, mi rendo conto che posso vivere molto meglio di come vivo in Italia a patto di fare una semplice scelta.

Come avrò scritto in 4799 post, io ho vissuto un anno in Texas durante le superiori. Durante quell'anno non sono mai tornato in Italia, né mai nessuno è venuto a visitarmi: l'unico problema del vivere fuori è stato proprio quello delle distanze e dei costi da coprire troppo alti per farlo. Ero entusiasta di partire e di liberarmi di chiunque, e poi all'epoca non sopportavo la mia famiglia, e invece mi sono reso conto che comunque stare a distanze molto grandi (almeno 10 ore di aereo) dalle persone a cui si vuole bene non è esattamente una bella cosa da affrontare. Ok, ero nella città più grande del TX (Houston), ma comunque è sempre lo stato più a sud, un po' la terronia d'America, ma la gente era mille volte più openminded di Milano (poi che fossero falsi e cortesi come la maggior parte degli americani, ok può darsi.. ma non mi sono mai sentito non gradito).

Se non avessi legami con l'Italia sarei felice di espatriare verso il Nord America o l'Australia (l'Inghilterra la escludo per il clima, non riuscirei veramente a sopportarlo a lungo). Poi ora che sono di nuovo single, ci posso anche pensare senza avere l'enorme PESO di una persona piena di dubbi e troppo immatura per riuscire ad affrontare un'esperienza così significativa (il mio ragazzo voleva andare a lavorare tre mesi a Londra con lo spirito "ma ogni weekend torno dai miei in Italia".... e ho detto tutto). L'unica cosa che mi blocca è il fatto di avere la mia famiglia qui, e so che non sarebbero mai disposti a muoversi anche loro.

Ah, inoltre la cosa che mi blocca dallo scegliere qualsiasi altro paese è la lingua: conosco a perfezione l'inglese ma iniziare ad imparare una qualsiasi altra lingua ora sarebbe una tragedia per me e anche se con l'inglese ti esprimi ovunque, mi sentirei comunque troppo limitato. I paesi scandinavi sono in forse perchè prima li devo visitare e stabilire se mi va bene il clima e se tutti parlano un buon inglese.

Per il momento aspetto di laurearmi e poi spero di essere single per poter prendere belle decisioni avventate e indipendenti e trasferirmi.

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HaNKy, il tuo atteggiamento mi sembra perfetto: trasferirsi per ragioni complessive, non solo per la questione dei diritti

glbt (che pure vedrai nel corso della tua vita si rivelerà immensamente importante), sentirsi proiettato verso il mondo

e capace di scegliere la propria vita. Inoltre hai l'età giusta per farlo: dopo i 30 anni sorgono dubbi, ancora dopo

diventa quasi impossibile. Quanto ai genitori, ti dico: non è alla tua età che questo deve costituire un freno.

I tuoi sono molto giovani, possono provvedere a se stessi, hanno certamente molte persone attorno

a loro, amici parenti e altri congiunti: certo c'è il lato affettivo, ma ci si può tenere in vivo contatto, e ci sono brevi periodi

di vacanza per vedersi. Inoltre non si può prevedere il futuro.

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