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Omosessuale e Cristiano, Scelta possibile


Luca1981

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Comunque io penso che sia inutile etichettarsi come cristiano/cattolico/musulmano/induista/buddista ....

 

E' un po' come negli altri post della sezione Amore e Relazioni quando le persone chiedono cosa sono: gay / gay repressi / bisex / attivi / passivi... penso che la risposta di quella sezione valga anche qua: si è quel che si è e non un'etichetta.

 

Poi io posso dire credo in Gesù Cristo... l'altro può dire credo in Allah ecc... però secondo me la cosa più importante è vedere ai fatti non alle parole.

 

Io penso che se esiste un Dio, non stia a guardare quanto uno si professa cattolico, cristiano o musulmano, ma quanto questo uomo abbia sprecato il tempo della sua vita nell'interesse dell'altro... quanto abbia contribuito per le generazioni future ecc...

 

Voglio dire, ci sono certe persone come Margherita Hack che si dichiarano atee, ma caspita sono delle persone che hanno fatto cose importanti per la società nella vita... perchè a queste persone dovrebbe essere negato l'aldilà se dovesse esistere? Al massimo non gli si da la lode... ma la pacca sulle spalle si.

 

Almeno questo è quello che penso, non siamo tutti uguali ed è inutile nascondersi dietro ad etichette e il fatto di essere omosessuali di per se non lede la società... tuttalpiù ne controlla le nascite  :bua:

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Dream_River

Lo trovo un giudizio sprezzante e sommario. Per come è espresso, ridicolo.

A un ateo, tra l'altro, il pensare da solo dovrebbe essere caro. Sempre che pensi.

 

Anche io lo trovo ridicolo, ma è quello che ti risponderebbe la stra grande maggioranza dei preti cattolici

 

Poi io sono Ateo e avverso a qualsiasi metafisica, per me non essere Cattolici non può che essere un pregio

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Comodi ed incomodi.

 

Le difficoltà, in cui incorre singolarmente il magistero Romano ed universalmente ogni magistero sacro, stanno massimamente in ciò, che il verbo divino dovrebbe, per sua natura, essere fuori dei tempi e dei luoghi terreni, oltre i secoli e le genti umane;  dovrebb'essere immutabile e perfetto in sé ed immutabilmente e perfettamente dovrebb'essere divulgato ai mortali, non solo perché tali virtù convengono ad un verbo proferito dal dio stesso creatore e rettore dell'universo, ma anche perché i disobbedienti sono minacciati di pene gravissime e perpetue nella vita futura.

 

Se da una parte, dunque, i principii stessi proposti necessitano i sacerdoti a conservare immoti i precetti primamente formulati dagli autori della dottrina;  dall'altra, i mutamenti della società civile, del consorzio umano, delle scienze, della morale assediano efficacemente alcune opinioni inveterate, minacciando demolire le fondamenta d'un tempio faticosamente nei secoli costruito.     

 

Anakreon.

 

Tra la prima e la seconda parte di quanto scrivi, Anakreon, ho apprezzato quanto risalti in bella evidenza la contraddizione che già si era mostrata fin dai primi tempi del  cristianesimo e, insieme ad esso, può riguardare  ogni religione  che si pretenda  monocratica.

 

Se, come scrivi,

 

il verbo divino dovrebbe, per sua natura, essere fuori dei tempi e dei luoghi terreni, oltre i secoli e le genti umane

 

non si vede come autori o sacerdoti di queste dottrine potrebbero poi parlarne senza porsi al di fuori e al di sopra di questa umana vita e di queste umane esperienze che, essendoci noi posti come esseri umani, non possono che essere programmaticamente le uniche che abbiamo.

 

Non è dunque che, fin dai primordi, non ci fosse chi notasse l'impossibilità se non la blasfemia di qualunque teologia positiva e, gratta gratta, sotto gli strati di lucide vernici, il necessario emergere di un fondo di impositiva violenza. Ciò nondimeno, pare che, a tutt'oggi, le cosiddette "religioni del libro" continuino a godere di ottima salute. Tu che ne pensi? :rotfl:

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Questo non lo devi chiedere a me ma a un cristiano credente e che si professi cattolico.

Io mi sono limitato a fare un discorso generale, ma come ho detto non posso entrare nei

dettagli confessionali e neppure teologici.

 

Ho citato questo episodio per rinforzare quanto dicevo sul fatto che essere credente diventa,

in genere, una qualità acquisita per sempre, dopo una certa età, qualcosa di cui non ci si disfa, e

sa il Cielo quante ragioni avrebbe avuto costui di disfarsene.

 

 

Non credo che Almadel si riferisse a te, voleva solo chiarire un concetto che, a quanto pare, è poco chiaro anche ai cristiani stessi che è il seguente:

 

Essere cristiano cattolico non significa solo credere in cristo ma significa anche seguire le regole della chiesa romana, ovvero del vaticano ovvero del papa e dei suoi dipendenti/scagnozzi/colleghi/schiavi non so nemmeno io qual'è il concetto che rende meglio l'idea.

 

Tu puoi fregiarti di essere cattolico se e solo se condividi e rispetti i loro precetti e le loro regole, diversamente non sei cattolico ma sei relativista. Il papa nuovo (che poi nuovo ... c'avrà 100 anni per gamba) s'è pure incazzato su questo punto (che quello sembra sempre incazzato ma questo è un altro discorso).

 

Ovviamente alla chiesa non conviene fare questa precisazione perché le offerte della domenica mattina fanno un bel po' gola e avere in giro un sacco di relativisti, che non sanno nemmeno di esserlo perché non sanno cosa voglia dire, ma che si professano cattolici gli fa massa critica.

 

Ora se uno a caso, gay, volesse essere cattolico dovrebbe praticare l'astinenza, oppure se non la pratica è un peccatore ma il prete durante la confessione non gli dirà mai e poi mai "hai fatto bene a scopare con il tuo moroso" e lo tratterà sempre come un povero mentecatto.

 

Ciò detto, credi in cristo? Nessun problema, ma perché dovere essere necessariamente cattolici? C'è una componente sadomasochista in questo che andrebbe indagata in quanto ai limiti della patologia:

 

è un po' come dire "sono nato gay ma sono uno scherzo della natura e quindi se cedo a questa mia perversa pulsione sono colpevole e mi devo pentire", in tal caso allora ha senso essere gay cattolici.

 

Però io credo che questo modo di vedere le cose denoti una scarsa sanità mentale, ma questa è la mia personale opinione e conta solo per me.

 

buona vita

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Compagnie perpetue e glorie immortali.

 

Caro Agide Ligure,

 

annoti:

 

"Non è dunque che, fin dai primordi, non ci fosse chi notasse l'impossibilità se non la blasfemia di qualunque teologia positiva e, gratta gratta, sotto gli strati di lucide vernici, il necessario emergere di un fondo di impositiva violenza.".

Premetto in primo luogo che, di tutti gli dei congetturati dai sapienti nei secoli, adolescente ammirai ed ancor ammiro la perfezione del dio “da sé intelletto ed intendente sé”, quale fu delineato da Aristotele a motore immobile dell'universo eterno; 

in secondo luogo che, pur tuttavia, tale ammirazione non osta a ciò, ch'io discerna i vizii di tanta e d’altrettante elucubrazioni e dunque dubiti che un dio sia o, se sia, che abbia creati e si dia pena di noi mortali.

 

Non di meno, a mio giudizio, la contraddizione, l'assurdità non sta in ciò, che gli uomini formulino teologie, vocabolo questo già conosciuto e forse composto da Platone, meditino della natura divina, confidino in un dio provvido e creatore;

ma in ciò, che alcuni certifichino essere provvidamente e miracolosamente inspirati od instruiti da quel dio stesso, che vogliono investigare.

 

Non stimo, in somma, sia degna di riprovazione l’avidità di conoscenza della natura divina, se pur sia una natura tale;  ma bensì l’arroganza della certificazione, onde alcuni sacerdoti, flamini d’uno dei numerosi numi venerati dal genere umano, ostentano verità che non hanno e che, se razionalmente consideriamo, non possono avere:

ben venga la teologia, purché non s’arroghi essere rivelazione.

 

Concludi domandando:

“Ciò nondimeno, pare che, a tutt'oggi, le cosiddette "religioni del libro" continuino a godere di ottima salute. Tu che ne pensi?”

Reputo che le religioni di questi o d’altri dei, non solo celesti, ma anche terrestri, godranno sempre d’ottima salute, purché pascano gli uomini del soave cibo delle illusioni:

che stima potremmo avere di noi stessi, particella minima nell’immensità dell’universo;  in che speme potremmo mai confidare, noi che siam sospiro brevissimo nell'eternità del tempo; se non congetturassimo un dio provvido delle nostre sorti ed attento alle nostre querele mortali ?.

 

Non è grato vivere desolati e destinati al nulla:

perché stupire se i più perseguono compagnia perpetua e gloria immortale ?.

 

Anakreon.

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Avversare proposizioni dottrinali, non credere a questo o quel dogma, significa

necessariamente creare una religione Riformata? No di certo, direi.

 

 

Isher, il problema è tutto qua, ma giungi a una conclusione sbagliata: Avversare proposizioni dottrinali, non credere a questo o quel dogma, significa

necessariamente creare una religione Riformata! (col punto esclamativo :rotfl:)

Si può fingere che non lo sia, ma così è... e non sono io a dirlo

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Io credo solo che voi stiate applicando un po' troppa razionalità alla religione, che essendo composta in ogni caso da culti, credenze e dogmi, di razionale non ha molto.

 

Isher, il problema è tutto qua, ma giungi a una conclusione sbagliata: Avversare proposizioni dottrinali, non credere a questo o quel dogma, significa

necessariamente creare una religione Riformata! (col punto esclamativo :rotfl:)

Il modo di vivere e di intendere la religione cristiano-cattolica di ogni credente, è così diversificata che richiederebbe una religione personalizzata per ognuno. Quando aprirà l'ikea delle religioni avvertitemi, andrò a ordinarmene una su misura!! :gha:

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Nessuno mette in dubbio che i veri cattolici siano molto pochi infatti, ma essere cattolico significa aderire alla religione Cattolica, che è una delle tante confessioni cristiane, e che da queste si distingue perchè ha regole e dogmi diversi, pur se basata su una matrice comune.

Poi percarità, ognuno se la può rigirare come vuole, ma bisogna essere coscienti che se pur ci si riconosce nella confessione cattolica, la confessione cattolica non ci riconosce...

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chiederò allora al parroco della mia parrocchia di affiggere un regolamento alla porta della chiesa, per sapere esattamente cosa un cattolico può fare e cosa no, per essere riconosciuto dallla confessione cattolica  :gha::cry:

 

spero che il regolamento non sia retroattivo però! Perchè se nel regolamento apparisse qualcosa tipo:

"- il cattolico cristiano non si masturba"

allora mi spiace, ma probabilmente anche il prete e il papa sarebbero considerati dei fuorilegge  :rotfl:

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No, Marco87

non ci siamo capiti bene.

 

Se un prete si masturba

sa di essere un "peccatore".

 

Se un Cattolico ruba, uccide o compie adulterio

poi andrà a confessarsi.

 

Un gay cristiano non si sente nel peccato.

E' questa la differenza.

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Un gay cristiano non si sente nel peccato.

E' questa la differenza.

 

Spero di non dire una bocciata mondiale, perché ammetto di aver saltato diversi interventi di questo thread.

Però la Chiesa, o comunque la sua dottrina, non affermano che "l'amore omosessuale" è di per sé peccato (diciamo che un amore "casto", non è peccato)

Il Catechismo afferma piuttosto che l'omosessuale è chiamato alla castità negli atti (nella pratica insomma); per tale motivo l'omosessuale che è tale "in potenza" (caso limite, ovviamente) non dovrebbe avere alcuna ragione di sentirsi in peccato.

D'altro canto, l'omosessuale che, sapendo di essere omosessuale e sapendo di essere chiamato alla castità, "contravvenisse" a tale prescrizione, non vedo perché non dovrebbe sentirsi nel peccato esattamente come qualunque altro "aderente" alla religione cristiana, che ne contravvenisse i principi..

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Direi che è semplice Wolf.

 

Un gay cristiano non si sente in colpa

quando ha rapporti con l'uomo che ama.

 

Neanche una ragazza cattolica si sente in colpa,

ma lei proietta il suo peccato nel "futuro matrimonio"

e sistema la cosa.

 

Se però un Cattolico mi dicesse che davvero

considera la sua pratica sessuale un peccato,

allora avremmo ragione a crederlo un "represso"

o quantomeno una persona problematica.

 

(Io riesco a fidanzarmi solo con atei dichiarati:

la sola idea che il mio compagno possa considerare

"peccaminoso" il sesso con me mi disgusta)

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(Io riesco a fidanzarmi solo con atei dichiarati:

la sola idea che il mio compagno possa considerare

"peccaminoso" il sesso con me mi disgusta)

 

Più che altro sarebbe quantomeno incoerente fidanzarsi senza sentire l'esigenza di rapportarsi intimamente con il partner, poiché diversamente si dovrebbero spiegare i valori sui quali si basa il fidanzamento e per i quali differisce da qualunque altra forma di relazione interpresonale.

 

Se qualcosa che senti l'esigenza di fare solo tu è considerato "peccaminoso" possiamo pure parlarne, se è qualcosa della quale sentono l'esigenza tutti .... beh, devo concluderla veramente sta frase?

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Spero di non dire una bocciata mondiale, perché ammetto di aver saltato diversi interventi di questo thread.

Però la Chiesa, o comunque la sua dottrina, non affermano che "l'amore omosessuale" è di per sé peccato (diciamo che un amore "casto", non è peccato)

Il Catechismo afferma piuttosto che l'omosessuale è chiamato alla castità negli atti (nella pratica insomma); per tale motivo l'omosessuale che è tale "in potenza" (caso limite, ovviamente) non dovrebbe avere alcuna ragione di sentirsi in peccato.

D'altro canto, l'omosessuale che, sapendo di essere omosessuale e sapendo di essere chiamato alla castità, "contravvenisse" a tale prescrizione, non vedo perché non dovrebbe sentirsi nel peccato esattamente come qualunque altro "aderente" alla religione cristiana, che ne contravvenisse i principi..

 

Giustissimo, infatti se un omosessuale (così li chiama la chiesa cattolica) trova peccato avere rapporti con un altra persona dello stesso sesso, pur avendone di regolari, è un cattolico, peccatore ma cattolico.

In questa conversazione però siamo partiti parlando di gay ossia (sempre secondo la definizione cattolica) persone che vivono apertamente e serenamente la loro identità e il loro amore.

Da qui la domanda si può essere gay e Cristiani? Si. Gay e cattolici? a mio avviso no...

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Se un prete si masturba

sa di essere un "peccatore".

 

Già almadel...però mi sembra un po' troppo semplice cadere spesso e volentieri in tentazione, con la scusante poi di essere consapevoli di essere peccatori e quindi ritenersi comunque cattolici.

I peccatori recidivi sono secondo me alla stregua di quelli che tu qui descrivi:

Un gay cristiano non si sente in colpa

quando ha rapporti con l'uomo che ama.

 

La differenza tra le due categorie è molto sottile state bene attenti, il suo nome è ipocrisia.

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Marco guarda, non vorrei sembrarti petulante, però non posso fare a meno di farti notare che qui non si sta parla di "ritenrsi cattolici" ma di "essere cattolici": se adoro il Dio Spaghetto e mi ritengo cattolico, non per questo lo sono, su questo non ci piove e siamo tutti daccordo. Non stiamo parlando di qualcosa di soggettivo, ma di ogettivo...

 

Stessa cosa per la frase:

I peccatori recidivi sono secondo me alla stregua di quelli che tu qui descrivi

 

Tu potrai anche non considerarli cattolici perchè peccano continuamente e consapevolmente, ma se apri il libro del catechismo della prima comunione ti spiega a chiare lettere che per la chiesa cattolica non è così...

 

Non ti voglio pesare le parole, però capisci che in un contesto delicato come questo diventano determinanti...

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Salve a tutti.

 

ho trovato questo articolo che potrebbe interessarci:

 

http://nero-vaticano.blogspot.com/2008/02/10-comandamenti.html

 

parla dei dieci comandamenti, e mostra in maniera più o meno faziosa come la chiesa li ha strumentalizzati per ottenere nuovi peccatori...

roba da far rizzare i capelli...

 

 

Credo che anche davanti ad una "verità oggettiva" vissuta da 100 persone, avremmo come risultato 100 "verità soggettive" che col tempo porterebbero a modificazioni, volute o non volute, innescando discussioni sul "predominio" della propria verità... :pausa:

è nella natura umana assorbire e filtrare la realtà per renderla accettabile alla propria personalità e al proprio modo di pensare.

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Atti e gravità.

 

Caro Lupo,

 

osservi:

 

"Il Catechismo afferma piuttosto che l'omosessuale è chiamato alla castità negli atti (nella pratica insomma); per tale motivo l'omosessuale che è tale "in potenza" (caso limite, ovviamente) non dovrebbe avere alcuna ragione di sentirsi in peccato.

D'altro canto, l'omosessuale che, sapendo di essere omosessuale e sapendo di essere chiamato alla castità, "contravvenisse" a tale prescrizione, non vedo perché non dovrebbe sentirsi nel peccato esattamente come qualunque altro "aderente" alla religione cristiana, che ne contravvenisse i principi..".

 

Quanto al peccato, la questione è sottile, ma chiara:

il peccato non sta solo negli atti, ma anche nei detti e nei pensieri, tant'è vero che la formula di pentimento è:

"ho peccato in piensieri, parole ed opere".

 

Astenersi dagli atti venerei per sé stessi non è assai ad impedire il peccato, qualora l'uomo immagini compirli, pur non compiendoli affatto.

 

Ma questa norma, come giustamente osservi, vale per ogni qual si voglia peccato.

 

La differenza sta nella diversa gravità dei peccati:

quella lussuria, per la quale cediamo ad impulsi giudicati per sé stessi secondo natura, è stimata meno grave, che sia stimata la lussuria, per la quale indulgiamo ad impulsi giudicati per sé stessi contro natura.

 

Nessun adultero impenitente fu mai punito col rogo;  l'amore Greco, se pur temperantissimo, poteva condurre tra le fiamme:

non era punito l'eccesso nel peccato, ma la maggior gravità del peccato.

 

D'altronde, anche nel diritto civile abbiamo distinzioni simili:

ripetuti omicidii per colpa sono per sé stessi meno gravi, che sia un solo omicidio per dolo, ancorché il cumulo delle pene possa essere maggiore.

 

Anakreon.

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Se però un Cattolico mi dicesse che davvero

considera la sua pratica sessuale un peccato,

allora avremmo ragione a crederlo un "represso"

o quantomeno una persona problematica.

 

 

Già. Quando ancora mi ritenevo un (mediocre) cattolico, vivevo l'omosessualità con enormi problemi.

Concedendomi quando "cedevo", pentendomi per quello che avevo appena fatto...non concedendomi del tutto al mio ragazzo perchè proprio non riuscivo a compiere una pratica che mi sembrava (cito le parole del mio diario dell'epoca):

"il fantasma di un rapporto eterosessuale"

 

Soffrivo molto. Ed ero anche abbastanza cattivo.

Quando il mio ragazzo m'ha lasciato, ho capito che si soffre ben di più per l'allontanamento di una persona cara, per le sofferenze causate, che per la perdita di una fede che forse nemmeno avevo.

Così, senza accorgermene, ho dimenticato le paranoie da chierichetto.

 

Abbasso Kierkegaard, forza gay!

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@Schopy: cattolicesimo è diverso da cristianesimo anche se le due cose poi si possono conpenetrare. Qui si è arrivati a pensare che cristianesimo e omosessualità possano coesistere, quindi non vedo perchè dovresti perdere per forza la fede per non perdere l'amore, quando invece potresti mantenere entrambi.

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Fosse per me, non dovrebbe esistere alcuna religione, ma in particolare non dovrebbe esistere il cristianesimo.

Perchè? Perchè il peccato è lo strumento che utilizza per controllare e far soggiacere gli uomini alle sue condizioni di non-vita (perchè accettare pienamente una tale dottrina significa rinunciare alla vita e darsi all'ascesi!).

[sì, amo Nietzsche :pausa:]

 

Sarei però favorevole all'eventuale fede di un omosessuale, se questi credesse in un generale dio cristiano epurato da tutte le concezioni artificiali che sono state costruite a partire dal cattolicesimo e successivamente dal protestantesimo e l'ortodossia.

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@Schopy: cattolicesimo è diverso da cristianesimo anche se le due cose poi si possono conpenetrare. Qui si è arrivati a pensare che cristianesimo e omosessualità possano coesistere, quindi non vedo perchè dovresti perdere per forza la fede per non perdere l'amore, quando invece potresti mantenere entrambi.

 

Ma sai, è successo così. Apprezzo chi riesca a conciliare entrambe le cose, a me non è riuscito proprio perchè la mia educazione era cattolica, e non "vagamente cristiana"....il senso di colpa per il sesso ne faceva parte.

Così non mi sono più sentito parte della "setta" cattolica.

Non è che adesso "recupero" la fede così automaticamente, mi segui?

Poi non so proprio più cosa voglia dire credere in Dio:

credere uin una vita dopo la morte? in un autore dell'universo....? Sì d'accordo, ma esattamente non stiamo parlando di nulla.

Studio filosofia, già mi basta :pausa:

 

Eppoi, l'insegnamento di quel figo di Gesù Cristo resta: quello non l'ho mica dimenticato!

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Studio filosofia, già mi basta :kiss:

 

Si lo so che studi filosofia. Ti vedo tutti i giorni, anche oggi (o meglio dire ieri), solo che tu non riconoscendomi non mi caghi :ok:

Siccome anche io ero un po' nella tua situazione, se vuoi ne possiam parlare anche a voce  :rotfl:

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  • 7 months later...

Io sono un gay cattolico.

 

Negli anni passati non è stato facile riuscire a conciliare la mia omosessualità con la mia fede.

Purtroppo so di appartenere ad una comunità ipocrita e benpensante che la maggior parte delle volte si dimentica di cosa significhi veramente vivere la cristianità.

Vi è certamente un'omofobia molto radicata all'interno della comunità cattolica eppure so che delle persone diverse ci sono, e sono loro che mi spingono a credere che prima o poi avverrà un cambiamento.

Tempo fa ho confessato al mio parroco di essere omosessuale, lui è stato molto gentile con me, mi ha detto di non abbandonare la mia fede e di non allontanarmi dalla comunità.

Io sono capo scout agesci (associazione guide e scout cattolici italiani) e il mio parroco mi ha convinto a non abbandonare questa mia passione,anzi mi ha sottolineato che all'interno dell'associzione vi sono persone che dovrebbero essere allontanate molto più di me.

Quello che penso è che ci sono all'interno della comunità cattolica persone che la pensano in maniera differente, che ci appoggiano e ci accettano lo stesso. Molti miei amici scout non hanno avuto nessun problema ad accettare la mia omosessualtà e ll'interno della mia zona ci sono molti gruppi in cui ci sono capi omosessuali.

Perchè non dovremmo credere in un cambiamento? Perchè non dovremmo agire all'interno della cominutà e far proseliti?

Sono nato in questa comunità, ci sono cresciuto e non trovo giusto che io ne debba star fuori unicamente perchè sono omosessuale: io voglio credere che prima o poi la chiesa cattolica cambierà le proprie posizioni sull'omosessualità e che finalmente l'espressione "gay cattolico" non semberà più qualcosa di ridicolo.

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coeranos, noi dobbiamo far capire alla gente che non è peccato essere omosessuali e soprattutto dobbiamo far capire a tutti che la nostra NON e' una scelta!

Ora, io sono omosessuale, perchè non dovrei essere cattolico? perchè non dovrei essere un buon cristiano?

 

non credi sia ingiusto?

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Akira86, guarda che noi pensiamo sia ingiusto.

 

Per me tu sei come un ragazzo

che sta con un uomo che lo maltratta.

 

"Lui è la mia famiglia",

"Anche se mi tratta male, io lo cambierò"

"Alcune volte è molto dolce con me"

"Sbaglia a maltrattarmi, ma se ho bisogno di lui mi aiuta"

 

E i gay atei fanno la stesso figura degli amici del maltrattato:

"E' inutile, tanto non cambierà mai"

"Non puoi farti trattare in questo modo"

"Ma lascialo, non vedi che è un ipocrita?"

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coeranos, noi dobbiamo far capire alla gente che non è peccato essere omosessuali

 

 

Suppongo che questo tu debba farlo capire non alla «gente», che non ragiona in termini di «peccato»,

ma ai «credenti» e agli «ecclesiastici». Ora gli ecclesiastici ritengono che sia un peccato e non sarai tu a fare

cambiare loro idea. Ti restano i credenti, ma solo i più evoluti, quelli che hanno sufficiente cultura classica e

storica per capire che le 6 o 7 espressioni contro la sodomia presenti nell'AT non equivalgono affatto a una

condanna dell'omosessualità, e quanto sia grottesco che la chiesa affronti e la condanna e il misurarsi con

un orientamento sessuale che appartiene a milioni di persone sulla base di 6 riferimenti esecranti la sodomia

(tutti da interpretare, peraltro) laddove il concetto stesso di omosessualità

non era neppure ancora nato e sarebbe sorto dopo 1800 anni.

 

e soprattutto dobbiamo far capire a tutti che la nostra NON e' una scelta!

 

 

Perché se la tua fosse una scelta allora sarebbe condannabile? L'etero che vuole fare sesso gay dovrebbe essere condannato?

L'etero che sceglie di diventare gay (uno dei miei più cari amici lo ha fatto) dovrebbe essere condannato?

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