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Cristianesimo e omosessualità


_sasso_

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Poi c'è comunque chi dice si all'aborto nonostante la propria religione gli dica che è un abominio, ma quello è un bugiardo e non dovrebbe considerarsi cristiano.
No, è una persona che ha un grande rispetto per gli altri, al contrario di te che voteresti contro. La religione è un fatto privato, per cui non abbiamo nessun diritto di imporre le nostre convinzioni agli altri, a cui dobbiamo dare la possibilità di dicidere per la propria vita. Un cattolico praticante non ha alcun diritto di impedire ad una ragazza che nemmeno conosce di scegliere l'aborto, e deve garantire questa possbilità indipendentemente dal suo credo religioso. Una donna cattolica che negli anni '70 era una femmista una volta mi disse: " Io sono praticante e do molto valore alla religione. Non abortirei e non divorzierei mai, eppure mi rifiuterei di votare contro l'aborto  contro il divorzio, perché so che molte persone che non credono o che appartengono ad altre religioni non hanno le mie stesse idee in materia, e in uno stato laico tutti devono avere la possibilità di scegliere. Se una donna cattolica praticante come me non vuole abortire perché le sua coscienza le dice che è peccato mortale la ammiro, purché non imponga agli altri la sua scelta, chiedendo alla classe politica di mettere al bando l'aborto. La religione non è imposizione su quanti non si identificano in essa."Da una donna del genere hai molto da imparare. Mi auguro che un giorno tu non voglia metterti in politica.
Poi c'è comunque chi dice si all'aborto nonostante la propria religione gli dica che è un abominio, ma quello è un bugiardo e non dovrebbe considerarsi cristiano.
No, è un individuo che dice sì per non imporsi agli altri, poi nel suo privato sceglie di non ricorrere a un simile trattamento. E' una persona che a buon diritto può considerarsi un buon cittadino italiano, cosa che non direi mai di te...E pensare che per i politici cattolici che tanto ammiri, i DICO non dovrebbero esistere...Non capisco come possano ancora esistere persone come te, che pensano che sia giusto imporre il proprio credo religioso. Ancora i miei complimenti. Impedire a qualcuno di compiere scelte tanto delicate significa imporsi su di lui, e questo contraddice l'amore che il Cristo in cui credi insegnava, perché se tolgo a qualcuno il diritto inalienabile di scelgiere, gli tolgo la dignità di essere umano, e questo è ben lontano dall'amore. E' solo  presunzione.
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Non sto rispondendo a qualcuno in particolare ma espongo quel che mi gira per la testa in base alla discussione recentemente iniziata da Sugar85 con il titolo "C'è qualche prete?" e ora accorpata all'argomento "Cristianesimo e sessualità" che mi intimorisce un po' per il titolo così imponente... :bah: Nel corso della storia della chiesa cattolica, i suoi vertici hanno emanato condanne già di per sé infondate (vedasi a titolo di esempio la condanna a Galileo, che ho già citato, ma ne esistono altre ), ma che lo sono diventate ancor di più nell'interpretazione data dai preti e da un buon numero di semplici cristiani con la mentalità da pecore. Si veda, a titolo di ulteriore esempio, la "scomunica ai comunisti" e le sue interpretazioni spicciole (cercate su Wikipedia se vi sfuggono i termini della questione).Vorrei aggiungere un fatto che non viene mai ricordato abbastanza: da decenni la riflessione teologica cattolica è condizionata da Ratzinger, prima come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e poi come papa, dal 1981 a tutt'oggi. La sua gestione ha creato un clima di ossequiente accondiscendenza alle sue idee. In particolare la riflessione sulla sessualità, invece di diventare un'occasione di crescita culturale per la chiesa, è stata usata per costruire un'identità cristiana a buon mercato, tanto che nella cultura comune è ovvia l'identificazione tra il messaggio cristiano e un certo insieme di norme morali riguardanti la sessualità.Visti gli effetti della gestione dell'attuale papa, mi domando seriamente cosa mai potrà ridare credibilità alla chiesa cattolica sul lungo periodo. I teologi dotati di cervelli pensanti, che pure esistono nella chiesa :bah:, hanno avuto negli ultimi decenni la grave responsabilità di essersi adagiati nel conformismo e nel quieto vivere e di aver lasciato i poveri credenti a barcamenarsi tra gli assurdi logici e umani (e quindi anche assurdi per la fede, secondo me) a cui Isher accennava così efficacemente nel suo ultimo post. Se non sono stata "clara" chiedete :)saluti a tutticlara

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Invece del cristianesimo omosessuale preferisco il vivere la vita agendo secondo la propria natura, senza leggere il vangelo o la bibbia, ma amando la vita

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ForbiddenLove

ci ho messo tanto a capirlo ma la Chiesa è ipocrita... praticamente se un uomo etero va a put**ne fa meno peccato di un gay fidanzato...insomma la castità non è prerogativa dei preti e delle suore? e poi perchè un comportamento quasi analogo è giudicato in maniera così diversa? io credo che ci si trovi a certi livelli anche perchè a suo tempo la chiesa catotlica si alleò con il fascismo e, inoltre la politica di adesso risente ancora del fascismo che c'è stato in passato...

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  • 2 weeks later...

Il fatto è che la Chiesa è troppo legata alle sue radici millenarie  :kiss:, dovrebbe rinnovarsi sempre pur mantenendo un legame al passato che non contrasti il presente. Si un pò complessa come cosa, ma è l'unica soluzione secondo me  :P

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Scusate non sono più intervenuto perchè mi pare che si sia andato abbondantemente OT  :kiss: Il mio era un sfogo, una sfida a tutti quei preti che dall'altare o dal confessionale (o in qualunque posto gli sia dato un minimo di autorità) sparlano senza contraddittorio sull'omosessualità e poi si rifiutano di dialogare. La Chiesa come affermato pubblicamente pubblicamente da Mons. Betori (numero 2 della Cei) si rifiuta di dialogare con le associazioni Gay. A questo punto il mio sfogo: perché nessuno ci vuole affrontare faccia a faccia? Perchè nessun prete omofobo fa opera pastorale nei confronti delle persone omosessuali? La parte dottrinale non m'interessa poco: è stata ampiamente sconfessata dal 1989 da quando John Boswell pubblicò "Cristianesimo, tolleranza, omosessualità" sconfessando totalmente certe affermazioni e certe pinterpretazioni bibbliche (da notare che nessuno sito cristiano fondamentalista prova neanche ad obiettare alle affermazioni contenute in quel libro) per chiunque interessi l'argomento lo invito a leggersi quel libro: è interessantissimo oltre estremamente completo dal punto di vista teologico, storico e dottrinale

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La Chiesa come affermato pubblicamente da Mons. Betori (numero 2 della Cei) si rifiuta di dialogare con le associazioni Gay. A questo punto il mio sfogo: perché nessuno ci vuole affrontare faccia a faccia? Perchè nessun prete omofobo fa opera pastorale nei confronti delle persone omosessuali?

 

Ma questo non è uno sfogo. E' un'obiezione forte e pertinente. Assume le premesse della Chiesa per dimostrare che anche partendo dalla sua ripugnante omofobia essa viene meno ai suoi principi.

Già: perché?

 

La parte dottrinale [...] è stata ampiamente sconfessata dal 1989 da quando John Boswell pubblicò "Cristianesimo, tolleranza, omosessualità" sconfessando totalmente certe affermazioni e certe interpretazioni bibliche

 

Clara ti risponderebbe, forse, che il cristianesimo non è una religione del libro (ma io direi il cattolicesimo, perché Lutero ha fondato proprio l'esame secondo ragione delle Scritture)...

E quindi non gliene importa niente del libro di Boswell.

Grazie di averlo citato. Purtroppo Boswell è stato citato e criticato proprio da parte gay, perché si è creduto, superficialmente e a torto, che il suo mostrare come la chiesa delle origini non avesse l'atteggiamento omofobo affermatosi nei secoli dopo il XIII avesse in qualche modo l'intento, o il risultato, di riabilitare il cristianesimo delle origini e diminuire il gap con la civiltà greca, profondamente omosessuale e bisessuale.

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perché nessuno ci vuole affrontare faccia a faccia?

 

per evitare la fatidica domanda: ma non ci siamo già visti da qualche parte?  :kiss:

secondo me è tutta una questione di consenso, la chiesa ha bisogno dell'otto per mille, appoggi politici e finanziari, se avesse una posizione più democratica perderebbe tutto questo... compreso il potere di influenzare il parlamento.

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Grazie di averlo citato. Purtroppo Boswell è stato citato e criticato proprio da parte gay, perché si è creduto, superficialmente e a torto, che il suo mostrare come la chiesa delle origini non avesse l'atteggiamento omofobo affermatosi nei secoli dopo il XIII avesse in qualche modo l'intento, o il risultato, di riabilitare il cristianesimo delle origini e diminuire il gap con la civiltà greca, profondamente omosessuale e bisessuale.

 

Questo non lo sapevo! Quale sarebbero nel merito le critiche? Tuttavia non mi risulta sia stato criticato da Cristiani contrari all'omosessualità

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Clara ti risponderebbe, forse, che il cristianesimo non è una religione del libro (ma io direi il cattolicesimo, perché Lutero ha fondato proprio l'esame secondo ragione delle Scritture)... E quindi non gliene importa niente del libro di Boswell.

 

Sugar, in realtà non ho niente da rispondere a quanto dici  :kiss:, se non che hai ragione. L'omofobia della chiesa cattolica non ha fondamenti culturali decentemente sostenibili, neanche secondo i suoi stessi principi; come Isher ha già spiegato più volte, nella Bibbia si trovano qua e là alcune "condanne della sodomia" e interpretarle come principi fondanti senza inquadrarle storicamente e culturalmente significa proprio voler dare alla Bibbia un'interpretazione "fondamentalista" che la stessa chiesa cattolica non accetta.

Ma queste sono cose che in questo topic sono già state dette, anche meglio di come ho fatto io or ora.

 

E visto che qui si parla di cristianesimo e non solo di cattolicesimo, chi vuole tirarsi su il morale  :P  può andare a vedere ii comunicati stampa del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi appena concluso:

http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/scelta_commenti.php?scelta=comunicati&page=1

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Tendenzialmente direi che una certa disinvoltura nei confronti dell'approccio alle Sacre Scritture non garantisca affatto una maggior tolleranza

nei confronti dell'omosessualità, forse perchè l'interpretazione complessiva di quei libri, se fondamentalista mette di fronte ad una serie tale di incoerenze e inconciliabilità da renderne impossibile di fatto una interpretazione non simbolica ( a meno di non arrivare agli estremi degli ebrei ultraortodossi o dei testimoni di Geova ). Inoltre l'esegesi del testo, obbliga in una certa misura l'interprete ad un metodo critico di indagine.

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Questo non lo sapevo! Quale sarebbero nel merito le critiche? Tuttavia non mi risulta sia stato criticato da Cristiani contrari all'omosessualità

 

No, il libro è stato elogiato dall'establishment accademico di tutto il mondo ma ferocemente criticato dal movimento e dall'iitellettualità gay americana che volle contestare e ridicolizzare la tesi di fondo di Boswell in quel libro, cioè che il cristianesimo non era inizialmente ostile all'omosessualità, anzi in molti casi le era apertamente favorevole (o, per meglio dire, lo era all'amore, al sentimento, omosessuale), ma una certa atmosfera sociale non meglio identificata aveva contribuito a modificare questa iniziale tolleranza. I tre maggiori critici di John furono Warren Johansson (Columbia University, NY), Wayne Dynes (idem) e lo scrittore John Lauritsen. Tutti e tre insieme pubblicarono nel 1981 un opuscolo dedicato a una minuta polemica con Boswell che parafrasando il titolo della sua opera si intitolava Homosexuality, Intolerance and Christianity: A Critical Examination of John Boswell's Work, Gay Academic Union, New York 1981 e 1985 (io non l'ho mai potuto leggere: dò le indicazioni se mai qualcuno lo potesse reperire). La critica era motivata da ragioni evidentemente ideologiche: non si poteva ammettere che il cristianesimo non fosse stato da sempre intollerante verso l'omosessualità, e d'altra parte le "prove" che dà Boswell della sua tesi sono strappate con difficoltà a una tradizione remota, povera di documenti, difficile. Ma tutto (anche l'intolleranza) ha una storia.

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Tendenzialmente direi che una certa disinvoltura nei confronti dell'approccio alle Sacre Scritture non garantisca affatto una maggior tolleranza

 

Purtroppo questo è vero. Ogni persona interpreta un qualsiasi testo sacro con una certa dose di soggettività. Ognuno di noi ha degli schemi mentali con cui inquadra la realtà, che non sono gli stessi per tutti. Nell' ambito del Protestantesimo, dove da sempre si incoraggia lo studio  della Bibbia da parte del fedele, molti evangelici americani interpretano in modo radicale ogni affermazione della Bibbia, senza tenere conto del contesto storico-culturale in cui essa si è sviluppata. Con questo non voglio dire che lo studio del testo biblico non richieda una certa oggettività, tendendo conto, per esempio, del contesto storico. Tuttavia, sono i nostri schemi mentali a farci inquadrare la realtà in un modo o nell'altro. Un omofobo tenderà comunque a interpretare in modo letterale le condanne bibliche all'omosessualità, che molti altri non chiamerebbero nemmeno condanne.

Mi fa comunque piacere il clima di apertura di molti gruppi protestanti, anche d'oltreoceano; segno che le lotte per la liberazione omosessuale stanno dando i loro frutti.

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Non conosco il libro di Boswell, però a quel che so il problema interpretativo principale credo riguardi il significato di "contro natura" in S. Paolo.

Rm 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».

 

Il termine contro natura in greco si porta dietro una certa connotazione, per l'uso che ne facevano gli stoici, che si è andato stratificando nel tempo fino a S. Agostino, ma che la parola in quanto tale potrebbe non avere tuttavia quanto tale significato fosse presente a San Paolo è difficile dire. Testi chiaramente omofobi con grotteschi riferimenti alle Scienze naturali e alla precettistica veterotestamentaria considerati risalenti al I sec. DC sono ora stimati come sicuramente apocrifi e evidentemente già medievali nella loro struttura di "bestiari" ad esempio Barnaba, che collega il divieto dell'omosessualità al divieto mosaico di mangiare carne di lepre  "per non diventare molestatori di ragazzi" ( cosa che veniva dedotta dalla fisiologia dell'animale :D, d'altronde si riteneva pure che la iena cambiasse di sesso e la donnola si riproducesse per via orale e così via...) Credo però che sia difficile negare che S. Agostino avesse già coniugato concettualmente la lezione paolina a quella stoica. Mentre ad un livello di cultura bassa ciò che si tende a condannare è la pederastia come pratica pagana.

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Beh certo, l'intenzione ostile oppure non pregiudiziale nei confronti dell'omosessualità sarà sempre a monte di qualunque atto esegetico, che ne dipenderà. Ma esiste la filologia, esiste il metodo critico, esiste la ricerca storica del significato di atti e delle parole che li designano, e tutto ciò calibra la situazione. Per esempio, nel suo libro, Boswell mette in luce, dopo altri, che in Corint. 1, 6, 9 il termine «arsenokoitai», che nei tempi moderni è stato inteso come indicante l'omosessualità, indica invece la prostituzione. E Boswell nota con soddisfazione che la più recente edizione inglese della Bibbia che ha consultato restituisce al termine il suo significato di «prostituti». Non è poca cosa stabilire che in quel passo si condannino senza pietà i «prostituti» e non gli omosessuali, eredi degli antichi «sodomiti»!

 

Viceversa, la traduzione italiana curata dalle Edizioni Paoline (La sacra Bibbia, Roma 1968, p. 1268), continua a recitare imperterrita:

 

«Né fornicatori, né idolatri, ne adulteri, né effeminati, né  s o d o m i t i, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapitori saranno eredi del regno di Dio». 

 

Tuttavia il grande valore e interesse del libro di John Boswell è di riportare l'attenzione sul cristianesimo in senso «temporale», «storico», non tanto sulle Scritture, su come l'omosessualità e l'amore omosessuale erano di fatto concepiti nei primi secoli della nuova era fino al XIII dai cristiani, nei monasteri, nella realtà.

 

L'altra sua tesi capitale è che l'atteggiamento innanzitutto non era uniforme; e che la maggior parte degli argomenti specifici usati per discriminare e condannare l'amore omosessuale  apparvero per la prima volta in contesti sociali, sono di derivazione secolare, non religiosa. Si tratta o di decreti civili e leggi (che apparvero tutti nel giro di un solo secolo, tra il 1150 e il 1250), o addirittura di produzione letteraria, comprese poesie burlesche. Per citare John stesso:

 

«La mia conclusione fondamentale è che il Cristianesimo ha "riflesso" un comportamento nelle attitudini popolari del XIII e XIV secolo, piuttosto che causare questo cambiamento, e ha poi santificato, come parte della tradizione cristiana, idee che in origine erano essenzialmente sociali o popolari. La società cristiana ha assorbito così a lungo quelle nozioni che esse sono cominciate ad apparire come parte della sua tradizione, e oggi sono considerate da parecchi cristiani delle "verità rivelate" sebbene siano apparse originariamente in contesti secolari».

 

Qui bisogna stare attenti. La Chiesa le ha pur sembre recepite, accolte e rilanciate, anzi santificate. In altri contesti lo stesso Boswell precisa che la Chiesa ha anche aggiunto del suo. Resta l'enorme valore di aver messo in luce la storicità di tutta una condanna, storicità che è oggi dimenticata, mentre la si spaccia come "verità rivelata".

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Non ho citato il brano in questione, perchè in realtà è molto controverso nel suo significato, anche se storicamente è servito a fondare l'esclusione dal Regno dei cieli degli omosessuali fino a tutto il novecento e quindi in un'ottica militante è stato sicuramente quello più nocivo per i gay. Si può per completezza aggiungere che il termine effeminati traduce il greco "morbidi" malakov, che può assumere svariati significati negativi : da malato a debole a dissoluto, nessuno dei quali pare implicare un riferimento

alla omosessualità. Storicamente il termine nell'equivalente latino verrà poi adottato dai teologi morali per condannare la masturbazione e solo in seguito per analogia (?) appunto gli effeminati dediti alla masturbazione per default.

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Dirò di più nella traduzioni Italiana i termini effeminati e sodomiti sono messi uno di seguito all'altro mentre nella versione in greco antico non lo erano: c'è stato un vero e proprio cambio del testo per rafforzare la condanna nei confronti degli omosessuali  :D

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Lo stesso termine sodomita adottato con riferimento al noto episodio veterotestamentario, per la forza di stigmatizzazione del vizio di omosessualità ed il contenuto intrinseco negativo ( insomma per come usato per condannare...) impallidisce di fronte ad un episodio quello di Sodoma che letto in ebraico e pure nelle traduzioni greche contiene innumerevoli ambiguità lessicali e interpretative ( pare che la conoscenza carnale sia riferita alle figlie femmine ). Insomma è chiaro che a un certo punto il testo è stato investito da una domanda di legittimazione omofobica pervasiva con intenti persecutori, su questo non c'è dubbio. Il "quando" come ogni fenomeno storico è ovviamente difficilissimo stabilirlo, anche perchè non sappiamo il dove ( al contrario dell'antisemitismo che ha un luogo, la valle del Reno e un tempo, le prime crociate perchè si è ricostruita l'origine migratoria verso la Polonia e la Russia, ma lì si trattava di un gruppo etnico identificabile ) . Concettualmente secondo me la rilettura omofobica era già contenuta in nuce in S. Agostino, cioè nella lezione paolina riletta da S. Agostino. Questo però ha a che vedere con la storia della formazione della idea, non con la effettiva discriminazione storica che potrebbe essere tranquillamente iniziata dopo.

 

Mentre però la chiesa cattolica, dico per analogia, oggi riconosce l'antigiudaismo, cercando di ridurre le proprie responsabilità, è ben lungi dal riconoscere l'omofobia. Per questo trovo anche io sbagliato in ogni caso condannare libri come quello di Boswell, per il semplice fatto che nel nostro caso non si tratta di operazioni revisioniste, tendenti a giustificare la chiesa in presenza di un riconoscimento dell'errore, ma di libri che mirano a svelare l'errore. La condanna dei gay americani non mi stupisce, perchè in quel paese il rapporto con la religione è peculiare, nel senso che la comunità gay è riuscita a crearsi le proprie comunità cristiane ( ovviamente anche perchè i protestanti ne hanno consentito l'affiliazione ) qui da noi invece dobbiamo addirittura smontare le traduzioni ufficiali del testo.

 

E ritornando al punto espresso in precedenza: non sarà la cattolica la religione del libro, ma è purtroppo la religione della traduzione unica e ufficiale del testo, il chè a mio avviso è ben peggio.

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Mi permetto di citare alcune considerazioni tratte dal discorso di affidamento alla diocesi di monsignor Alois Kothgasser, Vescovo di Innsbruck che ci mostrano come alcuni concetti già spiegati da Isher sulla difficoltà di interpretazione di alcuni passi bibblici e su come sia concepibile un'interpretazione meno integralista del messaggio bibblico siano possibili anche in seno alla comunità cristiana.

 

"Affermazioni bibliche sull'omosessualità

 

Da sempre in ambito cristiano le affermazioni bibliche hanno giocato un grande ruolo circa la valutazione dell'omosessualità, con notevoli conseguenze storiche. Che cosa affermano effettivamente i passi biblici che vengono continuamente citati per motivare il rifiuto di ogni forma di omosessualità? (M. Stowasser , "Homosexualitat und Biled. Exegetische und hermeneutische Ueberleungen zu einem schwierigen Thema" in New Testament Studies 43 (1997) 503-526; B.J. Brooten, "Homosexualitat", in NBL II, 192-193; K. Hoheisel, "Homosexualitat", in RAC 16, 289-364).

Nell'Antico Testamento non vi è alcun accenno all'omosessualità femminile; si accenna invece all'omosessualità maschile, ma si discute sull'interpretazione dei relativi testi. E' importante tener conto soprattutto del contesto.

 

In Gen 19,1-19 viene raccontata la distruzione di Sodoma (cf Gdc 19). In primo piano c'è l'inviolabilità del diritto di ospitalità, che viene santificato, e non l'omosessualità. La successiva tradizione dell'Antico Testamento non ricorda mai la proibizione dell'omosessualità quando accenna a Sodoma (cf Is 3,9; Ger 23,14; Ez 16,49s, Sir 16,8). Inoltre, lì si tratta di violenza sessuale, ma anche della mescolanza di sfere proibite, di uomini con angeli. Quindi è più che discutibile che in Gen 19 (e Gdc 19) si condanni l'omosessualità.

 

La condanna degli atti omosessuali è espressa senza ombra di dubbio il Lv 18,22 e Lv 20,13. Essi vengono definiti "abominio" (to'ebah) e puniti con la morte. "Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna; è abominio" (Lv 18,22). "Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro" (Lv 20,13). La condanna non viene motivata e neppure posta in relazione con l'ordinamento della creazione. Non è possibile affermare con sicurezza se il divieto riguardi l'omosessualità in genere o una forma specifica di prostituzione culturale (maschile) (cf. Dt 23,18s; 1Re 15,12; 2Re 23,7). La relazione con la prostituzione sacra praticata a Canaan può permettere un'interpretazione dell'omosessualità come mancanza contro la purezza della fede di Jahvé e - non da ultimo, a causa della grande stima degli ebrei per il matrimonio e la famiglia - come espressione tipica dell'immoralità dei pagani. La proibizione dei rapporti omosessuali potrebbe risalire anche a tabù arcaici.

 

Il contesto della legge di santità (Lv 17-26) evidenzia due aspetti che continueranno ad essere determinati per l'evoluzione successiva: in quanto tipico vizio dei pagani, l'omosessualità costituisce una linea di demarcazione nei riguardi dell'identità religiosa di Israele e viene posta in relazione con l'idolatria. I libri di Samuele (1Sam 18,1-4; 20,50; 2Sam 1,26) raccontano l'intima relazione che esisteva tra Davide e Gionata e la profondità della loro amicizia fra uomini. Nonostante il linguaggio erotico, con molte allusione tratte dal linguaggio metaforico dell'amore (amare molto, 1Sam 19,1; amare come la propria vita, 1Sam 18,1-3, cf. Gen 34,2s; andare in campagna, 1Sam 20,11, cf Ct 7,12; baciare, paingere, giurare, 1 Sam 20,41s, cf. Ct 2,7) i testi non consentono un'interpretazione inequivocabilmente omosessuale.

"L'angoscia mi stringe per te, fratello mio Gionata! Tu mi eri molto caro; il tuo amore era per me meraviglioso più che amore di donna" (2Sam 1,26).

 

Nel Nuovo Testamento l'omosessualità viene ricordata solo nelle lettere di Paolo e solo Rm 1,17 si riferisce al fenomeno in generale, cosa che non è possibile affermare con certezza, a causa del vocabolario utilizzato (malakoi, arsenokoitai), riguardo a 1Cor 6,9 e 1 Tm 1,10. "Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Ugualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento" (Rm 1,26s). "non illudetevi: nè immorali, nè idolatri, nè adulteri, nè effeminati, nè sodomiti, nè ladri, nè avari, nè ubriaconi, nè maldicenti, nè rapaci erediteranno il regno di Dio" (1Cor 6,9s). "Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina" (1Tm 1,8-10). E' controverso se in 1Cor 6,9 si condannino in blocco i rapporti omosessuali o solo la pederastia o addirittura solo una forma particolare della stessa, cioè l'amore prezzolato dei bambini. La resa abituale dei termini con "Lustkbaben" (bambini di piacere) e "Knabenschander" (stupratori dei bambini) è possibile, ma non si può dimostrare che sia corretta. Anche 1Tm 1,10 non aiuta a chiarire il significato di questa terminologia. E' controverso se in Rm 1,26-27 si tenga presente o meno anche l'omosessualità femminile. Nel v. 26 l'"uso contro natura" (para physin), non ulteriormente specificato, della sessualità mediante la donna consente molte interpretazioni (rapporti sessuali non coitali come antica forma di contraccettivo?). Nel v. 27 si condannano senza dubbio i rapporti sessuali di uomini con uomini (perchè essi vivono "allo stesso modo" una sessualità disgiunta dal concepimento?).

 

Il tema affrontato da Paolo in Rm 1,18-3,20, è la necessità della redenzione da parte di tutti gli esseri umani. Egli illustra la caduta nel peccato dei pagani anzitutto e soprattutto con le colpe sessuali, fra cui anche l'omosessualità che era considerato un tipico vizio "pagano". Paolo censura aspramente ogni tipo di sessualità che dipenda (v. 24) dalla "concupiscenza" (cf. v. 24), sia cioè praticata in modo disgiunto dalla procreazione (v.26!). Perciò in Rm 1,27 egli condanna certamente l'omosessualità, ma lì si presuppone il legame con uno scopo molto chiaramente definito sessualità umana: essa serve esclusivamente alla procreazione. Paolo potrebbe anche volere semplicemente affermare che le donne e gli uomini debbono rispettare i ruoli sessuali che sono stati loro assegnati e la loro relativa espressione culturale (cf. 1Cor 11,14s). In questo caso, l'espressione "hanno cambiato i rapporti naturali con rapporti contro natura" dovrebbe essere intesa nel senso che le donne non devono scambiare il ruolo sessuale passivo, sottomesso, con un ruolo attivo, di loro scelta, e che l'uomo "passivo" attravero i rapporti omosessuali si "disonora". Secondo la mentalità del paganesimo greco-romano la tolleranza del comportamento omosessuale cessava quando un uomo libero assumeva il ruolo passivo, femminile, sottomesso e la donna imitava il ruolo attivo degli uomini. Paolo potrebbe riferirsi a questa mentalità e collegare queste concezioni con la visione specificamente approvata del giudaismo, secondo cui la prassi omosessuale viene intesa come un comportamento contrario all'ordinamento divino. Sia in 1Cor 6,9 (cf. v 11) che in Rm 1,27 Paolo ha in mente un atto volontario attraverso il quale persone di per sè eterosessuali si abbandonano a pratiche omosessuali. Come la persona deve e può astenersi dall'idolatria, così essa può e deve, secondo Paolo, astenersi anche dall'omosessualità. La riflessione di Paolo non riguarda l'omosessualità costituzionale.

 

 

Giudizi storicamente condizionati

 

La condanna degli atti omosessuali da parte della Bibbia avviene in un contesto temporalmente e storicamente condizionato e dipende da determinate concezioni religiose e culturali. Essa non può essere estesa sic et simpliciter alla nostra situazione odierna. Gli autori biblici nulla sanno della distinzione fra disposizione costituzionale all’omosessualità e comportamenti omosessuali, così come nulla sanno dell’omosessualità come amore fra partner. Le affermazioni bibliche sul comportamento omosessuale non vanno poste in relazione con ciò che noi oggi definiamo orientamento omosessuale e con ciò che comprendiamo come relazione omosessuale integrale. La Bibbia non ha alcuna idea di un orientamento radicato nelle profondità della personalità come una disposizione che configura l’essere umano e di un comportamento omosessuale come espressione di amore personale. Non è possibile basarsi sugli autori biblici per rispondere ad una questione etica che non si poneva per loro sullo stesso piano sul quale si pone per noi oggi. Bisogna quindi tener conto del condizionamento storico di queste affermazioni bibliche sull’omosessualità e “rivedere giudizi temporalmente condizionati” ( R. Schnackemburg, Die sittliche Botschaft des Neuen Testaments. Von Jesus zur Urkirche, Freiburg i. Br., 1986, 241) alla luce delle acquisizioni delle scienze umane. Esse possono difficilmente assurgere al rango di verità assoluta ed eterna. In base ai racconti biblici della creazione l’essere umano è stato creato come uomo e donna (Gen 1,27; 20-24). L’uomo e la donna sono fatti l’uno per l’altro e devono completarsi a vicenda. L’essere umano considerato dal Creatore un essere che ha bisogno, ed è capace, di relazioni interpersonali, un essere che trova un “di fronte” adeguato solo nel suo simile. Quest’orientamento e rinvio alla comunità dei propri simili viene illustrato mediante la relazione basilare che esiste fra l’uomo e la donna. Ma anche qui non bisogna trascurare il fatto che la Bibbia, nulla sapeva dell’alternativa eterosessuale-omosessuale nel senso di un orientamento costituzionale. Come nelle altre questioni morali, anche nell’etica sessuale – e soprattutto nel campo dell’omosessualità – non si tratta di collezionare semplicemente le singole norme ricordate nella Bibbia, quanto piuttosto di volgersi verso “il centro del Vangelo”, cioè verso lo spirito e la testimonianza di vita di Gesù Cristo. A ciò appartiene anche la presa di posizione di Gesù a favore degli oppressi e delle persone emarginate, nonché la richiesta di non imporre alle persone pesi insopportabili (cf Lc 11,46). L’essere umano è chiamato a camminare verso il Tu e ad aprirsi al prossimo. La norma basilare è il comandamento dell’amore, che si misura sull’amore di Gesù Cristo (Gv 13,14) e costituisce il compendio e il compimento della legge (Rm 13,8-10). Non può valere anche per le persone omosessuali l’affermazione dell’apostolo Paolo: “Ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato (1Cor 7,17)? "

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Funeralblues, grazie del tuo interessantissimo post! Praticamente, per quanto risulta a me, il Vescovo di Innsbruck Alois Kothgasser accetta tutte le interpretazioni o obiezioni relative ai passi biblici che io ho sempre visto fare da parte gay. E ribadisce anche, alla fine, il concetto, ovvio per qualsiasi persona ragionante, e che abbia un minimo di cultura, che la Chiesa affronta l'omosessualità e la sua condanna con strumenti concettuali (ma li dobbiamo chiamare così?) totalmente inadeguati, poverissimi, basati come sono su categorie desuete e al massimo su la pratica della sodomia: eppure nessuno lo dice, i fedeli non si interrogano su ciò.

 

Non so se conosci il bellissimo documento redatto dal Comitato teologico di Gaylib e disponibile nel sito di Enrico Oliari. Lo cito comunque a beneficio di tutti:

 

http://www.oliari.com/chiesa/ratzinger.html#_ftn3

 

che risponde punto su punto, con grande competenza e anche con ironia, al documento del 2003, Considerazioni circa i progetti di unioni legali tra persone dello stesso sesso, di Ratzinger, in cui si toccano varie questioni di esegesi biblica (ma non solo) e si ridicolizza anche l'approssimazione e la manifesta malafede con cui vengono citati dai teologi certi passi della Bibbia avulsi dal loro contesto e giustapposti ad arte tra loro.

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La pastorale per le persone omosessuali, fatta scrivere dal vescovo citato si inscrive in un più ampio movimento di contestazione della chiesa di formazione tedesca ( per questo in precedenza avevo fatto riferimento alla teologia tedesca come unica capace di svolgere azioni concrete di opposizione intellettuale al Vaticano )

 

Inutile dire, come Ratzinger abbia sostanzialmente cercato di soffocare il tutto fin da quando stava alla Congregazione per la dottrina della fede

 

http://www.ratzinger.it/documenti/risoluzsalisburgo.htm

 

Gruppo 3, risoluzione 3

La risoluzione relativa alla pastorale delle persone omosessuali sottolinea giustamente che anche queste persone vanno trattate con rispetto e tatto, non vanno emarginate e vanno incoraggiate a partecipare alla vita della chiesa. Poi si dice: "Esse hanno, come le persone eterosessuali, lo stesso dovere morale di compiere nella loro vita la volontà di Dio, di accettare la loro peculiarità sessuale e di integrarla responsabilmente nel comportamento umano globale" [Regno-doc.21/1998,679].

Queste affermazioni sono ambigue e possono essere facilmente interpretate in un senso che è in contraddizione con la dottrina della chiesa. Per quanto le persone omosessuali vadano rispettate nella loro dignità di persone e per quanto si debba offrire loro assistenza pastorale, non si può tacere il fatto che le pratiche omosessuali offendono gravemente la castità.

"Appoggiandosi sulla sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni (cf. Gn 19,2-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,10; 1 Tm 1,10), la tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati" (Persona humana, n. 8). Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati" (Catechismo della chiesa cattolica, n. 2357; cf. Persona humana, n. 8; Homosexualitatis problema, nn. 3-7; Catechismo della chiesa cattolica, n. 2396). Contrariamente a certe opinioni secondo cui l'omosessualità altro non sarebbe che una semplice variante della natura, bisogna ribadire che "la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata" (Homosexualitatis problema, n. 3; cf. Catechismo della chiesa cattolica, n. 2358).

 

Se leggete con attenzione c'è una chiara richiesta di autonomia da parte dei vescovi austriaci, ma in generale anche i tedeschi ( non a caso Martini era formalmente il candidato dell'autonomia al Conclave...) a cui Ratzinger ( che sarà il candidato della Curia ) rispondeva già così:

 

B. Problemi disciplinari ( ovvero autonomia=indisciplina :D )

 

Diverse proposte dell'Assemblea dei delegati vanno oltre l'ordinamento regolato dal diritto canonico: per esempio, la richiesta di "permettere ai divorziati risposati di collaborare nel consiglio pastorale parrocchiale e di fungere da padrini e testimoni" (Gruppo 4, risoluzione 1: Regno-doc. 21/1998, 679); la richiesta di "permettere ai sacerdoti ridotti allo stato laicale l'accesso a tutti i ministeri e a tutte le vocazioni ecclesiali accessibili ai laici" (Gruppo 4, risoluzione 3: Regno-doc. 21/1/1998, 679); la richiesta di "estendere i diritti di collaborazione del consiglio pastorale parrocchiale" (Gruppo 5, risoluzione 2: Regno-doc. 21/1998, 680); la raccomandazione ai vescovi di perorare "l'ammissione al sacerdozio di uomini sposati adatti e adeguatamente formati" (Gruppo 6, risoluzione 2: Regno-doc. 21/1998, 679).

In merito all'ordinazione dei cosiddetti "viri probati", il santo padre ha già indirettamente risposto quando, nel suo discorso ai vescovi austriaci, ha chiesto loro di sottolineare l'identità del ministero sacerdotale e di promuovere una pastorale in cui possano fiorire le vocazioni (cf. nn. 8 e 9; cf. anche Pastores dabo vobis, n. 29).

Le altre richieste non possono essere decise in Austria, trattandosi di temi che riguardano la disciplina della chiesa universale e riservati quindi ai competenti organi della Santa Sede.

 

E stiamo parlando pure di "padrini" ed "estensione della collaborazione dei consigli pastorali".... :D :D

cioè non si lascia neanche uno spiraglio di libertà

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non si lascia neanche uno spiraglio di libertà

 

Hai ragione, e non c'è da sperare. La risposta di Ratzinger è fondata tutta sul principio di autorità. Gli iniziali riferimenti affastellati alle Scritture sono però quelli che i "nostri" di Gaylib smantellano e che il vescovo aveva depotenziato con acribia interpretativa alla quale Ratzinger non risponde. Però io voglio credere che nella società civile, nelle mentalità, nelle coscienze dei gay credenti, rimanga impresso qualcosa di questo lavoro e di queste idee piuttosto che il niet vaticano, autoritario e autoreferenziale. Almeno questo.

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E' per questo che trovo veramente significativa la chiusura in punto di diritto (canonico): non avete la competenza... :D

Ovviamente il problema è importante, perchè tutte le tensioni che animano la chiesa cattolica si giocano in questa dinamica fra Roma/Curia e Le Periferie, Universalità/uniformità della chiesa, Autonomia/libertà e Unità ( pericolo di scisma ). Arbitro è il Papa, purtroppo ora è lui... :D e prima temo che la curia abbia disposto di un Papa sempre più debole per ragioni di salute a tutti note ( sia detto con tutto il rispetto, ma la polemica giornalistica non è che fosse nata per caso... :D ) Da notare la perfidia con cui anche a fronte della richiesta di partecipazione delle persone omosessuali si finisca per rispondere, che sì, in fondo....è giusto...dare assistenza!! :D

 

Però è certamente importantissimo che queste posizioni oggi perdenti si siano comunque espresse e proprio nella sua Germania, in modo autorevole.

Il nemico del pluralismo sociale ( relativismo ) è nemico pure del pluralismo istituzionale ( sistema delle autonomie ) l'impostazione pastorale di Martini

era invece l'impostazione di un sostenitore del pluralismo istituzionale E sociale. Credo però che questa opzione non comunicata in modo adeguato dai nostri giornali, per i quali Martini era il "progressista" in senso generico, sia stata colta perfettamente all'estero. Per certi versi il gay credente italiano paga un piccolo dazio in più per il fatto di abitare nel paese della curia ( che è in gran parte italiana, siamo parti in causa... ) anche a livello di percezione di notizie e deve lavorare di più per accedere ad una interpretazione corretta anche sulle dinamiche interne alla chiesa ( seppur in terre straniere ) tuttavia come si vede su questo forum, ci si può arrivare.

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Isher ha scritto:

 

"Ma non c'è solo il tipo di lacerazione che Hinzelmann mette a fuoco: c'è che il gay cristiano avverte come lacerante il contrasto, che paga sulla propria pella, tra il (presunto) messaggio universalistico di Amore, di cui si riempie la bocca il cristianesimo, e in cui lui crede, e l'Esclusione di cui è vittima, anzi, è paradigma: è questo assurdo (assurdo logico e assurdo umano) che niente potrà mai lenire."

 

 

D'accordo. (Per me il messaggioo d'Amore e Carità di gesù c'è e non è solo "presunto", ma questa è una questione di fede personale) La contraddizione, comunque, è tra IL MESSAGGIO DI GESU' e L'ATTEGGIAMENTO DEI "Cristiani" fondamentalisti. nonm fra la tolleranza dell'omosessualità e il mressaggio di Gesù.

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La contraddizione, comunque, è tra IL MESSAGGIO DI GESU' e L'ATTEGGIAMENTO DEI "Cristiani" fondamentalisti. non fra la tolleranza dell'omosessualità e il messaggio di Gesù.

 

 

Sono d'accordo anch'io che c'è un'enorme contraddizione tra il messaggio d'amore di Gesù (di cui la Chiesa si riempie la bocca) e l'atteggiamento della Chiesa stessa, la quale dimostra di non averlo assimilato affatto, di non averlo capito, di non volerci credere fino in fondo. Anche ammesso (e non concesso) che le poche sparse notazioni bibliche condannanti la sodomia costituiscano veramente per la Chiesa un problema, basterebbe interpretarle come riferimento storico-culturale legato ai tempi che non deve necessariamente essere elevato a dottrina (la Bibbia è piena di divieti, proibizioni e valutazioni negative che la Chiesa stessa non si sogna di elevare a dottrina), e, alla luce dei Vangeli, proclamare l'amore in tutte le sue espressioni come il perno del cristianesimo. Ma la Chiesa non si sente di farlo. Perché? Da un lato perché è povera di spiritualità, dall'altro perchè crede di poter resistere nelle società solo fondandosi sulla famiglia eterosessuale come modello normativo assoluto, e probabilmente per tante altre ragioni. Io invece credo che se la Chiesa levasse la condanna dell'omosessualità avrebbe un rilancio mondiale pazzesco (me lo devo augurare?    :D).

 

La verità è che, come il cristianesimo ha creato la condanna dell'omosessualità e quindi l'omofobia elevata addirittura a dogma, così solo esso può eliminarla. Gesù, appunto, potrebbe essere il tutto sommato facile strumento per compiere senza traumi e dall'interno questa rivoluzione.

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Grazie a tutti quelli che hanno citato fonti qualificate e documentate che confermano la tesi enunciata in diversi post:

la condanna dell'omosessualità da parte della chiesa cattolica non può essere ritenuta fondata e fondamentale, dal punto di vista della chiesa stessa.

 

Quel che mi interesserebbe approfondire è il perché proposto da Isher nel suo ultimo post.

Ho già provato a dire che per me la condanna dell'omosessualità fa parte della ricerca di identità della chiesa cattolica, portata avanti dal papa attualmente regnante, che ritiene di dover cercare consensi tra i difensori dei "valori tradizionali" della "civiltà occidentale".

 

Sicuramente uno degli motivi per i quali alla chiesa cattolica italiana non interessano i consensi che otterrebbe se "levasse la condanna dell'omosessualità" non riguarda la spiritualità: si tratta di mantenere i privilegi che le vengono riconosciuti da chi ha il potere di farlo, quindi da certi politici interessati a uno "scambio di favori", cioè a una reciproca legittimazione.

 

A livello dottrinale, il papa attuale si è troppo compromesso nella sua crociata omofobica e un qualsiasi tipo di apertura delegittimerebbe le sue prese di posizione e riaprirebbe alcune riflessioni proprio sul "principio di autorità", sull'infallibilità, sulla collegialità, sulla libertà di ricerca teologica: tutte riflessioni evidentemente non gradite. Quindi temo non ci sia molto da sperare...

 

Il discorso è incentrato sulla chiesa cattolica visto che, come ben ricordava Hinzelmann, siamo in Italia... e non ho elementi per fare un'analisi, per esempio, sulla situazione degli Stati Uniti dove le posizioni omofobiche più estreme credo siano quelle di alcune chiese protestanti.

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Io non prenderei esempio dagli stati uniti: il panorama delle Chiese protestanti e talmente vario che è impossibile capirci qualcosa. Preferisco il panorama cattolico che sostiene tesi facilmente contrastabili (se solo ci fosse possibilità di dialogo)

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Quel che mi interesserebbe approfondire è il perché proposto da Isher nel suo ultimo post.

Ho già provato a dire che per me la condanna dell'omosessualità fa parte della ricerca di identità della chiesa cattolica, portata avanti dal papa attualmente regnante, che ritiene di dover cercare consensi tra i difensori dei "valori tradizionali" della "civiltà occidentale".

 

Sicuramente uno degli motivi per i quali alla chiesa cattolica italiana non interessano i consensi che otterrebbe se "levasse la condanna dell'omosessualità" non riguarda la spiritualità: si tratta di mantenere i privilegi che le vengono riconosciuti da chi ha il potere di farlo, quindi da certi politici interessati a uno "scambio di favori", cioè a una reciproca legittimazione.

 

 

Sono d'accordo: all'osso è così, la Chiesa cattolica si comporta come potenza secolare, fa un ragionamento politico, e forse è addirittura ingenuo da parte mia parlare di spiritualità e rilancio spirituale. Inoltre, se accettiamo quello che mette in luce Boswell nel suo libro, cioè che la Chiesa cattolica mutuò dalla realtà secolare un'ostilità all'omosessualità, che consacrò, si vede bene che essa dipende sempre da quei "valori tradizionali" che è suo interesse difendere per avere un ruolo egemone. Infine: tutta le teologia-mitologia cattolica è eterosessuale e eteronormativa. 

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