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Opera Lirica (ovvero AAA cercasi vociomani)


GreenLamb

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Da secoli non entravo in questo topic...

 

Non è morta è vero, ma è in agonia per un generale scadimento tecnico qualitativo sul versante canoro, mentre su quello orchestrale le cose van generalmente migliorando. Manca lo slancio popolare di un tempo ed, effettivamente, oggi è spettacolo d'élite, per certi versi museale, frutto di decenni e decenni di politiche sbagliate nell'istruzione tali da far percepire essere un vanto la propria ignoranza in materia. La storia della musica e la musica dovrebbero essere materie di fondamentale importanza almeno nel nostro paese. Dovrebbero, appunto. Personalmente non credo nell'inversione di tendenza.

Hai ragione @LocoEmotivo quando ricordi che la componente attiva del melodramma è di fatto esaurita: non che non esista più, ma la tipologia è tale da avere un appeal minimo nella già minima percentuale di appassionati. Fortunatamente abbiamo 4 secoli di produzione musicale da rappresentare e scoprire, anche se sul come a livello pratico (intendo il livello degli esecutori vocali) personalmente provo solo scoramento.

Edited by GreenLamb
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oggi è spettacolo d'élite

 

Ma lo è sempre stato, anzi, più un tempo che oggi:

quanti frequentavano i teatri della popolazione complessiva, anche solo considerando quella urbana?

Certamente alcune opere di musica sacra avevano un uditorio più vasto in forza della loro destinazione a cerimonie religiose più diffuse, ma si trattava appunto di musica non lirica e comunque destinata ad occasioni particolarmente solenni cui non poteva accedere la gran parte della popolazione se non altro per ragioni di spazio.

La diffusione nell secolo scorso ed ancor più in questo dei mezzi meccanici di registrazione e di riproduzione ha quindi ampliato e non ristretto la fruizione dell'opera lirica ed in generale della musica classica.

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Hai ragione @LocoEmotivo quando ricordi che la componente attiva del melodramma è di fatto esaurita.

Gli attivi mancano anche nei melodrammi povera opera, loco ci vuole diventare riserva indiana anche nella lirica?

 

 

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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Ma lo è sempre stato, anzi, più un tempo che oggi:

quanti frequentavano i teatri della popolazione complessiva, anche solo considerando quella urbana?

Certamente alcune opere di musica sacra avevano un uditorio più vasto in forza della loro destinazione a cerimonie religiose più diffuse, ma si trattava appunto di musica non lirica e comunque destinata ad occasioni particolarmente solenni cui non poteva accedere la gran parte della popolazione se non altro per ragioni di spazio.

La diffusione nell secolo scorso ed ancor più in questo dei mezzi meccanici di registrazione e di riproduzione ha quindi ampliato e non ristretto la fruizione dell'opera lirica ed in generale della musica classica.

 

Sarò sintetico che dal cell è un casino...

Alle origini il melodramma era elitario poi gradualmente divenne nazional-popolare specie verso fine 700 e nell'800 e in contesti urbani (ma la cosiddetta provincia era un sistema assai articolato fino a 60 anni fa). Ancora nei primi del 900 era così poi le cose mutarono. Se ne bene o nel male non sta a me dirlo, ma è un fatto. I nastri e i dischi furono mezzo di diffusione eccezionale quanto oggi lo è YouTube. Oggi però il pubblico è estremamente più ridotto e specializzato.

 

@Iron84 che ridere XD Dico pure che preferisco la castità agli attivi attuali del melodramma XDXDXD

Edited by GreenLamb
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Alle origini il melodramma era elitario poi gradualmente divenne nazional-popolare specie verso fine 700 e nell'800 e in contesti urbani (ma la cosiddetta provincia era un sistema assai articolato fino a 60 anni fa). Ancora nei primi del 900 era così poi le cose mutarono. Se ne bene o nel male non sta a me dirlo, ma è un fatto. I nastri e i dischi furono mezzo di diffusione eccezionale quanto oggi lo è YouTube. Oggi però il pubblico è estremamente più ridotto e specializzato

 

Nei secoli passati era "popolare" (lascerei da parte il "nazionale".....) nel senso che non era riservato alle corti ed a pochi palazzi nobiliari, ma la fruizione era pur sempre ristretta ad un pubblico che era una frazione minima del totale della popolazione, in prevalenza dedita all'agriccoltura e quindi con difficoltà d'accesso ai teatri anche di provincia, a parte i costi, mentre oggi, per quanto il pubblico del melodramma e della musica classica sia ristretto rispetto a quello degli altri tipi di musica, quella degli ascoltatori è una frazione decisamente superiore della popolazione, proprio grazie ai mezzi meccanici di diffusione che la rendono accessibile anche fuori dei teatri e soprattutto a buon mercato.

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Ho la cultura di uno stuzzicadenti in merito, ma cantando in un coro qualcosa ho anche *cantato*. Ironia della sorte, non sono mai andato a teatro a vederne una.

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L'opera (e in particolare l'opera seria) erano spettacolo d'elite per tutto il '700. Eseguita in teatri per noi minuscoli, con orchestre stringate e per pubblici estremamente ristretti e teoricamente colti. Nell'800 la base di pubblico si andò allargando (divennero più grandi i teatri e le orchestre), non per questo divenne "popolare" ma vi assisteva più gente.

Nel 1871 c'erano 940 teatri che rappresentavano almeno un' opera l'anno in 699 comuni italiani. Nel 1890 circa 1055 teatri per 755 comuni (fonti del manuale Surian di storia della musica).

Significa che, in città accedevano all'opera anche i ceti subalterni (nasce la galleria, in aggiunta ai palchi), e che l'opera arriva in provincia, dove c'era un pubblico di borghesi provinciali (non vi andavano certo i contadini).

Ma comunque, a conti fatti, almeno a fine '800, andava a sentire l'opera più gente di quanta ne ascolti ora. Quanti sono oramai in Italia i teatri d'opera? Quanti hanno ascoltato un' opera in mp3  PER INTERO?

Edited by Bloodstar
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Esattamente Bloodstar intendevo proprio quello ;)

Spero che Marco1944 se ne convinca, altrimenti si potrebbero citare molti di esempi tratti da opere letterarie e carteggi ottocenteschi. Del tipo che melodrammi di successo godevano di numerose repliche (spesso grazie ai cantanti) mobilitando ampie fette della cittadinanza (come si evince leggendo Stendhal tanto per dirne uno solo), che varie città importanti avevano un numero elevato di teatri, che il popolino per le strade cantava di tanti palpiti, bel raggio e altre melodie famose, etc. 

Nazional popolare il melodramma fu dopo l'unità in Italia, ma già dell'inizio del secolo era divenuto molto popolare. Detto ciò, non trovo che il fatto sia un merito o un demerito, ma un dato di fatto. Come è altrettanto ovvio che nazional popolare non vuol dire che tutti ne fruivano, non ha certo lo stesso significato che può avere oggi per la musica pop o i programmi della D'Urso. Personalmente mi fa piacere l'idea che la mia passione fosse passione di molti e non di pochi almeno un tempo, ma, d'altro canto, solitamente non apprezzo ciò che è troppo inflazionato.

 

Torno allo studio e alla Forza del Destino live Amsterdam 1951 con un'Antonietta Stella praticamente debuttante :)

Edited by GreenLamb
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Oppure anche i deliri del pubblico per l'astro nascente, il Napoleone del melodramma, il grande Rossini, con il suo Tancredi, la Pietra del paragone, l'Elisabetta etc. :)

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Ma stiamo parlando di frazioni di popolazione minime sul totale, dato che ancora alla metà dell'800 almeno in Italia, dove peraltro erano molto diffusi i teatri anche in piccole cittadine di provincia, il 70% della popolazione era dedito all'agricoltura e quindi non aveva né il tempo né i mezzi né il reddito per allontanarsi dai campi e frequentare i teatri, fossero pure provinciali.

Senza contare che anche del restante 30% quelli che avevano un reddito sufficiente a permettersi d'accedere ai teatri erano molto pochi, del resto anche oggi non è che andare alla Scala sia molto economico, salvo forse che in piccionaia, dove però ci si scanna per avere un biglietto.

Dalla metà del '900 invece, tra dischi, filodiffusione, radio, televisione, la possibilità di fruizione s'è ampliata notevolmente anche per i meno abbienti o per coloro che comunque abbiano difficoltà ad accedere ai teatri.

Non credo proprio quindi che, in un conto puramente numerico, dalla metà del '900 ad oggi coloro che ascoltano anche saltuariamente musica classica e lirica in particolare siano meno, rispetto al totale della popolazione, di quanti fossero quelli che l'ascoltavano nel '700 e nell'800.

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Ognuno ha le sue belle convinzioni.

 

Comunque ti informo che non ci si scanna più per i biglietti a basso prezzo alla Scala e, in generale, nei teatri (i cui conti sono solitamente in rosso, a partire dal Met): gli anni delle code e delle attese estenuanti sono finiti da vari decenni oramai. 

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LocoEmotivo

Nel 1871 c'erano 940 teatri che rappresentavano almeno un' opera l'anno in 699 comuni italiani. Nel 1890 circa 1055 teatri per 755 comuni (fonti del manuale Surian di storia della musica).

Sempre il solito pedante. Te, Perec, Borges ed Eco (che tra l'altro, se non sbaglio, son morti quasi tutti - e quindi dovresti farti due conti).

 

Ma stiamo parlando di frazioni di popolazione minime sul totale

Si parla sempre di popolazioni minime.

Si parla sempre di proporzioni.

Su, dai, non fare sempre quello che casca dal pero.

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Si parla sempre di popolazioni minime. Si parla sempre di proporzioni.

 

Infatti si parlava di proporzioni e di popolazioni minime, ma dubito fortemente che i minimi sette ed ottocenteschi fossero maggiori dei nostri minimi:

rimane un fatto che oggi comprare un compact disc d'un'opera lirica od ascoltarla alla filodffusione costi molto meno, rispetto al reddito medio, di quanto costasse un biglietto teatrale nel XVIII o nel XIX secolo, senza contare la comodità di starsene ad acoltare in casa propria, e quindi nei secoli scorsi era materialmente impossibile che il melodramma, rappresentato necessariamente solo nei teatri, potesse essere fruito da una fetta di popolazione più ampia di quella che può fruirne ora, talvolta anche senza una scelta deliberata come può accadere per chi semplicemente ascolti la radio quando sia trasmesso un melodramma.

 

Anche assumendo i numeri citati da Bloodstar sui teatri italiani, che alla fine del XIX sarebbero stati circa mille, ed ammettendo che fossero tutti costantemente attivi, consideriamo che i teatri maggiori raramente arrivavano a contenere 2.000 persone (1.800 circa la Scala), quindi al massimo si poteva parlare in tutta l'Italia di molto meno di 20.000 ascoltatori, anche ammettendo un certo ricambio di spettatori, ma solo parziale perché gran parte dei posti (soprattutto i palchi) erano di proprietà.

 

Quanti ascoltatori ha oggi la filodifussione classica?

quanti sono gli ascoltatori di lirica su Youtube?

quanti sono gli acquirenti dei compact disc di musica classica e lirica in particolare?:

mi è difficile pensare che siano solo 20.000 in un anno in tutt'Italia!

 

Poi forse mi sbaglio io e siamo quattro gatti, di cui tre presenti qui ;-)

Edited by Mario1944
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allora, io, pur essendo tutto salvo che un melomane, sto frequentando un poco l'opera di Roma (che è sull'orlo del fallimento da anni) in questo periodo.

Sempre le stesse facce, specie in galleria, età media elevatissima, non troppi posti vuoti, fortunatamente, ma è comunque possibile aggiudicarsi un biglietto con solo un paio di settimane di anticipo.

Mario, qui parliamo di gente che ascolti, con una certa frequenza, un'opera intera, e che soprattutto sia consapevole di cosa sia un'opera.

 

Ti porto un esempio personale:

Il mio bisnonno, nato intorno al 1895, non certo un melomane, non certo una persona colta, operaio specializzato proveniente da una famiglia di bottegai, organizzava negli anni '40 dopo la guerra e negli anni '50, comitive per andare a sentire l'opera a Roma.

Significa che riusciva, in un paesello di provincia, in periodi non propriamente floridi, a mettere insieme almeno 20 persone disposte ad andare. Difatti ogni membro ultrasettantenne della mia famiglia ha visto almeno un'opera in vita sua, anche se sprovvisto di alcuna cultura e cognizione musicale.

Te pensi che nel mio paesello, oggi, ci siano almeno 20 persone che ascoltino per intero un'opera all'anno?

 

e poi, caro Loco, Perec non è nel mio pantheon (al contrario degli altri due).

Edited by Bloodstar
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LocoEmotivo

Il mio bisnonno, nato intorno al 1895, non certo un melomane, non certo una persona colta, operaio specializzato proveniente da una famiglia di bottegai, organizzava negli anni '40 dopo la guerra e negli anni '50, comitive per andare a sentire l'opera a Roma.

No, vabbè: questo è a dir poco meraviglioso.

Propongo di erigere un mezzo busto nel tuo alto avito paesello al tuo bisnonno (e parlo seriamente).

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Ti porto un esempio personale: Il mio bisnonno, nato intorno al 1895, non certo un melomane, non certo una persona colta, operaio specializzato proveniente da una famiglia di bottegai, organizzava negli anni '40 dopo la guerra e negli anni '50, comitive per andare a sentire l'opera a Roma.

 

Alla metà del secolo scorso già erano abbastanza diffusi i dischi e le trasmissioni radiofoniche di musica lirica:

si parlava dei tempi precedenti, quando per ascoltare un melodramma era giocoforza andare a teatro.

Inoltre so benissimo che anche nel '700 ed ancor più nell'800 i teatri erano frequentati anche dalle classi degli artigiani e dei commercianti oltreché dei militari, quindi da persone non appartenenti all'aristocrazia od all'alta borghesia.

Ma, a parte l'esclusione di tutto il restante proletariato urbano e soprattutto del proletariato rurale che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione, rimane un fatto che i numeri degli accessi ai teatri erano scarsissimi rispetto ai numeri d'ascoltatori possibili grazie a dischi, radio, televisione.

Mi sembra francamente improbabile che nel '700 e nell'800, rispetto al totale della popolazione, ci fossero più fruitori di melodrammi che nel secolo scorso ed in questo presente, se non altro per le difficoltà fisiche ed economiche d'accesso alla fruizione.

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Anche uno dei miei bisnonni, non certo un magnate, andava sempre all'opera: in particolare emigrò in America e si vide Caruso la Ponselle e gli altri nei primi due decenni del secolo. Mio nonno invece, ferrotramviere a Milano, si fece tutti gli anni 20 30 40 e 50 alla Scala. Beati loro! I miei genitori sono di contro totalmente digiuni e disinteressati...

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Esattamente così Greenlamb, ancora 60 anni fa era diverso.

 

 

Vabbè Loco, aveva lo spirito dell'organizzatore, e lo ha fatto finchè il fisico gli resse, organizzava il torneo di bocce, le gite al mare, la corsa ciclistica (sì, sì, corsa ciclistica per amatori, premio un prosciutto di solito).

L'opera era solo un aspetto. Una delle offerte del pacchetto, diciamo.

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Che belle le esperienze dei vostri avi GreenLamb e Bloodstar! è questo che intendevo con l'aggettivo popolare che, se non adeguatamente contestualizzato, va decisamente preso con le pinze. Un altro motivo su cui bisognerebbe riflettere è a mio avviso la vicinanza cronologica. PIù andiamo avanti e più aumenta lo scollamento tra il nostro mondo e il mondo culturale di Verdi, Puccini ecc. Non mi stupisco ad esempio che negli anni '40 e '50 le opere italiane veriste o dei primi decenni del XX sec venissero ancora rappresentate con una certa frequenza. Per noi l'equivalente, sotto un punto di vista meramente cronologico, sarebbero musical tipo West Side Story, rispetto cui percepisco un legame forte con il mondo di oggi. Ma alla società odierna, che riceve continuamente spinte a guardare avanti, all'innovazione (non parliamo dei messaggi subliminali volti al disprezzo dello studio di quanto è passato), cosa può dire ancora quel mondo con un linguaggio verbale e musicale lontanissimo?

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LocoEmotivo

cosa può dire ancora quel mondo con un linguaggio verbale e musicale lontanissimo?

A dire, dice. Dice ancora tanto, e probabilmente ha ancora tantissimo da dire.

Più che altro, non lo possiamo parlare: questo è il punto della questione.

Possiamo ancora scrivere West Side Story ma non possiamo più scrivere una Lucia di Lammermoor.

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è un linguaggio che non sappiamo e possiamo più parlare.

Lo capiamo, ma non spontaneamente. Più che dirci qualcosa, siamo noi che possiamo, volendo, trovarci qualche significato (con tutte le aberrazioni del caso :bah:).

 

un'altra cosa: a fine '800, c'era la concezione dell'Opera come blocco compatto e imperituro, opere d'arte sì belle, da essere fuori dal tempo.

Oggi non possiamo più permetterci questa visione, tutto è nel suo tempo.

Edited by Bloodstar
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LocoEmotivo

un'altra cosa: a fine '800, c'era la concezione dell'Opera come blocco compatto e imperituro, opere d'arte sì belle, da essere fuori dal tempo.

E infatti è stata quella concezione lì che ha impedito all'opera di prendere un'altra strada e l'ha stigmatizzata in una forma che era già vecchia.

Questa cristallizzazione su modelli precedenti è stata un po' come l'operazione di recupero del latino classico da parte degli umanisti: in entrambi i casi, abbiamo ammazzato due linguaggi vivi e potenzialmente validi (come il latino medievale).

Oggi, mancando tutta una fase intermedia, è impossibile recuperare qualcosa a cui non siamo collegati: non essendoci stata alcuna evoluzione, dal Novecento ad oggi, scrivere un'opera oggi vuol dire concepirla e crearla volutamente al di fuori del suo tempo. Si può farlo per "curiosità intellettuale" o per puro sperimentalismo (penso al Cappello di paglia di Nino Rota o al bellissimo Akhnaten di Philip Glass), ma si tratta quasi di creare un falso.

Edited by LocoEmotivo
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E infatti è stata quella concezione lì che ha impedito all'opera di prendere un'altra strada e l'ha stigmatizzata in una forma che era già vecchia.

Discorso interessante... Mi rendo conto che si tratta di un ragionamento su cose che non sono successe ma ti sei fatto un'idea di quali strade avrebbe potuto prendere? Oppure quali gli elementi che l'hanno bloccata?

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LocoEmotivo

ti sei fatto un'idea di quali strade avrebbe potuto prendere? Oppure quali gli elementi che l'hanno bloccata?

Un'idea? Più di una, in verità.

Anzitutto, come la musica sinfonica, non avrebbe dovuto scollarsi dal suo uditorio: il Novecento è stato un secolo di sperimentalismo che ha prodotto molto di artigianalmente ma poco di artisticamente significativo, in cui il musicista è diventato sempre più un teorico della musica e il cui pubblico ha dovuto guardare altrove per cercare forme musicali che lo rispecchiassero (la musica leggera, per esempio).

Non potendo impedire la naturale evoluzione di estetiche più "basse", l'opera avrebbe dovuto incorporarle. Quando Bizet l'ha fatto con Carmen, ha funzionato; quando lo fa Puccini con l'aria del pastorello, sa troppo di ricercato, di lezioso, di bizantino. Penso che Porgy and Bess avrebbe potuto essere un interessante e forse molto valido modello di riferimento.

E poi c'è tutta la questione relativa al libretto, a un italiano che sa sempre più di vecchio e arcaico...

 

Comunque, sono sterili considerazioni fatte a tavolino: la storia è andata solo come è andata, quindi c'è poco da discutere.

A meno che non accettiamo la realtà degli universi paralleli, certo.

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chissà perché il forum non mi segnala più gli aggiornamenti di questo topic nonostante vi abbia scritto (ma sono passati anni! incredibile)

 

 

 

Anche uno dei miei bisnonni, non certo un magnate, andava sempre all'opera

 

anche mio nonno, nato nel 1900, aveva esperienza di opere liriche viste in teatro, e anche mio padre ne vide qualcuna da giovane, seppure non ha mai amato l'opera lirica (in particolare mi raccontarono di Mascagni e Leoncavallo, quindi parliamo di quella che all'epoca era musica "pop contemporanea", pop nel senso di popolare)

 

 

 

il Novecento è stato un secolo di sperimentalismo che ha prodotto molto di artigianalmente ma poco di artisticamente significativo, in cui il musicista è diventato sempre più un teorico della musica e il cui pubblico ha dovuto guardare altrove per cercare forme musicali che lo rispecchiassero (la musica leggera, per esempio)

 

quello che dici è condivisibile, per quanto riguarda i gusti del pubblico

però non sono d'accordo sul giudizio negativo per quanto riguarda la musica del '900: a me la musica del novecento piace in modo viscerale, istintivo, soprattutto quella considerata più ostica (dalla scuola di Vienna fino a Ligeti e Boulez)

secondo me la musica cosiddetta classica si è trovata di fronte a un bivio: qualcuno ha preso una morta gora, cercando l'imbalsamazione e il culto del cadavere (penso in particolare a Brahms, grande musicista per carità ma anche sotterratore di forme musicali), altri hanno avuto il coraggio e il genio di esplorare e di andare oltre

il '900 ha visto la nascita di splendide opere liriche, alcune anche molto popolari (parlo di tutto il repertorio di Richard Strauss, un genio, ma anche di Puccini, che dal punto di vista compositivo e dell'orchestrazione fu un musicista di prima grandezza)

poi ci sarebbe un discorso da fare sui tentativi operistici americani del '900, che partono dal Treemonisha di Scott Joplin (una curiosa opera lirica che ho conosciuto avendo comprato un raro cofanetto in vinile per una manciata di spiccioli, forse l'unica incisione esistente)

 

 

continuano con Porgy and Bess di Gershwin e poi si potrebbe citare nel dopoguerra il Bernstein di Candide e West Side Story (ma qui si apre tutto un discorso complicato sulla contaminazione opera lirica - musical - cinema - colonne sonore: cos'era l'opera di Wagner se non "cinema" e colonna sonora? e cose come Jesus Christ Superstar o lo scandaloso Rocky Horror Picture Show non sono forse "opere rock"? E le grandi suite di inizio anni '70 dei Pink Floyd o dei Genesis non sono forse opere orchestrali?)

 

 

ma torniamo alla lirica: la lirica ha conosciuto un momento d'oro di una trentina d'anni nel dopoguerra, perlomeno dal 1955 (anno in cui uscirono i primi microsolchi) fino alla fine degli anni '80: in quel periodo si realizzarono gran parte delle incisioni che ci sono rimaste, e che costituiscono un patrimonio musicale di prima grandezza

poi, con l'avvento della musica "liquida" e dello scarico selvaggio via internet, sono mancate le risorse economiche per poter incidere allestimenti costosissimi noleggiando cantanti e intere orchestre, e oggi la registrazione di opere liriche (ma anche di grandi orchestre) viene fatta sempre in occasione di spettacoli dal vivo

Edited by conrad65
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Post nubila Phoebus:

 

la Sutherland interpreta "Ombre pallide" dall'Alcina di Haendel:

 

 

di nuovo "Ombre pallide" ma interpretata da Kiri Te Kanawa:

 

 

la Callas in "O rendetemi la speme" dai Puritai di Bellini:

 

 

di nuovo "O rendetemi la speme" interprete la Tebaldi.

 

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Conrad ci si ritrova a scribacchiare qui, alfine! :D

 

Sul perché della decadenza del melodramma non mi pronuncio, troppe le cause. Però senza dubbio un fattore è stato, a mio avviso, il progressivo distaccarsi dei compositori dal gusto del pubblico, cosa che di fatto ha reso d'élite grandissima parte della musica del '900; fu per tentare strade nuove, per perseguire un ideale di originalità, ma il risultato non è stato certamente popolare dopo gli anni '30 (prima tendenzialmente sì), anzi tutto il contrario. I cambiamenti ci sono sempre stati nel teatro in musica come in ogni campo, ma forse a un certo punto divennero troppo bruschi e improvvisi per il pubblico, specie quando iniziavano a nascere nuove forme musicali che poi avrebbero conquistato le masse. Un esempio: tra Guglielmo Tell e Aida ci sono molte più affinità rispetto a Aida ed Elektra, eppure il tempo che le separa non è così differente. 

Poi, come sempre, ognuno segue i propri gusti, la propria indole e la propria maturazione: io, ad esempio, sono saldamente 800entesco musicalmente (in senso lato intendo anche i compositori nati nell'800) e solo di recente e a poco a poco sto davvero apprezzando anche il '900 operistico (sulla sinfonica sono un asino e non escludo  che potrei rimanere asino tutta la vita).

 

Mario hai proposto dei bellissimi ascolti e variegati: grandi cantanti in arie celeberrime :) Una menzione speciale va al Bellini della Tebaldi magico, sognante, luminoso, opulento, la cabaletta è a suo modo affascinante, ma si sente che le agilità non facevano parte del suo bagaglio. La Kiri circondata da Tebaldi, Callas, Sutherland, Caballé fa un po' la parte del topolino, ma era brava anche lei seppur non travolgente come interprete.

 

Auguro a tutti una buona serata :) Torno ad ascoltare la juive di Halévy.  Qui il sommo Georges Thill <3

 

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Un po' di neoclassico ?.

 

Iniziamo con il sommo Gluck:

 

da "Paride ed Elena" l'aria di Paride "o del mio dolce ardore" cantata prima dal baritono Ettore Bastianini, poi dal tenore Kris Merrit ed infine dai soprani  Renata Tebaldi e Teresa Berganza, la quale purtroppo pronuncia "bramato oggetta"....:

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=D4j1PJ7pFhk&index=8&list=PLmSaQYQclwAiJ133arp2_rucgdkGhKJlW

 

 

Edited by Mario1944
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