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"gay" o "omosessuale"


R.POST

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Non è una domanda è LA domanda :sisi:

 

Un omosessuale è una persona

che desidere il proprio sesso

e non desidera l'altro sesso.

 

Un gay è un omosessuale

che non si vergogna di esserlo

e pensa sia opportuno

che sia la Società a doverlo integrare

e non viceversa.

 

"Omo-affettivo" è un'etichetta senza senso.

Se un maschio fa sesso solo con le prostitute,

ma i suoi migliori amici sono maschi:

sarà un eterosessuale omo-affettivo?

E se facesse sesso solo coi maschi,

ma convivesse con Grace

sarebbe un omosessuale etero-affettivo?

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La differenza sociale dei due termini è che omosessuale è un termine "drammatico", perché rinvia a mille

altre cose (la sessualità, la distinzione tra omosessuale ed eterosessuale, il sapere medico e psichiatrico e

psicoanalitico), mentre gay è un termine neutro, leggero, spicciolo, un termine

che, come tutti i termini del linguaggio, non significa praticamente niente, preso a sé (perché nessuno

sta a pensare o a prendere alla lettera il significato inglese originario del termine, che, nell'uso, è a tutti gli

effetti diventato un sostantivo, non un aggettivo). Per dirla con i linguisti, omosessuale ha delle «connotazioni»

ricche e diverse da gay, mentre la «denotazione» è la stessa. Quindi omosessuale andrà impiegato in contesti

che richiedono quell'elemento di "drammaticità" e di storia di cui il termine è portatore, o se si desidera

utilizzare e sottolineare quell'elemento per determinati fini, gay nella maggior parte degli altri casi.

 

Personalmente sono d'accordo con Tommaso Giartosio che un gay moderno adopererà scambievolmente e

alternandoli i due termini, per far vedere che non annette particolare importanza a nessuno dei due

e, aggiungo io, alla preoccupazione connotativa in sé stessa.

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Secondo me la distinzione è questa:

 

- Omosessualità è un termine che rimanda a Freud e a una visione psico-patologica del fenomeno.

 

- Gay è un termine che si afferma grazie ai movimenti, alle organizzazioni e alle parate.

 

"Omosessuale" rimanda quindi più alla psicologia, al caso clinico, mentre "gay" rimanda alle lotte per i diritti civili e ad un movimento subculturale. Da qui nasce secondo me la definizione di Almadel di gay come omosessuale che non si vergogna di esserlo (che mi pare molto azzeccata).

 

Io stesso sono partito con il definirmi "omosessuale", in quanto parola meno politica, e solo successivamente ad utilizzare il termine "gay", quando ho abbracciato l'idea di lotta per l'affermazione dei nostri diritti.

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Il termine gay non è nato oggi con i movimenti ma ha una lunga storia alla sua spalle

che è necessario conoscere almeno per sommi capi.

 

E' difficile precisare quando esso sia nato,

probabilmente intorno al 1920, perché negli anni 30 è già molto diffuso negli USA.

Lo storico americano George Chauncey ha chiarito che si tratta di un termine criptico,

"velato", tutt'altro che militante, anzi il suo opposto,

che è utilizzato da un "gay" per far sapere ad altri "gay" di essere "gay", senza rivelare

la propria identità al mondo circostante. E' dunque un termine che nasce nel segreto

e presuppone lo stigma. L'altra «connotazione» che fin dall'inizio si lega al termine gay

è quello dell'esuberanza e non-conformismo legata all'abbigliamento e al modo di parlare.

 

Successivamente i gay scelgono per nominarsi il termine queer, e lo utilizzano tra di loro

perché si considerano diversi, anormali di fronte ai normali, tanto che questo provoca

da parte delle generazioni più giovani la ripresa del termine gay, all'incirca alla fine

degli anni 40, che porta ora con sé una ulteriore connotazione, quella di affermare

il proprio status maschile rispetto allo stile di vita effeminato, da «checche», della generazione precedente.

 

 

Il primo movimento omosessuale organizzato in Europa si chiamò FHAR (1971) e utilizza il termine

«omosessuale» per designarsi come movimento e di fronte al mondo. Di qui l'italiano FUORI (1972),

sempre con la O di omosessuale.

 

Gay rinasce invece in Europa nel 1979, sulle colonne di una rivista francese celebre, Gai Pied.

 

John Boswell, uno storico gay bellissimo  :sisi: e di una cultura mostruosa, che dovrebbe essere una

gloria dei gay cristiani, perché era credente, utilizza per la prima volta il termine gay nella

letteratura scientifica, per designare «le persone coscienti della loro inclinazione erotica nei

confronti delle persone dello stesso sesso», e questo significato è quello

che spiega poi l'affermazione di gay ad esempio nei Gay and Lesbian Studies

e nel significato dei movimenti (io direi a questo punto "sociale" perché i movimenti

devono trasfondersi nel sociale). Ovviamente Boswell non rinuncia al termine «omosessualità» per

designare la storia di tale inclinazione (omosessualità non potrà in effetti mai essere rimpiazzato da

niente, perché non esiste altro astratto). 

 

Foucault fa infine un uso ancora più personale di gay e omosessuale e della loro differenza.

 

Come vedete è una storia lunga e complicata e forse non è ancora finita.

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Il termine gay non è nato oggi con i movimenti ma ha una lunga storia alla sua spalle

che è necessario conoscere almeno per sommi capi.

 

Isher, ti faccio notare che non ho scritto che il termine gay nasce con i movimenti, ma che si afferma grazie ai movimenti. :sisi:

C'è una certa differenza. L'utilizzo quasi universale del termine gay oggi non è dovuto all'utilizzo che ne fa Boswell o Foucault.

 

L'italiano (ma non solo) che oggi usa la parola gay la ricollega all'infinita lista di movimenti che utilizzano questo termine nel loro nome e alle loro rivendicazioni, oltre al famoso/famigerato (a seconda dei punti di vista) gay pride. La ricollega al gay "felice", al gay in lotta per la propria affermazione (o al gay che "ostenta la propria omosessualità" sempre a seconda dei punti di vista).

 

Ricordi l'analisi dell'articolo de Il Foglio? Questo mi conferma che anche gli eterosessuali hanno la stessa percezione del termine.

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L'utilizzo quasi universale del termine gay oggi non è dovuto all'utilizzo che ne fa Boswell o Foucault.

 

L'italiano (ma non solo) che oggi usa la parola gay la ricollega all'infinita lista di movimenti che utilizzano questo termine nel loro nome e alle loro rivendicazioni,

La ricollega al gay "felice", al gay in lotta per la propria affermazione (o al gay che "ostenta la propria omosessualità" sempre a seconda dei punti di vista).

 

 

Io invece credo che l'utilizzazione odierna del termine gay debba molto a Boswell e a Foucault.

Anche se non è alla lettera la loro (che tra l'altro sono diverse).

 

Naturalmente chi non sa nemmeno chi siano Boswell e Foucault ne prescinderà, e ripeterà dal comune linguaggio,

che in fin dei conti è proprietà di tutti e di nessuno, un termine di cui ignora come si sia formata l'accezione "positiva", "militante", a fronte dell'originaria accezione negativa, e "nascosta".

 

Certo, ognuno è libero di proiettare sui termini del linguaggio determinate connotazioni, valorizzazioni o devalorizzazioni.

Alcune sono del tutto lecite, perché non recano danno a nessuno, e fanno piacere a chi le usa,

ad esempio intendere gay come "felice". Anche se io dubito fortemente che chi si dice gay voglia comunicare il messaggio che è felice. Ma già dire che "omosessuale" rimanda a Freud e a una visione psicopatologica dell'omosessualità è una semplificazione; rimanda anche a questo, ma non solo a questo: come ho ricordato, il primo movimento politico organizzato della contemporaneità in Europa, il Front homosexuel d'action révolutionnaire, impiega «omosessuale». Per questo omosessuale può altrettanto bene di gay, e in certi casi anche meglio, essere impiegato in un contesto politico e militante, e di fatto

è cosa che avviene regolarmente.

 

Tutto dipende dal contesto, dal tipo di elocutio, da mille altri sottili fattori del codice linguistico.

 

Per questo nel mio primo post ho esposto il modo in cui la vedo io. I termini vanno usati con un certo distacco,

alternandoli, (oppure vanno impiegati ora l'uno ora l'altro per ottenere un determinato effetto presso un uditorio), in modo, quindi, da comunicare e far circolare un valore comune di inclusione e il ripudio di una antropologizzazione operata a partire dai nomi, che oltretutto mi sembra un po' ridicola (anche se tu a 20 anni fai benissimo a respirare a pieni polmoni tutto il significato positivo che riesci a estrarre da, o proiettare su, gay - e questo io lo capisco perfettamente).

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Alcune sono del tutto lecite, perché non recano danno a nessuno, e fanno piacere a chi le usa,

ad esempio intendere gay come "felice". Anche se io dubito fortemente che chi si dice gay voglia comunicare il messaggio che è felice.

 

Ho usato il termine "felice" influenzato dal significato etimologico della parola gay e dall'articolo de Il Foglio, ma se non ti piace felice, sostituisci pure con "orgoglioso". Il concetto non cambia.

A me sembra innegabile che la parola "gay" sia collegata non necessariamente al gay felice, ma al gay che pretende di essere felice. Così come la parola "omosessuale" sia più una parola fredda usata in ambito psicologico. Detto questo non fingo di aver condotto ricerche al riguardo, quindi tutto questo è semplicemente frutto delle mie impressioni, che però mi paiono confermate dalle impressioni di altre persone intorno a me.

 

Ma già dire che "omosessuale" rimanda a Freud e a una visione psicopatologica dell'omosessualità è una semplificazione; rimanda anche a questo, ma non solo a questo:

 

Ma certo che non rimanda solo a questo! :sisi:

Non vorrei che le mie affermazioni venissero interpretate troppo rigidamente: tutto quello che dico è che la parola "omosessualità" rimanda più a quella visione, mentre "gay" all'altra. Detto questo è evidente e scontato che le due parole sono sinonimi e quindi questo non è il loro unico ambito di utilizzo.

 

come ho ricordato, il primo movimento politico organizzato della contemporaneità in Europa, il Front homosexuel d'action révolutionnaire, impiega «omosessuale».

 

Perdona la mia ignoranza, ma cosa intendi dicendo che è il "primo movimento politico omosessuale"? Forse mi sbaglio (o si sbaglia Wikipedia), ma a quel che ne sapevo io, movimenti omosessuali esistevano già decenni prima, per esempio nella Berlino prenazista:

 

Before the advent of the Third Reich, Berlin was considered a liberal city, with many gay bars, nightclubs and cabarets. There were even many drag bars where tourists straight and gay would enjoy female impersonation acts. Hitler decried cultural degeneration, prostitution and syphilis in his book Mein Kampf, blaming at least some of these on Jews.

 

Berlin also had the most active LGBT rights movement in the world at the time. Jewish doctor Magnus Hirschfeld had co-founded the Scientific-Humanitarian Committee (Wissenschaftlich-humanitäres Komitee, WhK) in Berlin in 1897 to campaign against the notorious Paragraph 175 law that made sex between men illegal. The committee also sought social recognition of homosexual and transgender men and women. It was the first public gay rights organization.

 

Ovviamente visto che sei molto più colto di me, chiedo chiarimenti a te.  :sisi:

 

 

Detto ciò, poiché il linguaggio evolve, oggi mi sembra che il termine gay sia maggiormente associato ai movimenti gay, e sia quello maggiormente utilizzato dai movimenti gay. Negli anni '70 non sarà stato così (non saprei, non c'ero), ma oggi mi sembra che la situazione sia questa.

 

Fermo restando che "gay" e "omosessuale" sono e rimangono sinonimi. Ma tutti i sinonimi hanno sfumature di significato leggermente differenti. Anche "testa" e "capo" sono sinonimi, eppure hanno significati leggermente diversi.

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Imho sono sinonimi, ma in Italia da qualche anno fa piu' fico (anzi cool, tanto per restare in tema) usare i corrispettivi termini inglesi...i tassi' ormai sono chiamati rigorosamente taxi, le prostitute escort, le riunioni conference o meeting, e via dicendo...

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il primo movimento politico organizzato della contemporaneità in Europa, il Front homosexuel d'action révolutionnaire, impiega «omosessuale».

 

Loup-garou, ho detto il primo movimento «della contemporaneità»!

Non del secolo.

 

Se è per questo ci sono stati piccoli movimenti o gruppi omosessuali organizzati nell'immediato dopoguerra,

in Germania, o gruppi molto più importanti e capillarmente organizzati in Francia: vedi «Arcadie»,

che visse dal 1954 al 1982: tanto, tantissimo.

 

Ma il FHAR segna l'inizio di un'altra epoca, e anche di un'altra concezione della lotta politica, di un

movimento omosessuale e del rapporto con la società e la cultura: dicevo, della contemporaneità.

 

Per il resto: omosessuale è una parola più fredda, come dici tu, e in generale più "drammatica"

e "seria", ma anche più carica di storia e con una carica politica sempre molto forte, come ho detto io,

e ognuno potrebbe continuare con le proprie associazioni. Anche gay assume sfumature

diverse a seconda dei luoghi e dei contesti. Non è sempre una parola calda e orgogliosa.

In una trasmissione televisiva condotta da Maria de Filippis dirsi gay è fare uso

di un linguaggio politicamente corretto, se non accomodante. E si potrebbero ancora dire molte cose.

 

Tutto questa dimostra che tutte queste parole ci appartengono, appartengono alla nostra storia,

hanno un uso differenziato e da contestualizzare,

e che non c'è ragione di ridurle a una tonalità o a un significato univoci.

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aforcefromthepast

Salve a tutti,

é la prima volta che mi intrometto tra queste righe, e non ho mai avuto modo e sufficiente voglia di farlo (pigrizia patologica), ma adocchiato il tema mi sono interessato. Su wikipedia (scusate lo sforzo) http://it.wikipedia.org/wiki/Gay

si legge che

 

"La scarsa conoscenza delle origini del movimento gay da parte della generazione più giovane di omosessuali, ha favorito la diffusione negli Usa di una leggenda urbana secondo cui gay nascerebbe come acronimo delle parole Good As You ("buono/valido quanto te"), che sarebbero state utilizzate, per la prima volta, attorno agli anni venti del secolo scorso, in California, in una manifestazione di omosessuali.

 

Questa spiegazione è del tutto fantasiosa e, come si è visto, non ha nulla a che vedere con le reali origini della parola e del suo uso" (che sarebbero da ricondurre al provenzale 'gai', "allegro", "gaio", "che dà gioia").

 

Nonostante sia un significato 'postumo' uso 'gay' giusto per questo motivo, dato che l'immagine di spensieratezza non mi pare si addica troppo (almeno storicamente) a quella che è ed è stata l'omosessualità in tutte le sue declinazioni.

 

En passant, che ne dite del termine 'queer'?  (http://it.wikipedia.org/wiki/Queer)

 

So che è ridicolo usarlo al posto di 'gay' o 'omosessuale', ma dato che gli anglismi ormai stanno subissando l'italiano anche nella terminologia più scontata (purtroppo), queer mi pare il meno peggio per prendere le distanze da certi cliché.

Inventarsi qualcosa in italiano? Forse sarebbe un pò 'passatista' e inutile, come tutti i termini inventati ad hoc. E poi, considerando che in questo paese di Cuccagna anche i termini più semplici prendono non doppi, ma decupli significati... continuiamo ad arrabattarci tra gay e omosessuale, anche se la cosa non è esaltante :sisi:

saluti,

elio

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continuiamo ad arrabattarci tra gay e omosessuale, anche se la cosa non è esaltante :sisi:

saluti,

elio

 

Gay e Omosessuale sono molto preferibili a Queer per tante ragioni, la prima delle quali è che entrambi hanno un

termine corrispettivo, Straight e Eterosessuale: il che mi sembra giusto.

 

Prima di Omosessuale c'era Sodomita. Qualcuno lo vuole resuscitare?

 

 

PS. Elio, non essere tanto pigro! :sisi:

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aforcefromthepast

il primo movimento politico organizzato della contemporaneità in Europa, il Front homosexuel d'action révolutionnaire, impiega «omosessuale».

 

[...]tutte queste parole ci appartengono, appartengono alla nostra storia,

hanno un uso differenziato e da contestualizzare,

e che non c'è ragione di ridurle a una tonalità o a un significato univoci.

 

 

Già, affidiamoci alle (migliori) sfumature, non sia mai che ne acquisiscano di ulteriori col progredire dei tempi. Però 'queer' suona così alternativo! :sisi:

Saluti

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in realtà ha ragione l'ipotesi della fondazione infantile del linguaggio di eco:

"amante" è una parola bellissima, attiva, bla bla bla,

mase ci penso c'è una borghese con il viso sporco di varie

inutili sostanze chimiche, perchè così pensavo a 5 anni.

 

a 5 anni "omosessuale" era una cosa migliore di "gay",

e così oggi.

 

cioè: la propria storia viene -prima- di quella del mondo,

e del linguaggio.

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omosessuale è un'etichetta di tipo scientifico, che nasce dalla necessità di identificare nella cultura positivistica le persone che amano quelle del loro stesso sesso: così come tutti i nomi di ordine scientifico, si prelevano suffissi e parole dal greco antico e si formano neologismi.

gay è ripreso dall'antico provenzale con il significato di "gaio", ma sicuramente avrà subito, nel corso dei secoli, un'evoluzione di significato, come succede per tutte le parole, tanto da portare i gay a eleggerla a propria formula identificativa. Devo ancora informarmi bene, però, sulla storia di questa parola.

 

Per quanto riguarda il mio gusto personale, preferisco di gran lunga gay a omosessuale. Omosessuale mi fa pensare a un "soggetto" nel senso medico, biologico, del termine, mi fa pensare a quei nomi che si danno alle piante, o agli animali per studiarli meglio, trovando parole che ne sintetizzino le caratteristiche: così una persona è ridotta a "omo-sessuale": da questa parola non si evidenziano caratteristiche umane, personali, ma solo le caratteristiche "animalesche", prettamente sessuali.

La parola gay, invece, si porta dietro una storia fatta di esseri umani che hanno sbagliato, che hanno lottato, che hanno sofferto, che hanno vinto; una cultura che nel bene o nel male è arrivata fino ai giorni nostri, che sta subendo un'evoluzione. Evolvendosi la realtà, la condizione umana che identifica, si evolve il significato della parola stessa, non dimentica, mai, però, della sua storia e dei suoi significati passati, dispregiativi o positivi. E' all'interno di questa storia, di questa cultura, gay, che noi ci muoviamo oggi e la promuoviamo, rafforzandola o, se vogliamo, la ribaltiamo, la rivoluzioniamo, ma non la rinneghiamo. E' all'interno di questa grande storia che, anche nelle nostre scelte più controcorrente, noi costruiamo la nostra storia, unica, irripetibile, personalissima.

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Avete gia' messo molte risposte, ma come sempre intervengo a dirvi che questo topic gia' c'era: http://www.gay-forum.it/forum/index.php/topic,1411.0.html

 

La sezione ha un indice... gli indici sono noiosi e faticosi da compilare: il minimo che potete fare e' riconoscere lo sforzo della persona che si e' presa la briga di scriverlo, consultandolo.

 

Lascero' questo topic qui per circa 48 ore dopodiche' verra' unito a quello sopra citato.

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Sì... sì... il thread è antico....

 

Se io sto parlando solo con militanti gay della mia sponda

utilizzo il - o litigo sul - temine QUEER.

Perché il termine "gay" non è solo familiare per "omosessuale"

ma indica anche un immaginario fatto di riferimenti culturali

di cui non necessariamente devo sentirmi partecipe.

 

A voler tagliare le cose con il coltellaccio:

1) Se vado al Gay Pride, ma non ascolto Madonna: sono Queer

2) Se vado al Gay Pride ed ascolto Madonna: sono Gay

3) Se non vado al Gay Pride e non ascolto Madonna: sono Omosessuale

4) Se non vado al Gay Pride e ascolto Madonna: sono un Frocio

 

In questo schema "Frocio" è volutamente offensivo

e indica lo stereotipo del gay imbevuto di cultura gay,

ma disinteressato a dare ad essa una valenza politica

(quello che va nei locali ArciGay ma non alle manifestazioni ArciGay)

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Parlando con diversi ragazzi anglofoni ho spesso notato che queer ha un'implicazione di attivismo che spesso non è praticato. Usano perlopiù il termine gay che è più easymgoing

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Queer va bene per tutti ( gay, lesbo, bisessuali, intersessuali e chi volete voi...)

direi che sia una parola impiegata per unire, alcuni dicono un termine ombrello

contro ogni stereotipo in origine etero poi anche gli sterotipi gay, interni alla

Comunità.

 

All'inizio degli anni '90 viene impiegata in questo senso, ma anche in senso

strettamente militante da quei militanti che aderiscono alla Teoria Queer, intendendo

con ciò differenziarsi dai gay della generazione precedente.

 

Il pregio è che viene recuperata per unire, il difetto è che alcuni iniziano poi

ad usarla per non definirsi. Per reazione quindi si inizia ad insinuare l'idea che

sia una definizione "comoda", da ciò suppongo l'impiego con implicazione

di "attivismo non praticato".

 

Come avrete notato dall'intervento di Isher il gergo gay risente molto

della generazionalità. La stessa parola spesso transita da generazione a

generazione con sfumature di significato in opposizione fra di loro.

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thewishmaster

omosessuale ==> termine scientifico.. a me da quasi sempre l'impressione di essere un nome per un malato terminale

gay ==> termine più usato (credo) e quindi comune... quando lo pronuncio la mia voce si abbassa automaticamente, la pancia si contrae e inizio a sudare (senza un perchè xD)

frocio ==> termine che odio più di ogni altra cosa!!!

 

ma allora come mi devo chiamare senza avere effetti collaterali???  :sisi:

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Scusate, alla fine ho unito prima del previsto visto che Almadel ha fatto lo sforzo (molto apprezzato, grazie) di trasferire la discussione nel luogo giusto.

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A voler tagliare le cose con il coltellaccio:

1) Se vado al Gay Pride, ma non ascolto Madonna: sono Queer

2) Se vado al Gay Pride ed ascolto Madonna: sono Gay

3) Se non vado al Gay Pride e non ascolto Madonna: sono Omosessuale

4) Se non vado al Gay Pride e ascolto Madonna: sono un Frocio

 

 

 

 

sei un genio

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