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Elezioni presidenziali negli USA del 2020


Aarwangen

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Bullfighter4
Just now, marco7 said:

Il fatto che hai un marito nero non significa che tu non sia razzista.

Eccoti qua. Come stavo dicendo...

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26 minutes ago, marco7 said:

Il fatto che hai un marito nero non significa che tu non sia razzista.

ogni tanto riesci a superare perfino te stesso (e ce ne vuole....)

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Un giorno sei leghista, un giorno sei comunista. Ormai non ti trovo più sexy e poi tutto questo mi confonde. Ma la cosa più sconvolgente rimane il fatto che che tu abbia letto un mio intervento dopo tutti quei fioretti fatti a Santa Maria di Monte Berico. That's shocking.

Comunque lo sappiamo tutti che ti scopi i passivi dei centri sociali e i comunistoidi solamente perché è facile fingersi intelligente e brillanti citando qualche autore/pittore/personaggio storico con loro e che la massa non conosce ma solo perché ci sono tanti ignoranti, a chi vuoi darla a bere?

@Demò

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oltre che virili in tutto quel queerismo e cancellazione dei sessi tradizionali tipico di quei luoghi a luci rosse. 

Edited by SabrinaS
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Stando ai dati che si trovano in rete il tasso di povertà fra i bianchi è del 10% mentre fra i neri del 20%, la differenza c'è ma non così marcata e in termini assoluti, considerando che i bianchi sono la maggioranza della popolazione, sono molti di più i bianchi poveri

Sicuramente esiste una questione razziale che si combina a quella di classe, cioè la schiavitù prima e la segregazione razziale poi hanno avuto effetti che ancora permangono e sono causa dell'ancora presente segregazione de facto di molti neri e del maggior tasso di povertà presente. Quindi parlare di razzismo sistemico ha anche un suo senso. Poi da segregazione e maggior povertà deriva una maggior propensione alla criminalità che spinge ad un maggior bias razziale da parte della polizia e il sistema giudiziario in un circolo vizioso senza fine

Il problema è che negli USA si parla unicamente della questione razziale ignorando totalmente la prospettiva di classe che è quella preminente e da cui può arrivare una soluzione. L'approccio sociologico e il dibattito sono impostati in modo totalmente sbagliato, con effetti tossici e divisivi. E mi riferisco in particolare alla retorica del privilegio (fra cui il "white privilege") e della "white supremacy" che finiscono per orizzontalizzare i conflitti sociali e creare una guerra razziale, perdendo totalmente di vista la reale determinante di privilegio che è la ricchezza. Il bianco povero che fa fatica ad arrivare a fine mese viene considerato "privileged" mentre la nera benestante "oppressed", e logicamente il bianco povero si indispone e si incazza a sentirsi dare del privilegiato solo in quanto bianco 

Quindi se è vero che a monte ci sono anche cause razziali, la soluzione non può che venire considerando una prospettiva di classe (che non significa ignorare quella razziale, semplicemente è secondaria). E ho ben poca fiducia in un cambiamento della situazione e un'evoluzione in positivo

Aggiungo che se c'è una cosa su cui mi irrigidisco e mi indispongo come su poche cose è il tentativo di molti di trasporre le dinamiche sociali e i termini di dibattito americani in Europa, americanizzando quello che è il filtro attraverso cui vengono analizzate le nostre dinamiche sociali. E mi riferisco in particolare al tentativo di introdurre qui la retorica del privilegio, parlare dei paesi europei come di paesi dominati dalla "white supremacy" e dal razzismo sistemico, e via dicendo. Tutte le menate del progressismo e del mondo accademico sociologico statunitense, da cui più ci teniamo alla larga meglio è

Edited by Uncanny
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Bullfighter4
17 minutes ago, Uncanny said:

Stando ai dati che si trovano in rete il tasso di povertà fra i bianchi è del 10% mentre fra i neri del 20%, la differenza c'è ma non così marcata e in termini assoluti, considerando che i bianchi sono la maggioranza della popolazione, sono molti di più i bianchi poveri

Sicuramente esiste una questione razziale che si combina a quella di classe, cioè la schiavitù prima e la segregazione razziale poi hanno avuto effetti che ancora permangono e sono causa dell'ancora presente segregazione de facto di molti neri e del maggior tasso di povertà presente. Quindi parlare di razzismo sistemico ha anche un suo senso. Poi da segregazione e maggior povertà deriva una maggior propensione alla criminalità che spinge ad un maggior bias razziale da parte della polizia e il sistema giudiziario in un circolo vizioso senza fine

Il problema è che negli USA si parla unicamente della questione razziale ignorando totalmente la prospettiva di classe che è quella preminente e da cui può arrivare una soluzione. L'approccio sociologico e il dibattito sono impostati in modo totalmente sbagliato, con effetti tossici e divisivi. E mi riferisco in particolare alla retorica del privilegio (fra cui il "white privilege") e della "white supremacy" che finiscono per orizzontalizzare i conflitti sociali e creare una guerra razziale, perdendo totalmente di vista la reale determinante di privilegio che è la ricchezza. Il bianco povero che fa fatica ad arrivare a fine mese viene considerato "privileged" mentre la nera benestante "oppressed", e logicamente il bianco povero si indispone e si incazza a sentirsi dare del privilegiato solo in quanto bianco 

Quindi se è vero che a monte ci sono anche cause razziali, la soluzione non può che venire considerando una prospettiva di classe (che non significa ignorare quella razziale, semplicemente è secondaria). E ho ben poca fiducia in un cambiamento della situazione e un'evoluzione in positivo

Aggiungo che se c'è una cosa su cui mi irrigidisco e mi indispongo come su poche cose è il tentativo di molti di trasporre le dinamiche sociali e i termini di dibattito americani in Europa, americanizzando quello che è il filtro attraverso cui vengono analizzate le nostre dinamiche sociali. E mi riferisco in particolare al tentativo di introdurre qui la retorica del privilegio, parlare dei paesi europei come di paesi dominati dalla "white supremacy" e dal razzismo sistemico, e via dicendo. Tutte le menate del progressismo e del mondo accademico sociologico statunitense, da cui più ci teniamo alla larga meglio è

Ma infatti questo thread e’ sugli Stati Uniti...

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5 minutes ago, Bullfighter4 said:

Ma infatti questo thread e’ sugli Stati Uniti..

Certo, infatti non mi riferivo a questo

Un conto è parlare da esterni - come stiamo facendo in questa discussione - delle dinamiche e delle problematiche americane che si applicano alla società americana 

Un conto è voler applicare queste dinamiche e i relativi termini di dibattito alle società europee inclusa quella italiana, cosa che specie sui social ho visto fare diverse volte (non qui sul forum invece)

Edited by Uncanny
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Se la polizia americana prende a botte e ammazza sopratutto neri ci sara' un qualche motivo. Forse razzismo, forse altro ma ci sara' un motivo.

Ricordo quella tipa nel parco di NY che poco tempo fa minacciava un nero di chiamare la polizia contro di lui solo perche' il nero le chiede di tenere al guinsaglio il cane come previsto dal regolamento del parco. Ci sara' un motivo se quella tipa ha minacciato il nero di chiamare la polizia, sa che la polizia coi neri ci va giu' duro e che i neri hanno il terrore della polizia.

un nero sportivo che ora sta in svizzera ha avuto una gamba rotta dalla polizia americana per non aver fatto nulla e malgrado fu collaborativo con la polizia. Non ricordo i dettaglio ora.

Edited by marco7
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Just now, marco7 said:

Se la polizia americana prende a botte e ammazza sopratutto neri ci sara' un qualche motivo. Forse razzismo, forse altro ma ci sara' un motivo

L'ho già detto il motivo

"la schiavitù prima e la segregazione razziale poi hanno avuto effetti che ancora permangono e sono causa dell'ancora presente segregazione de facto di molti neri e del maggior tasso di povertà presente. Quindi parlare di razzismo sistemico ha anche un suo senso. Poi da segregazione e maggior povertà deriva una maggior propensione alla criminalità che spinge ad un maggior bias razziale da parte della polizia e il sistema giudiziario in un circolo vizioso senza fine"

La concatenazione di cause è: schiavismo e segregazione razziale > segregazione de facto e tasso di povertà maggiore (razzismo sistemico) > maggior propensione alla criminalità dei neri > bias razziale da parte della polizia > maggior propensione all'utilizzo della violenza verso i neri da parte della polizia

Il bias razziale è razzismo, che può essere inconscio oppure conscio e attivo (come nel caso del poliziotto che ha ucciso Floyd)

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In tutti i paesi esistono dei poveri ma non ovunque vengono presi a bastonate dalla polizia e uccisi.

dai numeri che ho letto sui morti dovuti alla polizia americana su neri e su bianchi non credo che la poverta' maggiore dei neri giustifichi quei numeri.

Il fatto che il sistema americano tolleri un numero cosi' elevato di morti dovuti alla polizia fa capire che e' un sistema sbagliato, sopratutto perche' i poliziotti che uccidono non subiscono di regola alcuna conseguenza negativa.

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26 minutes ago, marco7 said:

In tutti i paesi esistono dei poveri ma non ovunque vengono presi a bastonate dalla polizia e uccisi.

Questo è dovuto all'eccessiva militarizzazione della polizia americana, che sicuramente va riformata totalmente

Secondo le statistiche che leggo i neri hanno 2,5 volte maggior possibilità di essere uccisi dalla polizia. Se i bianchi sono per il 10% poveri e i neri per il 20%, la possibilità di essere uccisi è praticamente direttamente proporzionale al tasso di povertà. 

Poi ovviamente subentra il bias razziale, ma in generale non mi sembra che le differenze di trattamento fra bianchi e neri siano così eccessive

Chart: Black Americans 2.5X More Likely Than Whites to Be Killed ...

 

Edited by Uncanny
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Un articolo di fine 2019 che spiega un po'

https://lospiegone.com/2019/12/13/la-police-brutality-negli-stati-uniti/

 

e uno che dice che i morti causati dalla polizia vengono divisi in 'giustificati' e non giustificati, il che vuol gia' dire molto.

https://www.linkiesta.it/2020/05/george-floyd-afroamericano-ucciso-minneapolis/

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1 hour ago, Uncanny said:

Se i bianchi sono per il 10% poveri e i neri per il 20%, la possibilità di essere uccisi è praticamente direttamente proporzionale al tasso di povertà. 

Spiego meglio

Il tasso di povertà e la propensione al crimine sono positivamente correlati 

La propensione al crimine e la possibilità di essere uccisi dalla polizia sono positivamente correlati 

Quindi: il tasso di povertà e la possibilità di essere uccisi dalla polizia sono positivamente correlati 

Poi ovviamente anche il bias razziale impatta in modo non indifferente 

 

La polizia americana è in ogni caso a prescindere da riformare radicalmente, le proteste nei suoi confronti sono sacrosante. E sacrosanto è stato il rogo della centrale di polizia di Minneapolis

Edited by Uncanny
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Sei solo un bianco cisgender settentrionale borghese privilegiato che vuole insegnare agli oppressi come e quando manifestare e spiegare cosa significa essere oppressi o chi è quando sia povero davvero o no. Vado a dormire schifata. 

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10 minutes ago, SabrinaS said:

Sei solo un bianco cisgender settentrionale borghese privilegiato che vuole insegnare agli oppressi come e quando manifestare e spiegare cosa significa essere oppressi o chi è quando sia povero davvero o no. Vado a dormire schifata. 

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A me basta avere il sex privilege di Nicki, del resto chi se ne frega  Finché non potrò scopare quattro volte a notte mi considererò oppresso 

Edited by Uncanny
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Paedicator1987
On 6/7/2020 at 11:52 PM, Uncanny said:

E sacrosanto è stato il rogo della centrale di polizia di Minneapolis

Un altro che si è bevuto il cervello.

Ma sì mettiamo tutto e tutti a ferro e fuoco per protestare contro alcuni.

Speriamo solo di non finirci anche noi nei roghi appiccati dai protestatari a oltranza perché è facile accendere la miccia ma è difficile spegnere il fuoco.

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Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani dell'Amministrazione Trump ha approvato una norma per cancellare le protezioni previste per i transgender nell'Affordable Care Act (ObamaCare).

La decisione cancella la norma approvata dall'Amministrazione Obama che protegge queste persone dalla discriminazione sulla base dell'"identità di genere" così come del sesso, che viene ora definito come “maschio o femmina come previsto dalla biologia”.

Con la cancellazione di questa norma sarà più semplice per dottori, ospedali e compagnie di assicurazione negare ai pazienti transgender trattamenti sanitari come la isterectomia (transizione di genere), se la struttura fosse stata in grado di fornire quel tipo di trattamento.

HHS non ha comunque voluto rispondere a commenti richiesti da parte di Axios su come la nuova norma impatterà sui transgender e sulle persone della comunità LGBTQ che chiederanno assistenza sanitaria nel mezzo dell'emergenza COVID-19.

Associazioni per la difesa dei diritti LGBTQ come Lambda Legal che Human Rights Campaign hanno annunciato la propria intenzione di presentare esposti alle corti federali contro questa decisione, affermando che in questo modo non si garantisce più "l'uguaglianza prevista dalla legge" per le comunità più marginalizzate come quella LGBTQ.

La decisione del Presidente Donald J. Trump è stata a lungo anticipata dai fornitori di servizi sanitari collegati ad enti religiosi, i quali hanno sostenuto che l'amministrazione intendeva rafforzare il loro diritto a non fornire un trattamento contrario ai loro principi etici e di fede.

La revoca della protezione dell’ACA, da parte dell'amministrazione repubblicana, è giunta proprio nel mese dedicato al Pride della comunità omosessuale e nella ricorrenza della tragica sparatoria del nightclub Pulse di Orlando, in Florida, costata la vita a 49 persone della comunità LGBTQ+.

Molti commentatori hanno visto in questa decisione un favore da parte dell'amministrazione verso le associazioni ed enti cristiano-conservatori per non far mancare il loro sostegno al Presidente Trump il prossimo mese di novembre.

Edited by Serpente
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Da giorni negli Stati Uniti vengono diffusi sondaggi molto preoccupanti per il presidente in carica, Donald Trump, e favorevoli per il suo avversario del Partito Democratico, Joe Biden. Alle elezioni presidenziali mancano ancora cinque mesi, durante i quali potrebbero cambiare moltissime cose: nel frattempo però possiamo fare qualche valutazione sullo stato di salute delle due candidature, e delle strategie che potrebbero seguire nei prossimi mesi.

Il sondaggio che in assoluto è circolato di più lo ha realizzato alcuni giorni fa CNN e mostra Biden in vantaggio di 14 punti su Trump su un campione di elettori presenti negli elenchi elettorali. Il divario può sembrare enorme, ma vanno precisate alcune cose. La prima riguarda i sondaggi in quanto tali, che dopo le elezioni del 2016 sono stati accusati di aver sbagliato clamorosamente le proprie previsioni: una cosa non completamente vera. I sondaggi nazionali hanno predetto il risultato con esattezza – davano Clinton circa tre punti avanti a Trump, e Clinton ha concluso due punti avanti a Trump – mentre quelli statali hanno sbagliato in tre stati, che Trump ha vinto per pochissimi voti e sono risultati decisivi: Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. La diffusa convinzione che Trump non potesse vincere era sostenuta più dagli opinionisti che dai sondaggi.

La seconda è che queste settimane non sono il periodo peggiore in assoluto per il consenso di Trump. Secondo una media calcolata da FiveThirtyEight, oggi Trump ha un tasso di popolarità del 41,1 per cento, mentre il suo operato non piace al 54,9 per cento degli americani. È un dato basso ma non bassissimo: era stato inferiore sia nei primissimi mesi del suo mandato sia nei primi mesi del 2019. Nonostante le apparenze – che riguardano soprattutto la sua gestione disastrosa della pandemia da coronavirus e delle estese proteste per il razzismo – Trump non è nel momento peggiore del suo mandato per quanto riguarda il tasso di approvazione del suo operato.

Alle elezioni presidenziali statunitensi, inoltre, non vince il candidato più votato in assoluto su base nazionale: il presidente viene eletto da una serie di delegati che vengono assegnati in base ai risultati elettorali in ciascuno stato. Se un certo stato assegna 100 delegati, vengono assegnati al candidato che ottiene anche un solo voto in più in quel singolo stato. In alcuni stati i Democratici o i Repubblicani sono talmente forti e in vantaggio che quasi non fanno campagna elettorale. Per diventare presidente, quindi, non è necessario ottenere più voti dell’avversario, ma batterlo in alcuni stati chiave dove il voto è distribuito in modo più equilibrato (sono i cosiddetti swing states).

Alle elezioni presidenziali del 2016 Trump ottenne il 46,1 per cento dei voti totali, due punti in meno rispetto alla candidata Democratica, Hillary Clinton. Eppure vinse lo stesso perché ottenne 304 delegati contro i 227 di Clinton. Per questo i sondaggi su base nazionale – che nel 2016 avevano correttamente individuato il vantaggio di Clinton – contano fino a un certo punto.

Gli ultimi dati restano comunque piuttosto preoccupanti per il comitato elettorale di Trump. Sia Jimmy Carter sia George H.W. Bush, cioè gli ultimi due presidenti a non essere rieletti, avevano un tasso di approvazione inferiore al 40 per cento nell’ultimo periodo del proprio mandato: un dato da cui Trump non è così lontano.

Biden, dall’altra parte, sembra messo decisamente meglio. Rispetto ai voti ottenuti da Clinton nel 2016 sembra avere un consenso molto più ampio in alcune fasce decisive dell’elettorato, come le persone sopra ai 65 anni e i laureati. Secondo un sondaggio di inizio maggio Biden ha anche un vantaggio di circa 30 punti fra gli elettori che non apprezzano particolarmente nessuno dei due candidati. Al momento però il suo consenso fra le minoranze etniche è inferiore rispetto a Clinton: anche per questo, forse, negli ultimi giorni si è parlato molto della possibilità di candidare come vicepresidente una donna afroamericana.

Dato che Trump rimane popolarissimo fra i Repubblicani – e quindi i Democratici hanno poche speranze di “sfondare” negli stati che votano più a destra – per Biden sarà ancora più importante vincere negli swing states.

Secondo un recente sondaggio di Priorities USA, un gruppo che sostiene apertamente i Democratici, Biden è in vantaggio in cinque swing states che nel 2016 erano stati vinti da Trump: Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Arizona e North Carolina, mentre Biden e Trump sarebbero praticamente pari in Florida.

Anche il sito Real Clear Politics, che calcola una media dei principali sondaggi, dà Biden in vantaggio di sette punti in Michigan e di circa tre punti in Pennsylvania, Wisconsin, Arizona e Florida. Gli basterebbe vincere in due di questi quattro stati per essere presidente. Il vantaggio di Trump inoltre è apparentemente molto sottile in due stati storicamente Repubblicani, Texas e Georgia, che da tempo stanno cambiando dal punto di vista demografico: in Texas Real Clear Politics dà Trump in vantaggio di circa due punti – nel 2016 aveva staccato Clinton di quasi 10 – mentre in Georgia un sondaggio di qualche settimana fa aveva dato addirittura in vantaggio Biden (anche se la media di Real Clear Politics segnala Trump ancora davanti).

La stessa Priorities USA però avverte che se Biden perdesse 3 punti percentuali in due fasce chiave dell’elettorato – i bianchi non laureati e i non-bianchi – Trump sarebbe avanti in Florida e North Carolina, mentre raggiungerebbe Biden in Pennsylvania e Arizona.

Mentre Biden in queste settimane sta ragionando su come allargare la propria base e coinvolgere nuovi e diversi pezzi dell’elettorato – oltre ad annunciare la candidata vicepresidente, nelle prossime settimane dovrebbe avviare i “Repubblicani per Biden”, un gruppo di influenza per raccogliere i Repubblicani moderati stufi di Trump – Trump seguirà probabilmente la strategia che nel 2016 ha contribuito alla sua vittoria: massimizzare il consenso all’interno del partito e sperare che sia sufficiente a vincere negli stati più in bilico.

Le stime di queste settimane indicano che la corsa è ancora ampiamente aperta: senza contare che la campagna elettorale vera e propria – quella in cui gli americani vengono bombardati di spot, in cui i candidati si confrontano nei dibattiti e in cui i partiti si organizzano per portare più gente possibile al seggio – deve ancora iniziare.

Alcuni altri sondaggi, diversi da quelli che misurano il consenso del presidente in carica e del suo avversario, mostrano comunque che i prossimi mesi per Trump potrebbero essere in salita. Secondo un recente sondaggio di NBC News l’80 per cento degli americani ritiene che la situazione del paese sia fuori controllo – il 92 per cento dei Democratici e il 66 per cento dei Repubblicani – mentre l’appoggio per le istanze del movimento Black Lives Matter è aumentato del 28 per cento nelle ultime due settimane.

https://www.ilpost.it/2020/06/14/sondaggi-trump-biden/

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Quando Anthony Kennedy lasciò la carica di giudice della corte suprema degli Stati Uniti, nel 2018, i sostenitori dei diritti degli omosessuali si rammaricarono per l’uscita di scena di un uomo che aveva permesso quattro ampliamenti dei diritti di gay e lesbiche, tra cui la storica decisione del 2015 di applicare le leggi sul matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Dopo la sostituzione di Kennedy con il più conservatore Brett Kavanaugh e l’arrivo di Neil Gorsuch, due giudici nominati dal presidente Donald Trump, gli attivisti per i diritti LGBT temevano che questi progressi si sarebbero fermati. Ma il 15 giugno la corte suprema ha dissipato tali timori con una decisione di grande rilievo, che protegge i gay e i transgender dalla discriminazione sul luogo di lavoro.

Con sei voti favorevoli e tre contrari, i giudici hanno stabilito che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964, che vieta la discriminazione “a causa di” diverse caratteristiche tra cui “il sesso”, proibisce il licenziamento di un lavoratore sulla base del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere. Sorprendentemente l’opinione della maggioranza è stata scritta da Gorsuch.

In circa metà degli Stati della federazione non esistono leggi specifiche sui diritti civili che proteggano i lavoratori gay e transgender. Questo significa che, fino alla sentenza di ieri sul caso conosciuto come Bostock v Clayton County, in buona parte degli Stati Uniti un dipendente poteva sposare una persona dello stesso sesso nel fine settimana ed essere legalmente licenziato perché gay non appena si fosse ripresentato al lavoro. In futuro circa 8,1 milioni di lavoratori LGBT di tutti gli Stati Uniti saranno protetti da questo tipo di discriminazione.

Di solito la corte suprema impiega anni per esaminare un caso. L’ultima battaglia della comunità lgbt è durata un decennio. Due dei tre ricorrenti sono morti prima di poter assaporare la vittoria. Donald Zarda, istruttore di skydive di New York licenziato perché gay nel 2010, è morto nel 2014 a causa di un incidente durante un salto. Aimee Stephens, una transgender licenziata da un’impresa di pompe funebri dopo aver rivelato la sua identità di genere al capo, è scomparsa il mese scorso. Gerald Bostock, ex consulente dei servizi sociali della Georgia, ha perso il lavoro dopo aver deciso di partecipare a un campionato di softball riservato ai gay.

Una legge chiara
Durante la presentazione finale dello scorso ottobre, il giudice Gorsuch era apparso incline a sostenere le tesi dei ricorrenti, ma aveva anche sottolineato che il risultato era “molto incerto” e che esisteva il rischio, in caso di vittoria dei ricorrenti, “di grandi disordini sociali”. Nel testo dell’opinione della maggioranza nel caso Bostock – che si è formata grazie ai voti del presidente John Roberts e dei quattro giudici di orientamento più liberale – Gorsuch sembra aver abbandonato ogni riserva rispetto alle ricadute in termini pratici. “Il sesso svolge un ruolo necessario e innegabile” nella decisione di un datore di lavoro di licenziare un dipendente se gay o transgender, ha scritto Gorsuch, “esattamente ciò che il titolo VII vieta”.

Il giudice ha sottolineato che i casi sono semplici perché prevedono “nient’altro che l’applicazione diretta dei termini legali con significati chiari e stabiliti”. Per quanto questo aspetto “dovrebbe concludere ogni analisi”, un gran numero di precedenti della corte suprema rafforza questo principio. Tra questi ci sono casi di discriminazione contro le madri, di molestie sessuali verso gli uomini e altre fattispecie che il congresso non aveva contemplato nel 1964. Cinquant’anni fa nessuno avrebbe immaginato che il titolo VII avrebbe vietato a un capo di licenziare un dipendente gay o transessuale in base alla sua identità di genere, ma le “grandi iniziative”, come la legge sui diritti civili, hanno spesso “conseguenze inattese”, ha aggiunto Gorsuch.

Il giudice Kavanaugh ha scritto l’opinione della minoranza, criticando i colleghi della maggioranza per il loro attivismo politico. “Siamo giudici, non parlamentari”, ha scritto. Il giudice Samuel Alito, che insieme a Clarence Thomas si è schierato con Kavanaugh, ha espresso rammarico in modo più netto, parlando di un esito “radicale” che si basa su un ragionamento “assurdo”. Alito ha sottolineato che nonostante la maggioranza abbia invocato le parole del defunto collega Antonin Scalia – secondo cui i giudici devono concentrarsi solo su quello che dice la legge – “nessuno deve farsi ingannare” dalla sentenza. Secondo Alito l’opinione di Gorsuch è “una nave pirata” che naviga sventolando “una bandiera testualista” ma che silenziosamente “modifica le vecchie leggi in modo che possano riflettere meglio i valori della società di oggi”. Gli statunitensi che parteciparono al movimento per i diritti civili, ha proseguito Alito, resterebbero “sbalorditi” se scoprissero che il congresso è corso in aiuto dei lavoratori gay e transessuali, anche perché all’interno del Civil rights act il significato di “sesso” è chiaramente distinto dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, ed è solo attraverso un “sorprendente” atto di “arroganza” che la corte ha concluso diversamente.

Quali sono le conseguenze della sentenza per i diritti della comunità lgbt? Dipende dalla persona a cui si rivolge la domanda. Il giudice Gorsuch non ha chiarito se i datori di lavoro con obiezioni di natura religiosa rispetto all’identità di genere o all’orientamento sessuale dei dipendenti potranno chiedere di essere esentati dalle leggi contro la discriminazione. Tuttavia, le preoccupazioni iniziali su possibili “disordini sociali” erano assenti dall’opinione della maggioranza. Il caso Bostock riguarda il luogo di lavoro, ha scritto Gorsuch, non “i bagni, gli spogliatoi e il tipo di abbigliamento”, argomenti su cui la corte non intende “esprimere un giudizio affrettato” e che vanno rinviati “a dibattimenti futuri”.

La geremiade di 54 pagine (esclusa la lunga appendice) firmata dal giudice Alito accusa la maggioranza di non aver colto le potenziali ripercussioni della sentenza. La decisione “avrà certamente conseguenze ampie”, scrive Alito, sottolineando che molte leggi federali proibiscono la discriminazione sessuale e che il “netto rifiuto” da parte della maggioranza di valutare il modo in cui queste leggi saranno alterate dalla sentenza è “irresponsabile”. Alito si chiede cosa accadrà quando i dipendenti transgender si opporranno a piani sanitari che “non coprono le costose procedure per il cambiamento di sesso”, o quando le donne vittime di stupro dovranno subire “il trauma psicologico di vedere l’anatomia maschile in uno spazio delicato e privato come un bagno o uno spogliatoio”, o ancora quando una persona transgender chiederà di partecipare a competizioni sportive “precedentemente riservate a rappresentanti dello stesso sesso biologico”.

Una svolta mascherata?
Secondo i ricorrenti questi aspetti vanno valutati a parte. Un gruppo di professori di diritto ha fatto presente ai giudici in un intervento amicus curiae che il licenziamento causa un “danno serio”, diversamente dalla richiesta di usare un bagno separato, che non darebbe origine a una rivendicazione legale simile. Perciò la paura di “un’epurazione generalizzata dei bagni divisi in base al sesso è decisamente esagerata”. Gli avvocati dei ricorrenti hanno sottolineato che altre disposizioni “specificamente legate al sesso” potrebbero essere “giustificate e ritenute ragionevolmente necessarie” all’interno di un ambiente di lavoro. Ma questi interrogativi sollevati dal giudice Alito non devono essere affrontati prima di garantire agli statunitensi LGBT un’adeguata protezione dalla discriminazione sul luogo di lavoro.

Nonostante organizzazioni come il Center for american progress abbiano accolto la sentenza come “una svolta per le persone LGBT”, alcuni sottolineano un aspetto negativo nell’approccio che ha portato alla vittoria. L’avvocato Deepak Gupta ha definito la sentenza del caso Bostock “un colpo da maestro dei conservatori, una mossa concepita per difendere un certo tipo d’interpretazione testuale come principio dominante per i prossimi anni, anche se in futuro gli esiti potrebbero essere non più così progressisti”. Secondo Gupta l’aderenza al testo, come ogni metodo d’interpretazione delle legge, può essere sfruttata in modo opportunistico. In questo caso la Corte suprema lo ha adottato per sostenere una sentenza progressista, ma la stessa maggioranza potrebbe adottare lo stesso metodo per sostenere visioni conservatrici.

Per il momento il caso Bostock potrebbe servire ai conservatori come esempio della capacità di due giudici di agire in modo imprevisto, conferendo alla corte suprema l’immagine di istituzione imparziale. Il presidente del tribunale John Roberts è particolarmente attento a sconfessare l’idea che i giudici siano politici che indossano una toga. Nel 1989 Scalia si schierò con i progressisti per abrogare una legge che proibiva di incendiare le bandiere. Fu un modo per dimostrare che la giurisprudenza era basata sul diritto, non sull’ideologia personale. Il giudice Gorsuch, successore di Scalia, può vantare un traguardo simile.

https://www.internazionale.it/notizie/2020/06/16/vittoria-gay-stati-uniti

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  • 3 weeks later...

L'amministrazione Trump ha informato il Congresso americano che sta ritirando formalmente gli Stati Uniti dall'Organizzazione mondiale della sanità. Lo riferisce la Cnn. Il presidente americano aveva annunciato a maggio di volersi ritirare dall'Oms dopo aver accusato l'organismo internazionale di una gestione troppo filocinese dell'emergenza coronavirus.

Secondo una risoluzione del Congresso del 1948, gli Stati Uniti possono uscire dall'Oms con un preavviso di un anno, a condizione che i loro obblighi finanziari siano pienamente rispettati per l'anno fiscale corrente dell'organizzazione.

"Il Congresso ha ricevuto la notifica che il presidente ha ritirato ufficialmente gli Stati Uniti dall'Oms nel pieno della pandemia. Chiamare la risposta di Trump al Covid caotica e incoerente non gli rende giustizia. Ciò non proteggerà le vite o gli interessi americani: lascia gli americani malati e l'America da sola", ha twittato polemicamente il senatore democratico Bob Menendez.

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/coronavirus-media-trump-notifica-luscita-degli-usa-dalloms_20396171-202002a.shtml

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Paedicator1987
11 hours ago, Serpente said:

La 5th Avenue di fronte alla Trump Tower a Manhattan è stata dipinta con una enorme scritta gialla “Black Lives Matter”.

Buona parte della gente sopravvive di slogan.

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 Il candidato democratico Joe Biden, in un tweet, ha avvertito il regime egiziano, sottolineando che le ripetute violazioni dei diritti umani non saranno tollerate dalla sua amministrazione come fa l'amministrazione del presidente repubblicano Donald Trump.

Biden - i cui sondaggi gli danno un grande vantaggio sul presidente Trump - ha twittato dicendo: "Alla fine, Mohamed Amasha è tornato in patria dopo 486 giorni nella prigione egiziana per aver portato un segno di protesta. L'arresto, la tortura e l'esilio di attivisti come Sarah Hijazi e Muhammad Sultan o aver minacciato le loro famiglie non è accettabile. Niente più assegni in bianco per il dittatore preferito di Trump."

Il forte tweet di Biden è arrivato in occasione del ritorno del cittadino americano di origine egiziana, Mohamed Amasha, all'aeroporto di Dallas, in Virginia, dopo il suo arresto per più di un anno al Cairo, per aver sollevato un cartello in piazza Tahrir che recitava "Libertà per tutti i prigionieri politici", secondo una dichiarazione della Fondazione Mubadara e Libertà che ha sede a Washington

Edited by Serpente
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Paedicator1987

Chissà che cosa farà con l'Arabia Saudita, l'Iran, la Cina, la Siria, l'Iraq, la Libia, le varie dittature africane, asiatiche e sudamericane ... e poi ci sarebbe anche Israele con i palestinesi ...   Vuole inimicarsi il mondo intero o quasi?  O sono le solite chiacchiere pre-elettorali?

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