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Pacs: il punto della situazione


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Mah... non so più che pensare... ***DICO E NON DICO, LE INCONGRUITà In alcune parti si peggiora la situazione attuale Il progetto del governo visto con la lente del giurista venerdì 16 febbraio 2007 , di Il Manifestodi Susanna Lollini e Ezio MenzioneSi fa presto a elencare gli elementi positivi del ddl governativo sulle convivenze, i Dico. 1) La proposta ha finalmente posto sul terreno politico un problema che il movimento non era mai riuscito, in quattro legislature, a far approdare nemmeno sulle vaghe spiagge delle commissioni parlamentari. 2) Si tratta di una proposta del governo, non di una semplice iniziativa parlamentare (di quelle ce n'è a decine, molto migliori). Il governo ha convenienza che il progetto venga discusso e divenga legge. Ciò non garantisce nulla, ma non potranno dirci che si tratta di una proposta come tante. Fiducia o non fiducia, Prodi e i suoi ministri ci si sono impegnati. Gli aspetti positivi finiscono qua. Bastano, questi due elementi, perché ci si impegni a sostenerlo e cercare di farlo passare? Se il metro di misura dovessero essere le reazioni degli oppositori (gerarchie cattoliche e loro sudditi, esterni e interni alla maggioranza), si dovrebbe dire senz'altro di sì. Il progetto, inoltre, può essere migliorato, difficile peggiorarlo ulteriormente; più probabile che si tenti semplicemente di stopparlo, se i contrari non riuscissero a stravolgerlo (in particolare, a togliere il riconoscimento delle convivenze fra omosessuali).Veniamo alle incongruenze giuridiche del progetto, alcune già evidenziate da media e commentatori, altre, più di fondo, ma più nascoste, e tali da incrinare pesantemente il valore della legge. Cominciamo da quelle più evidenti. La dichiarazione di convivenza può essere avanzata all'anagrafe da ambedue i conviventi, sia pure in maniera disgiunta, ma anche da uno solo dei due. In tal caso però, questi dovrà dare la prova di aver reso edotto l'altro tramite notifica a mezzo di raccomandata del passo che sta per compiere. Il meccanismo è assurdo, come tutti hanno riconosciuto. Come è pensabile che si proceda all'iscrizione della convivenza senza che il partner lo sappia e sia d'accordo? Ci possiamo immaginare la reazione di chi riceve la notificazione: «Non potevi dirmelo a voce?». E se la raccomandata viene, del tutto legittimamente, ritirata dallo stesso convivente che la ha spedita? Ipocrisia senza limitiE' evidente lo scopo di un simile marchingegno: evitare qualunque passo che lontanamente somigli ad una cerimonia, a una dichiarazione comune di volontà e di intenti. Ma dovrebbe esserci un limite anche all'ipocrisia. E poi, che succede se colui cui viene notificata per raccomandata la volontà dell'altro non è d'accordo sull'iscrizione? Inizierà un'azione per sostenere che mancano i presupposti per il Dico: mancano i reciproci vincoli affettivi o mancano l'assistenza e la solidarietà materiale e morale. Ma entro quanto dovrà farlo? Il suo diritto a non vedersi inchiodato da un Dico si prescrive in termini ordinari, dunque entro 10 anni. Fino ad allora tutto rimane aperto.Procediamo con le incongruenze «secondarie». In alcuni punti il progetto è peggiorativo della situazione giuridica attuale. Il diritto per il convivente alla successione nel contratto di locazione è stato riconosciuto nell'ormai lontano 1988 da una sentenza della Corte Costituzionale (che dunque ha valore di legge), che non poneva obblighi di tempo di convivenza. Oggi, invece, la convivenza a monte della successione nella locazione deve essere di almeno tre anni. Che ne dirà, un domani, la stessa Corte Costituzionale? Ugualmente, per fruire di alcuni vantaggi in materia di diritti dei lavoratori, occorreranno 3 (forse 5) anni di convivenza. Ma oggi alcuni contratti collettivi (quello dei giornalisti, per esempio) riconoscono tali diritti senza porre un simile sbarramento.Tutti hanno detto dell'assurdità del non voler legiferare in materia di reversibilità della pensione del convivente: l'unico diritto consistente che si chiedeva di prendere in considerazione.Lo stesso dicasi per l'assurdità di chiedere una convivenza di almeno 9 anni perché il partner superstite possa entrare nel novero della successione legittima, quando gli stessi matrimoni in genere si sfanno assai prima. Per non dire della concorrenza in sede di successione legittima anche con i nipoti: passi che il convivente concorra con i figli del defunto, con i fratelli o ascendenti, ma i nipoti che c'entrano? Anche il «richiamo del sangue» deve pur avere un limite.Malattia o ricovero del convivente; decisioni in materia di salute o in caso di morte; assistenza al convivente detenuto. Qui andiamo su situazioni molto delicate, che si verificano in momenti di particolare debolezza della posizione del convivente, proprio perché è debole il partner (malato o in punto di morte o morto o detenuto) e quindi occorreva rafforzare il riconoscimento dell'unione. Niente di tutto ciò. L'ipotesi del partner detenuto non è nemmeno presa in considerazione. Fortuna che già oggi, di fatto, quasi dappertutto, i conviventi vengono ammessi a colloquio in carcere anche solo sulla base di un'autocertificazione di convivenza. Ma l'occasione era buona per sancire il diritto per tutti. Visita e assistenza al malato: si riconosce il diritto, però disciplinato dalle stesse strutture ospedaliere. Un diritto condizionato al capriccio di chi nelle strutture detiene il potere.Decisioni sanitarie per chi non può più prenderle per sé stesso e decisioni sul corpo del defunto (donazioni di organi, trattamento del corpo, celebrazioni funebri): potranno essere prese dal convivente che risulti all'anagrafe, purché vi sia una designazione specifica scritta, autografa o accertata tramite verbale con tre testimoni. Qui siamo al ridicolo: il camion travolge il convivente, e bisogna ancora trovare carta, penna e testimoni per la dichiarazione, altrimenti nulla! Non basta risultare conviventi da venti giorni o venti anni?I vizi di fondo.Il riconoscimento dei diritti è strettamente connesso alla convivenze e abitazione. Ma tutti abbiamo sotto gli occhi unioni (spesso sono proprio per questo le più durature) che non prevedono convivenza, ma ugualmente si basano su affetto e sostegno. Persino i coniugi possono ormai fissare la propria residenza in luoghi diversi. Perché queste unioni debbono per forza basarsi sulla coabitazione?Abbiamo già detto dell'ipocrisia di non accettare una dichiarazione congiunta, che suonerebbe troppo come cerimonia nuziale. Ma il vizio è annidato più nascostamente. Ciò che non sembra avere alcuna rilevanza giuridica è la volontà delle parti, espressa quanto meno contestualmente, visto che si tratta di diritti e obblighi individuali, ma reciproci fra due soggetti. Già si è detto dell'assurdità della notifica di volontà al convivente. In più, non si prevede neppure un atto di volontà per recedere dalla convivenza. L'unica ipotesi normativamente prevista è il caso di matrimonio di uno dei due conviventi.Chi aveva sempre auspicato in materia un diritto «leggero» che valorizzasse al massimo la volontà delle parti e vedesse la mano pubblica intervenire solo su alcune questioni (pensione, regime delle successioni e poco più) rispetto alle quali occorreva un riconoscimento statuale, si trova invece di fronte a una serie di norme che non riconoscono la volontà e si ancorano invece a dati di fatto opinabili. S'è detto che il convivente che intende opporsi al Dico può invocare la mancanza dei vincoli affettivi o di solidarietà; ma vi è di più: chiunque ne abbia interesse (i coeredi, o lo stato stesso) possono contestare la durata della convivenza (sotto ai nove anni, infatti, il convivente non succede legittimamente). L'accertamento di tutto ciò, per di più, è affidato alla mano più pesante del nostro ordinamento, il giudice penale, che in caso di dichiarazioni non veritiere, può comminare condanne da uno a tre anni di carcere e una multa fino a 10.000 euro. Dopo un processo in cui si sarà indagato approfonditamente se il vincolo affettivo c'era o meno, se l'assistenza fu prestata o no e se vi era solidarietà morale! E' lecito domandarsi quanti matrimoni resisterebbero ad un simile vaglio.I Dico tutelerebbero anche forme di convivenza di persone non in coppia (etero o omo): i due anziani conviventi, i due amici che si sostengono e si assistono e così via. Tutte situazioni che certo sono meritevoli di un riconoscimento e di un sostegno collettivo; ma siamo così sicuri che si tratti di posizioni in tutto equiparabili a chi, in coppia (etero o omo) intende fondare e portare avanti un progetto di vita in comune, che magari comprende anche figli, e si proietta nel futuro? Situazioni diverse meriterebbero discipline diverse, non una nebbia indistinta, che sembra creata apposta per non lasciare nemmeno intravedere le nuove forme di unione che, invece, sono sotto gli occhi di tutti.

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Ciao, THX 1138. A mio parere una nota scritta della CEI ai parlamentari cattolici loviolerebbe sì l'art. 67 della Costituzione, ma non so se redatta in forma di invito alla riflussione, o in forma retoricamente ancora più astuta, di fatto non riuscirebbe a sottrarsi all'accusa di atto eversivo. Del resto, tu credi che i parlamentari cattolici non abbiano già interiorizzato da soli ciò che in mille occasione dicono Ruini, la CEI, per non parlare di Ratzinger? Hanno bisogno di una nota scritta ad hoc? Andreotti ha bisogno di una voce dall'alto che lo illumini, e non è già stato sufficientemente 'illuminato' dal codice omofobico che da secoli si incarica di trasmettere il cattolicesimo delle gerarchie?Quanto all'articolo che hai postato, io lo condivido totalmente, a parte l'ultimo paragrafo, su cui sarebbe interessante discutere. Tra tanti mille difetti della formulazione dei DiCo, non è necessariamente un difetto quello di includere «un paire» - come si direbbe in francese, e come in effetti si diceva nella prima formulazione dei Cus, gli avi dei Pacs - «un paio» di persone, quindi per esempio due amici. Anche in Francia la comunità gay vide in questa formulazione un mezzo per 'non riconoscere' la coppia omosessuale. Non è strano che la minoranza conculcata abbia bisogno di essere nominata in quanto tale per avvertire in questo un superamento della situazione di discriminazione. Naturalmente, adesso, e già da qualche anno, gli intellettuali gay francesi quasi rimpiangono quel «paire» che, dicono ora, avrebbe promosso nuove relazioni, nuovi modi di vita. Ma certo, quella formula non era stato adottata per questo obiettivo progressista! Ma a volte ci sono delle astuzie della storia...? Non lo so. Resta il fatto che, soggettivamente, non mi sento minimamente leso dal fatto che ai DiCo potrebbero accedere varie «paia» (in italiano il vocabolo suona strano) di persone. Anzi mi piace.Un amico competente in materia mi ha edotto, nei giorni scorsi, sulle varie formulazioni pazzesche, dal punto di vista giuridico, di questi DiCo. Anche lui puntava il dito sulla autocontraddittorietà della «dichiarazione resa contestualmente», che implica una serie di difficoltà, di esiti assurdi dal punto di vista giuridico. E' evidente che è stata voluta per soffocare, estirpare, la pubblicità della cerimonia! Hanno visto bene che ci aspettiamo da una legge  sulle unioni civili anche e soprattutto uno strumento atto a far diminuire (non dico annullare) il potenziale discriminatorio verso l'omosessualità, verso l'espressione necessariamente pubblica dell'omosessualità, ed è la prima cosa che hanno voluto colpire.Giuridicamente, i DiCo sono redatti malissimo (ma non a caso). Forse nella Commissione del Senato si potrà riparare a qualcosa, perché quello è l'unico e l'ultimo luogo in cui si potrà farlo. Quanto al vincolo dei 9 anni, quella è la cosa più insultante (per i gay, che non dispongono, come alternativa, come gli etero, del matrimonio): i DiCo non saranno uno strumento (seppur timido) per permettere la realizzazione di progetti di vita affettiva comune (in linea con quanto garantisce la Costituzione) ma uno strumento di ratifica, post eventum, che pone una condizione peraltro severissima: suo scopo è mostrare che gli omosessuali non sono in grado di stabilire relazioni durature (come asserisce pubblicamente Giovanardi).

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Guest equalmarriage
Anche in Francia la comunità gay vide in questa formulazione un mezzo per 'non riconoscere' la coppia omosessuale. Non è strano che la minoranza conculcata abbia bisogno di essere nominata in quanto tale per avvertire in questo un superamento della situazione di discriminazione. Naturalmente, adesso, e già da qualche anno, gli intellettuali gay francesi quasi rimpiangono quel «paire» che, dicono ora, avrebbe promosso nuove relazioni, nuovi modi di vita. Ma certo, quella formula non era stato adottata per questo obiettivo progressista! Ma a volte ci sono delle astuzie della storia...? Non lo so. Resta il fatto che, soggettivamente, non mi sento minimamente leso dal fatto che ai DiCo potrebbero accedere varie «paia» (in italiano il vocabolo suona strano) di persone. Anzi mi piace.
Isher... c'è una differenza abissale, però (come te già sai).In Francia, il PACS -che al contrario del ddl sui dico è vietato ai parenti- è un contratto per organizzare la vita in comune. Ed è affiancato a una regolamentazione del "concubinage" (unioni de facto) che menziona esplicitamente la vita "en couple" (in coppia). Senza contare che il PACS, essendo un contratto per la vita comune, quindi una manifestazione di volontà a mettere in piedi una comunione di vita, può (e in moltissimi Comuni, Parigi incluso, già è) celebrato in Municipio con cerimonia simil-nuziale nella sala dedicata alle nozze. E' perciò un qualcosa di molto ma molto più simile al matrimonio rispetto a un italico accertamento anagrafico di esistente coabitazione. Il fatto che ci siano gli amici, quindi, può turbare molto poco in Francia. Tutt'altra cosa in Italia.
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Certo che c'è una differenza abissale, Equal. L'altra differenza abissale è quella politica: i DiCo vengono dal centro-sinistra...ma servono lo stesso scopo, anzi in forma ancor più dura, di quello voluto dai cattolici e dal centro-destra francesi: bloccare l'accesso delle coppie gay a matrimonio, filiazione, adozione. In Francia sono partiti col piede giusto sin dall'inizio, coi Cus. Ciò detto, in questo testo confuso sui Dico, quello che mi fa profonda rabbia e che avverso sono altre cose, non quest'ultima. Anzi, mi domandavo se, contro le intenzioni degli estensori del ddl, non ci potessero essere degli esiti imprevisti, inintenzionali, alla lunga, che arricchirebbero il panorama dei nuclei familiari a discapito della dominanza assoluta del modello della famiglia eterosessuale, eteronormativa. 

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i DiCo non saranno uno strumento (seppur timido) per permettere la realizzazione di progetti di vita affettiva comune (in linea con quanto garantisce la Costituzione) ma uno strumento di ratifica, post eventum, che pone una condizione peraltro severissima: suo scopo è mostrare che gli omosessuali non sono in grado di stabilire relazioni durature (come asserisce pubblicamente Giovanardi).
La cosa assurda e' proprio questa, viene chiesta una stabilita' di coppia piu' che doppia della durata media di un matrimonio.Isher, mi racconteresti qualcosa di questi CUS???
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suo scopo è mostrare che gli omosessuali non sono in grado di stabilire relazioni durature (come asserisce pubblicamente Giovanardi).
Questo è il classico cane che si morde la coda. Le relazioni omosessuali sono (apparentemente) più instabili perché non hanno punti di riferimento e non hanno il riconoscimento sociale che darebbe solidità e stabilità alla coppia. L'obiezione, tipicamente cattolica, che gli omosessuali abbiano una vita "disordinata" confligge con il rifiuto di voler dare loro uno strumeno per renderla "più ordinata". Una legge in tal senso non risolvererebbe tutti i problemi ma aiuterebbe a "far cultura", ad aiutare molti omosessuali a fare progetti di vita, a vivere più serenamente e più stabilmente le proprie relazioni. Proprio quello che i Di.Co. scoraggerebbero di fare, in ultima analisi, con meccanismi di maturazione dei diritti, e non di acquisizione immediata o entro un periodo di tempo ragionevole: 9 anni di convivenza "certificata" hanno lo scopo di scoraggiare qualunque tipo di progetto di vita di una coppia che sarebbe portata a rinviare decisioni importanti per almeno 9 anni.
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Isher, mi racconteresti qualcosa di questi CUS???
Ciao Dago, il Cus è un momento importante della storia del Pacs in Francia, ma non è nemmeno il primo. La storia comincia nel 1990 quando ben due correnti di deputati del Partito socialista («Omosessualità e socialismo» e «Gais per la libertà») presentano una serie di richieste e osservazioni in un Congresso del Ps, da cui nasceranno prima delle proposte di legge che non furono mai dibattute (tra cui il CPC = Contratto di partenariato civile), poi, nel 1992, il CUC (Contrat d'union civile), che regolamenta l'unione di due persone con o senza legami di parentela, ad eccezione di ascendenza e discendenza diretta. Il CUC mira a sancire il riconoscimento della coppia omosessuale senza però urtare l'opinione pubblica e per questo la diluisce in ogni forma di «duos». Sono le organizzazioni militanti gay (Aides, in sostanza) che premono per il riconoscimento della dimensione affettiva e del carattere coniugale del «duo», cioè per il riconoscimento della «coppia», e questo porta a una serie di modifiche del CDC, da cui nasce il CUS (Contrat d'union sociale). Si è all'inizio del 1996. Nel frattempo si muovono anche gli intellettuali, che intervengono in una tribuna «Per il riconoscimento legale della coppia omosessuale» su Le Monde del 1 marzo 1996, che poi diventerà il «Manifesto per il riconoscimento della coppia omosessuale» pubblicato sul Nouvel Observateur del 9 maggio 1996 con 234 firme. Segue un dibattito senza esclusione di colpi, ma pubblico, visibile, dichiarato (altra differenza «abissale», rispetto all'Italia), e con la legge n. 99-944 del 15 novembre 1999 viene approvato il Pacte civil de solidarité et du concubinage  (Pacs). Il passaggio dal Cus al Pacs è la storia di una stessa proposta di legge, fondata sul riconoscimento giuridico della «coppia» (intesa come coppia coniugale) omosessuale e della parità con la coppia eterosessuale.  Definisce una nuova forma di unione, il Patto civile di solidarietà, distinta dal matrimonio, e più avanzata del concubinaggio: è un contratto tra due persone maggiorenni dello stesso sesso o di sesso diverso, al fine di organizzare la loro vita in comune; offre ampia tutela alla convivenza (diritti di rilevanza pubblicistica, regola il rapporto di locazione, contempla misure fiscali e altro); comporta una serie di obblighi per i partner (impegno a condurre una vita in comune; aiuto reciproco materiale; responsabilità comune per i debiti contratti dalla firma del Pacs); non garantisce l'adozione, e termina per la morte di uno dei partner, con il matrimonio per le coppie eterosessuali o dopo tre mesi (!) dalla richiesta di entrambi i partner. La legge francese prevede anche il concubinaggio (termine molto carino ed erotico...troppo «pagano» perché in Italia sia mai preso in considerazione...) che offre diritti più limitati (affitto, immigrazione, salute e assicurazione) ai partner che coabitano.
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9 anni di convivenza "certificata" hanno lo scopo di scoraggiare qualunque tipo di progetto di vita di una coppia che sarebbe portata a rinviare decisioni importanti per almeno 9 anni.
Totalmente d'accordo. Infatti i DiCo non sono una legge che promuove anche solo uno straccio di «progetto di vita», ma una retafica ex post di uno stato di fatto, la cui durata abnorme è stata scelta in modo da scoraggiarne l'uso. Per questo, THX, temo che questa non sia la «battaglia» di una «guerra», ma una «capitolazione» a Ruini, e basta.
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Grazie Isher per la risposta, in effetti e' impressionante constatare come il dibattito fosse cosi' evoluto in Francia gia' una decina di anni fa.Qui da noi invece, oltre ad aver assistito a delle argomentazioni imbarazzanti e totalmente omofobe, e' stato tutto incentrato sul veto clericale.

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Isher, i Di.Co avrebbero una valenza più "simbolica" che pratica. Forse nemmeno quella, poiché non vi sarebbe un riconoscimento pubblicistico della coppia. Così com'è scritta, sarebbe una legge vuota, poco utile, se non addirittura controproducente per chi la sigla (penso ai 9 anni di convivenza "certificata" per maturare i diritti ereditari che sono minori di quelli che posso stabilire con un testamento che ha validità immediata e che eventuali eredi potrebbero impugnare solo per la quota minima legittima, di gran lunga inferiore a quella che potrebbero reclamare se siglassi un Di.Co!!!).L'unica speranza, con o senza Di.Co, è l'Europa e la necessità di armonizzare le normative nazionali in materia di unioni civili. E' un processo storico e culturale inarrestabile oramai. E' cambiata la società, sono cambiati i costumi, è cambiato il concetto stesso di "famiglia". Mi spiace per Ruini e C., ma dovranno farsene una ragione, che gli piaccia o no.

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Caro THX, il testo dei DiCo è considerato talmente un pasticcio, dal punto di vista giuridico, che deve essere assolutamente emendato in Commissione Giustizia, altrimenti la legge in almeno alcune sue parti sarebbe contraddittoria. D'altra parte non è nemmeno sicuro che Salvi la porti al voto, in Aula, se si penserà che mancheranno i numeri per farla approvare. Siamo quindi forse all'inizio di un percorso che potrebbe essere più lungo del previsto, fatto di rinvii, di leggi non discusse. Anch'io la penso come te sull'Europa. Del resto, si ha bisogno, di tanto in tanto, di un piccolo aiuto a sperare: che le cose cambino. Fai bene anzi benissimo a pensare: « E' un processo storico e culturale inarrestabile oramai. E' cambiata la società, sono cambiati i costumi, è cambiato il concetto stesso di "famiglia". Mi spiace per Ruini e C., ma dovranno farsene una ragione, che gli piaccia o no». Ma sappiamo che la situazione italiana è particolarmente sottosviluppata, che destra e sinistra sono succubi ai cattolici e al Vaticano, che le cose non si muovono mai da sé o per un processo inarrestabile. Niente vieta che si crei un'ulteriore «anomalia italiana». Già c'è. Comunque tu mantieni alta la speranza! :sisi:

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Questi, Gesù Cristo, lo crocifiggono ogni giorno...***DICO: GRILLINI, DA CHIESA PRIMA ANTISEMITISMO ORA OMOFOBIA ''Non perseguitare, ma neppure riconoscere parita' di diritti e pari dignita' sociale: oggi quell'antisemitismo e' stato sostituito dal razzismo omofobico sabato 17 febbraio 2007 , di ansa(ANSA) - BOLOGNA, 17 FEB - ''Non perseguitare, ma neppure riconoscere parita' di diritti e pari dignita' sociale: oggi quell'antisemitismo e' stato sostituito dal razzismo omofobico, con un linguaggio, quello che evoca presunte potenti lobby, che ripete direttamente le parole e gli argomenti dell'antisemitismo fascista, mutuati da quello plurisecolare che e' stato proprio della dottrina cattolica praticamente fino all'ultimo Concilio''. Lo sostiene in una nota il deputato dell'Ulivo Franco Grillini, in risposta al discorso del Papa sulle lobby che agiscono sulle leggi contro la famiglia.''Un tempo la Chiesa cattolica - scrive in una nota Grillini - se la prendeva con gli ebrei, accusandoli di 'deicidio'.L'antisemitismo cattolico e' stato cosi' forte che, come ha ricordato di recente la rivista 'Critica liberale', ancora nell'agosto del 1943, la diplomazia vaticana arrivava a chiedere e ottenere dal governo Badoglio, dopo la caduta di Mussolini, di non cancellare interamente le leggi razziali: andavano abrogate, a suo avviso, solo le norme persecutorie, ma senza giungere a ripristinare la piena parita' di diritti fra cittadini ebrei e cattolici''.''Indicare all'opinione pubblica presunti nemici della famiglia nelle presunte lobby gay - conclude il parlamentare - vuol dire aizzare l'omofobia che, come un tempo l'antisemitismo che sfociava nei pogrom, produce oggi bullismo diffuso e anche omicidi. In realta' la vera lobby e' quella vaticana che pretende di trasformare i 'propri capricci' in leggi di uno Stato che si vorrebbe 'sanamente' laico, cioe' nuovamente clericale e confessionale. Non a caso e' stato annunciato un documento con ordini di servizio 'vincolanti' per i parlamentari cattolici''. (ANSA).***PAPA E PRESUNTA LOBBY GAY: IL CAPOGRUPPO VOLONTè USA GLI STESSI ARGOMENTI DI HIMMLER Uno squallido comunicato stampa del capogruppo udc calunnia la comunità lgbt sabato 17 febbraio 2007 , di ASCAFAMIGLIA: VOLONTE'(UDC), IN ITALIA E IN EUROPA 'TURPIDUME' LOBBY OMOSEX = (ASCA) - Roma, 17 feb - ''Con coraggio e fermezza il Santo Padre ha oggi denunciato il turpidume che accompagna la campagna anti famiglia in atto in Italia e nell'intera Europa. Condividiamo le sue preoccupazioni per la societa' italiana, europea e occidentale, siamo con lui impegnati in questa disfida tra ragione, natura e uguaglianza e dall'altra parte artificialita', egoismi e privilegi. Ci sono lobby arcinote che su scala europea e italiana vogliono imporre la loro idea relativista e omosessualista alla societa'''.Lo afferma il capogruppo alla Camera dell'Udc Luca Volonte' riferendosi al discorso che il papa ha in realta' rivolto ai nunzi apostolici dell'America Latina.Le pressioni dell'Ilga su scala europea nei confronti della presidenza Merkel, di cui ha fatto in passato esperienza Buttiglione, sono le stesse presenti in larga misura - sostiene Volonte' - negli uffici di molti Ministeri italiani. I modelli televisivi nelle fiction 'pubbliche' sono un inno all'infedelta' coniugale e al libertinismo. La campagna di 'omosessualizzazione educativa' lanciata dall'arcigay nelle scuole pubbliche tende a costruire una generazione di nuovi 'queer', nel piu' totale permissivismo del Ministero dell'Istruzione. Per Freud,Jung ed Adler, pionieri della psichiatria e non cattolici, era una patologia, una malattia mentale ma ora pare una moda''.Secondo Volonte' ''molti quotidiani e riviste esaltano la 'singolarita'', il divorzio, l'uso superficiale di contraccettivi, la convivenza solo per via delle disastrose esperienze col matrimonio di qualche direttore, redattore e giornalista''.''Cosi' come - sostiene sempre Volonte' - e' accaduto nella recente Assemblea dei Deputati dell'Unione sulle mozioni famiglia, una serie di interventi a favore delle convivenze partivano dalla necessita' di risolvere problemi personali.Peccato che questo coacervo di interessi particolari, di privilegi lobbistici ed economici vadano a discapito della tenuta della societa' civile italiana. Quando l'uomo e' piu' solo davanti alle manipolazioni del mercato, lo Stato alla fine spende di piu'.L'esperimento inglese dovrebbe insegnare molto sul piano civile e finanziario''.Ma il disegno per Volonte va ancora oltre: ''E' in atto una campagna di 'incivilizzazione' e 'imbarbarimento' senza precedenti. Le lobby di genere, propongono di modificare artificilamente la natura umana, da uomo-donna a cento diversi generi, eppure anche questa semplice 'invenzione folle' diviene moda e pregiudizio verso gli esseri umani naturali''.

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Mi fa piacere che Grillini risfoderi un po' di grinta, dopo tanti comunicati stereotipati e privi di nerbo. Ma quello che mi lascia allibito è il livello di ignoranza di Volonté. Se questi sono i nostri nemici, basta un po' di fiducia nella dea Ragione per sperare di farcela a metterli nell'angolo. Fa' ridere veder citati Freud, Jung e Adler a quel modo. Volonté ignora che da 30 anni l'omosessualità è stata denosologizzata a livello mondiale. Le sue parole fanno ridere, ma non fa ridere l'operato di  Associazioni cattoliche integraliste come il Circolo Lepanto o l'Accademia Pontificia per la Vita (che nessuna persona "normale" - è il caso di dirlo - conosce, se non se ne è dovuta occupare per qualche ragione specifica), che cercano di rilanciare una visione dell'omosessualità come malattia e di "curare" gli omosessuali riportandoli alla normalità, agendo attraverso circuiti di vario tipo, dalla parrocchia alle associazioni di psicologi cattolici, da internet ad altri circuiti insospettabili. Un'altra perla: gli «esseri umani naturali». Poi un'altra: «le lobby di genere». Il vocabolo «omosessualista» risale ad almeno cento anni fa e denota l'omosessualità come vizio (qui Volonté diventa sovietico). Altre parole in libertà: Volonté, come il papa, crede di stare dalla parte della «ragione (?), natura (anche l'omosessualità è natura) e uguaglianza (quale?)» contro i privilegi delle lobbies gay (qui c'è un'assonanza con una recente dichiarazione della Bindi): come dire delle plutocrazie occidentali? Ma dove ci vuole portare Volonté? In un gulag, o al confino, o alle Tremiti?

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Credo che la misura sia stata oramai superata. Tutto questo non ha più nulla a che vedere con il confronto e il dibattito: Ruini e i suoi sodali istigano all'odio e alla morte sociale di un'intera categoria di persone con gli stessi metodi e le stesse argomentazioni che usavano per l'antisemitismo. Basta sostituire la parola "omosessuali" con "ebrei" e le invettive che lanciano sono perfettamente sovrapponibili. Con la differenza che, nel nostro caso, nessuno si indigna. Che cosa dovrà accadere, di grave, prima che le coscienze si sveglino e queste persone siano isolate?

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La destra ha più volte dichiarato, nel silenzio di un'opinione pubblica quasi inesistente, in Italia, che l'art. 29 della Costituzione impedisce di riconoscere come «famiglia» altro che la famiglia eterosessuale, l'unione tra uomo e donna. Falso, falso, falsissimo. Eppure la sinistra non ha mai corretto simili affermazioni, anche se a farle era l'odiato Berlusconi (dico, almeno in questo caso, non poteva avere una spinta sufficiente per vedere se le cose stessero effettivamente così?), anzi le ha spesso ripetute. Esiste un articolo di Felice Mill Colorni, pubblicato su «Critica liberale» di qualche anno fa, e fino a poco tempo fa consultabile online nell'«Archivio di Felice Mill Colorni» di Gaynews (adesso questa rubrica è sparita: peccato, perché era piena di articoli interessanti su argomenti analoghi, come i gay e la Chiesa, eccetera), che dimostrava quello che adesso pian pianino sta venendo in luce. Un gruppo di giuristi ha infatti pubblicato sul sito di Italialaica una Dichiarazione-appello di cui riporto uno stralcio:LE FAMIGLIE NELLA COSTITUZIONE Dichiarazione – appello sull'interpretazione dell'articolo 29 della Costituzione. Senza entrare nel merito della discussione delle attuali proposte di riforma, volte a riconoscere o tutelare in diversa forma e misura unioni familiari di tipo diverso da quello tradizionale, ci preme però chiarire che è infondata l'affermazione secondo cui l'articolo 29, primo comma, della vigente Costituzione porrebbe dei limiti costituzionali al riconoscimento giuridico delle famiglie non tradizionali o non fondate sul matrimonio, come è ormai avvenuto in quasi tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale. L'articolo 29, primo comma, non impone affatto alla Repubblica di riconoscere come famiglia solo quella definita quale «società naturale fondata sul matrimonio». Impone invece alla Repubblica di riconoscere i suoi diritti, in quanto espressione dell'autonomia sociale. Testualmente: «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Ad essa viene quindi garantita una sfera di autonomia rispetto al potere dello Stato. Per tale motivo sarebbe contraria alla Costituzione una legge ordinaria che mirasse a disconoscere i diritti di tali famiglie.Il fatto che la Costituzione garantisca in modo particolare i diritti della famiglia fondata sul matrimonio non può in alcun modo avere come effetto il mancato riconoscimento dei diritti delle altre formazioni famigliari. A proposito delle quali vanno invece tenuti ben presenti il fondamentale divieto di discriminare sulla base, anche, di «condizioni personali», di cui all'articolo 3, primo comma, della Costituzione, e il dovere della Repubblica di riconoscere e garantire «i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità», di cui all'articolo 2, già richiamato in questa materia dalla giurisprudenza costituzionale». Per leggere tutto il documento:http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=006725Questa dichiarazione è in realtà un mero sunto dell'articolo di Mill Colorni, articolo che a sua volta è la fonte non dichiarata di tutto il progetto di legge di Grillini sulle Unioni affettive, e non si spinge molto lontano, né va al cuore del problema. E' infatti possibile dare un'interpretazione molto più avanzata, anche rispetto a Mill Colorni - il quale non giunge al concetto di matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso - di tutti gli articoli della Costituzione che ruotano intorno alla questione dei diritti gay. Ma intanto questo documento è un segnale positivo - proprio perché giunge da un compunto ambiente accademico, non militante, o gay friendly - almeno rispetto allo stravolgimento del reale significato del dettato costituzionale. Loro si fermeranno qui, noi dobbiamo andare avanti.

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Questa è una tiritera ripetuta in modo strumentale dai nostri politicanti che il recente appello pro-Dico di ben 23 costituzionalisti ha smentito. Ma la Corte costituzionale si à mai espressa in merito? In caso contrario, perché non è stata ancora chiamata a pronunciarsi sull'interpretazione dell'Art. 29? Non farebbe chiarezza una volta per tutte?

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In Italia la Corte Costituzionale non interviene così a suo piacimento o perché qualcuno glielo chiede.Ci sonno due modalità di intervento fondamentali:1) in via incidentale. Vale a dire quando nel corso di un precedimento giudiziario una delle parti solleva eccezione di costituzionalità su una norma fondamentale per dirimere il giudizio. In questo caso il Giudice, se non trova che la richiesta sia "manifestamente infondata" sospende il giudizio e invia l'eccezione alla Corte Costituzionale che decide sul merito2) il secondo intervento, più limitato in termini di portata ma in espansione soprattutto dopo le ultime modifiche costituzionali, è il conflitto di attribuzioni tra diversi poteri dello Stato (ad esemio tra Stato e Regioni, tra Governo e Presidente della repubblica - qualcuno ricorda il caso slolevato da Ciampi nei confronti del ministro della giustizia Castelli per la grazia a Sofri?).Fuori di questi casi la Corte non esercita nessun controllo e non da' nessun parere preventivo. Sul piano Costituzionale io direi un paio di cose.Innanzitutto l'articolo 29 che recita "La Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (...)" non parla di uomo e donna e il termine naturale si riferisce con ogni probabilità alla sponeità dell'unione che nasce nella società e che lo stato non deve creare o fondare ma "riconoscere". Chiaramente questo tipo di unione si evolve col costume e il matrimonio può aprirsi ad altri componenti come dimostra il caso della Spagna e dell'Olanda, ma anche la poligamia dei paesi musulmani e la poliandria di altre società. Insomma le unioni familiari sono variabili nel tempo e nello spazio e la nostra Costituzione sembra potersi intender in modo evolutivo.Inoltre oltre all'articolo 29 ci stanno gli articoli 2 (diritti dell'uomo e espressione dell'uomo anche nelle sue formazioni sociali) e 3 (uguaglianza formale e sostanziale)... che quindi aprono la via ad altri inteventi di sostegno alle formazioni sociali, affettive, familiari, e all'abbattimento degli ostacoli alla piena e sostanziale uguaglianza di tutti i cittadini.Ma soprattutto il fatto che un testo costituzionale dice che lo stato ricnosce la famiglia e la aiuta non vieta certo al legislatore di estendere il concetto di famiglia e di aiutare anche altre formazioni sociali. Come si possono intendere ad esempio gli sgravi per le onlus, gli aiuti agli artisti in difficoltà, gli aiuti alle famiglie che mandano i figli nelle scuole private (anche se la costtuzione sempre citata a sproposito recitava che i privati posso isituire scuole di ogni ordine e grado senza oneri per lo Stato)? Non è detto che quanto non riceva una diretta protezione costituzionale non possa essere protetto dalla scelta del legislatore. L'importante è che rimanga la protezione anche alla famiglia costituzionalmente intesa.Sottoscrivete anche voi la petizione per il matrimonio gay http://www.matrimoniodirittogay.it/ e diffondetela il più possibile. Mi sembra importante per lanciare un segnale forte e chiaro. Certamente non saraà questo Governo a darcelo, ma almeno si cancella l'ipocrisia che in Italia non sia nessuno a chiederlo!!

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l'articolo 29 che recita "La Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (...)" non parla di uomo e donna
 questo è il punto fondamentale
il termine naturale si riferisce con ogni probabilità alla sponeità dell'unione che nasce nella società
il termine «naturale» non può avere altro significato, altrimenti sarebbe autocontraddittorio dire che la «natura» è fondata sul «diritto» (= il matrimonio civile, un istituto giuridico).
che lo stato non deve creare o fondare ma "riconoscere".
Mi pare un'esegesi perfetta, caro Milziade.
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Concrdo con milziade. Tuttavia la corte costituzionale ha in passato invitato il parlmento a colmare vuoti legislativi sulla materia se non sbaglioNon si può neanche escludere che la corte faccia in futuro una sentenza additiva per colmare il vuoto legislativo considerato incostituzionale ma questo avrebbe conseguenze gravi sui rapporti tra poteri all'interno dello stato

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Ha fatto una figura ridicola. Il "defensor fidei" che si erge a difensore della "famiglia" non è altro che un fedifrago e concubino, che ha sfasciato la propria famiglia, con ben due figlie, per andare a convivere con un'altra donna da cui ha avuto pure una figlia fuori del matrimonio. Un bel modello di moralità e coerenza. E poi ha il coraggio di "insegnare" al prossimo come vivere. Si dovrebbe solo vergognare e sparire dalla scena politica (come gli accadrebbe se fosse negli Stati Uniti, dove la carriera di un poltico viene stroncata per molto, ma molto meno).Ultim'ora. Leggete come cerca di "salvare la faccia" adesso il caro Pierferdi:DICO: CASINI, IL MIO NO PER IMPEDIRE PASTICCIO GIURIDICO"Chi dice no ai Dico non vuole impedire la liberta' di coscienza, vuole impedire che ci sia un gran pasticcio giuridico". Lo ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, intervenendo a Radio Anch'io. "Abbiamo una Costituzione imperniata sulla famiglia - ha aggiunto - perche' si ritiene che la cellula naturale della societa' sia la famiglia, non la famiglia cristiana, ma una famiglia dove possono stare due coniugi divorziati tre volte ma che decidono di sottoscrivere questo negozio giuridico".fonte: repubblica.itCommento:"Abbiamo una Costituzione imperniata sulla famiglia"? Evidentemente non ha letto il documento dei 23 costituzionalisti (siduramente più edotti di lui in materia) che sostengono ben altro.

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Ecco due articoli pubblicati su http://www.repubblica.it sui colloqui tra Prodi e altri esponenti del Governo e il Cardinale Bertone e Ruini svoltisi ieri.In particolare nel primo articolo ho "nerettato" alcune parti che mi sono sembrate assurde.1) Come prova della non ingerenza della Cei, di ruini e della "Curia" si propone il fatto che sia lo stesso Papa a intervenire sul tema, come se fosse una figura incontesabilmente super partes. Ma chi lo dice? ma dove è scritto? Innanzittutto, ancor più della stessa Cei, la Curia e il Papap sono organi politici, governo e capo di stato della Santa Sente, da sempre portatoi di specifici interessi e visioni politiche (pensate al contrato tra Chiesa e Impero nel Medioevo, alle incoronazioni, ai Papi in guerra e difensori della divisione italiana in mille staterelli pur di difendere lo Stato della Chiesa, pensate al non expedit di Pio IX...) qui davvero si capovolgono le categorie storiche e si pensa che gli italiani siano dei burattini e dei ciuchi.2) Adesso il nuovo apice della forza del Governo Prodi, che esce "soddisfatto" dall'incontro è che scopriamo che di centinaia di migliaia di cittadini che protesatno ci si può tranquillamente infischaire. Che sarà mai: come se non fossero quelli cittadini italiani, tra l'altro elettori proprio del suo Governo, e si trattasse invece di sudditi un po' riottosi. Qualche centinaio di tonache invece sarebbero troppo!!Siamo ormai tronati in epoca preilluministica, pre rivoluzione francese, predemocratica, pre pre pre... Zapatero ha retto egregiamente all'urto della marcia dei preti e cardinali per Madrid con il loro milionme di supporters, per aver fatto una riforma compelta di apertura del Matrimonio alle coppie omosessuali. Prodi, per concedere qualche briciola alle coppie di fatto si guarda bene dal dover avere manifestazioni di preti!con queste premesse non saremo mai una Democrazia matura e autonoma... Anzi a dire il vero tutto il tono di questi colloqui (celebrativi per il concordato) mi sembra assurdo. Proprio la location (un ambasciata) e il protagonista principale da parte ecclesiastica (Cardinal Bertone, Segtreatrio di Stato del Papap) rendono chiara la natura dei colloqui tra due Stati teoricamente sovrani e autonomi (art 7 cost.). Tema di discussione? i Di.co. Cioè una leggina di politica interna italiana, come se noi andassmo a parlare con la Francia, gli Usa, La Russia, d come regolare il nostro diritto di famiglia, o che assegni concedere ai conviventi.... Sembriamo catapultati nel teatro dell'assurdo!Chi manifesta per l'abolizione del concordato (c'ero anche io) non lo fa per chissà quale pretesa "furoi dalla realtà" (Marini, presidente del Senato), ma semplicemente leggendo la realtà. Ilò concordato è stato di fatto superato e stracciato dalle ingerenze curiali quotidiane, la sovranità delle parti appare quanto meno ferita e il dettato costituzionale che stabilisce che non ci siano religioni di Stato, che i cittadini siano uguali di fronte alla legg, che la sovranità risiede nel parlamento sono calpestati con tanata violenza e tracotanza che non si capisce come non si decida di superare la finzione e di riscrivere una costituzione di Stato teocratico o a sovranità vigilata in cui i presidenti devono essere incoronati dal Papa... sarebbe di gran lunga più onesto!

Tra Prodi e il segretario di Stato confronto molto franco, le posizioni sono rimaste distantiBertone: "La Chiesa non fa discorsi politici, quello della famiglia è un discorso di dottrina"Il Professore sceglie l'attacco"Non capisco le critiche alla legge"di GOFFREDO DE MARCHISROMA - Romano Prodi alla fine è soddisfatto. Per la dichiarazione pubblica resa dal cardinale Tarcisio Bertone. Perché "in questo clima le distanze con la Chiesa potevano anche allargarsi". Ma il colloquio a quattr'occhi tra il presidente del Consiglio e il segretario di Stato vaticano racconta anche un'altra storia. Se è vero che non si è consumata una rottura, è anche vero che non c'è stato un avvicinamento. L'incontro è stato "serio e sereno", come viene descritto ufficialmente dai protagonisti. Ma anche molto molto franco. Sul tema della famiglia, sul disegno di legge del governo che regolamenta le unioni di fatto. Venti minuti di faccia a faccia. Prima dell'incontro tra le delegazioni e del ricevimento. Colloquio più lungo del previsto. Lo aveva chiesto il premier ed è stato lui a prendere la parola. Lamentandosi per le prese di posizione delle gerarchie. "Mi addolorano le vostre parole sul nostro progetto. Non riesco ad accettare questa mancanza di comprensione da parte della Chiesa per una legge che non mette in discussione la famiglia". Insomma, Prodi è partito attaccando. Un modo per ottenere un chiarimento vero, fuori dalle schermaglie diplomaiche. Bertone è stato altrettanto netto. Autorizzando l'impressione che anche dopo la giornata di ieri, dopo la festa per i 78 anni dei Patti lateranensi, sui Dico le distanze rimangono quasi abissali e che il gelo non è stato sciolto. "Presidente, la Chiesa non fa discorsi politici, guarda ai contenuti - ha chiarito il segretario di Stato -. Quello della famiglia è un problema di dottrina. E il Vaticano ha tutto il diritto di parlare di dottrina". Del resto, la prova che né il presidente della Cei Camillo Ruini né altri rappresentanti della Curia stiano occupando uno spazio politico o praticando un'ingerenza sulle decisioni del Parlamento italiano, è incarnata da una figura sopra le parti. "Lo vede anche lei, il Papa interviene quasi tutti i giorni sui problemi della famiglia", ha osservato Bertone. Come dire che è il capo spirituale dei cattolici a voler arginare politiche opposte ai precetti della Chiesa. E che non si può accusare il Pontefice di fare il capopartito, accusa usata sempre più spesso dai laici contro il cardinale Ruini. Dopo un colloquio così serrato, quale elemento nuovo fa sorridere il Professore? Prodi, durante le varie tappe del pomeriggio nell'ambasciata italiana presso la Santa sede, ha colto alcuni messaggi positivi. "Per me è già un successo che i Dico non siano diventati il tema chiave dei colloqui bilaterali", ha spiegato ai suoi fedelissimi rientrando a Palazzo Chigi. Ovviamente, la nota annunciata dal presidente della Cei non è scongiurata. Ci sarà, ma si è capito, dopo gli incontri di ieri, che le gerarchie vogliono rimanere nel solco "del messaggio dottrinale", senza sconfinare nel diktat politico. Ciò non toglie nulla al rilievo di un atto molto atteso, destinato ad avere un effetto fortissimo. Ma un nuovo possibile scontro è stato almeno rimandato e le parole di Bertone, alla fine della cerimonia, sono piaciute a Palazzo Chigi. Sicuramente il governo non cerca strappi. Per questo c'è un Prodi dispiaciuto per gli interventi della Curia. Ma anche un Prodi preoccupato che racconta "della voce di preti pronti a manifestare contro i Dico". Il corteo di Vicenza, i dissensi della sinistra radicale, si possono arginare, ma i prelati in piazza "sarebbe troppo", commenta il premier. Ecco perché ieri le due istituzioni hanno cercato di smussare gli angoli, per quanto possibile. Durante il ricevimento Ruini ha fatto solo un accenno ai Dico: "Questi temi riguardano il Parlamento e il Parlamento vedrà". Quasi un'apertura, forse contando sul fatto che al Senato una maggioranza a favore dei Dico non c'è. Durante l'incontro delle delegazioni, con Massimo D'Alema, Francesco Rutelli, i sottosegretari Enrico Letta ed Enrico Micheli, il capo dei vescovi italiani, del resto, ha parlato solo del suo recente viaggio in Turchia per commemorare don Santoro. Poi, molta politica estera: uno statuto per le sedi sante, Medio oriente, Cina, Africa. D'Alema, la mattina, aveva incontrato il nuovo Nunzio in Italia monsignor Bertello e anche in quell'occasione aveva cercato il dialogo: "Tanti argomenti ci uniscono, valorizziamoli". Ma non sono i problemi del mondo il motivo delle tensioni di questi giorni. A molti testimoni perciò è parsa "surreale" l'atmosfera degli incontri all'ambasciata italiana presso la Santa sede, con il tema-unioni di fatto accuratamente scansato. In realtà, la partita può ricominciare in qualsiasi momento perché, come ha spiegato Bertone, "nessuno può impedire alla Chiesa di parlare di dottrina". (20 febbraio 2007)
Roma, faccia a faccia tra la delegazione italiana e quella vaticanaIl premier e Ruini, stessi toni: "E' andata benissimo"Dico, incontro Prodi-BertoneSchiarita tra Italia e Santa SedeIl presidente del Consiglio: "Questa legge servirà ad aiutare i più deboli"ROMA - Finisce con Prodi e Ruini che dice usano le stesse parole: "E' andata benissimo". Una sintonia che sembra essere la linea comune dopo i colloqui tra la delegazione italiana e quella vaticana, in occasione del ricevimento per l'anniversario della firma dei Patti Lateranensi. Nonostante le tensioni e la dura polemica sui Dico, "i rapporti fra le due sponde del Tevere si sono rafforzati", assicura il governo. E anche sui Dico, che Prodi continua a difendere ("Servono ad aiutare i più deboli"), arrivano toni misurati: "Le posizioni si sono chiarite - assicura il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato della Santa Sede, protagonista di un faccia a faccia di mezz'ora con Prodi - L'incontro è andato bene: abbiamo parlato con molta serenità non solo di problemi italiani. Abbiamo anche parlato di famiglia. Ma nei termini che la Chiesa pone sempre, ciò vuol dire con chiarezza e rispetto". E, in serata, da palazzo Chigi, arriva una nota che definisce "rafforzati" i rapporti tra lo Stato italiano e la Santa Sede. In pratica Prodi avrebbe ribadito al cardinal Bertone tutti gli aspetti positivi del disegno di legge varato il 6 febbraio dal Consiglio dei ministri, a partire dalla difesa delle categorie più deboli. Valutazioni alle quali i vertici del Vaticano avrebbero replicato esprimendo ancora una volta le perplessità circa la tenuta della famiglia. Finisce così una giornata che vede la "soddisfazione" per l'andamento dell'incontro del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dei vicepremier Massimo D'Alema e Francesco Rutelli. E non solo sui Dico ma anche sulla politica estera: dal Medio Oriente, all'Africa, alla Cina. Fuori dai cancelli, nel frattempo, la manifestazione organizzata da radicali e socialisti schierati con striscioni e fischietti reclama l'abrogazione dei patti fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Una richiesta che il presidente del Senato Franco Marini rimanda al mittente: "La revisione del Concordato è fuori dalla realtà". Ma un fronte di tensione interno al centrosinistra lo apre Clemente Mastella: "La maggioranza per far passare i Dico non c'è e non ci deve essere, salvo sgambetti ipocriti di qualcuno". O salvo che, come si ipotizza nelle ultime ore, il ddl non arrivi prima alla Camera. Dove il Governo può contare su una maggioranza più solida.
(19 febbraio 2007)
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Il DDL passera' prima al Senato, in altre parole assisteremo al massacro di un disegno di legge che nasce gia' moribondo.... ... e se proprio passera', passera' sotto i colpi delle vergate mattutine della numeraria Paola Binetti, o stretto dal cilicio della medesima.....

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Allora a mio avviso, la chiesa dovrebbe rivedere le sue posizioni a riguardo, e iniziare a rendere pubblici, un po di quei vangeli apocrifi che tiene celati.......comunque, mettendo la cosa su un piano piu generale, a mio avviso, il Dio che racchiude tutti gli amori, non puo voler male a noi, che siamo comunque creature plasmate dall'amore, e non parlo neccessariamente del Dio cristiano, chiamatelo, Dio, Allah, Buddah, Amore, Primo motore immobile, stiamo parlando sempre della stessa entità che ci ha generato........e vorrei ricordare che, prima di noi, era la gente di colore ad essere discriminata e ritenuta diversa, diabolicha, poi è stata la volta delle donne, che fortunatamente hanno acquistato una posizione dle tutto dignitosa al giorno d'oggi......voglio dire che la bieca mente dei più, si è formata su un concetto di normalità dettata pursempre da altri uomini, dal tempo e da stupidi luoghi comuni.....perchè quando si ama non si puo far del male a nessuno!!....ben vengano le unioni di fatto....pià dignità

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da repubblica.itDICO: POLLASTRINI, NON SCATTANO SOLO CON RACCOMANDATACaio e Sempronia convivono. Caio vuole aprire un Dico: va all'anagrafe e spedisce la relativa raccomandata con ricevuta di ritorno a Sempronia. Sempronia, pero', a differenza di Caio, non vuole mettere nero su bianco il rapporto con Caio. A questo punto cosa deve fare Sempronia per rifiutare il Dico? Il disegno di legge su questo punto lascia margini di incertezza. Il ministro Barbara Pollastrini non ha dubbi: "Il Dico comincera' solo nel momento in cui Sempronia andra' all'anagrafe ed accettera' il Dico con Caio. Se Sempronia non volesse aprire un Dico con Caio, potra' andare all'anagrafe, dopo avere ricevuto la raccomandata, e rifiutare il Dico". Per Pollastrini "spettera' al ministero dell'Interno dare all'anagrafe nuove regole, tali da prevedere le varie situazioni previste dalla legge sui Dico". Pollastrini aggiunge che la legge e' comunque "migliorabile in Parlamento".***Tutto per impedire a due persone, maggiorenni e consenzienti, di recarsi insieme all'anagrafe per dichiarare la convivenza! Noooooo, troppo simile a una "cerimonia", vogliamo scherzare!Ridicoli e ipocriti!

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GOVERNO BATTUTO AL SENATO ROMA - Il governo è stato battuto al Senato per due voti sulla risoluzione per approvare la relazione di politica estera del ministro Massimo D'Alema. La maggioranza richiesta era infatti di 160 voti, mentre la risoluzione dell'Unione ha avuto solo 158 voti. Mi sa che i DICO neanche lo sfioreranno il Senato.... ....stiamo a vedere....

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15:13  Casini: "Dico dimostrano che siamo alternativi alla maggioranza" Come si concilia la posizione dell'Udc sui dico con quella di questa maggioranza?". A chiederselo è Pierferdinando Casini. "Noi siamo alternativi a questa maggioranza- spiega - e abbiamo un patto con i nostri elettori". 15:36  Mastella: "Dico vanno tolti da agendaa politica" "I Dico vanno tolti dall'agenda politica. Questo deve essere chiaro e mi sembra che sia stato capito. Vedrete cosa dichiarerò domani, dopo le consultazioni Eccoci al punto, i DICO vanno tolti. CITTA' DEL VATICANO, 22 FEB - ''La coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire col proprio voto l'attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti della fede e della morale siano sovvertiti''.E' il passo centrale della bozza che dovrebbe servire ''da base autorevole'' alla preparazione della 'Nota' annunciata dal cardinale Camillo Ruini sul ddl sulle unioni di fatto. Il 'Foglio' la pubblica oggi.La bozza del testo, si legge sul giornale diretto da Giuliano Ferrara, fa riferimento a due documenti licenziati nel 2002 e nel 2003 dalla Congregazione della Dottrina della Fede all'epoca retta dal cardinale Joseph Ratzinger: il primo intitolato ''Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (22 novembre 2002) e ''Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle persone omosessuali'' (3 giugno 2003). Secondo l'anticipazione ''tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilita' che e' loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche. nel caso in cui si proponga per la prima volta all'Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentar cattolico ha il dovere morale i esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge''''Concedere il suffragio del proprio voto - si legge ancora- a un testo legislativo coso' nocivo per il bene comune della societa' e' un atto gravemente immorale''.(ANSA).

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Purtroppo mi sembra evidenti che questi famosi dico saranno le prime vittime sacrificali sull'altare del Governo Prodi... Al di là dei furori verbali la sinistra radicale è quella che ha più da perdere se il governo cadesse, perché la colpa le verrebbe attribuita, perché non ha altri interlocutori, perché il linguaggio politico odierno la fa apparire come il nemico da combattere o l'amico scomodo da tenere il più buono possibile.considerando che a questo punto si mira a imbarcare anche qualche transfugo centrista e a tenere buono il redivivo Andreotti, di dico non parlerà più nessuno.L'unico modo per salvarli sarebbe farli approdare alla Camera dove con un iter non troppo frettoloso potrebbero essere recuperati, migliorati, discussi e votati tra qualche mese, ad acque chete. Sempre che il governo sopravviva sino ad allora!

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Le probabilità che il Presidente della Commissione Giustizia, Salvi, nemmeno li mandi in Senato, i Dico, sono effettivamente cresciute. Dopo che il Governo è stato messo in minoranza al Senato (e non è la prima volta, in questo ultimo mese) un'altro andare in minoranza sarebbe fatale a questa maggioranza (e a qualunque altra). I Ds saranno contenti, avendo preferito dare i Senatori del premio di maggioranza a Mastella piuttosto che alla RnP. Sembra quasi che tutto sia stato previsto, fin dall'inizio.Razionalmente, dovrei infischiarmene, perché considero i Dico davvero troppopoco. Resta che una vittoria dei cattolici e dei loro veti su una questione del genere rischia di pesare molto, dato che i partiti dell'Unione il matrimonio (altro che i Dico) con l'ex DC ce l'hanno nel sangue. «Meglio Mastella che Pannella», dichiarò Diliberto. Ecque qua (come diceva Peppino de Filippo :rotfl:)

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