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Situazione dei diritti LGBT nel mondo.


NewMarc

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La Germania ha appena approvato il matrimonio egualitario e le adozioni per coppie dello stesso sesso con 393 Sì, 226 No e 4 astenuti! :D

 

La Merkel alla fine ha votato No sostenendo poi in un comunicato stampa che "Il matrimonio è tra un uomo e una donna."

 

Se tutti i parlamentari di sinistra (che sono 320) hanno votato Sì, allora significa che 73 parlamentari della CDU hanno votato Sì, cioè quasi 1/3 del partito.

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La Merkel alla fine ha votato No sostenendo poi in un comunicato stampa che "Il matrimonio è tra un uomo e una donna."

 

Se tutti i parlamentari di sinistra (che sono 320) hanno votato Sì, allora significa che 73 parlamentari della CDU hanno votato Sì, cioè quasi 1/3 del partito.

 

Non è una cosa strana che dei parlamentari disubbidiscano alle indicazioni del partito, persino da noi una parte di Forza Italia votò a favore della legge Cirinnà https://parlamento17.openpolis.it/votazione/camera/ddl-unioni-civili-pdl-3634-voto-finale/30904

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Ma veramente non c'è stata nessuna indicazione di partito.

La Merkel ha detto lunedì che la questione andava impostata non in senso partitico, ma lasciando libero di votare ogni parlamentare secondo la sua coscienza.

Ed è appunto con questa dichiarazione che è stata aperta una breccia che ha portato al voto positivo di oggi.

 

(marco7 mi ha anticipato)

Edited by Uncanny
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Sembra che la dichiarazione dei giorni scorsi della merkel in cui si diceva possibilista ad aprire al matrimonio gay abbia spinto gli altri partiti ad unirsi per mettere subito all'ordine del giorno la votazione sul matrimonio gay togliendo cosi' alla merkel il dibattito pubblico per le prossime votazioni.

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Veramente è stata una mossa della Merkel per togliere a Schulz uno dei suoi cavalli di battaglia.

È stata anche molto furba. Ha permesso il voto per accattivarsi l'elettorato progressista, ma allo stesso tempo lei, la leader, ha votato contro per tenersi buona la base più conservatrice.

Così allo stesso tempo sembra che l'approvazione del matrimonio egualitario sia merito suo ma anche che non lo sia.

Edited by Uncanny
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Non so se alla fine la merchel ci guadagnera' in termini elettorali o ci perde.

 

A me sembra che ne esce come la tipa che non riesce ad adattarsi ai cambiamenti sociali (sua la frase dopo la votazione in parlamento "per me il matrimonio e' tra un uomo e una donna"), dunque fa la figura di un politico del passato che non sta al passo coi tempi.

 

La merkel voleva togliere a schulz un argomento elettorale ma e' stata battuta in contropiede dagli avversari.

Edited by marco7
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Evidente l'abisso tra la Germania e la confinante Polonia. In quest'ultima il precedente governo di centrosinistra di Tusk non riuscì nemmeno a far passare una legge sulle convivenze di fatto (in pratica quella che voleva la destra qui da noi) perché una parte del suo partito era contraria!

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ARMENIA: Anche i gay hanno diritto alla felicità?

 

Lo scorso maggio sono stati installati nel centro di Yerevan alcuni cartelloni volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei diritti LGBT: “Auguri a tutti la felicità? Augurala anche a noi”. La rimozione dei poster, avvenuta poco tempo dopo la loro comparsa, apre una riflessione sulla situazione della comunità omosessuale in Armenia e sui suoi rapporti con la società.

 

I poster

 

Tra i cartelloni, prontamente rimossi dal Comune poiché “non autorizzati”, uno recava lo slogan “Li incontri ogni giorno”, accompagnato dall’immagine di alcune figure che impersonavano professioni diverse. Un altro vedeva rappresentati due omosessuali stretti in un abbraccio, mentre il terzo affrontava il tema della transessualità.

 

I poster, basati su alcune pubblicità progresso realizzate nelle settimane precedenti, sono parte di un progetto portato avanti dalla Deem Communications in collaborazione con la ONG PINK. L’azione è stata portata avanti nel quadro del Solidarity Network, un programma finanziato dall’UE con lo scopo di sostenere i diritti della comunità omosessuale in Armenia e Georgia.

 

Diritti in evoluzione

 

La BBC, nel 2014, ha ripercorso l’evoluzione dei diritti LGBT, evidenziando i paesi in cui, nel corso della storia, l’omosessualità è stata depenalizzata, e quelli in cui invece è divenuta penalmente perseguibile. La sessualità “non tradizionale”, come la definì la legge russa che ne vietò la promozione, è stata depenalizzata nel 2000 in Azerbaijan e in Georgia. In Armenia invece, perché l’omosessualità cessi di essere perseguita penalmente, occorre aspettare il 2003 – anno tra l’altro della celebre depenalizzazione negli Stati Uniti.

 

Essere gay, dunque, non è più un crimine a Yerevan. Permane tuttavia l’ostilità di una società in larga parte conservatrice, in cui alcuni valori sono profondamente radicati e consolidati – e nelle campagne le pressioni della tradizione sono ancora più sentite.

 

Diversità, eguaglianza

 

Nel 2016 l’IWPR (Institute for War and Peace Reporting) ha pubblicato un’intervista ad alcuni giovani della comunità LGBT armena. I ragazzi, in molti casi, hanno lamentato l’assenza di luoghi di svago in cui possano sentirsi sicuri, soprattutto a Gyumri e Vanadzor. Uno degli intervistati ha sottolineato come nemmeno a Yerevan l’atmosfera possa definirsi amichevole; vi è però un certo grado di libertà e i ragazzi non sono sottoposti alle occhiate inquisitrici di cui sono spesso vittime nei paesi e nelle città minori.

 

Sergei Gabrielyan, presidente dell’ONG New Generation, ritiene che l’intolleranza di alcune aree più remote del paese rappresenti un’importante causa di migrazioni interne: fuori dalla capitale lo “stile di vita gay” può incontrare seri ostacoli, anche per esempio nell’accesso a istituti educativi e sanitari. Nata nel 1998, la New Generation è attiva nella tutela delle vittime di discriminazioni basate sulle tendenze sessuali. Ha recentemente fondato una advocacy coalition per i diritti LGBT in Armenia e fa della diversità una richezza e dell’eguaglianza uno degli obiettivi della sua attività. Nel febbraio 2017, la New Generation ha organizzato una cena-incontro volta a promuovere il senso di solidarietà all’interno della comunità LGBT locale e a favorire la condivisione di obiettivi e propositi.

 

I dati PINK

 

Nel corso del 2016 la ONG PINK ha pubblicato alcune ricerche sulle opinioni della società armena in tema di diritti LGBT. Il 93.8% degli intervistati ha affermato di non voler vedere coppie omosessuali che si tengono per mano in pubblico. I baci, poi, risultavano sgraditi al 97.5%.

 

I dati raccolti da PINK, come numerose altre indagini svolte sul campo, sono la prova del lungo cammino che i diritti della comunità LGBT devono ancora percorrere in Armenia, anche se le iniziative volte a favorirne lo sviluppo e l’affermazione sono sempre più numerose e sempre più condivise.

 

http://www.eastjournal.net/archives/84802

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  • 2 weeks later...

ANSA

La predominate isola cattolica di Malta è pronta a legalizzare i matrimoni gay. Malgrado l'opposizione della chiesa cattolica alla legge voluta dai laburisti al governo, il Parlamento dell'isola vota la legge, sostenuta anche dalle opposizioni. Il tradizionale "adesso vi dichiaro marito e moglie" verrà sostituito con "ora siete sposi". Obiettivo della legge, ha spiegato la ministra per le uguaglianze Helena Dalli, è modernizzare le istituzioni del matrimonio" per estenderlo a tutte le coppie di adulti consenzienti. Si tratta di un passaggio epocale per l'isola, che conta oltre 440mila abitanti, dove il divorzio era illegale fino al 2011 e l'aborto è ancora vietato. Tuttavia nel 2014 sono state introdotte le unioni civili con l'adozione per i gay.

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Malta ha appena approvato il matrimonio egualitario con voto praticamente unanime dal momento che sia i laburisti al governo sia i nazionalisti all'opposizione erano favorevoli alla legge. C'è stato un solo voto contrario da parte di un parlamentare nazionalista. 

http://www.maltatoday.com.mt/news/national/78874/malta_legalises_samesex_marriage_as_parliament_votes_in_favour_of_marriage_equality_bill#.WWZh_BmpXqA

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5 hours ago, Arrhenius said:

Che bello ora la mia classifica dei paesi dove emigrerei per diritti LGBT, lavoro e soldi invece di stare in Italia è la seguente : 

Olanda

Germania

Svezia

Spagna

Malta

Prima con la fissa di emigrare al Nord, poi all'estero, poi su Marte?

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  • 2 weeks later...

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/immigrati-donne-e-omosessuali-eccola-piramide-dell-odio-degli-italiani_3085171-201702a.shtml

 

 

il 43.1% degli italiani ritiene che i gay siano uomini effeminati e il 38% che le lesbiche siano donne mascoline. Inoltre, sebbene la maggioranza della popolazione (74,8%) non consideri l’omosessualità una malattia, 1 cittadino su 4 continua a fare questa associazione; 1 residente su 5 inoltre ritiene poco o per niente accettabile avere un collega o un superiore o un amico omosessuale.
 

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13 minutes ago, OLEG said:

il 43.1% degli italiani ritiene che i gay siano uomini effeminati e il 38% che le lesbiche siano donne mascoline. Inoltre, sebbene la maggioranza della popolazione (74,8%) non consideri l’omosessualità una malattia, 1 cittadino su 4 continua a fare questa associazione; 1 residente su 5 inoltre ritiene poco o per niente accettabile avere un collega o un superiore o un amico omosessuale.

 

Sono i dati di una ricerca del PewGlobal vecchia ormai di quattro anni http://www.pewglobal.org/2013/06/04/the-global-divide-on-homosexuality/ non so come mai TgCom li abbia pubblicati in questi giorni.

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Il presidente della Germania ha firmato la legge sui matrimoni gay, che entrerà in vigore prima della fine del 2017

Frank-Walter Steinmeier, il presidente federale della Germania, ha firmato la legge, approvata a fine giugno dal Bundestag, che istituisce il matrimonio omosessuale nel paese e che permetterà alle persone dello stesso sesso di adottare dei bambini. La legge entrerà in vigore entro la fine del 2017, forse già dal primo ottobre. La proposta di legge era stata approvata molto velocemente dopo alcune dichiarazioni di apertura fatte a fine giugno dalla cancelliera Angela Merkel. Dal 2001 la Germania aveva una legge sulle unioni civili, ma era uno dei pochi paesi occidentali a non avere ancora una legge che permettesse i matrimoni gay: un altro è e resta l’Italia.

http://www.ilpost.it/2017/07/21/legge-matrimoni-gay-germania-presidente/

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L'UE e i diritti LGBTI nei Balcani occidentali

La prospettiva di adesione all'UE ha spinto i paesi della regione a dotarsi di leggi contro le discriminazioni su base sessuale. Per conseguire cambiamenti profondi serve però una maggiore attenzione

Nonostante sia il primo capo di governo dichiaratamente omosessuale di tutta l'Europa orientale e mediterranea, la nomina di Ana Brnabić a primo ministro della Serbia è stata accolta con una certa freddezza dagli attivisti LGBTI. L'impressione – condivisa da vari altri osservatori – è che si sia trattato innanzitutto di un'operazione di immagine diretta verso l'opinione pubblica dell'Unione europea. Il rispetto dei diritti LGBTI è ormai infatti considerato un criterio chiave per valutare quanto un paese sia civile ed “europeo”, cioè se possa diventare uno stato membro dell'UE.

Fino al 2013 i diritti LGBTI ricevevano poca attenzione nei negoziati per l'adesione all'Unione europea. La recente espansione di questi diritti all'interno dell'UE stessa ha però spinto a legare in modo sempre più stretto il loro riconoscimento con le prospettive di allargamento. Coi negoziati per l'adesione della Croazia i diritti LGBTI hanno quindi iniziato ad assumere un peso crescente, ed ora ottengono regolarmente un'attenzione specifica all'interno dei rapporti annuali sui progressi dei paesi candidati o candidabili all'adesione compilati dalla Commissione e dal Parlamento europeo .

Mediante questa attenzione, l'UE trasmette un messaggio preciso alle controparti: per immaginare l'allargamento a un paese, l'adozione di misure adeguate contro le discriminazioni su base sessuale costituisce un passaggio indispensabile. In effetti, negli ultimi anni la pressione esercitata dalla Commissione europea ha spinto i governi dei Balcani occidentali ad adottare una serie di norme contro la discriminazione, contro l'odio di stampo omofobo e in alcuni casi per il diritto all'identità di genere.

Attivismo transnazionale e allargamento

L'impegno profuso dall'UE è stato la ragione principale dietro i progressi legislativi, politici e sociali che hanno riguardato la situazione delle comunità LGBTI nei Balcani occidentali negli ultimi anni. I progressi hanno risentito positivamente anche della crescente attenzione per i diritti LGBTI a livello internazionale – a partire dagli Stati Uniti di Obama – ma anche della crescente efficacia degli attivisti locali, sempre più visibili e sempre più collegati tra loro a livello transnazionale.

Uno sviluppo significativo lo ha segnato la nascita dell'organizzazione LGBTI ERA , che raccoglie le principali associazioni LGBTI attive nei Balcani occidentali e in Turchia. Facendo tesoro delle collaborazioni transnazionali createsi nell'ultimo decennio, l'organizzazione è stata creata nel novembre 2015 anche grazie al sostegno diretto ricevuto dall'UE. Oltre a offrire servizi e sostegno ai suoi membri, ERA svolge attività di ricerca e di lobbying e coordina varie iniziative su scala regionale.

“Siamo soddisfatti del nostro rapporto con le istituzioni europee”, dice Amarildo Fecanji, direttore esecutivo di ERA, “Il dialogo è molto intenso e diretto, e abbiamo un'ottima comunicazione con la Commissione e il Parlamento”. ERA collabora con loro raccogliendo e trasmettendo informazioni e analisi, e viene regolarmente consultata per la preparazione dei rapporti annuali per l'allargamento. Secondo Fecanji, l'UE dovrebbe spingere anche i governi dei Balcani occidentali a stabilire relazioni più strette con le organizzazioni LGBTI dei loro paesi, in modo da replicare lo stesso meccanismo di dialogo.

Il problema dell'implementazione

Il desiderio di aderire all'UE ha favorito una serie di riforme legislative a favore dei diritti LGBTI, a volte anche molto avanzate dal punto di vista formale. Il problema però è che quelle norme spesso rimangono sulla carta, perché polizia, magistratura e classe politica non si impegnano a farle attuare. Secondo Koen Slootmaeckers, ricercatore della Queen Mary University di Londra, “l'UE dovrebbe iniziare a misurare in modo diverso i progressi che vengono fatti. Non è sufficiente limitarsi a spuntare singole caselle”. È necessario invece monitorare l'applicazione e la portata delle riforme realizzate, perché in alcuni casi i diritti LGBTI vengono promossi solo in chiave tattica e strumentale.

Oltre al problema delle norme che rimangono sulla carta, c'è il problema dei progressi che rimangono confinati al piano simbolico – come rischia di accadere ora in Serbia con Brnabić. Anche la portata reale dei gay pride che è possibile organizzare nei Balcani occidentali tende ad essere sopravvalutata, come ad esempio è accaduto col ritorno del pride a Belgrado nel 2014. Nonostante la loro importanza simbolica, fino a quando le manifestazioni dipenderanno da massicci schieramenti delle forze dell'ordine non saranno un indice di grande progresso.

L'esperienza degli allargamenti dell'UE verso Est del 2004 e 2007 ha mostrato quanto sia importante promuovere cambiamenti sociali e culturali reali – altrimenti appena un paese consegue l'adesione l'attenzione per i diritti LGBTI rischia di smorzarsi. “C'è bisogno di dedicare particolare attenzione al lavoro culturale”, dice a OBCT l'europarlamentare Daniele Viotti, co-presidente dell'intergruppo per i temi LGBTI . “Come parlamentari siamo già impegnati a organizzare visite e coltivare i rapporti con le autorità e gli attivisti locali. La Commissione però dovrebbe fare di più, attivando i suoi funzionari e le sue delegazioni”.

L'UE fa troppo, o troppo poco?

Secondo Slootmaeckers, “un problema è che l'attività dell'UE non riesce a dare un gran contributo al cambiamento sociale. Dovrebbe fare più attenzione alla situazione delle persone e a quello che cercano di fare, dovrebbe cercare di ascoltarle di più”. Benché importante, l'attività dell'UE a favore dei diritti LGBTI nei Balcani occidentali rischia infatti di restringere gli spazi disponibili agli attivisti locali: solo loro possono sviluppare modelli propri di emancipazione e spingere verso trasformazioni sociali più autentiche.

Le organizzazioni che promuovono la causa LGBTI nella regione appaiono consapevoli dei rischi legati all'attivismo dell'UE. Amarildo Fecanji sostiene che l'UE non può fare molto di più di quello che già sta facendo (anche se magari potrebbe operare in modo più efficace): “L'UE non sta imponendo una migliore protezione dei diritti umani, ci sta aiutando a cambiare i nostri paesi. Dobbiamo renderci conto che l'integrazione europea può arrivare fino a un certo punto, il resto tocca a noi”.

Per sostenere la causa LGBTI nei Balcani occidentali, una delle misure più importanti che l'UE può prendere è dare concretezza alla prospettiva dell'allargamento, così da evitare di suscitare disillusione e di offrire spazi politici all'influenza russa o turca nella regione – paesi ben lontani dalla prospettiva europea sui diritti LGBTI. “C'è il rischio reale che l'UE perda peso come modello – sostiene Daniele Viotti – Lo si batte solo se l'Europa riesce a offrire una prospettiva chiara a questi paesi, e a dedicare più attenzione ai temi sociali e civili”. 

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/L-UE-e-i-diritti-LGBTI-nei-Balcani-occidentali-181072

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Pantaleon Alvarez, lo speaker della Camera dei Rappresentanti delle Filippine - terza carica per importanza del paese dopo quella del presidente e del vicepresidente - ha tenuto un discorso davanti ha tutta l'aula in cui, fra le altre cose, ha sostenuto la necessità di introdurre unioni civili anche per persone omosessuali per garantire il rispetto di tutte le minoranze. 

La riforma del diritto di famiglia che ha cominciato ad essere discussa prevede anche la possibilità di adozioni per coppie omosessuali, il divorzio consensuale e il pieno riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. 

Le Filippine sono infatti l'unico paese al mondo a non avere il divorzio - eccezion fatta per il Vaticano - a causa della forte influenza che esercita la chiesa cattolica. 

Il presidente Duterte in campagna elettorale sosteneva il matrimonio gay -  dicendo anche "Definitely, the gays were created by God...God made them so medyo nagkamali yung bilangan diyan sa Bible (there is a slight error in the Bible). Adam, Eve, and the gays" - e quando era sindaco della città di Davao fece approvare diverse ordinanze anti-discriminazione. Sul divorzio era invece più chiuso sostenendo che potesse essere una ferita per la famiglia, in particolare i bambini. 

Dopo essere stato eletto presidente ha tuttavia fatto marcia indietro dicendo di essere contrario al matrimonio gay facendo anche riferimento alle "teorie gender".

Nel marzo del 2017 disse: "Il gender non esiste, questa è la loro cultura. Non si adatta a noi. Noi siamo cattolici ed esistono delle leggi, che dicono che un uomo può sposare solo una donna, e una donna un uomo. Questa è la nostra legge, quindi perché dovremmo accettare il gender? Stanno cancellando le differenze tra uomo e donna".

Non si sa quindi se il tentativo portato avanti dallo speaker si rivelerà efficace e se la contrarietà di Duterte si estenda anche alle unioni civili. 

 

Edited by Uncanny
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  • 2 weeks later...

Stavo seguendo le appassionanti vicende australiane, che negli ultimi giorni hanno avuto importanti sviluppi.

Per farla breve, nel luglio del 2016 le elezioni sono state vinte dalla coalizione di centro-destra (formata da liberali e nazionalisti) che nella sua piattaforma aveva l'indizione di un referendum non vincolante sul matrimonio egualitario con conseguente voto in parlamento seguendo - ma questo non è stato assicurato da tutti i parlamentari - l'esito del voto referendario.

C'è comunque una maggioranza a favore dal momento che una piccola parte di parlamentari di centro-destra è a favore del matrimonio egualitario, quindi se si tenesse un voto libero in parlamento - un po' come è successo in Germania di recente - passerebbe quasi sicuramente. Il problema è che la leadership del governo ha sempre bloccato ogni tentativo di avere un voto libero di coscienza, appunto per tener fede alla piattaforma che prevedeva un referendum.

A inizio novembre la legge che sarebbe dovuta essere stata approvata per permettere l'indizione del referendum era stata bocciata al Senato dal momento che una parte di liberali ha votato contro e l'opposizione - formata da laburisti, verdi, liberali di centro e altri partiti minori - ha votato in modo compatto contro, poiché l'idea del referendum è sempre stata considerata da loro inutile, non necessaria e dannosa perché avrebbe creato "un clima d'odio ostile agli individui lgbt" (dello stesso avviso sono le associazioni lgbt). Quindi per diversi mesi non se ne è praticamente più parlato.

Nel frattempo i parlamenti di due stati federati - il Queensland e il South Australia - hanno approvato delle leggi che hanno esteso il diritto all'adozione congiunta (quella classica) e coparentale (la famosa stepchild adoption). Gli altri stati federati avevano già approvato leggi in proposito, ad eccezione di uno. Quindi in pratica ad oggi le adozioni sono permesse in tutte le forme in tutta l'Australia ad eccezione del Northern Territory (che però con 244 mila abitanti rappresenta solo l'1% dell'intera popolazione australiana) che comunque si prevede rivedrà la legge sulle adozioni nel prossimo futuro.

Le adozioni sono competenza dei singoli stati - a differenza del matrimonio che può essere modificato solo dal parlamento federale - e quindi sono escluse dal dibattito in corso riguardante il matrimonio.

Dicevo che per diversi mesi non si è più parlato del matrimonio egualitario, ma questo fino a poche settimane fa. Infatti un piccolo gruppo di parlamentari di centro-destra "ribelli" ha introdotto in parlamento una legge sul matrimonio egualitario e cominciato a fare pressioni affinché si potesse mettere ai voti - in un voto libero di coscienza -  evitando il famigerato referendum. La leadership di partito, sempre più spazientita e assolutamente contraria al voto libero, ha quindi tenuto una riunione di partito ieri pomeriggio.

In questa riunione si è tenuto un voto interno con cui a maggioranza schiacciante 27-7 è stata ribadita la contrarietà al voto libero e la necessità di un referendum. Si è dunque deciso che nei prossimi giorni la legge per l'indizione del referendum verrà riproposta uguale e quindi prevedibilmente verrà ribocciata.

Ma c'è un piano B, cioè quello del cosiddetto voto postale, anch'esso non vincolante come il referendum. In pratica il governo vuole che si effettui un voto via posta. Viene spedito un foglio a casa di tutti gli australiani, l'australiano vota e rispedisce il foglio indietro. A differenza del referendum il voto postale non è obbligatorio - mentre in Australia il voto alle elezioni e i referendum è sempre stato obbligatorio - , è meno costoso ma si parla comunque di un centinaio di milioni di dollari, ma soprattutto potrebbe non richiedere un voto in parlamento per essere indetto. Il governo sostiene che il voto postale si possa indire scavalcando il parlamento grazie ad una certa legge che ora non ricordo, mentre l'opposizione e le associazioni lgbt sostengono di no e quest'ultime hanno già detto di essere pronte a muovere una causa legale per bloccarlo. Altre differenze rispetto al referendum è che il processo di voto postale richiederebbe circa un mese di tempo - quello di ottobre negli intenti del governo - e che almeno secondo l'opposizione è un tipo di voto non sicuro in cui è facile ci siano errori.

Nelle previsioni del governo poi - dopo il voto postale - il voto in parlamento si dovrebbe tenere a fine novembre / inizio dicembre e la questione sarebbe chiusa.

I sondaggi fatti in proposito al matrimonio egualitario comunque vedono i favorevoli da un minimo del 60% fino ad arrivare in alcuni al 70%, ma comunque in media più vicini al 60%.

Mi sono un po' dilungato, ma devo dire che la politica australiana è molto appassionante. :sisi:

Edited by Uncanny
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Aggiornamento: come previsto la legge per l'indizione del referendum è stata bocciata dal senato australiano.

Ora il governo è determinato ad andare avanti con il voto postale, che - come detto nel post precedente - il governo sostiene non necessiti di essere autorizzato da un voto in parlamento.

Comunque sono stato impreciso sulla durata del processo di voto postale, non dura uno, ma praticamente due mesi. Inizia il 12 settembre, finisce il 7 novembre e i risultati sono annunciati il 25 novembre.

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  • 3 weeks later...

Con una storica sentenza della Corte Suprema l'India dichiara l'espressione dell'orientamento sessuale "un diritto fondamentale della persona".
Una sentenza che ha un grande impatto sulla legislazione indiana. Adesso salterà la sezione 377 del codice penale indiano che punisce per legge gli atti sessuali "contro natura". 
La stessa sentenza obbliga il legislatore all'introduzione di un reato di discriminazione per orientamento sessuale nonostante la contrarietà del governo. 

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Non è come tu la poni.

La Corte Suprema indiana ha sentenziato che l'orientamento sessuale rientra fra i diritti fondamentali della privacy dell'individuo, si è espressa in questi termini:

"Sexual orientation is an essential attribute of privacy. Discrimination against an individual on the basis of sexual orientation is deeply offensive to the dignity and self-worth of the individual. Equality demands that the sexual orientation of each individual in society must be protected on an even platform."

Ma ciò non comporta nessun automatismo riguardo le leggi anti-sodomia, anche se certamente darà un impulso non indifferente alla loro abrogazione, per cui però bisognerà aspettare probabilmente una nuova sentenza da parte della stessa Corte. 

Anche se è probabile, non darei però per scontata l'abrogazione, bisogna vedere come il reato di sodomia verrà giudicato in relazione all'orientamento sessuale. Qualche anno se ben ricordo la Corte si espresse non correlando la sodomia all'omosessualità, ammettendo quindi la criminalizzazione della prima. In pratica disse: "Ok, sei omosessuale e il tuo orientamento sessuale va rispettato, ma non fare sesso anale, che non è condizione necessaria della tua omosessualità". 

Edited by Uncanny
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10 minutes ago, Uncanny said:

Qualche anno se ben ricordo la Corte si espresse non correlando la sodomia all'omosessualità, ammettendo quindi la criminalizzazione della prima. In pratica disse: "Ok, sei omosessuale e il tuo orientamento sessuale va rispettato, ma non fare sesso anale, che non è condizione necessaria della tua omosessualità". 

Questo però implicherebbe una distinzione tra sesso omosessuale e sesso anale, che infatti potrebbe essere anche eterosessuale:

quindi il concetto di sodomia non dovrebbe essere stato preso come variante del concetto di omosessualità.

Non so se ricordi bene, ma se sì, la Corte indiana fu alquanto stravagante, anche se non necessariamente omofoba....

 

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Il termine sodomia lo uso io per indicare il sesso anale in generale, il codice penale indiano non si esprime in questi termini, parla di "rapporto carnale contro l'ordine naturale con qualsiasi uomo, donna o animale". 

377. Unnatural offences: Whoever voluntarily has carnal intercourse against the order of nature with any man, woman or animal shall be punished with imprisonment for life, or with imprisonment of either description for term which may extend to ten years, and shall also be liable to fine.

In teoria è criminalizzata qualsiasi forma di sesso anale, anche fra individui di sesso opposto, poi bisogna vedere come la legge venga effettivamente applicata. Da quel che ho capito de facto è applicata ben poco anche nei riguardi della sodomia omosessuale, ma contribuisce in maniera non indifferente a perpetuare lo stigma nei confronti degli omosessuali, a cui per primi è associata la pratica. 

 

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Sì, va bene, ma se l'interpretazione che hai proposta è corretta, ci sarebbe comunque una legittimazione dell'omoerotismo, sia pur con una residua illegittimità per gli atti sessuali anali, considerati contro natura, peraltro sia in ambito omoerotico sia in ambito eteroerotico:

non sarebbe cosa da poco, anche sul piano dell'uguaglianza delle due affettività.

Edited by Mario1944
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  • 2 weeks later...

In Australia i ricorsi presentati dalle associazioni lgbt sulla legittimità del sondaggio postale nazionale sul matrimonio egualitario sono stati rigettati all'unanimità dalla Corte Suprema. 

Il sondaggio postale quindi si terrà. Inizierà il 12 settembre e si concluderà il 7 novembre. I risultati saranno annunciati il 15 novembre.

 

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La Francia apre alla procreazione assistita per donne gay e single nel 2018

Marlène Schiappa, segretaria di Stato francese per l'Uguaglianza, ha dichiarato a una tv nazionale che entro il prossimo anno verrà revisionata la normativa in materia di bioetica

Il governo francese prospetta l’estensione della procreazione medicalmente assistita (Pma) a “tutte le donne” nel 2018, come parte della revisione della normativa in materia di bioetica. Lo ha annunciato Marlène Schiappa, segretaria di Stato per l’Uguaglianza, intervistata dalla tv francese Rmc-BfmTv.

La segretaria ha detto che “la promessa fatta in campagna elettorale dal presidente Emmanuel Macron verrà mantenuta”.

Dopo anni di riflessione, il Comitato nazionale per le questioni etiche (Ccne) si è pronunciato recentemente a favore della procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le donne gay e single. Il parere del Comitato nazionale sembra dunque aprire la strada a una legge che verrà approvata dal parlamento francese il prossimo anno.

La mossa svelata da Schiappa rappresenta un’estensione significativa dei diritti dei gay in Francia, dopo la legalizzazione del matrimonio omosessuale e la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali nel 2013.

In Francia, secondo il rapporto annuale dell’Agenzia biomedica francese, nel 2014 più di 25mila bambini sono nati grazie alle tecniche della procreazione assistita. L’aumento del dato fa riferimento soprattutto ai problemi di fertilità che hanno diverse coppie francesi.

Per Procreazione medicalmente assistita (Pma) si intende l’insieme di tutti quei trattamenti nei quali i gameti, sia femminili (ovociti) che maschili (spermatozoi), sono trattati al fine di determinare il processo riproduttivo. I paesi nei quali le lesbiche (single o in coppia) possono accedere alla Pma sono Belgio, Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.

https://www.tpi.it/mondo/europa/francia/francia-procreazione-assistita-donne-gay-single/#r

 

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On 13/9/2017 at 2:47 AM, Arrhenius said:

https://www.e-steem.net/single-post/2017/09/09/Matrimonio-egualitario-in-Romania-addio-

 in Romania il partito socialdemocratico attualmente al potere vorrebbe proporre un referendum per limitare la definizione di matrimonio alle sole unioni tra un uomo e una donna. L' omosessualità in Romania non è reato ed è stata decriminalizzata solamente 16 anni fa ma sono pochissimi i passi in avanti che sono stati fatti in tutti questi anni. Questo referendum potrebbe essere decisamente un passo indietro. Siamo sul punto di arrivare ad un ban del matrimonio per le persone dello stesso sesso in Romania ? La richiesta è stata posta dopo che il Comitato per la Famiglia ha raccolto quasi 3 milioni di firme a favore di una definizione strettamente tradizionale del matrimonio sulla Carta Costituzionale. Attualmente infatti si parla solamente di "coniugi ". La chiesa ortodossa ha ancora grande influenza sulla popolazione e il loro modo di vedere le persone LGBT.  L'iter per un cambiamento della Costituzione è molto lungo : la costituzione può essere modificata su proposta del Presidente, del governo o di un quarto di tutti i deputati o di almeno 500.000 cittadini. Il Parlamento deve approvare qualsiasi cambiamento che sarà poi votato in un referendum per abrogare o confermare la decisione. Nel 2014 la Slovacchia, con un accordo storico tra la destra e la sinistra del paese, ha inserito nella Costituzione la definizione di matrimonio come “ legame unico tra un uomo e una donna ”. I voti a favore furono 102, 18 contrari e 3 astenuti.

Già noi con leghisti e amenità varie in Europa forse non dovremmo nemmeno esserci, questi paesi dell'est proprio andavano tenuti fuori a calci in quel posto visto che la loro mentalità è rimasta ferma agli anni '50.

Tre milioni di firme in un Paese di 22 milioni di persone, cioè più di uno su sette se escludiamo bambini e minorenni, ha firmato contro l'estensione dei diritti LGBT. E al governo c'è pure un partito socialdemocratico! In Slovacchia la quasi totalità del parlamento firma per limitare il matrimonio a solo uomo e donna, altri paesi come Polonia, Ungheria, Bulgaria, ecc... lo hanno già fatto da tempo.

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