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Situazione dei diritti LGBT nel mondo.


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AgoraVox

 

Nel giugno del 2015 il suo volto fece il giro del mondo durante le manifestazioni per il Gay Pride a Instanbul, duramente represse dal Governo Turco. Hande Kader, lavoratrice del sesso transgender aveva all'epoca 21 anni e fu fotografata da diverse agenzia stampa mentre si opponeva alla polizia turca. Per questo era diventata, senza volerlo, un'icona della comunità LGBT in Turchia: le immagini fecero il giro non solo del paese, ma del mondo. 

 

Il suo corpo senza vita è stato purtroppo ritrovato lo scorso 8 agosto nell'auto di un cliente in un quartiere residenziale di Istanbul, completamente bruciato. Lo racconta l'associazione Pembe Hayat, che aveva denunciato la sparizione di Hande.

Edited by Rotwang
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Aruba, il Parlamento approva le unioni civili per le coppie omosessuali

 

Il Parlamento di Aruba (110 mila abitanti circa), la piccola isola nel Mare Caraibico a nord del Venezuela, ha votato a favore dell’apertura delle unioni civili alle coppie composte da persone dello stesso sesso, che potranno così ricevere gli stessi diritti e benefici delle coppie sposate.

 

Il voto si è tenuto giovedì scorso. Con 11 voti a favore, cinque contrari e 4 astensioni, il Parlamento ha deciso di modificare il codice civile che regolamenta il matrimonio per poter includere anche le unioni tra persone dello stesso sesso, garantendo loro il diritto di poter ricevere la pensione in caso di decesso del coniuge o di prendere decisione in caso di emergenze mediche.

 

Fino ad oggi lo Stato di Aruba, essendo una nazione costitutiva del Regno dei Paesi Bassi, permetteva soltanto il riconoscimento delle unioni omosessuali celebrate in Olanda, valide di fatto in tutto il Regno - che include anche le isole di Curaçao e di Sint Maarten.

 

Non si è riusciti ad introdurre il matrimonio egualitario, ma in questo modo i cittadini residenti ad Aruba non sono più costretti a volare in Olanda e sposarsi per poi vedersi riconosciuta l’unione anche in patria. Lo stesso non si può dire per Curaçao e Sint Maarten, dove né il matrimonio tra persone dello stesso sesso né le unioni civili sono ancora permesse.

 

http://www.queerblog.it/post/200739/aruba-il-parlamento-approva-le-unioni-civili-per-le-coppie-omosessuali

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Decine di migliaia di persone hanno manifestato in Messico contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso. 

 

La proposta è stata fatta dal presidente Enrique Peña Nieto in un paese largamente conservatore.

 

Le autorità hanno stimato circa 40mila persone scese in strada a Queretaro per protestare contro la legge.

 

Le manifestazioni in tutto il Messico sono state organizzate dal Fronte Nazionale per la Famiglia (con gli stessi simboli e colori de Le Manif pour Tous), formato da gruppi religiosi e conservatori che si oppongono al matrimonio egualitario, che non è legale in tutto il paese ma solo in certi Stati e a Città del Messico.

 

Alcuni hanno detto che la proposta in discussione sarà dannosa per il mandato presidenziale di Peña Nieto.

 

Ragazzino-ferma-la-manifestazione-omofob

 

Qualche giorno fa a Celaya, il Fronte Nazionale per la Famiglia ha organizzato una marcia alla quale hanno preso parte circa 11mila persone. Undicimila persone costrette a fermarsi grazie ad un ragazzino di 12 anni che si è messo nel contro della strada con le braccia aperte.

 

«All’inizio pensavo che il bambino stesse solo giocando» ha raccontato il fotografo Manuel Rodriguez al quotidiano messicano Regeneración. Ma una volta tolto il ragazzino dalla strada, il fotografo gli ha chiesto perché l’avesse fatto. «Ho uno zio gay – è stata la risposta del ragazzino, che vuole restare anonimo -. E non sopporto quando le persone odiano».

Edited by Rotwang
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Aleksei Korolyov ha 29 anni e Bulat Barantayev 33. Entrambi attivisti per i diritti LGBT in Russia, sono i primi candidati dichiaratamente gay nella storia del paese al confine tra Europa e Asia, famoso – purtroppo – per la sua omofobia di stato.

 

Entrambi i candidati militano nella coalizioni liberale Parnas, fortemente critica delle politiche di Putin, che nel 2013 introdusse la terribile legge anti-propaganda gay. «Da tempo ho fatto di tutto per creare un pubblico in grado di accettare le persone LGBT – ha dichiarato Barantayev a Radio Free Europe -. Con il mio esempio dimostro che i gay in Russia possono creare imprese di successo, in grado di soddisfare le persone, possono avere figli e possono anche candidarsi per la Duma».

 

Il candidato più giovane, Korolyov, ha aggiunto che «la comunità LGBT è in una situazione disperata e ha bisogno di alleati. È un bene che siamo riusciti a trovare un’intesa con Parns. La comunità LGBT avrà nuove risorse per difendersi e il partito dovrebbe ottenere nuovi elettori».

 

E quando c’è da spiegare il perché ha deciso di scendere in politica, Korolyov non usa mezzi termini: «Ho scelto di candidarmi perché il partito di governo ha adottato una posizione omofoba estrema. Le autorità favoriscono l’omofobia nella società facendo aumentare i crimini d’odio».

 

Entrambi sanno di non avere alcuna chance per vincere le prossime elezioni parlamentari –che si terranno il prossimo 18 settembre -, ma a preoccuparli è altro: il rischio di ripercussioni violente da parte dei gruppi omofobi. «Le autorità credono che non verrò eletto nella Russia di oggi – ha dichiarato Barantayev -, per questo non prestano nessuna attenzione alla mia campagna».

 

Nonostante tutto, entrambi i candidati non hanno nessuna intenzione di gettare la spugna:«Non possiamo nasconderci e avere paura. La legge discriminatoria ha attivato la comunità LGBT, l’ha fatta crescere. Ci rendiamo conto che se non facciamo politica, sarà la politica a farci fuori».

Edited by Rotwang
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Anche il Guernsey approva il matrimonio egualitario.

 

Con 33 voti a favore e 5 contrari, il senato del Guernsey ha approvato un disegno di legge che introduce il matrimonio egualitario nel Paese. L'iter legislativo ha richiesto quasi un anno da quando è stato espresso il primo voto a favore di una linea programmatica colta a modificare le leggi sul matrimonio per includere anche le coppie formate da persone dello stesso sesso.

Il disegno di legge sarà ora trasmessa al Consiglio della Corona per la sua promulgazione e i primi matrimoni dovrebbero iniziare ad essere celebrati nella prima metà del 2017.

Guernsey è la seconda delle tre dipendenze della Corona Britannica ad aver aperto le porte ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, dopo che l'Isola di Man ha incominciato a celebrare i primi matrimoni egualitari lo scorso luglio.

 

http://gayburg.blogspot.it/2016/09/anche-il-guernsey-approva-il-matrimonio.html?m=1

 

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Il presidente cileno annuncia una legge sul matrimonio egualitario nel 2017.

 

È dinnanzi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite che il presidente cileno, Michelle Bachelet, ha annunciato che un disegno di legge sull'introduzione del matrimonio egualitario verrà inviato al Congresso nella prima metà del 2017.

«Il mio governo si è impegnato a presentare al Congresso un disegno di legge sulla parità di matrimonio durante la prima metà del 2017 -ha annunciato Bachelet- inoltre verrà preso considerazione un supporto governativo alle diverse azioni intraprese per rafforzare i diritti della comunità LGBT, come la riforma delle leggi anti-discriminazione».

Nonostante la forte influenza che la Chiesa cattolica esercita sulle nazioni latinoamericane, il matrimonio egualitario è già stato introdotto in Argentina, Brasile, Uruguay e in alcune parti del Messico.

 

http://gayburg.blogspot.it/2016/09/il-presidente-cileno-annuncia-una-legge.html?m=1

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  • 2 weeks later...

La Repubblica

 

Chissà come se la ride adesso Akihiro Miwa, il travestito più famoso del Giappone, l’amante di Yukio Mishima che per lo scrittore e regista maledetto intonò quella Song of the Black Lizard che è diventato un classico dei debauchee più raffinati di mezzo mondo. Da allora sono passati quasi cinquant’anni ma finalmente il Sol Levante s’inchina al mondo LGBT, che sta appunto per Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender. Sì, nel paese dove il trattatamento delle donne sul lavoro è ancora da mondo altro, secondo la classifica stilata dal World Economic Forum che pone Tokyo tra Kazakhstan, Bangladesh e Zimbabwe, quantomeno le trans cominciano a godere di quei diritti civili e concreti finora negati nelle aziende: congedi e assegni parentali, benefit finora riconosciuti soltanto al coniuge rigorosamente dell’altro sesso.

 

Non è semplice liberalismo: è semplicemente capitalismo. In 50 miliardi di dollari viene stimato il business legato al mondo LGBT in Giappone, e le grandi compagnie hanno cominciato la corsa a questo nuovo mercato anche in vista dei Giochi del 2020. Il comitato olimpico proibisce discriminazioni sessuali e le big company che lottano per la sponsorizzazione degli eventi, Panasonic e Japan Airlines in testa, si stanno letteralmente mettendo il belletto.

 

La rivoluzione avviene in un contesto culturale ovviamente molto particolare, e non solo per il grande momento di incertezza nazionale, con l’imperatore Akhito che ha annunciato di voler abdicare costringendo il Parlamento e il governo di Shinzo Abe (già travolto dalla stagnazione economica) a trovare il modo di fare una legge che lo consenta. Il fatto è che laggiù la società è sempre stata più libera e, per così dire, avanti rispetto alla politica che pretende di incarnarla. Mentre le corporation fanno la gara a corteggiare i gay, per esempio, il riconoscimento del matrimonio omosessuale non c’è ancora, anche se la tradizione del koseki, il registro di famiglia dove ci si deve iscrivere per convalidare qualsiasi tipo di contratto di nozze, religiose o no, permette di inserire il partner dello stesso sesso tra i familiari tutelabili.

 

L’ascesa del Giappone trans è stata salutata con enorme curiosità dai cugini cinesi del South China Morning Post. Il giornale di Hong Kong, dove le coppie gay non sono istituzionalmente riconosciute e lunga è la lista di discriminazioni delle minoranze sessuali, nota divertito come “la Costituzione giapponese, scritta dagli occupanti americani nel 1947, va anche oltre quella degli Stati Uniti in termini di garanzia dei diritti delle donne, ma non menziona partner dello stesso sesso”. Nella Carta rossa di Pechino, invece, una menzione c’è, ma è quella del matrimonio inteso specificamente come unione tra maschio e femmina. L’ultima apertura, sempre ovviamente nel segno del mercato più che dei diritti, è quella che riconosce il matrimonio gay agli espatriati, cioè agli stranieri che si sono sposati altrove ma adesso si sono trasferiti e arricchiscono Pechino.

 

Ovvio dunque che il risvegliarsi degli interessi economici abbia adesso fatto riesplodere in Giappone anche la questione dei diritti: “Perché il mercato ci riconosce e il governo no?”. Manco a dirlo: il governo conservatore l’avrebbe anche un progetto di riforma della famiglia (e quindi della Costituzione) ma va in un senso ancora più restrittivo della definizione attuale. D’altronde questo è pur sempre il paese dove ancora, anno 2014, un ragazzino di un liceo di Osaka, che si presentava in abiti femminili, aveva dovuto farsi prescrivere il “disordine da identità di genere”, riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità, per poter fare ginnastica con le ragazze. “Se un ragazzo si vuole mettere la gonna, la metta pure: se vuole andare al bagno delle ragazze, dev’essere lasciato andare” aveva raccontato il dottor Jun Koh, l’autore della diagnosi, a una giornalista di BuzzFeed. Perché dunque bollare il ragazzino come malato? Perché la legge è legge, e la diagnosi è l’unico modo, per legge, di lasciarsi accettare. Cambieranno le cose ora che anche Tokyo è pronta a sponsorizzare un gay pride? Nel paese che fu di Mishima, e dove la scandalosa Akihiro oggi dà voce ai cartoon dei Pokemon, mai scommettere sui tabù.

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Gay.it

 

Kylie Minogue ancora una volta si espone in prima linea per i diritti civili della comunità LGBT.

 

La cantante si è fidanzata ufficialmente Joshua Sasse a febbraio e lo sposerà, ma non prima che in Australia sia passata la legge sul matrimonio egualitario.

 

Stiamo pensando ad un matrimonio a Melbourne, ma io e Kylie ci abbiamo pensato e non ci sposeremo fino a che la legge sul matrimonio egualitario non verrà approvata“, ha affermato Sasse, che ha anche lanciato una campagna,“Say I Do Live Down Under”, che con la vendita di alcune t-shirt vuole sensibilizzare al tema: anche Dolly Parton e Sia vi hanno aderito.

 

Non riesco a capire se è una questione religiosa, morale o altro, il fatto che io ho il diritto di sposare la persona che amo e un altro non può solo per il suo orientamento sessuale“, chiosa il bel Sasse. Anche Kylie sta diffondendo la parola indossando la maglia creata dal suo compagno e pubblicando le foto sui social.

 

Il cammino è ancora lungo: alcuni giorni fa il partito di opposizione ha annunciato di voler boicottare il referendum auspicato dal Primo Ministro Malcolm Turnbull sulla questione.

Edited by Rotwang
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  • 2 weeks later...

Migliaia di persone hanno manifestato a Parigi per chiedere l'abrogazione della legge Taubira, che consente il matrimonio egualitario. I dimostranti hanno protestato anche contro tecniche di riproduzione assistita e la surrogazione di maternità che consente alle coppie gay di avere figli.

 

La polizia ha stimato 24mila persone, mentre per gli organizzatori sono state 200mila.

 

La manifestazione è stata organizzata da Le Manif Pour Tous, l'associazione queer che si batte contro il matrimonio egualitario in Francia. I partecipanti si sono riuniti a Porte de Dauphine, nella zona occidentale, fino ad avvicinarsi al centro della capitale. Numerosi i cartelli "Nel 2017 voterò per la famiglia" e "Gli uteri delle donne non sono in vendita".

 

Il gruppo è stato in silenzio negli ultimi due anni e ha organizzato la marcia per fare pressione sui candidati all'Eliseo nei prossimi sei mesi, ma è improbabile che la legge venga abrogata o rivisitata da qualcuno di loro. Jean-Frédéric Poisson, del Partito cristiano democratico, ha preso in considerazione l'ipotesi se il suo movimento dovesse guadagnare consensi. Nessun candidato presidenziale ha partecipato alla marcia, ma un candidato alla guida del centrodestra, François Fillon, de I Repubblicani, ha inviato il proprio sostegno ai manifestanti volendo abrogare la possibilità che le coppie dello stesso sesso possano adottare.

Edited by Rotwang
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Il Grande Colibrì

 

Mentre in Italia le prime unioni civili iniziano a essere celebrate, a San Marino le coppie omosessuali rimangono di fatto prive di diritti. Ecco la testimonianza di una ragazza italiana, Rosa (nome inventato), che convive clandestinamente con la compagna sammarinese, non essendoci leggi che riconoscano la loro unione.

 

Come sono state percepite le Unioni civili italiane a San Marino?

Mentre in Italia la legge sulle unioni civili veniva discussa e successivamente approvata, i giornali di San Marino, e insieme a loro diversi partiti, parlavano del cambiamento che stava attuando la vicina Italia e dell’importanza di far rimanere San Marino al passo coi tempi.

 

Si è parlato di proposte di legge, ci sono stati sondaggi, ma nel concreto non si è fatto nulla. Passata una settimana ci si è dimenticati di tutto, sono stati considerati più importanti altri problemi e le unioni civili sono finite nel dimenticatoio nonostante un sondaggio su un giornale sammarinese (senza scopo statistico), che chiedeva se si era d’accordo o meno con le unioni civili, vedesse il 78% delle persone rispondere favorevolmente [La Tribuna Sammarinese].

 

Che tipo di contratti di convivenza possono essere stipulati a San Marino?

Gli unici contratti di convivenza che possono essere stipulati sono quelli tra due persone di sesso opposto, infatti, nelle leggi in cui se ne parla, le convivenze vengono sempre definite “more uxorio” e quindi come marito e moglie [mentre in Italia l’espressione “more uxorio” riguarda anche le coppie omosessuali: Articolo29]. Al momento non ci sono leggi che parlano di vera e propria convivenza, al massimo qualcosa riguardo alla coabitazione di due sammarinesi dello stesso sesso, considerati alla stregua di coinquilini e non come coppia.

 

Le coppie omosessuali in cui uno dei due partner è straniero vanno incontro a ulteriori svantaggi?

Sì, sono svantaggi principalmente legati al permesso di soggiorno, poiché parlare di diritti per le coppie omosessuali (che siano sammarinesi o formate da un sammarinese ed uno straniero) è di fatto impensabile. Esiste una legge [legge 118/2015, all’articolo 15, comma 1: Consiglio Grande e Generale] che prevede il permesso di soggiorno per coabitazione a fini solidaristici e di mutuo aiuto, in cui non si specifica (come nel caso dell’attuale legge per la convivenza) se lo straniero deve essere di sesso opposto o meno.

 

Questa legge è l’unico appiglio che hanno due persone omosessuali per coabitare, che non significa convivere, senza che sia riconosciuto nessun diritto alla coppia come tale. La coppia omosessuale si vede così costretta a “mentire” sulla propria relazione e a nascondersi dietro ai fini solidaristici e di mutuo aiuto, che per di più prevedono che il/la sammarinese abbia un alloggio ed uno stipendio adeguato per il mantenimento di entrambi per poter attuare la coabitazione.

 

Parlaci della tua situazione. Quali sono le difficoltà a cui vai incontro?

Beh, è una situazione un po’ difficile. Io convivo con la mia compagna, ma non sono in regola. Attualmente viviamo in un appartamento che non è abbastanza grande per poter richiedere il permesso a fini solidaristici e di mutuo aiuto, e non sono nemmeno sicura che basti lo stipendio che prende. Non essendo in regola non posso richiedere assistenza sanitaria continuativa, potendovi accedere di fatto solo come turista.

 

È molto difficile trovare un lavoro a San Marino, perché tendono ad assumere prima i sammarinesi. Se fossi in regola potrei accedere alle liste del lavoro almeno come frontaliera. Inoltre se ci fossero controlli e venissi scoperta, verrei accompagnata ai confini dello Stato. Fortunatamente non ho mai incontrato difficoltà a livello discriminatorio, io e la mia compagna camminiamo tranquillamente mano nella mano e nessuno ci ha mai detto o fatto nulla.

 

Quali sono le prospettive future? C’è qualcuno che vorrebbe proporre una legge?

Il futuro è incerto, attualmente il governo è in procinto di cadere quindi non si sa ancora in che direzione si muoverà riguardo ai diritti per le coppie omosessuali. In ogni caso ci sono state alcune proposte da parte di partiti o associazioni, ma nulla che si concretizzasse davvero. Purtroppo non sono molto fiduciosa, sembra sempre che la questione non venga ritenuta abbastanza importante da essere risolta.

 

In che modo per un italiano è possibile sostenere i diritti LGBT a San Marino?

Penso che l’unico modo per farlo sia parlare della situazione sammarinese. C’era un’associazione LGBT, ma attualmente non è più attiva. Purtroppo ne so davvero poco poiché la questione tende a rimanere un po’ nascosta. San Marino non è ancora così aperta, le coppie dichiarate sono poche e generalmente sono persone giovani, cresciute con una mentalità più aperta.

 

Vorresti dire qualcosa a chi si trova in una situazione simile alla tua?

Non scoraggiatevi, non perdete la speranza che le cose possano migliorare, e parlatene, discutete, fatevi sentire, in modo che nessuno si scordi che noi esistiamo e che abbiamo dei diritti. In Italia qualcosa si è mosso, grazie anche a chi è sceso in piazza e si è fatto sentire, e anche se a San Marino c’è una realtà diversa, la speranza di poterla migliorare deve rimanere viva.

Edited by Rotwang
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Ecco la testimonianza di una ragazza italiana, Rosa (nome inventato), che convive clandestinamente con la compagna sammarinese, non essendoci leggi che riconoscano la loro unione.

 

Mi sfugge che senso abbia fare una battaglia per il matrimonio

e avere paura di mettere il proprio vero nome in un'intervista.

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Mi sfugge che senso abbia fare una battaglia per il matrimonio

e avere paura di mettere il proprio vero nome in un'intervista.

 

Non si può essere favorevoli al matrimonio e pretendere privacy sui siti d'informazione per proteggere l'identità della propria compagna?

Edited by Rotwang
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Sposarsi o fare un'unione civile e' un atto pubblico (piu' o meno) e la tipa vorrebbe sposarsi ma mantenere l'anonimato presumibilmente da cio' che dice nell'intervista.....

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Non ci si può sposare e mantenere l'anonimato.

L'anonimato va benissimo per tante battaglie GLBT,

ma una comunità che chiede il matrimonio

ha già superato il problema della visibilità.

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Mi sfugge che senso abbia fare una battaglia per il matrimonio

e avere paura di mettere il proprio vero nome in un'intervista.

 

"Inoltre se ci fossero controlli e venissi scoperta, verrei accompagnata ai confini dello Stato"

 

Probabilmente per ora vuole continuare a stare dalla compagna senza problemi.

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"Inoltre se ci fossero controlli e venissi scoperta, verrei accompagnata ai confini dello Stato"

 

Probabilmente per ora vuole continuare a stare dalla compagna senza problemi.

 

Sono queer, non capiscono l'italiano.

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Che polemica... il matrimonio è un atto pubblico, ma non esclude la privacy se la si vuole. Ovviamente gli attivisti più agguerriti la possono considerare vigliaccheria, egoismo,ecc. Io ad esempio non metto il mio matrimonio in vetrina o per fare attivismo, mi limito solo a viverlo alla luce del sole nel quotidiano. Ma pubblicare foto in associazioni o sui forum o esporlo in eventuali conferenze o notizie non lo farei mai. Ma solo per una mera questione di privacy e un mio concetto personale di intimità.

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@ilromantico non si sta parlando di gente che arriva in un Paese in cui il matrimonio c'è già,

ma proprio di persone che vorrebbero cambiare il proprio Paese col loro esempio.

 

Se ho paura che lo sappiano i miei genitori o i miei datori di lavoro non mi sposerò mai.

E se non ho paura che lo sappiano che senso ha non dire il mio nome

proprio in un'intervista in cui denuncio il clima di clandestinità in cui vivo?

 

La situazione di "Rosa" è sicuramente particolare,

ma non conosco la legge sanmarinese e la descrizione che ne fa mi pare un po' fumosa.

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In italia come si chiama lo stato civile ufficiale di chi ha fatto un'unione civile ?

 

E' lo stesso per gay ed etero in unione civile ?

 

In svizzera si chiama "in unione domestica registrata" e fa capire a tutti che sono gay. Se divorzio o se lui muore pure il nuovo stato civile fa capire che sono gay.

 

A volte poi ho visto formulari in cui bisogna mettere la crocetta al proprio civile e manca il mio. Quando succede ora tralascio e poi vengono a chiedere e di o che non c'era la variante giusta da scegliere. In svizzera poi per disdire un contratto d'affitto anche se il contratto e' solo per un rimessaggio a mio nome per dire serve la firma di entrambi altrimenti la disdetta non e' valida.

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@ilromantico non si sta parlando di gente che arriva in un Paese in cui il matrimonio c'è già,

ma proprio di persone che vorrebbero cambiare il proprio Paese col loro esempio.

il problema da quello che ho capito è che è lei stessa immigrata e vive irregolarmente con la compagna sanmarinese nel suo miniappartamento (immagino da quello che dice che chi le affitta la casa non lo sappia)..quindi giustamente non si espone per non complicare la cosa.

 

In uno stato che è grande come un PICCOLO quartiere di una città credo che non sia così difficile rintracciare una persona e darle in benservito.

Edited by nofrills
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@nofrills, probabilmente hai ragione.

Semplicemente faticavo a immaginare una coppia lesbica

costretta fingere di non stare insieme fino al giorno delle nozze

(e la situazione rimarrebbe in questo modo anche dopo una legge sui matrimoni)

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@Almadel, si hai ragione...ma diciamo la verità, e cioè che sono loro ad essere nel "torto", perchè lei vive da "clandestina" sul suolo Sanmarinese. Sinceramente è una situazione strana e sarebbe uguale se la coppia fosse etero e non volesse sposarsi. Che vengano a vivere in Italia ah ah

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Effettivamente l'intervista è un po' fumosa, ma credo che nofrills abbia azzeccato il perché sia così fumosa.

In ogni caso, anche se non è un'intervista attivista quanto dovrebbe essere, la tipa è riuscita a richiamare l'attenzione sulla situazione di S. Marino.

Anzi nel mio caso è più grave, non ricordavo nemmeno che esistesse San Marino... trovi così ridicoli questi micro-Stati che mi stupisce tanto esistano ancora.

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Che vengano a vivere in Italia ah ah

In effetti anche se una delle due lavora a san marino potrebbero anche abitare assieme in un comune italiano vicino a san marino e continuare a lavorare a san marino.

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Gibilterra ha approvato con voto unanime l'introduzione del matrimonio egualitario.

 

http://gayburg.blogspot.it/2016/10/anche-gibilterra-ha-introdotto-il.html?m=1

 

 

 

Taiwan. In dirittura d'arrivo la proprosta di legge sul matrimonio egualitario.

 

Se volontà di introdurre una proposta di legge sul matrimonio egualitario era nell'aria già dallo scorso scorso, oggi è arrivata la notizia da tanto attesa: una quarantina di deputati del partito di governo ha annunciato di aver presentato un emendamento al Codice civile per introdurre il matrimonio egualitario. La cosa stupefacente è che tutto ciò sta avvenendo in un territorio della Repubblica Cinese come Taiwan.

I firmatari del progetto di legge sono 39 deputati del Partito Democratico Progressista e un deputato del partito più grande d'opposizione, il Kuomintang. A questa iniziativa si ne aggiunge un'altra del Partito del Nuovo Potere, un'altra forza d'opposizione sempre pro-matrimonio egualitaria. Taiwan potrebbe diventare il primo paese asiatico ad approvare l'eguaglianza matrimoniale.

La proposta mira a modificare la legge sul matrimonio attraverso una modifica della dicitura «uomo e donna» con «due persone». L'annullamento delle specifiche del sesso renderebbe automaticamente valido il matrimonio tra due persone dello stesso sesso dato che, al pari dell'Italia, l'unico impedimento è il codice civile e non la Costituzione. Nel frattempo è al vaglio anche una legge sulle coppie di fatto che riguarderebbe sia le famiglie eterosessuali che quelle gay.

 

http://gayburg.blogspot.it/2016/10/taiwan-in-dirittura-darrivo-la.html?m=1

Edited by Uncanny
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  • 2 weeks later...

Gay.it

 

La proposta di legge per indire un referendum in Australia sul matrimonio egualitario è stata sconfitta al Senato. Il primo ministro Malcolm Turnbull aveva infatti proposto il referendum per non dividere il suo partito sulla questione del matrimonio gay – creando una spaccatura con i propri parlamentari ultra conservatori – rimettendo la decisione al popolo attraverso il voto referendario. Ma l’opposizione ha fatto quadrato, bloccando la legge con l’appoggio anche delle organizzazioni LGBT. La legge non è passata per poco: 33 voti a 29.

I critici del referendum lo vedevano come costoso e portatore di divisione interna nel Paese. Gli attivisti LGBT dicono che ora il matrimonio egualitario potrebbe passare grazie al voto in Parlamento – ma non vi è alcuna garanzia che questo avverrà. Nonostante ciò, gli attivisti hanno festeggiato la sconfitta della proposta del referendum.

 
Alex Greenwich dell’Australian Marriage Equality ha detto:“Ora che il referendum è morto chiediamo ai supporter del matrimonio egualitario di tutti i partiti di lavorare per trovare un modo per introdurlo nel Paese”. 
 
“Il matrimonio egualitario è una riforma che non toglie nulla e non costa nulla a nessuno ma che offre una profonda differenza nello status e nella dignità di molte persone”, ha dichiarato Anna Brown, presidente di Australians for Equality.
 
A questo punto resta la via parlamentare, che però non assicura alcun risultato.
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  • 2 weeks later...

Gaypost

 

La legge 242 proposta dalla senatrice repubblicana Konni Burton, ex attivista del Tea Party, potrebbe vedere una nuova frontiera dell’omofobia ed un aumento di casi di bullismo nelle scuole del Texas. “Sto per proporre un disegno di legge che permetterà ad ogni genitore di essere in possesso di tutte le informazioni necessarie al fine di conoscere lo stato psico-fisico, emozionale, e non solo, dei loro figli. Inoltre il mio ddl farà sì che il diritto di conoscenza dei genitori resti una priorità nella vita dei loro figli”.

Queste le promesse della senatrice dello stato conservatore, che tramite la legge 242 prevede di punire tutto il personale scolastico che non comunicherà ai genitori degli alunni se i loro figli sono LGBTI. Il disegno di legge della trumpista Burton verrà preso in esame nel mese di gennaio 2017.

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Forse non è un'idea malvaggia. Potrebbe servire per smuovere le coscienze ed avere l'effetto contrario delle intenzioni omofobe. Immaginiamo davvero che gli insegnanti siano capaci di schedare gli alunni (se trallalero...), ci sarebbero perlomeno una decina o ventina di alunni lgbti, i genitori si incazzerebbero e farebbero scoppiare un casino. Potrà esserci qualche genitore retrogrado, ma dubito che la maggioranza di essi non si allei con altri genitori per il bene dei loro figli.

Comunque prima di tutto, si porrebbe il dubbio della privacy e dell'identità dei figli. Insomma, mica sono oggetti da poter schedare per quanto adolescenti...

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Il Post

 

paesi dell’Africa orientale negli anni hanno avviato alcune delle campagne anti-gay più aggressive al mondo, dichiarando illegali le relazioni tra persone dello stesso sesso e minacciando di punirle con diversi anni di carcere. Con una decisione che ha allarmato gli operatori sanitari, però, la Tanzania sta portando la sua rabbia contro i gay a un nuovo livello, prendendo di mira i programmi contro l’HIV/AIDS che hanno contribuito a contenere una malattia che in passato devastava la regione. Il mese scorso il ministro della Salute della Tanzania ha annunciato che il paese vieterà i programmi contro l’HIV/AIDS rivolti agli uomini gay, in attesa di riesaminarli. La decisione ha portato alla chiusura, almeno temporanea, dei programmi finanziati dagli Stati Uniti che forniscono esami, preservativi e assistenza medica alle persone gay.

 

In Tanzania circa il 30 per cento degli uomini gay sono positivi all’HIV, e ora gli operatori sanitari sostengono che il numero potrebbe aumentare. Sarebbe la prima volta che un paese sospende le iniziative americane per contrastare l’HIV/AIDS – che hanno avuto un grandissimo successo – nel tentativo di reprimere la comunità gay. Alla campagna statunitense President’s Emergency Plan For AIDS Relief (PEPFAR) – che dalla sua fondazione nel 2003 ha ricevuto circa 61 miliardi di euro in finanziamenti – è stato riconosciuto il merito di aver salvato la vita a milioni di persone.

 

Il divieto arriva dopo mesi di duri discorsi e minacce dalle autorità della Tanzania alla comunità gay del paese e alle organizzazioni che curano i pazienti affetti da HIV/AIDS. Quest’anno la polizia del paese ha fatto irruzione nella sede di due organizzazioni finanziate dagli Stati Uniti che si occupano di HIV/AIDS, confiscando dati riservati su pazienti e scorte di farmaci, hanno riferito alcuni funzionari. A settembre il viceministro della Salute, Hamisi Kigwangalla, ha accusato le organizzazioni che si occupano di HIV di «promuovere l’omosessualità». «Ogni tentativo di commettere reati innaturali è illegale ed è severamente punito dalla legge», ha detto Kigwangalla in un comunicato. In Tanzania chi viene condannato per avere avuto relazioni gay rischia fino a trent’anni di carcere.
 
In un comunicato del mese scorso il ministro della Salute della Tanzania, Ummy Mwalimu, ha spiegato che la sospensione dei programmi contro l’HIV/AIDS è dovuta alla necessità di valutare se questi programmi incoraggiano relazioni tra persone dello stesso sesso. La decisione ha sconvolto una comunità che è ancora alla prese con il virus, nonostante la medicina moderna e le cure abbiano migliorato sensibilmente le possibilità di sopravvivenza delle persone che ne sono affette. «Nel breve termine ci saranno persone che non si rivolgeranno più ai centri sanitari. Cosa succederà se non preneranno gli antiretrovirali? È un grosso problema», ha detto Warren Naamara, il medico che dirige il programma delle Nazioni Unite contro l’HIV/AIDS in Tanzania, facendo riferimento ai farmaci che bloccano il virus.
 
Tolleranza zero
Il PEPFAR, che fu avviato dal presidente George W. Bush con un sostegno bipartisan del Congresso, è diventato uno dei più importanti programmi assistenzali americani mai introdotti in Africa. La Tanzania è un esempio del successo del programma: dal 2002 il tasso complessivo di persone affette da HIV/AIDS nel paese è sceso dal 12 al 5 per cento. Negli ultimi cinque anni il numero delle persone che ricevono cure è salito da 289mila a oltre 700mila. Oltre al PEPFAR ci sono altre organizzazioni – come il Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria – che hanno speso miliardi di dollari per la cura dell’HIV in Africa.
 
Nonostante i programmi di assistenza abbiano ridotto notevolmente il numero dei morti provocati dall’AIDS, alcuni paesi dell’Africa orientale stanno inasprendo le loro campagne contro l’omosessualità. Nel 2014 il Parlamento dell’Uganda aveva approvato una legge, successivamente annullata, che imponeva la pena di morte alle persone “colpevoli” di “omosessualità aggravata”. Quest’anno un importante tribunale del Kenya ha dichiarato legali i “test anali” finalizzati a determinare l’orientamento sessuale delle persone.
 
Benché il codice penale della Tanzania descriva l’omosessualità come un “atto osceno”, per molto tempo il governo ha permesso alle organizzazioni di aiutare gli uomini gay affetti da AIDS o a rischio di contrarre la malattia. Ma da quando l’anno scorso John Magufuli è diventato presidente, la tolleranza del governo si è disintegrata. Nonostante pubblicamente Magufuli non si sia mai espresso sull’omosessualità, diverse persone nominate dal presidente hanno usato parole dure. Gli oppositori dei diritti dei gay sostengono che la Tanzania – che ha molti musulmani e cristiani – debba tutelare i valori tradizionali.
 
Ad agosto Paul Makonda, il commissario regionale – una carica assimilabile grossomodo a quella di un presidente di regione – di Dar es Salaam, la capitale della Tanzania, ha minacciato in un discorso di arrestare chi aveva legami con uomini gay sui social network. «Se un omosessuale ha un account Facebook, o Instagram, è evidente che tutti quelli che lo “seguono” sono colpevoli quanto lui», ha detto Makonda. Il governo della Tanzania ha anche vietato la distribuzione dei lubrificanti, che contribuiscono a fare in modo che i preservativi – considerati un metodo molto efficace per prevenire la trasmissione dell’HIV – non si lacerino.
 
Prolungamento dell’epidemia
Il governo americano ha assunto organizzazioni sanitarie – come Jhpiego, che è affiliata alla Johns Hopkins University – affinché forniscano test dell’HIV, preservativi e impegnative mediche agli uomini gay, alle prostitute o altre persone vulnerabili in Tanzania che hanno paura a rivolgersi a un ospedale pubblico. Spesso le visite si svolgono in casa o in centri informali. Al progetto Jhpiego sono stati assegnati circa 69 milioni di dollari per un periodo di cinque anni a partire dal 2015. Gruppi come questo, però, ora hanno interrotto le loro attività nelle comunità gay.
 
«Il PEPFAR riconosce l’importanza di questi settori fondamentali della popolazione», ha detto un funzionario americano che ha chiesto di rimanere anonimo per via della delicata situazione in Tanzania, «e per raggiungere molti di loro bisogno andare sul territorio». Senza accesso a queste comunità vulnerabili «alla fine l’epidemia verrà prolungata», ha aggiunto. Alcuni funzionari americani hanno detto che sperano che i programmi di aiuto vengano ripristinati presto, sottolineando come il ministro della Salute della Tanzania abbia detto che il governo sta considerando quali servizi sarebbero appropriati per la comunità gay, i cui membri però sono pessimisti. «È evidente che al governo non interessa se viviamo o moriamo», ha detto un ragazzo gay di 22 anni che ha chiesto di restare anonimo per paura di ripercussioni.
 
Un uomo di 29 anni di Dar es Salaam, positivo all’HIV, ha raccontato che il virus gli è stato diagnosticato quattro anni fa. Da allora i farmaci antiretrovirali lo hanno aiutato a rimanere relativamente in salute. Gli operatori sanitari gli hanno fornito preservativi, lubrificanti e informazioni sul sesso sicuro, in modo che non infettasse i suoi compagni. Ora non prende farmaci da due settimane; per ottenerne dovrebbe andare in un ospedale pubblico, ma ha detto di aver paura delle ripercussioni. «In questo ambiente essere un uomo gay alla luce del sole non è sicuro», ha detto. In Tanzania ogni settimana un paziente smette di prendere i farmaci antiretrovirali e il virus diventa sempre più grave: è quello che i medici definiscono un “rimbalzo virale”. «Queste interruzioni delle cure sono molto pericolose», ha detto Naamara, il medico che lavora per il programma delle Nazioni Unite conosciuto come UNAIDS. Boris Dittrich, il responsabile dell’advocacy della divisione LGBT di Human Rights Watch, ha detto che «la retorica omofoba dei funzionari del governo non farà altro che peggiorare la situazione di gruppi della popolazione che sono già vulnerabili. Il governo dovrebbe rassicurare tutti gli abitanti della Tanzania del fatto che sono tutelati».
 
L’omosessualità è un reato in almeno 76 paesi del mondo, almeno 33 dei quali sono in Africa, stando alla campagna delle Nazioni Unite Free & Equal, che si occupa dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender. In molti paesi africani l’omosessualità è vista come un fenomeno occidentale, importato dalle organizzazioni umanitarie. Il governo americano ha cercato di convincere i leader politici a non interferire con le cure per l’HIV/AIDS, ma la sue condanne nei confronti delle pratiche contro i gay sono spesso cadute nel vuoto.
 
In Tanzania il 29enne di Dar es Salaam ha raccontato cosa ha pensato quando ha scoperto di essere malato di AIDS: «Per me è la fine». Le cure mediche erano poi riuscite a rimetterlo in salute. Nelle ultime settimane, però, è tornato a sentirsi spacciato: «Cosa possiamo fare ora, con questa pressione addosso?».
Edited by Rotwang
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Centinaia di attivisti hanno marciato il 27 novembre al Pride di New Delhi per portare l’attenzione sulle discriminazioni subite dalla comunità LGBT. I dimostranti hanno chiesto in particolare l’abrogazione della legge che criminalizza gli atti omosessuali. Attualmente in India il sesso gay è punibile fino a 10 anni di carcere.

 

Molti nella comunità LGBT parlano di un aumento della tolleranza nel paese, soprattutto nelle grandi città, ma ancora nella maggior parte dei casi essere LGBT è visto come “vergognoso”.

 

Quest’anno ricorre il 9° anniversario della marcia LGBT per la parità dei diritti, e quest’anno l’evento ha attirato centinaia di attivisti.

 
Centinaia di persone sono state arrestate lo scorso anno applicando le normative anti-gay eredità del dominio coloniale inglese. La legge contro gli atti omosessuali era stata abrogata ma è stata rimessa in vigore dalla Corte Suprema dell’India nel 2013, mettendo al bando i “rapporti carnali che vanno contro l’ordine della natura”.
 
Ci sono stati 1.491 arresti nel 2015: quasi tutti gli arrestati erano uomini. 207 i minorenni e 16 le donne.
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