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Che cosa è per voi la comunità gay?


Iron84

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Avrei voluto chiamare questa discussione Addio a Milano" ma avrei travisato o personalizzato eccessivamente la richiesta ,non vi sto chiedendo dove ho sbagliato perchè le conclusioni le ho già tirate e anche dall'osservazione della vita che fanno gli altri quella che cercavo semplicemente noto che non esiste, la domanda che vi pongo è la seguente:

Che cosa è per voi la comunità gay?  Cosa ha rappresentato o rappresenta nelle vostre vite?

La seguente parte in corsivo è di natura personale e potete tralasciarla se non vi interessa passando direttamente a quella in grassetto.

Chi mi conosce sa che vivo a Milano da 7 anni per ragioni lavorative e i prossimi mesi ho deciso di lasciare la città per fare domanda di trasferimento. Forse l'avrò tra anni forse a breve fatto sta che ho deciso di chiudere con questa città che mi ha profondamented deluso. Potrei elencare mille motivi ma quello che mi ha lasciato maggiormente l'amaro in bocca è stata proprio la mancanza di una comunità gay come me l'aspettavo.
Premesso che sono una persona socievole a cui non mancano gli amici, però nessuno mai mi ha coinvolto nelle proprie amicizie e quando ho cercato di provare negli anni a creare un gruppo di persone con cui organizzare cose insieme ho notato una totale mancanza d interesse e una volontà addirittura ad ostracizzare questi miei tentativi. E' stato faticoso e non appena mi sono tirato indietro ognuno è tornato nel suo guscio o a fare le solite 4 cose in croce.

Ergo ho tante persone che frequento ma in maggioranza in rapporti a due o a tre.

Considerata l'età, sono arrivato in città che avevo 33 anni e oggi ne ho quasi 40, ho sicuramente attraversato un periodo della vita dove le regole della socializzazione sono diverse resta il fatto che pensavo , soprattutto tra gay, ci fosse la volontà e la voglia di creare un gruppo, di vivere in comunità mentre così non è, almeno sicuro con me non è stato cosi.

Mentre lo capisco per gli etero che dopo i trenta si accasano, fatico a comprenderlo per i gay, molti accanitamente single ma sempre molto individualisti.

Ora tra Milano e provincia vivono 3 milioni di persone sicuramente esisteranno questi "gruppi" ma in genere sono finalizzati alla serata in discoteca o a qualche finalità politica o sociale o comunque la loro esistenza non è la regola ma l'eccezione.

Insomma una realtà molto simile a quella che puoi trovare in tante altre città italiane, magari a Milano ci sta più gente ma la "qualità e la varietà" è la stessa.

PERTANTO

Alla luce di quanto detto mi chiedo cosa vi aspettate dalla comunità gay? Cosa è per voi o cosa vorreste che foste? Per me appartenere ad una comunità significa essere aperti e ben disposti ai nuovi arrivi, anche un modo di appartenere a qualcosa. Cerchiamo sempre questa appartenenza alla coppia gay che abbiamo creato ad immagine e somiglianza di quella etero ma non avendo gli stessi fini, tantomeno la stessa importanza per il resto della società, diventa spesso più debole e addirittura per molti trascurabile.
Si iscriversi ad Arcigay o a gruppi appositi, certo, ci sono soluzioni ma in generale in una città MATURA come Milano mi sarei aspettato qualcosa di diverso.

A sto punto mi guardo anche intorno e penso che probabilmente quella comunità un pò alla Opztek sia appunto fantasiosa ed io sicuramente ingenuo a pensarla possibile. Allora però mi chiedo per voi che cosa è? Cosa rappresenta ma soprattutto rappresenta qualcosa? A parte i Pride estivi non saprei come definirla.

 


 

 

Edited by Iron84
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busdriver

più o meno ho visto la stessa cosa a torino,sarà che non si era ancora di moda.

quando ho lasciato la città nel 2005 non mi sono fatto nessuna remora per questo argomento...

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freedog
4 hours ago, Iron84 said:

lo capisco per gli etero che dopo i trenta si accasano, fatico a comprenderlo per i gay, molti accanitamente single ma sempre molto individualisti.

individualisti, carrieristi oppure eterni peter pan che vogliono continuare a fare festa perenne come fossero eterni liceali in cerca di divertimento.

sì, ce ne sono, e non pochi, almeno per come conosco anch'io la polentonia.

son tutti così? no, ma ne ho visti tanti, tra fashion victims, tiktokers mezzi sfigati che pensano solo a come aumentare i followers;

non che a Roma non ce ne siano, eh, vedi alla sezione tronisti di U&D o a qsi provino di cinecittà, siano film o fiction o serie

4 hours ago, Iron84 said:

Alla luce di quanto detto mi chiedo cosa vi aspettate dalla comunità gay? Cosa è per voi o cosa vorreste che foste?

io l'ho sempre vissuta come un luogo di sorellanza frocia prima di tutto, in cui ci si scambiano opinioni, consigli, idee, progetti che possano migliorare la vita di tutti (e tutte) noi. Fortunatamente nel cammino ho incontrato tanti che la vedono così (o quasi, non si può essere sempre e comunque d'accordo su tutto, sennò sai che palle), e con molti di loro si è creato un bel rapporto di stima ed amicizia personale, che in qualche caso va avanti da decenni.

con gli altri? eh.. col tempo si è arrivati alla mutua indifferenza, nel senso che io cerco di non avere molto a che fare con costoro, e loro altrettanto.

in fondo il mondo è grande e c'è spazio per tutt*, no?

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Vivacia3But

Niente, a me non piace la parola "comunità" usata in questo modo, ovvero come in America

laddove la "community" è traducibile con il nostro termine "paesello"

ed è usata per descrivere la qualsiasi

Credo che non si debba ragionare più in termini di comunità se non vogliamo cadere nel tranello americano di diventare una loro brutta copia

ovvero un paese che per decenni e secoli a venire si trascinerà idiote guerriglie interne tra gruppetti ognuno coi suoi capetti che di volta in volta creeranno scuse per generare vittimismi di sorta che ne rappresentano la subdola ferocia velata da ipocrisia.

 

Quindi mi rifiuto di usare questa espressione, e sono più per creare un'armonia che valorizza le differenze piuttosto che scaramucce dell'asilo.

Adesso, non so se avete notato, ma siamo nella fase bambinesca (sembra di essere all'asilo, a volte) del "femmine contro maschi"

Tornerà, non vi preoccupate, anche l'eterno classico... gay contro etero... e bianchi contro neri (e viceversa, naturalmente)

 

P.s. per quanto riguarda Ozpetek, trovo i suoi film orrendi e penso che alcuni siano a un passo da The Lady di Lory del Santo per demenzialità... se però intendi dire che la tua aspettativa è tornare a casa da lavoro e trovare Garko che sta morendo di Aids in camera da letto, la Buy che ha appena scoperto le ennesime corna del marito, e bonazzi random tipo Argentero che cucinano la pastasciutta...

be', forse il problema non è la "Comunità"...

Edited by Vivacia3But
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Almadel

Non credo che a una certa età si possano avere compagnie di amici senza un collante

e l'essere gay non è un collante, a meno che non sia la discoteca gay o la politica.

Essere gay è un "di più rispetto" ai propri hobby.

 

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Almadel
11 minutes ago, marco7 said:

E se uno non ha hobby o ha hobby molto rari @Almadel ?

Se ha hobby molto rari non potrà puntare a una compagnia anche gay.

(Non puoi avere una compagnia gay di amanti dei bonsai).

Se non ha proprio hobby, dovrà tenersi gli amici di quando era ragazzo

o inserirsi nelle compagnie del fidanzato.

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Pugsley
11 hours ago, Iron84 said:

Avrei voluto chiamare questa discussione Addio a Milano" ma avrei travisato o personalizzato eccessivamente la richiesta ,non vi sto chiedendo dove ho sbagliato perchè le conclusioni le ho già tirate e anche dall'osservazione della vita che fanno gli altri quella che cercavo semplicemente noto che non esiste, la domanda che vi pongo è la seguente:

Che cosa è per voi la comunità gay?  Cosa ha rappresentato o rappresenta nelle vostre vite?

La seguente parte in corsivo è di natura personale e potete tralasciarla se non vi interessa passando direttamente a quella in grassetto.

Chi mi conosce sa che vivo a Milano da 7 anni per ragioni lavorative e i prossimi mesi ho deciso di lasciare la città per fare domanda di trasferimento. Forse l'avrò tra anni forse a breve fatto sta che ho deciso di chiudere con questa città che mi ha profondamented deluso. Potrei elencare mille motivi ma quello che mi ha lasciato maggiormente l'amaro in bocca è stata proprio la mancanza di una comunità gay come me l'aspettavo.
Premesso che sono una persona socievole a cui non mancano gli amici, però nessuno mai mi ha coinvolto nelle proprie amicizie e quando ho cercato di provare negli anni a creare un gruppo di persone con cui organizzare cose insieme ho notato una totale mancanza d interesse e una volontà addirittura ad ostracizzare questi miei tentativi. E' stato faticoso e non appena mi sono tirato indietro ognuno è tornato nel suo guscio o a fare le solite 4 cose in croce.

Ergo ho tante persone che frequento ma in maggioranza in rapporti a due o a tre.

Considerata l'età, sono arrivato in città che avevo 33 anni e oggi ne ho quasi 40, ho sicuramente attraversato un periodo della vita dove le regole della socializzazione sono diverse resta il fatto che pensavo , soprattutto tra gay, ci fosse la volontà e la voglia di creare un gruppo, di vivere in comunità mentre così non è, almeno sicuro con me non è stato cosi.

Mentre lo capisco per gli etero che dopo i trenta si accasano, fatico a comprenderlo per i gay, molti accanitamente single ma sempre molto individualisti.

Ora tra Milano e provincia vivono 3 milioni di persone sicuramente esisteranno questi "gruppi" ma in genere sono finalizzati alla serata in discoteca o a qualche finalità politica o sociale o comunque la loro esistenza non è la regola ma l'eccezione.

Insomma una realtà molto simile a quella che puoi trovare in tante altre città italiane, magari a Milano ci sta più gente ma la "qualità e la varietà" è la stessa.

PERTANTO

Alla luce di quanto detto mi chiedo cosa vi aspettate dalla comunità gay? Cosa è per voi o cosa vorreste che foste? Per me appartenere ad una comunità significa essere aperti e ben disposti ai nuovi arrivi, anche un modo di appartenere a qualcosa. Cerchiamo sempre questa appartenenza alla coppia gay che abbiamo creato ad immagine e somiglianza di quella etero ma non avendo gli stessi fini, tantomeno la stessa importanza per il resto della società, diventa spesso più debole e addirittura per molti trascurabile.
Si iscriversi ad Arcigay o a gruppi appositi, certo, ci sono soluzioni ma in generale in una città MATURA come Milano mi sarei aspettato qualcosa di diverso.

A sto punto mi guardo anche intorno e penso che probabilmente quella comunità un pò alla Opztek sia appunto fantasiosa ed io sicuramente ingenuo a pensarla possibile. Allora però mi chiedo per voi che cosa è? Cosa rappresenta ma soprattutto rappresenta qualcosa? A parte i Pride estivi non saprei come definirla.

Ciao @Iron84,

Milano è una città regionale e provinciale, anche se è la più europea delle città italiane.

A Milano i gruppi gay alla Ozpetek li ho sentiti sono fra gay bonazzi che praticano spesso sesso tra loro e con altri esterni che coinvolgono nel gruppo e che spesso di volta in volta cambiano.

Ho frequentato almeno 3 se non 4 gruppi nel corso dei miei ultimi 20 anni e tutti si sono sfaldati per questioni essenzialmente legate al sesso, cioè non esiste la condivisione gay, esiste la tesaurizzazione gay. Probabilmente figlia un po' dell'eteronormatività, del capitalismo e del neoliberismo che ci pervadono sempre di più, e a Milano più di ogni altra città italiana.

Milano è una città di gay non tanto per i milanesi, quando per i non milanesi, che qui vengono con il sogno nel cassetto, ma che portano tutto un background culturale provinciale, e ciò non mi stupisce di quanto non decolli la socialità milanese paragonata ad altre realtà migliori come Madrid o San Francisco.

Qui appena adocchi uno che ti piace cerchi di portartelo via e di non farlo conoscere agli altri, il farlo conoscere agli altri è elemento destabilizzante, perché se piace agli altri te lo possono portare via. Spesso poi tieni nascosta la frequentazione o magari diradi le frequentazioni amicali. Il concetto che una persona può condividere esperienze anche sessuali con altri pur restando essa stessa legata a te o il concettodi condividere assieme (tu e lui) esperienze con altri, non è proprio concepito per i motivi che ho sopra citato, cioè che praticamente gran parte dei gay che vivono a Milano sono vittime del patriarcato che si portano dai loro territori di origine e quindi il concetto di coppia scimmiottata dagli etero tradizionalisti.

Io stesso ho provato sulla mia pelle che quando amici gay o transgender si innamorano, tu passi in secondo piano, e non hai modo di conoscere l'altro, perché non te lo fanno conoscere, se non tramite i racconti che le amicizie di lui ti fanno.

Ho rimodulato anche io il concetto di comunità gay negli anni, anche io ci credevo, su modello Stonewall, poi mi sono dovuto ricredere. Io che ho sempre pensato che non avrei mai avuto un compagno, che sarei sempre stato solo, la comunità gay mi era sembrata la soluzione ad una vita che sarebbe stata altrimenti di mera solitudine. Di fatto sono ancora deluso, ma non per questo ho pensato di abbandonare la mia città, e considera che il resto del Paese non è la pancea se già qua ce la passiamo male.

Chi è andato all'estero è perché aveva amicizie o agganci e comunque poteva permetterselo per la professione lavorativa scelta o per altri mille motivi.

A Milano non ci si accontenta e si cerca sempre di migliorare, purtroppo, anche nelle frequentazioni.

Un amico che frequenta saune mi ha detto che a Milano i milanesi sono schifitosi ed esigenti, quando va a Brescia, a Torino o a Berlino la gente non fa così. Sarà un retaggio del fatto ci è città della moda ricca di gente gay che ci lavora che proviene dalle profonde province italiane?

Però dai, qui possiamo trovare nelle librerie libri lgbtqia+ che anche solo a Torino o Napoli non troviamo, o di altre discipline di nicchia che altrove devi comprare solo via internet.

Edited by Pugsley
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Pugsley
10 minutes ago, marco7 said:

Perche' non cambi citta' @Pugsley ?

Perché sono italiano e Milano è per alcuni versi la migliore città d'Italia. Voglio lottare per cambiare la vita qua. Trovo codardo ed egoista andare all'estero perché si vive meglio. Se non lottiamo noi per cambiare le situazioni qua, chi lo deve fare?

Edited by Pugsley
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mica ho parlato di estero io.

come fai a lottare per cambiare i milanesi ? Che fai concretamente che ha un influsso sui gay milanesi ?

Poi mica e' detto che i gay milanesi vogliano in generale cambiare.

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Cesco00
19 hours ago, Iron84 said:

.

 

.


A sto punto mi guardo anche intorno e penso che probabilmente quella comunità un pò alla Opztek sia appunto fantasiosa ed io sicuramente ingenuo a pensarla possibile. 
 


 

 

Secondo me è un problema generazionale. Quando avevo vent'anni mi è capitato di frequentare qui a Roma, per diversi anni, un giro di amicizie che definirei ozpetekiano. Per quanto fosse anagraficamente molto variegato, lo "zoccolo duro" del gruppo, che lo aveva messo in piedi e ne costituiva il collante, era costituito da quarantenni, ma parliamo di oltre dieci anni fa. Persone dunque che oggi hanno 50-60 anni.

Quel tipo di socializzazione mi sembra meno possibile tra le generazioni più giovani, ossia tra i trentenni di oggi, forse ancor meno tra i ventenni. Perché? C'entra forse una lenta e inesorabile eteronormativizzazione dei rapporti non solo amorosi ma anche amicali? Un maggiore individualismo trasversale agli orientamenti sessuali? 

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Saramandasama

Questa difficoltà a fare amicizia o avere una comitiva a Milano- in età adulta- è una cosa di cui si lamentano anche gli erasmus, gli expat, i migranti economici del Sud italia[tra gli altri]. Tanto è vero che i primi faranno amicizia con altri erasmus, i secondi con la comunità internazionale locale, i terzi con altri del Sud. Però questo è un po’ il problema di tutte le città e realtà mitteleuropee. A Oslo o ad Amburgo non cambia molto. Cambia forse il fatto di essere consapevole di andare all’estero e di dover far fronte agli eventuali shock culturali. Restando sul suolo italiano uno penserebbe ad una certa uniformità e invece..

Certamente l’individualismo in un contesto tardo capitalista, il fattore anagrafico e il fatto di non metter su famiglia e avere figli che ancorino al presente sono elementi da problematizzare. L’idea di comunità che molti gay adulti hanno è ormai di una generazione fa..

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freedog
1 hour ago, Cesco00 said:

Secondo me è un problema generazionale. Quando avevo vent'anni mi è capitato di frequentare qui a Roma, per diversi anni, un giro di amicizie che definirei ozpetekiano. Per quanto fosse anagraficamente molto variegato, lo "zoccolo duro" del gruppo, che lo aveva messo in piedi e ne costituiva il collante, era costituito da quarantenni, ma parliamo di oltre dieci anni fa. Persone dunque che oggi hanno 50-60 anni.

Quel tipo di socializzazione mi sembra meno possibile tra le generazioni più giovani, ossia tra i trentenni di oggi, forse ancor meno tra i ventenni. Perché? C'entra forse una lenta e inesorabile eteronormativizzazione dei rapporti non solo amorosi ma anche amicali? Un maggiore individualismo trasversale agli orientamenti sessuali? 

c'ho molto presenti quei "cenacoli" anni 90, visto che li bazzicai, e più di qualcuno che c'era ancora lo vedo/sento spesso.

però stiamo parlando di un'era pre-internettiana: il web era appena arrivato, ancora lentissimo e praticamente fatto solo di enormi paginate di blog; con l'arrivo dei social, delle app, dei frocial, del lockdown, eccetera è cambiato praticamente tutto, e un tipo di socialità così conviviale diventa problematica.

facci caso: a qsi tavolata al ristorante, anche di 50-60enni, quasi tutti stanno più a smanettà sul cellulare, magari anche solo per cercare le vecchie foto sul cloud, piuttosto che guardare in faccia e chiacchierare cogli astanti

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Almadel
52 minutes ago, Cesco00 said:

Secondo me è un problema generazionale. Quando avevo vent'anni mi è capitato di frequentare qui a Roma, per diversi anni, un giro di amicizie che definirei ozpetekiano. Per quanto fosse anagraficamente molto variegato, lo "zoccolo duro" del gruppo, che lo aveva messo in piedi e ne costituiva il collante, era costituito da quarantenni, ma parliamo di oltre dieci anni fa. Persone dunque che oggi hanno 50-60 anni.

Quel tipo di socializzazione mi sembra meno possibile tra le generazioni più giovani, ossia tra i trentenni di oggi, forse ancor meno tra i ventenni. Perché? C'entra forse una lenta e inesorabile eteronormativizzazione dei rapporti non solo amorosi ma anche amicali? Un maggiore individualismo trasversale agli orientamenti sessuali? 

L'età della mia compagnia è dai 30 ai 45 anni.

Per i trent'anni di uno di noi siamo andati alla sua festa e io ero il più vecchio,

ma ho avuto modo di conoscere ragazzi di 22 anni che girano intorno alla comunità furry e drag.

Non due comunità con cui avrei modo di interagire, se non in occasioni come queste.

 

In genere sono le feste di compleanno dei gay che "aprono" i confini delle nostre bolle.

Un altro caso importante sono le occasioni pubbliche, come quando un amico

fa un concerto, presenta un libro, una mostra o una conferenza, fa uno spettacolo teatrale o drag oppure organizza una partita

e io chiamo gli amici che potrebbero essere interessati all'argomento così da introdurli a persone affini.

Magari io ci vado solo per amicizia, ma conosco qualcuno che manifesta un vivo interesse per la cosa.

 

Ci sono così due piani della socializzazione gay:

quello "personale" dove un singolo amico chiama tutte le sue reti amicali anche senza nulla in comune

e quello "tematico" dove si rafforza la propria rete intorno a un singolo argomento.

 

Un genere di rete piuttosto fragile è quella fondata sui propri scopamici, i propri ex e i loro partner.

E' fragile perché generalmente non regge più di qualche stagione.

Io chiamavo questo particolare genere di rete "la mia tribù".

La mia resse per anni e ora me ne è rimasto molto poco (al massimo oggi ammonta a tre-quattro unità).

Al culmine della mia gloria potevamo uscire con una dozzina di ragazzi con cui scopavamo o avevamo scopato.

Un altro grosso problema delle Tribù è che si intersecano con maggiore difficoltà,

pertanto il sesso è un collante poco affidabile per costruirci sopra una Comunità.

 

 

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21 hours ago, Iron84 said:

Alla luce di quanto detto mi chiedo cosa vi aspettate dalla comunità gay? Cosa è per voi o cosa vorreste che foste?

L'essere gay può forse permettere di interagire con più naturalezza/facilità con altri gay, ma non credo ci sia molto altro ad unirci.

Non mi sembra che tu sia deluso dalla comunità gay milanese, mi sembra tu sia dispiaciuto di non essere riuscito a crearti un gruppo di amici molto affiatato...appunto, alla Ozpeteck (ma la vita non è un film); io ho conosciuto alcuni amici gay tramite l'associazionismo, anche se non ero un frequentatore assiduo, e diversi amici mi hanno poi presentato i loro amici. Ho/ ho avuto anche amici e amiche eterosessuali, coi quali la frequentazione non è meno piacevole che con amici gay...poi, le amicizie profonde sono relativamente poche, i buoni conoscenti sono sempre più numerosi degli amici.

1 hour ago, Cesco00 said:

Quel tipo di socializzazione mi sembra meno possibile tra le generazioni più giovani, ossia tra i trentenni di oggi, forse ancor meno tra i ventenni. Perché? C'entra forse una lenta e inesorabile eteronormativizzazione dei rapporti non solo amorosi ma anche amicali? Un maggiore individualismo trasversale agli orientamenti sessuali? 

Non credo c'entri il fatto che saremmo più "eteronormativi" di un tempo; piuttosto, se puoi vivere out con colleghi o amici conosciuti sui banchi di scuola, perché dovresti sentire l'esigenza di socializzare in modo esclusivo con altri gay? 🤔

Più in generale, mi sembra che i ragazzi gay con difficoltà di socializzazione vivano le stesse difficoltà sia in compagnia di coetanei eterosessuali sia in compagnia di altri gay; io credo di poter dare dei consigli per ampliare la propria rete di conoscenze e/o frequentazioni ad un ragazzo molto timido (anch'io sono un timido, ma in genere una volta rotto il ghiaccio divento socievole), posso dar dei consigli per rendersi più simpatici, più affabili...non molto di più.

10 hours ago, Pugsley said:

A Milano non ci si accontenta e si cerca sempre di migliorare, purtroppo, anche nelle frequentazioni.

Un amico che frequenta saune mi ha detto che a Milano i milanesi sono schifiltosi ed esigenti, quando va a Brescia, a Torino o a Berlino la gente non fa così. Sarà un retaggio del fatto ci è città della moda ricca di gente gay che ci lavora che proviene dalle profonde province italiane?

Non capisco cosa intendi con "migliorare nelle frequentazioni"...intendi che si cerca di frequentare chi è più ricco e/o più bello?

Io credo di essere esigente in fatto di amicizie, ma appunto né la ricchezza né la bellezza sono delle prerogative importanti per me...la simpatia e l'intelligenza sì 🙂 

(c'è poi un discorso più sofisticato il cui succo è "impara a vedere le qualità dell'altro, non concentrarti sui suoi difetti"...da adolescente anch'io giocavo a fare il gay schifiltoso, ma è stato appunto un gioco, durato forse un paio d'anni, non mi sono mai sentito davvero migliore di qualcun altro)

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32 minutes ago, schopy said:

se puoi vivere out con colleghi o amici conosciuti sui banchi di scuola, perché dovresti sentire l'esigenza di socializzare in modo esclusivo con altri gay? 

i compagni di scuola che ti tiravano i sassi perché eri gay li hai ora socializzati coi tuoi amici gay ed etero o non li senti più ?

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47 minutes ago, marco7 said:

i compagni di scuola che ti tiravano i sassi perché eri gay li hai ora socializzati coi tuoi amici gay ed etero o non li senti più ?

No, non li sento più 🙂 altri compagni (di università, e un paio del liceo) sono ancora amici.

Comunque, visto che tu e un altro utente mi rimproverate in altri topic di minimizzare il bullismo, provo a rispiegare quello che ho già scritto altrove; non credo che il bullismo sia una sciocchezza, ma credo che (a volte) pensare che essere bullizzati sia una sciocchezza, che sia una cosa di poco conto, permetta di superarlo, di non rimanerne sopraffatti...comunque erano cose che succedevano quand'ero proprio ragazzino, 12 anni.

Edited by schopy
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Mah. Quando subisci il bullismo non ti sembra una sciocchezza e convincerti che lo sia non credo che aiuti.

mi ricordi mia mamma che quando da bambino o adolescente le dicevo di sentirmi solo mi rispondeva che lei non si sarebbe sentita sola anche se non avesse avuto nessuno.

poi in vecchiaia e da vedova mi diceva che era sola. Io le dicevo di prendere un cane che aiuta e lei non voleva prenderlo. Alla fine non si e' piu' sentita sola solo quando aveva le badanti per casa. inizialmente non voleva le bandanti e c'e' voluta un po' di forza di persuasione per fargliele accettare.

Lei in pratica avrebbe voluto che io o mia sorella avessimo trasloccato e fossimo tornati a casa sua a farle da badante. Io pero' in ogni caso non riuscivo a sopportarla piu' di mezza giornata.

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Saramandasama
10 minutes ago, schopy said:

pensare che essere bullizzati sia una sciocchezza, che sia una cosa di poco conto, permetta di superarlo, di non rimanerne sopraffatti

Questo lo puoi fare a posteriori, dopo averci lavorato su, su quel “te stesso” che appunto non è stato sopraffatto e in casi più gravi non abbia compiuto gesti estremi. Nell’immediato qualsiasi tipo di bullismo deve essere contrastato e non può essere preso a modello il coping mechanism del singolo per risolvere questa piaga. Piaga sistemica che il più delle volte è normalizzata  e vissuta come irrilevante. Il prenderlo “come una cosa di poco conto” per quanto da una parte  possa depotenziare il fenomeno dall’altra tende a sdoganare/ normalizzare ancora di più il trigger che lo alimenta. 

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Un bambino / adolescente non ha i mezzi dati dall'esperienza della vita e dalle capacita' conseguente in qualche modo di riuscire a 'oggettivizzare' la situazione.

un adulto ha sicuramente piu' armi per resistere ai bulli o al mobbing che e' la versione che gli adulti usano del bullizzare dei minorenni.

si sa pero' che il mobbing porta molto spesso a malattie come depressione e/o somatizzare queste aggressioni in vario modo. Se il mobbing puo' avere questi effetti nefasti su un adulto si puo' capire perche' dei minorenni bullizzati arrivano anche a suicidarsi.

Edited by marco7
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34 minutes ago, Saramandasama said:

Questo lo puoi fare a posteriori, dopo averci lavorato su, su quel “te stesso” che appunto non è stato sopraffatto e in casi più gravi non abbia compiuto gesti estremi. Nell’immediato qualsiasi tipo di bullismo deve essere contrastato e non può essere preso a modello il coping mechanism del singolo per risolvere questa piaga. 

Io raccontavo la mia esperienza di ragazzino bullizzato; sono molto contento di non aver compiuto gesti autolesionistici e, al tempo, pensare che quelli che mi lanciavano la ghiaia al grido di "tiro al frocetto" fossero solo dei cretini, che tutta la faccenda non fosse poi così drammatica, pensare che in fondo io ero più intelligente di loro...ecco, tutto questo mi ha aiutato a superare la cosa senza traumi particolari. Evidentemente ero già maturo per la mia età.

Certo che il bullismo è una brutta faccenda, certo che è giusto condannarlo...ma chi dovrebbe contrastarlo? Se tu sei un dodicenne bullizzato da altri sette/otto compagni di scuola, e gli adulti nemmeno se ne accorgono, che puoi fare se non ignorare chi se la prende con te? Pensare che quelle piccole aggressioni non siano poi così gravi aiuta a relativizzare...

34 minutes ago, marco7 said:

Un bambino / adolescente non ha i mezzi dati dall'esperienza della vita e dalle capacita' conseguente in qualche modo di riuscire a 'oggettivizzare' la situazione.

Come già scritto, ero un fenomeno 🙂 

Come suggerito però anche da altri utenti in altri thread, meglio non finire sempre OT.

@marco7 contieniti ed evita di provocarmi, perché sennò deragliamo dalla discussione ed è ingiusto nei confronti dell'opener.

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Almadel
32 minutes ago, schopy said:

Come suggerito però anche da altri utenti in altri thread, meglio non finire sempre OT.

Forse marco7 lo fa perché vuole partecipare anche nelle discussioni in cui non ha nulla da scrivere.

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Just now, Almadel said:

Forse marco7 lo fa perché vuole partecipare anche nelle discussioni in cui non ha nulla da scrivere.

Forse, non capisco però perché provochi me, o altri, con domande che non hanno direttamente a che fare col topic...si sforzi un po' di più, santo cielo

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Almadel
4 minutes ago, schopy said:

Forse, non capisco però perché provochi me, o altri, con domande che non hanno direttamente a che fare col topic...si sforzi un po' di più, santo cielo

Lo fa per bullismo.

Immagina che riparlare di questo episodio ti crei imbarazzo,

pertanto lo tira fuori ogni volta che può: senza alcuna attinenza al contesto.

Sa che è molto improbabile che non reagirai se lo cita, quindi lo fa per avere una replica da te.

E' una richiesta di attenzioni. Facci caso: non è l'unico che usa la strategia di provocare fuori contesto un utente.

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8 minutes ago, Almadel said:

Immagina che riparlare di questo episodio ti crei imbarazzo

In realtà no, non mi imbarazza raccontare di essere stato bullizzato; mi imbarazzerebbe di più dar l'impressione di credere che il bullismo sia un fenomeno che non merita attenzione, mentre cercavo di dire una cosa un po' diversa, qui e altrove...eh pazienza 🙂 

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è schopy che ha tirato fuori i compagni dei banchi di scuola e io ho approfondito sul tema per sapere se ora ci socializza con gli ex suoi bulli.

non penso che gli crei imbarazzo e non voglio bullizzarlo.

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15 minutes ago, marco7 said:

è schopy che ha tirato fuori i compagni dei banchi di scuola e io ho approfondito sul tema per sapere se ora ci socializza con gli ex suoi bulli.

non penso che gli crei imbarazzo e non voglio bullizzarlo.

Bene, incomprensione risolta. Dì la tua a proposito di comunità gay 🙂

Edited by schopy
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