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Vegetariani o vegani


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Le leggi di natura sono quelle che, per definizione, non possono essere infrante, e solo quelle. La gravità, la termodinamica, e via dicendo. Non ha senso parlare di comportamenti contro natura, perché nessun comportamento può infrangere queste leggi.

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Io sono vegetariana da poco più di un anno.

Non lo sono per motivi salutisti e non ho un'alimentazione perfetta (come non ce l'avevo da onnivora).

 

Ho scelto di diventarlo principalmente per motivi etici ma poi, documentandomi, ho scoperto che esistono anche validi motivi ecologici.

Non ho letto tuttissima la discussione, ma se nessuno l'ha già postato mi permetto di linkarvi questa tabella sull'impronta ecologica dei diversi alimenti.

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I motivi ecologici non sono etici?

Potrei capire, anche se non condividere, il discorso sul vegetarianesimo se fosse improntato a motivazioni ecologiche, perché quelle sì che sono etiche.

La tabella in questione comunque parla solo dell'impronta ecologica in termini di trasporto su ruote. Il che ovviamente non è né comprensivo di tutte le informazioni che ci servirebbero né tiene conto delle situazioni particolari. Procurarsi carne di agnello, ad esempio, è molto più facile da noi di quanto può esserlo in USA e richiede trasporti assai meno onerosi. Senza contare che essendo la carne un cibo di qualità molto più elevata dei prodotti vegetali, ne basta molta di meno...

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Sì, hai ragione, i motivi ecologici sono anche etici.

 

Per quanto riguarda lo studio che viene citato nell'articolo che ho linkato, non considera solo il trasporto ma, bensì, l'impronta di TUTTO il ciclo di vita, quindi: i pesticidi e fertilizzanti usati per coltivare mangimi, l'allevamento, la lavorazione, il trasporto, la cottura e, infine, lo smaltimento di cibo inutilizzato. Sulla tabella c'è l'immagine dell'automobile perché l'impronta viene misurata in miglia che si possono percorrere in automobile.

Poi si possono considerare altre variabili e può essere che uno studio sul territorio italiano nello specifico darebbe risultati leggermente diversi. Ma non puoi dire che mangiare solo vegetali sia MENO ecologico.

Sono d'accordo con te che per essere green al 100% si dovrebbe prestare attenzione anche al packaging o privilegiare il km zero e altro ancora ma, intanto, essere vegetariani (o almeno ridurre il consumo di carne) può essere considerato UNO dei modi per ridurre il proprio impatto ambientale.

 

Non sto dicendo che lo debbano fare tutti, è una scelta personale e ciascuno valuterà se è uno sforzo troppo grande per sé o no, ma non è una cosa che si può considerare inutile se si è attenti all'ambiente.

 

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Più che altro è davvero difficile calcolare per intero l'impronta ecologica di un individuo, e in ogni caso non è mai pari a 0, quindi quello è un obbiettivo che non ha neanche senso porsi. L'unico uomo senza impronta ecologica è un uomo morto.

Non mi stupirebbe affatto scoprire, in effetti, che se consideriamo non il peso del cibo prodotto, ma le calorie e la qualità alimentare, la tabella cambi drasticamente. Una dieta deve essere considerata nel suo complesso; isolare i singoli alimenti ha significato limitato, quando poi ciascuno di essi ha nella dieta un ruolo che va considerato in rapporto a tutti gli altri apporti. il che è quello che facevo notare prima: magari io mangio una fetta di carne e un piatto di spinaci, e sono a posto così. Tu invece devi mangiare: un piatto di spinaci, un piatto di pasta, uno di legumi e una mozzarella, e sei a posto solo allora. Probabilmente a quel punto l'impronta ecologica diventa paragonabile. Senza contare che, come si notava, esistono vcari tipi di carne con impronte ecologiche differenti. Il pesce, ad esempio, risulta essere un compromesso veramente straordinario, essendo un prodotto di altissima qualità alimentare e bassa impronta ecologica.

 

Ad ogni modo trovo che il discorso ecologico, entro certi limiti, sia condivisibile. Lo stile di produzione della carne utilizzato dagli allevamenti intensivi è assolutamente controproducente in senso ecologico. Ma non è l'unico possibile né l'unico reale, specialmente se si fuoriesce dalla realtà statunitense. Se poi consideriamo quanto sia l'apporto del consumo di carne all'effetto serra RISPETTO al trasporto umano, alla produzione di energie elettrica, al riscaldamento, eccetera, troveremo che comunque non è certo il primo dei nostri problemi. E in un mondo con tanti problemi la questione delle priorità non è indifferente, dal punto di vista etico.

Diciamo che posso accettare le motivazioni ecologiche, con riserva. Nel senso che comunque non accetterei rimproveri morali neanche da quel punto di vista. Infatti ho apprezzato parecchio il tuo intervento in quanto mostra un approccio più dialogante e personale alla cosa, rispetto a quella tendenza a calare dal cielo precetti di vita che si vede spesso fra gli animalisti.

È una questione di scelta personale. Immagino che abbia anche degli effetti positivi, sull'ambiente (il che dà alla cosa una sia pur sottile valenza etica) e sulla vita degli animali (il che ha un valore più che altro estetico). Tuttavia mancano assolutamente le basi per muovere istanze di superiorità o inferiorità morale del veg*esimo sulle diete tradizionali. In particolare, poi, viene surclassato dal pescetarianesimo sotto tutti gli aspetti...

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Neanche gli uomini morti sono a impronta ambientale 0 :)

 

Sono d'accordo sul fatto che i risultati sarebbero differenti

se calcolassimo l'impatto ambientale in base alle calorie;

ma sono certo che non sarebbero mai a favore della carne.

I legumi e i semi oleosi sopravvanzeranno sempre

e in ogni caso le vitamine sono più pregiate dal punto di vista alimentare

rispetto a un mero calcolo delle calorie dai grassi polinsaturi

(qual è poi l'impronta ecologica di un pace-maker?).

 

Io mi attengo a una dieta "pesce-legumi"

con un notevole contributo di cereali

e un moderato apporto di carni bianche.

E sono piuttosto soddisfatto della mia "etica alimentare"

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Le calorie sono solo un esempio possibile, Almadel :)

Notavo appunto che la dieta è un fatto complesso la cui impronta ecologica non si risolve in un calcolo così elementare.

Personalmente, riesco a controllare poco la mia dieta, e per nulla quando sono a casa dai miei. Se potessi scegliere in assoluta libertà da qualsiasi costrizione cosa mangiare, non rinuncerei del tutto a NESSUN tipo di carne, o pesce, o verdura o quello che si vuole. Mangerei tutto. Ma sicuramente si abbasserebbe tantissimo il consumo di carni rosse, per le quali non impazzisco. Mi concederei ogni tanto un filetto o una tagliata, ma nulla di più. In effetti, quando sono lontano da casa, consumo pochissimo le carni rosse.

Rimarrebbe costante il consumo di maiale e volatili. Aumenterei la cacciagione, il coniglio, la lepre, il cavallo ed altre carni a bassa diffusione, che però mi mandano in visibilio le papille. Manterrei costante o aumenterei lievemente il consumo di prodotti vegetali. Spesso in effetti già ora l'alternativa vegetariana mi risulta preferibile al gusto rispetto ad una carne spesso trattata coi piedi dai cuochi. Eccetto forse l'alto consumo di carne di maiale e la bassa percentuale di pesce (l'halibut della mensa non è mangiabile, obbiettivamente), ritengo anche io di essere eticamente soddisfatto dalla mia dieta.

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...Il pesce, ad esempio, risulta essere un compromesso veramente straordinario, essendo un prodotto di altissima qualità alimentare e bassa impronta ecologica.

In realtà non credo che questa affermazione sia del tutto esatta. Cioè, riguardo al consumo di risorse naturali per "produrlo" è esatto (anche perchè la grossa percentuale di pesce è pescata, non allevata), però anche riguardo al pesce c'è da dire che ne consumiamo troppo rispetto a quanto ne può rigenerare il pianeta terra. Ogni anno il giorno in cui è stata pescata dagli oceani la quantità di pesce tale che la terra possa rigenerare si avvicina sempre di più, qualche anno fa era a metà agosto, ora credo sia intorno a luglio: tutto il pesce che viene pescato dopo quel giorno è in deficit, cioè in pratica consumiamo più risorse (molte più risorse) rispetto a quante ne possa rigenerare la terra.

 

In generale credo che quello che dovremmo fare tutti (ma non solo sul forum, ma in tutto il mondo industrializzato) sia ridurre la quantità di carne e pesce rispetto al totale della dieta. Magari non eliminarla del tutto per chi non vuole, però ridurla si, sia per un discorso di etica nei confronti della nostra madre terra, ma anche per un discorso di salute. Un consumo eccessivo di carne ad esempio viene correlato a un aumento dei tumori all'intestino, per non parlare dei grassi polinsaturi di cui parlava Almadel, ecc ecc

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come ho già detto riguardo al pesce,

bisogna preferire i mollusci allevati,

kle seppie ed altri animali che non siano

al vertice della catena alimentare marina.

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magari io mangio una fetta di carne e un piatto di spinaci, e sono a posto così. Tu invece devi mangiare: un piatto di spinaci, un piatto di pasta, uno di legumi e una mozzarella, e sei a posto solo allora.

 

Personalmente non sento la necessità di compensare la mancanza di carne con una quantità di cibo spropositata. Di solito sono a posto con solo un primo o solo un secondo (e per ora le analisi sono ok). Comunque ho capito il tuo discorso e magari in certi casi può essere valido.

 

Se poi consideriamo quanto sia l'apporto del consumo di carne all'effetto serra RISPETTO al trasporto umano, alla produzione di energie elettrica, al riscaldamento, eccetera, troveremo che comunque non è certo il primo dei nostri problemi.

 

Su questo non sono così sicura. Secondo alcuni studiosi (e il rapporto della FAO) gli allevamenti sono la seconda causa del riscaldamento globale (influiscono PIù dei trasporti, per il 18% del totale dei gas serra emessi)

 

ho apprezzato parecchio il tuo intervento in quanto mostra un approccio più dialogante e personale alla cosa, rispetto a quella tendenza a calare dal cielo precetti di vita che si vede spesso fra gli animalisti.

È una questione di scelta personale. Immagino che abbia anche degli effetti positivi, sull'ambiente (il che dà alla cosa una sia pur sottile valenza etica) e sulla vita degli animali (il che ha un valore più che altro estetico). Tuttavia mancano assolutamente le basi per muovere istanze di superiorità o inferiorità morale del veg*esimo sulle diete tradizionali.

Io non mi sento infatti superiore rispetto a un onnivoro che magari ha altri atteggiamenti "virtuosi" e fa rinunce che io magari non mi sento di fare (per esempio: essendo molto freddolosa per il momento non me la sento di rinunciare a qualche grado in più in inverno). Tuttavia, se ho fatto questa scelta, ovviamente è anche perché ritengo che se tutti fossero vegetariani (o almeno riducessero il consumo di carne) abbinando alla dieta ANCHE altre accortezze ecologiche il mondo sarebbe un po' migliore sotto diversi punti di vista.

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tutto il pesce che viene pescato dopo quel giorno è in deficit, cioè in pratica consumiamo più risorse (molte più risorse) rispetto a quante ne possa rigenerare la terra.

Consumiamo troppo di QUALSIASI risorsa. La prima risorsa di cui consumiamo troppo è il petrolio, se è per questo. La dieta non è una priorità in nessun senso.

Personalmente non sento la necessità di compensare la mancanza di carne con una quantità di cibo spropositata. Di solito sono a posto con solo un primo o solo un secondo (e per ora le analisi sono ok). Comunque ho capito il tuo discorso e magari in certi casi può essere valido.
Non è questione di sentire il bisogno. È questione di quanta carne/pesce è necessaria per pareggiare i conti nutrizionalmente parlando con una dieta che ne sia priva. Ma hai detto di aver capito, quindi forse era una puntualizzazione superflua.
Su questo non sono così sicura. Secondo alcuni studiosi (e il rapporto della FAO) gli allevamenti sono la seconda causa del riscaldamento globale (influiscono PIù dei trasporti, per il 18% del totale dei gas serra emessi)
Secondo altri studi sono sotto il dieci percento. Si veda il libro "meat: a benign extravagance" che tratta l'argomento approfonditamente.

Ad ogni modo, affermare che è necessario rinunciare alla carne per ridurre i gas serra è come dire che è necessario rinunciare all'energia elettrica per lo stesso obbiettivo. Non ha senso, non si tratta di rinunciare, si tratta di sviluppare metodi sostenibili per la produzione di carne ed energia elettrica. Ammettendo anche di rinunciare del tutto agli allevamenti (o almeno, ad alcuni di essi, quelli che influenzano la produzione di gas serra), rimanderemmo soltanto la paventata catastrofe ecologica di pochi anni.

Permettetemi poi di notare che il problema dell'effetto serra, anche se esiste, tende ad essere sopravvalutato. Non finirà l'umanità per l'effetto serra, anche se è probabile che avremo qualche problema di cui tener conto. Dobbiamo tener conto del bilancio vantaggi/benefici e decidere che sacrifici siamo disposti a fare per opporci al riscaldamento globale.

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Riguardo all'effetto serra (ma anche in generale al consumo di risorse) non credo sia sopravvalutato... La razza umana non si estinguerà, è vero, ma molte specie animali si sono già estinte o sono in via di estinzione, alcuni insediamenti e città sono già sommersi dal mare o sono a rischio, ci sono siccità e allagamenti in luoghi in cui in cui prima questi fenomeni erano minori.

Sul fatto che la razza umana non si estinguerà sono d'accordo con te, ma molte persone comunque moriranno. Siamo già troppi, ad esempio milioni di persone in Somalia sono a rischio per via della carestia, per non parlare delle alluvioni, più forti del passato.

Ognuno dovrebbe fare la sua parte: chi rinuncia del tutto o in grossa parte a carne e pesce, chi abbassa il riscaldamento di qualche grado, chi si impegna per risparmiare corrente. Lasciare però la responsabilità ai singoli non credo funzioni: intanto perchè così ogni singolo Stato e ogni singola persona potrebbero decidere di fregarsene (penso alla Cina e agli Usa, ma anche semplicemente a mio cugino che in pieno inverno tiene il riscaldamento a 29° e gira per casa in maglietta e mutande); sarebbe più importante obbligare ognuno a fare la sua parte, e che però poi stesse a ogni singola persona semmai decidere cosa limitare e dove.

 

Vero che forse rispetto al petrolio la dieta non è una priorità (anche se in stati come la Nuova Zelanda ma anche in alcuni singoli stati Usa le emissioni da parte degli allevamenti di bovini sono la prima produzione di gas serra), ma è comunque una percentuale.

In realtà, sia riguardo agli allevamenti ma anche alle colture, credo che bisognerebbe tornare a pensare in maniera un po' più "locale" e meno di massa. Ad esempio posso pensare alla differenza tra un allevamento di polli in batteria e un altro di polli allevati all'aperto. Ovviamente nel primo caso il singolo pollo viene a costare di meno sia a chi lo produce sia a chi lo acquista, richiederà però più antibiotici e più integratori nel cibo (dato che gli animali che vivono in quelle condizioni sono meno resistenti e vivono più ammassati, il che aumenta le malattie) e probabilmente produrrà più scarti inquinanti.

Ad ogni modo è effettivamente un grosso problema.

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Consumiamo troppo di QUALSIASI risorsa. La prima risorsa di cui consumiamo troppo è il petrolio, se è per questo. La dieta non è una priorità in nessun senso.

Non è questione di sentire il bisogno. È questione di quanta carne/pesce è necessaria per pareggiare i conti nutrizionalmente parlando con una dieta che ne sia priva. Ma hai detto di aver capito, quindi forse era una puntualizzazione superflua.

Secondo altri studi sono sotto il dieci percento. Si veda il libro "meat: a benign extravagance" che tratta l'argomento approfonditamente.

Ad ogni modo, affermare che è necessario rinunciare alla carne per ridurre i gas serra è come dire che è necessario rinunciare all'energia elettrica per lo stesso obbiettivo. Non ha senso, non si tratta di rinunciare, si tratta di sviluppare metodi sostenibili per la produzione di carne ed energia elettrica. Ammettendo anche di rinunciare del tutto agli allevamenti (o almeno, ad alcuni di essi, quelli che influenzano la produzione di gas serra), rimanderemmo soltanto la paventata catastrofe ecologica di pochi anni.

Permettetemi poi di notare che il problema dell'effetto serra, anche se esiste, tende ad essere sopravvalutato. Non finirà l'umanità per l'effetto serra, anche se è probabile che avremo qualche problema di cui tener conto. Dobbiamo tener conto del bilancio vantaggi/benefici e decidere che sacrifici siamo disposti a fare per opporci al riscaldamento globale.

 

 

 

Post ineccepibile, soprattutto nella parte evidenziata.

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Il che dimostra appunto una certa emotività nell'approcciare la questione, piuttosto che la giusta razionalità. I pesci sono più stupidi, dunque la loro capacità di soffrire, specie "psicologicamente", è minore.

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Beh, in realtà i polpi sono animali molto intelligenti, per dirne una, nonostante siano invertebrati. Probabilmente sono più intelligenti di una gallina e, se lo sviluppo del sistema nervoso e la capacità di risolvere problemi possono essere in qualche modo collegati anche alla capacità di provare dolore, probabilmente soffrono molto.

Certo, sicuramente c'è il discorso che al supermercato al banco del pesce ci sono i pesci interi (e le aragoste ancora vive messe in ghiaccio <_< ), mentre l'hamburger o la fettina non ha gli occhi e quindi l'impatto è minore, nonostante la mucca sia però un animale più vicino a noi.

 

Ad ogni modo anche solo preoccuparsi del consumo di risorse terrestri e del surriscaldamento richiede una certa etica e una certa emotività. Ci può essere anche chi dice che se ne frega perchè tanto non è una cosa che riguarda lui, ma semmai gente che non conosce dall'altro lato del globo.

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scusa freaky ma tu chi sei x dire che i pesci sono stupidi? non mi sembra un atteggiamneto corretto il tuo.allora tu giustifichi pure la pesca, tanto i pesci sò stupidi...

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qcuno ad es. sostiene che i gamberi quando li cuoci vivi non soffrono xchè pare che gli manchi un organo che permetta loro di soffrire ma è stato dimostrato che non è vero che non soffrono. io penso che non esiste creatura al mondo che non provi dolore se la cuoci viva.

 

cmq anche io come amelie mangio in modo normale. Ma dove lo avete letto che i veg*ani devono mangiare di più x compensare? anzi io vedo che spesso sono gli altri che si abbottano di cibo e poi quando vanno a fare le analisi sono tutte sballate.

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Il che dimostra appunto una certa emotività nell'approcciare la questione, piuttosto che la giusta razionalità. I pesci sono più stupidi, dunque la loro capacità di soffrire, specie "psicologicamente", è minore.

Quando ti reincarnerai in un pesce ci saprai dire se fa male venire squartati.

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Ne parlate come se l'alternativa dei pesci

fosse tra il finire in padella e il morire di vecchiaia...

Avete una visione molto peculiare della Natura.

 

Possiamo classificare i tipi di Vegetariani?

- Vegetariani etici: l'Alimentazione deve causare meno dolore possibile;

il dolore si definisce in base all'evoluzione del sistema nervoso.

- Vegetariani ecologisti: l'Alimentazione deve causare il minor spreco possibile di risorse

e il consumo di carne non è ecologicamente sostenibile.

- Vegetariani salutisti: l'Alimentazione deve essere il più salutare possibile

e una dieta vegetariana equilibrata è migliore di una dieta onnivora.

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Forse sarebbe meglio definire il primo tipo "Vegetariani animalisti", perché in effetti il termine "etico" è abbastanza discutibile e potrebbe includere anche le tematiche ecologiche, come sosteneva FreakyFred.

 

Personalmente non credo che i vegatariani non prendano in considerazione il fatto che la crudeltà e la sofferenza sono presenti anche in natura.

Il fatto, per quanto mi riguarda, è che la nostra specie è capace di provare compassione per la sofferenza altrui (sentimento che forse anche altre specie sanno provare nei confronti di esemplari della stessa specie ma di certo non per le "prede").

 

I vegetariani animalisti decidono semplicemente di non ignorare questo sentimento.

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Lo so che i polpi non sono pesci, ma sono considerati in quella categoria ^^;

Pensa te che iio invece quando dico "pesci" intendo proprio pesci. Deformazione da biologo, probabilmente.

Comunque signori, vedo che viene molto messo in dubbio il mio approccio eterofenomenologico al dolore. A quanto pare solo Peter Singer è autorizzato a distinguere gli esseri viventi in base alla loro capacità di provare dolore pur non avendo in realtà basi sicure per farlo. Sarà perché lui è animalista e, come mi han fatto notare, ha insegnato a Princeton, e io invece no. Son differenze che contano.

È giusto, non possiamo dire se questo o quell'animale prova dolore a priori, o possiede una coscienza eccetera. In effetti, non possiamo neanche dire con certezza se le piante provano dolore. Secondo me, sarà perché sono uno dei quindici studenti d'Italia che due anni or sono seguirono un corso di "neurobiologia delle piante", le piante provano dolore eccome, visto che possiedono raffinatissimi sistemi di integrazione dell'informazione e quando subiscono danno il loro intero organismo va incontro a modificazioni funzionali che lo coinvolgono per intero. Le piante potrebbero benissimo essere come i superspartani di Hilary Putnam, in effetti.

MA di sicuro se noi, per qualche personale motivo di compassione, vogliamo scegliere chi risparmiare e chi uccidere per nutrircene, è chiaro che dobbiamo farlo almeno sulla base della capacità delle nostre vittime di soffrire o godere. E un sistema nervoso meno sviluppato o comunque radicalmente differente dal nostro, dobbiamo ipotizzare, è anche meno in grado di sofferenza.

Se poi vogliamo rinunciare all'approccio fenomenologico alla questione del dolore, allora dobbiamo concludere che NESSUN vivente può essere legittimamente ucciso per nessun motivo. Oppure che possono esserlo tutti, a seconda delle motivazioni.

In effetti, io seguo la seconda scuola di pensiero... per me non è il dolore a fare la differenza.

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Giusto, Amelie21.

"Vegetariano Animalista" mi sembra una definizione migliore.

 

Volevo solo dire che tutti e tre i tipi di Vegetariani

mi pare abbiano delle ottime motivazioni per la loro dieta.

 

Essendo onnivoro non le condivido abbastanza.

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MA di sicuro se noi, per qualche personale motivo di compassione, vogliamo scegliere chi risparmiare e chi uccidere per nutrircene, è chiaro che dobbiamo farlo almeno sulla base della capacità delle nostre vittime di soffrire o godere.

 

Questo se si parte dal presupposto che il sentimento di compassione debba seguire criteri oggettivi. Secondo me, invece, è giusto discutere discutere di criteri oggettivi per quanto riguarda le motivazioni ecologiche ma meno per quanto riguarda le motivazioni animaliste. La compassione è un sentimento soggettivo, se Divine prova istintivamente più compassione per i pesci, per quanto per te possa essere oggettivamente "sbagliato" perché è una motivazione "emotiva", non credo che non possa essere considerata una motivazione insufficiente.

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Volevo solo dire che tutti e tre i tipi di Vegetariani

mi pare abbiano delle ottime motivazioni per la loro dieta.

 

Essendo onnivoro non le condivido abbastanza.

Ma guarda, sarà forse che predico bene e razzolo male, o che ho anche un lato cinico che parzialmente bilancia il mio lato compassionevole, o forse che vivo ancora coi miei e non ho voglia di stare a litigare con mia madre per quello che mangio, però una-due volte a settimana la carne la mangio. E più o meno lo stesso numero di volte mangio qualche fettina di prosciutto o del tonno.

Però di contro sono consapevole del problema e, rispetto al passato ho comunque limitato di molto la carne.

 

 

Riguardo alla questione biologica del dolore, non posso assolutamente non essere d'accordo con Freaky. E' innegabile che ogni essere vivente provi dolore, ed è proprio da questa consapevolezza che nasce il mio lato civico. Ma se volessi applicare questo cinismo come filosofia di vita, allora potrei dire di non avere problemi neppure a mangiare il mio cane, probabilmente. Cosa che ovviamente non faccio ^^;

 

Probabilmente la questione, se vogliamo andare sul filosofico, è che l'esistenza stessa è dolore, nostro e altrui. Ma sicuramente si può fare in modo da causarne il meno possibile. :)

 

 

 

 

P.s. Immagino che ora vi sarete fatti di me l'idea che io sia una pazza con due personalità :P :P :P

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Sì, Amelie, non hai tutti i torti, anzi, non ne hai per niente. Infatti io ho notato soltanto come la scelta di Divine sia di per sé fatta su basi assolutamente emotive e non razionali, non che sia illegittima per questo.

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non credo che non possa essere considerata una motivazione insufficiente.

 

Volevo dire: non credo possa essere considerata una motivazione insufficiente. Ho messo un non di troppo.

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