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Social network, sorveglianza e decentralizzazione


sugar85

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Buon pomeriggio a tutti, è un pò che non apro nuovi topi su questo forum ma vorrei notificarvi un articolo che secondo me è interessante. Anche se non propriamente un "gay topic" credo che ci coinvolga tutti.

L'argomento sono i social network e anche le presunte alternative. Credo che l'autore sia un anarchico o un marxista, idee che personalmente  non condivido ma ad ogni modo l'articolo a mio avviso merita di essere letto.

eccolo qui:

 

https://lamacchinadesiderante.org/sorveglianza-e-decentralizzazione-disamina-critiche/

 

Cosa ne pensate? Sarebbe interessante riflettere sull'argomento anche perché coinvolge ormai tutta la società in particolare il mono LGBTQI dove, per esperienza anche personale, siamo particolarmente vulnerabili a tali strumenti e alle sue distorsioni

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A me non è chiarissimo il guadagno che avrei dall'uscire dai social.

Le forme di intrattenimento che li precedevano:

televisione, giornali, libri, fumetti, cinema, eccetera...

avevano per me il grosso limite di non poter interagire,

di non poter rispondere con i miei contenuti

come invece posso fare su Faceboo o su un forum.

Per me si trattava di una fruizione troppo passiva.

Ho sempre fatto fatica a vedere un film, assistere a una lezione o leggere un libro

senza poterne parlare con qualcuno, fare domande, dare un'opinione.

 

Mi spiace se - in cambio di questo servizio - Zuckenberg "estrae pluslavoro"

da impiegati pagati cinquemila dollari al mese;

ma se volessi orientare in modo etico i miei consumi

avrei come priorità il boicottaggio della mia conserva di pomodoro.

 

L'alternativa è davvero quella di scrivere sui muri?

Anche se lo fosse, che livello di analisi mi sarebbe consentito?

Che capacità di replica?

 

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2 minutes ago, Almadel said:

A me non è chiarissimo il guadagno che avrei dall'uscire dai social.

Le forme di intrattenimento che li precedevano:

televisione, giornali, libri, fumetti, cinema, eccetera...

avevano per me il grosso limite di non poter interagire,

di non poter rispondere con i miei contenuti

come invece posso fare su Faceboo o su un forum.

Per me si trattava di una fruizione troppo passiva.

Ho sempre fatto fatica a vedere un film, assistere a una lezione o leggere un libro

senza poterne parlare con qualcuno, fare domande, dare un'opinione.

 

Mi spiace se - in cambio di questo servizio - Zuckenberg "estrae pluslavoro"

da impiegati pagati cinquemila dollari al mese;

ma se volessi orientare in modo etico i miei consumi

avrei come priorità il boicottaggio della mia conserva di pomodoro.

 

L'alternativa è davvero quella di scrivere sui muri?

Anche se lo fosse, che livello di analisi mi sarebbe consentito?

Che capacità di replica?

 

Credo che il punto non sia la capacità d'interazione che internet (non i social) hanno dato alle persone, ma come questa interazione viene pilotata e in certi casi programmata attraverso la pubblicità, i feed e la gamification tipica appunto dei social network: in che modo tutto ciò sta cambiando il modo di pensare delle persone?

Per esempio il recente assedio al campidoglio mi ha lasciato basito non tanto per l'assalto in se quanto al fatto che è stato preceduto dalla polarizzazione dell'opinione pubblica americana, polarizzazione di cui i social sono i principali (se non gli unici) responsabili. 

Penso che questo sia il punto di riflessione

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Confesso di aver saltato alcune parti, mi è sembrato un esercizio di masturbazione.
Per stessa ammissione dell'autorschwa, peraltro

Due cose giusto per stabilire il livello:

- Nell'immagine iniziale la persona coi capelli blu sembra stia facendo una pompa. Se è effettivamente così, e dobbiamo demonizzare anche il sesso orale, mi prende già malissimo

- Quelli che ti spiegano l'etimologia delle parole di uso comune (con tanto di nota da www.etimo.it) come se ti stessero rivelando chissà quali verità occulte mi muovono tantissimo a compassione[1], di solito è gente che ci crede tantissimo pur avendo due idee in croce
[1] da cum + patior, guardatemi sono intelligente anch'io

- Aggiungo la pagina contatti: solo un indirizzo email, poi

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Nessuno sa da dove vengono le idee. Il concetto di copyright mi sembra un po' azzardato.

LOL

Buttarci una licenza creative commons allora? Ah no, fa meno intellettuale misterioso

----
Detto questo, commenti sparsi:

Quote

Cosa spinge una ragazzina a passare la giornata a farsi i selfie in camera sua? Narcisismo, mancanza di interessi concreti, insicurezza in merito al proprio aspetto fisico, bisogno di crearsi un palcoscenico che manca nella vita reale, competizione con le amiche per ottenere attenzioni da parte dei ragazzi, bisogno di riconoscimento. Magari il fatto che i genitori la trascurano. Magari spirito di emulazione (per l'influencer di turno).

ehlamadonna. Senza tutta sta paternale, è semplicemente una forma di comunicazione. Quello che si vuole comunicare è l'appartenenza ad un gruppo

Il gesto umano della poesia al palo del semaforo come fuga dal social network brutto e capitalistattivo è una cosa che non ha senso, non è un'alternativa, è proprio una forma di comunicazione diversa. Cioè bello tutto, posso anche andare in spiaggia e lanciare in mare un messaggio in una bottiglia, cosa vuol dire? Che tipo di comunicazione è? Cosa distingue la ragazza che passa il pomeriggio a farsi i selfie dalla ragazza che passa il pomeriggio a scrivere poesie e appiccicarle per strada? O chi fa yarn bombing? La risposta che ci viene data è

Quote

La poesia o il disegno invece chiedono attenzione e danno una funzione al muro.

Che tradotto significa: a me piace di più (perché i selfie sono sintomo di superficialità e io sono una persona di spessore) quindi è più giusto.

Poi vabbè non voglio certo fare l'avvocato di facebook instagram e che so io.
Secondo me l'articolo manca completamente il punto, però. Il brutto di facebook non sono io che mi faccio cinquanta selfie al giorno (ok, se me li facessi sarei di sicuro il brutto di facebook). Non è neanche la gamification: alla maggior parte degli utenti non gliene frega proprio niente di postare contenuti popolari e fare i big likes. Secondo me sarebbe stato più intelligente provare a fare un'analisi della diffusione di contenuti tra l'inutile e il pericoloso da parte di soggetti (utenti, no zuccheromontagna) che ne hanno un chiaro ritorno economico, e del danno che questi (per carità, sì, combinati con tutta l'ui che ti tiene appiccicato allo schermo) fanno non a livello personale ma collettivo.

Invece non c'è niente di tutto ciò, c'è solo una triste storia di rosicamento giga perché

Quote

All'interno dei gruppi Facebook c'è qualcuno che può decidere di bannare o segnalare altri utenti se non gli va a genio quello che scrivono. Anche se non lavora per Facebook.

(scandaloso! chissà quante volte avrà ricevuto un ban per aver scassato la minchia con deliri lunghissimi e pretenziosi. Pure dai social network decentralizzati ha ricevuto censura preventiva secondo me)

Cioè è tutto incentrato sul personale, non leggo molto di sociale

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40 minutes ago, sugar85 said:

Per esempio il recente assedio al campidoglio mi ha lasciato basito non tanto per l'assalto in se quanto al fatto che è stato preceduto dalla polarizzazione dell'opinione pubblica americana, polarizzazione di cui i social sono i principali (se non gli unici) responsabili. 

Penso che questo sia il punto di riflessione

Beh, quando Nanni Moretti giro' la scena finale del Caimano i social non avevano ancora l'invasivita' che hanno oggi (i melafonini credo ancora non esistessero, nel 2007; o se c'erano, erano ancora in mano a pochi), eppure ha plasticamente raffigurato quanto accaduto ieri.

ha "solo" sbagliato nazione, ma son dettagli

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14 minutes ago, sugar85 said:

Per esempio il recente assedio al campidoglio mi ha lasciato basito non tanto per l'assalto in se quanto al fatto che è stato preceduto dalla polarizzazione dell'opinione pubblica americana, polarizzazione di cui i social sono i principali (se non gli unici) responsabili.

Questa storia della "polarizzazione" dovuta ai social mi è sempre sfuggita.

Sarà che da bambino mi ricordo la Guerra Fredda e più tardi Berlusconi e i suoi antagonisti,

ma non riesco davvero a capire dove vediate una crescente polarizzazione.

Quando era giovane mio padre se un professore diceva delle cose sgradite agli studenti

qui a Padova gli sparavano alle gambe, adesso al massimo ci fanno un meme.

 

Quali sono "i bei vecchi tempi prima dei social"? Cosa facevamo prima?

Io mi ricordo che da ragazzino stavo parcheggiato per cinque ore al giorno

davanti alla tv commerciale a sorbirmi pubblicità inframmezzate da cartoni animati.

Adesso mi passano davanti agli occhi storia medioevale, archeologia assira, politica,

una enorme quantità di divulgazione scientifica e le battute dei miei amici.

E - ogni tanto - un libro consigliato per me.

Proprio non riesco a pensare che "prima si stesse meglio".

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29 minutes ago, Almadel said:

Questa storia della "polarizzazione" dovuta ai social mi è sempre sfuggita.

Sarà che da bambino mi ricordo la Guerra Fredda e più tardi Berlusconi e i suoi antagonisti,

ma non riesco davvero a capire dove vediate una crescente polarizzazione.

Ho due ipotesi che spiegano perché noi non la vediamo:
1) in Italia non c'è, o c'è poco. Per quanto sembrino grandissime le cifre che certi politici spendono in contenuti promozionali per le loro pagine social, sono briciole; una famiglia su quattro non ha nemmeno accesso a internet, figuriamoci
2) gli algoritmi che regolano cosa vediamo quando navighiamo i social network sanno bene che le fake news di Salvini con me e te non attaccano ( = siamo in una bolla).

Tanto per nominare un caso salito agli onori della cronaca, c'è stato lo scandalo di cambridge analytica, che fu accusata di creare pubblicità "personalizzate", travestirle da notizie (tipo "16 verità scomode su Hillary Clinton") e mandarle a particolari gruppi di utenti, stabiliti facendo profiling psicologico grazie ai dati relativi alla navigazione ottenuti. NB fare target advertising non è il problema qui, le "fake news" sì, ma il punto è che questo è proprio un lavoro di polarizzazione. Cioè se tu dai dati sulla mia navigazione deduci che sono una madre single con un punteggio alto di nevroticismo e introversione, e mi mandi pubblicità pro NRA perché il mio profilo corrisponde a quello di persone che hanno paura di essere vittima di violazione di domicilio; e se fai cose così non solo a me ma a TUTTI gli utenti facebook che vivono negli Stati Uniti, è polarizzazione

(Edit: il danno di attività come queste ovviamente va oltre al numero di voti che riesci a spostare alle prossime elezioni, che probabilmente nel caso del 2016 della campagna elettorale di Trump fu bassissimo)

Edited by blaabaer
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il vantaggio secondo mè è quello di sapere scegliere e sopratutto POTER scegliere.

Non sono su faccialibro,non sono su tante altre cose,mi accontento di qualche forum e poco più. Nessuno obbliga a fare come certi (a mio avviso sfigati) che arrivano a casa accendono (se non hanno già tenuto acceso prima) e arrivano notifiche tutti i momenti.

Gente col quale non riesci ad avere una discussione intera perchè tutti i momenti sono notifiche ,video sempre più sfigati e ogni sorta di schifezze.

Uno dei tanti motivi per cui ho ancora il 3310 è anche quello,a me di farmi controllare da un telefono (e nè tantomeno da una ancora più ficcanasa app) non mi va.

E quando esco e vado in giro "modalità aereo" cosicchè i vari teatranti che cercavano le luci della ribalta alle 18 non possono avere un numero in più della "troppa gente in giro"

Nessuno il telefono ce lo ha cucito sulla pelle e quando sono a casa e vado a nanna si spegne e chi si è visto si è visto.

Edited by busdriver
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Prima si è dovuto capire che il web non andava usato come un mero contenitore pubblicitario come gli altri, ma andava sfruttata la capacità di trattamento dati

Poi si è realizzato che la potenza di calcolo ed immaganizzamento dati consentiva ricerche di mercato più precise di qualunque altro mezzo conosciuto

Questo ha determinato un enorme spostamento di ricchezza dai media tradizionali ( che si sono impoveriti ) alle multinazionali del web

Infine si è realizzato il fatto che l'interazione di vari mezzi fra loro consentiva quella che la Zuboff chiama " estrazione del surplus comportamentale" concetto che leggo il commentatore critica, sostenendo che sarebbe solo un plusvalore, che è un "concettoide" ma che a me pare invece un concetto utile a capire di cosa si parla

Non è soltanto il fatto che ho certi gusti, ma anche il fatto che cerco dei ristoranti quando sono localizzato a Milano o dopoché ad una certa ora sono stato per tot minuti su una certa app. e così via

Qui effettivamente sotto un profilo sociologico abbiamo qualcosa di nuovo, cioè la capacità non solo di essere molto precisi, ma anche di prevedere, di essere predittivi incrociando i dati ricavabili da una congerie di applicazioni, che vengono rese gradite ai consumatori perchè offrono servizi gratuiti.

E' una illusione di democrazia che ci fa sentire tutti uguali ( intendo l'offerta di servizi gratuiti a tutti i consumatori ) ma il prezzo da pagare quale è ?

Il passo successivo non può che essere l'ipotesi meno tranquillizzante delle precedenti di poter anche arrivare a "condizionare" le scelte attraverso "stimoli informativi mirati", lo stesso concetto di economia di mercato rischia di essere alterato, se manca completamente la reciprocità informativa e cioè una società può sapere tutto, mentre io non so niente

Ciò che dice la Zuboff mi sembra molto più interessante di ciò che dice il commentatore, che alla fine interpretando secondo vecchi schemi ci dice che è un modo diverso di fare le stesse cose di sempre.

 

Edited by Hinzelmann
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18 hours ago, Almadel said:

Ho sempre fatto fatica a vedere un film, assistere a una lezione o leggere un libro

senza poterne parlare con qualcuno, fare domande, dare un'opinione.

Rivisitazione dell'insegnamento di Platone nel Fedro?:

ed è certo un problema vero l'impossibilità di porre domande e di ricevere risposte da un libro o da altri strumenti conoscitivi mobili od immobili, ma parimenti passivi.

A questa passività  le molteplici e moltiplicabili articolazioni della rete parrebbero offrire un rimedio efficace, se non fosse perché la moltiplicazione cognitiva o dialogica raramente giova alla profondità. 

19 hours ago, sugar85 said:

Per esempio il recente assedio al campidoglio mi ha lasciato basito non tanto per l'assalto in se quanto al fatto che è stato preceduto dalla polarizzazione dell'opinione pubblica americana, polarizzazione di cui i social sono i principali (se non gli unici) responsabili. 

Penso che questo sia il punto di riflessione

Ho il sospetto che, al contrario, la moltiplicazione delle interconnessioni non favorisca la polarizzazione e forse neppure l'estremismo.

Piuttosto il problema è che la facilità delle interconnessioni porta sulla scena di tutto e di tutti, come un grande fiume che trascina ogni scoria immonda nel suo corso impetuoso:

ma la molteplicità delle cose trascinate dovrebbe stimolarci ad essere più attenti nel discernere le scorie dalle cose di pregio.

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Va però detto che gli stessi social Network si sono sentiti tirati in causa

Ciò che è successo è che solo in tarda serata e quando il Presidente Trump è passato ad usare toni concilianti e pacificatori, è intervenuta la censura ( probabilmente quando si è capito che la situazione era degenerata e bisognava far fronte e prevedibili polemiche ) che si è spinta fino al blocco account presidenziale con l'effetto paradossale di cancellare gli incitamenti aggressivi quando erano già stati letti in mattinata e semmai impedire di leggere quelli più concilianti della marcia indietro di Trump della serata

Misure analoghe sono state prese da facebook instagram e youtube

Certo censurare un Presidente in carica per violazioni delle regole contro l'incitamento alla violenza non è esattamente "facile" quanto oscurare l'intervento di uno squinternato vestito da "sciamano vichingo", ma se questa gente ha liberamente interagito su internet fino ad organizzare ciò che abbiamo visto, l'impressione è che i social Network non siano intervenuti più di tanto, neanche nei loro confronti

Si può ritenere che al di là di un certo opportunismo di queste grandi società, che operano più nel proprio interesse che in quello pubblico, sia anche prudente non eccedere in censure preventive e quindi "aspettare" di vedere gli effetti, piuttosto che prevenirli

Il numero limitato delle vittime può far pensare che alla fine tutti abbiano tratto un vantaggio: Trump che ha trovato il modo di uscire dalla situazione da lui suscitata senza perdere la faccia di fronte ai propri sostenitori mantenendo la presa sul Partito Repubblicano, i Social Network che si defilano e gli oppositori di Trump, che possono agitare lo spettro del golpe

Se però i morti invece che 5 fossero stati 500 o 5000?

 

Edited by Hinzelmann
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5 hours ago, Mario1944 said:

A questa passività  le molteplici e moltiplicabili articolazioni della rete parrebbero offrire un rimedio efficace, se non fosse perché la moltiplicazione cognitiva o dialogica raramente giova alla profondità

Mi trovi proprio d'accordo; il web non è affatto uno strumento se non lo si sa utilizzare, anzi, può far danni: una persona che non legge perchè non si ritrova mai con un libro tra le mani è messa infinitamente meglio di una che non legge ma si ritrova ogni giorno un milione di parole sotto gli occhi.. la prima la puoi "svegliare", la seconda in qualche modo l'hai neutralizzata. Leggere male è più pericoloso di non leggere affatto..

Poi, boh, io non penso che ogni singolo pensiero che mi passa per la testa sia "degno" di essere comunicato o condiviso, e men che meno ho mai sofferto di non poter condividere  la mia idea su di un film o un libro per i quattro angoli del globo. La vita forniva occasioni di confronto pure prima dei social- non che disprezzi una maggior possibilità in questo senso, ma non esageriamo, non è che prima fossimo in una condizione di isolamento sensoriale.. :D

 

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1 hour ago, Rocco88 said:

Leggere male è più pericoloso di non leggere affatto..

Ineffetti non ho mai capiti quelli che esortano "leggete libri, leggete libri", quasi che tutti o gran parte dei libri in circolazione siano degni d'essere letti:

non pochi credo anzi che sarebbe meglio se non fossero mai letti.

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davydenkovic90

Al di là del tema, che secondo me qualcuno non ha ben compreso (ma qualcun altro ha argomentato prima di me) non capisco come si possa considerare la lettura di un libro un'azione passiva, mentre quella con un iphone, oppure 50 pagine di boomer tuttologi, di politici o influencer ( questi ultimi due ormai lo stesso lavoro) un' interazione costruttiva e interessante.

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9 hours ago, davydenkovic90 said:

Al di là del tema, che secondo me qualcuno non ha ben compreso (ma qualcun altro ha argomentato prima di me) non capisco come si possa considerare la lettura di un libro un'azione passiva, mentre quella con un iphone, oppure 50 pagine di boomer tuttologi, di politici o influencer ( questi ultimi due ormai lo stesso lavoro) un' interazione costruttiva e interessante.

D'accordissimo! infatti è un'affermazione che mi ha molto sorpreso 

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Credo che per trovare interessante questa recensione/articolo uno debba condividere prima l'astio dell'autore verso le dinamiche dei social network, poiché tale astio è presupposto (e basato su un "senso comune" diffuso) ma non giustificato razionalmente 

Ad esempio: non è spiegato perché la ragazzina che passa il tempo a farsi i selfie per Instagram dovrebbe essere un problema da analizzare in quanto preoccupante

Mentre sono convinto che non sarebbe mai considerato preoccupante un ragazzino che passa tutta la giornata a leggere libri compulsivamente.

Nel giudizio sulla prima sento fragrante delle narici il profumo incel della frustrazione sessuale

Sono sicuro invece che il secondo verrebbe romanticizzato come bravo ragazzo intellettuale e che capisce i valori veri

Spoiler

Spoiler: durante l'adolescenza io i selfie non me li facevo affatto, ma leggevo libri compulsivamente, (c.a. 60-100 l'anno) ma era in buona parte una strategia di coping malsana per estraniarmi dalla realtà corporea, rifugiarmi in una realtà immaginaria e mon risolvere i miei problemi; strategia di coping causata da questioni irrisolte importanti a cui nessuno ha mai prestato attenzione, io per primo.

E sì. In un futuro spero non troppo prossimo potrei spammare i mìei selfie a petto nudo in tutto l'internet in modo insopportabilmente vanesio.

Ma utilizzando i parametri di giudizio moralistici che si intravedono anche da questo articolo, ciò significherebbe che un tempo era un ragazzo profondo, dotato di spirito critico, mentre in seguito sarei diventato uno stupido che segue le logiche mainstream

Sono letture BANALOTTE della realtà, fintamente intellettuali, incapaci di essere di un qualunque interesse a chi non sia semplicemente vittima delle proprie frustrazioni personali.

Se uno non condivide questo retroterra di pensiero perché dovrebbe considerare l'articolo interessante? Cosa me ne dovrebbe fregare a me della gamification?

Non è un intervento per dire "non mi interessa" e basta, ma è un intervento per dire: ci sono degli assunti non detti in questo discorso.

Tra parentesi, la lettura di un testo è un esercizio passivo, non capisco perché prenderla male; non c'è niente di male nel termine "passivo", you know *IRONIA A PALATE*

Edited by Renton
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Tipo, io facebook l'ho tolto perché mi faceva stare male; stavo facendo indigestione di foto fatti di vita e opinioni non richieste, ho dovuto disattivarlo. Ero in qualche gruppo, ma non mi soddisfaceva per niente.. però mi facevano sorridere le persone che pensavano tutto il mondo dovesse gioire dei loro risultati e pubblicavano mille foto della laurea in pompa magna,  manco fossero gesù cristo sceso in terra. :D

 

Ho un profilo instagram ma ho disattivato l'app, è come se non l'avessi. Anche in questo caso l'ho tolta perchè ero nauseato da tutto quel narcisismo -neanche tanto i selfie ma, per dire, le storie in cui la gente chiedeva ai suoi followers cosa pensavano di lei ("fatemi una domanda a caso") o se stava meglio con questo o quell'outfit, eccetera.. non ce la facevo proprio. Ma chi sei? 😅

(Tra l'altro credo dovrò cominciare a usarli, almeno per lavoro)

 

Non sono poche le ragazzine che passano il pomeriggio a farsi selfie mentre non mi risulta che la lettura compulsiva sia un problema tanto diffuso; forse pure per questo non se ne parla. Ma se ci fosse lo si tratterebbe come tale, credo.

 

Leggere è un esercizio passivo? Boh. Guardare a cazzo la tv lo è di certo infatti mi ci dedico quando non ho voglia di fare nulla. Non ho nemmeno bisogno di porci attenzione. Tu riesci a farlo con un libro?

Penso che dipenda anche da te e quel che ci fai, con il testo: se lo usi per studiare non c'è nulla di passivo. Insomma, se tu leggi per non pensare ai tuoi cazzi  il problema è tuo, non del libro. Puoi fare di un libro quel che ti pare. Mentre dal mio punto di vista di fruitore, un selfie è interessante solo se me lo fa venire duro, per dirti. O mi ci faccio una sega o passo al prossimo. 😕

 

Edited by Rocco88
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AndrejMolov89
53 minutes ago, Rocco88 said:

Tipo, io facebook l'ho tolto perché mi faceva stare male; stavo facendo indigestione di foto fatti di vita e opinioni non richieste, ho dovuto disattivarlo. Ero in qualche gruppo, ma non mi soddisfaceva per niente.. però mi facevano sorridere le persone che pensavano tutto il mondo dovesse gioire dei loro risultati e pubblicavano mille foto della laurea in pompa magna,  manco fossero gesù cristo sceso in terra.

Io lo faccio e facevo. Non mi pare nulla di sbagliato fare un incetta di complimenti 🙂
Almadel intendeva che non puoi interloquire con un libro. Non puoi scrivere un commento sotto al paragrafo 5, e aspettarti che l´autore ti risponda. L´interazione sta  in questo, o nel commento del libro con qualcun´altro

 

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20 minutes ago, Rocco88 said:

Non sono poche le ragazzine che passano il pomeriggio a farsi selfie mentre non mi risulta che la lettura compulsiva sia un problema tanto diffuso; forse pure per questo non se ne parla. Ma se ci fosse lo si tratterebbe come tale, credo.

Non credo onestamente che sia una questione di quanto è diffuso l'uno o l'altro comportamento. Perché comunque se a essere diffuso fosse un comportamento considerato virtuoso o neutro a nessuno importerebbe.

E credo proprio che a causa di questo giudizio di valore, raramente verrebbe colpevolizzato o messo sotto esame un ragazzo che legge tanto. Perché libri = cultura = bravo ragazzo, mentre selfie = cerca attenzioni = problematicità = magari pure un po' troia = genitori dove siete?

Quella persona non mette mai selfie, ha pochissime foto di se', ah, non è come le altre, non è superficiale, ama leggere. Non è vanesia (magari invece è solo piena di problemi fino al collo e ha problemi col corpo).

Onestamente? Secondo me nessuno considererebbe problematico il leggere. Un ragazzo così forse verrebbe attenzionato solo se manifestasse altre problematicità, tipo sintomi depressivi. Forse allora lì uno specialista coglierebbe che c'è una strategia di coping dietro. O forse nessuno si accorgerebbe nemmeno che è depresso. Mentre la tipa che si fa tanti selfie, verrebbe giudicata disfunzionale di per sé, solo per quello. Anche se per il resto fosse sana. 

Poi vabbè, penso che il "passare le giornate a farsi selfie" sia un po' una boomerata dell'autore, anche una mettesse su internet tre selfie al giorno, non le occuperebbero comunque tutta la giornata. È solo un moralismo, quello lì. 

33 minutes ago, Rocco88 said:

Leggere è un esercizio passivo? Boh. Guardare a cazzo la tv lo è di certo infatti mi ci dedico quando non ho voglia di fare nulla. Non ho nemmeno bisogno di porci attenzione. Tu riesci a farlo con un libro?

La vedo così: per me non basta avere il cervello acceso — non basta il fatto che si sta "pensando intensamente a ciò che si sta vedendo/ascoltando/leggendo" per dire che si ha parte attiva in un'attività. Ci deve essere almeno una qualche forma di interazione con la cosa.

Se io ti ascolto passivamente mentre mi racconti i cazzi tuoi, quel passivamente non vuol dire che non ti sto ascoltando, né che sono disattento: vuol dire solo che non ti sto interrompendo e sto solo incamerando.

Divento attivo nel momento in cui ti faccio qualche domanda o ti dico la mia opinione.

Tutto qua: non è un giudizio di valore sulla cosa. Quello che dici tu, ovvero il "pensare ai cazzi propri mentre si legge/si guarda la tv" sarebbe solo un "non leggere/non guardare veramente"... cioè, se la tv è accesa ma tu stai pensando all'ultimo litigio col tuo amico, non sei né attivo né passivo rispetto al programma, non lo stai semplivemente seguendo...

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55 minutes ago, Rocco88 said:

Penso che dipenda anche da te e quel che ci fai, con il testo: se lo usi per studiare non c'è nulla di passivo. Insomma, se tu leggi per non pensare ai tuoi cazzi  il problema è tuo, non del libro.

Avevo letto il pensiero di @Almadel in modo diverso, e che ci stiamo mettendo dentro cose che non c'entrano; ci farà sapere se ci abbiamo azzeccato

Leggo sopra intepretazioni di "passivo" come di "inebetito", ma non penso che fosse questo il significato inteso, né che si volesse fare necessariamente una contrapposizione tra libri e social network, quanto invece il sottolineare che benché siano due modi usati per informarsi (o affacciarsi al mondo) svolgono funzioni molto diverse

Se consulto una pubblicazione scientifica, non è necessariamente un modo passivo per ampliare la mia conoscenza: perché da quello mi vado a guardare altre cento cose, e in generale il fine è per me di produrre qualcosa che poi in un qualche modo condivido. Per contro, se leggo un divulgativo mentre sono seduto sulla tazza del cesso, che sia scritto bene oppure male, sono in una modalità completamente ricettiva (= passiva), e tutto quello che posso fare è magari pensare a una critica, un dubbio, un collegamento, una rielaborazione, eccetera. Questa rielaborazione non va da nessuna parte finché non la condivido con qualcuno: con la mia compagna, il mio coinquilino, gli amici al bar... oppure online

Lo stesso vale per un film al cinema, o un talk show alla tv, ma anche per una lezione frontale in cui non ci sia spazio per domande, un blog senza una sezione commenti, o un podcast.

Un social network o un forum o il mio gruppo di amici al bar mi danno la possibilità di far uscire quel che penso dalla mia testa, di sottoporlo ad un vaglio, di confrontarlo col pensiero altrui. Per come lo conosco, sono sicuro che per Almadel questo sia per esempio molto ma molto più importante che per me; io per esempio non sento questo tipo di scambio come sempre necessario

Tutto questo non dipende dalla qualità delle informazioni che ricevo, dei racconti che leggo, eccetera; posso leggere un libro di merda e avere degli amicisufacebook super fighi che condividono spunti di riflessione interessantissimi, eccetera. Poi sicuramente è vero che la quantità di merda che circola sui social network è apocalittica ma non penso fosse questo il punto

--

lol abbiamo risposto insieme

1 minute ago, Renton said:

penso che il "passare le giornate a farsi selfie" sia un po' una boomerata dell'autore

penso anch'io

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33 minutes ago, blaabaer said:

Se consulto una pubblicazione scientifica, non è necessariamente un modo passivo per ampliare la mia conoscenza: perché da quello mi vado a guardare altre cento cose, e in generale il fine è per me di produrre qualcosa che poi in un qualche modo condivido.

Ecco vorrei ampliare, discorso interessante. È sottile qui la distinzione tra attivo e passivo. Io sarei per il catalogarlo come fruizione passiva, poiché è ìn fondo equivalente al decidere in che modo direzionare l'occhio, a quali dettagli prestare attenzione. A questo articolo o a quest'altro? Per dire. Potresti farlo uguale anche davanti a un film. Potresti decidere di prestare attenzione alla recitazione o alle inquadrature. Sempre per immagazzinare info, magari da riutilizzare in modo attivo, scrivere un paper o una recensione. Però credo che l'attività stia solo nell'ultimo step.

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@Renton sì bene o male è quello che intendevo. A voler essere così precisi anche scrivo qui in forum l'azione "attiva" tecnicamente si svolge solo quando premo il pulsante invia, anche se magari ho perso mezzora a scrivere un post; poi dipende da quanto ci interessa fare questo genere di distinzioni

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31 minutes ago, Renton said:

Onestamente? Secondo me nessuno considererebbe problematico il leggere. Un ragazzo così forse verrebbe attenzionato solo se manifestasse altre problematicità, tipo sintomi depressivi. Forse allora lì uno specialista coglierebbe che c'è una strategia di coping dietro. O forse nessuno si accorgerebbe nemmeno che è depresso. Mentre la tipa che si fa tanti selfie, verrebbe giudicata disfunzionale di per sé, solo per quello. Anche se per il resto fosse sana. 

Poi vabbè, penso che il "passare le giornate a farsi selfie" sia un po' una boomerata dell'autore, anche una mettesse su internet tre selfie al giorno, non le occuperebbero comunque tutta la giornata. È solo un moralismo, quello lì. 

Perchè qualcuno dovrebbe considerare "problematico" leggere, se non in presenza di espliciti sintomi di un disagio?

L'espressione "passare le giornate a farsi i selfie" è un po' del cazzo, ma a parte ciò non è che gli dia un giudizio morale, giuro; solo non me capisco il senso. E con instagram acceso mi sentivo invaso dalla cosa. Lo stessi valeva per facebook: l'unico modo per provare meno fastidio sarebbe stato postare roba a mia volta, ma alla lunga mi sono sentito un coglione. Mi sono chiesto: ma perchè hai così tanta voglia  che un branco di sconosciuti pensi che tu sia bellissimo interessante di successo ecc.? 

Non ho trovato una risposta soddisfacente, e anzi mi sono quasi sentito debole a dipendere dalle attenzioni altrui, sicché ho smesso di usarli, ma come dicevo dovrò ricominciare a breve per farmi un po' di pubblicità. :D

59 minutes ago, AndrejMolov89 said:

Io lo faccio e facevo. Non mi pare nulla di sbagliato fare un incetta di complimenti 🙂

Non c'è niente di sbagliato, se ti fa stare bene!

 

Prima ho avuto l'impressione si usasse il termine "passivo" in un'accezione negativa (non da renton) quindi sono saltato un po' su, visto che certo, è vero che con il libro non si interagisce, ma io lo vedo come uno strumento da cui trarre ciò che vuoi e non uno spettacolo da fruire; mi sento invece piuttosto "inerte" rispetto ai social, confesso. 

Comunque ho capito quel che si intendeva

 

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6 minutes ago, Rocco88 said:

Perchè qualcuno dovrebbe considerare "problematico" leggere, se non in presenza di espliciti sintomi di un disagio?

E perché dovrebbero considerare problematico il condividere selfie, allora?

Cioè è un po' lo stesso discorso secondo me.

6 minutes ago, Rocco88 said:

solo non me capisco il senso

Se io condividessi i miei selfie a petto nudo sarebbe perché sono estremamente felice e perché voglio che lo sappiano tutti. Potrebbe anche voler dire che ci godo a farmi vedere e che sono diventato improvvisamente puttano, ma a nessuna di queste cose darei un giudizio negativo.

La mia home è piena di selfie di petti e muscoli, ma sono convinto che quella sia pura gioia. Vanità giustificata.

Edited by Renton
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17 minutes ago, Renton said:

Ecco vorrei ampliare, discorso interessante. È sottile qui la distinzione tra attivo e passivo. Io sarei per il catalogarlo come fruizione passiva, poiché è ìn fondo equivalente al decidere in che modo direzionare l'occhio, a quali dettagli prestare attenzione. A questo articolo o a quest'altro? Per dire. Potresti farlo uguale anche davanti a un film. Potresti decidere di prestare attenzione alla recitazione o alle inquadrature. Sempre per immagazzinare info, magari da riutilizzare in modo attivo, scrivere un paper o una recensione. Però credo che l'attività stia solo nell'ultimo step.

Ma infatti il problema alla fine non è l'essere attivi o passivi, questo dipende da te, come dicevo (davanti ad un testo possiamo essere tutt'altro che passivi). Il problema semplicemente è che il tempo che passo sui social non è di qualità, il più delle volte, quindi li evito

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2 minutes ago, Rocco88 said:

Il problema semplicemente è che il tempo che passo sui social non è di qualità,

Questo è un altro discorso, ed è legittimo, benché soggettivo. Però è indubbio che i social siano altamente interattivi. Tu decidi chi avere in friendlist, tu decidi chi silenziare, a cosa dare la priorità, quali pagine seguire, a quali gruppi partecipare, ecc

E interagisci, vai lì e posti contenuti, le persone ti rispondono, ecc.

Dipende insomma. È soggettivo. La mia home oltre a essere piena di petti è anche vagamente simile a un gruppo di auto-aiuto. Per risolvere alcuni dubbi è stato più utile sicuramente scrivere un post in un gruppo che non leggere tutto Dostoevskij. Dipende!

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Just now, Renton said:

E perché dovrebbero considerare problematico il condividere selfie, allora?

Io non ho mai detto che sia problematico, ma a me non interessa. Non si dovrebbe fare la morale su nulla, ma le mie cugine che non muovono una chiappa  o non si fumano una sigaretta senza immortalare il momento e postarlo sono una noia mortale, altrochè ;) guarda, ognuno è fatto a modo suo: se mi piaci ti mando tutte le foto che vuoi, ma non ho alcun interesse a piacere e ricevere complimenti dal mondo intero (a meno che da ciò non dipenda un qualche tipo di guadagno, allora me la studio come si deve)

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Leggere non è una fruizione passiva

E' una attività che impegna alla logica analitica di comprensione del testo, apre la mente all'immaginazione ( leggere un libro o vedere un film significa anche "farlo proprio" ) e consente anche una sorta di colloquio interiore con l'Autore e di sviluppare un proprio pensiero critico, oltre a poter diventare a posteriori un argomento di conversazione o dibattito fra persone

Ovvio un libro in sé non è un mezzo di socializzazione, su questo non ci piove ma la fruizione è attiva

Si è detto spesso che la fruizione di spettacoli televisivi di intrattenimento, privi di una loro narrazione tende ad appiattire la fruizione, in prima battuta perchè è una attività che non richiede lo sforzo di accedere alla logica analitica, la fruizione è immediata, sintetica etc la critica è sempre stata rivolta alla massa di spettatori che accendono la TV come un "moderno focolare" senza leggere o andare al cinema e neanche guardare film in TV ( dove i tempi della fruizione sono però scanditi dalla pubblicità e non dal regista, anche se voi siete troppo giovani per ricordare la polemica sulla pubblicità in TV )

Anche la tv non è un mezzo di socializzazione come il libro o il film, MA segna sociologicamente un ripiegamento nel privato ( torna a casa in tutta fretta c'è un biscione che t'aspetta ) ed una fruizione ( si dice ) passiva

L'epoca del predominio televisivo è stata anche un 'epoca di ripiegamento nel privato:

non vado più al cinema che è un luogo pubblico se non per Natale, non vado a teatro non partecipo a cinedibattiti conferenze presentazioni di libri incontri politici o circoli e bar ( le ultime due cose erano in realtà le più diffuse )

In questo senso, ma si tratta di un discorso un po' invecchiato, quando appaiono i social c'è anche un entusiasmo per la novità rispetto all'epoca del predominio televisivo

 

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Non capisco molto questa distinzione

1 hour ago, Hinzelmann said:

Si è detto spesso che la fruizione di spettacoli televisivi di intrattenimento, privi di una loro narrazione tende ad appiattire la fruizione, in prima battuta perchè è una attività che non richiede lo sforzo di accedere alla logica analitica, la fruizione è immediata, sintetica etc

Lo trovo più che altro un giudizio di valore sul prodotto di cui si sta fruendo

Per quanto mi riguarda anche se fossi seduto di fronte a un muro con lo sguardo fisso davanti a me potrei star utilizzando la logica analitica o star aprendo la mente al l'immaginazione

Magari sto seguendo un filo di pensieri tutto mio e mi sto facendo un film mentale da solo

Quindi non vedo per quale motivo non potrei star utilizzando la logica analitica o l'immaginazione anche di fronte a uno spettacolo considerato di scarsa qualità

Senza contare che un prodotto audiovisivo potrebbe benissimo non essere di scarsa qualità né richiedere meno analisi di un testo scritto

Magari sto osservando uno spettacolo trash e stupido con l'occhio critico del sociologo

Così come non è detto che un libro richieda chissà quale sforzo di pensiero

Anche lì ci sono prodotti molto scarsi dal mio punto di vista

La vedo così: secondo me buttare la distinzione tra fruizione attiva o passiva sulla presunta "quantità di intelletto" che si ritiene di star applicando alla cosa vanifica un po' la distinzione

Per questo se proprio devo distinguere tra attivo e passivo preferisco basarmi su qualcosa di più concreto ad esempio sul la possibilità di interattività con il prodotto

Il riflettere su ciò che si sta leggendo o vedendo secondo me non è propriamente interattività

Interattività potrebbe essere quella di un videogioco che ha più finali e nel quale è richiesto di operare delle scelte

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