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WOW! Siete diventati ministri dell'istruzione. Ora dovete fare la riforma. La prima cosa che fai è .....? [ROLE PLAY]


SabrinaS

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6 minutes ago, Hinzelmann said:

Beh mi pare ovvio che sia sbagliato (...) Non entro nel merito del fatto che sul 3+2 a lettere non si possa tornare più indietro e mi limito a chiedere, perchè?

D'accordo allora, facciamo che per alcuni corsi di laurea si istituisce una magistrale a ciclo unico e che il 3+2 lo manteniamo solo per quei corsi dove il 3 ha una sua utilità 😅

9 minutes ago, Hinzelmann said:

se a giurisprudenza a Firenze fanno due corsi triennali, di cui uno mirato ai Carabinieri perchè non a lettere?

Non ho ben capito l'esempio.

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5 minutes ago, schopy said:

Non ho ben capito l'esempio.

Semplicemente esistendo a Firenze la scuola sottoufficiali dei Carabinieri si è ritenuto di creare un collegamento con questa professionalità, ovviamente se un domani la scuola si trasferisse altrove, cesserebbe anche il corso triennale mirato ai Carabinieri

In realtà non ho esperienza diretta di questo corso, ma l'idea che ai Carabinieri si dia una formazione triennale superiore mi pare -in sè - buona

Ora a sentir voi ( ma non ve ne faccio una colpa personale ) si arriverebbe al paradosso che il caso positivo di un corso triennale che è utile sarebbe revocabile, ad esempio per il trasferimento della scuola sottoufficiali, mentre i corsi triennali che non servono sarebbero irrevocabili ( magari c'è un motivo che ignoro per questa irrevocabilità, ma il paradosso resterebbe lo stesso )

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1 minute ago, Hinzelmann said:

Ora a sentir voi ( ma non ve ne faccio una colpa personale ) si arriverebbe al paradosso che il caso positivo di un corso triennale che è utile sarebbe revocabile

Ma scherzi? 😅 non attribuirmi idee più strampalate di quelle che già ho. Forse ci siamo fraintesi perché al discorso sulla formazione universitaria umanistica si è sovrapposto un lamento su quanto sia inutilmente complicato accedere al mondo dell'insegnamento ecco.

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16 minutes ago, Hinzelmann said:

mentre i corsi triennali che non servono sarebbero irrevocabili ( magari c'è un motivo che ignoro per questa irrevocabilità, ma il paradosso resterebbe lo stesso )

E' una questione di mera realpolitik: andare a rimettere mano all'impianto dell'università creerebbe nuovo caos e non mi pare che ci siano al ministero le menti necessarie per gestirlo. Tanto per dirtene una, abolire il 3+2 in alcune facoltà porterebbe al collasso, almeno per un anno, degli scambi Erasmus in queste ultime perché non si saprebbe più come rapportarsi con le università straniere.

 Ergo, sarebbe meglio cercare di migliorare quello che già c'è  che dobbiamo tenerci per amore di semplicità invece di pensare in grande e restare fermi.

Edited by Bloodstar
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Come ho detto sarebbe forse possibile derogare all'uguaglianza prevedendo un corso-concorso biennale abilitante, ma dovrebbe essere a numero chiuso

Altrimenti se il corso non è a numero chiuso e non è abilitante, non potete meravigliarvi del fatto che gli insegnanti per primi non lo prendano molto sul serio

Realpolitik per realpolitik le cose stanno così, ci sarà sempre un insegnante sempre incapace ed uno sempre capace, ma quel che fa la differenza è creare qualcosa di convincente che motivi la maggioranza

Quanto al caos...per quanto riguarda l'accesso all'insegnamento indubbiamente è stato fatto, per la stessa ragione però non si può dire che siamo stati fermi

Si sono tentate una serie di innovazioni - tutte fallite - per poi tornare al punto di partenza, che se vogliamo è peggio rispetto a "stare fermi"

Quindi prima di fare qualcosa di nuovo, bisognerebbe essere veramente convinti e farla sul serio

 

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20 minutes ago, Hinzelmann said:

se il corso non è a numero chiuso e non è abilitante, non potete meravigliarvi del fatto che gli insegnanti per primi non lo prendano molto sul serio

aspè: il SISS era abilitante, ma, come dicevo, lo tolsero quando i precari storici & cronici si videro superati nelle graduatorie dai "ragazzini" usciti da quella specializzazione e montarono un casino della madonna.

magari l'idea era anche valida, ma come al solito si dimenticarono che ci potevano essere questi effetti collaterali, che mandarono in vacca tutto

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Sì ma era un post laurea

Qui si discute della possibilità di trasformare il 3+2 a lettere introducendo un biennio di specializzazione "magistrale" che abiliti all'insegnamento

Ovviamente i precari protesterebbero pure in questo caso, il precario di suo protesta per qualunque innovazione che veda studenti più giovani scavalcarlo, il problema è che parliamo di 200.000 persone arrabbiate, tuttavia se si appronta una soluzione valida solo per lettere non sarebbero tutti toccati allo stesso modo

A maggior ragione, comunque,  servirebbe il numero chiuso, realisticamente dosato in modo da non tagliare fuori completamente i precari fino al loro riassorbimento e questo significherebbe anche dire a tanti studenti di lettere che si laureeranno senza speranza di poter insegnare

 

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18 minutes ago, Hinzelmann said:

parliamo di 200.000 persone arrabbiate, tuttavia se si appronta una soluzione valida solo per lettere non sarebbero tutti toccati allo stesso modo

veramente il SISS era per tutte le materie, umanistiche, matematico-scientifiche e tecniche, e durava un paio d'anni, comprensivi di tirocini in classe

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ma servono veramente due anni? secondo me certe volte se le inventano le durate delle cose e poi danno loro una durata esteticamente sexy e impregnano tutto con delle cose inutili a fare da filler che nessuno poi realmente si ricorda, anche se effettivamente si potrebbe fare la cosa in meno tempo, comunque tipo già quando fai l'esame della patente ti chiedono di studiarti il motore e come è fatto e tutte queste cose così che non ho mai capito che me ne frega di come è fatto il motore se tanto se si rompe la macchina chiamo il meccanico mica me la sistemo da solo. Avessi voluto studiarmi il motore sarei andato al professionale meccanico.

io prendo la patente per guidare una macchina e basta diocan

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2 minutes ago, freedog said:

veramente il SISS era per tutte le materie, umanistiche, matematico-scientifiche e tecniche, e durava un paio d'anni, comprensivi di tirocini in classe

Non ho sostenuto il contrario, temo tu abbia perso qualche passaggio si parlava di riformare per il futuro e di trasformare in qualche modo lettere come università vocata all'insegnamento

21 minutes ago, Bloodstar said:

Hinzelmann, solo tu stai parlando di abilitazione. Non era quello il punto ma la formazione. 

Ognuo sceglierà il punto di cui vuol parlare no? 

Per me il vostro ( il tuo e quello di Schopy ) non risolve niente e Lettere può essere risollevata solo in questo modo, con un intervento riqualificante forte che certamente avrebbe un suo contenuto formativo ( di cui non mi occupo, perchè al contrario di ciò che dite, non parlo di cose che non conosco )

Ma parlare solo di "formazione" senza inserirla nel quadro di un ordinamento degli studi e dell'accesso all'insegnamento, che sono peraltro le due cose che conosco e di cui posso parlare, significa riprodurre esattamente le stesse condizioni che hanno causato la parziale inattuazione delle vorticose riforme  precedenti, che hanno già dimostrato abbondantemente il fatto che parlare solo di formazione non funziona.

A maggior ragione se mi dite che il corpo docente è demotivato, scarsamente efficace, per non dire peggio

Si appiccica sul corso di studi ( duri due, duri tre, duri 5 ) una specializzazione fittizia

 

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15 minutes ago, Hinzelmann said:

temo tu abbia perso qualche passaggio si parlava di riformare per il futuro e di trasformare in qualche modo lettere come università vocata all'insegnamento

può darsi abbia sopravvolato su qualche puntata,

però stavo facendo l'esempio concreto di qsa che si è tentato di fare quasi 20 anni fa  (che come idea non era poi nemmeno troppo malvagia) e che è miseramente naufragato per cause "strutturali". insomma, dire che bisognerebbe cambiare qsa è tautologico; poi quando si cerca di farlo in concreto, ci sono tante di quelle resistenze e/o difficoltà che alla fine si molla tutto.

purtroppo, questo non è nemmeno gattopardismo, è immobilismo (cronico) puro; e non se ne esce

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Su questo punto siamo d'accordo, se non sbaglio PD e LEU hanno fatto inserire nei decreti conte un'altra infornata di precari a Settembre per il Covid

Il M5S ha protestato, perchè vorrebbe la selezione ed aveva già protestato contro l'infornata precedente di Renzi, ma certamente non ce la faranno

Garantiamo pure i precari che ci sono, ma vediamo almeno di ridurli per questo però servono i concorsi a cattedra con cadenza annuale

 

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Il 3+2 a Lettere, e Filosofia, è una solenne cazzata, il cui unico lato positivo era però di inserire una tesi o una tesina che insegni agli studenti a scrivere, mentre il Vecchio Ordinamento prevedeva solo prove orali fino al 4°/5° anno =5° nel Nuovo Ordinamento. A Lingue però avrebbe senso, perché se le lingue fossero insegnate davvero da docenti capaci di padroneggiare ampiamente la lingua, il 3 potrebbe costituire validissimo titolo abilitante per insegnare lingua nelle Elementari, mentre la laurea magistrale dovrebbe abilitare per le Medie e le Superiori.

caro @Hinzelmann, la ragione per cui non si può tornare più indietro è estrinseca ma cogente. Il MIUR prevede che perché un Corso di Laurea possa esistere deve avere un certo numero di studenti iscritti e, inoltre (e soprattutto) un certo numero di docenti incardinati. Questo significa che soprattutto nell'ambito delle discipline umanistiche moltissime università che ora hanno corsi di laurea in un vicinissimo futuro avranno solo il 3, la famigerata Laurea triennale = Bachelor = baccellierato. Si ridurranno al primo livello universitario, finché avranno i numeri. Perché? Perché i professori ordinari e associati che vanno in pensione non vengono rimpiazzati non dirò con ordinari, come avveniva nel passato, o con associati,  ma neppure con RTDB. Sono corsi di laurea a esaurimento. Ma è tutto previsto, da 20 anni.

D'altra parte, nell'assenza di una politica culturale ministeriale,  corsi di laurea totalmente inutili, che non preparano a niente, ma che per ragioni incomprensibili attirano molti iscritti, continueranno ad avere iscritti e a vivere, mentre altri corsi di laurea sicuramente moriranno e altri saranno a rischio – con però il piccolo particolare che i 3/4 delle cattedre della Scuola italiana si basa su docenti laureati in Lettere, Filosofia e Lingue...

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15 minutes ago, Isher said:

Si ridurranno al primo livello universitario, finché avranno i numeri.

Se questa è la decisione politica è ovvio che non venga fatto niente, nel senso che se dobbiamo ridurre i futuri 200.000 precari alle 50-60.000 cattedre come minimo 1 corso su 2 è previsto che chiuda e per 3/4 il fenomeno interesserebbe lettere, filosofia e lingue.

Insomma @Isher...è vero che sono stati tamente asinini da calcolare il numero programmato nelle facoltà sanitarie per difetto, ma se si tratta di garantire un numero di laureati sufficiente al fabbisogno di cattedre i margini li hanno in abbondanza.

D'altronde secondo l'OCSE i laureati in discipline umanistiche in Italia erano troppi, Briatore se sente parlare di laurea in discipline umanistiche mette la mano alla pistola etc

Rimango dell'idea però che se vogliamo salvare quel che resta di una certa tradizione culturale e di ricerca, l'unico rimedio sarebbe un intervento forte ( laurea abilitante con numero programmato ) e non aspettare che le facoltà umanistiche chiudano o si riducano ad una sorta di "magistero" ( nel senso di scuola di preparazione all'insegnamento e basta ) per via di fatto.

Che poi non sia possibile salvare niente, perchè in realtà lo si vuole distruggere sarà vero

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19 minutes ago, Hinzelmann said:

una certa tradizione culturale e di ricerca,

quale tradizione culturale e di ricerca? in che senso?

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12 hours ago, Hinzelmann said:

Garantiamo pure i precari che ci sono, ma vediamo almeno di ridurli per questo però servono i concorsi a cattedra con cadenza annuale

Certamente, bisognerebbe restaurare i concorsi a cattedra con cadenza annuale o meglio biennale. Furono abiliti subito dopo il 1974 per volontà dei Sindacati, CGIL in testa: l'ultimo si svolse nel 1974. Dopo si sono svolti pochissime volte e solo per eccezione, con i sindacalisti che circolavano nelle sedi delle prove con ricorsi precompilati da far firmare ai concorrenti. Per questo mi domando: quale volontà politica li supporterebbe? 

L'alternativa è un'abilitazione universitaria, di cui tu stesso hai parlato, che però implicherebbe quello che dico io: tutti gli esami di tutte le Facoltà sono fissati non dalle singole Università, ma dal Ministero, e sono tutti obbligatori, con al massimo due esami opzionali. Questo significa però una profonda revisione e riduzione della cosiddetta «autonomia universitaria» introdotta nel 1992. Sorge di nuovo il problema politico: chi la sosterrebbe?

In ogni caso, in ipotesi, si potrebbe pensare a un 3+2+1. Il 3+2 è formativo, l'1 abilitante. Un anno basterebbe largamente per l'abilitazione soprattutto se fosse concepito a struttura scolare e non accademica: si va a scuola, cioè all'università, dal lunedì al venerdì per 4 ore al giorno dal 15 settembre al 15 maggio e entro il 31 maggio tutto è concluso. Test d'accesso, come dici tu, e numero chiuso (altro problema politico!), magari con una “naturale abbondanza” del 15% dei posti, se è finalizzato all'insegnamento. Programmi prefissati, con professori preparati in grado di svolgerli. Questo significa però aumento dei posti in organico. Se no chi li fa i corsi dell'abilitazione?

 

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6 hours ago, Isher said:

con i sindacalisti che circolavano nelle sedi delle prove con ricorsi precompilati da far firmare ai concorrenti.

Sono basito... 😮 

6 hours ago, Isher said:

In ogni caso, in ipotesi, si potrebbe pensare a un 3+2+1. Il 3+2 è formativo, l'1 abilitante.

E' un'idea sensata; perché da qualche parte si dovrà iniziare a dare un ordine alle cose.

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7 hours ago, Isher said:

 Questo significa però una profonda revisione e riduzione della cosiddetta «autonomia universitaria» introdotta nel 1992. Sorge di nuovo il problema politico: chi la sosterrebbe?

 Si potrebbe immaginare una autonomia decrescente, massima nel triennale, minima nel biennio, nulla nel +1 abilitante

Tanto abbiamo detto che il triennale non serve a niente

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7 hours ago, Isher said:

In ogni caso, in ipotesi, si potrebbe pensare a un 3+2+1. Il 3+2 è formativo, l'1 abilitante. Un anno basterebbe largamente per l'abilitazione soprattutto se fosse concepito a struttura scolare e non accademica: si va a scuola, cioè all'università, dal lunedì al venerdì per 4 ore al giorno dal 15 settembre al 15 maggio e entro il 31 maggio tutto è concluso. Test d'accesso, come dici tu, e numero chiuso (altro problema politico!), magari con una “naturale abbondanza” del 15% dei posti, se è finalizzato all'insegnamento. Programmi prefissati, con professori preparati in grado di svolgerli. Questo significa però aumento dei posti in organico. Se no chi li fa i corsi dell'abilitazione?

Esatto, questa sarebbe un'ottima proposta. Come giustamente hai notato, però, andare in questa direzione significa cacciarsi in un ginepraio perché si andrebbero  a toccare le pretese dei precari storici, si andrebbe a mettere il numero chiuso che è impopolare e spesso male gestito, si richiederebbe una maggiore pianificazione alle università e anche una maggiore spesa...

3 minutes ago, Hinzelmann said:

Tanto abbiamo detto che il triennale non serve a niente

Sarcasm?

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34 minutes ago, Bloodstar said:

Sarcasm?

No pragmatismo se abbiamo due cose negative che dobbiamo in qualche modo sopportare, coniughiamole

D'altronde avrebbe anche un senso delegare alla immaginazione degli Atenei la possibilità di inventarsi qualcosa, se non si ha una idea di cosa dovrebbero fare

 

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2 hours ago, Bloodstar said:

Come giustamente hai notato, però, andare in questa direzione significa cacciarsi in un ginepraio perché si andrebbero  a toccare le pretese dei precari storici, si andrebbe a mettere il numero chiuso che è impopolare e spesso male gestito, si richiederebbe una maggiore pianificazione alle università e anche una maggiore spesa...

Però in questo caso il numero chiuso sarebbe giustificato e compensato da due cose: 1 il numero delle cattedre effettivamente disponibili, insomma la richiesta effettiva (magari calcolata per eccesso, come dicevo, con una naturale abbondanza del 10-15%); 2 la regolarità dell'istituto, per cui ogni anno si attiva l'ultimo anno abilitante. Di fatto, non sarebbe effettivo numero chiuso, ma:

1 programmazione, piuttosto

2 garantirsi, nei limiti del possibile, che gli ammessi rispondano a uno standard accettabile. I ciucci, totalmente o quasi impreparati, ripetono due volte l'esame di ammissione. 

Le spese si possono ridurre. I dottori di ricerca ad esempio, proprio nelle materie umanistiche, sono spesso condannati alla disoccupazione o a un incerto futuro. Ora i docenti delle abilitazioni potrebbero essere per almeno il 25% i neo-dottori di ricerca, che magari non hanno una preparazione generale ampia, ma almeno sanno tutto su quello specifico argomento che hanno studiato. Li paghi 1250 euro al mese, e gli valuti l'anno ai fini del servizio scolastico nelle graduatorie scolastiche, nonché della pensione. In questo modo crei, tra l'altro, lavoro. Perché bisogna creare nuovo lavoro all'interno dell'università, prendendo i migliori tra i giovani. 

Il precariato (concetto aberrante, peraltro, al quale ci siamo abituati, mortificante e prova manifesta dell'incapacità di uno Stato a gestire il lavoro) deve gradatamente se non scomparire almeno ridursi al minimo tollerabile. Esso è stato creato per espressa volontà dei Sindacati quale necessario controeffetto dell'abolizione dei regolari concorsi a cattedra. Che resterebbero, nella mia ipotesi, la soluzione migliore. Diciamo che ricreare una cultura concorsuale significherebbe rilanciare di molto la qualità del corpo docente delle Scuole. Fare un anno universitario abilitante alquanto meno: ma sarebbe pur sempre the second best. 

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17 minutes ago, Isher said:

1 programmazione, piuttosto

La programmazione è il problema di fondo di tutta l'impalcatura. Non essere in grado di programmare ha dei vantaggi notevoli per l'amministratore miope: contrae i costi nell'immediato e, avallando una situazione perennemente caotica, permette ampi margini di discrezionalità (noti tecnicamente come magheggi).

20 minutes ago, Isher said:

cultura concorsuale

Sono stato 9 mesi nell'università francese e sono rimasto assolutamente basito vedendo cosa significhi per loro fare i concorsi. Non voglio elogiare acriticamente il modello francese perché anche lui ha i suoi guasti, ma insomma...

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13 minutes ago, Bloodstar said:

Sono stato 9 mesi nell'università francese e sono rimasto assolutamente basito vedendo cosa significhi per loro fare i concorsi. Non voglio elogiare acriticamente il modello francese perché anche lui ha i suoi guasti, ma insomma...

comment était la compétition. Parles nous à propos de ceci

en francais

 

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14 minutes ago, Bloodstar said:

Sono stato 9 mesi nell'università francese e sono rimasto assolutamente basito vedendo cosa significhi per loro fare i concorsi. Non voglio elogiare acriticamente il modello francese perché anche lui ha i suoi guasti, ma insomma...

Lo so, lo conosco bene: resta eccellente, e la Francia regge in larga misura per quel sistema concorsuale, collegato peraltro all'insegnamento. Per questo dico che le abilitazioni di un anno sono il minimo indispensabile: se noi riprendessimo i concorsi come si facevano fino al 1974 avremmo una classe docente di livello decuplo rispetto a quella attuale. 

Tu sei diplomato in conservatorio. Se tu sapessi quali erano le prove richieste per insegnare Musica alle Magistrali! Inimmaginabili. 😃 

2 minutes ago, SabrinaS said:

comment était la compétition. Parles nous à propos de ceci

La competizione ha un «codice» in Francia. È questa l'immensa differenza con l'Italia. Lì è normata, istituzionalizzata, si traduce in comportamenti, atti, pubblici e disciplinari, e ti forma, ti insegna anche a parlare, e a come parlare. Qui si tratta di dare il culo, essere servile, fregare gli altri, smaneggiare, da parte degli studenti; da parte dei professori, nascondere i concorsi, o portarli a conoscenza, poniamo, di un dottorando prescelto, e non di tutti, o eliminare un nome nella mail indirizzata a una mailing list, et similia.

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41 minutes ago, Isher said:

Lo so, lo conosco bene: resta eccellente, e la Francia regge in larga misura per quel sistema concorsuale,

I miei compagni di corso mi dicevano però che, ultimamente, stavano uscendo fuori alcuni problemi piuttosto seri riguardo la selezione e la programmazione.

In ogni caso, comparato con l'assenza totale di metodo e programmazione che vige in Italia, il rigidissimo sistema francese resta eccellente, sì.

41 minutes ago, Isher said:

Se tu sapessi quali erano le prove richieste per insegnare Musica alle Magistrali! Inimmaginabili. 

Me ne ha parlato il mio maestro di flauto. Gli avevano chiesto di fare l''analisi armonica di una sezione del Sacre du printemps.

Edited by Bloodstar
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Nel 1999 venne varata, così come richiesto dall'Unione europea, una superficiale riforma dell’università che prevedeva un percorso di studio composto da una triennale cui aggiungere, se necessario, una laurea magistrale di due anni, abolendo il vecchio sistema delle lauree a ciclo unico per buona parte dei corsi esistenti (tranne ad esempio medicina, giurisprudenza, ecc.). Lo scopo era quello di abbreviare i tempi tra l’immatricolazione dello studente e l’effettivo conseguimento del titolo di studio, favorendo, quindi, l’introduzione nel mercato del lavoro, nonché di incentivare e incoraggiare le iscrizioni agli atenei italiani. Tuttavia, a più di vent'anni dalla sua approvazione, l’Italia continua a restare in coda rispetto ai principali paesi dell'Europa occidentale sulla questione universitaria. La riforma del “3+2” non ha funzionato affatto o, almeno, non come ci si sarebbe aspettati. Sono differenti, infatti, i punti negativi: primo fra tutti, la riforma non avrebbe minimamente risolto la “fuga” dalle università, vale a dire il pericoloso calo delle iscrizioni da parte di nuove matricole. Il sistema “3+2” non è riuscito neanche a raggiungere l’effetto sperato di abbreviare i tempi di laurea. Sebbene negli anni pre-riforma soltanto il 15% degli studenti riuscisse a laurearsi in corso, mentre oggi sono quasi il 49%, i laureati italiani impiegano ancora troppo tempo rispetto ai colleghi europei. Le responsabilità, tuttavia, non andrebbero additate soltanto alla riforma universitaria, bensì, sempre secondo AlmaLaurea, la crisi economica avrebbe avuto una notevole incidenza, a causa dei numerosi tagli all’istruzione da parte dei governi che si sono succeduti. Aggiungerei anche: lo scarso dinamismo della scuola italiana ad indirizzare ad aiutare giovani e studenti a trovare un loro percorso, se non quasi assente in questo senso. Non a caso qui ci si può ricollegare alla difficoltà ad accedere all'insegnamento e alla ricerca universitari, posti ambiti e per pochi, come se fosse un privilegio lussuoso e non un diritto al sapere e alla diffusione del sapere. Questo sistema zoppicante, che non è etichettabile nemmeno come riforma secondo me, ha solo acuito la dispersione universitaria paradossalmente ad un tempo in cui l'università è stata presa più d'assalto dei decenni precedenti.

Edited by Serpente
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44 minutes ago, Serpente said:

Aggiungerei anche: lo scarso dinamismo della scuola italiana ad indirizzare ad aiutare giovani e studenti a trovare un loro percorso, se non quasi assente in questo senso. Non a caso qui ci si può ricollegare alla difficoltà ad accedere all'insegnamento e alla ricerca universitari, posti ambiti e per pochi, come se fosse un privilegio lussuoso e non un diritto al sapere e alla diffusione del sapere. 

Verissima la 1, ma forse soprattutto la 2. Il problema è che una parte dei punti-organico a disposizione dei Dipartimenti dovrebbe obbligatoriamente essere destinata a nuovi posti, RTDA e meglio ancora RTDB. Se non fai entrare giovani, come assicuri non dirò il ricambio, ma proprio la sopravvivenza dei corsi di laurea? I punti organico son invece destinati in primo e assoluto luogo alla promozione dei Ricercatori a Professori associati, in molto minore misura alla promozione degli Associati a Ordinari. Ma in questo modo tutti i soldi sono spesi per la conservazione del vecchio. E i soldi sono pochissimi. Figurati che negli USA si diventa Assistent Professor entro i 32 anni – dopo i 33-34-35, sei fuori per sempre: non è che a 45 anni, magari con molti titoli (in ipotesi) puoi diventare Assistent Professor, a quell'età devi essere o essere già Full Professor. 

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Ho letto un pò di interventi e da precario storico della scuola, in attesa di ruolo quindi di concorsi non ne faccio più e non ho nulla contro i concorsi veniamo al punto

1) Per quale motivo un concorso dovrebbe essere una garanzia per avere buoni insegnanti? Io davvero non comprendo questa mitizzazione del concorso in un mestiere che per sua natura prevede la competenza dei contenuti come elemento minoritario e spesso anche trascurabile della professione. Tolto il 35% di studenti che fanno il classico e lo scientifico dove i programmi ministeriali e l'utenza permettono anche un approfondimento maggiore del contenuti (diciamo che sia così per tutti i licei classico scientifici ma sappiamo bene che la cosa non è così) nella grande maggioranza dei casi l'insegnante si ritrova in situazioni di difficoltà dei ragazzi, ad affrontare il disagio socio economico e soprattutto la materia della disabilità o dei disturbi dell'apprendimento. Insomma è un mondo di informazioni pedaogiche, sociologiche ed educative in cui la preparazione universitaria non c'entra una mazza ed anche un concorso, per quanto possa prevedere l'accertamento di determinate conoscenze si muoverebbe in un terreno minato in quanto si richiedono conoscenze che , in nessun caso, il sistema prevede di dare ad un ingegnere, un matematico oppure ad un giurista. Si dice che in Italia si insegnano peggio le materie scientifiche anche perchè, spesso e volentieri, soprattutto neolaureati in materie tecnico scientifiche, vincono facilmente concorsi , poichè partecipano in pochi, e poi si interfacciano in una professione che richiedere molte più competenze umanistiche che altro. Ovvio che non è solo questo il problema ma non mitizzerei troppo il concorso.

2) I corsi abilitanti sono una soluzione @sabrina in realtà permettimi di dire che due anni servono per acquisire le competenze per insegnare poichè quasi la metà, a mio avviso, andrebbe svolta attraverso tirocini. Perchè se vi siete trovati certi mostri dietro la cattedra, non è per cattiveria ma perchè certe persone non avevano nozioni minime di didattica e diciamocela tutta nemmeno gli strumenti. Ricordo da piccolo per vedere un video dovevi aspettare settimane che ti arrivava uno scalcagnato tubo catodico con televisore portato dal bidello di turno. Oggi la sensibilità è cambiata di mondo cosi come lo stile di insegnamento.

Concordo che il corso debba essere fatto durante l'università, non puoi tenere una persona ferma sette anni per poi darle 1400 euro al mese. Il punto della retribuzione non è relativo ma sostanziale, al Nord soprattutto i professionisti di materie tecniche scientifiche, rinunciano ad insegnare perchè in rapporto costi-benefici non ne vale la pena.
Anche il continuo turn over degli insegnanti non è di certo un fiore all'occhiello delle scuole eppure è ovvio che solo i professori meridionali accettano determinate condizioni di lavoro.

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Si parla di un straordinario ordine senza precedenti di 1 milione e 500 mila banchi con rotelle che dovrebbero servire ad evitare il covid. Iron preparati. A settembre avrai la cattedra con le ruote. Ovviamente è tutta una trovata italiana. Però sanno già che entro settembre non ce la faranno mai a procurarsene. Tanto paga Rutte. 

La riforma che stavamo aspettando

Ogni banco costa tipo 300 euro pare quindi fate voi i calcoli convertendo la cifra in mascherine e bottiglie di alcol. 

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