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marco7

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ArciLesbica ha ovviamente ragione, senza dover condividerne tutte le istanze, ci sono pure donne trans che danno loro ragione, si tratta dell'ultimo bastione di resistenza all'ideologia trans-queer, che feticizza i trans, nega sessi e orientamenti sessuali e vede tutto fluido.

Alcuni nomi dell'associazionismo LGBT, circoli Arcigay, Arci e gruppi Trans, lanciano una petizione per chiedere alla Presidenza di Arci Nazionale ed al suo collegio dei garanti di espellere dalla Federazione l’associazione ArciLesbica Nazionale. Il motivo di questa richiesta così come riportato nella petizione è il seguente.
“Da alcuni anni la dirigenza di ArciLesbica Associazione Nazionale ha iniziato a promuovere discorsi discriminatori contro le persone trans* sui social ufficiali. La pagina Facebook di Arcilesbica Nazionale ha difatti più volte ribadito con post, commenti e grafiche l’idea che le persone trans*, in particolare le donne trans*, non sarebbero da considerarsi per la loro identità di genere, ma per il sesso biologico, con affermazioni come “lesbica è una donna che desidera una donna (e non un uomo che si sente donna)”. Tali affermazioni sono lesive della dignità delle persone trans*, la cui autodeterminazione viene in questo modo negata, provocando grave sofferenza in una comunità già vittima di numerose discriminazioni in Italia”.
Sicuramente qualsiasi associazione che non rispetta, non applica e non promuove nelle sue attività l’art. 2 lettera s) dello Statuto nazionale di ARCI APS che prevede tra le finalità dell’Associazione “la promozione dei diritti e lo sviluppo di forme di prevenzione e di lotta contro ogni forma di disagio, esclusione, emarginazione, discriminazione, razzismo, xenofobia, omotransfobia, sessismo, intolleranza, violenza e censura”, deve considerarsi fuori dalla grande famiglia Arci.

Ed infatti (continua la petizione) l’associazione ArciLesbica Associazione Nazionale, fondata nel 1996, definisce come proprie finalità nell’articolo 1 dello statuto approvato nel dicembre 2018 “combattere ogni forma di pregiudizio e di discriminazione nei confronti delle lesbiche e delle persone omosessuali e transgender, di rivendicare il riconoscimento e il pieno godimento dei loro diritti civili, di dare visibilità, sul piano politico, culturale e dei diritti, alle lesbiche e alle persone omosessuali e transgender, promuovendone l'affermazione e la diffusione della cultura”.

I firmatari e le firmatarie di questa petizione, dunque, affermano che negli ultimi anni ArciLesbica abbia tradito i principi ed i valori che sono base e fondamenti della Federazione Arci, promuovendo “discorsi discriminatori” contro le persone trans, in particolare le donne trans, perché per l’attuale dirigenza di ArciLesbica il discorso femminista e lesbico viene incentrato sul sesso biologico e non sull’identità di genere. La dimostrazione di questa discriminazione fomentata da ArciLesbica sarebbe l’affermazione che “lesbica è una donna che desidera una donna (e non un uomo che si sente donna)” (25 maggio 2020).

I/le firmatari/e, pare di capire, chiedono l’espulsione di ArciLesbica, perché non può e non deve essere consentito che all'interno della Federazione Arci possa esistere una associazione che elabori un pensiero femminista e lesbico differente da quello considerato maggioritario. Perché ritenuto escludente e discriminatorio nei confronti delle donne trans. Perché rivendicare degli spazi propri ed esclusivi nell’ambito di determinate elaborazioni politiche è discriminazione e violenza. Perché escludere qualcuno dai propri spazi è violenza mentre volere imporre qualcuno negli spazi degli altri no. Perché un discorso femminista e lesbico incentrato sul sesso biologico invece che sull'identità di genere non è, evidentemente, più ammissibile.
In realtà, nel seguire la storia recente di questa chiamata alle armi contro ArciLesbica all’interno del movimento LGBT, culminata con la richiesta di espulsione dalla Federazione Arci, sorgono molti dubbi sulla pretestuosità della questione trans, usata come clava per silenziare chi, all’interno dello stesso movimento, esprime posizioni divergenti su altri temi. L’assalto alla diligenza ArciLesbica è iniziata, infatti, quando questa associazione nazionale, e che porta un nome storico e pesante all’interno del movimento, ha assunto posizioni non allineate e apertamente contrarie rispetto alla GPA, o maternità surrogata, e rispetto alla prostituzione intesa come sex work. Ed il denominatore comune di queste posizioni divergenti è la lotta contro il patriarcato e contro lo sfruttamento e la mercificazione dei corpi femminili. Contro una idea di libertà e di autodeterminazione intese come servizio ed assistenza ai bisogni/diritti maschili. Elaborazioni politiche assolutamente serie, complesse e rispettabili, direi anche condivisibili rispetto alle preoccupazioni da cui nascono e che, invece di produrre confronti e conflitti politici all’interno del movimento, come sarebbe stato normale tra soggetti che esprimono sensibilità, storie, percorsi e visioni differenti, hanno prodotto solo insulti e delegittimazioni, attraverso una campagna di bullismo squadrista organizzata ed aizzata sui social, con l’unico scopo di zittire e imbavagliare. E' sconcertante che questa campagna di intimidazione squadrista non sia stata stigmatizzata e condannata da coloro che dicono di essere in prima linea nel combattere l’odio in rete e che oggi troviamo in buona parte tra i/le firmatari/e della petizione contro ArciLesbica.
Ed è altrettanto sconcertante ed immensamente ipocrita che adesso si agiti lo spettro della transfobia e della discriminazione contro le donne trans da parte di ArciLesbica, quando la storia del movimento LGBT è intrisa sin dai suoi esordi di transfobia e di discriminazioni nei confronti delle persone transgender. Non stiamo parlando solo di una storia vecchia, di una storia passata e dimenticata, ma di una storia recente e, anche, attuale. Una discriminazione ed un rifiuto agiti soprattutto dagli uomini, dai gay, da chi ha visto nella T del movimento una fonte di imbarazzo e una parte di se’ da nascondere lungo la strada delle rivendicazione dei diritti borghesi e normalizzanti. Ciò che mai è stato motivo di scandalo e di richieste di espulsioni per i gruppi gay e per gli spazi ed i luoghi di incontro maschili, oggi è diventata intollerabile nei confronti di una associazione di donne lesbiche.
Usare le persone transgender, la loro storia fatta di lacrime e sangue e di cui lo stesso movimento non è esente da gravi colpe e responsabilità, come un pretesto per silenziare ed espellere chi esprime posizioni politiche non più gradite al pensiero unico dell’associazionismo LGBT, è una delle operazioni più vergognose che questo movimento abbia fatto nel corso della sua non proprio esemplare ed esaltante storia.

Alla Federazione dell’Arci bisognerebbe fare un appello affinché non si faccia trascinare in questo squallido gioco di delegittimazione e di censure tutto interno alle dinamiche del movimento LGBT. Di non farsi tirare per la giacchetta da chi, quasi quasi, sembra volere mettere in atto dall’esterno un golpe, per togliere di mezzo l’attuale dirigenza di ArciLesbica e potere colonizzare l’ultima grande associazione del movimento non allineata.
Bisognerebbe fare un appello all’Arci, affinché inviti i/le firmatari/e di questa petizione a rileggere meglio i valori fondativi della Federazione, per chiedersi se la loro richiesta di espulsione non sia l’esatta negazione di ciò che sbandierano come difesa. Perché quelle pratiche violente e discriminatorie che sono imputate ad ArciLesbica, in realtà sembrano appartenere ed essere messe in atto proprio dai firmatari e dalle firmatarie della petizione.

Sono vergognosi gli attacchi contro ArciLesbica.
Vorrei vedere anche solo un decimo di quel livore rivolgersi contro "padri separati", puttanieri, redpill incel, fascisti e MRA vari.
Ma no, è più facile prendersela con un gruppo minoritario di donne che ha avuto l'ardire di associarsi in base al sesso e all'orientamento sessuale, e di descrivere la propria oppressione sulla base del sesso e dell'orientamento sessuale. Come osano quelle streghe. La pagina Facebook Lesbiche Bologna è arrivata ad affermare che il "lesbismo non esiste", quindi perché si chiamano così? Siamo al delirio, a cui bisogna porre fine prima che la situazione degeneri ulteriormente e qualcuno, diciamo così, possa farsi del male. Il femminismo come il movimento dei diritti GAY si basano sulla differenza sessuale, senza di essa questi due concetti sono finiti, distrutti, cancellati. I trans e i queer vogliono distruggere l'omosessualità e le donne.

L'ideologia trans-queer è un cavallo di Troia del maschilismo omofobico all'interno del movimento LGBT, lo dico da anni.

Edited by Serpente
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Ufficialmente Serpente è l'unica persona di mia conoscenza che difende Arcilesbica:

comprese le lesbiche e le femministe etero più sfegatate.

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19 hours ago, Almadel said:

Ufficialmente Serpente è l'unica persona di mia conoscenza che difende Arcilesbica:

comprese le lesbiche e le femministe etero più sfegatate.

Arcilesbica fuori da Arci sarebbe una conseguenza logica di anni di comportamenti tenuti. 

Ed è una cosa che auspichiamo. 

Per quanto non sia d' accordo totalmente col manifesto scritto dal gruppo delle lesbiche di Bologna, è un primo tentativo di cercare di distaccarsi da quella che è diventata un'ideologia tossica e discriminante che non ha senso di esistere in quei contesti in cui la si vuole combattere. 

C'è tanto di cui parlare e su cui riflettere. Ed è necessario cercare di farlo assieme senza partire dal presupposto che gli uomini sono il male nel mondo. 

Se sono tanto convinte delle loro posizioni, dovrebbero rivendicare la propria esistenza al di là del movimento e al di là dell'arci. 

Però sappiamo perfettamente che senza l'accesso a determinate vetrine, tutta la questione sarebbe già finita da taaaaanto tempo.

 

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2 minutes ago, nowhere said:

Arcilesbica fuori da Arci sarebbe una conseguenza logica di anni di comportamenti tenuti. 

Ed è una cosa che auspichiamo. 

Per quanto non sia d' accordo totalmente col manifesto scritto dal gruppo delle lesbiche di Bologna, è un primo tentativo di cercare di distaccarsi da quella che è diventata un'ideologia tossica e discriminante che non ha senso di esistere in quei contesti in cui la si vuole combattere. 

C'è tanto di cui parlare e su cui riflettere. Ed è necessario cercare di farlo assieme senza partire dal presupposto che gli uomini sono il male nel mondo. 

Se sono tanto convinte delle loro posizioni, dovrebbero rivendicare la propria esistenza al di là del movimento e al di là dell'arci. 

Però sappiamo perfettamente che senza l'accesso a determinate vetrine, tutta la questione sarebbe già finita da taaaaanto tempo.

 

Sei solo una sciocca traditrice del suo sesso e del suo orientamento sessuale, fai ridere e sei misogina, odi te stessa.

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Un video pro-riforme costituzionali, che saranno sottoposte al referendum confermativo del 1° luglio, in Russia, ha suscitato ampie critiche per il suo messaggio anti-gay. Il filmato è stato realizzato dalla Federal News Agency e dal gruppo Patriot, entrambi legati a Yevgeny Prigozhin, l’uomo d’affari che si celerebbe dietro alla “fabbrica dei troll” e al gruppo di mercenari Wagner – società di soldati privati russi molto vicina al Cremlino, nonostante la Convenzione Onu del 1989 contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e la formazione dei mercenari considera il loro dispiegamento “una violazione delle leggi internazionali”.

Nel video in questione, un ragazzino di un orfanotrofio russo scopre di essere stato adottato da una coppia di giovani gay (uno dei quali, pesantemente truccato da donna, gli porge un vestito da femmina come regalo). A questo punto la voce narrante interviene e dice: «È questa la Russia che volete? Decidete il futuro del Paese, votate gli emendamenti alla Costituzione».

Il filmato mostra l’ipotetico scenario nel caso in cui la Russia non accogliesse la proposta di emendamento all’articolo 72 della Costituzione, che definisce il matrimonio come un’unione “tra un uomo e una donna”. Di conseguenza nell’anno 2035 le persone Lgbtq in Russia – sempre ipoteticamente – potrebbero essere autorizzate ad adottare bambini. L’oppositore Alexei Navalny, in un post su Twitter, ha pubblicato il video sui social commentando: «Gli uomini di Putin sono andati completamente fuori di testa sul tema dell’omosessualità», scrive il giornale Meduza.

Inizialmente fissato per il 22 aprile, è poi slittato – a causa della pandemia da Coronavirus – al primo luglio il referendum sulla riforma della Costituzione voluto dal presidente russo Vladimir Putin. Così facendo, il leader ha di fatto cancellato il limite di due mandati consecutivi. Questo potrebbe permettergli di rimanere presidente del Paese fino al 2036. La riforma costituzionale, già adottata dal Parlamento, non ha bisogno di essere convalidata dalle urne ma Putin vuole una conferma popolare. Se passerà, il presidente, 67 anni e al potere dal 2000, potrebbe restarci per i prossimi 16 anni.

https://www.open.online/2020/06/03/russia-spot-referendum-contro-adozioni-gay-questo-paese-volete/

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io sono l'infermiera vecchia e cessa che somiglia a quella turca dei film di Ozpetek 

in quello spot

28 minutes ago, Serpente said:

 

aiuto l'ho visto tutto, allora non so se sono quella o quell'altra col cellulare in mano che fa il video aiutooooooooooooooooo

MY PLANS FOR 2020 

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COVID19

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Edited by SabrinaS
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metalheart
5 hours ago, Serpente said:

https://www.buzzfeed.com/meenakarthika/im-queer-and-i-couldnt-care-less-about-section-377

Un giovanissimo attivista queer statunitense dice che non gliene importa nulla della criminalizzazione dell'omosessualità da parte di leggi di altri paesi, perché lui non si definisce tale. Le follie dell'ideologia queer e dove trovarle.
 

E' una notizia di 3 anni fa però. Section 377 è stata dichiarata non costituzionale nel 2018, e di fatto così l'omosessualità in India è stata decriminalizzata

L'autrice dell'articolo comunque è una grandissima imbecille. La sua tesi è che il sesso anale è una cosa che non riguarda donne e trans e che ci sono altri problemi più pressanti per la comunità lgbt+. Come se un uomo trans non potesse penetrare o farsi penetrare.

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In occasione del mese del Pride, Versace lancia una Capsule Collection a sostegno della comunità LGBTQ+. Questa limited edition comprende capi per l’estate e abbigliamento sportivo come canotte, crop top, costumi interi e una linea di intimo.

Versace ha collaborato con due associazioni che beneficeranno di parte del ricavato delle vendite, entrambe impegnate senza sosta nella lotta per creare un mondo più inclusivo e tollerante.

Negli Stati Uniti, per celebrare il primo anniversario della nomina di Donatella Versace come Ambasciatrice di Stonewall, parte delle vendite della collezione sarà devoluta a Pride Live. Versace ha già collaborato con Pride Live lo scorso anno e il denaro raccolto ha contribuito a supportare le attività a favore di coloro che sono stati maggiormente colpiti dal Covid-19. Quest’anno, una parte dei proventi della vendita della collezione sosterrà l’associazione negli interventi futuri rivolti ai suoi attuali beneficiari (Trans LifeLine, Trans Latin@ Coalition, Brave Space Alliance e The Ally Coalition) e contribuirà a rinnovare la piattaforma per le donazioni, affinché l’organizzazione possa ricevere un miglior supporto finanziario.

In Europa, una parte delle vendite sarà devoluta all’associazione Arcigay. Fondata nel 1985 in Italia, Arcigay lotta contro ogni forma di violenza, discriminazione e violazione dei diritti umani e civili delle persone LGBTQ+. L’associazione si batte per apportare cambiamenti politici, normativi e culturali concreti, attraverso attività di lobbying, advocacy, campagne di sensibilizzazione e supportando programmi ed iniziative.

Edited by Serpente
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Trump ha annunciato la fine delle misure di protezione delle persone transgender contro discriminazioni nella sanità - non solo nel mese del Pride, ma il giorno del quarto anniversario della strage del Pulse di Orlando

https://time.com/5853137/trump-trans-discrimination-healthcare-protections/

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Si è suicidata l’attivista Lgbt egiziana Sarah Hijazi. Venne arrestata per aver sventolato la bandiera arcobaleno durante un concerto dei Machrou Laila al Cairo, come persona Trans mtf fu messa in un carcere maschile, torturata e violentata.
L'accaduto. Il 22 settembre 2017, durante il concerto dei Machrou Laila, Sarah e un suo amico, Ahmed Alaa, sventolano la bandiera arcobaleno, un atto innocuo in molti paesi, ma non per l’Egitto, dove il gesto viene pesantemente condannato. L’immagine finisce sui media nazionali e in breve tempo i leader religiosi chiedono punizioni severe per i due attivisti.
Dopo pressioni internazionali, era stata liberata ed aveva trovato asilo in Canada, dove ha continuato a lottare per liberare altri Lgbt in Egitto. Purtroppo quanto ha subito la ha segnata profondamente e ieri ha scritto una lettera salutando i fratelli che ha cresciuto dopo la morte del padre ed il suo corpo è stato trovato senza vita.

“Ai miei fratelli e sorelle, ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. Ai miei amici, l’esperienza è dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Al mondo, sei stato davvero crudele! Ma io perdono”.

Ricordiamo che i Egitto è ancora in carcere lo studente della Universitá di Bologna Patrick Zaky per il quale sollecitiamo il governo italiano ad intervenire. L’Egitto dovrebbe ricevere sanzioni sino a quando non rispetterà i diritti civili. 
https://www.globalist.it/world/2020/06/15/si-e-uccisa-sarah-hijazi-l-attivista-lgbt-violentata-nelle-carceri-egiziane-perche-aveva-sventolato-la-bandiera-arcobaleno-2060131.html

 

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I deputati della camera bassa del Parlamento del Gabon hanno votato per depenalizzare l'omosessualità, revocando una legge dello scorso anno che la criminalizza.

Lo riporta BBC Africa, specificando che nel Paese i rapporti sessuali tra gay sono punibili con sei mesi di reclusione e una grossa multa.

48 parlamentari gabonesi hanno appoggiato la proposta di modificare la legge dell'anno scorso. In Gabon e in molte nazioni dell'Africa sub-sahariana l'omosessualità è ancora un tabù sociale.

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Vittoria, 42enne principessa ereditaria di Svezia, nonché duchessa di Västergötland, sarà la relatrice principale dello Stoccolma Pride 2020, che si terrà online il primo agosto causa pandemia da Coronavirus. È la prima volta nella Storia che qualcuno della famiglia reale svedese prende attivamente parte al Pride nazionale.

“È meraviglioso che la Principessa voglia aprire la nostra Digital Pride Parade con un discorso, facendo una dichiarazione in difesa dei diritti delle persone LGBTQ in un momento in cui crediamo di averne più bisogno che mai. Siamo molto entusiasti di ricevere questo supporto, il che significa molto per noi svedesi, ma invia anche segnali importanti alla comunità LGBTQ a livello internazionale”, ha sottolineato Vix Herjeryd, Presidente dello Stoccolma Pride.

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