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L'Italia di Renzi


Rotwang

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Mentre vi trastullate con il gossip è notizia ufficiale

che la Repubblica Ceca si è sganciata dall'Euro

 

Con ciò niente più cambio fisso Euro-Corona, né

convergenza della Repubblica Ceca sull'Eurozona

 

Potendo scegliere fra due alternative, Euro VS Cambio

Libero, non vi sono stati dubbi nel ritenere l'Euro il maggiore

dei due mali...

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Sai che notizia. Per tenere una moneta agganciata all'altra tanto vale adottare la moneta da cui si dipende.

 

Se loro hanno ritenuto meglio staccarsi facciano pure. Vedremo se questo li aiutera'.

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La Stampa

 

L’enormità è questa: l’inchiesta su Consip, sul padre di Matteo Renzi e sul ministro Luca Lotti, è in buona parte un’invenzione. L’encomiabile procura di Roma, che l’ha ereditata da quella di Napoli, accusa il capitano dei carabinieri che conduceva le indagini per conto del pm John Henry Woodcock di avere falsificato e scientificamente omesso le prove. Non fu l’imprenditore Alfredo Romeo a dire di aver incontrato Tiziano Renzi, ma l’ex parlamentare Italo Bocchino. E non erano agenti dei servizi segreti (con, sottinteso, delega a tramare contro la magistratura) quelli che spiavano i carabinieri mentre recuperavano i pizzini di Romeo dai cassonetti, ma era uno qualsiasi, che abitava lì. L’inchiesta è morta. 

 

Poi ci dovremo chiedere, per la millesima volta, quale gara stiano correndo i giornali, e le procure, con lo smercio di notizie a immediata condanna di piazza. Ma il punto – l’enormità – è un altro: c’è stato un tempo in cui si discuteva dell’uso politico della giustizia. Poi si è passati a discutere degli errori giudiziari, e delle decine e decine di politici prosciolti o assolti dopo l’allegra gogna nazionale. Ora, se tutto sarà confermato, ci troviamo di fronte a un corpo dello Stato che fabbrica e manipola e occulta prove contro lo Stato medesimo, contro il presidente del Consiglio, contro un suo ministro e strettissimo collaboratore. Ed è su un episodio di tale portata eversiva che si è condotta battaglia politica. Se non ci fermiamo, siamo perduti.  

Edited by Rotwang
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Sai che notizia. Per tenere una moneta agganciata all'altra tanto vale adottare la moneta da cui si dipende.

 

Beh è una notizia che è stata volutamente oscurata dai mass media

 

Non è però irrilevante - non lo è affatto - se nel gruppo di Visegràd cioè

l'alleanza fra Polonia Rep. Ceca Slovacchia e Ungheria, un complesso

di paesi complessivamente pari a  64 milioni, solo la Slovacchia il più piccolo

e debole, aderisce all'Euro

 

Mentre tutti gli altri paesi avrebbero di fatto deciso di non aderirvi

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Intanto, se avete letto l'articolo di Repubblica firmato Tarquini sulla decisione ceca di sganciare la corona dall'euro, segnalo questo dal blog di Phastidio: http://phastidio.net/2017/04/10/meraviglioso-antimondo-andrea-tarquini/

 

LOL, avevo letto l'articolo di Tarquini e pur capendo poco di economia mi era sembrato una mezza boiata

 

Grazie per la segnalazione :)

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Per non cascare nella retorica ''UE brutta e cattiva'' dei partiti nostrani...

 

La Commissione UE di Juncker mai stata così lontana dal ministero delle Finanze di Berlino. Linea soft sull'Italia

 

Luhman 16 è una stella nana distante circa 6,5 anni luce: quando la guardiamo, pensiamo di vederla com’è adesso ma nel nostro cervello entra la sua forma di sei anni e mezzo fa. Il programma finanziario varato dal governo ieri sera, dietro le ipocrisie, fa pensare che qualcosa di simile succeda anche alle forze politiche in Italia rispetto alla Commissione Ue. M5S, larghe aree del Pd e del centrodestra continuano a vedere a Bruxelles i sordi registi dei tagli e degli indiscriminati aumenti delle tasse, in apparenza senza che nessuno sia sfiorato dal sospetto che quella è un’immagine vecchia di sei o sette anni. Eppure proprio il Documento di economia e finanza (Def) approvato ieri sera in Consiglio dei ministri fa capire che nel frattempo nella Commissione è cambiato così tanto da non lasciare più molti alibi: la fragilità della ripresa in Italia è sempre più chiaramente endogena, sempre meno spiegabile con scelte ottuse imposte dal resto d’Europa. Senza aver alzato la voce una sola volta, e senza proclamarlo, Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi potrebbe essere sul punto di ottenere un risultato che il suo predecessore Matteo Renzi avrebbe sottoscritto: la stretta di bilancio da disegnare in autunno per il 2018 si avvia ad essere dimezzata.

 

Questo è il dato più importante nel Def ed è anche il solo che non compare. Sulla carta il governo mantiene l’idea di correzione da 19,5 miliardi, al punto che nella Legge di stabilità in vigore sono già inserite «clausole di salvaguardia» che farebbero aumentare le imposte indirette di quella cifra in mancanza di altri interventi. Nella realtà quelle clausole che promettono nuove tasse in automatico, spostate in avanti di anno in anno, somigliano sempre più a deficit pubblico futuro sotto un altro nome. Ora lo sono anche di più, perché la Commissione Ue è disposta a discutere un intervento netto di riduzione del disavanzo che può essere contenuto a 8 o 9 miliardi di euro. Il deficit pubblico potrebbe calare dal 2,2% del prodotto lordo per quest’anno, a poco meno del 2% il prossimo. Serve solo tempo per far maturare ciò che si sta preparando: nei prossimi mesi a Bruxelles si sottolineerà come il calo dei deficit in Italia e nell’area euro deve proseguire, ma non accelerare; la ripresa resta troppo debole, mentre il basso grado di utilizzo degli impianti e i disoccupati di lunga durata dimostrano come certe economie girano molto al di sotto del potenziale.

 

Quale che sia la veste tecnica, il senso politico di ciò che sta accadendo è chiaro: il centro politico-amministrativo del sistema, nelle mani di Jean-Claude Juncker, si è allontanato dal ministero delle Finanze di Berlino come mai prima negli ultimi anni. Sbraitare contro i «burocrati di Bruxelles» sembra sempre meno comprensibile, visto da chi vede la curvatura che Juncker e i suoi danno alle politiche europee. Il presidente lussemburghese della Commissione non arriva a dire, come il suo predecessore Romano Prodi, che il patto di stabilità è «stupido». Ma pensa che oggi la minaccia delle forze anti-sistema conti di più e comunque nessun Paese può risanare i conti in modo duraturo in base a un’imposizione esterna. Non è un liberi tutti: è un invito all’Italia a tenere un passo di riduzione del deficit e a iniziare a ridurre il debito in modo lento, ma costante e parallelo agli interventi necessari per liberare l’economia dalle catene. Che non sia un’Europa matrigna, quella della Commissione, si dovrebbe iniziare a vedere nelle prossime settimane anche nei salvataggi pubblici di Monte dei Paschi, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. I guardiani degli aiuti di Stato a Bruxelles non hanno mancato di sollevare problemi in questi mesi. Alcuni fondati, sulla sostenibilità della struttura di costi delle banche da salvare con i soldi pubblici, altri così capziosi da apparire arbitrari. Anche qui però sta emergendo un orientamento al vertice della Commissione: purché l’Italia cooperi, le autorizzazioni agli aumenti di capitale sulle banche in dissesto vanno concesse prima dell’estate. Sia a Siena, che in Veneto. Se qualcuno ha bisogno di capri espiatori per i mali dell’Italia, può guardare altrove.

 

http://www.corriere.it/economia/17_aprile_11/linea-piu-soft-dell-europa-aperture-credito-all-italia-banche-deficit-c7556768-1eed-11e7-a4c9-e9dd4941c19e.shtml

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  • 2 weeks later...

Non è il M5S che va verso la chiesa

bensì al contrario la chiesa di Papa

Francesco che si schiera con il M5S

 

Tanto è vero che Famiglia Cristiana replica:

 

Non è un mistero che dietro una visione "francescana" della comunità dei cristiani e di una Chiesa

"povera" finiscono per nascondersi spesso pulsioni anticlericali e laiciste che la vorrebbero relegata a

una funzione assistenziale, marginale, quasi catacombale, senza però pretese di sussidiarietà e dunque

senza il minimo finanziamento da parte dello Stato.

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Non è il M5S che va verso la chiesa bensì al contrario la chiesa di Papa Francesco che si schiera con il M5S

mmmhh...

diciamo che si incontrano a mezza via?

ricordati cosucce tipo il voltafaccia dell'anno scorso sulla legge Cirinnà

o il livello di leccaculismo di Raggi & co coi preti romani 

 

è pure verissima poi la battuta di Spinoza:

Di Battista: "Il M5S ha molte posizioni in comune con il Vaticano".

A cominciare dal monoteismo.

[george clone]

Edited by freedog
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No è Papa Francesco che a giorni sostituirà Scola alla CEI

ed imprimerà dopo un periodo di transizione il nuovo corso

politico ai Vescovi italiani

 

Il dissidio tra Famiglia Cristiana ed Avvenire e l'anomalia di

una intervista rilasciata dal direttore del quotidiano dei Vescovi

al Corriere della Sera, lo rendono oltremodo evidente

 

E la Cirinnà dell'anno scorso non c'entra niente...il M5S si è solo

rifiutato di votare il cd "Supercanguro"

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non era Bagnasco alla CEI?

 

Sì pardon volevo dire Bagnasco

 

Non cambia la sostanza del discorso però...

 

NB

 

Sarà sia nominato il nuovo presidente della CEI

sia il nuovo arcivescovo di Milano, sia il nuovo Vicario

di Roma

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La Camera (con 348 sì, 18 no e 4 astenuti) ha approvato anche l'articolo 6 della legge sul testamento biologico che contiene la clausola di invarianza finanziaria: niente nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica (motivo per cui non è stato possibile istituire il registro nazionale delle dat). L'esame degli emendamenti e degli articoli del testo è così terminato, sono in corso le dichiarazioni di voto per il via libera di Montecitorio in prima lettura.

 

Il Movimento 5 stelle ha chiesto che nella legge sul testamento biologico venissero inserite norme che permettano un trattamento eutanasico anche in Italia. L'emendamento, che ha ricevuto il parere contrario della relatrice Donata Lenzi (Pd), è stato respinto con 268 no, 84 sì e 23 astenuti.

 

l provvedimento aspetta di vedere la luce da otto anni, dall'epoca della morte di Eluana Englaro, e ha ricevuto un'accelerazione dopo il suicidio assistito di Dj Fabo, seguito a tre settimane di distanza da quello di Davide, l'ex barista 53enne malato di sclerosi multipla. Lo scorso 5 aprile il testo sul biotestamento ha superato il banco di prova delle prime votazioni, grazie a un'inedita maggioranza composta da Partito democratico, Movimento cinque stelle, Mdp e Sinistra italiana. 

 

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/04/20/news/biotestamento_voto_finale-163477977/

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Io non ho capito se questo testamento biologico vale solo quando il paziente non puo' esprimersi per malattia, incidente o simili o se e' valido anche quando il paziente sta male, puo' esprimersi e vuole suicidarsi con l'aiuto del medico.

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Non è il M5S che va verso la chiesa bensì al contrario la chiesa di Papa Francesco che si schiera con il M5S

sarà..

cmq a me pare che

15895376_1157755277677011_58778082364014 

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Vabbè...una battuta ogni tanto ci sta poi bisognerebbe

anche discutere e ragionare almeno una volta ogni tre...non

è che il forum è il diario di facebook ( o come diavolo si chiama )

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Vabbè...una battuta ogni tanto ci sta poi bisognerebbe

anche discutere e ragionare almeno una volta ogni tre...non

è che il forum è il diario di facebook ( o come diavolo si chiama )

mò solo perchè di là ho scritto che tu & kraddino siete due adorabili idioti

deve fà l'offeso, LUI....

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Linkiesta

Classe 1993, studente di giurisprudenza, monarchico. Simone Balestrini, 24 anni, è il segretario nazionale della sezione giovanile dell’UMI, Unione monarchica italiana. Tra una sessione d’esami e l’altra all’Università Cattolica di Milano, da due anni gira l’Italia per diffondere tra i giovani la sua nuova idea di “monarchia 2.0”. «Non siamo nostalgici», dice, «non guardiamo a un ritorno della monarchia italiana. Il nostro punto di riferimento sono le monarchie europee attuali. Siamo monarchici come può esserlo oggi un giovane danese, inglese, olandese o norvegese».

La sua palestra poltica Simone l’ha fatta nel centrodestra, ed è stato candidato anche alle comunali di Milano nel 2016 nella lista di Nicolò Mardegan, senza essere eletto. Dal 2015, è alla guida dei giovani dell’UMI, presentandosi come il rottamatore della vecchia guardia dei monarchici italiani. Sneakers ai piedi, solo negli incontri ufficiali indossa lo smoking. E il tight quando va ad assistere al Royal Ascot («le corse dei cavalli sono la mia unica passione sui generis», ammette). «Per noi nati negli anni Novanta parlare di Umberto II ormai è come parlare di Napoleone», spiega. «C’è stato un cambiamento generazionale. Oggi l’associazione è composta da persone che sono monarchiche non per motivi storici ma per convinzione personale». La convinzione che «la monarchia sia la migliore forma di governo per il mondo moderno».

Simone, ma come sei diventato monarchico?
La mia famiglia non è monarchica, né così tanto appassionata di politica. Mi sono appassionato al mondo delle monarchie quando ero piccolo, leggendo i giornali e visitando i palazzi reali. A cinque anni ho cominciato a collezionare immagini dei sovrani europei. E per gli esami di maturità ho fatto una tesina sulla monarchia del terzo millennio. Ho letto libri, soprattutto sulla casa reale inglese, e alla fine mi sono convinto anche dal lato istituzionale-politico che la monarchia sia la migliore forma di governo per il mondo attuale.

Cosa significa essere un giovane monarchico nell’Italia del 2017?
Non andiamo in giro con il mantello o la spada. Solo agli appuntamenti nazionali, magari mettiamo lo smoking. Ma per il resto andiamo a ballare, facciamo sport, siamo appassionati di musica come tutti gli altri ragazzi italiani. Ci sono giovani che si sono avvicinati al movimento nel corso degli studi universitari, altri dopo un viaggio. La maggior parte non ha tradizioni nobiliari di famiglia alle spalle. Siamo solo impegnati a sensibilizzare le persone sulla possibilità di una forma istituzionale diversa. La Repubblica è in crisi, lo vediamo tutti i giorni. In Europa ci sono ben dieci monarchie che funzionano benissimo, che hanno dato esempio di stabilità negli ultimi anni. Pensiamo alle crisi di governo recenti in Belgio o in Spagna, ad esempio. Ecco perché davanti a un Paese in crisi come l’Italia, secondo me la soluzione può essere una monarchia costituzionale.

Perché la monarchia è la soluzione?
La monarchia dà la possibilità di avere un riferimento autorevole continuativo nelle istituzioni. Oggi le persone hanno bisogno di un leader di riferimento, e il monarca garantisce almeno l’unità nazionale molto più di qanto faccia oggi un partito o del presidente della Repubblica. Il sovrano è super partes, non come i nostri capi di Stato. Incarna l’identità nazionale, la storia, le tradizioni. Pensiamo a come i matrimoni, i compleanni o le nascite reali uniscono i cittadini in Gran Bretagna o in Olanda. In Danimarca ho visto ragazzi della mia età che si sono tatuati lo stemma della casa reale! Non solo. Ci sarebbe anche un risparmio in termini economici. Il Quirinale ci costa in media oltre 220 milioni di euro l’anno. La monarchia che in apparenza potrebbe essere più costosa, come quella inglese, costa 30 milioni di euro. E solo con la nascita della seconda figlia dei duchi di Cambridge in Gran Bretagna hanno guadagnato un milione di sterline tra gadget e altro. E con il ritorno della monarchia, la politica potrebbe diventare anche più pulita.

In che modo?
Si potrebbe avere una rigenerazione dei costumi, dando maggiore autorevolezza alle istituzioni. Oggi si fa spesso politica per interessi e non per ideologia. Per eleggere il presidente della Repubblica si fanno accordi sottobanco. I partiti nascono e muoiono nel giro di poco tempo. Ci sono scissioni e divisioni. Ma c’è una esigenza di continuità e di figure autorevoli. E il fatto che Giorgio Napolitano sia stato rieletto al Quirinale lo dimostra. Non a caso viene spesso chiamato “Re Giorgio”.

Ma la Costituzione italiana dice che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale. 
Oltre al ritorno delle salme dei Savoia in Italia, uno dei nostri cavalli di battaglia è proprio l’abrogazione dell’articolo 139 della Costituzione, scritto dopo gli anni del fascismo. C’è bisogno di una attualizzazione della carta costituzionale. Avevamo chiesto al governo Renzi di inserirla nella riforma della Costituzione, ma non lo hanno fatto. Servirebbe un referendum.

E chi dovrebbe essere il re d’Italia?
Noi sosteniamo i Savoia-Aosta. Per noi il pretendente al trono d’Italia è Amedeo Savoia-Aosta, che oggi ha 75 anni e vive in Toscana. Mentre il principe ereditario è il figlio Aimone, che lavora per la Pirelli a Mosca ed è stato anche chiamato dal governo italiano per gestire i rapporti tra Russia e Italia. Sosteniamo i Savoia-Aosta per una questione dinastica. Vittorio Emanuele ha sposato Marina Doria, persona di diversa condizione sociale, senza autorizzazione del sovrano e quindi ha perso il diritto al trono.

Quanti sono oggi i monarchici in Italia?
Fino al 2012 gli iscritti all’Umi erano 70mila, oggi sono circa 40mila, di cui un migliaio nel fronte giovanile. Molti politici oggi impegnati nelle istituzioni sono monarchici e partecipano ai nosri convegni. Ci sono persone di centrodestra, centrosinistra e molti anche Cinque stelle. Ma bisogna fare una distinzione tra gli iscritti al movimento e i simpatizzanti. Molti sono monarchici silenti.

Cosa significa?
Oggi in Italia definirsi monarchico significa avere una etichetta negativa e quindi tanti preferiscono non esporsi. In Italia c‘è una sorta di rimozione della monarchia per la sua vicinanza al fascismo. Pensiamo ai gioielli dei Savoia chiusi nel caveau della Banca d’Italia. Mentre negli altri Paesi i gioielli reali vengono esposti. Ancora oggi veniamo additati come fascisti. Ma non lo siamo. Un monarchico degli anni Settanta-Ottanta poteva essere un monarchico nostalgico e volere un ritorno di quella monarchia. Ma noi oggi siamo monarchici attuali, siamo democratici e abbiamo un rispetto profondo per le istituzioni. La nostra associazione è stata fondata nel 1944 ma ha avuto un’evoluzione. Basti pensare che Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, è stato un mio predecessore. Questo dimostra il nostro profondo rispetto per le istituzioni e la democrazia.

E un monarchico 2.0 come festeggia il 25 aprile?
Il 25 aprile e il 2 giugno sono due feste tra virgolette orribili perché sono due feste di divisione del popolo italiano. Il 25 aprile dovrebbe essere una festa da ricordare come la liberazione di tutti, perché tutti hanno combattuto questa guerra. E molti partigiani, come Edgardo Sogno, erano monarchici. Ma il 25 aprile da sempre è una festa di divisione, di scontri di piazza. E se scendiamo in piazza anche noi, veniamo additati come fascisti spesso dalla stessa Anpi. Io sono nato nel 1993, per me il fascismo non esiste più. Sono un monarchico democratico ed europeo. Per noi nati negli anni Novanta parlare di Umberto II ormai è come parlare di Napoleone. Qualcuno dei grandi l’ha conosciuto o ha vissuto con lui in esilio. Ma molti di noi sono nati alla fine degli anni Ottanta o negli anni Novanta. Davanti a queste divisioni, preferirei festeggiare il 17 marzo, che è la festa della fondazione del Regno d’Italia, o il 4 novembre, che è la festa della vittoria dell’unica guerra che abbiamo vinto.

Quali sono ora i progetti dei monarchici italiani?
Dobbiamo far capire alle persone che possiamo essere un progetto attuale. I monarchici non vivono in biblioteca ammirando i quadri dei sovrani del Settecento. La strada è ancora lunga, è per questo che intendiamo dare il nostro contributo alle istituzioni portando avanti le nostre battaglie dall’interno. Proporremo di sicuro qualcuno dei nostri membri alle prossime elezioni politiche del 2018.

Avete un programma?
Non abbiamo un programma perché non siamo un partito. Ci sono stati esempi di partiti monarchici in passato che non hanno avuto fortuna. Ciascuno di noi ha un’idea sui principali temi economici e sociali, ma venendo da estrazioni politiche diverse anche le nostre idee sono molto diverse tra loro. Quello che ci unisce è la convinzione che la forma monarchica sia la migliore forma di governo. Al momento i tempi non sono maturi per costituire un partito, daremo un contributo alle istituzioni partecipando alla politica nei partiti. La strada per la monarchia è lunga, lo sappiamo, ma pensiamo che valga la pena spenderci tempo e denaro perché questa può essere una soluzione per il nostro Paese. Come diceva Umberto II, “l’Italia innanzitutto”. E questo è anche il nostro motto.

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Abbiamo ben altro di cui preoccuparci!

 

Cito dal Sole24Ore di oggi:

 

 ...grazie alla “manovrina”, infatti, il peso degli aumenti Iva comincia a scendere da 19,6 a 15,2 miliardi, con la conseguenza che la dinamica prevista per le aliquote viene ripensata. Per quella “agevolata” del 10%, l’incremento 2018 viene limitato all’11,5% invece di puntare al 13%, mentre per l’aliquota ordinaria del 22% la storia è più complessa: manovrina alla mano, dovrebbe passare al 25% nel 2018, al 25,4% nel 2019 per poi scendere al 24,9% nel 2020 e trovare pace al 25% dal 2021. A completare il quadro c’è lo slittamento al 2019 del ritocco delle accise, altro capitolo delle clausole.

 

Quindi in pratica ci stanno dicendo che nel 2018 avremo un aumento dell'IVA

dal 10% all'11,5% nella tariffa agevolata e dal 22% al 25% per l'aliquota ordinaria

 

Poi ci dicono che avrebbero ammorbidito l'impatto da 19,6 a 15,2 miliardi, quando fino

a ieri sapevamo che per sterilizzare le clausole di salvaguardia IVA ne servivano 15

che comunque pare di capire non ci saranno...e come li ottengono questi 4 MLD?

 

Una mano importante nello sforzo di Roma di far quadrare i conti arriva dalle misure scritte nel decreto per rinforzare la colonna delle entrate, a partire dall’allargamento dello split payment. Le nuove regole, sempre secondo la relazione tecnica, chiederanno a 310mila imprese, soprattutto piccole e piccolissime, di garantire un miliardo abbondante di Iva in più quest'anno e 1,5 annui dal 2018. La scissione contabile, secondo la manovrina, coinvolgerà anche i professionisti, finora esclusi, ma il loro contributo all’Erario non supererà i 35 milioni quest’anno e 70 milioni all’anno dal 2018: con cifre così modeste, non è escluso il successo per chi in Parlamento proporrà sicuramente di tornare a escluderli dallo split.

 

Ma nei numeri della relazione tecnica emerge soprattutto il maxi-prestito chiesto a imprese e professionisti dallo split. La nuova platea, spiega la relazione tecnica, girerà all’Erario 5,3 miliardi all’anno: 1,5, cioè poco meno del 30%, è evasione recuperabile, mentre i 3,8 miliardi che restano sono appunto il prestito che dovrà tornare ai contribuenti come rimborsi e compensazioni. Da qui l'importanza della garanzia sul fatto che rimborsi e compensazioni procedano con la stessa “efficienza” delle misure anti-evasione, garanzia chiesta anche dalla commissione Ue per dare il via libera definitivo al nuovo split.

 

Praticamente attraverso una sorta di maxi prestito forzoso richiesto ai fornitori della Stato, quando da Monti

in poi ci hanno spiegato che era importante che lo Stato pagasse con puntualità!!

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Quindi in pratica ci stanno dicendo che nel 2018 avremo un aumento dell'IVA dal 10% all'11,5% nella tariffa agevolata e dal 22% al 25% per l'aliquota ordinaria

"stranamente" avverrà DOPO le elezioni politiche, cmq vadano.

eh, le coincidenze della vita... 

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