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Sballo, sessualità e socializzazione nel mondo gay


akinori

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Ok, adesso sei più chiaro e vedo che condividi la mia impostazione rispetto alla problematica della tossicodipendenza.Ora si tratta di far capire ad almadel perché la tossicodipendenza, oltre che ingiustificabile, è anche immorale, ma questo lo sto facendo nell'apposita discussione. Qui non ci resta che rispondere alla domanda: perché c'è questo vuoto in un gay che si droga? posto che l'omofobia e il minority stress sono solo delle razionalizzazioni, qual è il problema psicologico di fondo? evidentemente è un problema da ricercare all'interno del gay che si droga, non all'esterno (nella società). Lo stesso discorso vale anche per gli etero. Io ho ipotizzato in via preliminare che i problemi psicologici ghe hanno etero e gay rispetto alla droga non sono gli stessi. Potremmo ricominciare da qui.

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AndrejMolov89

Secondo me non si può dare un giudizio morale su questo argomento. Come tanti altri fenomeni, però, non ho riflettuto abbastanza sull'argomento per poter dire la mia. In ogni caso vorrei un attimo ribadire che non è nei miei intenti dare giudizi morali ^^ ciau

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adamlell e greed allora, vi spiego perchè nel caso della droga è lecito l'usa della parola giustificazione.

Se un marito uccidesse la moglie gelosa perché l'ha tradito, sosterreste che la gelosia sia una causa o una giustificazione?

La causa della morte della moglie è stata la gelosia. Ma non penso che giustifichereste l'uxoricidio con la scusa della gelosia, altrimenti dovremmo ritornare di qualche decennio indietro nella storia del nostro diritto penale, quando in qualche modo il delitto d'onore veniva giustificato (con precisi risvolti legali ovviamente a favore del marito).

 

Quindi: qualunque causa porti a fare uso di droga, è sempre una giustificazione per un drogato, Parliamo di una situazione di

dipendenza. Un tossicodipendnete è molto abile nel giustificare la sua dipendenza. Negli anni '60, la scusa (o giustificazione) sociale era molto in auge fra i drogati (a prescindere dal sesso e dall'orientamento): "ci droghiamo perché viviamo in una società di m...." "è tutta colpa della società" eccetera. In termini psicoanalitici queste si chiamano razionalizzazioni. Significa che si vuole dare un fondamento razionale ad una scelta irrazionale, che è appunto quella di drogarsi. Drogarsi non è una scelta razionale. E' sempre una scelta irrazionale. Capito? :awk:

 

Drogarsi è sempre una scelta irrazionale.

Le giustificazioni arrivano a posteriori, a seguito della dipendenza.

 

La "causa" è il motivo per cui i gay si drogano più degli etero

ed è una spiegazione che dà il sociologo e non il singolo tossicomane.

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Ecco. ora che questo ti è chiaro, perché i sociologi ritengono che la percentuale di tossicomani sia maggiore fra quella degli etero? E se si ritiene che uno studio di alcuni anni fa, citato da me, che sostiene questo, non sufficientemente aggiornato, quali sarebbero le cause che spingono un gay a drogarsi? Io sostengo che le cause non coincidano con quelle degli etero.

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Le cause per i gay sono appunto il "minority stress":

un mondo borghese, religioso, eteronormativo, sessuofobico;

in cui un omosessuale non riesce ad avere una vita sessuale o affettiva

senza sentirsi preda dei sensi di colpa e stigmatizzato socialmente.

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No, non ci siamo. Allora hai fatto solo finta di capire :)):

Come ti ho spiegato prima, dare la colpa al minority stress è solo una giustificazione sociale della dipendenza.

Eravamo arrivati ad un livello più soggettivo, e tu stai tornando indietro.

Il mondo borghese non giustifica l'uso della droga, ne né l'etero né nel gay. Entrambi, sia l'etero che il gay, per non sentirsi colpevolizzati, per non affrontare la responsabilità della loro scelta di drogarsi, perché drogarsi è una scelta, possono giustificarsi dando la colpa alla società.

Ma sappiamo che la causa reale è invece un problema psicologico. Il vuoto dentro di cui parlavo prima. Questo vuoto, secondo la mia ipotesi, è di natura diversa nell'etero e nel gay. Mi ricito, perchè questo è il punto dolente al quale sono arrivato:

" Il buco nell'anima che hanno i gay mi sembra di tipo piu identitario, nel senso sentono la mancanza di qualcosa nella loro identità. Ma non nel senso banale che non si accettano, Anche dopo che ti sei accettato, sembra che ci sia qualcosa che non quadra, una mancanza, che non credo si possa spiegare banalmente con i soliti residui di omofobia interiorizzata: probabilmente la sensazione che , in fondo in fondo, al massimo saranno tollerati da una società che resterà sempre profondamente eteronormativizzata, ma mai veramente accettati...confesso che anche io nutro una sensazione del genere, ma questo vuoto interiore non lo riempio con la droga bensì cerco di riempirlo con gli impegni, le relazioni, lo studio. però conosco molti gay, con un carattere più debole del mio, che non riescono ad elaborare bene questa incertezza per il futuro, cadono in depressione e credono di trovare nella droga una risposta. Un mio amico, gay dichiarato ma molto depresso, dice che solo quando "si canna" riesce ad accettare la sua condizione di "gay che sarà sempre considerato leggermente diverso da un etero, anche se si sposerà col suo ragazzo e adotterà dei figli".

Poi ho conosciuto anche gay così repressi che riuscivano a fare sesso solo sotto effetto di alcol e cocaina e che ufficialmente erano etero, non ammettevano nemmeno la loro bisessualità. E ho conosciuto anche gay consapevoli di esserlo, che non accettavano lo stile di vita gay imperante perché superficialle, anaffettivo eccetera, per loro evidentemente unico stile di vita gay che conoscevano, e cercavano conforto nella droga in seguito a delusioni affettive , difficoltà relazionali...insomma è un mondo molto vario ma esiste e bisogna affrontarlo quello dei gay che si drogano"

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Sei tu che fai orecchie da mercante.

 

Non c'è nessun "vuoto dentro ai gay"; c'è solo una società ingiusta.

Tu vuoi che io dica: "I gay si drogano perché non hanno valori e scopano troppo".

Questa è la tua pozzanghera che credi un oceano.

 

E sosterresti questa cosa sia che i gay usassero meno sostanze,

sia che ne usassero altrettanto, sia che ne usino di più.

 

Non riesci ad accettare che se si drogano (poco) di più,

lo fanno per gli stessi motivi per cui si suicidano (molto) di più.

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No almadel: sei in piena acqua stagnante e non c'è nessuna volontà di uscirne da parte tua. Forse perché in fondo in fondo nello stagno si sta bene...

Dire che i gay (o gli etero) si drogano "per colpa della società" è solo un modo per giustifcare e quindi legittimare la tossicodipendenza.

La tossicodipendenza ha origine da problemi psicologici: ogni tossicodipendente riempie con la droga un vuoto o una mancanza.

Se tu non accetti le conclusioni degli specialisti su questo argomento, è inutile continuare a discutere: non sei all'altezza di farlo, mi dispiace :salut:

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Dire che i gay (o gli etero) si drogano "per colpa della società" è solo un modo per giustifcare e quindi legittimare la tossicodipendenza.

 

Sei matto.

Direi che gli adolescenti gay si suicidano per colpa della società

non è affatto un modo per legittimare il suicidio.

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Ma scusa, Akinori...se tu ritieni veramente che i gay abbiano

un vuoto interiore a causa dell'omofobia interiorizzata, poichè

l'interiorizzazione dell'omofobia E' il minority stress, o per essere

proprio esatti è lo stressor, cioè l'agente stressante, non c'è diversità

di opinioni.

 

Tu non sei arrivato a nessun punto dolente...e se anzi ammetti di

avere un tuo vuoto interiore che cerchi di colmare facendo il "bravo

ragazzo" ovvero il contrario di ciò che farebbe il gay che si droga,

tu stai di fatto ammettendo di subire come lui il minority stress.

 

Riempire la propria vita di impegni e di studio per superare un vuoto

interiore non è sintomatico di forza, bensì di debolezza e non è certo

la soluzione del problema ( ma al più il minore dei mali a voler ammettere

sia vera la tua premessa )

 

In caso contrario dacci sta benedetta spiegazione di quale sia la fonte

del vuoto costituzionale che avrebbero i gay e che giustificherebbe il

fatto che tu non sia un gay con problemi di omofobia interiorizzata.

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Sinceramente non vedo il legame fra alcol, sostanze stupefacenti ed omosessualità, se uno ha voglia di allentare i freni lo fa a prescindere.

Forse è un discorso che riguarda più gli uomini o per lo meno dalle mie parti le ragazze sono piuttosto disinibite, a prescindere che siano fatte o meno.

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@adamlell ti trovi in difficoltà e cerchi di confondere le acque. Ma caschi male, perché anche il suicidio, come una droga, è una scelta. Non puoi negarlo.

Io penso che fenomeni come il suicidio e la tossicodipendenza, che ripeto, riguardano tutta la società, non solo i gay, siano fomentati dal lassismo morale.

Ci hanno fatto credere sin dall'infanzia che la morale coincideva con il sermone del prete. Non è così. La Morale c'è, e ci sarebbe anche se non esistesse il cattolicesimo. Il problema è che si è buttata con l'acqua sporca anche il bambino. Rifiutando la morale sessuofobica del prete è stata rifiutata la Morale in sé. Liberarsi dal cattolicesimo per essere gay è stato anche liberarsi di ogni regola. Da qui le parafilie, da qui la droga. Da qui anche il suicidio. Perché se si insegnasse nelle scuole che tu non puoi disporre del tuo corpo, che in quanto essere sociale, fa parte del corpo sociale, oltre un certo limite ( e sicuramente il suicidio e la tossicodipendenza sono dei limiti), non ci sarebbe appunto l' "epidemia" di tossicomani e suicidi . Ma secondo la tua morale libertaria, di te puoi fare quello che vuoi, solo perché non fai male (credi tu egoisticamente per giustificarti) a terzi.

Se fai male a te stesso fai male all'umanità di cui fai parte! Questo è il principio morale che devi comprendere.

 

@@Hinzelmann di una cosa sono certo: il mio vuoto interiore non dipende dal minority stress cioè da questo nuovo sinonimo che serve a spacciare il concetto ormai logorato di omofobia sociale. Non dipende nemmeno dall'omofobia interiorizzata. Non dipende dai sensi di colpa (sono ateo come sapete bene). E certamente non potresti essere tu a stabilire da cosa dipende, nel mio caso e nemmeno in quello degli altri, perché non sei né uno psicologo, né uno psichiatra, né uno psicanalista, ma un semplice avvocato. Che perora la sua causa.

Sicuramente colmare questo vuoto con lo studio, l'impegno, le relazioni sociali, l'autocoscienza, il volontariato, è meglio che colmarlo con il sessocentrismo o con la droga.

Sicuramente è positivo dare una soluzione razionale al proprio malessere. Ma il malessere c'è. E' inutile negarlo.

Io sto cercando semplicemente di analizzarlo. Ti assicuro che non sono il solo. Perché appunto, quelli che vivono questo malessere trovano una via di fuga (illusoria) nella tossicodipendenza, nel sessocentrismo, nel consumismo, nel suicidio o nelle prime tre cose insieme che poi a un certo punto sfociano nella quarta. Quindi non hanno una voce per esprimerlo, come sto facendo io, evidentemente, in questo momento.

 

E ricordo, nella civilissima Svezia, all'avanguardia per quanto riguarda i diritti, l'evoluzione sociale e le leggi che la riconoscono eccetera e quindi all'avanguardia della democrazia, c'è anche il più elevato tasso di suicidi.

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Ammetto di aver dato più di una volta un'occhiata a questo topic, ma non avendo una risposta chiara ho preferito evitare. Ci ho un po' pensato in questi giorni e penso di essermi fatto un'idea, basata ovviamente su quel poco di storie che so sull'argomento. Non credo che i gay si droghino di più degli etero, ma sì credo che le modalità e le ragioni siano in effetti diverse. Sicuramente è molto probabile che la società omofoba e stigmatizzante possa giocare un ruolo fondamentale per far cadere determinati gay nel tunnel dello sballo. Questo a sua volta può servire da "scusa" a determinati gay per condurre una vita fatta di eccessi e vizi con tutte le spirali e le conseguenze del caso. In parole povere credo che ci sia gente che ci cade davvero perchè disperata dalla società, ma anche gente che usa la scusa della società perché in realtà vuole solo divertirsi e vivere una vita al massimo dei vizi. Insomma a generalizzare ci andrei un po' cauto, però grossomodo personalmente vedo queste 2 grandi macro-categoria con tutte le mille e più eccezioni del caso. Personalmente so di più di qualche amico di amici che conduce una vita all'insegna dello "sballo", sfortunamente sembrano personalità abbastanza egoistiche, frivole, opportuniste e con problemi psicologici. So che sembra crudele da dire, e probabilmente lo è, ma invito sempre miei amici a lasciarli andare per la propria strada, visto che mi sembra gente senza speranze e che non porta nient'altro che problemi. Specifico che se si trattasse di gente che sia caduta nel baratro del sballo per effettiva depressione o errore o ingenuità, allora sarei il primo a farmi in quattro per aiutarli, ma se si tratta di gente che si vede lontano un miglio che ha la cultura dello sballo allora il mio atteggiamento non può che essere del tutto diverso. Se una persona è fatta in un modo non cambia, quindi inutile sopportare delusioni e rischiare di passare dei problemi o delle brutte situazioni per nulla. Spero di essermi spiegato :)

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AndrejMolov89

L'egoismo è associato all'essere individui: la maggior parte delle persone se ne accorge e o si rassegna, oppure cerca di far sì che il proprio piacere coincida col piacere del prossimo. In chi si rassegna vedo due categorie: quelli che perdono ivalori e chi vuole che la società sia come loro : ovvero l'esasperazione di un tratto naturale.

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akinori, sei tu a postulare di avere un malessere, non è che te lo sto dicendo io

sta a te ipotizzare da cosa dipenda, l'analisi nostra non ti piace?

 

Bene, però io vedo che la tua analisi invece che incentrarti su te stesso

si indirizza su chi fa scelte diverse dalle tue, il chè non è un buon segno

perchè sembra una non-analisi, la ricerca di un capro espiatorio.

 

Ammettiamo pure esistano gay che stanno peggio di te, in ogni caso non

è un'autoanalisi ( laddove io fornirei a TUTTI uno strumento di autoanalisi,

ma diamo pure per scontati io abbia torto...non pretendo di avere ragione )

 

Facci la tua autoanalisi senza parlare degli altri

 

Facciamo finta tu sia sincero e sia capace di autoanalisi e ripartiamo da qui

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Io penso che fenomeni come il suicidio e la tossicodipendenza, che ripeto, riguardano tutta la società, non solo i gay, siano fomentati dal lassismo morale.

Ci hanno fatto credere sin dall'infanzia che la morale coincideva con il sermone del prete. Non è così. La Morale c'è, e ci sarebbe anche se non esistesse il cattolicesimo. Il problema è che si è buttata con l'acqua sporca anche il bambino. Rifiutando la morale sessuofobica del prete è stata rifiutata la Morale in sé. Liberarsi dal cattolicesimo per essere gay è stato anche liberarsi di ogni regola. Da qui le parafilie, da qui la droga. Da qui anche il suicidio. Perché se si insegnasse nelle scuole che tu non puoi disporre del tuo corpo, che in quanto essere sociale, fa parte del corpo sociale, oltre un certo limite ( e sicuramente il suicidio e la tossicodipendenza sono dei limiti), non ci sarebbe appunto l' "epidemia" di tossicomani e suicidi . Ma secondo la tua morale libertaria, di te puoi fare quello che vuoi, solo perché non fai male (credi tu egoisticamente per giustificarti) a terzi.

Se fai male a te stesso fai male all'umanità di cui fai parte! Questo è il principio morale che devi comprendere.

 

Veramente non so da dove cominciare a risponderti...

Faccio molto prima a dirti in cosa sono d'accordo...

 

La tossicodipendenza è un danno sociale, soprattutto per le spese mediche di Welfare.

A mio avviso sarebbe opportuno tassare la droga come avviene per le sigarette,

in modo da non far pagare a tutta la collettività il peso di una dipendenza.

Ops, in effetti non conconderemmo neanche su questo. :)

(Che danno mai possa arrecare alla società il bondage, lo ignoro.)

 

Sul rapporto tra ateismo, omosessualità, edonismo e autodistruzione;

davvero non saprei da cosa partire...

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OTMa non c'era un commento di Altair?perché è stato spostato o cancellato?

 

Qua l'autoanalisi la consiglierei ad altri, non certo ad Akinori che sembra avere le idee chiare.

 

Almadel per favore, sembri un politico di destra italiano che parla dei gay. Come se il grande problema morale e sociale della droga e dei tossicomani fosse il depauperamento delle casse dello Stato, suvvia un pò d'onestà intellettuale!

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Insisto. La droga è un problema sociale e non morale.

I tossicomani non sono "cattivi", sono "problematici"

E lo stesso dicasi per chi tenta il suicidio.

 

Chi ha problemi di droga deve andare da uno psicologo,

non ha bisogno di qualcuno che gli faccia la predica

dicendogli che gli servono "valori sani".

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OTMa non c'era un commento di Altair?perché è stato spostato o cancellato?

 

Qua l'autoanalisi la consiglierei ad altri, non certo ad Akinori che sembra avere le idee chiare.

 

Almadel per favore, sembri un politico di destra italiano che parla dei gay. Come se il grande problema morale e sociale della droga e dei tossicomani fosse il depauperamento delle casse dello Stato, suvvia un pò d'onestà intellettuale!

 

Non capisco poi con che coraggio Hinzelmann mi proponga un'autoanalisi, esordendo con "facciamo finta che sei sincero", quindi con un evidente pregiudizio nei miei confronti. Adesso poi sembra essere addirittura una colpa rifiutare il sessocentrismo e non essere tossicodipendenti! :)):

 

In ogni caso io la mia analisi e la mia autoanalisi le sto facendo, mi metto in discussione ogni giorno ma non sembra che anche gli altri facciano così

Qui vedo un'altra evidenza fra una certa idea distorta della sinistra e il libertarismo. Considerare la condanna della tossicodipendenza come una specie di sermone (almadel parla di "predica" riesumando ancora una volta il cattolico che si porta dentro) è indicativo di come una certa idea distorta della sinistra implichi il rifiuto di ogni limite e di ogni rigore morale. Ancora una volta dunque questa idea distorta della sinistra finisce per legittimare la tossicodipendenza. Con la scusa che i tossicodipendenti non sono "cattivi" si riduce il grave problema a un problema sociale, il che significa che il tossicodipendente è vittima della società (vecchia litania libertaria) e sono un problema di cui la società si deve fare carico, tollerandoli..

Secondo me invece il problema è civile, e lo si risolve inculcando morale e senso di responsabilità sin dalle scuole inferiori, insegnando ai ragazzi che senza rispetto per se stessi non c'è rispetto per gli altri e che non è credibile l'eroinomane "bono" delle fantasie di almadel che aiuta la vecchina ad attraversare la strada dopo che è andata a ritirare la pensione. E che queste strategie basate sul "soccorso statale" e l'aiuto sociale hanno finora prodotto solo lo spaccio statale di metadone nelle asl. La droga di stato insomma. Il tossicodipendente parla con la psicologa, e poi gli danno la sua dose di droga legale. Spesso il tossicomane spaccia egli stesso il suo metadone ad altri tossici o si fa l'eroina sopra.

Ma poi che ignoranza del problema affermare: "chi ha problemi di droga deve andare da uno psicologo"! Intanto come convinci un drogato ad andare da uno psicologo? Pensi sia facile? un tossicodipendente non è nemmeno consapevole della sua tossicodipendenza come problema. per il tossicodipendente i pazzi sono quelli che lo vogliono curare :)):

Un drogato decide di curarsi solo dopo che ha devastato una famiglia, la società in cui è inserito e se stesso, ed è all'ultima spiaggia, perché magari ha avuto danni fisici di una certa entità. è stato costretto alla galera , non ha più risorse...Ma finiamola per cortesia!

Dobbiamo avere il coraggio di proporre VALORI SANI.Basta con questo lassismo morale. Basta con la scusa dei preti, ogni volta che si parla di etica. Sono tutte razionalizzazioni. A molti vivere senza valori fa comodo per fare i loro porci comodi. Cosa si teme, che se si proclama NO ALLO SBALLO in modo forte, chiaro, deciso, i gay non frequentino più i locali? Ma chi se ne frega! Però dovete avere il coraggio di ammetterlo, non vi dovete nascondere dietro il falso libertarismo.

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OTMa non c'era un commento di Altair?perché è stato spostato o cancellato?

 

Personalmente so di più di qualche amico di amici che conduce una vita all'insegna dello "sballo", sfortunamente sembrano personalità abbastanza egoistiche, frivole, opportuniste e con problemi psicologici. So che sembra crudele da dire, e probabilmente lo è, ma invito sempre miei amici a lasciarli andare per la propria strada, visto che mi sembra gente senza speranze e che non porta nient'altro che problemi.

 

Visto che mi è stato detto da loup che non aggiungo nulla alla discussione concordando con romantico...

 

estenderò il mio pensiero:

 

Sono assolutamente concorde sul lato egoistico di chi, utilizzando la scusa dello "sballo", si sente legittimato

ad ogni tipo di comportamento ma sopratutto condurre altri a seguire il proprio. Sono spesso persone frivole,

che prendono tutto con estrema leggerezza risultando spesso fuori luogo e fastidiose. Sono nocive per gli altri,

spesso esercitando lo charme della frivolezza senza curarsi delle conseguenze (comodo far ubricare l'amico senza

poi curarti di dove va e cosa fa). Ora se questa sia una prerogativa dei gay, direi di no, come ho detto in precedenza

l'uso di droghe e alcool credo sia al 50% fra etero e gay, riguardo però i gay che "sballano", un buon 90% di questi

credo possa rientrare nella categorizzazione fatta da romantico.

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Non contesto, Altair, il fatto che ti appaia questa realtà

è sul piano della sua valutazione che però richiamo la

tua attenzione.

 

La libertà, implica sempre la responsabilità e la capacità

di individuare da sè i limiti ai propri comportamenti.

 

Se manca questa attitudine è perchè manca una educazione

alla responsabilità e alla libertà.

 

Se dei giovani ( etero o gay ) si identificano nel personaggio

del "cattivo ragazzo" è proprio perchè si confrontano con un

insieme di proibizioni assolute che gli derivano dai genitori e

dalle istituzioni etc. Sono "cattivi" perchè devono essere "irresponsabili"

devono essere "irresponsabili" perchè non devono pensare di

essere in grado di poter essere "liberi"

 

Tanto è vero che molte di queste persone, crescendo, diventeranno

dei conformisti e delle persone assolutamente in linea con il sistema.

Dove vanno a finire questi ragazzi quando crescono ( non moriranno

tutti il Sabato sera come sospetta Giovanardi...) ?

 

Rientrano nei ranghi, perchè in realtà non ne sono mai usciti.

Queste persone non si stanno preparando ad altro che a fare ciò

che ci si aspetta da loro per il resto della vita.

 

L'errore è pensare che la cultura dello sballo possa produrre

persone egoiste, o frivole, mentre la cultura del sacrificio produrrebbe

persone altruiste. E che possa esistere una cultura dello sballo, senza

coesistere insieme ad una cultura del sacrificio. In entrambi i casi si tratta

di forme di gregarismo sociale, che prescindono dalle qualità morali dei

soggetti che le praticano ( cambia solo il gruppo di riferimento )

 

La caratterizzazione morale del personaggio è funzionale solo a chiudere

il cerchio, che questi ragazzi vi aderiscano o che siano sospinti ad aderirvi

e che siano valutati in base a questo criterio, serve solo a preconfezionare

un esito fatale: il ritorno all'ordine.

 

Non parliamo poi dell'ipotesi che siano addirittura persone "malate"

questo sì che legittima lo sballo e rende ipso facto irresponsabili.

Non credo in realtà che nessuno si ponga il problema della malattia

se non su questo forum ( il fattore della malattia viene suscitato -come

ovvio- solo in casi eccezionali, nessun sistema funziona se produce

malati )

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No, non ci siamo proprio. Non si tratta di contrapporre la cultura dello sballo e la cultura del sacrificio. lasciamo fuori i preti per cortesia. Ancora una volta di soppiatto si cerca di introdurre il prete che ognuno si porta dentro. Questa volta tocca a Hinzelmann.

Il problema è che la cultura della responsabilità non c'entra proprio niente con il sacrificio. Semplice è una cultura che implica dei limiti. Quindi cozza contro il libertarismo amorale della cultura dello sballo. La responsabilità comincia con la responsabilità nei confronti di se stessi e del proprio corpo. Se non si ha questo primo livello di responsabilità, non si potrà mai avere responsabilità nei confronti degli altri. E questo è evidentemente un discorso morale, ma che non ha nulla a che fare con il discorso del sacrificio.

Inutile fare i Soloni, atteggiarsi a sociologi, agitare Giovanardi come uno spaventapasseri per spaventare i gay più suggestionabili.

Siamo sempre allo stesso punto: non si vuole ammettere che per molti gay la tossicomania derviva dal seguente banale ragionamento: se sono gay, non posso essere cattolico perché la chiesa cattolica mi condanna. Dunque rifiuto la guida morale della chiesa. Ma dato che per me è l'unica guida morale, è la morale stessa. Quindi nel momento in cui la rifiuto, sono liberato da ogni impegno morale.

Insomma, si tratta sempre del vecchio: "Dio è morto, tutto è permesso"

Ovviamente questo ragionamento si applica soprattutto ai gay educati in contesti cattolici, ma teoricamente dovrebbe valere per qualunque chiesa o credo che condanni moralmente l'omosessualità.

 

Il problema morale del tossicomane dunque, non è il fatto che si tratta di un "peccatore" come pensano i preti. ma che non ha una morale autonoma, in senso kantiano. Infatti le stesse morali di tipo pragmatistico o utilitaristico fomentano lo sballo, secondo il principio: voglio godere ora, qui, subito ("non mi interessano le conseguenze e poi di me posso fare quello che voglio tanto non faccio male a terzi"...certo, la prima volta che fai questo ragionamento e ti droghi fai male solo a te stesso, ma poi quando diventi tossico farai male anche ad altri, stanne certo, coglione!)

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L'errore è pensare che la cultura dello sballo possa produrre

persone egoiste, o frivole, mentre la cultura del sacrificio produrrebbe

persone altruiste. E che possa esistere una cultura dello sballo, senza

coesistere insieme ad una cultura del sacrificio. In entrambi i casi si tratta

di forme di gregarismo sociale, che prescindono dalle qualità morali dei

soggetti che le praticano ( cambia solo il gruppo di riferimento )

 

No ma infatti io non ho mai detto questo, semplicemente spesso queste persone

risultano essere egoiste in quello che poi in realtà dovrebbe essere l'ambiente

della convivialità e dell'amicizia. Ovvio la cultura del sacrificio non è da santificare

a tutti i costi e non mi sentirei tantomeno di contrapporla a quello dello "sballo"

come diametralmente opposta.

 

Il ritorno all'ordine non è comunque automatico così come lo "sballo" non è una

prerogativa adolescenziale, basti vedere tutti i bambinoni di 30, 40 o 50 anni che

incontriamo tutti i giorni.

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Ci sono diverse "culture delle sballo" e una stessa sostanza

può portare a culture separate.

L'Alcool Universitario (quello dei Carmina Burana e delle Confraternite)

è propedeutico al "rientro nei ranghi" della classe dominante:

in questa cultura poi si innesta quella della Cannabis.

Non tanto in Italia, ma moltissimo in Gran Bretagna e Russia

ubriacarsi tutte le sere - o solo il sabato - è un diritto di "chi lavora sodo"

e la "cultura dello sballo" e quella "del sacrificio" non sono separate.

Un discorso analogo vale per la cocaina...

 

Un legame tra religione, droga e omosessualità

lo possiamo vedere in Marrazzo che - da buon cattolico -

ha bisogno della cocaina per andare a transessuali.

Anche Sgarbi va a transessuali, ma - essendo ateo -

può benissimo farlo senza assumere nulla.

 

Non c'è neanche bisogno che si debba essere "buoni cattolici",

anche Lapo - che doveva essere un "bravo ragazzo" - ne ha bisogno per travestirsi;

mentre Platinette può benissimo travestirsi senza assumere nulla.

 

La secolarizzazione della società ha creato omosessuali più "perbene"?

E' possibile; io lo vedo nel paragone tra l'attuale generazione di star gay - Ricky Martin e Tiziano Ferro -

rispetto alla generazione di star omosessuali del passato - Freddy Mercury, Bowie, Gerge Michael... -

Ora, neanche cercandoli, un giovane gay riuscirebbe a trovare "cattivi modelli".

 

Ovviamente io penso che ciò sia dovuto all'AIDS e che sei gay di oggi

sono tanto "perfettini" rispetto a quelli degli anni Ottanta la crisi delle religioni c'entri poco.

Ma non dubito in senso assoluto che la repressione catto-borghese

abbia avuto un peso nelle tragedie umane di Marrazzo e Lapo

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La questione dei modelli gay "perfettini" la collego anch'io alla secolarizzazione

della società ma semplicemente perchè oggi molto più di prima c'è una convergenza

verso la moderazione in tutti i sensi e in tutti i campi, i gay sono sempre più mascolini e

gli etero sempre più effemminati ad esempio, a tal punto che ormai la differenza non

si nota neanche più. Gli estremi e gli estremisti sono morti con gli anni '80, questo vale

anche per la questione dell'alcool e della droga.

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Ora è lecito domandarsi se siamo così moderati

perché l'AIDS ci ha cambiati o perché siamo più atei;

di sicuro sentirsi "trasgressivi" nel 2012 non è facile come una volta.

 

Di conseguenza è facilissimo sentirsi "bravi ragazzi"

anche se ogni tanto si fa sesso in cam o ci si fuma una canna;

senza per questo farne uno "stile di vita".

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Perchè siamo più atei, è ovvio. Anche gli etero sono più moderati

e loro non hanno avuto lo spauracchio dell'AIDS quanto noi.

 

C'è poco da trasgredire quando i dogmi contro cui bisogna ribellarsi

perdono di significato.

 

E per me questo è sicuramente un bene.

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A dire il vero, io penso che sia stato proprio l'AIDS a determinare un grande cambiamento nello stile di vita gay. Il trend è cominciato dalle grandi metropoli americane e poi si è diffuso in tutto il mondo. Ho letto delle inchieste a proposito, ma adesso non saprei reperire dati bibliografici, bastae su intervista a numerosi gay, i quali affermavano che l'aids aveva cambiato il loro modo di vivere e di viversi l'omosessualità.

Non so quanto c'entrino le teorie dei dissidenti, la relazione che pongono fra sesso anale, droghe legali e non e sieropositività, però una cosa è certa: droga e sesso promiscuo senza protezioni sono comportamenti a rischio che anche secondo la scienza ufficiale favoriscono la ricezione del virus.

Non credo però che l'aids sia stato preparato in laboratorio per indurre i gay a comportamenti più "normali", sarebbe come ammettere che la peste del secolo è stata mandata da Dio per punire i gay, però su un piano laico.

Io penso semplicemente che ci sono comportamenti e stili di vita che hanno effetto immunosoppressore.

Comportamenti che in ogni caso non avrei adottato anche se non avessero avuto questo effetto immunosoppressore.

Semplicemente perché me lo avrebbe impedito la mia morale.

Che è molto laica e si basa su alcuni principi, il primo dei quali è avere rispetto di se stessi

e il secondo è non usare gli altri come mezzo.

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