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Eterosessualità auto-indotta: esiste?


Casper

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Quindi l'ex-etero è un etero-curioso

dopo che si è tolto qualche curiosità?

 

Mi sa che dovremmo ridefinire il concetto di bisex...

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Hinzelmann

In assenza di una persona che si autodefinisca

come tale e non come "curioso" e non come "bisex"

dobbiamo ovviamente sforzarci di immaginare chi possa

essere, come possa ragionare e perchè adotti questa

forma di autodefinizione, negli USA e non in Italia.

 

Certamente si può sostenere che sia la mera forma

ripropositiva di un vecchio fenomeno ( tanto è vero

che io introduco le vecchie forme e antepongo dei "se"

ipotetici )

 

Anche se così fosse, il fatto che la forma cambi può

essere sintomatico di qualcosa, quantomeno il passare

del tempo ha imposto o proposto la possibilità di una

nuova forma. O no?

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Secondo me etero-curioso o ex-etero sono semplicemente persone bisex, prevalentemente eterosessuali che nella loro vita hanno o potrebbero avere delle esperienze omo, ma il cui lato etero prevale nettamente su quello omo. Io li definirei bisex. Non vedo molto l'esigenza di un'altra etichetta.

Secondo me invece se si è esclusivamente Etero non si proverà mai il desiderio di avere un'esperienza sessuale omo (nemmeno in prigione o in altri luoghi). Così come chi è esclusivamente gay non riesce ad avere alcun rapporto etero, nemmeno in casi estremi.

Due dei miei migliori amici sono gay. Se si accenna all'idea di far sesso con una donna o solo si nomina l'organo genitale femminile fanno delle facce schifate e qualche battuta sul prendere farmaci per il vomito al solo pensiero. Beh, non credo proprio che loro riuscirebbero mai o vorrebbero mai avere un rapporto con una donna, nemmeno chiusi a vita in un carcere femminile. Piuttosto si masturberebbero pensando a uomini nudi e varie ed eventuali.

 

Cio non togli che probabilmente c'è una grande parte di popolazione che è bisex (nel termine che ho dato prima) con la componente etero nettamente maggiore che non sperimenterà mai la sua piccola percentuale omo e che quindi non si definirà mai altro che etero nella vita. Questo individuo però, magari messo in una situazione estrema come il carcere, potrebbe sperimentare la sua parte omo che altrimenti rimarrebbe tutta la vita latente.

 

Quello che voglio dire è che secondo me è la situazione particolare (come il carcere) quella che può far esprimere in noi qualcosa che già c'è dentro di noi (anche in piccola parte) ma non credo che la situazione particolare possa farci esprimere qualcosa che a priori manca del tutto.

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Amen. :ok:

Oggi quoto tutto quello che dice Madoka. :P

 

 

Ai fini della nostra discussione può bastare tranquillamente la

ricchissima memorialistica di rapporti omo-etero alle uscite dalle

caserme o nei bagni pubblici e tantissime situazioni che in passato,

in un contesto molto più omofobo del nostro, erano per assurdo più facili

di oggi in Italia, proprio per il fatto che era estremamente facile per

gli etero non mettere in discussione - per questi atti sessuali - la propria

identità.

 

E te quelli li reputi eterosessuali?

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Loup-garou

Non è per tornare ancora una volta sul tema del carcere, ma credo che non si sia capito qual è il mio punto.

 

Secondo Gebhard il 36,4% della popolazione maschile ha avuto almeno un rapporto omosessuale nella sua vita.

Di cosa mi dovrei stupire? Che forse (e dico forse, perché secondo Gebhard le percentuali non cambiano) nel carcere, nelle caserme e via dicendo la percentuale è un pochino più alta?

 

L'unica differenza che io vedo è che se si sente parlare di uno che continua a definirsi etero ma ha fatto sesso con maschi fuori dal carcere è etero-curiosità. Se invece un autoproclamato etero fa sesso in cella, diventa un etero omo-indotto.

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Evidentemente il carcere è una buona scusa

per gli "etero-curiosi" di considerarsi "costretti"

e svolge quindi la stessa funzione della prostituzione maschile

("non sono gay; lo faccio solo per soldi")

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Hinzelmann

E te quelli li reputi eterosessuali?

 

Certamente loro non si ritenevano gay, a quei tempi neanche

gran parte dei gay si ritenevano tali, nel senso in cui

noi oggi intendiamo la parola ( che all'epoca neanche

era conosciuta...nè impiegata )

 

Direi che all'epoca "frocio" era colui che non riusciva a

diventare eterosessuale ( ovviamente in linea di massima )

quindi si poteva essere etero senza necessariamente dover

scegliere di non essere gay. L'omosessuale del tempo cercava

di vederci la manifestazione di una bisessualità, ma era

una bisessualità peculiare ben diversa da quella odierna.

 

E badate che non mi sto riferendo a militari costretti

dentro ad una caserma, ma in libera uscita...rispetto a

cui erano i froci che, andando a rimorchiarli, si riferivano

a se stessi dicendo : "andiamo a battere".

 

Questi sono i fatti storici ( dell'epoca ) come ho detto

è una realtà che certo non credo si debba rimpiangere, ma

è utile averla presente ai fini della discussione.

 

Il carcere, come il collegio o la nave sono invece luoghi

in cui diventa interessante vedere come nasce una relazione

sessuale ( non un singolo atto, violento o meno ) ma una

relazione in senso proprio, che eventualmente non sarebbe

immaginabile o possibile in altra situazione.

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soledamore

Che bella intuizione! Secondo almadel dunque tutti i criminali sarebbero omosessuali repressi!:banana:

E diventano criminali esclusivamente allo scopo di farsi arrestare e andare in carcere per esprimere la loro omosessualità...liberamente :)

 

Secondo me si sta facendo una grande confusione. Credo che alcuni non riescano a distinguere tra etero curiosi, omosessuali coatti, queer, ex-etero, bisex.

Gay si nasce ed è come avere un terzo sesso secondo costoro: confondono il gender con l'orientamento sessuale.

 

Quindi urge un riepilogo, a mero scopo esemplificativo e senza pretese normative, fatto sulla base del mio sesso biologico maschile - quindi assolutamente parziale rispetto alle varie singolarità e ai vari tipi presenti nel variegato mondo glbtq, ed escludendo altre voci recenti tipo "intersessuali" e "asessuali" per ora presenti solo negli acronimi anglo-americani.

 

1) queer (nella concezione comune): persona che non si è fissata, nel suo sviluppo psichico (ma anche, eventualmente, fisico) sul suo gender, socialmente acquisito o chirurgicamente conquistato..

2)bisessuale: persona che ha due orientamenti sessuali che coesistono senza entrare in conflitto: omosessuale ed eterosessuale. Il bisessuale è una specie di pseudo-queer, perché anche se "fluido" rispetto a due orientamenti fondamentali, comunque si fissa esclisovamente su questi due. Quindi non è monovalente come il gay comune, ma nemmeno polivalente come il queer

3) etero curioso: è l'etero che vuole avere esperienze omosessuali, non le ha mai avute, né si sa se le avrà mai...però è curioso!

4) etero omosensibilizzato: etero con esperienze omosessuali sporadiche (occasionali o coatte, anche ripetute): insomma ha provato l'altra sponda in circostanze eccezionali,

ma poi ha deciso per l'orientamento eterosessuale (perché l'omosessualità è anche scelta, non tutti sono o si sentono "nati omosessuali")

5)ex etero: persona che pensava di essere etero, ha avuto esperienze omosessuali, non si sente più etero, ma non si sente ancora compiutamente omosessuale

6) gay comune: maschio dall'orientamento esclusivamente omosessuale, che ricorda di essere così...da quando ricorda e non ha mai nemmeno sognato di avere esperienze eterosessuali, il pensiero delle quali gli provoca addirittura il vomito; oppure che ha scelto esclusivamente l'orientamento omosessuale dopo che ha trovato quello eterosessuale inadeguato. E che non è né etero curioso (perché l'omosessualità l'ha sperimentata) né ex etero (perché è senza dubbi e compiutamente omosessuale), né queer (perché sessualmente non gli interessano che i maschi), né bisessuale (per lo stesso motivo: non è gender bender , insomma) né etero omosensibilizzato (perché si riconosce solo nell'orientamento omosessuale, che non ha provato e non prova in circostanze eccezionali, ma nella vita di tutti i giorni)

 

 

 

Vi è poi la settima categoria, quella che irrita più di tutti persone come almadel:

 

7) il gay "guarito" :aiuto: ovvero l'ex gay. Il gay alla Luca di Tolve insomma, quello cantato da Povia e testimoniato dalle interviste che lui stesso ha dato e che si possono ancora vedere in rete. Ovviamente c'è poco da guarire, si sa: l'omosessualità da decenni non è più una malattia. Eppure esiste anche questo tipo, anche se molti gay preferiscono rimuoverlo o addirittura negarne l'esistenza o attribuirla alla fantasia di personaggi come il dott. Nicolosi. Quello che" era gay, ma ora ama lei" quindi ex gay, simmetrico all'ex etero, sotto certi aspetti, ma anche no. Ha avuto per lungo tempo un orientamento omosessuale, ma la sua omosessualità era egodistonica e quindi si è affidato a qualche specialista per recuperare l'orientamento sessuale che riteneva proprio. Questo tipo dell'ex gay è quello che più mette in crisi le convinzioni dei gay comuni. Il queer invece non viene affatto destabilizzato da un tipo del genere. Proprio perchè il queer sa che il gender è una costruzione sociale, ovvero un fatto culturale.

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Secondo me l'etero curioso, l'etero omosensibilizzato, ex-etero e gay-guarito li si può gettare tutti nel caldernone dei bisessuali. Non vedo perchè tutti questi distinguo, paiono solo scuse per non usare la parola bisessuale o peggio ancora gay.

 

 

Che bella intuizione! Secondo almadel dunque tutti i criminali sarebbero omosessuali repressi!:banana:

E diventano criminali esclusivamente allo scopo di farsi arrestare e andare in carcere per esprimere la loro omosessualità...liberamente :)

 

Forse questa frase è ironica, non capisco in che tono è detta,ma a me non pare proprio che Almadel abbia detto ciò che tu scrivi, neanche lontanamente. Mi pare abbia semplicemente detto ciò che anche altri hanno sostenuto nella discussione e cioè che il carcere può essere una scusa per gay repressi o bisessuali repressi da usare per giustificare una loro eventuale relazione omo. Ma se ho interpretato male le parole di Almadel mi scuso con lui.

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soledamore

Ma come può il carcere essere "una scusa" per gay repressi e bisessuali? Ti rendi conto dell'enormità di una frase del genere?

Inoltre almadel nello stesso post, più sotto, ha paragonato il carcerato che ha avuto esperienze omo al prostituto, ma hai letto?

Conoscendo almadel, lo ha scritto in modo ironico e quindi mi sembra che IO, a mia volta, abbia tutto il diritto di ironizzare su quello che ha scritto.

Spero che tu non abbia interpretato seriamente il tutto, invece. Mi preoccuperei.

 

Bisessualità è solo un'etichetta, come le altre del mio elenco. Per me, che sono queer, non conta niente.

Non credo che ci sia un monopolio sulle etichette ed i cataloghi. Ognino si fa i suoi :)

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Ma tu stravolgi quello che voglio dire... quello che pensavo a riguardo l'ho detto qualche post sopra e non mi pare di aver detto chissà che bestialità.

Ti riporto la mia frase di prima:

 

"Quello che voglio dire è che secondo me è la situazione particolare (come il carcere) quella che può far esprimere in noi qualcosa che già c'è dentro di noi (anche in piccola parte) ma non credo che la situazione particolare possa farci esprimere qualcosa che a priori manca del tutto."

 

Secondo me il carcere (cioè situazione in cui si è circondati da persone dello stesso sesso per lunghissimi periodi) può portare bisex (o se meglio preferite etero curiosi) ad avere esperienze omo che forse non avrebbero avuto in altre circostanze, ma se uno è etero e basta non credo proprio che il carcere o qualsivoglia situazione lo possa portare ad avere esperienze omo.

E quindi se uno (caso ipotetico) mi dice: "Sono etero al 100% ma in carcere ho avuto una relazione omo" allora io gli rispondo che forse del tutto etero non è e che quella del carcere è una "scusa" per una persona che nonostante sia bisex (secondo le etichette che ho io in testa) vuole rimanere totalmente distante dal mondo omo (liberissimo di farlo comunque).

 

Certo ognuno ha le etichette che vuole, dicevo solo che io non condivido le tue, non che le mie sono le uniche universalmente accettabili.

 

Per quanto riguarda il commento di Almadel sarà pure stato ironico ma esprime un concetto che (se ho capito bene il concetto) condivido pienamente e dicevo solo che ho un po' l'impressione (e non solo in questo post) che alle volta metti in bocca agli altri cose che non hanno detto o ne stravolgi il significato come secondo me hai fatto anche nella prima riga che hai scritto in mia risposta. Come dicevo già però quello che è il mio pensiero l'ho esplicato maggiormente nel mio primo intervento e non mi sento di aggiungere troppo altro per non correre il rischio che il mio pensiero venga totalmente stravolto.

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Hinzelmann

Io ho avuto una storia etero con una ragazza, sapevo

di essere gay prima, durante e dopo, lei sapeva di me,

nè io ho mai pensato di essere bisessuale.

 

Certo è una eccezione, ma è capitata.

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soledamore

Anche io, essendo queer, ho avuto storie etero (oltre che con etero).

Mi sembra che la situazione dell'etero "occasionale" sia simmetrica a quella che descrive Hinzelmann per sé, dal punto di vista qualitativo.

Anche se dal punto di vista quantitativo sono più numerosi gli etero che si concedono esperienze gay, che i gay che si concedono esperienze etero, mi sembra.

Questa è una mia valutazione personale, e anche qui occorrerebbero delle statistiche.

 

Dunque mi sembra inevitabile che, dato che ci sono gay che si concedono esperienze etero rimanendo gay,

vi siano anche etero che hanno una storia omosessuale, sanno di essere etero e sanno che lo saranno anche dopo, etero.

Questi etero possoni essere etero curiosi non repressi ( quindi etero curiosi che alla fine soddisfano la loro curiosità, caso più raro) o semplicemente etero che in circostanze particolari (istituti di pena eccetera) possono aver semplicemente manifestato la loro affettività in modo completo (quindi anche sessuale) ma date le circostanze

(mancanza di donne) lo hanno fatto con persone dello stesso sesso. Non occorrono ipotesi di bisessualità o di omosessaulità repressa, argomentazione

tipicamente vetero-essenzialista.

Un'altro esempio è quello delle esperienze omo degli adolescenti etero, che poi da adulti restano etero.

Un'altro ancora quello dei marinai di una volta (costretti a viaggi lunghissimi in mare in contesti completamente maschili e con spazi ridottissimi) o l'omosessualità fra i pirati (su questa hanno scritto almeno un libro, ed è un trattato di "microsociologia", non un romanzo!).

Comunque non aggiungo altro. Non vorrei "mettere cose in bocca" a qualche illustre pensatore un po' suscettibile :)

Sto scherzando eh, ma come ci si fa a prendere così sul serio? Un sorriso, suvvia! Le questioni da affrontare

in maniera così seriosa sono ben altre!

:salut:

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:D ecco un bel sorriso!!!

 

Ammettendo che non so nemmeno che voglia dire vetero-essenzialista secondo me lo schema può essere questo: uno è etero, sempre stato etero, ha una parentesi omo (magari dura solo un giorno ma quel giorno io personalmente lo definisco gay o almeno bisex) eppoi avrà solo relazioni etero e allora lo considererò sempre etero (stato omo solo in quella parentesi) e comunque a me pareva si parlasse di persone che hanno ripetuti rapporti omo anche in uno spazio di tempo molto dilatato (non di persone che provano una volta nella vita tanto per vedere). E tutto il mio discorso verteva sul fatto che lo facevo intorno a persone che hanno più e più volte rapporti omo e che secondo me a quel punto non possono ritenersi etero-curiosi, ma probabilmente bisex.

 

Secondo me poi il discorso all'incontrario (cioè gay con parentesi etero) è un po' diverso semplicemente perchè in questa società è molto più duro definirsi omo che non etero. Quindi non si può usare lo stesso metro.

Il motivo per cui insisto tanto su questa cosa è che secondo me nella maggior parte dei casi (non ovviamente in chiunque senza esclusione) etero-curioso è solo un termine per nascondersi per paura di cosa possa pensare la gente o per volontà di non definirsi gay perchè si vuole stare alla larga dall'identità gay e come dicevo liberissimo chiunque di farlo anche se sono scelte che non condivido.

 

Io non escludo che situazioni come quelle di Hinzelmann possano avvenire, ma secondo me sono eccezioni e non la regola e sui grandi numeri il mio punto di vista è sempre lo stesso: l'etero-curioso è un gay o un bisex che non vuole definirsi tale. Un po' come la storia dei bisex che si definiscono tali per non essere catalogati come gay. E' andata a finire che al giorno d'oggi molti gay attaccano i bisex come dei repressi che non vogliono ammettere il loro orientamento. Il punto è che è vero: conosco parecchi gay che non hanno mai sfiorato una donna con un dito e mai lo farebbero che continuano a definirsi bisex e secondo me lo fanno per paura di definirsi gay, ma ciò non toglie che io creda che la bisessualità esista e che ci siano persone che bisex lo siano davvero.

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Chissà se definiamo le stesse cose nello stesso modo :)

(Almeno per i maschi....)

 

- Gay represso: persona che vorrebbe avere esperienze omo, ma per paura della riprovazione sociale o di Dio; intende non averne.

- Etero curioso: persona che vorrebbe avere esperienze omo, ma non ne ha ancora mai l'occasione

- Ex-etero: persona che ha avuto esperienze omosessuali, non intende riaverle; ma non respinge l'esperienza avuta.

 

Con "Bisex" intendo (alternativamente)

 

- Gay immaturi: con ancora pochissime o nessuna esperienza (quelli che: "Penso di essere bisex o gay, non so....")

- Fedifraghi: persone ufficialmente fidanzate con donne, ma con doppia vita gay (quelli che: l'Amore con le donne e con gli uomini solo sesso)

- Wanna be ex-etero: omosessuale che immagina di avere in futuro una normale vita etero. (quelli che: un giorno troverò la donna giusta)

- Bisex Romantici: persone che hanno alternato e immaginano che continueranno ad alternare relazioni con entrambi i generi (quelli che: in Amore non c'entra il genere)

- Bisex Libertini: persone che hanno alternato e immaginano che continueranno ad alternare rapporti sessuali con entrambi i generi (quelli che: basta godere)

 

La cosa divertente di avere una parola sola per cinque casi

- molto diversi tra loro e molto diffusi -

sono le incomprensioni e le accuse che ci si scambia

quando ciascuno si riferisce a un "bisex" diverso.

Oltre alla facilità di passare da un gruppo all'altro,

senza ovviamente cambiare necessariamente definizione.

 

Riguardo alla situazione carceraria,

ritengo semplicemente che possa smorzare la repressione nei repressi

e facilitare il reperimento di un'occasione per i curiosi.

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ex etero e etero curiosi li metterei direttamente tra i gay repressi eheh, mentre le prime tre dei bisessuali li metterei tra i "ti piacerebbe"

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Il problema è che non si sa dove mettere gli ex-gay. Soprattutto se si sono sposati e hanno un figlio.

Tecnicamente sarebbero etero, anche se poi per il resto della vita si mantenessero casti, dopo aver avuto il figlio

e per quanto segreti desideri potessero ancora avere....:)

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Una volta mi pare in questo forum esistesse un sano concetto di discussione off-topic... :police:

 

Quindi... cosa abbiamo concluso riguardo il tema originale??? Che non v'è certezza possa accadere quello che presupponevo io, ossia dipenda molto da come ognuno di noi affronta il suo essere omosessuale, nel caso non lo accetti pacificamente???

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Prendendo spunto da un intervento di Isher in un'altra discussione:

 

 

 

per gettare una pietra nello stagno.

E' veramente possibile, in un periodo così complesso come l'adolescenza, trasformare la non accettazione della propria omosessualità in una eterosessualità di riflesso, sostanzialmente per imitazione di quelli che dovrebbero essere i comportamenti del maschio "standard" (stante il fatto che un omosessuale ha per ISTINTO attrazione per individui del suo stesso sesso).

 

Io credo che la cosa possa avvenire, come scrive Isher, ma non si possa raggiungere una trasformazione completa. A differenza della passione per un cibo, che ne so... il cioccolato, che può indurne all'abuso facendolo poi detestare, i rapporti con le persone e tanto più quelli di amore coinvolgono una sfera che attiene molto più al nostro subconscio che non alla ragione, quindi non penso sia possibile cancellare completamente quel fenomeno empatico che ci fa sentire attratti sia fisicamente che emotivamente più da persone del nostro stesso sesso che da quelle dell'altra metà del cielo.

 

A voi la parola... :sorriso:

 

 

 

Rientrando in topic, scusate i miei off.

La mia risposta è sì! Si può!.

L'orientamento sessuale è una scelta, non un destino.

Molti gay cattorepressi si vietano la fede, solo perché si identificano con il loro peccato.

Mi seguite? Io dico non c'è identità non c'è peccato

se identità non c'è peccato non può esserci.

Per questo sono queer vero e chi non è come me non può negare comunque che l'identità è un ruolo sociale liberamente scelto in alcune persone

Se non lo fosse dovremmo preoccuparci...:-)

 

E..poi devo diventare solo difficile. Parlare di fuga dalla triangolazione edipica. Il fuoco dell'oggetto A, un ellissi.

Decostruire la fallocrazia è un esercizio per pochi avvertiti, che deve restare occulto alla massa, pena la banalizzazione.

Ma fosse solo questo...si urtano suscettibilità, si titillano nevrosi, catene nevrotiche cristallizzate nel silicio senza bios

il rischio di trovare una tua rappresentazione artata usata contro di te...quante menzogne, quanta verità.

Ormai abbiamo dato il massimo. Ora spetta al futuro, la generazione dopo quel

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AndrejMolov89

Quindi rinunciando ad un attributo della tua individualità o negando la tua individualità stessa ti puoi ritenere salvo dalle tue pulsioni, che ritieni una scelta inconscia? Ma se è una scelta inconscia non può essere una scelta, giacché la condizione necessaria per cui vi sia realmente quest'ultima è la capacità d'arbitrio.

Sinceramente l'idea che non ci sia un identità la trovo assurda, un modo infantile per non accettare i propri limiti senza tentare di superarli con la presunzione che quest'ultimi non esistano. E' una mia opinione, non ho nulla contro di te.

Secondo me è una naturale conseguenza della socialità, se non si aderisce in qualche modo alla "moda", ci si sente estranei e quindi inferiori e vulnerabili. L'eterosessualità indotta è come indossare un abito che si ritiene disgustoso solo per essere accettati da un gruppo. Può essere anche più complesso di così, non lo metto in dubbio, però, seppur lo post-premetto, è una mia semplificazione della realtà, in attesa di altri dati.

Alla fine ritengo che vi siano due grandi macrocategorie : quelli sicuri di ciò che sono, quelli non sicuri. Quelli sicuri possono essere tranquillamente classificati come trans, gay, lesbiche, bisex and so on, quelli insicuri sono gli etero curiosi, gli omosex curiosi, eccetera tutti coloro che non riuscendo a convincersi dei propri limiti, magari reputando acquisiti gtroppo facilmente, desiderano altro per scongiurare la paura di non essere qualcosa, bensì qualcos'altro.

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Se l'orientamento sessuale è una scelta perchè allora una persona dovrebbe scegliere di essere omosessuale? Perchè gay che tentano di reprimersi per anni, magari mettendo anche su famiglia con figli alla fine proprio non ce la fanno e vengono a patti con loro stessi? Perchè dovrebbero scegliere di distruggersi la vita a 50 anni e ricominciare tutto da capo? (per masochismo?).

Se un ragazzo gay proprio non si eccita davanti ad una donna nuda ma si eccita subito davanti ad un uomo lo fa per scelta?

 

L'eterosessualità auto indotta la trovo pura violenza verso se stessi. Stare insieme a qualcuno dell'altro sesso perchè effettivamente ti ci trovi bene è un conto, ma importelo è un'altro.

Io scoprendomi lesbica così tardi (23 anni) mi sono anche analizzata un po' nel passato e mi sono resa conto che ho usato quel po' di attrazione che comunque avevo e ho tutt'ora verso gli uomini per mascherare quella molto molto più grande e passionale che ho per le donne. E ora che ho chiarito la mia identità sessuale mi sento molto meglio di prima, più felice (non che prima fossi una depressa, ma non potevo immaginare sarei stata ancora meglio). Ho scelto di essere lesbica? no, non credo proprio. Semmai ho scelto di non reprimere più una parte di me che spingeva sempre più per venire fuori. E ora che mi sono lasciata andare ai miei veri impulsi e sentimenti sto molto meglio.

Io nella mia identità di genere e nella mia identità sessuale ci sto benissimo. Tu stai bene nella tua non identità e buon per te.

 

P.S. di qualsiasi cosa si parli tiri sempre fuori questi famigerati gay cattorepressi, cattofobi e peccato. Poi ti lamenti degli atei che parlano male del cattolicesimo e lo indicano come la causa di tutti i mali. Ma a me pare che quello che tira sempre fuori e in continuazione la storia del peccato e della religione sei te: ne sei un po' ossessionato mi pare.

Se hai relazioni omosessuali e sei cattolico e dato che avere relazioni omo è una scelta perchè non scegli di seguire fino in fondo quello che i vari preti, papa e varie rappresentanze della chiesa ti dicono e non cominci ad avere una vita da etero cattolico?

Oppure continua così ma non tirare fuori ogni cinque minuti la storia del peccato e della chiesa, perchè ti avviso che secondo la tua chiesa tu sei un grandissimo peccatore e brucerai all'inferno tra le fiamme di satana

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vabbè ma voi state ancora ad accogliere le provocazioni (per altro, sempre le stesse)

ovviamente la cattofobia non esiste, si confonde il dissenso nei confronti della chiesa.

ovviamente la "scelta" non esiste, altrimenti saremmo etero :pausa:

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Hai scoperto di essere lesbica e hai scelto di esserlo.

 

Tanto lo hai scelto che il tuo vissuto eterosessuale ( che c'è )

lo hai qualificato, te lo sei raccontato, in un certo modo.

 

Lasciando in parentesi i discorsi di Soledamore che sostiene che

non esiste l'identità, tu hai operato una scelta fra due identità

che erano disponibili.

 

Mi pare di capire che ci sei arrivata ridimensionando il tuo

desiderio per gli uomini, altrimenti avresti scelto come molte

donne di essere bisex ( rispetto al tuo modo di raccontarti la

tua non scelta sarebbe stata la bisessualità )

 

Ovviamente parlare di attrazione, di desiderio e di coinvolgimento

emotivo significa già andare oltre la mera curiosità ( la curiosità

per me implica il passaggio dalla mera fantasia alla immaginazione

di una situazione verosimile ) ed istituire dei paragoni, fare dei

confronti sulla base di esperienze, sensazioni etc.

 

Chiaro è il fatto che il maschietto che non ha mai avuto una erezione

per una donna è portato a ritenere il contrario, ma esistono gay al 100%

che l'erezione per una o più donne l'hanno avuta e non hanno avuto dubbi

ugualmente su cosa scegliere

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La cattofobia, ahimé esiste. Altro che provocazione. Provocazione è invece negarla, perché fa comodo.

Esiste il libero arbitrio: non è vero che se tutti potessimo scegliere, saremmo eterosessuali, come dice qualcuno.

In questa affermazione ci vedo tanta omofobia interiorizzata! Perché uno non dovrebbe scegliere di essere omosessuale, piuttosto che etero?

Ogni scelta si equivale. Fatta la scelta subentra l'abitudine. Quando l'abitudine si è fissata è avvenuta la costruzione dell'identità.

Sono tutti passaggi culturali. Nemmeno il fattore gentico (che accentuerebbe in alcuni i cartteri sessuali secondari del sesso opposto)

è detrerminante, tranne nel caso rarissimo dell'ermafroditismo. Basta avere un apparato genitale funzionante, l'orientamento viene sempre dopo.

Non si nasce gay o lesbica. Se si mantiene l'equilibrio tra componente maschile e componente femminile nell'animus,

non occorre fare scelte definitive. La scelta, che poi diventa abitudine e quindi identità, si verifica quando c'è uno squilibrio tra le due componenti.

Ad un certo punto prevale quella maschile o quella femminile, anche per una forma di risparmio bioenergetico, probabilmente (ma è solo

un'ipotesi, non esistono studi scientifici a proposito).

E' in questo squilibrio l'origine della costruzione della persona sul proprio orientamento..

Questa identità, per quanto convincente, sarà sempre un simulacro. Da qui l'infelicità, prima o poi.

A vent'anni ci si sente come divinità, ma poi noto che a 30 e a 40 le crisi esistenziali abbondano.

Soprattutto a causa della solitudine e della mancanza di valori veri con i quali puntellare la propria identità (lo sfogo libidico certo non può essere un valore).

In questo squilibrio fra principio maschile e femminile è anche la causa dell'endomofobia.

Il fallocentrismo è la conseguenza inevitabile della costruzione di un'identità sopra un orientamento sessuale

 

@Madoka, ti prego, non fare il Savonarola: l'evocazione delle fiamme dell'inferno è così medievale, ti rendi ridicola!

Non ne parlo io che sono credente! E poi tu chi sei per giudicarmi un "grandissimo peccatore"? Sei il mio confessore? Non hai nemmeno la fede.

Affermi che credere in Gesù è come credere in Babbo Natale! Un giorno Babbo natale non ti porta più il regalo e tu non ci credi più, ti rendi conto del livello?

Che ne sai di come gestisco la mia vita di cattolico queer? Fai parte di coloro che guardano la pagliuzza nell'occhio dell'altro e non vedono la trave che è nel loro occhio?

Siamo tutti peccatori. Nasciamo macchiati dal peccato originale. Per questo extra ecclesiam nulla salus.

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-.- vabbè soledamore ho capito va... io della tua vita non so proprio niente.. te dici che io non colgo l'ironia ma mi pare che pure ne faccia di fatica a cogliere la mia. Ovvio che per me non sei un peccatore.. io parlavo della posizione molto chiara che ha la chiesa nei confronti dell'omosessualità.. e dato che io ingenuamente presumo che tu qualche rapporto omo lo abbia avuto allora presumo anche che la chiesa ti consideri un peccatore. Io non mi considero peccatrice nel senso che dici te come non ti considero un peccatore.. Io non c'ho una trave in un occhio, ma ne ho due (una per occhio). Io mi rendo conto del livello. E comunque guarda eviterò di rispondere ad altri tuoi messaggi tanto ho capito che è impossibile. Perchè non farei che attaccarti e te non faresti che rispondermi con sto tono da prete che proprio non mi piace.

Te sarai nato macchiato dal peccato originale. Io se ho peccato l'ho fatto dopo essere nata.

Buona notte.

 

@Hinzelmann: non so bene come spiegare la mia situazione. Anche se per tanto tempo non ci sono arrivata mi sono resa conto che tutto ciò che provavo per le ragazze era 100 volte maggiore di qualsiasi cosa abbia mai provato per un ragazzo. Non so dirti se l'ho scelto o meno. Ma io ora mi riconosco nei miei sentimenti. Ora mi rendo conto che prima mi forzavo prendendo un poco di quello che riuscivo a provare per un uomo e cercando di amplificarlo. Ma tu tieni conto che alla fine io non sono mai riuscita ad avere un rapporto sessuale con un uomo perchè non provavo abbastanza attrazione. Mi dicevo che era perchè il tale ragazzo non mi piaceva abbastanza. Ora ho capito che forse è la categoria intera che non mi piace abbastanza.. con le ragazze è tutto diverso. Mi viene molto più naturale innamorarmene, desiderarle e via dicendo.. per questo non riesco a considerarmi bisessuale.

Io credo che prima mi autoconvicessi di essere quello che non sono: e quella era una scelta. Ora ho deciso di seguire i miei sentimenti e non la testa.

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@Hinzelmann, non credo che l'identità, in genere, non esista, precisiamo. E' l'identità sessuale che io nego, ovvero la fondazione di uno statuto

e dei relativi discorsi con la loro catena significante necessariamente nevrotica su un orientamento sessuale.

La catena significante è nevrotica perchè implica uno scompenso nel ciclo maschile-femminile, che teoricamente dovrebbe essere, appunto, sempre circolare

e simmetrico

@Madoka, nessun discorso da prete: li lascio fare a te che sei atea :)

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Non si nasce gay o lesbica. Se si mantiene l'equilibrio tra componente maschile e componente femminile nell'animus,

non occorre fare scelte definitive. La scelta, che poi diventa abitudine e quindi identità, si verifica quando c'è uno squilibrio tra le due componenti.

Ad un certo punto prevale quella maschile o quella femminile, anche per una forma di risparmio bioenergetico, probabilmente (ma è solo

un'ipotesi, non esistono studi scientifici a proposito).

 

 

Questa è la piu' grande puttanata a-scientifica che io abbia mai letto.

In amicizia, ovviamente.

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Questa è la piu' grande puttanata a-scientifica che io abbia mai letto.

In amicizia, ovviamente.

 

Ovvio che sia "a-scientifica", è un'ipotesi che deve ancora essere dimostrata.

Hai scoperto l'acqua calda! Lo hai fatto per il solo gusto di essere volgare

in maniera gratuita? Perché io ne leggo tante, ma definirle "puttanate"

non fa parte della mia educazione né del mio stile forumistico.

In amicizia, ma anche no..

Non capisco perché sia così fastidioso questo concetto di "scelta dell'orientamento sessuale"

Forse perché sostenere di essere nati in un certo modo semplifica molto la vita

ed evita al cervello di porsi alcune domande imbarazzanti...

Qui certamente si tratta di risparmio bio-energetico :)

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Mi pare un “freudismo”…pensare che una banale esigenza di stabilità,

sia una tendenziale e generalizzata fissazione nevrotica, vedo che ora

passi dalla triangolazione edipica alla circolarità-equilibrio junghiana.

 

Il prossimo passo sarà quello di dire che la forma perfetta circolare può

essere una ed una soltanto…perché il cerchio ( e mi citerai un sacco di

Platonici ) rappresenta Dio. Poi l’uomo Vitruviano di Leonardo inscritto

nel cerchio ma coi piedi poggiati nel quadrato ( la Terra ) mediazione fra

terreno e celeste.

 

Il risultato sarà che l’assenza di essenza è l’unica Essenza e qui giocoforza

bisognerà introdurre il tema dell’androginia, l’unica forma data per l’assenza di

essenza: e chi meglio di un angelo si presta a rappresentare l'androginia?

 

L'androgino, mediatore fra terra e cielo e fra maschile e femminile, generato e

increato ( maschio e femmina Dio li creò ) è l'esito perfetto del discorso.

 

Il tutto però può essere scritto in modo divertente, senza dare dei nevrotici

agli altri...

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Mi dissocio da questo processo alle intenzioni, con le sue derive vitruviane, neoplatoniche, angeliche ed alchemiche.

Preso atto della naturale instabilità dell'identità di genere (essa viene stabilizzata, in effetti, solo da un dispositivo sociale e

culturale, e in questo senso nevrotico, nel senso di freudiano "disagio della civiltà") - la mia critica al concetto di essenza

si basa fondamentalmente sulla dialettica (quindi in questo senso è marxiana).

E grazie alla dialettica di genere e di ruolo che evitiamo la cristallizzazione dell'identità, in una cornice materialistica

che prescinde dalla mia stessa fede cristiana e cattolica.

L'androgino sposta ancora una volta il discorso sul piano simbolico, astratto.

L'esperienza queer è materiale, concreta.

Quando acquisisco il godimento anale, non sono un angelo - sono una bestia che si riappropria del fallo lunare

attraverso il pene dell'altro (per questo concetto rimando al mio "Poco meno di un quarto di scaffalistica omosessuale"

e all'analisi ivi fatta del "L"ano solare" di Bataille). In questo modo sfuggo alla catena del significante dispostico del fallo

solare (quello del fallocentrismo per intenderci), perché il fallo lunare è differenza senza ripetizione.

Quindi pene reale, non simbolico. Autentico, non simulacro. Per questo liberatorio.

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