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Dislivello Culturale


Zell

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Non dobbiamo guadagnarci la giustizia sociale.

Vedi? Continui ad associare la discriminazione con la giustizia sociale. Nonostante io abbia spiegato il concetto, probabilmente non sono riuscito nell'intento:

"Il meritarsi la discriminazione" non significa, in questo caso, venire puniti per le proprie scelte. Si intende vivere in un contesto sociale di stimolo-risposte che si autoalimente. Il gay che discrmina un ignorante da un luminare è a sua volta un gay discriminato perché bello e non brutto. Il gay che lamenta il non riuscire a trovare relazioni serie o individui che siano persone mature lamenta uno status il più delle volte conseguente alle proprie discriminazioni o quelle di altri omosessuali che attuano una qualche forma di discriminazione.

 

 

Nella realtà dei fatti, poi tutte le categorie discriminate hanno dovuto e devono lottare, quindi in questo senso se lo sono 'guadagnate'. Però non è qualcosa che dobbiamo avere a partire dal nostro comportamento o dal nostro pensiero. Dobbiamo averla, punto. Questo è alla base di tutti gli ideali, anche quelli d'affetto e comprensione di cui parli.

 

Infatti il mio discorso non è ideologico ma sociologicooo. Con gli ideali non andiamo da nessuna parte (operativamente parlando). Se non ti appartengono, è difficile che si possano condividere. Dal canto mio, sono convinto che prima si ci rende conto di essere co-responsabili dell'aver creato un mondo discriminante prima aiuteremo la società ad accettare le diversità. Il fatto che ognuno di noi, con il dolore e la prova si è guadagnato un diritto è un concetto cristiano anche questo. La società PURTROPPO non funziona così. Piacerebbe anche a me un sistema retributivo del genere. Molti individui ricevono una discriminazione dietro l'altra, vuoi per il colore della pelle, per le incapacità linguistiche, per il livello culturale, per l'orientamento sessuale, per la propria espressività, ma questo non vuol dire che giungerà matematicamente un momento in cui si vedranno rispettati.

 

Tu non hai creato nessuna teoria, ma hai detto una frase le cui diramazioni chiaramente non ti sei reso conto - perché dai tuoi post traspare che tu non intendessi dire che alcuni gay/alcune donne/alcuni ebrei etc. possono anche essere picchiati perché non hanno ideali apprezzabili - e certo che si trae un giudizio dalle tue parole.

Senza dubbio. E' possibile che si crei un fraintendimento per l'uso diverso che facciamo di certi significati. A questo punto, però, proprio per evitare ciò di cui stiamo parlando, la discriminazione, si possono chiedere ulteriori spiegazioni che giungeranno in maniera serena ed esplicativa (come nel dialogo tra te e me) piuttosto che aggressiva e competitiva (come il dialogo tra me e Alm.)

 

Sei su UN FORUM, è quello che si fa, si discute e ci si fanno delle idee da quello che uno scrive, non si hanno altri dati.

Sono completamente d'accordo. Infatti, al contrario di qualcun altro, non sorvolo post di risposta (dichiarando perfino d'averlo fatto), ma sono sempre disponibile ad ulteriori spiegazioni o scendere nei dettagli perché non ci siano fraintendimenti.

 

Ti ringrazio comunque per il modo in cui hai tentato un approccio comune per sbrogliare la matassa. Sono i modi più produttivi.

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Esempio completamente opposto di dialogo costruttivo?

 

Ma quale dicriminazione! Io con una persona che non conosce neanche l'ABC della grammatica non ho proprio nulla di cui parlare, e non venitemi a dire che potrebbe venire da una situazione disagiata, l'unica situazione che potrei tollerare è quella di uno straniero nato in un paese veramente svantaggiato.

Se la mia è omofobia, questa cos'è? Paura dell'ignorante?

Ecco, questo tipo di individuo merita le discriminazioni che gli vengono fatte poiché egli stesso è co-partecipe di un mondo discriminante (sempre parlando in termini social-culturali). Il continuare a scegliere in base ad idee preconcette senza avere l'umiltà necessaria nel riconoscere che non ci è dato sapere del futuro nè di ogni cosa possa verificarsi, si esplica in situazioni come questa ed analoghe dove, per una sorta di ciclo vitale, domani sarà proprio lui la vittima di una simile discriminazione. Ma il signore in questione, probabilmente (parlo dell'individuo medio, non me ne voglia) si ritroverà su questo forum ad aprire un 3D dove lamenterà proprio una sofferenza per una mancanza.

 

 

Siamo in Italia, le elementari e le medie sono obbligatorie e non costano nulla, la conoscenza è ovunque, internet è a disposizione di tutti; il saper scrivere e sopratutto il saper parlare in maniera decente poi esula dalla scuola ed è un qualcosa che va applicata tutti i giorni alla vita quotidiana.

La tua Italia non è la medesima Italia di altri 60milioni di individui.

 

Una persona che manca di quei prerequisiti essenziali non è sfortunata, è semplicemente una persona che ama sguazzare nella propria ignoranza,

 

Interessante. Quale mai stato di onnisapienza riesce a renderti così certo di ciò che affermi?

 

che non è curiosa e non ha interessi,

Quindi coloro non hanno questi "prerequisiti" sono delle persone vuote? Non vivono, non mangiano, non lavorano, non si relazionano, non fanno esperienze, non apprendono lezioni, non hanno figli CHE NON SANNO CRESCERE..

 

ergo io non ho interesse a parlarci, mi ritroverei a fare dei monologhi ricevendo zero risposte, o peggio, risposte banali.

La povertà grammaticale non sottointende una povertà culturale. E non sottointende nemmeno molte altre cose.

 

Non fraintendetemi non voglio dire che dobbiamo essere tutti laureati, e che chiunque debba avere una cultura come la mia (che ad esempio è di tipo umanistico), ma almeno che abbia quel minimo di interesse e quelle basi indispensabili di conoscenza per poterci fare un discorso di senso compiuto!

 

Sai come si chiama in gergo psicanalitico questo tuo passo? Contenitivo. Prima hai sfornato delle dichiarazioni forti e categoriche, poi contienti la pesantezza del tiro con delle accezioni che possono essere socialmente condivise.

 

E aggiungo, discriminare non vuol dire scegliere, è una cosa ben diversa, invito all'uso del vocabolario. Semmai è chi rifiuta la conoscenza che si auto-discrimina, ponendosi in un'oggettiva posizione di inferiorità con i propri interlocutori non avendo quindi elementi con cui controbattere.

L'uso del dizionario credo proprio venga fatto dalla maggioranza di noi altri, non crucciarti. Sai cos'è la discriminazione in un bambino di 2 anni? E di uno di 4? Sai cos'è la discriminazione in ambito medico? Sai cos'è la discriminazione in ambito zoologico? Sai cos'è la discriminazione in ambito matematico?

 

Ci sono innumerevoli significati nelle parole presenti nella lingua italiana. Quando non siamo certi di avere la piena padronanza di tutte le sfumature, sarebbe bene chiedere ulteriori spiegazioni. E' così che si dialoga. Non prendendo per certe delle verità che esistono solo nella nostra testa.

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Vorrei aggiungere per Ariel e per quanti altri possano ritenere triste ed infelice il "meritarsi la discriminazione":

 

Il fatto che un ciclo sociale sia triste e orribile da vedere, non vuol dire che non esista o non si possa portare alla luce. Io non parlo in termini da predicatore messianico dicendo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ho semplicemente portato alla luce un fenomeno ciclico legato alla discriminazione.

La società in cui viviamo è immancabilmente lo specchio di coloro che la compongono.

 

La discriminazione di cui si parla in questo post è di carattere scolar-culturale (quindi non addentriamoci nelle forme di discriminazioni più pesanti quali la razza, la religione ecc.). Ogni giorno dimostriamo di vivere in un mondo simile alla selezione naturale presente nella fauna marina. Il pesce più grosso mangia il più piccolo che a sua volta verrà mangiato da un pesce ancora più grosso.

In svariati casi, siamo proprio noi, con le nostre scelte, le nostre discriminazioni che mettiamo in moto una serie di processi che torneranno a noi sotto forma di giudizio discriminante. Quella persona è troppo bassa, è troppo alta, è troppo idiota, è troppo saccente, è troppo impegnata con il lavoro, è disoccupata, è mammone, è troppo indipendente, è egoista, è troppo affettuoso con gli altri..

Non ci rendiamo conto che nelle selezioni che noi stessi operiamo stiamo piantando il seme delle conseguenze che giungeranno domani come discriminazione nei nostri confronti. Non possiamo pretendere di ignorare come le nostre scelte di oggi non incidano nelle cose che ci accadranno domani. Lo abbiamo scelto noi e in questa misura lo abbiamo meritato.

 

Spero di aver risoluto l'arcano finalmente.

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Aquarius questo tuo culto dell'ignoranza lo trovo totalmente fuori luogo, ti barrichi dietro questa scusa della discriminazione perchè tu stesso ti sei "incartato" in un discorso dal quale non riesci ad uscire...

 

Se io la mattina decido di bere il latte piuttosto che il succo di frutta non sto discriminando il succo di frutta... opero una semplice scelta. Se io scelgo di non frequentare una persona con la quale non riesco a comunicare (per una sua mancanza, non per una mia) non discrimino, scelgo. Tu stesso ti sarai ritrovato a scegliere un'amico piuttosto che un'altro perchè con quello comunicavi meglio mentre con l'altro no. Si tratta di una scelta, il più delle volte inconscia, ma questo è! Una cosa banale e normalissima per la quale tutti questi artifizi teorici che hai tirato su sono totalmente inutili! ;)

 

Inoltre:

 

La tua Italia non è la medesima Italia di altri 60milioni di individui.

 

Vuoi dirmi che ad Orvieto non ci sono scuole, biblioteche, internet points, televisioni, esseri umani con un minimo di cultura con cui dialogare? Non credo.

 

Quindi coloro non hanno questi "prerequisiti" sono delle persone vuote? Non vivono, non mangiano, non lavorano, non si relazionano, non fanno esperienze, non apprendono lezioni, non hanno figli CHE NON SANNO CRESCERE..

 

Ovviamente no, non sono regrediti allo stato animale (almeno spero). Tuttavia risulta basilare e tremendamente ovvio che una loro ignoranza generale li potrebbe rendere meno adatti a svolgere una determinata funzione. Ti faccio un esempio pratico: una persona che non sa parlare italiano trasmetterà questo sua mancanza ai figli che dovranno fare uno sforzo supplementare, coadiuvato magari dalla scuola, per colmare questa lacuna di base. Ora a meno che non scenda lo spirito santo a donare la cosìdetta scienza infusa, il bambino imparerà a parlare dai genitori no? Esempi come questo se ne possono fare moltissimi.

 

Ribadisco, la mancanza di cui parlo è quella dell'ABC, dei prerequisiti, dei preliminari, di quelle competenze essenziali per essere cittadini consapevoli di questa società, non dobbiamo essere tutti scienziati ma dobbaimo essere tutti consapevoli. In taluni casi (non in tutti!) io lo reputo un dovere, ad esempio se sei un cittadino, e non ti interessi di politica, rimani nella tua ignoranza e per questo vai a votare magari un idiota, per cui la tua azione si ripercuote su tutti gli altri ed in quel caso provochi un danno. L'ignoranza non sarebbe una colpa se non avessimo tutti i mezzi per ottenerla, se vivessimo nel deserto completamente alienati dal mondo, ma per fortuna non è così.

 

Se la mia è omofobia, questa cos'è? Paura dell'ignorante?]

 

Assolutamente si, io ho tremendamente paura degli ignoranti, perchè dall'ignoranza scaturisce l'incompetenza, la xenofobia e tutta una serie di comportamenti che storicamente hanno avuto conseguenze catastofiche per l'umanità. La chiesa era ignorante quando condannò Galileo, i nazisti erano ignoranti quando pensavano che i mali del mondo fossero causati da ebrei, zingari e omosessuali e per questo li hanno sterminati.

 

Tornando al discorso discriminazione ti invito a rispondere a questa domanda:

 

Se un ignorante con me non riesce a comunicare, e di riflesso io con lui, la colpa è mia? Dovrei abbassarmi al suo livello e dire una marea di cavolate perchè altrimenti potrei apparire come uno che discrimina?

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Il mio problema nella tua frase è che avevi associato il meritare di essere discriminati con una certa parte della comunità gay, portando quindi logicamente a pensare che stessi parlando di discriminazione omofobica, non della 'discriminazione' nel senso dell'essere giudicati in base ad alcuni criteri come bellezza o cultura.

 

Capisco che nonostante non fosse chiaro, era quella la discriminazione di cui parlavi, ma penso che tutti coloro (me inclusa) che sottopongono altri a queste discriminazioni, sono più che disponibili a farsi discriminare nello stesso modo. Non mi vuoi come partner perché sono bassa? Mi pare giusto, io voglio qualcuno che mi voglia proprio per come sono alta, quindi pace.

Questo tipo di discriminazione non è negativa, ed è impossibile pensare che non esista. Mi stai dicendo davvero che tu non hai nessun criterio secondo cui scegli partner e amici?

Io sì, non mi sento attaccata quindi se non rientro nei criteri di qualcun altro. Questa discriminazione nel campo delle relazioni interpersonali è legittima, quindi sì: l'esercito, e me la merito anche.

 

Per quanto riguarda le lotte sociali: non sto parlando di matematica, sto solo dicendo che se qualcuno non avesse lottato, di giustizia non ce ne sarebbe al punto che o non sarei qui, ma piuttosto nella cucina di un marito con cui già ho fatto un figlio controvoglia :rolleyes:

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Mi stai dicendo davvero che tu non hai nessun criterio secondo cui scegli partner e amici?

Certo che pongo una cernita alle mie amicizie. Queste però non si basano du preconcetti o su prime impressioni. Non si basano su criteri infimi rispetto all'intero spettro della personalità dell'altro. Un individuo non è un mio amico perché non è brutto, perché non è ignorante o perché sa come vestirsi, ma perché, dopo averlo frequentato, rimane palese che le nostre strade riescono ad essere comunicanti.

 

Il fatto che in un sms mi sbagli tutti i congiuntivi mi dice qualcosa in più di lui, probabilmente che andrà corredata da sue spiegazioni dai suoi racconti, ma questo non pregiudica la stima che io posso nutrire per lui in quanto uomo. Nè l'amore che potrei sentire più avanti può decadere perché il suo percorso culturale non è "all'altezza". La metà dei nostri genitori non ha superato le scuole medie. Questo significa forse che non abbiano delle stupende qualità? Che non siano persone alle quali poter volere bene e con le quali stringere un rapporto?

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Sbagliato, perché nessuno si merita il razzismo, nessuno si merita l'omofobia, nessuno si merita il sessismo, eccetera eccetera.

Qualcuno ogni tanto si merita un calcio sugli stinchi, ma perché se lo merita come individuo, mai in quanto parte di una categoria.

 

Perché le persone che saranno omofobe, razziste, sessiste, con quello che 'se lo merita', lo saranno anche con te, non faranno distinzioni.

 

 

Tralasciando il linguaggio forbito usato di chi ha buona padronanza.

Mha.. l'amore, il sentimento, le qualità umane hanno base culturale o si fondano sul DNA del non essere unici ma straordinari?!

Il mio concetto di amore va ben oltre, io mi innamoro dell'anima delle persone il resto poi diventa fantastico.

 

 

vi straquoto in pieno.

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Ma infatti sono d'accordo, personalmente, con te, e neanch'io considero l'istruzione un criterio...

Però come mi aspetto che nessuno metta in discussione i miei criteri di scelta, e non voglio essere giudicata per essi, così faccio con gli altri.

Quella che per te è una prima impressione, per altri può essere qualcosa di vitale, che esprime molto di una persona.

Okay, in teoria per essere perfetti dovremmo essere aperti a tutto, ma non lo siamo, quindi non mettiamoci a disquisire di quale imperfezione sia più imperfetta.

 

Dopotutto, se uno non vuole un ragazzo che non usa abbreviazioni per sms, quel ragazzo che usa abbreviazioni sarà il primo a dire 'Ok, 'sti cazzi, mi trovo un altro', no?

Anzi, forse i criteri superficiali sono meno crudeli: si evita di dover conoscere e poi scoprire qualcosa di spiacevole e incompatibile col nostro carattere, di qualcuno.

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Basterebbe usare con meno leggerezza la parola "discriminazione".

 

Come dice Ariel, io mica mi offendo se qualcuno

non mi vuole come partner perché ho la barba.

E mi tengo la parola "discriminazione"

per quando devo descrivere un omofobo.

 

Personalmente non do affatto peso all'ignoranza;

l'unica cosa che mi infastidisce

è l'arroganza degli ignoranti

che non vogliono imparare cose nuove.

(Fastidiosa come l'arroganza di chi

- avendo una cultura specifica -

pretende che sia patrimonio comune).

 

Io davvero fatico a credere - come sostiene Acquarivs -

che nelle nostre preferenze sia contenuta in abbozzo

la causa di ogni altra discriminazione.

Perché oltre al banale "non mi piace"

bisogna anche aggiungere "l'odio irrazionale".

 

Però è vero che spesso il disprezzo per gli ignoranti

nasconde semplicemente il classismo

(ovvero il disprezzo per chi a appartiene a una classe sociale inferiore,

che - insieme al razzismo e al sessismo - è uno dei tre mali della Società).

E' possibile che il punto sia proprio questo.

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ma infatti discriminazione è una parola che si usa per altro.

anche il ragionamento del karma, quello che se fai una cosa prima o poi ti capita, nel mondo reale non esiste.

tant'è che quelli che snobbano di più gli altri sono quelli che, generalmente, hanno più successo: ovvero gli stronzi.

che poi è come se io dicessi di frequentare 70 enni controvoglia perchè, quando si avranno 70 anni, non ci saranno 20/30enni che ci vorranno frequentare. ma non ha comunque senso, sarebbe un elogio dell'ipocrisia e dell'opportunismo.

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Basterebbe usare con meno leggerezza la parola "discriminazione".

 

I paradigmi della comunicazione spiegano proprio come i partecipanti al dialogo abbiano entrambi la responsabilità di comprendere (chiedere) e farsi comprendere (spiegare). Io ho capito qual è l'uso e il significato che voi (in questo caso i miei ascoltatori) attribuite alla parola "discriminazione" e, in base a questo, se voglio stabilire un connubio devo per forza prendermi la responsabilità di spiegare. Ed è quello che ho fatto nonostante tu non ti sia preso la responsabilità di chiedermi: Cosa intendi? Hai enunciato un giudizio (omofobo). Siccome non mi interessa far la guerra nè a te nè a nessun altro mi sono armato di pazienza ed ho diviso a tutti i miei strumenti di dialogo in modo che ci capissimo.

 

Come dice Ariel, io mica mi offendo se qualcuno

non mi vuole come partner perché ho la barba.

E mi tengo la parola "discriminazione"

per quando devo descrivere un omofobo.

E un tuo criterio comunicativo. Se ad un colloquio di lavoro venissi scartato perché hai la barba, parleremmo di discriminazione?

 

Personalmente non do affatto peso all'ignoranza;

l'unica cosa che mi infastidisce

è l'arroganza degli ignoranti che non vogliono imparare cose nuove.

Perché, in questo caso, il presunto limite è attivo. Cioè agisce nei tuoi confronti. E' quindi normale che tu possa optare per una situazione sicuramente migliore per te. Non stai agendo tramite stereotipi ma attraverso un'esperienza diretta.

 

(Fastidiosa come l'arroganza di chi

- avendo una cultura specifica -

pretende che sia patrimonio comune).

L'arrogante potrebbe vedere nell'altro l'ignorante e l'ignorante potrebbe vedere nell'altro la pretesa che le proprie conoscenze siano di patrimonio comune. Occorre vedere il perché si fanno certe cose a questo punto.

 

Io davvero fatico a credere - come sostiene Acquarivs -

che nelle nostre preferenze sia contenuta in abbozzo

la causa di ogni altra discriminazione.

 

Purtroppo è la base della selezione naturale. E' un dato di fatto.

Questo se intendiamo parlare di discriminazione in senso antropologico. Se parliamo della discriminazione come quella dello sbaglio dei congiuntivi, l'atteggiamento è vessatorio in quanto il rapporto tra la "mancanza" (cioè il difetto della persona) è troppo iniquo perché questo possa contemplare un universo di conseguenze come quelle elencate, a mio parere, selvaggiamente da Alt.

 

Perché oltre al banale "non mi piace"

bisogna anche aggiungere "l'odio irrazionale".

Hai beccato il punto!

 

Però è vero che spesso il disprezzo per gli ignoranti

nasconde semplicemente il classismo

(ovvero il disprezzo per chi a appartiene a una classe sociale inferiore,

che - insieme al razzismo e al sessismo - è uno dei tre mali della Società).

E' possibile che il punto sia proprio questo.

Ecco perché non sono omofobico. Perché classificare un determinato evento come profetico di una serie di altri particolari significa privarsi di conoscenze, esperienze e lezioni che arricchiscono il nostro universo.

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Per Altair:

 

Inizialmente non avevo interesse a risponderti perché difficilmente riesco a sentire costruttivo un dialogo basato su questa forma di attacco:

 

Aquarius questo tuo culto dell'ignoranza lo trovo totalmente fuori luogo, ti barrichi dietro questa scusa della discriminazione perchè tu stesso ti sei "incartato" in un discorso dal quale non riesci ad uscire...

 

Non ho reso l'ignoranza un mito nè un culto. Non ho fatto elogio all'ignoranza nè lodata. Non mi sono barricato dietro alcuna scusa perché ho dato spiegazioni e non mi sono affatto incartato. Se fosse stato questo il caso, di certo avrei detto: Effettivamente va rivisto.

 

La chiesa era ignorante quando condannò Galileo, i nazisti erano ignoranti quando pensavano che i mali del mondo fossero causati da ebrei, zingari e omosessuali e per questo li hanno sterminati.

Fai attenzione.. Queste dichiarazioni sono indice di una buona dose d'ignoranza. Le radici della condanna a Galileo e quelle della persecuzione nazista sono di gran lunga molto interessanti e di certo non sono da ricercare nelle motivazioni da te addotte.

 

Tornando al discorso discriminazione ti invito a rispondere a questa domanda:

 

Se un ignorante con me non riesce a comunicare, e di riflesso io con lui, la colpa è mia? Dovrei abbassarmi al suo livello e dire una marea di cavolate perchè altrimenti potrei apparire come uno che discrimina?

Se sei tu quello che scorge il divario, probabilmente perchè la tua posizione te lo consente, non credi che, la tua ricchezza potrebbe, almeno in parte, portare ad un equilibrio?

Sei assolutamente certo che "lui" non abbia da insegnare a te molto più di quanto tu possa insegnare a lui?

 

Il fatto che io abbia, ad esempio, studiato Psicologia, vuol dire forse che tu, Ariel, Alm. non possano comunque insegnarmi qualcosa? Ciò che io ho appreso, il mio livello culturare, a che servirebbe se non potessi condividerlo con altri? E viceversa per loro.

Se avere delle capacità piuttosto che condividerle mi porta a giudicare e ad allontanare chi non è all'altezza, non sto forse arroccandomi su un monte in cui l'unico abitante sono io e altre persone che non hanno affatto bisogno di me?

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I paradigmi della comunicazione spiegano proprio come i partecipanti al dialogo abbiano entrambi la responsabilità di comprendere (chiedere) e farsi comprendere (spiegare). Io ho capito qual è l'uso e il significato che voi (in questo caso i miei ascoltatori) attribuite alla parola "discriminazione" e, in base a questo, se voglio stabilire un connubio devo per forza prendermi la responsabilità di spiegare. Ed è quello che ho fatto nonostante tu non ti sia preso la responsabilità di chiedermi: Cosa intendi? Hai enunciato un giudizio (omofobo). Siccome non mi interessa far la guerra nè a te nè a nessun altro mi sono armato di pazienza ed ho diviso a tutti i miei strumenti di dialogo in modo che ci capissimo.

 

Mi spiace, ma se parli in un sito gay di "discriminazione";

tutti penseranno sempre e solo alla "legge contro l'omofobia"

e a nessuno verrà in mente "non mi invitano perché sono grasso".

Per chiedere spiegazioni è necessario che una frase sia ambigua

e la tua non me lo è sembrata, nemmeno dalle tue successive reazioni.

 

Poco male, basta esserci intesi.

E un tuo criterio comunicativo. Se ad un colloquio di lavoro venissi scartato perché hai la barba, parleremmo di discriminazione?

 

Prova ad andare alla CGIL e dire:

"Ehi, mi hanno scartato perché sono ignorante! E' discriminazione!"

Sono sicuro che si metterebbero a ridere.

Poi vai a dire che ti non ti hanno selezionato per la barba

e si limiteranno a sorridere e scambiarsi sguardi divertiti tra sindacalisti...

Prova invece a dire che secondo te non sei stato assunto perché gay

e vedrai che ti chiederanno in che modo hanno ottenuto questa informazione.

 

"Ignoranza", "barba" e "omosessualità" non hanno lo stesso peso

in un colloquio di lavoro e neppure nella scelta di un'amicizia.

 

Per questo non è opportuno mettere tutto nello stesso calderone.

Perché, in questo caso, il presunto limite è attivo. Cioè agisce nei tuoi confronti. E' quindi normale che tu possa optare per una situazione sicuramente migliore per te. Non stai agendo tramite stereotipi ma attraverso un'esperienza diretta.

 

Guarda che io sono d'accordo con te :)

Tutto il casino è nato solo sul tuo uso leggero del termine "discriminazione"

Io non ho pregiudizi negativi (eccetto verso psicologi e antropologi :) ).

 

L'arrogante potrebbe vedere nell'altro l'ignorante e l'ignorante potrebbe vedere nell'altro la pretesa che le proprie conoscenze siano di patrimonio comune. Occorre vedere il perché si fanno certe cose a questo punto.

 

Io sono una persona psicologicamente molto semplice e molto franca.

Sia l'utilizzo ossessivo del proprio lunguaggio specialistico

che la difficoltà ad ammettere di avere qualcosa da imparare

sono entrambe espressioni della medesima insicurezza.

 

Non è infrequente che chi rifiuta di essere edotto sulla filogia classica

presenti un'eccezionale arroganza quando parla di meccanica

e non è strano che chi si fa gran vanto dell'aver letto La Fenomenologia dello Spirito

ostenti disprezzo per chi cerchi di insegnarli a cucinare il cous-cous.

 

In sintesi: mi stanno semplicemente sulle balle gli insicuri,

ma sono abbastanza franco per dire: "Ehi tu! Ho l'impressione che tu sia un po' troppo insicuro".

 

Purtroppo è la base della selezione naturale. E' un dato di fatto.

Questo se intendiamo parlare di discriminazione in senso antropologico. Se parliamo della discriminazione come quella dello sbaglio dei congiuntivi, l'atteggiamento è vessatorio in quanto il rapporto tra la "mancanza" (cioè il difetto della persona) è troppo iniquo perché questo possa contemplare un universo di conseguenze come quelle elencate, a mio parere, selvaggiamente da Alt.

 

Non vorrei entrare nel merito.

 

Ecco perché non sono omofobico. Perché classificare un determinato evento come profetico di una serie di altri particolari significa privarsi di conoscenze, esperienze e lezioni che arricchiscono il nostro universo.

 

Quando si tratta di un sostantivo,

ti prego di usare "omofobo":

"omofobico" è un aggettivo :D

 

Ma siceramente, chi se ne frega? E' selezione naturale.

Vuoi rifiutarti di parlare con qualcuno che ha la terza media?

Vuoi evitare di partecipare a un'orgia inte-razziale?

Non vuoi andare a un rave party a Bucarest?

Padronissimo di non farlo.

Se davvero penso che ci sia qualcosa da guadagnare,

sarò felice di farlo al posto tuo, no?

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"Ignoranza", "barba" e "omosessualità" non hanno lo stesso peso

in un colloquio di lavoro e neppure nella scelta di un'amicizia.

 

Per questo non è opportuno mettere tutto nello stesso calderone.

 

 

 

Invece hanno eccome lo stesso peso, perchè se tu, nonostante le tue competenze e le tue capacità, non venissi assunto per una discriminazione a scelta tra quelle sopra, il danno cagionatoti sarebbe esattamente il medesimo.

Ergo le discriminazioni sono tutte da condannare allo stesso modo.

 

 

 

 

 

Assolutamente si, io ho tremendamente paura degli ignoranti, perchè dall'ignoranza scaturisce l'incompetenza, la xenofobia e tutta una serie di comportamenti che storicamente hanno avuto conseguenze catastofiche per l'umanità. La chiesa era ignorante quando condannò Galileo, i nazisti erano ignoranti quando pensavano che i mali del mondo fossero causati da ebrei, zingari e omosessuali e per questo li hanno sterminati.

 

 

Qualunquismo allo stato puro: confondi ignoranza in senso stretto con intolleranza/razzismo, quando le due cose non c'entrano una fava l'una con l'altra; una persona può sbagliare tutti i verbi, ma aver ricevuto una educazione che lo ha portato a rispettare il prossimo e le diversità, mentre un'altra può aver studiato ad Oxford, avere una padronanza linguistica e nozionistica infinita, pur essendo intollerante e razzista, perchè cresciuta ed educata in tal senso.

A me un ragazzo che sbagliasse i verbi non farebbe nè caldo nè freddo, mentre non tollererei un ragazzo che chiamasse le persone di colore "sporchi negri"; non so se la differenza ti è chiara.

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@Acquarius:

 

La mia non è una forma di attacco, mi dispiace se ti è apparsa così. Volevo tagliare corto ad una serie di speculazioni fumose che reputavo improduttive, chiedo venia, ho peccato di presunzione.

 

Fai attenzione.. Queste dichiarazioni sono indice di una buona dose d'ignoranza. Le radici della condanna a Galileo e quelle della persecuzione nazista sono di gran lunga molto interessanti e di certo non sono da ricercare nelle motivazioni da te addotte.

 

Invece si che lo sono, l'ignoranza è state causa di questo e di molti altri drammi storici (ho ovviamente semplificato ai minimi termini, la questione è molto più complessa sopratutto per quanto rigurada il nazismo), comunque ho studiato molto approfonditamente la questione, ci ho fatto un'esame universitario, so di cosa parlo.

 

Se sei tu quello che scorge il divario, probabilmente perchè la tua posizione te lo consente, non credi che, la tua ricchezza potrebbe, almeno in parte, portare ad un equilibrio?

Sei assolutamente certo che "lui" non abbia da insegnare a te molto più di quanto tu possa insegnare a lui?

 

Non hai risposto alla domanda che ti avevo posto... comunque io quando conosco una persona con un livello culturale diverso dal mio non mi ci metto a fare le ripetizioni, per quello mi pagano, se una persona adulta e vaccinata non ha raggiunto i livelli minimi è un problema suo, ribadisco comunque (ed è tipo la terza volta) che io parlo di ignoranza a livelli drammatici e mancanza di consapevolezza, ovvero quella che crea un vero e proprio gap comunicativo. Che lui potrebbe insegnarmi qualcoasa su questo non ci piove, mica sono onniscente, ci mancherebbe altro, il problema è che basare una conoscenza sul colmare le rispettive lacune piuttosto che sul piacere di stare insieme mi sembra assurdo. Ripeto,le ripetizioni sono una cosa, le relazioni personali sono un'altra. Io non mi metto con un ragazzo perchè potrebbe insegnarmi qualcosa ma perchè provo qualcosa a livello affettivo, la crescita reciproca viene dopo. Diverso è il caso in cui una persona è talmente capra da non saper mettere due verbi in fila, con quella persona non ho proprio nulla da condividere, mi ritroverei a fare il maestrino 24h/24 oppure ad ascoltare le sue boiate senza replicare (altrimenti mi danno del razzista discriminatore :bah:).

 

@ben81:

 

Qualunquismo allo stato puro: confondi ignoranza in senso stretto con intolleranza/razzismo, quando le due cose non c'entrano una fava l'una con l'altra; una persona può sbagliare tutti i verbi, ma aver ricevuto una educazione che lo ha portato a rispettare il prossimo e le diversità, mentre un'altra può aver studiato ad Oxford, avere una padronanza linguistica e nozionistica infinita, pur essendo intollerante e razzista, perchè cresciuta ed educata in tal senso.

A me un ragazzo che sbagliasse i verbi non farebbe nè caldo nè freddo, mentre non tollererei un ragazzo che chiamasse le persone di colore "sporchi negri"; non so se la differenza ti è chiara.

 

La paura del diverso nasce da una NON CONOSCENZA del diverso e/o da una serie di FALSE CONGETTURE RIGUARDANTI IL DIVERSO non corrispondenti alla realtà, ergo IGNORANZA.

Acquarius che studia psicologia sa meglio di me che l'essere umano è portato naturalmente ad avere paura di ciò che non conosce (=ignora)

 

Non sapere i verbi non è ignoranza tout court, cioè quella di cui si stava parlando, ma di un tipo specifico di ignoranza. Tuttavia è un fortissimo campanello d'allarme che denota aridità culturale perchè nel momento stesso in cui leggi un libro, leggi wikipedia o la carta igienica con su scritta la divina commedia impari la grammatica, chiamasi preliminari.

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Peccato che il topic (leggi i primi post, pare proprio che tu abbia perso qualche passaggio cruciale della discussione non parlasse di ignoranza intesa come intolleranza/non conoscenza del diverso/relativa discriminazione, nè tantomeno di accettare la frequentazione di persone intolleranti/razziste, ma della specifica ignoranza in campo grammaticale, tant'è che molti hanno portato l'esempio di chi chattando o al telefono, e quindi nel primo contatto, scrive male e/o si esprime in maniera errata, e l'autore ci chiedeva se, per noi, tali differenze culturali potessero determinare un calo di interesse da parte nostra.

Del resto il Mondo è pieno di gente acculturata (nel senso inteso ad inizio topic), gente plurilaureata che non sbaglia una virgola, ma comunque intollerante, razzista ed omofoba, basti pensare ad alcuni ministri. Ma siamo ot, si potrebbe aprire un topic a parte su tale argomento, sottolineando le differenze tra ignoranza e mancata/cattiva educazione nel relazionarsi e nel rispettare il prossimo.

 

Quando poi dici che non conoscere i verbi è sintomo di aridità culturale, e che non accetteresti una persona che sbagliasse i verbi...beh, dimostri tanta, tanta superficialità, visto che dai importanza alla forma e non alla sostanza, a come una persona si esprime e non alla validità della persona stessa, che potresti appurare solo mediante una conoscenza che vada oltre ad uno scambio di battute... stai attento, potresti ritrovarti circondato da persone che non commettono alcun errore, ma che sono aride di cuore e magari anche razziste, perchè lo ribadisco, l'essere acculturati non è sinonimo di essere aperti, rispettosi, e tolleranti, pensiamo al Papa, tanto per fare un esempio illustre.

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Peccato che rispetto al topic iniziale la discussione avesse proprio preso quella piega (vedi scambio di opinioni fra me e Aquarius).

 

Ad ogni modo che ti piaccia o no la realtà è questa, se mancano le basi è molto probabile (anche se ammetto eccezioni) che ci sia aridità culturale, è una cosa perfettamente normale, e non sarà di certo un discorso perbenista a far cambiare lo stato delle cose.

 

L'essere acculturati non è sinonimo di essere aperti, rispettosi, e tolleranti, pensiamo al Papa, tanto per fare un esempio illustre.

 

Rispetto e tolleranza non sono il contrario della "paura del diverso", i primi si guadagnano a livello umano, il secondo si estirpa con la conoscienza.

 

E comunque sulla profondità culturale del Papa e di certi ministri avrei i miei dubbi...

 

Quando poi dici che non conoscere i verbi è sintomo di aridità culturale, e che non accetteresti una persona che sbagliasse i verbi...beh, dimostri tanta, tanta superficialità, visto che dai importanza alla forma e non alla sostanza, a come una persona si esprime e non alla validità della persona stessa, che potresti appurare solo mediante una conoscenza che vada oltre ad uno scambio di battute...

 

Io non è che non accetto, io non riesco a comunicare per un'oggettiva incompatibilità culturale, ma in che lingua ve lo devo dire?!! :muro:

 

(Ennesimo) Esempio: Se mi capita di conoscere un tizio che parla solo di un paio di argomenti, che conosce solo l'orticello davanti casa sua e che non riesce a spaziare in qualunque altro argomento dello scibilie umano, la colpa è la mia? Se una persona la reputo non inteteressante perchè trovo i suoi discorsi banali, devo frequentarlo per forza? :gha:

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Ora siamo addirittura finiti a parlare di differenza di interessi ed argomenti di interesse/discussione?

 

Comunque, un conto è scartare una persona in base a come si esprime, un conto è scartarla perchè non si ha nulla in comune con lei.

 

Magari una persona parla e scrive male, ma ha i tuoi stessi interessi e passioni, o, viceversa, si esprime in maniera corretta, ma non ha argomenti in comune con te.

 

Sarebbe da superficiali scartare la prima tra le due persone, in quanto la si scarterebbe soltanto per la forma, nonostante sia affine a noi, mentre sarebbe cosa normale scartare la seconda, in quanto la sola forma e capacità di espressione non sarebbe sufficiente a colmare una divergenza di interessi ed argomenti rispetto ai nostri.

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C'è anche da dire che spesso una persona si ritiene più colta di un'altra in base a criteri sbagliati o superficiali. Spesso chi non la pensa come noi è ritenuto un ignorante e chi la pensa come noi una persona colta :sorriso: ho conosciuto alcuni fascisti che ritenvano ignorante una persona solo perché comunista e viceversa...

Un genere la percezione di dislivello culturale, spesso fallace, è basata su criteri formali.Quindi sull'ortografia, anche delle idee!

Ma quando una grammatica dei concetti con le sue regole condiziona il pensiero... più chre di dislivello culturale parlerei di condizionamento culturale...

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Io non giudico il livello culturale di una persona, certo è che se mi deve piacere allora un minimo deve essere intelligente e acculturato ma non troppo... sennò sarebbe il tipico ragazzo antipatico e superbo che crede sempre di stare dalla parte della ragione (mi sovviene qualcuno di questo forum devil.gif).

Quindi una via di mezzo né ignorante né troppo acculturato.

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andrew_vandek_86

Acquarius, tolto che nel leggere i tuoi post sono sempre più convinto che tu ti diverta ad accendere dei flame, così come ti diverti ad inserire le nozioni che hai appreso e/o che stai apprendendo sui banchi di scuola -che per quel poco che posso intendermene io sembrano di carattere psicologico.

Fatto sta che come ben dovresti sapere il linguaggio verbale è una forma di comunicazione, e come tale suscita delle reazioni nelle persone che vi si approcciano.

Tu, ad esempi, risulti naturalmente antipatico dato che ti arrocchi dietro un paio di termini specifici per difendere le teorie più assurde.

Questo non dimostra che tu sia una persona colta, non dimostra che tu sai parlare, dimostra al più che conosci il concetto di retorica e che ti diverti nell'utilizzarlo nei confronti di persone dall'altra parte dello schermo.

Le persone a cui tu risulterai simpatico, saranno con ogni probabilità le persone che non solo riescono a capire i tuoi fini giochi retorici, ma che anche ne risultino in qualche modo affascinati o divertiti.

A me non piacciono, ma magari a qualche altro utente possono piacere.

Tutta questione di comunicazione.

Perciò, mostrando tali lati del tuo savoir-faire comunicativo, stai già discriminando -nel senso che stai facendo delle scelte, ah e tra l'altro se mi spieghi dove si discrimina in matematica mi fai una cortesia, dopo anni di studi in quel senso non ne ho mai sentito parlare ^_^-

Ogni persona, nel momento in cui utilizza un qualsiasi tipo di linguaggio, sta discriminando.

Si pensi solo alle migliaia di mode tra ragazzi, gli emo, i truzzi, gli alternusi, ecc. si vestono in un certo modo per attrarre ragazzi con i loro stessi interessi. Quella è una forma di discriminazione.

Chi si atteggia a checca, chi si veste da trans, sta discriminando. Sono ragazzi che vogliono esprimere certi lati di loro stessi, e conseguentemente vogliono attirare solo un certo tipo di persone. Così come chi si mette l'orecchino a sinistra e non a destra. Così come chi va in giro con il simbolo della campagna contro l'AIDS. Così come chi va in macchina con la musica tamarra a palla.

Ogni volta che una persona si esprime, a prescindere dal modo in cui lo fa, sta facendo una discriminazione. Ciò non significa che un punk uscirà solo con punk, o cose del genere, ma di sicuro si sta già facendo una prima scelta, dettata dalla condivisione di gusti.

 

Il 'ragazzo' con cui sto uscendo in questo periodo non ha mai studiato, penso abbia solo la terza media, e per me gli studi non sono di certo un criterio di selezione. Tuttavia, apprezzo davvero molto il fatto che abbia una buona dialettica e che sappia disquisire degli argomenti più disparati, questo per me è invece un criterio ed anche piuttosto marcato di selezione.

In discoteca pochi giorni fa un bel ragazzo mi aveva offerto un cocktail, ma al terzo 'minchia oh' l'ho schinato e me ne sono andato -ovviamente con il cocktail u_u-

 

Il linguaggio separa, discrimina, divide, la metafora della torre di Babele aveva esattamente questo significato.

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L'argomento è stato già ampiamente discusso.

Ti ringrazio per le valutazioni che esprimi nei miei confronti. Non pretendo di essere nè compiaciuto nè compreso nè di apparire simpatico o antipatico. Io conto ben poco in tutto questo. Conta l'argomento e questo con Ariel e Alm è stato sufficientemente sviscerato.

 

Ps. In matematica, il discriminante di un polinomio è una quantità che dà informazioni sulle sue radici, e nell'ambito della teoria di Galois, sul gruppo di Galois del polinomio.

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Ci sono persone culturalmente inferiori a me che mi fanno divertire, sono genuine. Il problema è il livello intellettivo credo. Una persona può essere al mio livello di intelligenza e oltre anche senza sapere tante belle nozioni. Non che mi senta nè che sia questa grande intelligenza, ma percepisco se parlo con una persona e quella non riesce a rispondermi sullo stesso livello di conversazione che mi aspetto, livello che capisco non essere suo proprio. Non mi ci posso innamorare probabilmente. Ma potrei divertirmici tranquillamente immagino.

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AndrejMolov89

Ma quale dicriminazione! Io con una persona che non conosce neanche l'ABC della grammatica non ho proprio nulla di cui parlare, e non venitemi a dire che potrebbe venire da una situazione disagiata, l'unica situazione che potrei tollerare è quella di uno straniero nato in un paese veramente svantaggiato. Siamo in Italia, le elementari e le medie sono obbligatorie e non costano nulla, la conoscenza è ovunque, internet è a disposizione di tutti; il saper scrivere e sopratutto il saper parlare in maniera decente poi esula dalla scuola ed è un qualcosa che va applicata tutti i giorni alla vita quotidiana. Una persona che manca di quei prerequisiti essenziali non è sfortunata, è semplicemente una persona che ama sguazzare nella propria ignoranza, che non è curiosa e non ha interessi, ergo io non ho interesse a parlarci, mi ritroverei a fare dei monologhi ricevendo zero risposte, o peggio, risposte banali. :gha:

 

Non fraintendetemi non voglio dire che dobbiamo essere tutti laureati, e che chiunque debba avere una cultura come la mia (che ad esempio è di tipo umanistico), ma almeno che abbia quel minimo di interesse e quelle basi indispensabili di conoscenza per poterci fare un discorso di senso compiuto!

 

E aggiungo, discriminare non vuol dire scegliere, è una cosa ben diversa, invito all'uso del vocabolario. Semmai è chi rifiuta la conoscenza che si auto-discrimina, ponendosi in un'oggettiva posizione di inferiorità con i propri interlocutori non avendo quindi elementi con cui controbattere.

Dillo ad un dislessico, afasico. Vediamo quanto sguazza nella sua ignoranza. :) Una mia amica, una splendida e intelligentissima persona, parla da culo. Però, credo che sia una delle geologhe più promettenti che esistano.

Ci sono persone che magari non conoscono un cazzo di tanti argomenti, che magari parlano male, ma che hanno girato il mondo e sono decisamente più aperti di te. Sinceramente, se non fossi un pazzo psicopatico apprezzerei una persona che abbia un interesse genuino verso la cultura, che un interesse di riflesso, per farsi vedere curioso e interessante. Giudicare in base alla cultura è sempre sbagliato e svilisce la cultura ad una mera manifestazione estetica e non ad un bisogno essenziale. Questo atteggiamento è tipico( ma non una caratteristica intrinseca) di chi studia filosofia, motivo per il quale non amo la categoria dei filosofi. ^^

Ah, per inciso, non sono la persona più intelligente del mondo, pecco di ottusità. L'ho dimostrato varie volte nei miei discorsi un po' superficiali o magari dalla mancata dimestichezza in determinati argomenti, però non mi ritengo una persona povera o arida: solo da coltivare.

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andrew_vandek_86

@Acquarius: So che cos'è il discriminante di un polinomio, casualmente è stato trattato anche nella mia tesi -e tra l'altro, sebbene dubito fortemente che tu sappia anche solo cosa sia un gruppo di galois, mi ha fatto piacere che hai copiato pari pari la frase della wiki, peccato che essa non dica che la nascita storica dell'utilità di un discriminante era in teoria dell'eliminazione delle variabili, ma dato che la wiki non lo diceva tu non potevi saperlo.

 

 

Ma quello su cui volevo farti riflettere, è che in matematica non si usa mai il verbo discriminare.

'Discriminante' si usa solo come sostantivo, ovvero non sentirai mai una frase del tipo 'discriminiamo un polinomio' o cose del genere. Così come non si usa mai il termine 'discriminazione'.

 

Insomma, sebbene sia vero che ogni termine ha una sua validità a seconda del contesto, bisognerebbe sapere se in quel contesto quel termine esiste o meno ^_^

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Si tratta semplicemente di non circondarsi

di una serie di piccoli sbarramenti preventivi

e di mantenere un atteggiamento curioso nei

confronti degli altri e della vita.

 

Fare diventare ogni caratteristica un requisito

e fare di ogni requisito una misurazione a "livelli"

è il modo migliore per non conoscere veramente le

persone ed essere antipatici, invece che empatici.

 

Nel secondo caso, peraltro, si rimorchia molto di

più.

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Facile a dirsi a parole, ma nella realtà...pregiudizi e discriminazioni sono comunissimi e non si fa che circondarsi di piccoli sbarramenti preventivi.

Quando una persona mette in discussione radicalmente ciò che pensi ti mette in crisi, e altro che "non fare sbarramenti": ci si chiude nella propria piccola trincea e ci si trasfiorma in cecchini: perché poi, per chi si identifica con la propria cultura, subentra un discorso anche di autostima: "non può essere che abbia ragione lui...ma allora..è più intelligente di me?" ...si tende a pensare cose del genere.

Poi quando vi sono dei pregiudizi ideologici ogni discorso è inutile: chi non la pensa come te è il Nemico, e va eliminato.

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