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Decreto Legge 122 Scomparsa dell'università pubblica


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Volevo rispondere anche io a gayp27 perchè odio troppo le generalizzazioni (e i commenti un po' sparati lì che danno quel non so che di nonsense alle discussioni... :paura:) ma vedo che mi avete preceduto in tanti.

 

Tutti fancazzisti, vergognamoci!!!  :afraid:

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Stamattina a scuola c'era l'assemblea sulla riforma. Sono state invitate (giustamente) persone pro-riforma e altre contro. Dopo 3 ore di discussione i due pro-riforma erano talmente spiazzati dalle risposte degli altri due, dei professori e degli studenti, che si arrampicavano dappertutto, ma proprio dappertuttooo! "I muri della scuola sono imbrattati". C'era bisogno dell'assessore alla cultura per farmi notare che i muri sono imbrattati. Dunque??? In che modo la cosa ha a che fare con l'organizzazione della scuola? Bah.

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A confermare che Giavazzi non è un pazzo scriteriato. Dalla New York University (Ottima università per la cronaca)

 

---------------------

 

Egregi professori, magnifici rettori

 

ALBERTO BISIN

 

La scuola italiana è una tragedia. Se le elementari appaiono lacunose soprattutto in matematica e scienze (indagine Timms, 2003), le medie superiori sono ancora peggio, specie al Sud (indagine Pisa, 2006). L’università, infine, è fallimentare sia in termini di didattica che in termini di ricerca, come ampiamente documentato ad esempio da Roberto Perotti, L’Università truccata (Einaudi, 2008). A fronte della tragedia della scuola, le discussioni di questi giorni sono invece una commedia, surreale e cacofonica. Parlano tutti assieme, confusamente, incoerentemente, a voce alta, come i concertisti di Prova d’orchestra di Fellini.

 

Gli studenti in piazza lamentano correttamente che l’educazione che ricevono garantirà loro un futuro senza opportunità. E così anche quei genitori e quegli anziani professori che dalla piazza sperano di aggrapparsi al traino della gioventù di figli e studenti. Ma né studenti, né genitori, né professori chiedono direttamente un sistema educativo di qualità. Chiedono piuttosto solo maggiori finanziamenti per l’educazione.

 

Ma non è affatto di fondi che il sistema necessita. L’Italia spende per la scuola, dalla materna alle superiori, una percentuale del Pil essenzialmente pari alla media Ocse (dati riferiti al 2005, da Ocse, Education at a Glance, settembre 2008). Per l’università la spesa annuale per studente, depurata dal numero eccezionale di fuori-corso, è addirittura inferiore solo a quella di Stati Uniti, Svizzera e Svezia.

 

Il ministro Gelmini, da parte sua, invoca una «scuola della serietà, del merito». Parole sante. Ma poi finisce per tagliare i fondi indiscriminatamente. Per le scuole che funzionano così come per quelle che non funzionano. Per il Nord, dove le superiori sono in media a livelli europei, così come per il Sud, dove sono peggio di molti Paesi in via di sviluppo (Pisa, 2006). Il ministro propone inoltre di trasformare le università in fondazioni. Ottimo. Ma poi prevede di garantire fondi pubblici di perequazione per le università peggiori, quelle che non riescano ad attrarre fondi privati attraverso le fondazioni stesse.

 

I rettori universitari minacciano le dimissioni di gruppo per protesta. Lo fanno ogni volta che sentono parlare di tagli. Nel novembre 2006 lamentavano un’insufficiente crescita del fondo di finanziamento, che avrebbe portato al «blocco degli atenei, dei servizi, la cancellazione del futuro per i nostri giovani». Oggi si legge nella mozione della Conferenza dei Rettori, approvata all’unanimità nel luglio scorso: «L’università non reggerà l’impatto. Una situazione che (...) porterà inevitabilmente l’intero sistema universitario pubblico al dissesto».

 

Davvero le amministrazioni universitarie non hanno alcuna colpa della lievitazione dei costi del sistema? Qualcuno ha sentito i rettori minacciare le dimissioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che le nuove regole per i concorsi inducano a promozioni in massa (dal 1999 al 2006 il numero di professori ordinari è cresciuto del 54 per cento)? E sul fatto che nuovi atenei sorgono come funghi nelle sedi più improbabili? E sulla proliferazione di inutili corsi di laurea? Qualcuno ha sentito i rettori minacciare le dimissioni per richiedere finanziamenti basati sulla qualità dei loro atenei? Nel 2007 la quota percentuale dei finanziamenti assegnata sulla base dei «risultati» era del 2,2 per cento; il 97,8 per cento distribuito invece sulla base della spesa storica, cioè favorendo chi ha speso di più, e non meglio, in passato.

 

Gli insegnanti di elementari, medie e superiori si preoccupano di difendere le proprie prerogative sindacali senza considerazione alcuna per la qualità del servizio educativo che sono pagati per offrire. Rifiutano ogni meccanismo di valutazione del proprio operato e quindi ogni meccanismo di premio per la qualità dell’insegnamento. Nel 2007, ad esempio, hanno osteggiato con successo i test dell’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione (Invalsi), voluti dall’allora ministro Moratti.

 

Infine l’opposizione ha da tempo affrontato i problemi della scuola in modo ideologico, proteggendo le rivendicazioni egualitarie degli insegnanti, in effetti favorendo la mediocrità del sistema educativo. Il precedente ministro Mussi, ad esempio, ha lasciato inutilizzato il sistema di valutazione dell’università Civr, nonostante questo avesse funzionato con successo (o forse proprio per questo).

 

La scuola e l’università pubblica in Italia non hanno bisogno di più fondi. Hanno bisogno di fondi distribuiti in funzione della qualità. Per questo è necessario un sistema di valutazione di scuole e insegnanti, e meccanismi efficienti di incentivo basati su queste valutazioni. Purtroppo nessuno degli attori principali della commedia che si sta svolgendo oggi in Italia sembra comprenderlo.

 

alberto.bisin@nyu.edu

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AndrejMolov89

Come al solito guardando la plurarità delle posizioni, non posso che non mostrarmi altamente scettico per le manifestazioni, le quali pur mostrando un dissenso per una politica di tagli altamente indiscriminata, divengono monito per essere immischiate in faccende politiche : ricordate, il futuro non ha bandiera, è un cielo azzurro, si lotta per tutti, perchè tutti lottano, no si lotta per tutti, perchè solo comunisti ( esempio blando ) lottano.

Credo che bisogna essere contrari al taglio discriminato, ma non negare che attualmente i problemi dell'università italiana, come dell'istruzione italiana siano derivati soprattutto da una mancanza di fondi, per i quali dovremmo comunque batterci per la politica altamente anti ricerca. Ma credo che questo dipenda dal fatto che in italia la parola futuro sia legato al mutuo, o alla bolletta. Bisogna sottolinare tante cose, per esempio gli errori interni all'istutizione e combatterli, e recuperare il recuperabile. Detto questo, poi, ritengo che nelle istruzioni medie e superiori non solo manchi un insegnamento di qualità, ma anche un corpo docenti, seppur in rari casi, che rendano lo studio non come un qualcosa di puramente nozionistico, eterno e psicologicamente inifluente oppure stressante, ma come una parte dello studente, mi spiego. Molti sanno che usciti dalle superiro i ragazzi presi nella loro totalità hanno una preparazione disomogenea e soprattutto non vi è una " cultura " dello studio intesa come studio per sè stessi, il più delle volte il risultato è alla base quasi dell'identificarsi dello studente. Il più delle volte lo studente non è una persona che apprende, ma solo una possibilità di numero. Credo che questo sia una morte prematura celebrale, perchè si fa sì, che non solo all'università vadano chi proprio non ha interesse, ma anche perchè ci sarà sempre questa propensione ad ottenere qualcosa, tipo fine giustifica mezzi. Spero di essermi spiegato. Ritengo che il sistema scolastico italiano abbia codeste lacune soprattutto, legato anche al fatto che i professori sono professori per sempre, non c'è flessibilità, una biologa che decide di fare l'insegnante, alla fine, per quanto concerne la mia esperienza, non si aggiorna ed insegna la materia stessa per 20 anni, oltre a provocare un forte e serio disagio all'insegnante, il o la quale diverrà in breve depressa, o depresso fa sì che vi sia poca voglia di miglioramento.

E' una cosa che negli altri stati europei, esempio in Inghilterra, non succede, persino le maestre elementari sono decisamente più preparate, perchè seguono continuamente corsi d'aggiornamento e la didattica viene cangiata durante gli anni, come è giusto che sia, visto che il sapere è un serpente sinuoso in continuo movimento.

Apparte la stagnazione ci sarebbeero altri problemi, per non parlare economicamente e altro. La scuola italiana è sottofinanziata? Sì, lo è, i dati lo testimoniano. La scuola italiana ha una spesa più razionalizzata delle spese? No. La scuola insegna veramente cosa significhi studiare? Forse no.

cRedo che sia sostanziale anche valutare gli errori interni, ovvio che bisogna fare in modo che la ricerca non venga toccata, ma scendere a patti e trovare un accordo prima che la .... possa fare l'ultimo taglio di forbice sarebbe neccessario. I tagli sono indiscriminati? Bisognerebbe subito intervenire su ciò che è realmente spreco.

 

L'università italiana  per me non è così pessima, forse è lenta rispetto alle altre facoltà, perchè ha patemi didattici letteralmente più pesanti: troppa teoria e poca pratica.

Io spero di non aver detto una vagonata di merda, spero di non fare la figura dell'idiota, ma penso che la giusta via stia nel mezzo :sisi:

^^

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Diciamo anche che il signor Nanosemicalvo alias Hobbitbarzellettiere continua a far leggi a suon di decreti legge, così tutto viene firmato immediatamente senza essere discusso. E abusare di questa procedura è anticostituzionale.

La scuola non aveva nessuna urgenza di nessun genere. In questo decreto non c'è nessuna volontà di riformare o "migliorare" alcunchè. C'è solo l'obiettivo di tagliare fondi alla scuola pubblica per favorire le scuole e le fondazioni private, cosicchè i benestanti possano continuare la loro istruzione e i meno agiati si attacchino al tram.

Se non lo sapete, tutto questo (oltre a molte altre cose) faceva parte dello statuto della Loggia massonica P2, di cui Berlusca faceva parte (tessera 1816).

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2) Spesa pubblica annuale per studente:

USA: 8400$, Inghilterra: 9400$,    Germania: 10200$

Francia: 9300$,       Media OCSE: 8400$, Italia: 5400$

 

Per l’università la spesa annuale per studente, depurata dal numero eccezionale di fuori-corso, è addirittura inferiore solo a quella di Stati Uniti, Svizzera e Svezia.

 

@Roby:

O qui qualcuno ha detto una cazzata grandissima, o le cifre sono paragonate in due periodi molto diversi. Ma credo che questa ultima possibilità sia molto improbabile.

Se qualcuno ha un link da darmi con dei dati attendibili sulla spesa pubblica per studente (possibilmente del 2007-2008), me lo può gentilmente mandare?

 

È bello sparare le cirfre a caso per dire quello che si vuole.

Lo faceva anche Berlusconi.

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I dati di Bisin sono gli stessi citati da giavazzi. I dati ocse, come l'autore cita.

 

Permettimi pat ma il paragone con Berlusconi è una scemenza. Proprio non capisco questa mania nel pensare che tutti siano pazzi estremesti con idee preconcette. Qui stiamo parlando di professori universitari con una credibilità pressochè assoluta e che sicuramente nn possono essere iscritti tanto facilmente a questa o a quella corrente.

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http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-5/stop-universita/stop-universita.html

Università, stop del governo

"Prima calmiamo le acque"

 

ROMA - "Il clima è troppo acceso. Adesso dobbiamo andare avanti con un po' più di calma". Silvio Berlusconi accende il semaforo rosso. La riforma dell'università deve attendere. Maria Stella Gelmini lascerà per un po' nel cassetto il suo "piano" per gli atenei.

 

Le manifestazioni di questa settimana, insomma, un effetto l'hanno avuto. E il Cavaliere non vuole correre rischi. Non ha alcuna intenzione di incendiare la piazza. Soprattutto in una fase in cui le proteste di studenti e professori sembrano sempre più intersecarsi con le difficoltà della crisi economica. "Ora - è quindi la scelta del presidente del Consiglio - andiamo avanti con un po' di calma".

 

Il secondo passo studiato dal governo per ristrutturare l'Istruzione pubblica, dunque, verrà rallentato. Il provvedimento - stavano esaminando pure l'opzione di un nuovo decreto - era previsto per la prossima settimana, ma i tempi si allungheranno. Di un bel po'. Eppure solo quattro giorni fa l'intervento era stato annunciato con tutti i crismi dell'ufficialità dallo stesso ministro dell'Istruzione. "Entro una settimana presenterò il piano sull'università", aveva scandito dopo il sì del Senato alla sua riforma scolastica. Del resto, pure il Cavaliere fino a qualche giorno fa sfidava tutti gli scettici, compresi quelli del centrodestra, ripetendo: "E ora tocca all'università".

 

Qualcosa, però, negli ultimi giorni è cambiato. Le proteste degli studenti. Le manifestazioni dei docenti. La stagnazione dell'economia. Il clima nei confronti dell'esecutivo non è più lo stesso. Sul tavolo del premier i sondaggi lo confermano. Già una settimana fa i dati avevano impensierito l'inquilino di Palazzo Chigi, e adesso ha avuto una controprova. La riforma Gelmini non è "popolare", soprattutto è stata percepita in senso negativo dalle famiglie. "Non si può insistere subito sullo stesso punto", ha allora fatto sapere il Cavaliere.

 

Bisogna che si calmino le acque per non trasformare la protesta in un rogo in cui si saldano studenti medi, studenti universitari e professori. Come va ripetendo Umberto Bossi "è inutile far unire anche gli universitari alla protesta della scuola". Il premier, insomma, ha dovuto prendere atto anche delle resistenze all'interno della maggioranza. "Occorre trovare i finanziamenti adatti - ha avvertito ieri il ministro delle Riforme - perché l'università è una cosa importante".

 

E in effetti il piano, che è già pronto nel cassetto del ministro dell'Istruzione, si metterebbe nella scia della manovra economica approvata a luglio scorso. Il decreto di Tremonti, cioè, che ha sforbiciato gli stanziamenti per gli atenei nei prossimi tre anni. Nel 2009 il Fondo per il finanziamento ordinario dell'università è stato ridotto di oltre 700 milioni, gli importi per l'istruzione universitaria di 1600 milioni, i soldi per il "diritto allo studio" ridotti del 60% e persino le risorse per le facoltà "non statali" - tanto care a Berlusconi - decrescerà di 60 milioni. Per il presidente del consiglio, quindi, "al momento è meglio evitare di andare subito anche sulla riforma dell'università".

 

(...)

 

Anche perché la seconda puntata del pacchetto Gelmini prende spunto proprio dai "tagli" stabiliti dal ministro dell'Economia. Secondo alcune indiscrezioni, il progetto punterebbe a bloccare la "proliferazione" dei corsi, a cancellare le sedi distaccate considerate in eccesso e a trasformare gli istituti in Fondazioni di diritto privato (il decreto 112 già contemplava la "possibilità" per i singoli di atenei di compiere questa scelta che diventerebbe invece obbligatoria). Non solo.

 

Il piano verrebbe accompagnato dalla "sospensione" dei concorsi per i professori - quelli già banditi nel 2007 e nel 2008 - al fine di rendere effettivo il blocco del turn over. Ai piani alti del ministero si sventola una ricerca in cui si evidenza come i docenti italiani assunti a tempo indeterminato siano circa 65 mila e in Germania "solo" 40 mila. Per Berlusconi, però, non è più il tempo di forzare la mano.

(2 novembre 2008)

 

Sapendo leggere quest'articolo, saltano fuori 3 cose:

- Berlusconi, a dispetto della sicurezza che ostenta, si è messo paura. E anche la base della sua maggioranza scricchiola un pochino.

- Questo annuncio è solo un tentativo per farci star buoni, dato che la legge 137 è stata approvata e la 133 è ancora in via di approvazione. Non indietreggiano

- Vorrà fare ancora di meglio, infilando come al solito un paio di provvedimenti positivi per farci star buoni a fronte di uno totalmente negativo (la trasformazione completa dell'università in privata, che nella legge 133 era prevista solo come opzione, anche se visti i tagli sarebbe diventata un'opzione scontata). E blocca anche i famosi concorsi già vinti di cui dicevi tu, Roby :sisi:

 

E la ricerca che sventolano vorrei vederla. Perchè se prima la moda dei precedenti governi berlusconi era di sventolare statistiche fatte ad hoc e lievemente viziate per andare incontro ai loro comodi, ora si è passati a inventarsi statistiche proprio di sana pianta.  :sisi:

 

 

Ah, vorrei aggiungere una cosa:

Qui stiamo parlando di professori universitari con una credibilità pressochè assoluta e che sicuramente nn possono essere iscritti tanto facilmente a questa o a quella corrente.

Guarda che a fronte di questi due professori ce ne sono diverse migliaia che concordano con noi, circa la protesta. Se quelli che stanno dalla nostra parte non sono credibili, o sono male informati, o altro, cosa ti dà la certezza che invece i due che citi tu lo siano? :asd:

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I dati di Bisin sono gli stessi citati da giavazzi. I dati ocse, come l'autore cita.

 

Permettimi pat ma il paragone con Berlusconi è una scemenza. Proprio non capisco questa mania nel pensare che tutti siano pazzi estremesti con idee preconcette. Qui stiamo parlando di professori universitari con una credibilità pressochè assoluta e che sicuramente nn possono essere iscritti tanto facilmente a questa o a quella corrente.

 

Io non ho mai sentito parlare di questi qui, se permetti (ma forse con la disciplina che studio ci può anche stare  :sisi:).

Sto solo dicendo (da matematico) che qualcuno qui spara cifre a caso per far finta di validare le proprie tesi.

Non so se sono questi due professori, o sono quelli che sono contrari ai tagli. Fatto sta che finché non vedo i dati ufficiali non credo istintivamente a nessuno. Ed il fatto di essere professori universitari non vuol dire affatto che ogni cosa che dicono sia veritiera. Vanno presi in considerazione, certo, ma non sono verità assolute.

In Italia si sono riversate milioni di persone per protestare. Guardando solo i fatti che sono succeduti, a me sembra che ci sia qualcosa che non va in questa legge, o no?

 

Non avevo affatto intenzione di paragonare due professori universitari con Berlusconi, è un offesa alla loro intelligenza.

Ma volevo soltanto dire che questo giochetto lo faceva anche lui in campagna elettorale del 2006, quando in pratica sosteneva che durante il periodo 2001-2005, quando ha governato, c'era stata una crescita dei salari di un certo tot, mentre l'inflazione era cresciuta circa del triplo. Lui che ha fatto? Ha paragonato la crescita dei salari in tutto il periodo 2001-2005 con l'inflazione che c'era stata soltanto nel 2005, non contando quella degli anni precedenti. In questo modo sembrava che tutto era andato bene durante il periodo in cui era al governo.

Ma i dati erano verissimi, dati ocse. Ecco come si fa a mentire, dicendo delle cose "giuste" ...  :sisi:

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Ah, vorrei aggiungere una cosa:Guarda che a fronte di questi due professori ce ne sono diverse migliaia che concordano con noi, circa la protesta. Se quelli che stanno dalla nostra parte non sono credibili, o sono male informati, o altro, cosa ti dà la certezza che invece i due che citi tu lo siano? :sisi:

 

So come lavora Giavazzi. So che credibilità ha. So quanto profonda è la sua conoscenza della materia.

 

Probabilmente dei professori che si uniscono a queste proteste non ho mai sentito parlare in vita mia (per mia ignoranza, ma quando si è fuori dal sistema universitario italiano gente come Giavazzi la si conosce comunque). Oppure studiano materie come fisica (quanto parlano i professori di fisica?) che non centrano niente. Poi per carità, pare che tutti possano parlare sempre e comunque di economia. Tanto è una cosa così facile..... Detesto chi parla per sentito dire, so che Giavazzi non lo fa, mi basta.

 

-------

 

Pat, partiamo da un pressuposto. A me l'argomento non stuzzica. Quindi mi faccio un'opinione attraverso il parere altrui. Per farlo leggo persone di cui mi fido. Giavazzi è tra questi.

 

Se tante persone manifestano per me non vuol dire assolutamente niente. Non credo che ogni decisione debba assecondare il senso comune. Il senso comune è quanto di più illogico esista, a volte.

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  • 2 weeks later...

Probabilmente dei professori che si uniscono a queste proteste non ho mai sentito parlare in vita mia (per mia ignoranza, ma quando si è fuori dal sistema universitario italiano gente come Giavazzi la si conosce comunque). Oppure studiano materie come fisica (quanto parlano i professori di fisica?) che non centrano niente.

 

Innanzitutto vorrei chiederti a che sistema universitario ti riferisci. A Padova i dipartimenti di matematica, chimica, fisica e biologia, la facolta` di scienze politiche e quella di lettere e filosofia, dai presidenti ai professori agli studenti, sono compatti nella protesta. Mi sembra veramente strano che tu non abbia mai sentito parlare di questi professori. Giusto l'altro giorno, Viktor Burenkov, tra i primi cinque matematici al mondo, ha tenuto una lezione in piazza in segno di protesta verso il decreto.

Il fatto che tu non abbia sentito parlare di Burenkov non significa che sia uno sconosciuto al di fuori del sistema universitario italiano, anzi, direi che significa tutt'altro.

Quanto al "non centrano niente" vorrei capire proprio cosa intendi. Vorresti dire che un fisico e` una persona inadatta ad analizzare i dati e trarre delle conclusioni?

E quanto parlano i professori di fisica? Molto meno di quanto pensano, Roby. Se proprio ti fanno schifo i fisici, ti comunico comunque che i matematici - parlo della realta` padovana, chiaramente - sono anche piu` agguerriti. Ma va bene, probabilmente non centrano niente neanche quelli.

Nemmeno i dottorandi di finanza matematica che sono incazzati come delle iene.

Ci tengo comunque a specificare che non si tratta di professori sovversivi e fancazzisti, e nemmeno loro sono assimilabili a questo o quel partito. Qui non centrano proprio niente i partiti.

Ma va bene, facciamo finta di niente.

Solo Giavazzi e Bisin sono attendibili, e sono i soli e unici ad avere credibilita`, e questa credibilita` e` assoluta.

Ergo, quello che dicono loro, e solo quello, e` giusto - tipo i dati "corretti tenendo conto dell'incredibile numero di fuori corso", gia`! - e quindi tu hai ragione e io ho torto, CVD.

Grazie, ora ho capito.

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Diciamo che puoi anche prenderla più serenamente. Molto più serenamente. Se ti dà tanto fastidio che qualcuno non la pensi come te è inutile che tu scriva.

Io volevo dare un contributo, non offendere. Tu non so cosa volessi fare.

 

Ribadisco però che un matematico dal mio punto di vista di queste questioni non capisce un tubo. Esistono decine di ricerche complicatissime sulla questione. Ho decine di paper di ricerca sull'argomento, Giavazzi li scrive... La sua non è una verità assoluta, per carità, però è una posizione seria e solida. Un nobel per la fisica (o anche il primo matematico al mondo) sarebbe comunque un dilettante al confronto.

 

Io penso sia estremamente giusto che una persona protesti per quelli che ritiene i suoi interessi e non mi sognerei mai di mettere a tacere qualcuno. Ci manca solo. Andate in piazza, fate bene. Io però non sono d'accordo con le vostre idee. Mi arrogo il diritto di non assecondarvi... Scusate per il fastidio. Qui però si discuteva, non faceva apologia... pensavo che per una discussione servissero due opinioni.

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Servono due tesi e due argomentazioni per una discussione. Il principio di autorita` non e` un'argomentazione piu` o meno da un quattrocento anni a questa parte. Questo e` cio` che volevo puntualizzare.

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