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L'angolo della poesia


thomas80

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  • 1 month later...
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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.

 

 

Bertold Brecht, E non c'era rimasto nessuno.

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IL TUO CUORE di Edward Estlin Cummings

 

 

Il tuo cuore lo porto con me,

Lo porto nel mio,

Non me ne divido mai,

Dove vado io, vieni anche tu… mia amata,

Qualsiasi cosa venga fatta da me, la fai anche tu… mia cara,

Non temo il fato, perché il mio fato sei tu… mia dolce,

Non voglio il mondo, perché il mio mondo, il più bello,il più’ vero… sei tu.

Questo è il nostro segreto profondo

Radice di tutte le radici,

Germoglio di tutti i germogli,

Cielo dei cieli di un albero chiamato vita

Che cresce più alto di quanto l’anima spera

E la mente nasconde

La meraviglia che le stelle separa,

Il tuo cuore esiste nel mio…

Ecco il segreto più profondo

Che nessuno conoscerà’ mai

Radice delle radici

Germoglio dei germogli

E cielo dei cieli di un albero chiamato vita

Che cresce più alto di quanto l’anima possa sperare

Più vivo di quanto la mente possa celare

Prendo il tuo cuore lo porto con me…nel mio.

 

 

 

Ho scoperto questa poesia qualche giorno fa con il film "In her shoes", se l'avete visto l'avrete sicuramente ascoltata.  :asd:

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  • 2 weeks later...

Per me la più bella poesia mai scritta è La pioggia nel pineto di Gabriele d'Annunzio, l'ho pure musicata.

Ne trascrivo solo la prima parte:

 

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove sui pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti,

piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

t'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione.

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Penso che in questo forum non può assolutamente mancare un componimento di Saffo, donna e poetessa eccezionale.

 

Un boschetto di meli:sugli altari

bruciano incensi.

Mormora fresca l'acqua tra i rami

tacitamente, tutto il luogo è ombrato

di rose.

Stormiscono le fronde e ne discende

molle sopore.

E di fiori di loto come a festa

fiorito è il prato;esalano gli aneti

sapore di miele.

Questa è la tua dimora, Cipride:

qui tu recingi

le infule sacre, e in auree coppe versi copiosamente

nettare e gioia.

------------------

Come la dolce mela rosseggia

in cima al ramo, alta sul ramo più alto;

se ne dimenticano

i coglitori; no, non se ne dimenticano,

ma non poterono raggiungerla.

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  • 3 weeks later...

"..sto abbracciato a te senza chiederti nulla,

per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.

E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.

Non debba mai scoprire con domande,

con carezze,

quella solitudine immensa d'amarti solo io.."

(salinas)

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La mia poesia preferita: Charles Baudelaire - "La morte degli amanti"

 

"Avremo letti pieni di profumi leggeri, divani profondi come tombe e sulle mensole strani fiori dischiusi per noi sotto cieli più belli.

 

Usando, a gara, i loro estremi ardori, i nostri cuori saranno due grandi fiaccole, che rifletteranno le loro doppie luci nei nostri spiriti, specchi gemelli.

 

Una sera di rosa e azzurro mistico ci scambieremo un unico bagliore, simile a un lungo singhiozzo, risonante d'addii.

 

Più tardi, un Angelo, dischiuse le porte, verrà, gaio e fedele, a ravvivare gli specchi offuscati e le fiamme ormai morte."

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  • 1 month later...
Guest bambolo

piangono le stelle

nel cupo cielo,

 

un sospiro spiritato

illumina l'alone

di mistero.

 

Un grido di morte...

 

                          Ti    chiama...

 

                                                Lo senti?

 

                                                            Ti vuole.

 

Non puoi sottrarti,

dal suo potere

ignoto e

indolore.

 

                                                          (Anonimo)

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Guest bambolo

Le mie poesie del mio autore preferito (Camillo Sbarbaro)

 

ESCO DALLA LUSSURIA

 

"M'incammino

 

per lastrici sonori nella notte.

Non ho rimorso o turbamento. Sono

solo tranquillo immensamente.

 

Pure

 

qualche cosa è cambiato in me, qualcosa

fuori di me.

 

Ché la città mi pare

 

sia fatta immensamente vasta e vuota,

una città di pietra che nessuno

abiti, dove la Necessità

sola conduca i carri e suoni l'ore.

 

A queste vie simmetriche e deserte

a queste case mute sono simile.

Partecipo alla loro indifferenza,

alla loro immobilità.

 

Mi pare

 

d'esser sordo ed opaco come loro,

d'esser fatto di pietra come loro.

 

Ché il mio padre e la mia sorella sono

lontani, come morti da tanti anni,

come sepolti già nella memoria.

Il nome dell'amico è un nome vano.

 

Tra me ed essi s'è interposto il mio

peccato come immobile macigno.

E se sapessi che il mio padre è morto,

al qual pensando mi piangeva il cuore

di essere lontano ora che i giorni

della vita comune son contati,

se mi dicesser che mio padre è morto,

sento bene che adesso non potrei piangere.

 

Son come posto fuori della vita,

una macchina io stesso che obbedisce,

come il carro e la strada necessario.

 

Ma non riesco a dolermene.

 

 

Cammino

 

per lastrici sonori nella notte."

 

 

TACI ANIMA STANCA DI GODERE

 

Taci, anima stanca di godere

e di soffrire (all'uno e all'altro vai

rassegnata).

Nessuna voce tua odo se ascolto:

non di rimpianto per la miserabile

giovinezza, non d'ira o di speranza,

e neppure di tedio.

 

Giaci come

 

il corpo, ammutolita, tutta piena

d'una rassegnazione disperata.

 

Non ci stupiremmo,

non è vero, mia anima, se il cuore

si fermasse, sospeso se ci fosse

il fiato...

 

Invece camminiamo,

 

camminiamo io e te come sonnambuli.

E gli alberi son alberi, le case

sono case, le donne

che passano son donne, e tutto è quello

che è, soltanto quel che è.

 

La vicenda di gioia e di dolore

non ci tocca. Perduto ha la voce

la sirena del mondo, e il mondo è un grande

deserto.

 

Nel deserto

 

io guardo con asciutti occhi me stesso.

 

 

 

 

 

IO CHE COME UN SONNAMBULO CAMMINO

o che come un sonnambulo cammino

per le mie trite vie quotidiane,

vedendoti dinanzi a me trasalgo.

 

Tu mi cammini innanzi lenta come

una regina.

Regolo il mio passo

io subito destato dal mio sonno

sul tuo ch'è come una sapiente musica.

E possibilità d'amore e gloria

mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano.

Pei riccioletti folli d'una nuca

per l'ala d'un cappello io posso ancora

alleggerirmi della mia tristezza.

Io sono ancora giovane, inesperto

col cuore pronto a tutte le follie.

 

Una luce di fa nel dormiveglia.

Tutto è sospeso come in un'attesa.

Non penso più. Sono contento e muto.

Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.

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Una delle mie preferite di Ungaretti è questa:

 

DESTINO

Mariano il 14 luglio 1916

 

Volti al travaglio

come una qualsiasi

fibra creata

perchè ci lamentiamo noi?

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  • 1 month later...

La poesia che voglio dedicarvi è stata composta da me (il mio primo bacio a 23 anni)

 

QUEL TUO DOLCE SUSSURRO

 

Quella sera ci tenemmo per mano

Come due ragazzi innamorati

I nostri sentimenti maturi e vivi

Ricordo il dolce accarezzare della mia mano sulla tua.

Il timido calore emanato dalle nostre  mani.

Il rossore delle mie guance, che da rosse diventavano rosee

per poi impallidire e nuovamente arrossire.

Ad un tratto tu mi stringesti la mano

Il primo bacio provai a dartelo io

Tu mi aiutasti raggiungendomi

Ne seguirono altri quella sera

Come due anime che finalmente si erano ritrovate.

 

Mi reno conto che non sia grammaticalmente molto corretta, ma la scrissi quella tessa sera con le mani gelate e il cuore pieno di emozioni,non mi sembrerebbe giusto modificarla.

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Amore esisti…

 

Amore di sguardi

Amori di labbra

Amori di corpi

      Esausti all’alba…

 

Amore mi ami?

Amore lo giuri?

Sei vero ,davvero?

      …O solo m’illudi?

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Guest Ickretta

INNO ALLA BELLEZZA

 

Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,

Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino

piovono senza scelta il beneficio e il crimine,

e in questo ti si può apparentare al vino.

 

Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali

profumi come a sera un nembo repentino;

sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice

che disanima il prode e rincuora il bambino.

 

Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?

Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;

tu semini a casaccio le fortune e i disastri;

e governi su tutto, e di nulla t'affanni.

 

Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;

leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,

pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio

ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.

 

Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,

crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!

Quando si china e spasima l'amante sull'amata,

pare un morente che carezzi la sua tomba.

 

Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,

Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,

se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta

m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

 

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,

che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,

luce, profumo, musica, unico bene mio,

rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

 

Charles Baudelaire

 

Grandissima poesia! un inno senza retorica, bravissimo Baudelaire.

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Guest Ickretta

Verso le Terme di Caracalla

Vanno verso le Terme di Caracalla

giovani amici, a cavalcioni

di Rumi o Ducati, con maschile

pudore e maschile impudicizia,

nelle pieghe calde dei calzoni

nascondendo indifferenti, o scoprendo,

il segreto delle loro erezioni...

Con la testa ondulata, il giovanile

colore dei maglioni, essi fendono

la notte, in un carosello

sconclusionato, invadono la notte,

splendidi padroni della notte...

 

Va verso le Terme di Caracalla,

eretto il busto, come sulle natie

chine appenniniche, fra tratturi

che sanno di bestia secolare e pie

ceneri di berberi paesi - già impuro

sotto il gaglioffo basco impolverato,

e le mani in saccoccia - il pastore

migrato

undicenne, e ora qui, malandrino e

giulivo

nel romano riso, caldo ancora

di salvia rossa, di fico e d'ulivo...

 

Va verso le Terme di Caracalla,

il vecchio padre di famiglia, disoccupato,

che il feroce Frascati ha ridotto

a una bestia cretina, a un beato,

con nello chassì i ferrivecchi

del suo corpo scassato, a pezzi,

rantolanti: i panni, un sacco,

che contiene una schiena un po' gobba,

due cosce certo piene di croste,

i calzonacci che gli svolazzano sotto

le saccocce della giacca pese

di lordi cartocci. La faccia

ride: sotto le ganasce, gli ossi

masticano parole, scrocchiando:

parla da solo, poi si ferma,

e arrotola il vecchio mozzicone,

carcassa dove tutta la giovinezza,

resta, in fiore, come un focaraccio

dentro una còfana o un catino:

non muore chi non è mai nato.

 

Vanno verso le Terme di Caracalla

 

 

Pasolini giusto? amo molto questa poesia, dissacrante Pasolini, uno schiaffo in faccia all'ipocrisia sempre, grazie per averla postata.

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Guest Ickretta

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.

 

Stupenda! (dopo questo commento giuro che ne posto una anche io).

 

 

Bertold Brecht, E non c'era rimasto nessuno.

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Guest Ickretta

Charles Baudelaire Delfina e Ippolita:

 

Al fioco lume di lucerne languide,

Sopra cuscini profondi impregnati

D'odori, Ippolita fantasticava

Delle potenti carezze che il velo

Toglievano al suo giovane candore

Ella cercava, con L'occhio turbato

Dalla bufera, il cielo già Lontano

Della sua ingenuità; come il viandante

Che volge il capo agli azzurri orizzonti

Superati al mattino. Le accidiose

Lagrime dei suoi occhi spenti, l' aria

Affranta, la meraviglia, la cupa

Voluttà, le sue braccia vinte, sparse

Come armi inutili, tutto serviva,

Tutto ornava la sua bellezza fragile.

 

Stesa ai suoi piedi, tranquilla e ricolma

Di esultanza, Delfina la covava

Con occhi ardenti, simile ad un forte

Animale che sorvegli la preda

Dopo averla marchiata con i denti.

Forte bellezza inginocchiata innanzi

Alla bellezza fragile, superba

Con voluttà il vino del suo trionfo

 

Fiutava, e a lei si protendeva, come

Per coglierne un ringraziamento dolce.

Nell,occhio della sua pallida vittima

Cercava il muto inno del piacere,

L'infinita e sublime gratitudine

Che come un lungo sospiro esala

Dalle palpebre. - « Ippolita, cuor mio,

Che dici di queste cose? Comprendi

Ora che non si deve offrire il sacro

Olocausto delle tue prime rose

Ad aliti violenti che potrebbero

Farle appassire? 1 miei baci son lievi

Al pari delle effimere che a sera

Vanno sui grandi laghi trasparenti

Come carezze; quelli del tuo amante

Invece scaveranno i loro solchi

Come dei carri o vomeri squarcianti;

Passeranno su te come un pesante

Tiro di buoi e cavalli, dagli zoccoli

Senza pietà... Ippolita, sorella!

Rivolgi dunque il viso, tu, mia anima

E cuore mio, mio tutto e mia metà,

V olgi a me gli occhi tuoi pieni d, azzurro

E stelle! Per uno solo di questi

Sguardi incantevoli, divino balsamo,

Solleverò i veli dei più oscuri

Piaceri, e ti addormenterò in un sogno

Senza fine! »

 

Ma Ippolita, levando

La sua giovane testa: « Non ingrata

Sono, o pentita, mia Delfina; soffro

E sono inquieta come dopo un pasto

Notturno e spaventevole Io sento

Piombare su di me grevi terrori,

E neri battaglioni di fantasmi

Dispersi, i quali vogliono condurmi

 

Su strade instabili, che da ogni parte

Un orizzonte insanguinato sbarra.

Abbiamo dunque fatto un atto strano?

Spiega il mio turbamento e il mio terrore

Se puoi; rabbrividisco di paura

Quando mi dici « Angelo mio,,, ma sento

Che la mia bocca va verso di te.

E non guardarmi così, mio pensiero!

Tu che pet sempre amo, o mia elettiva

Sorella, anche se fossi insidia tesa

E il principio della mia perdizione!

 

Scuotendo quella sua tragica chioma,

E come scalpicciando sopra il tripode

Ferreo, Delfina, con occhio fatidico

E con voce da despota rispose:

« Chi dunque osa parlare d'inferno

Di fronte all'amore? Sia maledetto

In eterno quel sognatore inutile

Che primo volle, nella sua sciocchezza,

Invischiato in un problema insolubile

E sterile, mischiate 1, onestà

Alle cose d'amore! Chi pretende

Di unire 1,ombra in un mistico accordo

Con il calore, la notte col giorno,

Mai scalderà il suo corpo paralitico

Al rosso solc che si chiama amore!

Se vuoi, vatti a cercare un fidanzato

Stupido; corri a offrire un cuorc vergine

Ai suoi baci crudeli; di rimorsi

Piena. d' orrore e di lividi, a me

Riporterai i seni stimmatizzati .

No, non si può accontentare, quaggiù.

Che un unico padrone ! ,

 

Ma la bimba

Dando sfogo a un dolore immenso, subito

Gridò: « Sento un abisso spalancato

Slargarsi in me; è il mio cuore! bruciante

Come un vulcano, fondo come il vuoto.

Nulla potrà saziare questo mostro

Gemebondo, o ristorare la sete

Dell,Erinni che con la torcia in mano

Lo brucia a sangue. Le nostre cortine

Ben chiuse ci separino dal mondo,

E la stanchezza porti quiete. V oglio

Annientarmi nel tuo profondo petto,

Trovarvi la freschezza delle tombe! »

 

Discendete, lamentevoli vittime,

Discendete la china dell'inferno

Eterno! Al più profondo dell, abisso

Precipitate, dove tutti i crimini

Flagellati da un vento che non è

Del cielo, bollono confusamente

Con un fragore d'uragano. Ombre

Folli, correte pure alla meta

Dei vostri desideri; mai potrete

Placare il vostro furore, e il castigo

Vi nascerà dagli stessi piaceri.

Mai un fresco raggio schiarì i vostri antri;

Attraverso le crepe di quei muri

Filtrano a voi dei miasmi di febbre,

S'accendono come lucerne, pènetrano

Con orrendi profumi L vostri corpi.

L,aspra sterilità del godimento

AttiZza ancor di più la vostra sete,

Vi rende rigida la pelle, e il vento

Furibondo della concupiscenza

Come vecchia bandiera fa schioccare

La vostra carne. Lontano dai popoli

Vivi, randage, dannate, correte

Attraverso i deserti come i lupi;

 

Portate a termine il vostro destino,

Anime dominate dal disordine,

Fuggite L'infinito che vi abita!

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  • 2 weeks later...
Guest Ickretta

Un pezzo di una poesia (sempre di Baudelaire) dedicata all'amore, sapeva essere molto travolgente questo amante dell'assenzio... ;):

 

"L'Amore sta assiso sul cranio dell'Umanità e da quel trono profano, con riso sfrontato, soffia gaio delle bolle rotonde che s'innalzano nell'aria, quasi a raggiungere i mondi al fondo dell'etere.

Il globo fragile e luminoso prende un grande slancio, scoppia e sputa la sua anima gracile come un sogno d'oro."

Charles Baudelaire

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Conoscente e.e. cummings (scritto proprio così, minuscolo!)?  :P

E' un poeta americano del Novecento molto molto particolare che scriveva un

tipo di poesia molto rivoluzionario e atipico, spezzando le parole, usano la punteggiatura

in modo assolutamente anticonvenzionale, disperdendo le parole nel foglio per dare

proprio un effetto visivo alle sue poesie.

 

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Beh, questa è una delle più particolari, poi ce ne sono altre meno ostiche e un po' più tradizionali, ma comunque relativamente.  :rotfl:

 

forse non sarà sempre così; io dico

se le tue labbra, che ho amato, dovessero toccare

quelle d'un altro, e le tue care dita salde

stringere il suo cuore, come il mio poco fa;

se i tuoi dolci capelli poseranno su un altro viso

in quel silenzio che io conosco, o quelle

parole grosse e contorte, di quando troppo dici,

tenere a bada dovessero lo spirito indifese;

 

se ciò fosse, dico, se ciò fosse-

tu del mio cuore, mandami una parolina;

e mi recherò da lui, e prendendogli le mani,

dirò, Accetta ogni felicità da me.

Poi girerò il volto, e udrò un uccello

tanto lontano cantare nelle sperdute lande.

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Guest Ickretta

Domanda... Parole Alate ti piace Meg? (io adoro quella canzone di Meg) chiesto ciò (che è OT credo...)

Posto un'altra poesia che adoro:

 

Il poeta è un operaio

 

 

Gridano al poeta:

"Davanti a un tornio ti vorremmo vedere!

Cosa sono i versi? Parole inutili!

Certo che per lavorare fai il sordo".

A noi, forse, il lavoro

più d'ogni altra occupazione sta a cuore.

Sono anch'io una fabbrica.

E se mi mancano le ciminiere,

forse, senza di esse,

ci vuole ancor più coraggio.

Lo so: voi non amate le frasi oziose.

Quando tagliate del legno, è per farne dei ciocchi.

E noi, non siamo forse degli ebanisti?

Il legno delle teste dure noi intagliamo.

Certo, la pesca è cosa rispettabile.

Tirare le reti, e nelle reti storioni, forse!

Ma il lavoro del poeta non è da meno:

è pesca d'uomini, non di pesci.

Fatica enorme è bruciare agli altiforni,

temprare i metalli sibilanti.

Ma chi oserà chiamarci pigri?

Noi limiamo i cervelli

con la nostra lingua affilata.

Chi è superiore: il poeta o il tecnico

che porta gli uomini a vantaggi pratici?

Sono uguali. I cuori sono anche motori.

L'anima è un'abile forza motrice.

Siamo uguali. Compagni d'una massa operaia.

Proletari di corpo e di spirito.

Soltanto uniti abbelliremo l'universo,

l'avvieremo a tempo di marcia.

Contro la marea di parole innalziamo una diga.

All'opera! Al lavoro nuovo e vivo!

E gli oziosi oratori, al mulino!Ai mugnai!

Che l'acqua dei loro discorsi

faccia girare le macine.

 

Vladimir Majakovskij

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  • 3 weeks later...

Una scoperta recentissima, per me, di un autore che già amavo... che in un forum come questo non può proprio mancare.

 

Felice chi è diverso

essendo egli diverso.

Ma guai a chi è diverso

essendo egli comune.

 

Sandro Penna

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  • 2 months later...

I RICORDI

 

Passeggeri silenziosi

ci accompagnano

in questo lungo cammino...

sempre con noi

sempre muti.

Tristi negli occhi

solari nel sorriso

bussano ogni tanto

alle porte del nostro cuore

distratto.

Ci fermiamo.

Luci di un tempo perduto

colorano di nuove e

sempre identiche sfumature

la strada sulla quale viaggiamo...

ed ecco che in un batter di ciglia

ci troviamo

dove non siamo più...

Soli antichi

piogge primordiali

oceani di speranze abbandonate

tornano a riempirci

gli occhi di lacrime

e tremiamo...

Il tempo è passato.

Con una nuova cicatrice

asciughiamo gli occhi

ancora umidi

di disillusione

e ripartiamo...

più tristi

ma ripartiamo.

Non c'è sosta

in questo viaggio.

 

I soliti vecchi compagni

sono ancora lì...

...passeggeri silenziosi

i ricordi.

 

Carlo Lanzillo

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  • 3 weeks later...

Ho notato che nessuno ha ancora citato Kavafis...

Sebbene sia piuttosto sconosciuto dai più in genere è abbastanza conosciuto dai gay visto che anche lui lo era (ebbene sì, nato nel 1863 in Egitto e gay).

Vi trascrivo una delle sue poesie che preferisco, Itaca. Metto il testo originale in lingua neogreca, una traduzione molto famosa in Italia ma che a mio modesto parere è piuttosto brutta e un link (

) a un video che contiene una piccola parte di un film sulla vita del poeta in cui si può ascoltare la lettura di alcuni versi (musicalissimi come tutta la lingua in cui sono scritti) di questa poesia. Godetevela! :roll:

 

Ἰθάκη

 

Σὰ βγεῖς στὸν πηγαιμὸ γιὰ τὴν Ἰθάκη,

νὰ εὔχεσαι νἆναι μακρὺς ὁ δρόμος,

γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.

Τοὺς Λαιστρυγόνας καὶ τοὺς Κύκλωπας,

τὸν θυμωμένο Ποσειδῶνα μὴ φοβᾶσαι,

τέτοια στὸν δρόμο σου ποτέ σου δὲν θὰ βρεῖς,

ἂν μέν’ ἡ σκέψις σου ὑψηλή, ἂν ἐκλεκτὴ

συγκίνησις τὸ πνεῦμα καὶ τὸ σῶμα σου ἀγγίζει.

Τοὺς Λαιστρυγόνας καὶ τοὺς Κύκλωπας,

τὸν ἂγριο Ποσειδῶνα δὲν θὰ συναντήσεις,

ἂν δὲν τοὺς κουβανεῖς μὲς στὴν ψυχή σου,

ἂν ἡ ψυχή σου δὲν τοὺς στήνει ἐμπρός σου.

 

Νὰ εὔχεσαι νἆναι μακρὺς ὁ δρόμος.

Πολλὰ τὰ καλοκαιρινὰ πρωϊὰ νὰ εἶναι

ποὺ μὲ τί εὐχαρίστησι, μὲ τί χαρὰ

θὰ μπαίνεις σὲ λιμένας πρωτοειδωμένους•

νὰ σταματήσεις σ’ ἐμπορεῖα Φοινικικά,

καὶ τὲς καλὲς πραγμάτειες ν’ ἀποκτήσεις,

σεντέφια καὶ κοράλλια, κεχριμπάρια κ’ ἔβενους,

καὶ ἡδονικὰ μυρωδικὰ κάθε λογῆς,

ὅσο μπορεῖς πιο ἄφθονα ἡδονικὰ μυρωδικὰ•

σὲ πόλεις Αἰγυπτιακὲς πολλὲς νὰ πᾶς,

νὰ μάθεις καὶ νὰ μάθεις ἀπ’ τοὺς σπουδασμένους.

 

Πάντα στὸν νοῦ σου νἄχεις τὴν Ἰθάκη.

Τὸ φθάσιμον ἐκεῖ εἶν’ ὁ προορισμός σου.

Ἀλλὰ μὴ βιάζεις τὸ ταξεῖδι διόλου.

Καλλίτερα χρόνια πολλὰ νὰ διαρκέσει•

καὶ γέρος πιὰ ν’ ἀράξεις στὸ νησί,

πλούσιος μὲ ὅσα κέρδισες στὸν δρόμο,

μὴ προσδοκῶντας πλούτη νὰ σὲ δώσει ἡ Ἰθάκη.

 

Ἡ Ἰθάκη σ’ ἔδωσε τ'ὡραίο ταξεῖδι.

Χωρὶς αὐτὴν δὲν θἄβγαινες στὸν δρόμο.

Ἄλλα δὲν ἔχει νὰ σὲ δώσει πιά.

 

Κι ἂν πτωχικὴ τὴν βρεῖς, ἡ Ἰθάκη δὲν σὲ γέλασε.

Ἔτσι σοφὸς ποὺ ἔγινες, μὲ τόση πεῖρα,

ἤδη θὰ τὸ κατάλαβες ἡ Ἰθάκες τί σημαίνουν.

 

Itaca

 

Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere,

non sarà questo il genere d'incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai

se non li porti dentro

se l'anima non te li mette contro.

 

Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d'estate siano tanti

quando nei porti - finalmente, e con che gioia -

toccherai terra tu per la prima volta:

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre

tutta merce fina, anche profumi

penetranti d'ogni sorta, più profumi

inebrianti che puoi,

va in molte città egizie

impara una quantità di cose dai dotti.

 

Sempre devi avere in mente Itaca -

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

 

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

 

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

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Guest macavity

é una delle mie preferite

 

In memoria

Giuseppe Ungaretti

 

Locvizza il 30 settembre 1916.

 

Si chiamava

Moammed Sceab

 

Discendente

di emiri di nomadi

suicida

perché non aveva più

Patria

 

Amò la Francia

e mutò nome

 

Fu Marcel

ma non era Francese

e non sapeva più

vivere

nella tenda dei suoi

dove si ascolta la cantilena

del Corano

gustando un caffè

 

E non sapeva

sciogliere

il canto

del suo abbandono

 

L’ho accompagnato

insieme alla padrona dell’albergo

dove abitavamo

a Parigi

dal numero 5 della rue des Carmes

appassito vicolo in discesa.

 

Riposa

nel camposanto d’Ivry

sobborgo che pare

sempre

in una giornata

di una

decomposta fiera

 

E forse io solo

so ancora

che visse

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  • 5 months later...

Profonda, mi ricorda tantissimo un periodo che ho passato.

 

Herman Hesse

 

E' strano vagare nella nebbia!

Solo è ogni cespuglio e pietra,

Nessun albero vede l'altro,

Ognuno è solo.

 

Pieno di amici era per me il mondo,

Quando la mia vita era ancora luminosa;

Adesso, che la nebbia cala,

Nessuno si vede più.

 

In verità, nessuno è saggio

Se non conosce il buio,

Che piano ed inesorabilmente

Da tutti lo separa.

 

Strano, vagare nella nebbia!

Vivere è essere soli .

Nessuno uomo conosce l'altro,

Ognuno è solo.

 

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La Chimera

 

Non so se tra roccie il tuo pallido

Viso m'apparve, o sorriso

Di lontananze ignote

Fosti, la china eburnea

Fronte fulgente o giovine

Suora de la Gioconda:

O delle primavere

Spente, per i tuoi mitici pallori

O Regina O Regina adolescente:

Ma per il tuo ignoto poema

Di voluttà e di dolore

Musica fanciulla esangue,

Segnato di linea di sangue

Nel cerchio delle labbra sinuose

Regina de la melodia:

Ma per il vergine capo

Reclino, io poeta notturno

Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,

Io per il tuo dolce mistero

Io per il tuo divenir taciturno.

Non so se la fiamma pallida

Fu dei capelli il vivente

Segno del suo pallore,

Non so se fu un dolce vapore,

Dolce sul mio dolore,

Sorriso di un volto notturno:

Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti

E l'immobilità dei firmamenti

E i gonfii rivi che vanno piangenti

E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti

E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti

E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

 

Dino Campana

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  • 4 months later...

Ascolta, il passo breve delle cose

- assai più breve delle tue finestre -

quel respiro che esce dal tuo sguardo

 

Ascolta, il passo breve delle cose

- assai più breve delle tue finestre -

quel respiro che esce dal tuo sguardo

chiama un nome immediato: la tua donna.

È fatta di ombra e ciclamini,

ti chiede il tuo mistero

e tu non lo sai dare.

Con le mani

sfiori profili di una lunga serie di segni

che si chiamano rime.

Sotto, credi,

c'è presenza vera di foglie;

un incredibile cammino

che diventa una meta di coraggio.

 

Alda Merini

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  • 4 weeks later...

Vi propongo qui una rarità.

Un sonetto scritto a quattro mani dai due busoni più famosi della storia della letteratura, Verlaine e Rimbaud.

 

"Sonetto del buco del culo"

 

Scuro e increspato come un garofano viola

respira, umilmente rannicchiato in mezzo al muschio

ancora umido d'amore che segue il dolce pendio

dalle bianche natiche al limite dell'orlo.

 

Filamenti simili a lacrime di latte

hanno pianto sotto il vento crudele che le respinge

attraverso piccoli coaguli di marna rossiccia

per andare dove il pendio le chiamava.

 

La mia bocca spesso si accoppia con la sua ventosa,

la mia anima, gelosa del coito matrimoniale,

ne fece il fulvo nido di lacrime e singhiozzi.

 

E' l'oliva in deliquio e il flauto carezzevole,

è il tubo il cui scende la celeste pralina,

Canaan femminile del dischiuso madore.

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La casa dei doganieri

 

Tu non ricordi la casa dei doganieri

sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:

desolata t’attende dalla sera

in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri

e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura

e il suono del tuo riso non è più lieto:

la bussola va impazzita all’avventura

e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna

la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana

la casa e in cima al tetto la banderuola

affumicata gira senza pietà.

Ne tengo un capo; ma tu resti solo

né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende

rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente

ancora sulla balza che scoscende...)

Tu non ricordi la casa di questa

mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

 

(Eugenio Montale)

 

 

Ps Mi sono permesso una piccola licenza poetica... ho cambiato una "a" in una "o"  :salut:

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  • 1 month later...
SirPatrick

La farfalla

 

Contento proprio contento

sono stato molte volte nella vita

ma più di tutte quando

mi hanno liberato in Germania

che mi sono messo a guardare una farfalla

senza la voglia di mangiarla.

 

Tonino Guerra

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