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La pena di morte


cambiapelle

Siete favorevoli alla pena di morte?  

10 members have voted

  1. 1. Siete favorevoli alla pena di morte?

    • Si
      5
    • No
      58
    • No tranne in alcuni casi
      8


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Un argomento, che leggo molto usato, contro la pena di morte, è che la società civile, il consorzio umano non è lecito tolgano la vita ad un cittadino, ad un uomo.Mi domando perché non sia lecito togliere la vita, ma sia lecito togliere la libertà, in perpetuo per un tempi lunghissimi, ovvero il peculio ovvero altre cose che siano stimate degne d'essere possedute.Forse la risposta potrebb'essere che la vita sia il bene supremo per un uomo.Ma abbiamo per certo che sia tale per ogni uomo ?.Suppongo che anche coloro, i quali affermino, senza dubbio, che sia, non di meno neppure essi tollererebbero una vita tale, che stimassero indegna d'essere vissuta, senza speme alcuna di convertirla in un'altra migliore.Se, dunque, non la vita per sé stessa è il bene supremo, perché togliere questa dovrebb'essere illecito e, di contro, lecito togliere la libertà od il peculio o ciò, che ciascun uomo, a suo arbitrio, stimi sommamente ?. Anakreon.

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Perché:1) uno Stato civile ha il DOVERE di generalizzare e il fatto che qualcuno - eccezionalmente - possa desiderare la morte non cambia il fatto che i più preferiscano la vita (altrimenti la razza umana si sarebbe estinta a colpi di suicidi), quindi la vita è abitualmente da considerarsi il bene supremo; magari martiri e samurai possono preferire di morire per salvaguardare la loro integrità ideale, magari un individuo ridotto in schiavitù violenta e degradante può desiderare di morire... ma qui stiamo parlando di ergastoli comminati a gente cui in carcere viene comunque assicurato il rispetto della dignità e di tutti i diritti fondamentali dell'essere umano: vengono privati della libertà, ma a parte questo, non vengono seviziati;2) un ergastolo è convertibile (nel caso si scopra un errore giudiziario, nel caso il crimine cada in prescrizione, nel caso il condannato dimostri eccezionali segni di redenzione) e inoltre lascia alla persona la possibilità di continuare ad "esistere" e a dialogare col mondo, per esempio scrivendo memoriali o rendendosi oggetto di studi criminologici;3) uno Stato nasce per salvaguardare il patto sociale e il benessere di tutti i cittadini; se ammette anche solo l'eventualità di distruggere anche solo il più meschino dei propri cittadini mi sembra uno Stato fallito in partenza...

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Ma la vita, caro Iriense, è veramente il bene supremo per tutti o per la gran parte dei mortali ?.Per me, comunque sia, non è:è il vivere bene piuttosto che il vivere in sé e per sé, pur concedendo, s'intende, che ciascuno là ponga il bene, dove meglio stimi debba essere posto.Conosco un altro frequentatore di questi fori, il quale, benché aborra dalla pena di morte, non stima tuttavia la vita il bene supremo.Circa l'opportunità che le pene non siano irrimediabili, perché è possibile incorrere in errori di giudizio, dici il vero.Per altro, se alcuno, pur innocente, abbia trascorsa tutta la vita in carcere, non gli sarà gran sollievo essere liberato prossimo al sepolcro:se dovessimo tanto alleviare le pene, quanto è facile che i giudici errano, quale pena si potrebbe sopportare ?.Circa l'ufficio d'una repubblica, posso ben consentire con quel che scrivi.Ma Ti faccio notare che Tu stesso Ti riferisci al "ben essere" dei cittadini:non il vivere puro e semplice, dunque, ma il vivere bene.Se tale è l'ufficio dell'ordine civile, e penso che nessuno dissenta, quale pena, se vogliamo sia pena vera, potrebbe infliggere la mano pubblica ?.Perché, se una pena è pena, non può non punire e dunque affliggere e tormentare, in qualche misura, il reo; ma se la città punisce il cittadino e, quindi, lo affligge e tormenta, non viola sempre ed in ogni caso, benché lievissima sia la pena, l'ufficio suo proprio che abbiamo convenuto essere quello di fare che i cittadini vivano bene ?.O forse che il vivere bene è un vivere in pena ?.Anakreon.

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Circa la vita:. essa non è un "bene",. supremo o meno:. è semplicemente la condizione dell'esistenza.. Mancando quella manca proprio altra problematica, dialettica tra bene e male compresa..Circa la "rimediabilità" della pena,. sarà pur vero che i giudici errano,. ma.... poiché c'è il rischio di esser liberati prossimi al sepolcro,. allora tanto vale essere giustiziati?. Cioè -. per coprire le mancanze del sistema giudiziario e carcerario -. invece che cercare di porvi rimedio tanto vale commutare tutti gli ergastoli in esecuzioni?. Non credo Lei volesse intendere questo..Circa la tutela del "ben essere" dei cittadini,. è pur vero che il recluso non vive bene,. ma il recluso stesso ha danneggiato gli altri cittadini,. va dunque in qualche modo punito,. perché il bene comunitario conta più del bene del singolo.. Ma anche il bene del singolo non va trascurato:. ritenendo io l'annullamento irrimediabile di un essere umano colpa INCOMMENSURABILE,. ritengo sia sufficiente metterlo in condizione di non nuocere più e NON spingersi oltre...

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Caro Iriense, ma proprio coloro stessi, i quali negano che la società civile possa togliere ad un cittadino, per pena d’un delitto, la vita; affermano che per ciò non sia lecito, perché la vita sia il bene supremo.Circa gli errori di giudizio e la morte quale pena irrimediabile, la questione, a mio giudizio non può essere posta in questi termini, perché, se volessimo misurare le pene colla perfezione dei giudizii e coll’infallibilità dei giudici, nessuna pena potrebb’essere, senza timore d’errare, irrogata. E d’altronde, abbiamo per certo che la morte sola sia irrimediabile ?:forse che lunghi anni di carcere hanno rimedio ?;forse che la rovina del nome, della dignità, della famiglia, delle amicizie hanno rimedio ?.Il sospetto, non raramente, perseguita più crudelmente, che l’oblio.Non senza arguzia alcuno, in questi stessi fori, osservò che il carcere stesso appare una pena inumana.Comunque sia, il nucleo della questione mi pare sia quello che dichiari in fine, che cioè, la pena di morte in tanto, in quanto sopprima una vita umana, sia colpa immensa.Quale argomento adduci che, per togliere il pericolo per il bene comune, sia sufficiente costringere il delinquente in un carcere, affinché non possa nuocere di nuovo.L’argomento pare abbia fondamento sull’opinione che l’utilità prima delle pene sia di rimuovere l’occasione di maleficii futuri.Ma dobbiamo anche considerare sia l’efficacia esemplare delle pene sia l’afflizione del reo, affinché colui, il quale abbia uccisa la madre, perché ne sia stato generato, non possa andar libero ed impune, in grazia della scusa che, perciò che ogni uomo ha una sola madre genitrice, quegli non possa ripetere il matricidio.E veramente, non è irrazionale che, così nelle pene come nei delitti, siano gradi diversi di gravità, affinché non accada, come non raramente oggi notiamo, che colui, il quale abbia ripetutamente e deliberatamente ucciso, possa sperare non essere più duramente punito, che colui, il quale abbia causata l’altrui morte per negligenza, senz’intenzione né deliberazione.In somma, se sopprimere la vita altrui sia, come scrivi, una colpa immensa, perché non dovrebbe meritare una pena immensa ?;se alcuno vuole ascendere le scale del delitto fino al grado sommo, perché impedirgli l’ascensione delle scale dell’espiazione fino ad un grado pari ?.Anakreon.

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La legge del taglione, tuttavia, prescriveva una pena pari o simile al delitto perpetrato.La pena di morte è una delle pene possibili per delitti gravissimi, anche quando non abbiano qual effetto la morte altrui.In oltre, non tutti quei delitti, che abbiano effetto la morte altrui, debbono portare di necessità alla pena capitale:i gradi di pena debbono essere adeguati ai gradi del delitto, affinché non cadiamo nell'errore del legislatore Ateniese Dracone, del quale si narra che, interrogato perché avesse comminata la morte per ogni violazione, pur levissima della legge, abbia risposto:per i delitti minori mi pare pena conveniente, per quelli maggiori non ne conosco una peggiore.Anakreon.

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Come ho già detto, questa è roba che l'umanità si è lasciata alle spalle da secoli.Per fortuna, aggiungo io.E lo aggiungo proprio perché sono figlio del mio tempo, un tempo in cui si dà (o si cerca di dare) valore alla dignità dell'essere umano, a cominciare dalla sua prima caratteristica: l'esistenza, dunque la vita.E' ormai passata - nella maggior parte del mondo - l'epoca in cui la pena serviva a castigare. La pena serve oggi a redimere (sì, anche "l'afflizione" del prigioniero che Anakreon lamentava poc'anzi, serve a questo). Serve inoltre da deterrente ai potenziali criminali. E serve da protezione per tutti gli altri, in quanto la reclusione semplicemente separa il criminale e lo rende inoffensivo.Comminare la pena di morte mi sembra dunque, al di là di ogni considerazione umanitaria, una ammissione del proprio fallimento da parte dello Stato: "Non si riesce a risolvere il problema? Zac! Lo si elimina alla radice!"Ma è solo un palliativo, come di chi, credendo di far pulizie domestiche, nasconda la polvere sotto il tappeto...

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La penso come yrian e aggiungo: è un reato uccidere, per tutti.Perché alcuni boia dovrebbero essere appoggiati dallo stato? Ci si ergerebbe a tal punto da decidere che qualcuno deve morire, facendo quello che lo stesso stato ritiene un crimine

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Caro Iriense, se la pena capitale fosse stata abolita da gran numero di secoli, non disputeremmo ancor oggi circa l'abolizione. Che poi la pena di morte debba essere soppressa, come quella che non possa redimere il reo, potrebb’essere un argomento efficace, se fosse universalmente accolto il principio che le pene debbano avere sola ed unica efficacia di redenzione;Ma Tu stesso non neghi che la pena debba avere anche efficacia d’esempio agli altri e di cautela contro il delinquente:perché, per certi delitti gravissimi, un fine non potrebbe prevalere sugli altri ?.Contro infine l’argomento che la pena di morte è la dimostrazione che la città ha fallito nell’educazione dei cittadini, annoto che l’ argomento può valere, prima ancora che per ogni pena, per ogni delitto.A mio giudizio, il supplizio estremo può essere conveniente anche per l’ordine dei gradi delle pene, tanto più, quanto più oggi incliniamo ad un’indulgenza universale, per cui neghiamo la pena di morte, la pena del carcere a vita, la pena del carcere oltre i trent’anni, concediamo ampie riduzioni a chi si penta e spesso anche a chi simuli il pentimento:possiamo ancora appellarle pene o forse converrebbe usare d’altro nome ?. In somma, non mi pare che le confutazioni contro la pena di morte abbiano una grande efficacia di persuasione; ma, al più, possono dimostrare la benevolenza universale di coloro, i quali, usandone, dimenticano tuttavia che nessuna società civile si conserva, se cede ad una misericordia irrazionale e se concede ad un’indulgenza cieca. Per altro, posso anche non negare che gli argomenti a favore della pena di morte non abbiano efficacia maggiore di persuasione.E forse, la questione gravissima dovrebb’essere un’altra:se sia lecito che le pene, lievi o gravi, si dissolvano troppo spesso in un’irrisione della giustizia umana e della potestà civile.Anakreon.

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- . Non ho detto che la pena capitale sia stata abolita in tutto il mondo. . Ho detto che, . per fortuna, . la maggior parte del mondo ha abbandonato la logica del taglione. .- . L'argomento delle pene come fallimento di una società civile è stabile: . infatti un singolo può permettersi di sbagliare e dunque commettere un crimine, . una collettività - . che democraticamente, . razionalmente, . lucidamente regola se stessa - . no. .- . Passino i gradi dei delitti e delle pene; . ma quella capitale non è una pena, . è bensì l'annullamento totale; . qualsiasi altra pena, . compreso l'ergastolo, . è pur sempre relativa, . la morte è invece un punto di discontinuità, . cui avvicinarsi senza toccarlo. .- . Quanto all'ultima questione che Ella solleva, . permettomi rimandarLa all'apposita discussione, . nomata "Il sistema giudiziario e carcerario". .

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Caro Iriense, a me non pare affatto che la gran parte del genere umano abbia rimosso il principio della pena suprema:forse ciò dipende dal modo, come giudico la parte ed il tutto.Comunque sia, scusarsi con quello, che fanno gli altri, non è un argomento molto efficace.Che la pena di morte dimostri che la società civile abbia fallito, nell'educazione del cittadino, è argomento Tuo, con cui posso pur consentire, purché Tu non lo adduca solamente contro la pena capitale:per altro, mi pare non sia tanto la pena, che dimostri il fallimento, quanto piuttosto il delitto.Se vogliamo essere rigorosi, irrogare la pena di morte dimostra piuttosto che la città rinunzia a sperare che il cittadino reo possa essere di nuovo educato alla vita civile:rinunzia circa la quale possiamo disputare, ma che, in sé e per sé, non mi pare né inumana né irrazionale.Circa l'argomento che la morte non sia una pena, ma la riduzione al nulla d'un uomo, Ti faccio notare due cose.In primo luogo, che esso argomento non può avere efficacia universale, perché molti confidano in una vita futura, sia in cielo sia in terra:quindi nessun uomo potrà mai essere ridotto a nulla.In secondo luogo, che spesso gli uomini preferiscono la morte ad un uno stato di vita tale, che li privi d'affezioni, d'azioni o di beni, ch'essi reputino necessarii al decoro minimo dell'esistenza;ora, se queste affezioni, queste azioni, questi beni siano, per la legge, delitti gravissimi e turpissimi, si può ben dare che il reo preferisca morire, essere cioè piuttosto annullato, che intimamente e radicalmente trasformato, in virtù della privazione di quelle cose o, peggio, in virtù d’una tale educazione nuova, che le stimi, anziché desiderabili e dilettevoli, abominevoli ed immonde.Perché, in somma, a mio giudizio, ciò, che veramente e gravemente ci cale, non è mai la vita per sé stessa, ma una vita che stimiamo degna, che sia vissuta, concedendo pure che ognuno, anche errando, ne ponga la dignità dove meglio crede.Anakreon.

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  • 4 years later...

secondo me la pena di morte è sintomo di debolezza del potere giudiziario di uno stato! perché se uno stato deve arrivare a minacciare un criminale di ucciderlo casomai andasse contro le leggi di quello significa che non è sufficientemente autoritario da mantenere l'ordine pubblico! inoltre, è anche sintomo di incapacità di ''educare'' i proprio cittadini perché elimina il problema direttamente senza affrontarlo e cercare di risolverlo!

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