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Ieri ed oggi


mutinus

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[modbreak=yrian]Segnalo i topic correlati Che modelli seguono i giovani di oggi? eCome crescono i giovani d’oggi?[/modbreak]Sono nato nell'anno in cui il XX secolo faceva il giro di boa (1951).La vita della mia generazione è stata segnata da sei pontificati ( PioXII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni PaoloII, Benedetto XVI ); da nove Presidenti della Repubblica : (Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano) dal primo uomo nello spazio ( Yuri Gagarin) dal primo uomo sulla luna, l'assassinio dei Kennedy, l'assassinio di Martin Luther King, dalla guerra del Viet-Nam, dallo scandalo Watergate, dallo stragismo (Piazza Fontana, Italicus, Piazza della Loggia a Brescia, Stazione di Bologna) , dalla massoneria deviata P2, lo scandalo Looked, dalle birgate rosse e gli anni di piombo , il sequestro e l'uccisione di aldo moro, le battaglie per il divorzio e l'aborto, il femminismo, le grandi conquiste operaie......Questi sono solo una minima parte degli avvenimenti che hanno caratterizzato la seconda metà del novecento che io ho "visto da vicino".Se mi volto indietro mi rivedo, diciassettene studente liceale, all'Università Statale a sentire Mario Capanna che si imponeva a una folla di studenti vocianti: tutti coi capelli lunghi; alcuni attenti a chi parlava altri piu' concenrati a limonare con la compagna accanto.Ricordo quei momenti, come ricordo molto bene Celentano che cantava azzurro. Ecco, ero un ragazzetto ed ora sono un uomo che ha già trascorso due terzi della propria esistenza. La mia vita è durata il tempo di una canzone!Ieri eravamo degli "spaccamondo" volevamo distruggere lo "stato borghese" e rifarlo: piu' giusto, piu' solidale, piu' uguale per tutti. Leggevamo Lenin, Marx, Engels, Marcuse, Sartre. Sognavamo una rivoluzione impossibile. Venivamo da lontano e, purtroppo, siamo arrivati.Ma cosa è rimasto di tutto questo, della tensione ideale di quegli anni, della indignazione che provavamo leggendo "Lettera ad una Professoressa" oppure le lettere che Don Milani inviava all'ottuso Cardinal Siri, invocando i diritti dei poveri e biasimando una chiesa opulenta cieca e sorda ai bisogni degli "ultimi"?Forse non è rimasto niente e forse è bene così.Però nei giorni nostri una cosa la colgo e lo dico con preoccupazione: il senso del nulla che avanza. Ieri noi avevamo pochi dubbi e molte certezze; oggi scorgo solo dubbi. Vedo una "boh generation" priva di valori, distante dalla politica, dall'impegno sociale. Una generazione (ma anche quelle un pò precedenti) che non ha nulla in cui credere per cui valga la pena di battersi.Ogni sera ( mi tocca!) porto il mio cane al parco per i suoi bisognini; ogni sera vedo capannelli di ragazzi e ragazze che scherzano, si scolano qualche birra, parlano dell'ultimo modello di cellulare , della ragazza a cui vorrebbero fare il filo o di quanto sia str.....quel tale.Quando ripasso al mattino non c'è piu' l'eco delle loro chiacchiere: solo i cartoni della pizza consumata in piedi, abbandonati sul prato, le bottiglie gettate a due passi dal cestino.Sento un grande senso di tristezza, per me, ma soprattutto per loro: per il loro pessimismo per il loro scetticismo verso l'avvenire.Mah, forse sono affetto da depressione dovuta al climaterio ma il fatto di avere lasciato in "eredità" a questi ragazzi un pugno di mosche, un mondo inquinato ( in tutti i sensi) mi inquieta.Per favore smentitemi, ditemi che non è così, che c'è una generazione che guarda al futuro con ottimismo, dei giovani che hanno saputo raccogliere quel poco di buono che abbiamo seminato e che l'imbarbarimento che vedo è solo un frutto degenere della mia vista incerta.

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Vorrei dirti che non è così, che i giovani di oggi hanno dei valori, vogliono lottare per qualche cosa, si interessano a quello che succede intorno, si impegnano...Peccato che non sia così.La penso esattamente nella tua stessa maniera :gha:Io mi impegno, leggo i giornali, cerco di farmi opinioni su tutto, mi schifo delle cose...poi mi guardo intorno e che vedo? Sul forum della mia facoltà abbiamo iniziato diverse discussioni... E ho notato che gli unici che tentano di informarsi delle cose si fermano all'unica voce dominante, non sentono altri pareri, non riflettono con la loro testa ma prendono per buono quello che gli dicono gli altri (il papa innanzitutto -.-)...e questi sono forse quelli più fortunati, perchè gli altri, l'80% o più, non li ho mai sentiti esprimere un parere, parlano di calcio, macchine o professori e di come scampare ad essi.E' una depressione totale. :sisi:

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Mutinus, credo che tu abbia bisogno di un amichevole scossone. Io sono della tua generazione, ma non condivido lo spirito da «reducismo» da cui tu muovi. Il tuo sfogo non riguarda il presente degli altri (i giovani di oggi) ma il tuo stesso presente: è comprensibile, ma evitabile. Sei molto italiano. Troppo. Non ci eravamo ancora liberati di Little Tony e Orietta Berti che questi già ritornano! E stanno sempre lì. Lascia perdere le Lettere a una professoressa, le tensioni ideali, la rivoluzione impossibile, possibile che tu non ne abbia ancora abbastanza? e lascia perdere la mancanza di valori, lo scetticismo dei giovani, il senso del nulla che avanza... Io nella contemporaneità vedo molte più cose di quante non ce ne vedi tu; il mio problema è anzi tener loro dietro. ll problema vero di tutti è quello di riuscire a mantenere un contatto creativo con la contemporaneità, senza mitizzare il (proprio) passato. Il (proprio) passato non merita mai di essere mitizzato. A Frattaglia vorrei dire: sveglia!!! Ci sono molte ragioni per non essere depressi, molte cose da conoscere, molte esperienze da fare, progetti anche individuali da realizzare, persone da cercare e trovare :sisi:

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No Isher, non ne ho ancora abbastanza.Nella vita deve esserci sempre uno scopo, una ragione per non trovarsi a essere il viaggiatore che interroga il venditore di almanacchi.E' vero che oggi esiste una quantità enorme di sollecitazioni, alle quali è difficile stare dietro. Ma qual'è la loro qualità , il loro senso, qual'è il loro "valore aggiunto"?Di interessi ne ho uno e mille non sono certo Napoleone a Sant'Elena.Solo che all'azimut non vedo nulla: forse colpa del visus che cala, forse perchè "infarcito" di nostalgie retrò, forse per mancanza di adattamento al nuovo...forse.Una cosa è certa: ho fatto la scelta della mia vita: quella di "scendere" da un mondo nel quale non mi riconosco. Mi sono comprato la casetta nel bosco, nel luogo piu' lontano possibile da una metropoli come Milano, nella quale ho vissuto. Un posto dove gli unici "disturbatori" sono le poiane di giorno e gli allocchi di notte.Ho rovesciato il rapporto : se vorrò il "mondo" sarò io ad andare da lui; senza, per questo, farmi fagocitare.

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Ti rattristi per il loro pessimismo, per il loro scetticismo...però dici di lasciargli un pugno di mosche, parli di eredità, di senso del nulla che avanza...e della natura...poiane e allocchi ( il cui disturbo sarà relativo, ma non credo che uno si immerga nellanatura per non essere disturbato...dalla natura, oltre al fatto che mi paiono bestie crepuscolari. )Qui Ti ci va una immediata vacanza urbana, la montagna fa male... :sisi:Eppoi che te ne frega dei giovani, innamorati di un bel quarantenne e affliggilo per aver infranto nel decennio successivo i tuoi sogni giovanili

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Guest PianoForte
Per favore smentitemi, ditemi che non è così, che c'è una generazione che guarda al futuro con ottimismo, dei giovani che hanno saputo raccogliere quel poco di buono che abbiamo seminato e che l'imbarbarimento che vedo è solo un frutto degenere della mia vista incerta.
Secondo il mio parere, alcuni valori si sono persi, o si sono dimenticati, perché non sono più osteggiati come lo erano un tempo: se non esiste la necessità di lottare per ottenere dei diritti ed affermare degli ideali, la gente si abbandona placidamente al quieto vivere, ma d'altra parte, nuovi valori si stanno affermando, in quanto sono il risultato dei problemi di questa generazione (i diritti degli omosessuali, per fare un esempio). Ai tuoi tempi (se valuto correttamente), eravate reduci da un periodo di grande instabilità che vi ha stimolato a reagire e a cercare quei principi e quelle forze in grado di riequilibrare il sistema in cui eravate inseriti, mentre noi, al contrario, siamo figli "viziati". La guerra la conosciamo solo in televisione, o nei libri di scuola, e la parità dei diritti sul lavoro come in famiglia non sono più gravi difficoltà quotidiane come lo erano allora (per fare degli esempi), dunque, siamo nati nel lusso, confronto a voi, e non siamo stimolati a conquistare altro, perché abbiamo già tutto. Naturalmente parlo in generale, difatti anche in questa generazione esistono i disagiati che s’impegnano per conquistare il loro spazio, ma sono molti di meno, perché tanti problemi li avete risolti voi nel passato. Ad ogni modo, arriverà anche per noi il momento di lottare, giacché per rimettere in moto un sistema in quiete, è necessario turbarne lo stato; ed io ho l’impressione che questo periodo di stasi non durerà ancora a lungo: troppi si stanno impigrendo, esaltando e marcendo!Per rinnovarsi, la natura stessa si da fuoco…In conclusione, se si rappresentasse l’andamento dell’impegno sociale dell’uomo nella storia, credo che si otterrebbe qualcosa come il grafico del titolo finanziario “ENI”; una lenta ma costante crescita intervallata da periodiche discese a cui si alternano vivaci salite.L’ottimismo c’è! E’ proprio quello che rende negligenti. Lo stimolo più efficace, invece, è la paura.
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Pianoforte ha scritto: "Ai tuoi tempi (se valuto correttamente), eravate reduci da un periodo di grande instabilità che vi ha stimolato a reagire e a cercare quei principi e quelle forze in grado di riequilibrare il sistema in cui eravate inseriti, mentre noi, al contrario, siamo figli "viziati"....."Per la verità "l'istabilità" l'abbiamo creata. I nostri padri hanno vissuto il dramma della guerra e poi, tra un booje-wooje e un twist, si sono presi la "sbornia" da "miracolo economico" ( quello, per capirci, che ha lasciato in eredità a tutti noi la voragine del debito pubblico).La nostra è stata la generazione che ha posto fortemente il tema della disuguaglianza sociale e della improcrastinabilità di una riscossa che cambiasse i suoi connotati classisti.Fu il tempo delle uova marce ai signori della prima alla scala; quelli in cui si rivendicava il diritto allo studio, ad una pensione decente.In termini politici, il blocco moderato-conservatore, dopo una lunga e vana resistenza, dovette cedere una buona parte del suo potere e dei suoi privilegi: i salari crebbero, arrivò la riforma delle pensioni ( quella che oggi è stata controriformata) l'università per tutti ( quella che oggi genera disoccupazione intellettuale ) eccetera.Non credo che oggi, Pianoforte, si possa parlare di rendita di posizione: i giovani d'oggi sono molto piu' "incasinati" di quanto lo fossimo noi. Ai miei tempi, appena laureato, ricevetti ben sei offerte di lavoro, una migliore dell'altra.Oggi è il contrario: continui a spedire c.v. e continui a rimanere a spasso o a fare qualche lavoro "a progetto".Ieri non era un grande problema sposarsi, stipulare un mutuo per la casa, anche se la crisi petrolifera degli anni '70 demolì l'illusione del "miracolo" e apparecchiò tempi grami. Oggi è una chimeraCondivido che questa sia un'epoca di transizione dove però, purtroppo, l'unica certezza è l'incertezza.Lungi da me prendermela coi giovani. Come vetero marxista penso che la società evolva in funzione della struttura economica che la caratterizza. Per cui il "vuoto" il "malessere" e anche l'abulia, non sono altro che fattore funzione di una società avvitata su se stessa, in crisi strutturale, che no sa uscire da una stagnazione economica.Tale stagnazione ( vorrei scrivere declino) comporta obbligatoriamente anche una stagnazione di valori.Una cosa del genere, pure coi dovuti paragoni ( sempre pericolosi) successe nel '29 in America. Il crollo dell'economia diventò un crollo sociale a cui pose rimedio il "New Deal " di Roosevelt. Funzionò in America. In Europa, invece, la crisi economica ( e delle vecchie classi dirigenti) portò al fascismo e al nazismo.Una cosa sicuramente oggi manca rispetto a ieri: il ruolo propulsivo degli intellettuali. Ma esistono ancora?

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