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Roma sprofonda, Milano splende


Rotwang

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che siano Pirl -ma tanto pirl- è ovvio...

cmq, consolamoce coll'ajetto: pure da loro ormai mezza giunta regionale sta al gabbio, per cui c'hanno poco da fà i ganassa!!!

 

-vogliamo parlare del genio che teneva quindicimila euro in banconote da 500 nel freezer in mansarda, così c'aveva li soldi freschi??

epperò mò al fresco c'è finito lui..-

 

cmq pare che stiano stampando nuove felpe x l'occasione

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Edited by freedog
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Mejo Rita! Vote for Rita dalla Chiesa!!! Anni di Forum l'hanno abituata ai temi della legalità e l'hanno avvicinata ai problemi del popolo! Se candidano Rita vado a mettere il sassetto nell'urna... :P

 

Salvini che s'interessa così tanto ai destini romani è commovente...

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L'Espresso

Decine di immigrati minorenni vivono nel sottosuolo o accampati in aree attorno alla stazione Termini, nel cuore di Roma. Sono ragazzini senza famiglia, che rientrano fra i seimila minorenni non accompagnati arrivati in Italia e scomparsi. E per non morire di fame si vendono e sono vittime di pedofili senza scrupoli, uno dei quali, un ingegnere americano arrivato a Roma da Chicago, arrestato nelle scorse settimane.

 

Da piazza della Repubblica alla stazione, meno di quattrocento metri tra fasti dell’antica città imperiale, gli hotel di lusso e le bancarelle degli ambulanti, percorsi in fretta ogni giorno da pendolari e turisti, vivono questi ragazzini “invisibili”, scomparsi dopo essere sbarcati sulle coste italiane e arrivati dopo un lungo viaggio dai loro paesi d'origine dove scappano per via delle guerre. Un tredicenne egiziano racconta la sua storia, di quanto gli manca la mamma e la paura che prova a stare di notte solo per strada e dice: «Sono un bambino, ed ho paura».

 

Dove vivono questi minorenni è un tappeto di melma, l’odore stordisce. Fathi è uno di loro, abbassa la testa e scende giù nel buco. «Meglio dormire fuori». Abdul risale la scaletta e si stringe nella felpa per il freddo. «Io sto qui, sotto l’albero». La sua vita è in un metro quadrato fatto di un cartone, una coperta marrone e due sacchetti di plastica blu. «Fuori è meglio, perché tira vento e non c’è quella puzza», dice. Ma quella puzza, anche se tira vento, rimane impressa nelle narici. E non se ne vuole andare. Fathi ha 14 anni, vive qui da due anni ed è arrivato da solo da Gharbia, in Egitto. Abdul ne ha 16. Come lui Ibrahim e gli altri. Venti, trenta ragazzini che dormono per terra, rubano, si prostituiscono. Sono gli invisibili.

 

Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, interpellato da l'Espresso, annuncia che per salvare questi ragazzini è stata avviata «un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio, monitorando i loro luoghi di ritrovo e stazionamento, informandoli sui servizi di accoglienza ed individuando eventuali soggetti adulti che potrebbero sfruttarli in attività illecite. L’unità sarà attiva all’interno della stazione Termini e nelle aree limitrofe 6 giorni su 7, dalla mattina sino a tarda sera, avvalendosi di educatori e mediatori linguistico culturali esperti nell’approccio a utenti in situazioni di disagio». 

 

Per assonanza viene in mente Christiane F., il suo libro di fine anni '70, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, dove “Zoo” è il nome della stazione ferroviaria, luogo di disperazione e di prostituzione per minorenni a caccia di soldi per comprare l’eroina. All'epoca lo stupore fu un sentimento forte almeno quanto la commozione. C’erano i minorenni che si vendevano per procurarsi l'eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente.

 

In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura.

 

Fu grazie a Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo.

 

Intanto questi ragazzi “dannati” di Roma continuano ad avere paura, ad essere oggetto di pedofili e a vivere sotto gli alberi o nel sottosuolo.

Edited by Rotwang
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  • 2 weeks later...

no vabbè..

mò pure la Pivetti (irene..) si vuole candidà a sindaco di Roma..

http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/03/02/news/comunali_roma_pivetti_si_candida-134614579/

no, dico LA PIVETTI!!!!

:angry:  :angry:  :angry:  :angry:  :angry:

ma che cazzo avemo fatto de male pe meritacce tutto ciò?????

-scusate il francesismo, ma quando ci vuole, ci vuole!!!!-

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no, dovremmo risalire ancora più indietro, alla conquista dei piemontesi e alle indiscriminate distruzioni che ne sono derivate, come ad esempio quella incalcolabile di Villa Ludovisi, i cui giardini furono progettati da Le Notre, l'architetto di Versailles, e furono distrutti per far posto all'attuale quartiere Ludovisi, con la complicità dei principi proprietari

 

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Stai attento ai leghisti del forum! :D

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sempre più ridicoli...

ormai siamo al "venghino siori venghino"..

sapete che si candida sindaco pure Adipolfi???

cito: "A Roma Alfio Marchini è a favore delle unioni civili. Così come Bertolaso, Raggi, Giachetti e Fassina. Per questo ci sarà una nostra lista che sarà guidata da Gianfranco Amato, avvocato e presidente di Giuristi per la vita. E la mia candidatura a sindaco della città. Affinché ci sia un’alternativa fuori dalle coalizioni"

tutto il delirio minuto per minuto su http://www.iltempo.it/politica/2016/03/05/il-popolo-della-famiglia-oltre-i-partiti-1.1515952

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Internazionale

 

Annamaria Testa

 

“La gente se ne frega”, dice la signora praghese commentando l’allergia dei romani alla raccolta differenziata. “Io lavoro, capito?”, risponde una seconda signora per giustificarsi. “Oddìo che palle”, strilla una terza signora, senza peraltro smettere di parlare al cellulare.

 

È girato ai Parioli, il quartiere-bene di Roma, il video di Piazzapulita che offre, in soli quattro minuti, una bella sintesi dell’atteggiamento corrente in una città peraltro invasa da topi e ratti. È noto che tra topi e spazzatura c’è un certo legame, no?

 

Una prospettiva diversa

“I cassonetti che non vengono svuotati regolarmente, i rifiuti che stazionano ammucchiati fuori dai ristoranti, i giardini pubblici trasformati in piccole discariche sono un’attrazione irresistibile non soltanto per i roditori ma pure per i gabbiani”,scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Un cattivo modo per affrontare un problema così complicato è pretendere di risolverlo in fretta e in un colpo solo, replicando strategie già impiegate in passato e che si sono dimostrate inefficaci: “Non possiamo far finta che le cose cambierannose continuiamo a fare le stesse cose”.

Proviamo, allora, a considerare la questione in una prospettiva diversa.

C’è bisogno di altri due video: il primo racconta, in 60 secondi e per sommi capi, che cos’è la motivazione. Il secondo è girato nella discarica di Rocca Cencia.

Il video sulla motivazione ricorda tre fatti semplici: in primo luogo, che siamo motivati a fare qualcosa (qualsiasi cosa, raccolta differenziata compresa) se siamo convinti di fare qualcosa che abbia un senso.

Ma che senso ha prendersi la seccatura della raccolta differenziata se poi, come mostra il secondo video, i rifiuti finiscono di nuovo tutti assieme?

Se questo non è vero, e se il caso della discarica di Rocca Cencia riguarda, per esempio, solo una piccola parte dei rifiuti prodotti, bisogna che le persone lo sappiano bene.

Perché lo sappiano, bisogna dirlo molte volte, fornendone le prove: parlavo qualche mese fa con un gruppo di brillanti amici romani e tutti, in perfetta buona fede e senza eccezione, mi hanno detto che “a Roma la spazzatura va tutta insieme”. Hanno poi aggiunto altri commenti che non è il caso di trascrivere qui.

Il video sulla motivazione ricorda una seconda cosa: le motivazioni interne, che fanno capo a noi stessi (sentirci bravi, giusti, capaci, gratificati dall’utilità di ciò che facciamo) funzionano meglio delle motivazioni esterne (premi e punizioni).

 

Motivazioni interne ed esterne

Quando più di vent’anni fa la raccolta differenziata ha cominciato a essere praticata nella mia città (Milano), all’inizio mi sono sentita vessata: è sgradevole trafficare coi rifiuti, scendere da casa con tre o quattro sacchi invece di uno, aprire tre o quattro diversi cassonetti invece di uno, ricordarsi di che cosa va messo dove.

Dopo qualche giorno mi sono organizzata. Oggi è ancora più facile, perché in commercio si trovano contenitori razionali e perfino graziosi. Allora l’ho fatto sia per una motivazione interna (spirito ecologista e senso civico) sia per una esterna (controllo condominiale e portinaio occhiuto).

Dopo un paio di mesi, separare rifiuti ha cominciato a sembrarmi normale: non solo un gesto da brava cittadina, ma anche una pratica più igienica perché il sacchetto della “vera spazzatura”, quella indifferenziata, risulta piccolissimo e più gestibile.

Dopo vent’anni, non riesco neanche più a pensare di buttar via tutto insieme, così come non riesco a immaginare di mangiare in un piatto sporco (che schifo!) o di andare a spasso in camicia da notte (che vergogna!).

Le persone devono sapere che quel che fanno ha un senso, serve concretamente ed è la cosa giusta (facile e possibile) da fare. E devono “vederlo”: i cassonetti vanno svuotati in tempo e in ore stabilite. Dev’essere più che chiaro, e scritto bene in grande, che cosa va messo dove. Dev’essere più che certo e noto a tutti che i rifiuti separati non saranno rimessi insieme.

Il video sulla motivazione ricorda, infine, che è il modo in cui pensiamo alle cose a determinare se riusciremo o meno a farle. Dire (ahimè, con un certo tetro compiacimento) che il problema della raccolta differenziata a Roma è irrisolvibile perché “i romani sono fatti così” non aiuta né ad affrontarlo né, figuriamoci, a risolverlo.

 

Comportamenti virtuosi

Per questo sarebbe importante presentare sempre, contrapposti ai casi deteriori,anche esempi virtuosi: sulla raccolta differenziata ce ne sono molti , in tutta Italia, centro e sud compresi.

E dai, ci sono perfino persone che separano tonnellate di tappi di plastica, a fronte di una motivazione forte: finanziare la ricerca sui linfomi e altre iniziative benefiche.

Poiché i dati dicono che a Roma c’è un 40 per cento di raccolta differenziata (nel 2012 era un misero 25,7 per cento), sono certa che ci sono imprese, esercenti e privati cittadini che già oggi speranzosamente la praticano. Perché non dare visibilità ai comportamenti virtuosi?

Avanti, fateci conoscere questi eroi del quotidiano: qualche sòra Rosalia che separa le bucce dal cartone. E, magari, anche qualche sor Olimpio: la spazzatura non dev’essere solo questione di donne, no?

Edited by Rotwang
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Piu' che altro la colpa e' della legge italiana che consente anche ai non residenti in un comune di diventare sindaco di quel comune.......

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Freewheeler

Ormai manca solo Topo Gigio e siamo a posto. Comincio ad allenarmi per affrontare la "tovaglia" elettorale che entrerà nell'urna solo se piegata 16 volte.

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beh.. allora speriamo che sto giro non mi chiamino a fà il pres. di seggio:

sarà un manicomio, tra voti disgiunti, millantamila liste, candidati sindaco altamente improbabili, eccetera.

se poi l'affluenza sarà bassissima (come altamente probabile, x non dire sicuro), è facile prevedere giornata noiosissima + nottata interminabile x lo spoglio!

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La Repubblica

 

Fatti tutti i conti, il bilancio delle nuove piantumazioni di alberi negli ultimi cinque anni è positivo. Tra abbattimenti per i cantieri, rimozioni di piante malate e nuovi alberi piantati in città, il saldo finale è di 67mila alberi in più. Cifre che vengono date dall'assessorato al Verde e al Benessere del Comune: gli alberi censiti a fine 2011 su tutto il territorio comunale erano 191.833, oggi sono 258.724.

 

"Abbiamo piantumato 40mila alberi nei quartieri e 30mila nei parchi legati alla città - ha spiegato l'assessora al Verde, Chiara Bisconti facendo il bilancio al termine dell'ultima stagione agronomica appena conclusa - . Un lavoro quotidiano per rendere la nostra Milano più bella, vivibile e sostenibile. Rivendico con orgoglio di aver garantito un saldo positivo nella presenza di alberi a Milano. È l'ennesima dimostrazione di come questa amministrazione abbia avuto a cuore il tema del verde cittadino. Oggi abbiamo una grande ricchezza in più, un vero e proprio tesoro. Da questo risultato importante, nei prossimi anni si può ripartire per incrementarlo ulteriormente".

 

Una particolare attenzione è stata posta anche nella scelta dei tipi di piante, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della biodiversità. Meno robinie ad esempio e più spazio ad alberi resistenti come le querce e per gli alberi da fiore, come i peri e i meli. Tra i nuovi arrivati negli ultimi cinque anni ci sono prunus (4596), tigli (2891), querce (2287), frassini (2745), cercis (1526), peri (1124), meli (556), ibischi (898), magnolie (473), ginkgo (637). "Non solo - aggiunge l'assessore Bisconti - abbiamo piantumato diverse specie particolari come le ginkgo che possono essere considerate dei veri e propri fossili viventi visto che sono comparse sul nostro pianeta 200 milioni di anni fa".

 

Sul versante delle perdite, invece, i dati parlano di circa 700 abbattimenti all'anno per piante che gli agronomi hanno registrato come malate o a rischio caduta. Cifra a cui vanno aggiunti i circa 500 alberi tagliati per far spazio ai cantieri della M4 e altri interventi sparsi, per un totale di 4mila abbattimenti.

 

Sul tema del verde però non sono mancate le critiche alle scelte fatte dal Comune, soprattutto per quanto riguarda gli abbattimenti che sono stati fatti per fare spazio ai cantieri della metropolitana: tagli che sono stati visti come vere e proprie ferite dai residenti anche considerato il fatto che hanno riguardato zone centrali. "Ho partecipato alla lotta per i 573 alberi da salvare, quelli che inizialmente so dovevano tagliare per la costruzione della M4 - dice Fabio Luca, un dei cittadini che si sono mobilitati in questi mesi di proteste - una lotta che purtroppo non è riuscita a salvare le piante. Rimane da capire dove hanno messo quelli sostitutivi: a Milano non se ne vedono. Senza poi dimenticare che sono stati abbattuti alberi secolari o comunque molto grandi distruggendo interi viali, mentre ne sono stati ripiantati di piccoli e molto giovani".

 

E anche sui dati c'è chi avanza dubbi. "Ci vorrebbe un'agenzia sopra le parti che verifichi sugli effettivi tagli che vengono fatti - dice Salvina Inzana, dell'associazione Aidaa e tra gli attivisti per la difesa degli olmi di via Mac Mahon - . Noi non crediamo per niente ai dati del Comune, anche perché abbiamo segnalato che ci sono tagli che vengono fatti fuori dalla programmazione. E senza un controllo esterno, non arriveremo mai alla verità".

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  • 2 weeks later...

Milano prima col centrodestra, Milano dopo col centrosinistra:

 

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Icoldibarin

L'impatto di queste foto è impressionante e conferma le mie percezioni di miglioramento generale del tessuto urbano.

Io spero solo che non si inverta il senso di marcia, come purtroppo temo, con la prossima amministrazione.

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Hanno fatto anche qualcosa per migliorare la qualita' dell'aria o solo roba estetica ?

 

Se si ci sono dati quantitativi sull'aria migliorata ?

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  • 2 weeks later...

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