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Uguaglianza vs Diversità


purospirito

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purospirito

Oggi mi pongo un quesito interessante di discussione, nato dall'unione dell'azione politica e da quella culturale.

 

La mille sfumature della comunità Lgbtqi... pongono all'attenzione le diversità oggettive di ogni individuo.

Ognuno come singolo ha la sua storia e la sua identità e a volte difficilmente è comparabile a quella di qualcun altro, ma riusciamo comunque a trovare dei minimi comuni denominatori. 

 

Il problema però lo voglio accentuare non tanto sull'identità ma sul sentirsi o no parte di una comunità con una precisa rivendicazione: La battaglia per i diritti civili si fonda sul concetto che tutti gli uomini sono uguali. 

 

Come i contestatori del Pride insegnano il bisogno di sentirsi "uguali" agli etero è tanto. Ma lo siamo veramente? 

Battaglia aperta all'interno del movimento è questa sorta di contrapposizione tra sottolineare la nostra uguaglianza di persone che provano lo stesso amore degli altri e rimarcare invece la diversità del nostro essere, dello stile di vita e del costume sociale, frutto anche di un'emancipazione che per forza maggiore abbiamo dovuto attuare figlia del movimento di liberazione sessuale. 

 

Se negli anni 70-80 la nostra bandiera era appunto la diversità, oggi l'imborghesimento del movimento stesso ci ha portato a considerarci come uguali rispetto agli altri, necessitando delle stesse regolamentazioni che vivono tutti... 

 

A prescindere quindi dalla giusta lotta per i diritti civili che non si mette in discussione la mia domanda é:

 

Ci sentiamo più DIVERSI  o  UGUALI? 

 

 

Mi piacerebbe potessimo affrontare il dibattito anche con materiale di approfondimento, come articoli, testi e riferimenti.

Grazie a tutti per le future riflessioni!

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prescindere quindi dalla giusta lotta per i diritti civili che non si mette in discussione la mia domanda é:   Ci sentiamo più DIVERSI  o  UGUALI? 

 

 

 

 

ma più diversi o uguali rispetto a cosa, a chi?

se il termine di paragone sono le persone eterosessuali e la presunzione di assolutezza dei loro gusti sessuali, è ovvio che già alla radice della domanda presupponi una diversità

 

Finchè restiamo a considerare la differenza "di gusti", facciamo una considerazione elementare che neanche i gay "riservati" possono mettere in discussione.

 

 

non mi sembra un modo intelligente affrontare la questione della "diversità" senza definirla, sembra una cosa troppo aleatoria. 

 

 
Edited by Demò
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Il quesito posto è molto interessante e, per certi versi, insidioso.

 

Io sono sempre stato convinto che tentare di "riunire" il popolo gay sulla base di caratteristiche comuni è impossibile e controproducente, inevitabilmente il produrre una "immagine tipo" privilegia alcuni aspetti e trascura altri, con il risultato che la parte "trascurata" non si riconosce nell'immagine creata e la declassa a stereotipo.

 

Si potrebbe però creare "unione" in termini di obiettivi comuni: ossia, ognuno è fatto a modo suo, ok, ma gli obiettivi (almeno al momento) sono gli stessi per tutti.

Questa secondo opzione, secondo me realizzabile, è però spesso insidiata dalle stesse posizioni "radicali" interne allo stesso popolo gay, posizioni che sono il riflesso di una impostazione fortemente ideologica. Tale posizione ideologica si esprime nella visione della richiesta di uguaglianza come di una richiesta di "aderire" al modello eterosessuale: ciò produce, ad esempio, posizioni per cui non bisogna chiedere il matrimonio, perchè il matrimonio è un istituto eterosessuale ed in qualche modo "alieno" al mondo gay, etc...

 

La questione secondo me è diversa. Chiedere "uguaglianza" significa semplicemente constatare che, ad ora, una porzione di essere umani ha tutto un set di diritti fondamentali che, al contrario, sono preclusi ad un'altra porzione. E' una constatazione "neutra": la classe privilegiata è ora, guarda caso, quella degli eterosessuali, ed è pertanto normale che ci si rifaccia a quel "modello" di diritti.

In altre parole, si richiede una uguaglianza "formale e sostanziale" quanto al trattamento legale ed alla accettazione sociale, non credo che qualcuno, chiedendo uguaglianza, intenda "confluire" nel modello eterosessuale. Chiedere il matrimonio per la coppie gay non significa imporre poi alle coppie gay di farne uso, significa colmare un gap oggettivo fra due categorie di cittadini (il che ha un valore innanzitutto simbolico, indipendentemente dal fatto che del diritto rivendicato si voglia o no fare uso).

 

Mi permetto anche di far notare che, a mio parere, la stessa discussione è posta in maniera velatamente "ideologica" (nel modo in cui ho spiegato sopra), due esempi per tutti:1) Identificare la contestazione al pride con la voglia di "sentirsi uguali agli etero" a prescindere. 2) Etichettare il "cambiamento di rotta" (ma davvero?) del movimento LGBT come un"imborghesimento".

Edited by NewComer
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Hinzelmann

In ciò in cui io mi sento "diverso" io mi sento "bene", perché questa diversità mi

definisce mi rafforza è coerente con l'idea che ho di me

 

In ciò in cui io mi sento "differente" io mi sento "male" perché questa differenza

mi fa sentire diseguale ( nel senso che pur sapendo di avere delle caratteristiche

dis-simili sono "omologato" cioè non sono in grado di pensare ed agire come diverso

dagli altri )

 

I gay italiani si sentono differenti, perché sono omo-loghi agli eterosessuali e desiderano

essere simili a loro, piuttosto che uguali

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Saramandasama

Ma infatti. E anzi considerano i gay che esprimono la propria identità apertamente come una" carnevalata".. Ma anche questo una volta si chiamava omofobia interiorizzata.

Edited by Salamandro
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beh, che ci sia stato un imborghesimento nel popolo gayo penso sia indiscutibile: l'epoca pioneristica del FUORI era molto più camp & trasgressiva; 

per esempio, come spesso dico anche al Maccarrone (il presidente dell'ass.ne omonima), se Mario Mieli vedesse cosa siamo e cosa richiediamo oggi, sono sicuro che ci darebbe fuoco all'istante!

 

Poi ci sarebbe il discorso di quanto facciamo fatica ad essere una VERA comunità che fa un serio lavoro sia di lobbyng che di tutela dei nostri diritti, sia per l'antico discorso delle ass.ni che devono per forza essere LE primedonne e si fanno una concorrenza troppo spesso squallida, sia per quanto scrivevano già sopra sull'allergia per checche/effeminati che colpisce troppi gay;

per tacer di tante altre problematiche -che a citarle tutte ci porterebbero off topic rispetto alla tua domanda-

Edited by freedog
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Il problema però lo voglio accentuare non tanto sull'identità ma sul sentirsi o no parte di una comunità con una precisa rivendicazione: La battaglia per i diritti civili si fonda sul concetto che tutti gli uomini sono uguali. 

 

E' un concetto che non hanno inventato i gay, e non cambierà checchè ne pensino i gay.

 

 

 

Come i contestatori del Pride insegnano il bisogno di sentirsi "uguali" agli etero è tanto. Ma lo siamo veramente? 

Sarebbe però interessante discutere di cosa esattamente i gay sarebbero diversi dagli etero.

 

 

 

Se negli anni 70-80 la nostra bandiera era appunto la diversità, 

Nostra? Megli anni settanta una piccolissima percentuale di gay blaterava di rivoluzione gaia mentre la maggior parte dei gay si sposava con donne... La mitica epoca dei gay rivoluzionari semplicemente non è mai esista.

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sia per quanto scrivevano già sopra sull'allergia per checche/effeminati che colpisce troppi gay

 

L'allergia per checche/effeminati è un problema comune a praticamente tutte le nazioni, era apparso in proposito un articolo/lettera aperta (credo sull'huffington post) in cui un gay americano (parliamo quindi di un paese in media avanzato quanto a consapevolezza ed identità gaie) si lamentava proprio dell'estremo disprezzo che la comunità gay americana sembra in media riservare alle "sissy". Eppure lì ampi risultati sono stati ottenuti: quindi non credo che questo fatto c'entri con l'arretratezza italica in materia di diritti.

 

Una buona parte della responsabilità ce l'hanno sicuramente politica ed istituzioni, che visto il background pesantemente catto-bigotto da ambo i versanti dell'arco parlamentare, sembrano "impermeabili" a questi argomenti come da nessun'altra parte del mondo civile. Un'altra grande parte la gioca, secondo me, l'impostazione autorefernziale dell'associazionismo medio (oltre alla tendenza che citavi alle faide intestine, ma quello è risaputo), che come ho già detto in molti post, tende a liquidare tutte le posizioni critiche così:

 

 

 

una volta si chiamava omofobia interiorizzata.

 

A me sembra che questa cosa dell'omofobia interiorizzata sia un po' diventata l'accusa jolly da giocare per liquidare le posizioni "non allineate" senza entrare nel merito, un po' come quando i berlusconiani liquidano i dissensi interni dando del "comunista" all'interlocutore ardito. Comunque credo sia un OT

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Saramandasama

Mai come in questo caso il termine "omofobia interiorizzata " è attinente. Al contrario è quanto meno sentinellesco il voler fare gli gnorri. Poi su cosa significhi essere vittima di omofobia interiorizzata, lí conviene fare qualche seduta da un bravo psicologo esperto in tematiche gaye, più che chiedere che lo si argomenti su un forum, magari si capisce perché lo si è, e non lo si riesca ad ammettere a sé stessi. Hinzelmann nel suo post ha portato dei valdi esempi di come agisca l` interiorizzazione omofobica dei gay italiani( e non solo)

Edited by Salamandro
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Hinzelmann

Il fatto che l'uguaglianza sia un obiettivo politico non raggiunto non

esclude la possibilità che io come gay possa già sentirmi "uguale" ad un

etero e quindi avendo questo sentimento, sono anche in grado di

sentirmi diverso e stare bene, basta avere orgoglio

 

Ciò che accade invece è che il gay italiano si sente inferiore agli eterosessuali

e quindi desidera che si realizzi una uguaglianza in senso politico che possa

cancellare ciò che percepisce come mera differenza negativa

 

Ovviamente è in gran parte una illusione, nessuna legge potrà sostituirsi al

lavoro ed al percorso personale, che ogni gay deve necessariamente compiere

per poter essere veramente orgoglioso di ciò che è

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Quello che pochi gay capiscono è che l'eterosessualità non riguarda gli usi e i costumi delle persone, così come l'omosessualità. Promiscuità e calze a rete sono condizionamenti della società.

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Hypnoticeyes

Innanzitutto c'è da chiedersi:che cos'è la diversità? e perchè è necessario catalogarsi come diversi o uguali rispetto a "nonsoche"? C'è sempre un termine di paragone...poi c'è anche da capire quanto la diversità abbia un valore oggettivo o soggettivo...ognuno ha la sua idea di diversità,io penso che dipenda da come ognuno si sente,di sicuro non dall'idea che la gente ha di te...se ci si sente diversi per scelte di vita,gusti sessuali e altri motivi individuali non ci vedo niente di male finchè si trova un giusto equibrio e ci si sente a proprio agio con ciò che ci circonda...se invece ci si sente "diversi" per motivi più seri,come ad esempio emarginazione,bullismo dovuto in linea di massima al proprio orientamento,allora lì è un problema abbastanza grande....Il termine diverso può essere visto in maniera sia positiva che negativa,positiva quando si è consapevoli di essere "speciali",di avere qualcosa che ti contraddistingue,negativa quando la subisci o non l'accetti,sentendoti magari "un alieno,inadeguato....dipende dai singoli casi,mai generalizzare...nel mio caso posso dire che mi sento un ragazzo diverso dalla massa,agisco e penso sempre in maniera indipendente e non mi faccio condizionare,ma non per questo mi sento "un pesce fuor d'acqua",mi so adattare facilmente...vivo la mia omosessualità in maniera naturale...come un etero vive la propria eterosessualità...in quel senso sono simile a un etero...sembra un paradosso perchè non sono dichiarato ma ditemi chi è l'etero che si dichiara...già dal fatto di dichiararsi si capisce quanto uno si sente diverso...

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Credo che il problema dovrebbe venire formulato all'inincirca così

"Vogliamo davvero finire come i nostri genitori?"

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Hinzelmann
in quel senso sono simile a un etero...sembra un paradosso perchè non sono dichiarato

 

E' del tutto logico che un gay che si nasconde sia simile agli etero

e poi viva in privato la sua sessualità diversa 

 

Se ti sentissi veramente uguale agli altri non nasconderesti ciò che sei

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Hai scritto: la battaglia sui diritti civile si basa sul concetto che tutti gli uomini sono uguali.

 

Io invece penso che tutti gli uomini sono diversi ma hanno uguali diritti.

 

Io direi che abbiamo sentimenti usuali a quelli degli etero ma siamo diversi verso il genere a cui li espletiamo.

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Hinzelmann

L'errore di purospirito è quello di considerare la diversità un valore

 

La diversità deve essere valorizzata in un gay, perché in una società

eteronormativa esiste una sistematica svalutazione dell'omosessualità

ma il valore è l'orgoglio.

 

Quindi il giovane gay deve valorizzare la propria omosessualità ed integrarla

nella propria personalità, cosa che ai gay italiani non riesce perché rimangono

schiacciati dai propri complessi di inferiorità e sono quindi privi di orgoglio (pride)

 

Ma il complesso di inferiorità da cosa nasce se non dal fatto che io non ritengo

di essere realmente uguale, per dignità, diritti etc. ?

 

Si finisce quindi per immaginare una falsa uguaglianza che cancella la differenza omosessuale

cioè una uguaglianza che non è l'espressione di orgoglio, ma dell'odio di sé ( tipico di una

minoranza )

 

La vera uguaglianza cancella l'ingiustizia, non omologa le differenze

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Ma un eterosessuale è orgoglioso di essere tale? Non mi sembra. Il tanto fantomatico orgoglio gay mi sembra più una questione politica.

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A me pare invece che nei casi in cui si presuma siano gay

tutti gli eterosessuali specifichino il loro orientamento.

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A me pare invece che nei casi in cui si presuma siano gay

tutti gli eterosessuali specifichino il loro orientamento.

Avviene anche l'inverso, nei soggetti sani.

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Ecco, l'orgoglio è appunto questo:

specificare quello che sei veramente

quando gli altri ti dicono di pensare che tu sia un'altra cosa.

 

E non è una questione (solo) politica:

lo faremo anche quando avremo tutti i diritti che ci spettano.

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Secondo me si può essere davvero uguali solo nella diversità: ogni singola persona è un universo a se state, del tutto particolare, unica e irripetibile.

Da questa considerazione deve nascere il rispetto reciproco e quindi il riconoscimento di pari diritti a tutti indiscriminatamente.

Ragionare per categorie invece comporta necessariamente discriminazioni di vario genere. 

Questo in generale. 

Nel nostro caso, penso che una cosa che ci accomuna veramente sia infondo proprio il fatto di non avere riconosciuti certi diritti che ci spetterebbero in quanto persone. 

A parte i diritti fonadamentali da equiparare a quelli delle coppie eterosessuali, ci vorrebbe poi proprio un riconoscimento sociale che manca qui da noi. Il fatto di dare scandalo andando mano nella mano, ad esempio, è semplicemente allucinante.

C'è bisogno di una profonda svolta culturale, perchè la gente non si rende proprio conto di quanti danni possa creare l'attuale modello sociale che semplicemente non  considera le diversità. Certo non è cosa semplice. Forse l'unico modo è lavorare sulla formazione delle nuove generazioni.

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Hinzelmann

 

 

Avviene anche l'inverso, nei soggetti sani.

 

A parte che è politicamente scorretto dare addirittura  dei "malati" a persone

velate o che ancora non hanno fatto CO per i più svariati motivi 

 

Oserei dire ( di necessità si va nello psicologico )  che questa tua tendenza - generale - a

patologizzare o stigmatizzare gli altri gay sia in realtà sintomatica di una scarsa valorizzazione

della tua diversità

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Anche io francamente stento a capire la questione dell'orgoglio, che mi sembra più, come dice @pix, uno slogan politico o una di quelle frasi fatte più o meno prive di significato specifico (un po' come quando nel dibattito politico si dice "ci vogliono LE RIFORME': quali? Fatte come? Con quali obiettivi e finalità? Non è dato sapere...).

 

Ok sul fatto che la "diversità" per sè può essere vissuta in maniera positiva (rilevare un qualche tratto che ci "distingue" dalla media) o negativa (percepire una caratteristica o tratto che ci fa sentire carenti o inferiori alla media): ma per passare dalla mera constatazione della diversità all'"orgoglio", quanto meno, la diversità di cui si parla deve essere oggettivamente fonte di un qualche valore aggiunto. Applicato alla questione omosessualità, essere "orgogliosi" della carattersitca "omosessualità" significa attribuire ad essa un qualche plus rispetto alla media (caratteristica "eterosessualità"): ma il plus quale sarebbe? Cioè, che il fatto di essere omosessuali non ci renda peggio degli eterosessuali è placido, ma da qui a dire che ci rende (in qualche modo, non in senso assoluto) meglio mi sembra assurdo.

E' una diversità, sì, ma del tutto "neutra" da questo punto di vista (non rende nè meglio nè peggio).

 

A meno che non si intenda "orgoglio" in senso (molto) lato e ci si butti dentro anche l'affermare una realtà oggettiva come lo specificare (cosa dovuta data la presunzione di eterosessualità) di essere gay e non etero: a me questa però sembra solo una manifestazione di onestà e, in molti casi, di coraggio (cose di per sè positivissime), ma mi viene difficile ricondurla ad una questione di orgoglio.

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E' una diversità, sì, ma del tutto "neutra" da questo punto di vista

 

 

in che mondo? sembra uno di quei grafici economici semplici, chiari ma assolutamente inadeguati a rappresentare la realtà perchè i dati di partenza vengono accuratamente selezionati per non rappresentare una serie di fatti scomodi che si preferisce liquidare come "esternalità"

 

non puoi dirmi che è una diversità neutra nel mondo delle idee quando nella realtà è una diversità stigmatizzata e insultata costantemente

è chiaro che per curare lo svilimento continuo della persona omosessuale occorre acquisire un orgoglio che consiste in un "qualcosa di più" del semplice accettarsi

perchè se ti accetti tu ma non ti accettano gli altri ti serve una base solida per non desiderare di nasconderti

 

a parte il fatto che stai dando al termine orgoglio un'accezione negativa di "arroganza"

orgoglio è anche accostabile a "dignità", la condizione naturale di chi non ha bisogno di nascondere ciò che è perchè non teme censure o ritorsioni

Edited by Demò
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Mario1944

 

 

la mia domanda é: Ci sentiamo più DIVERSI o UGUALI?

 

Uguali nella dignità dell'amore, diversi nell'oggetto dell'amore.

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Hinzelmann

 

 

è una diversità neutra nel mondo delle idee

 

Correggerei in "nel mondo immaginario"

 

Perché di idee omofobiche nel mondo reale ne esistono in abbondanza 

 

Anzi direi che ognuno di noi ha imparato prima che omosessuale

era un insulto ( finocchio, checca frocio femminuccia etc ) e poi il

resto

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A meno che non si intenda "orgoglio" in senso (molto) lato e ci si butti dentro anche l'affermare una realtà oggettiva come lo specificare (cosa dovuta data la presunzione di eterosessualità) di essere gay e non etero: a me questa però sembra solo una manifestazione di onestà e, in molti casi, di coraggio (cose di per sè positivissime), ma mi viene difficile ricondurla ad una questione di orgoglio.

 

Si dice che "orgoglio" traduca male la parola inglese "pride"

e "quel misto di onesta e di coraggio" sarebbe meglio tradotto come "fierezza".

 

Io sono Italiano e non fingo di essere Spagnolo quando sono all'estero

- anche se vengo scambiato per tale - e reagisco se sento battute sugli Italiani.

Nonostante questo non penso affatto che gli Italiani siano meglio degli altri.

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purospirito

Le risposte che date centrano il punto e vi ringrazio per la riflessione... 

La porterò con me oggi e la amplierò con altri ragazzi! 

 

Poi faccio una domanda a tutti... Se vi svestite un attimo dei panni dell'uomo bianco occidentale e iniziate a pensarvi come donna o come persona trans... fareste gli stessi ragionamenti che avete fatto fino ad ora sull'uguaglianza? 

 

Grazie per le riflessioni

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