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La Grecia di Tsipras


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Su Lavoce.info si sta discutendo del precedente bail-out.

Due le tesi: Nicola Borri e Pietro Reichlin versus Luigi Zingales.

Ecco i link

 

Borri-Reichlin http://www.lavoce.info/archives/36053/bail-out-greco-dove-sono-finiti-i-soldi/

 

Zingales http://www.lavoce.info/archives/36068/chiarezza-sui-numeri-dei-salvataggi-greci/

 

 

Ho cercato riscontri alle affermazioni di D'Alema e a quanto pare ha sparato un bel po' di sciocchezze, anche piuttosto grossolane:

 

http://www.glistatigenerali.com/partiti-politici/il-senso-di-dalema-per-lo-spread/

 

sostanzialmente stessa critica di Udo Gumpel https://www.facebook.com/udo.gumpel/posts/10207229231598262

 

o di questo blog http://www.italiasalva.it/2015/07/il-debito-greco-le-false-verita-di-massimo-dalema.html

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Beh io trovo significativo in sé il fatto che si viva in una "democrazia"

in cui il sistema informativo non riesce ( o non vuole ) a fare chiarezza

su una serie di operazioni economiche di anni fa

 

Che sulle previsioni si possa dissentire, ok ci sta

 

Comunque è chiaro che quando Tsipras parla di soldi non andati al

"popolo greco", esprimendosi da "uomo della strada" ed idem in parte

D'Alema ( che avrebbe la pretesa di essere più tecnico infilando sfondoni 

non meraviglia, perché la sua "spocchia" non ha mai corrisposto ad una

effettiva e reale conoscenza dei problemi ) non intendono riferirsi ai soldi che

sono stati impiegati per ricapitalizzare le banche greche

 

E' chiaro che la banca greca, come la banca italiana è un soggetto di diritto privato

quindi formalmente si può sostenere che sono soldi andati ai "Greci"

 

Ma in un sistema di libera circolazione di denaro-investimenti finanziari etc. di fatto

si tratta in realtà di denari che hanno coperto la fuga dei capitali all'estero di quei

Greci che con il governo delle "cicale" hanno lucrato superprofitti ai danni del cittadino

medio Greco e poi hanno tagliato la corda, potendolo fare grazie al sostegno europeo

che ha consentito loro di avere il tempo di difendere il loro risparmio finanziario

 

D'altronde io stesso potrei dirvi di Italiani che hanno aperto conti in Svizzera o comprato

immobili in Inghilterra quando si paventava il crollo dell'Euro, solo in misura minore

 

Mentre le banche Greche, dopo questo casino, sicuramente saranno interamente da

ricapitalizzare una terza volta

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I soldi che la grecia ha avuto servivano per ridarli ai creditori (indipendentemente da chi fossero i creditori) e non erano soldimdestinati ai greci. Ufficialmente servivano per non far fallire la grecia e non erano un aiuto ai greci.

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No, se parliamo di ricapitalizzazione di una banca greca

 

Nel senso che la banca greca non vantava e non vanta nessun credito 

nei confronti dello stato greco, semplicemente non è più in grado di funzionare

perché non ha né patrimonio né liquidità 

 

Non potendo lo Stato Greco battere moneta e rifinanziarla, non facendolo la BCE

che ha soltanto introdotto dei finanziamenti a 36 mesi ( prima la BCE faceva solo

operazioni a 7 giorni! ) è chiaro che occorrevano e occorrono -penso anche oggi -

soldi

 

Tanto ciò è vero che le banche Greche sono chiuse ed incapaci di assolvere

ad una funzione di credito superiore a poche banconote

 

Quindi lo stato greco prende soldi da questi fondi speciali vincolati ai programmi

di aiuto alla Grecia e li trasferisce alle sue banche, per farle funzionare

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aggiungerei che i soldi dati alle banche greche servono a far funzionare il sistema finanziario ma soprattutto a salvare il risparmio dei greci!

forse non è chiaro che in un sistema che funzionasse davvero con le regole del capitalismo selvaggio, i greci (intendo il "popolo greco", l'uomo della strada) avrebbero perso tutto

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senza default mi chiedo se per la geecia non sarebbe meglio tornare alla drachma. L'euro sar' sempre troppo forte per loro ma loro vogliono tenere l'euro.

Edited by marco7
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i greci (intendo il "popolo greco", l'uomo della strada) avrebbero perso tutto

 

Certamente sì, ma non so quanto possa essere rimasto oramai 

nel senso che chi aveva disponibilità superiori ai 200.000 euro

( cito questa somma solo perché era la soglia minima di convenienza

ad esportare i propri risparmi in Svizzera dall'Italia 5 anni fa ) li avrà

portati via ( fatte salve le necessità di liquido per l'attività aziendale

nel caso di imprenditore etc )

 

Chi aveva meno, dopo 5 anni di austerità non so quanto possa ancora

avere tanto è vero che il FMI consigliava nel 2014 il prelievo forzoso dai fondi

pensionistici ed ai detentori di polizze vita

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senza default mi chiedo se per la geecia non sarebbe meglio tornare alla drachma. L'euro sar' sempre troppo forte per loro ma loro vogliono tenere l'euro.

 

La Grecia è scarsina d'esportazioni, quindi se il ritorno alla dracma è in funzione d'accrescimento della produzione interna per la maggior richiesta di beni d'esportazione, non sembra sia una soluzione, anche perché una moneta svalutata implica necessariamente un aumento delle materie prime e dei costi dell'energia, di cui la Grecia è priva, e quindi un aumento dei costi del prodotto che probabilmente compenserebbe i vantaggi della diminuzione dei prezzi per la svalutazione della moneta.

 

D'altronde, se pure aumentassero le esportazioni e quindi la produzione interna, ma rimanessero intatti gli squilibri che producono deficit di bilancio e che quindi aumentano il debito pubblico, prima o poi si ritornerebbe da capo:

non c'è soluzione diversa da quella di rimettere in equilibrio i conti pubblici e questo vale anche per l'Italia e per la Francia......

Certo si può sperare che l'onda della ripresa economica occulti gli scogli del deficit e del debito fuori controllo, ma si tratta in ogni caso di un occultamento temporaneo e forse anche più pericoloso dell'evidenza, proprio perché è più facile naufragare su uno scoglio invisibile perché appena sotto il pelo d'acqua che su uno che emerge alto ed evidente.

Edited by Mario1944
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La Grecia è scarsina d'esportazioni, quindi se il ritorno alla dracma è in funzione d'accrescimento della produzione interna

 

il ritorno alla dracma sarebbe un modo per pompare inflazione nel sistema, dunque per svalutare il debito e anche il risparmio greco, fermo restando che non è chiaro quanto ne sia rimasto sul suolo patrio

favorirebbe il turismo e la marina mercantile

nel medio - lungo termine potrebbe favorire lo spostamento di alcune manifatture di prodotti a basso valore aggiunto dall'est Europa alla Grecia

favorirebbe le esportazioni che però non appaiono un capitolo importante dell'economia greca, almeno in questo momento

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Potrebbe favorire, certo, potrebbe:

ma intanto importerebbero inflazione e si favorirebbe la fuga dei capitali oltre al probabile aumento dei prezzi dei beni reali.

E comunque rimane il problema che gli squilibri dei conti pubblici rimarrebbero intatti, se pure non si aggraverebbero per la nota inclinazione della classe politica a non prendere provvedimenti che intacchino le proprie clientele o che siano impopolari, se non quando siano sull'orlo del precipizio (e noi Italiani ne sappiamo qualcosa......).

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favorirebbe le esportazioni che però non appaiono un capitolo importante dell'economia greca, almeno in questo momento

 

Questo è sicuramente un elemento di debolezza, i Greci esportano beni di scarso

valore e ne importano di alto, anche di prima necessità ( farmaci ad esempio etc )

ed anche incidenti sulla spesa pubblica

 

Però tutto-tutto non si può avere

 

La Grecia fin qui era comunque arrivata ad un ( inutile ) avanzo primario

 

D'altronde anche l'Italia è in avanzo primario, ma il volano di ripartenza

dell'economia -come in Irlanda- non c'è stato affatto

 

Se però all'Italia sarebbe forse servita una scossa maggiore ( una vera abolizione delle

province con veri licenziamenti nel settore pubblico o veri licenziamenti degli esuberi nei

settori bancari e assicurativi, che di fatto sosteniamo indirettamente ai danni dei più poveri

etc ) alla Grecia sarebbe servita la sedia elettrica 

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Tsipras, come dissi prima del referendum, è vittima delle sue bugie.

Volere l'Euro significa politiche di austerità.

Sono due elementi inseparabili. :keeporder:

 

Merkel‬ al parlamento tedesco:

Tsipras‬ ha vinto le elezioni facendo due promesse:

1) far finire l'austerità

2) far rimanere la ‪Grecia‬ nell'eurozona 

Ma queste promesse non possono stare assieme.

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  • 4 weeks later...

Il terzo piano di salvataggio della Grecia passa mandando in pezzi il governo di Atene. Tsipras ha perso 120 voti necessari per sopravvivere ad una fiducia. In gennaio Alexis aveva promesso di porre fine all'austerità e di cambiare l'Europa, ora è questa a mandare a casa Syriza, nonostante il primo ministro greco abbia più volte ribadito che un ritorno alla Dracma equivarrebbe ad un suicidio. Il giovane capo del governo ellenico (33% di fiducia nei sondaggi) spera in settembre di normalizzare le divisioni interne al suo partito e ridiscutere della riduzione del debito, ma l'unica soluzione è tornare alle urne, con una Syriza spaccata, una col primo ministro, una con Varoufakis per una terza via. http://www.repubblica.it/economia/2015/08/14/news/grecia_il_si_all_accordo_preannuncia_fine_syriza_e_governo_tsipras-120956501/

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I greci vogliono no all'austerita' e si agli aiuti europei ma tutto non si puo' avere. Se ci saranno nuove elezioni vedremo se voteranno chi promette loro la luna o chi dice loro la verita'.

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Iniziare le riforme come alternativa al tracollo non e' il massimo della motivazione.

 

Presumibilmente ci saranno nuove elezioni e se il parlamento nuovo sara' un parlamento votato per non fare le riforme siamo,da,capo.

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La Stampa

 

Alexis Tsipras porta la Grecia a elezioni anticipate. La tv di Stato Ert riferisce che l’annuncio del premier è atteso nelle prossime ore. Fonti dell’esecutivo hanno fatto sapere che l’opzione del voto di fiducia è stata messa da parte, lasciando spazio appunto alla scelta di tornare alle urne. 

 

Tsipras ha incontrato oggi la sua squadra di consiglieri. Il suo è un tentativo di placare la rivolta interna al suo partito Syriza, emersa dopo la decisione di firmare un nuovo accordo per il salvataggio del Paese. L’emittente riporta che una delle opinioni all’interno di Syriza sarebbe quella di andare alle urne il 13 o il 20 settembre, mentre altri membri del partito preferirebbero ottobre.

 

Le elezioni anticipate sono inevitabili. Farle subito, in settembre, sfrutterebbe la popolarità di Alexis Tsipras ancora molto alta, ma rischia di far dubitare i creditori della serietà delle sue intenzioni. Per l’Europa sarebbe meglio aspettare ottobre o novembre, dopo la prima verifica sull’attuazione del programma; ma a quel punto il malcontento potrebbe crescere. Anche perché Tsipras dovrà spiegare come mai non ha rispettato le promesse elettorali. 

 

Tsipras ha intanto scritto al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, per chiedere che al posto dell’ex Troika («le 3 istituzioni») le istituzioni addette a monitorare i passi di Atene diventino 5. Il premier ellenico, scrive la Bild, vorrebbe che Bce, Fmi e Commissione Ue fossero a questo punto affiancate dall’ESM e dal Parlamento europeo, che «potrà garantire, come unica istituzione europea votata direttamente, che una politica economica e sociale europea sia legittimata democraticamente».

 

Lo spettro di una Grexit da ieri sembra davvero più lontano. Il Bundestag tedesco ha approvato ad ampia maggioranza il terzo pacchetto di aiuti per Atene. E quindi il salvataggio, che negli ultimi mesi ha dilaniato l’eurozona in un dibattito dai toni oltremodo aspri, è praticamente un fatto. In serata si sono aggiunti poi l’ok del parlamento olandese (sia pur non vincolante sul piano formale) e quello dell’ESM, il fondo che garantirà 86 miliardi di euro alla Grecia nei prossimi tre anni. La Commissione Ue, infine, firma il Memorandum d’intesa: solidarietà in cambio di condizioni. 

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  • 5 weeks later...

la Repubblica

 

La Grecia prova per la seconda volta in nove mesi a riscrivere il suo futuro nelle urne. Syriza ha stravinto le elezioni del 25 gennaio con il 36,3% dei voti arrivando a un soffio dalla maggioranza assoluta in Parlamento (149 seggi su 300). I durissimi negoziati con i creditori, i controlli sui capitali, la gestione del trionfo del "no" al referendum e la resa di Alexis Tsipras all'ex-Troika in cambio di altri 86 miliardi di prestiti hanno spaccato il partito e reso ingovernabile il paese. L'ala più radicale della formazione del premier - guidata da Panagiotis Lafazanis - ha votato in aula a più riprese contro le misure previste nell'accordo con Ue, Bce e Fmi. Passate solo grazie all'ok dell'opposizione europeista di Pasok, Nea Demokratia e To Potami. I ribelli si sono poi staccati da Syriza dando vita a un nuovo partito, Unità popolare. E il presidente del Consiglio è stato costretto così a dare le dimissioni portando Atene al voto.

 

Che Grecia uscirà dalle elezioni di domenica prossima? I sondaggi - rivelatisi in realtà non molto affidabili lo scorso gennaio e al referendum di luglio - disegnano un quadro molto incerto. Tsipras spera ancora di capitalizzare la sua popolarità personale per non pagare un costo troppo salato alle promesse elettorali non mantenute. E punta apertamente a conquistare la maggioranza assoluta. Le ultime rilevazioni sulle intenzioni di voto però - per quel che valgono - parlano di un testa a testa molto incerto tra Syriza e il centrodestra di Nea Demokratia, guidato da Evangelis Meimarakis, con un vantaggio di un'incollatura per la sinistra. Nessuno dei due sembra però in grado di conquistare i 151 seggi necessari per governare da soli, malgrado il premio di 50 posti in Parlamento previsto per il partito che prenderà più voti. Il dramma dei migranti sembra nelle ultime settimane aver consolidato il ruolo di terzo partito di Alba Dorata (che viaggia attorno al 6-7% dei consensi, lo stesso livello delle ultime elezioni). Alle sue spalle, con percentuali che oscillano tra il 3% - la soglia di sbarramento per entrare in aula - e il 5%, ci sono un Pasok in lieve ripresa, To Potami, il centro riformista di Stavros Theodorakis, l'Unione dei centristi del vulcanico Vassilis Leventis, che dopo 14 elezioni-flop potrebbe per la prima volta diventare parlamentare, il partito di Lafazanis e la destra nazionalista di Anel, ex partner di Tsipras al Governo.

 

Se i dati sono questi, dalle urne uscirà quasi per forza un governo di coalizione, destinato in ogni caso a implementare gli accordi con l'ex Troika in modo di portare a casa a ottobre (quando sarà prevista la prima verifica) un piano organico per la riduzione del debito. Meimarakis ha già ribadito in più occasioni che la soluzione più logica sarebbe un accordo tra Nd e Syriza per un fronte amplissimo di unità nazionale, simile a quella maggioranza di fatto che negli ultimi due mesi ha detto sì con percentuali bulgare in aula ai provvedimenti imposti dai creditori. Ma Tsipras, almeno per ora, ha respinto questa ipotesi, dicendo di non voler governare con chi ha portato il paese in rovina. Se vincerà la sinistra, l'ex premier potrebbe appoggiarsi di nuovo ad Anel (sempre che gli uomini di Kamennos arrivino al 3%) oppure a Pasok e To Potami. Sugli stessi due partiti potrebbe far conto anche Nea Demokratia. Alba Dorata, Leventis e Lafazanis sembrano invece destinati in ogni caso a un ruolo di opposizione.

 

Chiunque vinca, la road map delle prime settimane di governo è già tracciata. La prima urgenza è ricapitalizzare le banche per provare a far finire i controlli dei capitali che limitano da luglio a 60 euro al giorno i prelievi per i greci e rischiano di mettere in ginocchio le imprese nazionali. Il nuovo governo dovrà poi impegnarsi a votare alcuni nuovi provvedimenti d'austerità (i più delicati sono gli incentivi agli agricoltori) e a varare il piano di privatizzazioni. I tempi sono stretti: a fine ottobre Ue, Bce e Fmi valuteranno se e come sono stati rispettati gli accordi firmati dalle parti a luglio in cambio del nuovo piano di aiuti. E se tutto sarà o, daranno via libera alla concessione di nuovi prestiti e ai negoziati per discutere come tagliare i 320 miliardi di debito della Grecia. Un passaggio fondamentale per tenere a bordo del piano di salvataggio il Fondo Monetario Internazionale per cui la ristrutturazione dell'esposizione greca è necessaria per garantirne il successo. Berlino (e in fondo anche Bruxelles) hanno già detto che non si parlerà di un taglio secco ai debiti ma di un allungamento delle scadenze e un ammorbidimento dei tassi.

 

I lunghi e faticosi negoziati con i creditori hanno frenato negli ultimi mesi la timida ripresa greca. A inizio anno gli esperti della Troika prevedevano per il Pil 2015 di Atene un progresso del 2,5%. Oggi, malgrado il boom della stagione turistica, le stime sono tornate in rosso e le previsione sono di un -2% malgrado il + 0,9% del secondo trimestre. A pesare sono i particolare i controlli di capitale che hanno messo ko l'industria nazionale. Negli ultimi mesi gli stipendi hanno ripreso a calare mentre la disoccupazione a iniziato di nuovo a crescere rompendo di nuovo al rialzo la barriera del 25% con alcune banche d'affari che prevedono presto si risalga al 28%.

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Corriere della Sera

 

I greci hanno scelto ancora Syriza. Secondo i primi dati ufficiali, Syriza, il partito dell’ex premier Alexis Tsipras, è avanti con il 35% dei voti, cioè 145 seggi. Nuova Democrazia si ferma al 28,7%. Terzo si conferma Alba dorata con il 7,32%, mentre Unità popolare, fondato dai fuoriusciti di Syriza, non riuscirebbe a superare la soglia di sbarramento del 3% necessaria a entrare in Parlamento, e si fermerebbe al 2,78. Gli ex alleati di governo nazionalisti “Greci Indipendenti” (Anel) avrebbero il 3,7% e 10 seggi. I due potrebbero quindi riproporre l’alleanza di gennaio, forti di una nuova maggioranza di 155 seggi su 300.
La portavoce di Syriza, Olga Yerovasili, parlando dalla sede del partito nel centro di Atene, subito dopo gli exit poll ha detto che il divario coi conservatori aumenterà di certo. Fonti del partito affermano di poter formare un Governo entro tre giorni. Intanto il leader di Nea Demokratia Vangelis Meimarakis, si è congratulato con Alexis Tsipras ammettendo la sconfitta. 
Il sistema elettorale greco prevede l’assegnazione di un premio di maggioranza di 50 seggi, sui 300 dai quali è composto il Parlamento, al partito che ottiene più voti alle urne, in modo da incoraggiare governi più stabili. Secondo le prime proiezioni, Syriza potrebbe contare su 144 seggi in un parlamento di 300 membri.

 

Secondo quanto indicano i primi dati ufficiali dello scrutinio diffusi dal ministero dell’Interno greco, l’affluenza è stata del 51,75%, la più bassa dal 1946, quando andò a votare circa il 53% dei greci. Secondo alcuni osservatori, a disertare le urne sarebbe stato soprattutto l’elettorato più giovane. Erano quasi 10 milioni i cittadini chiamati al voto. I due principali leader in lizza, Alexis Tsipras e Vangelis Meimarakis, hanno votato nella mattinata, ostentando ottimismo.

 

È andata avanti con tranquillità la giornata elettorale in Grecia, chiamata per la seconda volta quest’anno alle elezioni anticipate. L’atmosfera è stata caratterizzata dalle stesse apatia e disillusione diffuse che hanno contraddistinto la campagna elettorale. Piccoli incidenti si sono verificati nelle prime ore di oggi, quando gruppi di sconosciuti hanno bersagliato con vernice le sedi di Syriza e Nuova democrazia. Fatta eccezione per questi casi, la premier ad interim Vassiliki Thanous ha dichiarato che tutto procede con normalità. Due ore dopo l’apertura dei seggi, c’erano in fila soprattutto persone anziane.

Edited by Rotwang
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Che senso ha copiaeincollare articoli senza un minimo di riflessione a riguardo?

Alcune osservazioni le faccio io.

In 8 mesi i greci hanno perso 10 punti di affluenza.

-Syriza si riconferma una forza che attrae più di un terzo dei votanti, nonostante la "parziale" democristianizzazione o meno radicalità che dir si voglia.

- Invariata Nea Dimocratia, To potami, in perdita il Pasok non in dato assoluto ma data la fusione con Dimar (due forze sul 4% che raccolgono il 7); Alba Dorata e Comunisti più o meno invariati.

- Flop (in parte annunciato) degli ex Syriza che non raggiungono il 3%, ma ex syriza + attuale syriza raggiungono una percentuale maggiore rispetto al partito unito delle scorse elezioni.

 

Con questi numeri faranno anche loro una legge sulle unioni civili/matrimonio? Oltre a Syriza forse troveranno voti favorevoli dal Pasok, forse To potami e KKE, ma dubito che altre forze (come quella di governo Anel) voterebbero financo le sole unioni civili.

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no. ogni paese ha una sua storia.

 

Penso anche io, oltretutto viene omesso da molti giornalisti che da due anni la Grecia è in ripresa economica, dopo il tracollo 2009-13, +0,8% l'anno scorso +1,6% quest'anno, a livello di ripresa siamo messi molto peggio noi...

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Per me è positivo il fatto che non abbiano votato in massa

per Alba Dorata, come reazione nazionalistica

 

Se consideriamo misure tipo l'affitto 99nnale di 28 areoporti

alla Germania o il fatto di aver limitato i prelievi bancari anche

dopo l'accordo...e l'invasione di profughi di Agosto, il 7% di Alba

Dorata non mi pare un granchè ed è un sollievo

 

Una discreta percentuale di voto di protesta è stata intercettata dal

partito comunista 5% e dai dissidenti 2,8% che hanno diviso l'area del

dissenso, contendendola efficacemente all'estrema destra

 

Il risultato degli altri partiti non conta molto, considerato

il tipo di politica non realmente alternativa incarnato da Tsipras

come anche era prevedibile che questo clima di sconfitta, determinasse

un aumento di astenuti-rassegnati

 

Ha prevalso la stanchezza sulla rabbia

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Ha prevalso la stanchezza sulla rabbia

 

Si, ha anche prevalso la paura di finire in un vortice pericoloso, il ciò ha raffreddato le ali estreme sia a destra (Alba Dorata + ANEL al 10-11%) che a sinistra (KKE + Unità Popolare al 8-9%), premiando i due partiti maggiori. Inquietante comunque un'astensione del 46%, segno che le persone non si fidano più della politica.

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Può essere che abbia svolto un ruolo anche la paura

della punizione europea

 

Del tipo

 

Se ci massacrano così, con Tsipras, un voto realmente

alternativo al quadro europeo determinerebbe una aggressione

straniera ancora più forte

 

Che la gente sia sfiduciata ci sta, alla fine dopo aver votato 5-6

volte di fila, vinca uno o vinca l'altro la politica non cambia

 

Ci sono alcuni politici italiani che dicono : ma almeno Tsipras

ha fatto votare i Greci

 

Questo è vero, ma è pure vero che la politica di austerity si

impone a dispetto del voto quindi votare serve a poco

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Il nuovo esecutivo sarà formato, come nel primo mandato, con ANEL (Greci Indipendenti), una formazione di destra populista e conservatrice. I due partiti hanno 155 seggi su 300 al Parlamento di Atene. Costoro accetteranno possibili punti pro-LGBT del governo Tsipras? Non sia mai che approvino le unioni civili prima di noi. Sinceramente non capisco perché non si siano alleati coi comunisti. I risultati definitivi sono: Syriza 35,5%; Nuova Democrazia 28,1%; Alba Dorata 7%; KKE (Partito Comunista di Grecia) 5,6%; To Potami (Il Fiume socialdemocratico) 4,09%; Greci Indipendenti 3,69%; Unione dei centristi 3,43% ed infine Unità popolare (ribelli di Syriza) non ha superato la soglia del 3% per entrare in parlamento (2,86%).

Edited by Rotwang
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