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In cosa credete?


Mak

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Io credo in Dio e credo in Dio nella visione cristiana cattolica, che credo più autenticamente e meglio riassuma ciò in cui credo e all'interno della quale, pur riconoscendo la presenza di numerose correnti (e di numerose correnti cazzare), credo si nasconda la più giusta, corretta o comunque a me più vicina visione delle cose.

Credo in un Dio Padre (e Madre) onnipotente e creatore, e lo faccio in ottemperanza (poco) all'esigenza filosofica della necessità di un principio primo, di un'intelligenza (casuale o ordinata che sia), di un increato creatore, e (molto) perché sento profondamente questa presenza nella mia vita in quella che volgarmente chiamiamo dimensione della fede. Tanto quando mi va bene, tanto, si spera sempre, anche quando mi va meno bene.

La mia fede, appunto, verso un Dio che non può che essere sempre votato al nostro bene, che agisce con bontà e misericordia, che non è tante volte il Dio cui spesso alcuni membri della Chiesa e del mondo cattolico attribuiscono false realtà in fondo contrarie prima di tutto a ciò che dovrebbe appunto guidare i nostri pensieri, ossia gli scritti del Nuovo Testamento della Bibbia.

Accanto alla presenza di un Dio, indubbiamente, vedo però anche la presenza di un antagonista, di forze oscure, di quello che chiamiamo Diavolo ma che può avere molteplici forme.

Di Dio considero la sua libera concessione del libero arbitrio ai suoi figli, e la ritengo molto importante. E in fondo in fondo, citando Padre Zanotelli, credo che Dio sia effettivamente un "dio debole", debole non perché lo sia per davvero, ma perché la sua presenza "discreta" ci lasci ampi margini nei quali non sempre lui rappresenta il "centro" (coscientemente, ma sempre per il dono del libero arbitrio).

Preciso di credere inoltre in un'anima che vive eternamente.

Riguardo i rapporti con la scienza, trovo scienza e religione perfettamente compatibili l'uno con l'altro. Penso che la scienza descriva i meccanismi, ma non le intelligenze di fondo e i voleri dietro di esse. Risalga la scala, ma si debba arrendere all'ultimo tassello che è appunto quello di una volontà.

La scienza funziona, ma mai al 100% proprio perché riesce e riuscirà a rispondere a tutte le domande, meno che all'ultima. In ogni tempo e in ogni luogo.

Credo inoltre che la ragione rappresenti un elemento importantissimo: orienta l'uomo, e non è in contrapposizione con la fede, ma insieme ad essa complemento per la costruzione dell'uomo.

Non esiste ragione senza fede, né fede senza ragione. L'una deve "limare" l'altra.

Riguardo ai temi morali, inoltre penso che la morale sia solo correttivo di un qualcosa di superfluo. Non la morale, ma la retta ragione ci fa pervenire all'opportunità o meno di certe cose. La morale viene dopo... e fondamentalmente la credo uno svilimento medioevale di certi costumi, cattolici e non, che di per sé andrebbero regolati su criteri di "giusto-non giusto"/"conveniente-non conveniente" (non in senso "egoistico) che a priori decidono le cose senza "retrogradìe" esterne.

Riguardo fede ed omosessualità, penso che la vera fede non sia mai condanna, e che dietro ogni diversità naturale (e non dipendente da noi) Dio ci abbia guardato (e le abbia pensate) come occasione di ricchezza, a costo - a volte - anche di doverci rimettere le spese nella dimensione della croce quando gli altri o noi stessi non lo comprendiamo fino in fondo (valga per l'orientamento, ma anche per un semplice colore della pelle, un handicap etc.).

Ad ogni modo dietro ogni sofferenza terrena, penso si nasconda un tesoro successivo. Pertanto, pur preso dal dolore, confido e credo in un futuro assai più grande ed importante rispetto al momento (o alla stessa vita terrena per intero) non molto felice.

 

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Bullfighter4

 

 


Ad ogni modo dietro ogni sofferenza terrena, penso si nasconda un tesoro successivo.

 

 

Umm, e se uno non soffre? Niente tesoro?

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Ma allora dici che vincono tutti a questo gioco? Che gusto c'e'?

Credo che la direzione sia troppo improntata all'OT.

Provo a rispondere comunque reintrando in topic.

Io ti ho detto in cosa credo. Non a che gioco gioco.

Credo in quella Figura, e ad essa attribuisco - secondo il mio personale pensiero - questo. Non è un gioco, fermo restando che penso ad un Dio che vuole che si, se fosse un gioco, vincano tutti.

Vincano gli etero, gli omosessuali, i bianchi, i neri, i gialli, gli impiegati, gli spazzini, gli imprenditori... tutti figli dello stesso Padre e tutti uguali agli occhi di Dio.

Perde chi fa del male e non si pente. Pente chi non chiede perdono e resta nelle sue aridità malgrado nella vita tutti incontrino innumerevoli occasioni per capire. Punto.

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Bullfighter4

Scusa per il messaggio sarcastico, ma ho molta difficolta' a seguire i ragionamenti come il tuo( e non e' una critica a te, solo un dato di fatto e forse un mio limite). Questa idea del dolore che sara' premiato, le disgrazie come prove di fede ( non necessariamnete deve essere quello che pensi anche tu, ma e' abbastanza un tormentone di molti religiosi), ogni cosa bella che ti succede nella vita e' un dono di dio, ogni cosa brutta qualcosa che rafforza, mi ha sempre fatto incazzare.

 

Sono stato cresciuto cattolico e mi ricordo ancora il giorno che ho avuto l'illuminazione e mi sono accorto( ovviamente vale solo per me) che erano tutte minchiate. Non mi ricordo l'eta', ma saro' stato sui 8-9 anni. Avevo perso qualcosa di molto importante( vabbe', mi immagino quanto importante potesse essere a 9 anni) e mentre mi affannavo a cercare di ritrovarlo, pregavo fra me e me qualche santo. Come una lampadina accesa d'imp[rovviso, mi resi conto che quando tutto andava bene, non mi passava manco per l'anticamera del cervello di affidarmi ai santi e divinita' varie. Quando le cose andavano male, allora si che serviva che il genio uscisse da una lampada per aiutarmi. Game over. 

 

Molti fanno il percorso inverso: vicini alla morte, riscoprono miracolosamente la fede. La paura di morire ( o di non ritrovare le micro-machines) fa miracoli. Letteralmente.

 

Vorrei riuscire a dire che invidio chi ha una fede, ma proprio non ci riesco. Riesco a malpena a rispettare chi e' religioso, a patto che non condizioni la mia vita ( o che mi suoni il campanello alle 8 di mattina la domenica).

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Premetto che non credo nelle religioni.Credo peró che forse qualcosa ci potrebbe essere,ma in realtá chi puó dirlo? personalmente vivo la mia vita onestamente ,senza nuocere a nessuno/a e provo a fare ció che mi fa felice ed avere attorno persone che mi vogliono bene per come sono.Non mi ritengo " gay",ma semplicemente una persona,con i suoi pregi e i suoi difetti,come del resto tutti/e.

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Scusa per il messaggio sarcastico, ma ho molta difficolta' a seguire i ragionamenti come il tuo( e non e' una critica a te, solo un dato di fatto e forse un mio limite). Questa idea del dolore che sara' premiato, le disgrazie come prove di fede ( non necessariamnete deve essere quello che pensi anche tu, ma e' abbastanza un tormentone di molti religiosi), ogni cosa bella che ti succede nella vita e' un dono di dio, ogni cosa brutta qualcosa che rafforza, mi ha sempre fatto incazzare.

Domandalo a chi dice di pensarla così.

 

Io credendo nel libero arbitrio credo che le libertà e i casi della vita possibili vadano molto oltre quello che dici. Il dono di Dio non è - secondo me - la grazia di alcuni bei momenti. Il dono più grande è proprio il libero arbitrio, e collegato ad esso la libertà di vivere momenti belli e brutti anche per i propri atti, non solo per quello che le commistioni della vita (e non solo o proprio senza Dio) propinano.

 

La tendenza che noto è che ad ogni credente si tenda ad associare ciò che si è sentito da un qualsiasi altro credente (che ha detto però cose diverse) e si vogliano per quello spiegazioni ;). E non è naturalmente un'accusa, per carità eh! :). Ma sotto sotto è così.. Quindi chiedi a loro xD. 

 

Ottimamente fai, comunque, a distinguere sulle prove di fede. Personalmente, per me certi momenti possono anche essere viste come prove di fede, ma non credo che debbano per forza nascere come tali.

 

 

Sono stato cresciuto cattolico e mi ricordo ancora il giorno che ho avuto l'illuminazione e mi sono accorto( ovviamente vale solo per me) che erano tutte minchiate. Non mi ricordo l'eta', ma saro' stato sui 8-9 anni. Avevo perso qualcosa di molto importante( vabbe', mi immagino quanto importante potesse essere a 9 anni) e mentre mi affannavo a cercare di ritrovarlo, pregavo fra me e me qualche santo. Come una lampadina accesa d'imp[rovviso, mi resi conto che quando tutto andava bene, non mi passava manco per l'anticamera del cervello di affidarmi ai santi e divinita' varie. Quando le cose andavano male, allora si che serviva che il genio uscisse da una lampada per aiutarmi. Game over. 

 

Molti fanno il percorso inverso: vicini alla morte, riscoprono miracolosamente la fede. La paura di morire ( o di non ritrovare le micro-machines) fa miracoli. Letteralmente.

Noto lo stesso anche io.

 

Ma è un problema dell'uomo. Che risponde coscienziosamente dei propri atti. Che può, come non può avere una fede sana e motivata da ragioni ben più profonde di una necessità. Ad ogni modo non giudico, né in bene, né in male.

 

Riguardo ai campanelli.. Eheheheh, quelli mi sa che sono riconducibili ad un solo tipo di "credenti" (peraltro talvolta lautamente pagati).... Fai te.....

 

--

P.S. Nel caso in cui - come penso - i miei ultimi messaggi risultino off topic, mi scuso preventivamente con Mak, con gli altri utenti e i mod, e chiedo a questi ultimi di intervenire spostando le parti in OT verso altri "binari" .. xD.

 

 

 

 

 

Edited by Fe92
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Ad ogni modo dietro ogni sofferenza terrena, penso si nasconda un tesoro successivo. Pertanto, pur preso dal dolore, confido e credo in un futuro assai più grande ed importante rispetto al momento (o alla stessa vita terrena per intero) non molto felice.

 

 

Molto confortante! In fondo è questo lo scopo delle religioni, giusto?

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In cosa credo. Una domanda certo ben meglio formulata de classico «credete in Dio», come se fosse l'unica possibilità in cui una fede può essere riposta. Partiamo da un presupposto: tutto quel che dirò non ha affatto carattere assolutizzante; ognuno di noi è composto da connessioni neurali uniche e -allo stato attuale della nostra conoscenza- irripetibili, pertanto la dimensione dei discorsi trascendenti è personale come ogni interpretazione del mondo.

 

Parto da un presupposto: quando si parla di Dio, si parla di un ente che nella storia del pensiero dell'umanità è stato designato con caratteristiche che si sono conservate più o meno immutate. È eterno, imperituro, ingenerato. Tuttavia una simile entità -sempre per quel che riguarda il mio modo di vedere le cose- è per me spaventosa. L'esistenza di tale essere mi farebbe sentire la mia esistenza come di una nullità, un aborto del cosmo. Ironico che questo sia anche il sentimento che domina tra pensatori decisamente atei come Leopardi e Schopenhauer. Pertanto, quando io dico «dio» non intendo nulla che riguardi l'essere extrafenomenico che governa il mondo con le sue redini, bensì ho presente alla mente un concetto diverso.

 

Posto che dio si pone a partire dalla possibilità di comprendere la realtà (senza una realtà da comprendere come potremmo porre la domanda «chi l'ha creata?») quando parlo di dio io parlo di tutto ciò che mi sopravviverà. Non so se è eterno, non mi è dato di saperlo, semplicemente so che mi sopravviverà e -da quello che so a causa del fatto che vivo tra altri uomini- so che precedeva la mia venuta. Io sono in virtù dell'essere in qualcosa che mi rende (nel senso che mi rende un ente che domanda). Questo per me è dio: ciò che mi sopravviverà e che precedeva la mia venuta. Io non posso sapere ciò che sarà dopo la mia morte, pertanto l'affermazione stessa di un mondo dopo di me è di fatto metafisica. Ciò che mi sopravviverà (cioè, ciò che andrà avanti ad essere come io lo vedo ora anche dopo la mia scomparsa) è di fatto qualcosa che non conoscerò mai.

 

Quell'essere di cui parlo, che mi rende possibile pronunciarmi nel mondo, che mi sopravviverà e che mi precedeva, è già per me la massima affermazione di dio. All'infuori di ciò, il mio dio non è buono, cattivo, avido, punitivo. Io posso decidere di essere tutte queste cose, e nient'altro.

 

Una parentesi a parte va fatta per i morti: gli unici fatti trascendenti che credo possano «ascoltarmi» sono le persone che hanno vissuto con me, rispetto alle quali io sono la sopravvivenza come il mondo sarà sopravvivenza di me. I legami con gli amici e i parenti sono parte della mia volontà di sopravvivere alla mia stessa dipartita, mi consentono di continuare a esistere -nella mente di chi mi sopravvive- magari non a lungo, ma di fatto mi trascendono. I morti, coloro i quali io sono sopravvissuto, non abbandonano mai la mia mente e in un certo senso la guidano poiché loro hanno condiviso con me il fatto esistenziale di essere-al-mondo. In qualche modo credo che il bene che ho voluto loro sfugga alle regole governanti la realtà che io conosco e mi fa sentire meno solo.

 

La morte è costitutivamente esperibile solo come oggetti. Presi singolarmente, siamo certi della morte in virtù del suo essere l'unico fatto che permette a noi di sopravvivere, ma mai potremo comprenderla e verificarne l'esistenza perché sappiamo che gli altri che la sperimentano non possono raccontarcela in virtù della sua inenarrabilità. La mortalità come tale non è mai la mia mortalità, ma quella degli altri. La mia natalità invece, è tanto degli altri quanto mia. So per certo di essere nato, ma non so mai se morirò. So però che la morte è l'accadimento che permette a me di dirmi sopravvissuto, e rappresenta di fatto l'inconoscibile finale della mia esistenza.

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Personalmente, sono nato in una famiglia molto religiosa (cattolici), ma io sono stato l'eccezione alla regola. Infatti, fin da piccolo non sono mai stato molto "appassionato" alle cose religiose, diciamo che ero costrette a farle. Crescendo comunque sono diventato più consapevole e ho deciso di mia personale volontà di essere ateo, perchè mi sono reso conto che non c'è nessun essere superiore che ci guida e ci aiuta, se si aspettano gli interventi divini non si conclude niente. Ovviamente i miei genitori sono rimasti molto turbati, ma a me frega ben poco ;)
Rispetto alla vita, io credo che si debba cercare in tutti i modi di realizzare i propri sogni, anche se ci vuole molto tempo e di non permettere a nessuno di importi qualcosa che potrebbe compromettere la propria felicità :D

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ti irrita l'immortalità o l'anima o entrambe ?

 

L'immortalità.

E' un concetto che renderebbe la mia vita totalmente irrilevante.

La mortalità è ciò che distingue una rosa da una rosa di plastica.

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curioso.. il tipo che ha aperto la discussione chiedeva che non si parlasse solo di religione o altre sciocchezze simili: perdona fratello!

 

dunque, in cosa credo.. a conti fatti credo in un sacco di cose: son convinto che l'universo non contenga solo noi, che la mozzarella di bufala sia deliziosa, nelle 'visioni musicali' di beethoven, nella bontà dei venditori di rose che infastidiscono la sera dei ai locali..

 

e credo nel mio bassoventre.. a che mi giova chiedermi se esiste dio se ho un lato a che ospita tutto il mio ego (figurarsi quindi..) e un lato b che ha il suo buon successo? non mi servono risposte metafisiche tali da farmi stare in pace coi perché più remoti, specie se consideriamo che, per come la vedo io, son tutte questioni inutili.. ciò che sorregge la vita - sulla terra, ma presumo anche altrove - è solo la volontà, questo concetto controverso di cui ci tocca accontentarci.. non esiste una mente cosciente che abbia preceduto la creazione, non c'è nemmeno una creazione: non siamo i grandi privilegiati del cosmo, siamo solo parti accidentali accadute per caso all'interno di un sistema che sa benissimo regolarsi da solo, che sa come spendere la sua energia e se ne frega delle determinazioni

e siamo mondani, siamo parti di questa terra, atomi e materia oltre la quale niente è previsto: nessuna eternità della carne, né dell'intelletto.. quello che chiamiamo anima, son convinto, neanche esiste. Nessuna parte sottratta alla morte e al deperimento. Siamo dei vacanzieri che non lasceranno nemmeno una scia di profumo dietro di sé, i più fortunati avranno spedito una cartolina prima di andarsene.. per questo bisogna farsela prendere bene, cercare la strada di una 'buona vita', evitando o cercando di evitare tutti i mali della mondanità-temporalità, la malattia, la povertà, la carestia.. questo ci affligge, altro che l'amore di dio o la sua ira.. quel vecchio farabutto metafisico si è messo ad esistere solo per capriccio, per l'illusione comprensibile del senso, buono o cattivo che sia il signorino reca senso e stiamo tutti tranquilli.. bella consolazione oh

è ben più difficile osservare le cose dalla prospettiva della materialità: è ben evidente che l'intera cultura occidentale si sia spesa all'omissione del nulla, oltre quattromila anni a vedere il re vestito quando era palesemente nudo.. e magari era anche fico, un maschio muscoloso e barbuto magari col paccone e l'occidente cos'ha fatto? gli ha messo le mutande immaginarie.. gran crimine, gran crimine

 

tolta la zavorra spirituale, cosa rimane da credere? questo, questo mondo così com'è, impreciso, scalmanato, pieno di uomini limitati che fanno quello che possono di fronte alla spaventosa eleganza dell'universo. Stiamo qui beati a farci la nostra vita organizzati in consorzi e dandoci delle direttive mascherandole da capacità morali, quando il più delle volte non è che mera biologia, e tutto sommato è quella che basta.. inutile starsene qui a vantarsi di possedere una coscienza.. cos'è? un'opinione e niente di più (capirlo dopo diversi anni di filosofia mi ha causato una bella crisi a dirla tutta).. uno scempio tale e quale al linguaggio, secrezione necessaria del pensiero.. natura non è qui per essere razionalizzata, non sa cosa farsene

i tentacoli di una piovra vera son molto meno dannosi di quelli del pensiero

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A me pare che le domande fossero proprio sulla religione...

 

In ogni caso - tralasciando gli argomenti metafisici -

posso dire di riconoscermi nei valori della Costituzione Repubblicana

e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

 

Credo che il fine della civiltà umana sia il miglioramento delle condizioni dei singoli

e che il fine dell'individuo sia concorrere a questo progetto.

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Mirrimaazduur

Io sono una cristiana ortodossa. Credo in Dio fermamente.

Di solito questa mia fede non viene compresa e molti si allontanano da me. Be' problemi loro, la fede è un dono e chi ne è privo non potrà mai capire cosa significa e la forza che può dare credere in Dio.

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Io sono una cristiana ortodossa.

Ma il cristianesimo, nonostante i possibili diversi approcci teologici, da una lettura negativa l'omosessualità o sbaglio?

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Mirrimaazduur

@Prefy: Sei un omosessuale? Io sono un/a multigender. Quando vado in Chiesa non spiattello certamente la parte "sessuale" che potrebbe offendere la sensibilità di qualcuno. In fondo tutti indossiamo delle maschere. Non potrei mai fare a meno del mio rapporto con Dio, e andare in chiesa mi aiuta a stare meglio.

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@Mirrimaazduur

 

alla messa di don gallo ha ricevuto la comunione persino luxuria da un cardinale di destra, dunque non farti troppi problemi se ti fa bene andarci. e non credo proprio che luxuria goda di dispense speciali come berlusconi o casini che forse in cambio di un sostegno politico al vaticano l'hanno ricevuta, alla faccia del trattare tutti i fedeli in modo uguale.

 

contento tu, contento tutti.  :music:

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sono credente, non cattolico. mi ero avvicinato agli evangelici ma sono scappato inorridito. apprezzo molto i valdesi. c'è sicuramente un'entità divina, D.io non è colui che interviene, per cui non imputo un avvenimento positivo o negativo all'intervento divino. sono quindi religioso ma con molto senso critico. beh, ovviamente detesto la chiesa cattolica in tutto e per tutto.

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@Prefy: Sei un omosessuale? Io sono un/a multigender. Quando vado in Chiesa non spiattello certamente la parte "sessuale" che potrebbe offendere la sensibilità di qualcuno. In fondo tutti indossiamo delle maschere. Non potrei mai fare a meno del mio rapporto con Dio, e andare in chiesa mi aiuta a stare meglio.

Sì, sono gay

Guarda che qui non si tratta di spiattellare un bel niente, supponendo che se sei iscritto/a a questo forum a tematica glbtq, tu condivida le posizioni del movimento, chiedevo solo come la tua coscienza le possa conciliare con l' appartenenza ad una confessione sostanzialmente omofoba, mentre il rapporto personale con Dio è cosa assai diversa e me ne rendo conto

Sulla preoccupazione per la possibile offesa a terzi per la manifestazione della propria condizione sessuale, che pure mi pare indicativa di un certo modo di pensare, stenderei un velo pietoso

Edited by prefy
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Icoldibarin

Premettendo che, oggettivamente parlando, "dio" non è falsificabile, quindi sì non può essere dimostrata la sua esistenza ma nemmeno la sua inesistenza.

Ma ciò porta all'ovvia conclusione che l'esistenza delle varie "divinità" delle religioni moderne è equivalente a quella degli Invisibili Unicorni Rosa, del Prodigioso Spaghetto Volante o del mio personalissimo Tyrannosaurus rex che coltiva petunie.

Ah lo spaghetto volante ed il tirannosauro schiacciatore di Petunie! A chi non l'ha ancora letto consiglio la lettura dell'ormai noto "guida galattica per autostoppisti" che affronta in maniera magistrale fra le altre cose anche il tema religioso.

 

 

1) Non credo nelle cose che non possono essere falsificate

Umh, quindi sei agnostico circa la tua esistenza e quella del mondo circostante?

 

 

4) Inoltre chi crede in una "ricompensa" nell'Aldilà non può essere veramente "buono", perché il Bene è gratis.

Questa è un osservazione molto interessante che mi sento in toto di condividere. L'unica ricompensa ammissibile e proprio imparare la gratuità del bene stesso.

 

 

7) Mi è troppo evidente che "Dio" serva a farci stare buoni, come Babbo Natale per i bambini

Guado viene usato in questo modo trovo la cosa molto scorretta. Ringrazio invece i miei genitori di non avermi mai cercato di convincermi che i pacchi sotto il mio albero arrivassero grazie ad un omone barbuto che beve Coca Cola.

 

 

La domanda della discussione è immensa ed ora ho la mente troppo svogliata per stendere una considerazione che possa chiamarsi personale e articolata sul tema.

Mi limito a dire che quello in cui credo è difficilmente riassumibile, ma penso che ascoltare "La buona novella" di Faber sdraiati nell'erba dia una buona immagine di cosa per me vuole dire essere cristiano e nel frattempo non sentirmi in una posizione privilegiata rispetto ad un buddista, un agnostico o un ateo.

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Ateo. 

 

Quando penso alla religione, qualunque essa sia, penso solo all'inclinazione tipicamente umana di cercare di dare una spiegazione a qualunque cosa.

 

Penso che chi sente la necessità di credere in un Dio ed afferma di stare molto meglio grazie alla sua presenza, in realtà sta delegando ad "altro" quella che è la propria capacità di adattamento e reazione alle difficoltà della vita. In pratica sminuisce se stesso per esaltare... "altro".

 

Contento lui...

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Umh, quindi sei agnostico circa la tua esistenza e quella del mondo circostante?

 

Diciamo che scarto le ipotesi di irrealtà

(come la possibilità di essere solo un cervello in una vasca

e di stare sognando un mondo che non esiste)

per effetto del Rasoio di Occam,

la cui applicazione è comunque una base del mio ateismo.

 

E' inutile postulare una ambientazione alla Matrix

perché trasferirei le questioni sulla mia realtà in un'altra,

esattamente come come avviene per l'Universo, postulando Dio.

 

Fossi un nobile farei scrivere sul mio emblema "Rasoio e Teiera" :)

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Non abbiamo ahimè elementi tangibili per verificare come stiano realmente i fatti, per cui le vie sono 3:

1) ignoriamo la cosa (atei, agnostici)

2) viaggiamo di immaginazione (religione personale)

3) ci attacchiamo a fatti terreni che trasformiamo -probabilmente erroneamente- in simboli divini da seguire (religioni diffuse).

 

Amando fantasticare cercando di mantenere una -traballante- logica di pensiero, voglio credere che noi stessi siamo una parte finita di quel Dio che si tende ad adorare come un'entità più grande di noi ed esterna a noi.  Come esseri finiti non potremmo quindi comprendere concetti che vanno al di là del nostro stato d'essere - un po' come i famosi esseri bidimensionali che non comprendono l'essenza della terza dimensione-. La morte ci libererebbe così dal nostro limite corporeo, andando a donare la nostra esperienza così come un'ape operaia porta il nettare all'alveare. E via dicendo, in un ciclo che non ha tempo, poichè probabilmente è il tempo stesso a non esistere.

 

 Un po' come se durante la vita fossimo protagonisti di un film, e dopo la morte ci rendessimo conto di poterne vedere la pellicola, e che presente e futuro sono effettivamente lì, sullo stesso piano, nella stessa bobina. Con la comprensione che ciò che accade sulla terra - catastrofi,lutti,guerre- siano solo fatti, eventi, senza valenza morale, poichè questo passaggio è solo qualcosa di temporaneo.

 

In caso vi interessasse il concetto, vi comunico il mio codice IBAN per versamenti, ricordandovi che essendo tutto molto temporaneo non avrete più bisogno di ricchezze, che darete a me XD

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