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Ha senso parlare di orgoglio gay?


Altair

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Dire a qualcuno che è omofobo non limita affatto la sua libertà di pensiero.

 

Per me la discussione si articola in molto semplice.

 

Il termine "orgoglio gay" - qualunque cosa possa significare "orgoglio"

viene comunemente usato per esprimere la tensione verso l'emancipazione della minoranza GLBT.

Un ipotetico "orgoglio etero" potrebbe essere quello delle lotte per il divorzio e l'aborto,

se si vuole mantenere l'analogia all'interno del dibattito sull'emancipazione e l'autodeterminazione.

 

Il Gay Pride e i quartieri -ghetto degli omosessuali sono tipici di realtà più evolute della nostra.

L'unico Paese occidentale dove i Pride sono piccoli e molto sobri e non esistono quartieri gay è l'Italia.

Se credete nello "effetto boomerang" dovete spiegare questo fenomeno.

Capire insomma perché l'essere "sobri e amalgamati" in Italia non ha portato a nulla

e perché nella Spagna de La Chueca e dell'esibizionismo almodovariano

o nella Germania di Schonenberg e del Folsom (settimana gay del sadomaso)

invece i diritti e l'accettazione sociale esistono molto più che da noi.

 

La cosa imbarazzante è che se dividiamo i gay

in Attivisti (quelli che si espongono in prima persona)

e Krumiri (quelli che si nascondo)

scopriremo che ciascuna categoria accusa l'altra

di essere la causa dell'omofobia in Italia.

 

Solo che gli Attivisti hanno sconfitto l'omofobia in tutto l'Occidente.

mentre una teorica "Vittoria Krumira"

(sconfiggere l'omofobia abolendo le piume di struzze,

le esternazioni anticlericali, le manifestazioni e i "ghetti")

è ancora inaudita nella Storia dell'Occidente Democratico.

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AndrejMolov89

Quoto Almadel.

Akinori non è questione di vietare la libertà di pensiero. Ho detto ad Altair che è un omofobo interiore, perché in cuor suo vorrebbe non esserlo, e lo ha detto implicitamente dicendo di voler prendere la pillola rossa. Con questo non lo sto criticando perché prenderebbe la pillola, però evidenzio che c'è una sorta di rifiuto verso la parte omosessuale vista come rassegnazione. Un po' come una persona che si odia, ma si vive perché è costretto a vivere dal suo istinto di sopravvivenza.

 

Se si vedono come accuse, bisognerebbe discutere sull'omofobia o meno delle affermazioni di Altair. Riguardo il pensiero dominante, io parlerei di dogma, qualora non si riuscisse a discutere di alcuni preceetti che si danno per veri in senso assoluto e non semplicemente validi. In ogni caso, qualora ci si sentisse offesi o comunque non si ritenga che quel che si è detto è idiota o omofobo, allora bisogna semplicemente rendere evidente il messaggio senza distorcerlo.

Ora il concetto "fierezza gay" diventa dogma qualora si svuota dei suoi significati e diventa un leitmotive. Sembra che necessariamente il pensiero che abbia il numero più alto di persone che lo seguono, come sbagliato a priori. Nella classica contrapposizione tra profeti e vati, versus massa.

 

Io voglio arrivare allo stato mentale che mi permetta di rimanere ciò che sono. Perché non potrei essere mai diverso da me.

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Siamo un sito gay e consentiamo pure di dire che la fierezza gay è

insensata...più liberi di così.

 

Certo stabilito che per taluni i gay non dovrebbero essere fieri di

niente, che la cultura gay essendo minoritaria è parziale e inferiore

a quella della maggioranza, che i gay quando si riuniscono si ghettizzano

e quando fanno il pride sono invece esibizionisti...ci sarà consentito di

replicare.

 

Non per attaccare Tizio o Caio, che ovviamente non sono la causa di omofobia

ma semmai ne costituiscono un mero sintomo, ma per impedire la disinformazione

e la propaganda omofoba.

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Quoto Lum siamo degenerati in OT in modo clamoroso (colpa mia che ho iniziato! :) )

 

Rispondo brevemente a Greed e Almadel poi chiudo qui.

 

@Greed: Ti posso assicurare che una mia preferenza del tutto personale non

implica assolutamente né omofobia né un qualche rifiuto dell'omosessualità,

tutt'altro, te lo assicuro! Mi dispiace solo che quando si toccano certe "corde

sensibili" si parte in quarta con (pre)giudizi quali "omofobo" piuttosto che "antisemita"

che a mio avviso sono allusioni campate in aria e poco obbiettive.

 

@Almadel: I pride (purtroppo o per fortuna) non sono l'unica "forza in campo",

ci sono gli attivisti i quali, secondo me, sono gli unici che fanno davvero la differenza.

La sobrietà dei pride italiani è piuttosto relativa e comunque da noi ci sono diverse

variabili (chiesa, correnti neoliberali, blocchi culturali...) che rendono il quadro italiano

molto più articolato e complesso di altre situazioni decisamente più favorevoli.

 

[FINE OT]

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Più che allusioni si tratta di constatazioni.

 

L'essenziale, ripeto, è che rispetto a certe

distorsioni e disinformazioni si dica cosa in realtà

sia l'orgoglio gay, cosa significhi socialità gay

e gay pride...etc.

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Mettete pure questa discussione dove volete :)

 

@Almadel: I pride (purtroppo o per fortuna) non sono l'unica "forza in campo",

ci sono gli attivisti i quali, secondo me, sono gli unici che fanno davvero la differenza.

La sobrietà dei pride italiani è piuttosto relativa e comunque da noi ci sono diverse

variabili (chiesa, correnti neoliberali, blocchi culturali...) che rendono il quadro italiano

molto più articolato e complesso di altre situazioni decisamente più favorevoli.

 

I Pride non sono un "forza", sono una manifestazione in cui convergono

tutti gli attivisti e simpatizzanti e dove si fa anche il punto di una piattaforma

in cui vengono raccolte le rivendicazioni che accomunano le varie sigle.

La sua utilità politica consiste nella "conta", al fine di rendere ghiotta

l'opportunità di darci una rappresentanza democratica (=prendere voti).

Sfortunatamente in Italia manifestano complessivamente circa un quinto dei gay

che vanno ai Pride negli altri Paesi Europei.

 

Il motivo di questa italica timidezza è - a mio avviso - soltanto il familismo:

ovvero la dipendenza economica dei giovani verso la famiglia di origine

e pertanto l timore che esporsi comprometta il proprio tenore di vita.

 

Per me l'automobile, per altri l'iPad, per altri ancora "l'appartamento in regalo"

o l'essere mantenuti in un'università fuori sede o mille altri motivi.

La "dipendenza generazionale" è legata a doppio filo

alla situazione peculiare dell'occupazione giovanile in Italia,

alla caratteristica lunghezza della permanenza universitaria italiana

e alla italica relazione tra stipendi dei figli e dei genitori.

 

Ammesso che si arrivi a una totale emancipazione

(che non è solo il posto fisso, ma anche saper cucinare e stirare...)

si paga il prezzo di una scarsa sindacalizzazione

(dovuta al Ventennio Berlusconiano)

e il timore di venir mobbizzati sul posto di lavoro.

 

Quel che rimane è un manipolo di professionisti over 40,

di studenti omosessuali in Veneto ed etero in Puglia

e di cubisti delle discoteche gay.

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La mia solidarietà va ovviamente ai cubisti...

 

Almadel, però ti pare di leggere questo?

 

"Vorrei, ma la famiglia mi tiene per la collottola"

 

Se qualcuno lo dicesse, sinceramente e consapevolmente

ovviamente riceverebbe risposte di incoraggiamento. C'è

sicuramente il peso materiale del familismo, ma si traduce

non solo in comportamenti concreti, ma in idee che tendono

a negare l'esistenza dell'eventuale problema.

 

Insomma se si contesta un fondamento ( l'orgoglio gay )

si contesta un fondamento...

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Più che allusioni si tratta di constatazioni.

 

L'essenziale, ripeto, è che rispetto a certe

distorsioni e disinformazioni si dica cosa in realtà

sia l'orgoglio gay, cosa significhi socialità gay

e gay pride...etc.

 

Come ho scritto a Isher... questa chiusura mentale è un problema tuo,

non di certo mio :)

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Hinzelmann, ammettere il peso del familismo è naturalmente umiliante.

Per autodifendersi da questa umiliazione si nega teoricamente l'Orgoglio.

Far notare un'autodifesa genera aggressività e su questa polemica

si modellano meglio le proprie posizioni teoriche.

 

1) Mio padre si scandalizza vedendo i travestiti al Pride.

2) Gli do ragione per compiacerlo

3) Ricevo i soldi per andare in discoteca (gay)

4) Mi lamento che i gay facciano i travestiti al Pride (costringendomi all'ipocrisia)

5) Ricevo delle critiche per la mia ipocrisia

6) Leggo tali critiche come critiche alla mia dipendenza economica (mi sento umiliato)

7) Affino le mie posizioni per renderle meno attaccabili

8) Costruisco una "teoria assimilazionista" (Teoria dell'Effetto Boomerang)

9) La difendo anche quando mi emancipo economicamente per difendermi da una seconda umiliazione

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AndrejMolov89

Altair non ti accuso di qualcosa, è semplice costatazione. Se vuoi discutere la mia costatazione devi discutere le premesse da cui parto: ovvero la concezione che accettarsi significhi, data una scelta di poter essere gay, scegliere l'essere gay nonostante tutto e in tutti mondi possibili. Io lo considero un pre requisito essenziale per essere completamente auto-accettati e lo estenderei anche a problemi estranei all'omosessualità. Per esempio, ho lo stesso medesimo problema, il problema sulla mia sessualità l'ho riposto in un cassetto mentale per non affrontarlo. Non vedo il motivo per il quale avrei dato un giudizio, quando invece ti sto dicendo che secondo me condividiamo un problema.

 

Per quanto riguarda la chiusura mentale, bisogna discutere riguardo il "concetto di Fierezza" storicizzarlo e soprattutto dargli quel preciso significato elaborato dalla comunità. Se ritieni che le "allusioni" di omofobia siano dei pre giudizi, allora dimostralo oppure dimostra che Isher ed Hinzelmann hanno argomentazioni deboli riguardo ciò. Anche se, obbiettivamente, ti hanno solamente fatto notare che la tua distorsione del concetto di Fierezza gay è una distorsione propria di un pensiero omofobico. Secondo me se vogliamo evitare di riamenere incantenati in questa conversazione bisognerebbe partire con l'idea che non è necessario dare una risposta sempre e comunque. ^^

 

Riguardo a quanto detto da Almadel: io sono di quella pletora descritta. Però, il mio problema non è riconducibile al problema dell'economia, ma al fatto che sarebbe un cambiamento troppo radicale e soprattutto la paura di non riuscire ad affrontarlo. Con queste condizioni di contorno non posso dire che se fossi più sicuro di me affronterei la paura di non avere il sostegno economico, però è un fatto ipotetico su cui non posso mettere bocca.

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Greed89, semplicemente non sei abbastanza marxista :D

I rapporti sono sempre prima dei rapporti economici;

se tu fossi un manager affermato e pagassi il mutuo della casa dei tuoi

vedresti quanta sicurezza in te stesso avresti e come sarebbero indulgenti

nel considerare la tua omosessualità! :)

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La dipendenza non è solo economica - anche perchè spesso

è una dipendenza dal benessere - è una dipendenza economica,

psicologica e culturale.

 

Comunque Greed89 avere ben chiaro in testa l'obiettivo e dirsi

la verità sono i primi due passi fondamentali.

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AndrejMolov89

Beh, Almadel ho una discreta indipendenza economica con l'esperienza londinese e altre e in ogni caso ho una dipendenza psicologica dei miei genitori che uso come scusante per giustificare la mia immobilità. Secondo me i rapporti di forza dipendono anche dalla psicologia. Se io fossi un manager lo direi solo per la mia posizione, se fossi una persona veramente forte lo farei in qualsiasi condizione. Più che altro mi sembrano meccanismi analoghi alle fantasie di onnipotenza che mi facevo, e che mi faccio.

Compenso la mia debolezza con una forza esterna, non con una fortificazione interna. Più che altro ho sognato spessissimo che mi capitasse il colpo di culo di avere più potere dei miei genitori, in ogni caso rimane sempre e qualcosa che non toglierebbe che sono io prima di tutto quello che deve assumersi la responsabilità di diventare una persona più forte. Questa analisi pecca del fatto che prendo un singolo aspetto xD

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Altair, se tu esponessi la tua opinione i modo meno aggressivo

dimostreresti in modo molto migliore che ho torto.

 

La cosa migliore sarebbe lasciare da parte le digressioni personali

e concentrarsi sui dati reali dell'efficienza della "Teoria Boomerang".

 

In sintesi la "Teoria Boomerang" dice questo:

"Le Comunità Gay che si espongono di più e in modo più appariscente

aumentano l'omofobia nelle società nelle queli si trovano"

Corollario A: I Quartieri Gay - allontanando i gay dagli etero -

rendono i primi estranei ai secondi, sviluppando omofobia.

Corollario B: Le manifestazione dell'Orgoglio Gay

ottengono l'effetto opposto a quello sperato (ovvero i diritti civili)

 

Io ho - banalmente - affermato che la "Teoria dell'Effetto Boomerang"

non ha alcun riscontro oggettivo nella Storia dell'Occidente

e che è assai diffusa in Italia a causa della dipendenza economica dalla famiglia di origine,

illustrando quelle che ho rilevato essere le dinamiche del fenomeno.

 

Ci sono molti modi per rispondere a questa analisi.

Alcuni sono funzionali al dibattito, altri meno.

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Eppure ancora non c'è risposta, anche quando su alcuni tuoi punti (esempio: altre minoranze, e come anche loro usino l'orgoglio come strumento) a te si è data risposta...

 

Personalmente riscontro molta verità, nel discorso di Enrico, tra le fila dei miei conoscenti...anche perché non vale solo per l'omosessualità, ma la vergogna e il segreto si applicano anche a qualunque tipo di sessualità o comportamento che esula da ciò che un genitore approverebbe nel figlio, quando quest'ultimo vi dipende: anche da parte di persone più che ventenni che avrebbero ben dovuto superare certe 'sottomissioni'!

 

Tant'è che non conosco direttamente o indirettamente nessuna persona italiana che abbia meno di trent'anni, che si sia reso indipendente dai genitori prima dei venti (a parte me).

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AndrejMolov89

Ariel tu sei una guerriera. XD Dipende anche a come ti educano, non è importante solamente l'indipendenza economica, ma anche quella mentale e da quello di cui mi ricordo tu sei una amazzone di volontà ferrea. Questo suona a mò di scusa :)

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Leggersi queste pagine tutte di un fiato è una roba che da le vertigini. Credo anche che si sia detto tutto quanto c'era da dirsi al riguardo.

 

Faccio solo un'osservazione che conferma quanto mi piace si sia detto fin qui: E' negli States che nasce la fierezza di essere ciò che ci rende felici e in pace con noi stessi, contro ogni dogma divino o precetto sociale. Forse è accaduto là proprio perché certe dotti sofismi non attecchiscono e la legge biblica del taglione, che in alcuni stati è una sorta di sharia, ti costringe a essere orgoglioso di te stesso oppure soccombi sotto una maschera di paura.

In tal senso non sono pienamente d'accordo nel dire che l'orgoglio gay non nasca dall'esigenza di ridare valore a un'identità non solo negata, ma perseguitata attraverso il disprezzo e il dileggio.

 

Affermare che quanto sia stato fatto non abbia prodotto nulla; basta spostare le lancette del tempo a soli trenta, quarant'anni fa per constatare il progresso che indubbiamente c'è stato. Certo si tratta ancora di un processo che deve compiersi e non è escluso che sia giunto il tempo di cambiare, adeguare quegli strumenti che fino ad oggi hanno permesso l'affermazione identitaria del pluralismo sessuale. Tuttavia non si può negare che tutta la società si è giovata del lotta del movimento per i diritti dei gay. Quindi, direi che un po' di rispetto sia dovuto a quella bandiera portata in giro per il mondo dal "Gay Pride".

 

Tornando all'America, volevo dire che non è un caso che è proprio lì che tutto questo è iniziato. Proprio avvalorando la teoria di Almadel sul "Famigliarismo" che sclerotizza la società italiana, secondo me non è un caso che là dove è normale aiutare i figli ad uscire di casa, senza che questo comporti una sorta di gemmazione di un nuovo nucleo famigliare identico al primo, sia più facile se non "naturale" conformarsi a un costume di vita più vicino alle proprie "necessità".

 

Almadel ha perfettamente ragione quando richiama alla fondamenta di ogni lotta all'emancipazione, il pragmatismo di un'indipendenza economica individuale. Certo, essa necessita anche di un impegno e disponibilità al sacrificio, tuttavia il quadro sociale italiano è veramente proibitivo, non sia altro perché i genitori sono disposti a spendere decine di migliaia di euro per un matrimonio etero, ma mai e poi mai, non dico per un una coppia di fatto, ma anche a spendere un solo centesimo per aiutare un figlio a costruirsi una casa propria da single. Basta guardare quante coppie sposate dipendono economicamente ancora dai genitori.

 

In ultima analisi, volendo rispondere, ci provo, ad Altair, dico che la fierezza la determina chi ti vorrebbe diverso da come sei. Malcom X era fiero di essere nero e lui più di Martin Luter King ha fatto alzare la testa ai neri d'america. Sì, forse è un gesto di arroganza, ma in certi contesti è la sola cosa che trasforma gli sputi in faccia nella rabbia che ti fa dire basta, che vi piaccia o no io esisto e dovete ascoltarmi "io sono orgoglioso di essere come sono".

Magari un giorno non sarà più necessario, forse per te quel giorno è arrivato, sei molto fortunato, però significa che chi è venuto prima di te ha lavorato bene.

 

Io, per tutto quanto detto prima, non credo che sia così. E non voglio citare i casi di cronaca, dico solo che oggi camminando sotto i portici di Piazza Vittorio, c'erano due ragazzetti che si facevano le coccole, due tizi accanto a me si sono dati di gomito e li hanno derisi, non direttamente, ma tra loro hanno espresso la loro contrarietà con sghignazzi e appezzamenti offensivi. Ecco, quei due liceali erano orgogliosamente gay, ma non per loro scelta, loro compivano gesti naturali, ma il fatto stesso di compierli, in questo contesto culturale, trasforma un bacio in un affermazione fiera del loro naturale modo di essere. Quando nessuno ci farà più caso e nei talk show televisivi un matrimonio gay non farà più notizia, allora la fierezza scomparirà, o potrà essere considerata inopportuna.

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:hail::hail::hail: silver io ti venero.

 

Almadel ha perfettamente ragione quando richiama alla fondamenta di ogni lotta all'emancipazione, il pragmatismo di un'indipendenza economica individuale. Certo, essa necessita anche di un impegno e disponibilità al sacrificio, tuttavia il quadro sociale italiano è veramente proibitivo, non sia altro perché i genitori sono disposti a spendere decine di migliaia di euro per un matrimonio etero, ma mai e poi mai, non dico per un una coppia di fatto, ma anche a spendere un solo centesimo per aiutare un figlio a costruirsi una casa propria da single. Basta guardare quante coppie sposate dipendono economicamente ancora dai genitori.

 

hai perfettamente ragione su questo. purtroppo i single (sia che vivano da soli sia anche nella normale accezione di "non fidanzato"), nonostante ormai ce ne siano molti, sono visti ancora come dei poveri sfigati. Purtroppo la mentalità italiana è lenta a cambiare, a causa del nostro substrato culturale però io credo che nei prossimi anni forse possiamo sperare in un cambiamento di mentalità perchè saremo noi (la nostra generazione) a prendere il posto della generazione più adulta che c'è adesso. Prima o poi le cose cambieranno anche in Italia (con lentezza). Almeno ci voglio credere.

 

Sì, forse è un gesto di arroganza, ma in certi contesti è la sola cosa che trasforma gli sputi in faccia nella rabbia che ti fa dire basta, che vi piaccia o no io esisto e dovete ascoltarmi "io sono orgoglioso di essere come sono". [..] Quando nessuno ci farà più caso e nei talk show televisivi un matrimonio gay non farà più notizia, allora la fierezza scomparirà, o potrà essere considerata inopportuna.

 

io sogno il giorno in cui quando faremo CO TUTTI ci risponderanno con un bell' "embè??"

 

 

tanto che ci sono...

 

vorrei dire che anche io sinceramente sono d'accordo con Altair per quanto riguarda i pride: io sono favorevole alle manifestazioni ma non mi piace quando si discostano troppo dal significato con cui nascono.

se io vado per manifestare e per far vedere che esisto e per rivendicare i miei diritti, mi dà un po' fastidio se poi da lì nasce quella sorta di "carnevale" a cui accenna Altair. ok, c'è libertà, ma chi volete che ci ascolti se sfiliamo in quel modo?

noi vogliamo essere presi sul serio quindi dobbiamo essere i primi a arginare certe esagerazioni.

 

poi la festa si può sempre fare, ma magari a fine manifestazione.

 

sinceramente non ho capito cosa vuol dire eremia quando afferma "dipende da cosa ci si aspetta da un pride".

a me non interessa quello che gli altri si aspettano, interessa ciò che io voglio comunicare.

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Il Gay Pride nasce per commemorare la rivolta di Stonewall:

un gruppo di travestite che vinsero uno scontro contro la Polizia lanciando bottiglie.

Per commemorarla degnamente l'alternativa alle parrucche sono le molotov.

 

La mia obiezione rimane sempre la stessa.

I Gay Pride - così come sono - sono stati "ascoltati" ovunque in Occidente;

per quale motivo dovrebbero essere controproducenti proprio in Italia?

 

Sarebbe come se - con la stessa ricetta - in 50 facessero un buon dolce

e l'unico idiota che non ci riesce dicesse che è la ricetta ad essere sbagliata.

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I Gay Pride - così come sono - sono stati "ascoltati" ovunque in Occidente;

per quale motivo dovrebbero essere controproducenti proprio in Italia?

per lo stesso motivo per cui i paesi occidentali sono tutti più civili di noi.

 

in un altro contesto culturale un gay pride come viene fatto abitualmente probabilmente non creerebbbe alcuno scalpore ma nel nostro paese è già troppo se trovi il manifesto con su scritto "e se fosse tuo fratello?". perciò, dico io, visto come siamo messi forse è meglio non esagerare, se vogliamo davvero essere ascoltati.

 

comunque ormai siamo in pieno ot.

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Ci possono essere travestiti ai Pride

di Varsavia, Istanbul e Città del Messico;

ma sarebbe inopportuno a Roma

perché noi Italiani non siamo civili?

 

Ma non ha davvero senso.

Sarebbe come se gli operai scioperassero a Londra

e si dicesse che non dovrebbero scioperare a Milano

perché da noi gli industriali sono più cattivi...

 

Ci credo che in Italia le cose non cambiano mai

e che qui da noi nessuno si indigna sul serio...

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AndrejMolov89

@Silver: secondo me il concetto di fierezza gay non comporta necessariamente arroganza, nè, secondo me, appena rimossa la causa esso scomparirà. Da quanto ho capito, il concetto di fierezza è stato elaborato solo per esternarlo e dare una direzione a tutti i gay. Quando verrà rimossa la causa, semplicemente non ci sarà più bisogno di dirlo, ma deve comunque rimanere come fondamento per garantirsi una vita sana ^^

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Intanto questa percezione esterna del pride è sbagliata, la gente e gli etero

che assistono non hanno reazioni negative, ma positive ( questo va detto

e riferito per chi non ha mai partecipato nè assistito ad un pride ) il Pride

non viene fatto per un servizio televisivo, ma per chi c'è e per chi lo vede.

 

In secondo luogo appiattirsi su un giudizio eterosessuale ipotetico

è proprio quel riflesso di omofobia che l'orgoglio gay deve consentire

di evitare.

 

C'è sicuramente una contraddizione intrinseca nel dire: l'Italia è peggio

quindi abbassiamo il livello della lotta, ma soprattutto per rimanere IT

c'è lo smarrimento del senso di liberazione che la partecipazione ai

primi pride ( quando si supera un disagio iniziale ) può e deve dare.

 

Io specifico "primi pride" ( nessun operaio oggi sente disagio se

sciopera, forse nel 1899 di fronte al Padrone sì...) si può andare

oltre ( a livello individuale-biografico e collettivo-storico ) ma non si

può saltare il passaggio.

 

E tanto più non lo si può saltare, se non si acquisisce la fierezza

e la si afferma in pratica ( sentendola...da qui il clima euforico,

l'energia che si percepisce nel pride e che non ritroveremo in una

manifestazione politica qualunque )

 

Questo insieme di sensazioni è esattamente la fierezza intesa

come reazione all'omofobia.

 

Perchè noi sappiamo che l'omofobia ci dice che noi lì non

dovremmo essere, che dovremmo rimanere a casa e non

farci vedere negli spazi pubblici, che devono rimanere una

esclusiva eterosessuale.

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Non apprezzo la distinziomne fra attivisti e krumiri.

Non esiste lo sciopero dell'omosessualità.

O sei omosessuale o non lo sei. Non è che diventi gay se partecipi al gay pride.

Un gay che partecipa al gay pride è semplicemente un gay che vuole rendere partecipe il pubblico della sua battaglia per i diritti civili. Il fatto che fosse una sorta di censimento per darsi una"rappresentanza democratica" sinceramente mi era sfuggito. Sperò che in futuro non sarà necessaria la tessera anche per partecipare ai pride, come già c'è per entrare nei locali convenzionati arci...

Il familismo non è solo dipendenza economica dei giovani dalla famiglia. E' anche condivisione di una serie di valori ed ha i suoi aspetti sociali e culturali, che piacciano o meno. Anche se questo non condiziona necessariamente "i fondamenti", come sostien qualcuno (lasciando intendere che quella gay sia una sorta di filosofia di vita)

Scusatemi, ma di quale orgoglio gay stiamo parlando? perché si può essere orgogliosi di essere gay semplicemente perché lo si è, non perché si partecipa auna manifestazione politica. Il vero orgoglio per me è non reprimersi.

Ribaltiamo un po lo schemino di Almadel, la sua teoria boomerang può spiegare tante cose, dipende da chi lo impugna e in che direzione lo si lancia.

Per esempio:

Anche ammettere il peso della passività è umiliante.

Anche fare i conti con la propria "femminilità" è umiliante (ovviamente la femminilità e la passività di un gay non hanno nulla in comune con la vera femminilità).

E tutto questo va contro l'orgoglio gay.

 

1) Mia madre non ha mai avuto la figlia che desiderava.

2) Mi adatto al suo desiderio per compiacerla nonostante sia maschio

3) Ricevo il permesso per essere femminile

4)Apprezzo i gay che fanno i travestiti al Pride (mi sembra il primo passo verso il transito)

5) Ricevo delle critiche perché stimo "le baraccone" del gay pride

6) Leggo tali critiche come critiche alla mia identità di genere che si sta formando

7) Affino le mie posizioni per renderle meno attaccabili

8) Costruisco una "teoria assimilazionista" (Teoria dell'Effetto Boomerang)

ovvero sono i maschi che sono simili a me, non sono le femmine

9)Reprimo ogni mio aspetto femminile e passivo e cerco di essere quanto più simile a un etero

10)Continuo a ragionare in modo etero anche quando mi emancipo sessualmente e accetto la mia passività, per difendermi da una seconda umiliazione

Secondo me, quando si parla di orgoglio gay, ci può essere, per vari motivi, una rimozione totale dell'orgoglio della propria "passività" e della propria "femminilità".

Insomma, stiamo attenti: accettare le baracconate al pride, per motivi esclusivamente politici, può essere solo un modo per fare i conti con la propria voglia di essere donna, ma quando questo atteggiamento poi viene criticato, nasce, a causa dell'umiliazione, la "teoria assimilazionista". Si rifiuta ogni elemento di passività e femminilità e ci si assimila ai maschi etero, con la loro logica disgiuntiva ed esclusiva, il loro machismo becero, la loro idolatria del ruolo attivo.

Rifiutando allo stesso tempo la femminilità, la passività e bollando come "checche" i gay che invece non si reprimono, restando se stessi.Ovviamente se è un effemminato che parla bene delle "baracconate" e anzi le giudica positivamente, perché le vede per quello che sono , una liberazione dalla repressione, allora il discorso ha un altro senso.

Quindi io rifiuto totalmente questa versione machista e attiva dell'orgoglio gay, questa assimilazione alla logica etero. E accetto l'orgoglio di essere ANCHE effeminati e passivi, che non autorizza nessuno a definirli "donne mancate", perché la loro femminilità e il loro sentirsi donna non ha nulla a che fare con l'essere donna delle donne biologiche, così come presumo il "sentirsi maschio" di una lesbica non ha nulla a che fare con l'essere uomo in senso etero (ma su questo mi dovrebbe rispondere una lesbica).

E diffido di chi accetta le "baraccone", definendo (o evitando di farlo) con questo termine negativo i gay che non si reprimono ma si presentano per quello che sono,

per motivi esclusivamente politici (metterle nella conta, dopotutto servono anche loro e se proprio non possono fare a meno delle piume di struzzo, ben vengano le piume di struzzo. No. Io mi interrogherei sul perché non accetto il fatto che quella piuma di struzzo mi dia fastidio, quale parte del mio inconscio solletichi, perché mi difendo da essa dandole una legittimazione politica e strumentale, ma non identitaria e culturale)

Per approfondire questo aspetto però occorrerebbe un'altra discussione, temo.

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Un gay che partecipa al Gay Pride

ha lo stesso significato di un Nero

che manifesti contro l'apartheid.

Ignoro le motivazioni di chi non vi partecipava,

ma saranno state simili "Se non facciamo i bravi,

saranno ancora più razzisti".

La stessa cosa che avran pensato i krumiri della fabbrica:

"Se scioperiamo poi il padrone ci licenzierà!"

 

Giuro che non ho capito un accidenti

del tuo discorso sulla passività.

Magari se qualcun altro l'ha capita

me la potrebbe spiegare.

 

E' la più classica strategia del Masochismo:

"Non è il Padrone a essere cattivo, sono io che mi comporto male"

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Intendeva dire questo?

A me sfugge il motivo per il quale

un effeminato dovrebbe reprimersi

come reazione al Gay Pride...

Tutto avevo sentito dire di questa manifestazione

tranne che creasse una

versione machista e attiva dell'orgoglio gay
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Non sono effemminato e passivo, ma certo se lo fossi ne sarei orgoglioso. Credo che anche tu, come tutti, dovresti esserlo, no? Ma la maggior parte dei miei amici lo sono (effemminati e passivi) e purtroppo si vergognano. E' penoso assistere alla loro quotidiana mimesi dell'etero di sesso maschile, per apparire macho e quindi pensare di evitare discriminazioni! Non è che facendoti crescere la barba o vestendo in modo trasandato (o addirittura non lavandoti) insomma imitando tutti gli stereotipi etero sul "maschio" dimostri il tuo orgoglio gay! Alcuni fra l'altro mi hanno confessato di farlo per motivi esclusivamente pratici. Credono di avere piu chance per fare sesso. Sinceramente non capisco in base a quale presupposto.

 

Io ho notato, anche al di fuori del giro dei miei amici e conoscenti, che molti gay che si ritengono emancipati, non so come dire, abbiano un armadio interiore dov'è rinchiusa un gay represso. Questo gay represso è la loro femminilità (che non è affatto l'imitazione di una donna, maschile e femminile sono archetipi presenti in ciascuna persona, qualunque sia il suo sesso, secondo Jung). Questa cosa mi fa molta tristezza, perché mi sembra di notarla soprattutto in coloro che hanno la certezza asoluta su cosa sia un gay, su come debba comportarsi, di cosa debba essere orgoglioso e cose simili.

Ovviamente non c'è nessun riferimento personale a te o ad Almadel, non vi conosco e quindi non potrei basarmi solo su quello che scrivete per dedurre che rientrate in questa tipologia. Se vi rientraste, in ogni caso, non avrei nulla da ridire, in base al principio che ognuno si vive l'omosessualità come vuole. Avrei qualcosa da dire solo se voleste imporre un modo univoco di interpretare l'orgoglio gay, oppure se chiamaste krumiro chi non va al gay pride (però questa espressione è sintomatica: è come se l'arci fosse una fabbrica che sfrutta i suoi dipendenti e i gay facciano parte dell'opposizione sindacale, per cui sei costretto ad andare al gay pride altrimenti è come se non condividessi lo sciopero dal tuo non essere un omosessuale politicizzato :roll: )

 

In termini più politici non credo che i tanto vituperati effemminati e passivi siano presenze da tollerare solo perché possono essere meglio sfruttate nella fabbrica del gay pride. Io penso che siano l'anima del movimento e comprendo anche che molti gay contemporanei si vergognino di loro perchè li stereotipizzano in quel gay che fa parte dei luoghi comuni etero: la "checca", ovvero il gay effemminato e passivo. lo comprendo perchè è come vergognarsi di se stessi, perché si crede, in fondo, che sia colpa del gay effemminato e passivo se non si hanno i diritti. perchè si da quella immagine. Comprendo, ma ovviamente non giustifico. :salut:

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