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Giovanardi e le adozioni da parte delle coppie gay


DarKoiria

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Non ho detto che il pregiudizio possa essere solo degli altri bambini, ho detto che è la situazione peggiore. Quelle che hai citato tu si risolvono con una semplicità disarmante.

 

Tu dici? A me è sempre parso che le società siano invece sempre restie a mutarsi; e se consideriamo le stime di cattolici e simpatizzanti tali, nonché conservatori e, per la percentuale più grossa, ignoranti e vati improvvisati, direi che, esclusi i coetanei, i figli di coppie omosessuali abbiano problemi ben gravi. L'emarginazione da parte degli insegnati, dei potenziali amici causa censura dei genitori dabbene, addirittura differenze nel trattamento da parte delle istituzioni che, cercando comunque la salvaguardia, finiscono col porre un accento sulla diversità disastrosamente deleterio per i bambini. Del resto, ricordiamolo, non stiamo parlando di adulti.

Mi accodo a burremmiele, invece, quando offre una prospettiva pratica. Possiamo speculare su di noi: a me non fa paura la guerra gay contro etero, né temo intrusioni od assedi, finché tutto questo si limiti alla mia persona. Che gli obbrobri della mia causa, però, debbano essere subiti da carne innocente, della quale io per primo ho assunto la responsabilità di una felicità a venire, non mi sta affatto bene. Ecco, non vorrei che il forte senso di paternità, diffuso tra gli adulti della comunità omosessuale, facesse perdere di vista il punto più importante: ragioniamo della vita di qualcun altro. E sappiamo già che questi nostri pargoli l'Italia non li vorrà. Saranno ibridi, esseri inclassificabili, e per i più giocattoli da ricoprire della propria autentica pena, pervertiti da una figura di famiglia abominevole e perversa anch'essa.

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Dunque, vediamo di precisare i termini della questione.

 

Io non ho detto che un eterosessuale non possa essere favorevole all’adozione gay.

 

Ho detto che un etero curioso non può essere preso a campione della situazione del

gay medio italiano e non può esserlo in modo specifico qualora scriva di vedersi eterosessuale

perché si immagina sposato con moglie e figli – immagine tipica che non è esclusiva di burro

e miele e che tuttavia gli appartiene perché l’ha scritto… – opposta a se stesso per non dirsi gay o

non immaginare una possibile vita gay. E' una posizione legittima, ma transitoria che lui scioglierà in

un senso o nell'altro, venendo così a cadere il contrasto fra posizione personale e tema generale in

trattazione ( contrasto che però attualmente c'è )

 

Quando si tratta di escludere la possibilità, si rifiuta in realtà il confronto sul piano concreto, facendo

cadere gli interventi ( vedi uno mio precedente o quello di Isher ) che sono possibilisti sul piano della

praticabilità concreta e che sono rimasti senza risposta. In realtà caro D. nelle vostre risposte la prospettiva

pratica è assente.

 

Altro discorso il giovane gay che drammatizza il problema della discriminazione. Non si richiede in realtà

l’idoneità ad adottare a 19-22 anni, quando non si sia fatto CO, oppure pesi ancora il nascondimento

adolescenziale della propria omosessualità. E’ evidente che in questo caso bisogna saper distinguere

la propria situazione contingente in cui probabilmente una domanda di adozione sarebbe prematura

( ma per chi non lo sarebbe a tale età ? ) dalla possibilità prospettica, del tutto compatibile con un

desiderio responsabile. Bisogna quindi sapersi immaginare adulti e più capaci di quanto non si immagini.

 

Quanto all'enfasi sugli "obbrobri della mia causa...subiti da carne innocente" e ai "giocattoli da

ricoprire della propria autentica pena, pervertiti da una famiglia abominevole perversa"   :P

mi pare d'essere nel vivo di un romanzo di fine ottocento...sceneggiato da un gay ed interpretato

( ahinoi ) da Manuela Arcuri :P

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Insomma, Hinze, sarei troppo giovane per circondarmi di mocciosi.

 

Sempre meno offensivo che

Quanto all'enfasi sugli "obbrobri della mia causa...subiti da carne innocente" e ai "giocattoli da

ricoprire della propria autentica pena, pervertiti da una famiglia abominevole perversa" 

mi pare d'essere nel vivo di un romanzo di fine ottocento...sceneggiato da un gay ed interpretato

( ahinoi ) da Manuela Arcuri

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È bello vedere come la stessa gente che si lamenta di essere vittima di stereotipi e luoghi comuni, ugualmente si comporti con chi ha idee diverse dalle loro (riassumendo, è ridicolo pensare che un etero sia sfavorevole all'adozione da parte delle coppie perché è etero).

Io ho parlato chiaramente: in questo momento, non sono favorevole all'adozione, perché mancano quelle premesse esseziali per garantire il meglio, in primis per l'adottato, successivamente per gli adottanti, premesse da ricercarsi in un cambiamento della società e della mentalità. Un domani, che potrebbe essere tra un anno, come tra vent'anni, dovessero esserci le condizioni per poter garantire il meglio, sotto tutti i punti di vista, sarei pienamente e totalmente favorevole all'adozione da parte delle coppie gay. Penso di essere molto più pragmatico e concreto di tutti coloro che si pronunciano a priori favorevoli all'adozione; io ne faccio una questione pratica, altri cavillano su diritti, uguaglianza e questioni totalmente teoriche.

 

Neppure i figli delle prime coppie divorziate erano in un contesto storico preparato, come nel 68 per la parità dei diritti uomo-donna, nel 700 per la più grande ricoluzione planetaria della storia etc etc.... Hai ragione sei concreto e pragmatico, secondo le tue idee il paese Italia stagnerebbe in una paralisi cronica socio-culturale per l'eternità...

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Quando ero alle Elementari si usava ancora dire

che le coppie che divorziavano erano egoiste

e che non pensavano ai loro figli.

 

E sempre alle Elementari ricordo che una mia compagna

venive presa in giro ferocemente perché non faceva religione,

esposta a questa cattiveria dall'ateismo dei genitori.

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Guest burro.e.miele

Hai ragione sei concreto e pragmatico, secondo le tue idee il paese Italia stagnerebbe in una paralisi cronica socio-culturale per l'eternità...

 

Trovo più congrua una posizione stagnante e conservatrice come la mia, ossia aspettare che i tempi siano maturi, piuttosto che proposte progressiste cariche di egoismo, e assolutamente vuote d'interesse paterno, come quelle di molti.

Io ho detto la mia opinione, non ho voglia di prestarmi a strumentalizzazioni e provocazioni su questioni razziali o di orientamento.

Il mio discorso è semplice e chiaro: prima l'adottato, poi l'adottante. Ogni scelta deve essere operata in funzione dell'adottato. Ma a molti (non tutti), secondo me, secca ammettere il proprio egoismo, che mascherano abilmente con un ridicolo istinto genitoriale e desiderio di famiglia.

 

 

---

 

Ho detto che un etero curioso non può essere preso a campione della situazione del

gay medio italiano e non può esserlo in modo specifico qualora scriva di vedersi eterosessuale

perché si immagina sposato con moglie e figli – immagine tipica che non è esclusiva di burro

e miele e che tuttavia gli appartiene perché l’ha scritto… – opposta a se stesso per non dirsi gay o

non immaginare una possibile vita gay. E' una posizione legittima, ma transitoria che lui scioglierà in

un senso o nell'altro, venendo così a cadere il contrasto fra posizione personale e tema generale in

trattazione ( contrasto che però attualmente c'è )

 

Mah... sinceramente questa prospettiva (etero, sposato, con figli) non è in opposizione a mie possibili tendenze non-etero. Inoltre non ritengo la mia posizione sulla questione adozioni, legata ad una sorta di conflitto d'interessi interiore, semplicemente dettata dalla costatazione dei fatti, almeno per come gli vedo io. Tutti siamo spinti da interessi, mi pare logico che in ogni nostra riflessione e presa di posizione ci sia qualcosa di personale, inoltre le posizioni possono cambiare. Tuttavia, se tu, in qualche modo, cerchi di confutare la mia tesi, adducendo che la mia situazione mi porta a queste conclusioni non favorevoli all'adozione da parte di coppie gay, analogamente io potrei dire che è ovvio che il gay medio sia favorevole alle adozioni, ma potrei insinuare, cosa che ho già fatto, che la cosa sia dettata più da interesse personale, che da interesse verso l'adottato, in poche parole da una scelta egoista. E in questo caso, il contrasto tra tema e posizione personale è presente e permanente, mentre nel mio caso, che interesse diretto ho nell'adozione da parte di una coppia gay, anche alla luce della mia prospettiva e delle mie attuali tendenze? Nessun interesse personale e diretto. Nessuno, concretamente, mi toglie o nega qualcosa.

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La differenza è che Isher, io ed altri entriamo nel merito del problema

vagliamo la sua praticabilità alla luce di condizioni concrete, non diamo

affatto per scontato che sia realizzabile, subito, per tutti e sempre, o

in ogni caso...

 

Esattamente il contrario di ciò che tu sostieni, le nostre opinioni

non sono analoghe, il tuo è un discorso sulla Impossibilità, il nostro

sulla Praticabilità :asd:

 

Sostenere che la prospettiva della Famiglia Eterosessuale non sia

confliggente con la tua possibile omosessualità è una clamorosa

contraddizione...non solo perchè tu stesso hai già giocato questa carta

contro il desiderio omosessuale ( lo hai scritto tu ) ma lo confermi

qui ipotizzando la compatibilità con tendenze "non-eterosessuali"

( la comparsa della famiglia ti porta ad usare una formula negativa

diciamola la "parolaccia" : bisex ? ).

 

Tuttavia io non ti darò dell'egoista...e ti dico che ti aspetto al varco

fra un paio d'anni, quando avrai cambiato opinione :asd:

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Il mio discorso è semplice e chiaro: prima l'adottato, poi l'adottante.

 

Pensate ai bambini! Perché nessuno pensa ai bambini?! :asd:

 

Ma qualcuno si degna di rispondermi, invece di rifilare queste lagne?

Perché essere accettato da tutti (sembra vero...) dovrebbe essere nell'interesse del bambino?

 

E poi qui non vedo pragmatismo, vedo solo faciloneria.

D. ci ricorda le stime dei cattolici. E io vorrei ricordare che c'è una differenza tra dichiararsi cattolico e il seguire la dottrina della Chiesa, c'è un abisso, e che la maggioranza si dichiara tale solo per conformismo (ah, i benefici del non essere mai stati discriminati da qualcuno!).

 

Poi vorrei ancora capire di cosa stiamo parlando. Perché finora non vedo un singolo caso concreto e parlare dell'aria fritta non è molto pragmatico.

Gli insegnanti che emarginano gli alunni? Sì, certo, perché io mando mio figlio in una scuola di CL. Quando io ero al liceo, in una scuola pubblica, non ho mai percepito alcuna omofobia dai professori, anzi l'unica volta che si parlava dell'argomento era perché i prof cercavano di far riflettere gli omofobi della classe.

I coetanei fanno battute sui gay? Nella mia classe ne circolavano a volontà, come dappertutto, eppure uno dei miei compagni aveva un cugino gay e quando c'erano feste o incontri a cui partecipavano lui e la sua compagnia di amici gay nessuno li ha mai discriminati.

 

E poi ripeto, molti dei discorsi che sento qui sono parole pronunciate da gay feriti dalle loro esperienze di vita, che hanno dovuto affrontare da giovanissimi e da soli. Mentre non dimentichiamo che in questo caso c'è una comunità familiare alle spalle del figlio che è cosciente dei problemi che possono sorgere e che è pronta a sostenerlo. Quindi per me il problema si riduce a questo: i genitori devono saper fare i genitori.

 

Gli esempi sugli altri casi di discriminazione non servono a dire: "Tanto il bambino può essere discriminato lo stesso" (anche se rimane vero), come dice Almadel. Servono a dire che si può crescere benissimo anche affrontando qualche difficoltà.

Anzi, per me la giusta dose di difficoltà è fondamentale per far sì che un giovane si costruisca la propria identità, invece di accettare passivamente tutti i modelli che gli vengono offerti. Per far sì che non cresca bamboccione, convinto che il buon senso e il senso comune siano la stessa cosa, perché la maggioranza ha sempre ragione.

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