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la mia vita è bloccata


Gianni2021

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26 minutes ago, Sampei said:

perché è un figlio perfetto

Ho capito, almeno in parte, il tuo ragionamento. Ma i fatti, un po' come dice Marco, sono davanti agli occhi: non sono per nulla un figlio perfetto, non sono una persona perfetta in nessun ambiente. Possibile (domanda retorica) che la verità tutti, io per primo, hanno davanti agli occhi non basti a distruggere quella bolla che evidentemente è solo inconscia nella mia testa?

6 minutes ago, Ghost77 said:

Aah scusa non avevo capito! Niente, è il mio lavoro! 😄

Chiaro! :D 

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On 9/16/2021 at 4:50 PM, Gianni2021 said:

Come si supera, nei fatti, un blocco di questo tipo?

Rinunciando in parte ai soldi e ricordandosi di quel che diceva il maestro Yoda...fare o non fare, non c'è provare 😄 se posso, cosa studi?

36 minutes ago, Gianni2021 said:

non sono per nulla un figlio perfetto, non sono una persona perfetta in nessun ambiente. 

Quasi nessuno lo è...

3 hours ago, Gianni2021 said:

Ma non so come applicarla a me stesso e farla funzionare.

Riempiti di finto entusiasmo per almeno una materia d'esame ed inizia a studiarla dicendoti che NON HAI alternative 😁

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1 hour ago, Gianni2021 said:

. Possibile (domanda retorica) che la verità tutti, io per primo, hanno davanti agli occhi non basti a distruggere quella bolla che evidentemente è solo inconscia nella mia testa?

Quello che Marco non afferra è che la pretesa di perfezione non sta nell'essere bravi a studiare, ma sta nell'ostinarsi a volersi costruire un destino di merda perché questo è ciò che farebbe piacere ai propri genitori.

Il figlio perfetto non è colui che fa le cose perfette, ma colui che si annienta, prima simbolicamente e poi realmente, per i propri genitori.

Il figlio perfetto non fa le cose perfette ma fa le cose che "è bene fare", fa ciò che "si conviene". Il figlio perfetto è tale perché non ha desideri di realizzazione ma prova ad interpretare quali possono essere le vere o presunte aspettative altrui su di sé e le mette in pratica ad ogni costo.

Il figlio perfetto è tale perché non esiste: non è una persona fornita di autodeterminazione, ma vive su delega, cerca l'autorizzazione altrui per poter esistere.

Secondo te cos'è un figlio imperfetto?

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Il fatto secondo me e' che e' sbagliato da parte dei genitori avere delle aspettative sui figli. I figli crescono dalla nascita in queste famiglie e vengono plasmati sulle aspettative genitoriali. Dovranno crescere rispettosi ed educati, avere un buon lavoro, fidanzarsi con una ragazza e produrre i marmocchietti che daranno tante soddisfazioni ai nonni. Chi fa ste cose non sono figli perfetti ma sono figli plasmati dai genitori.

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3 hours ago, schopy said:

Rinunciando in parte ai soldi e ricordandosi di quel che diceva il maestro Yoda...fare o non fare, non c'è provare 😄 se posso, cosa studi?

Sul mio corso di studi preferirei non specificare. E' un po' da paranoico ma ho scritto cose molto personali: preferirei mantenermi sul vago almeno su questo. La mia vita non è certo sfarzosa. Tranne qualche eccesso che mi sono concesso in limitatissime occasioni conduco una vita tutto sommato di basso profilo. Certo so che uno studente di 32 anni, senza aver mai seriamente lavorato, non potrebbe condurre la vita che conduco, senza aver le spalle coperte.

3 hours ago, schopy said:

Riempiti di finto entusiasmo per almeno una materia d'esame ed inizia a studiarla dicendoti che NON HAI alternative 😁

L'ho fatto. Ero riuscito a rimettermi in cammino con tantissimo sforzo. Successivamente, senza apparenti concause esterne, ho di nuovo imboccato il sentiero del procrastinare. E' iniziato così: ah, non mi sento pronto questo appello, proviamo quello dopo. Da quel momento stop, mi sono di nuovo bloccato. Ma questa volta non riesco a sbloccarmi. per questo parlo di un profondo blocco che mi preoccupa parecchio.

1 hour ago, Sampei said:

Quello che Marco non afferra è che la pretesa di perfezione non sta nell'essere bravi a studiare, ma sta nell'ostinarsi a volersi costruire un destino di merda perché questo è ciò che farebbe piacere ai propri genitori.

Il figlio perfetto non è colui che fa le cose perfette, ma colui che si annienta, prima simbolicamente e poi realmente, per i propri genitori.

Il figlio perfetto non fa le cose perfette ma fa le cose che "è bene fare", fa ciò che "si conviene". Il figlio perfetto è tale perché non ha desideri di realizzazione ma prova ad interpretare quali possono essere le vere o presunte aspettative altrui su di sé e le mette in pratica ad ogni costo.

Il figlio perfetto è tale perché non esiste: non è una persona fornita di autodeterminazione, ma vive su delega, cerca l'autorizzazione altrui per poter esistere.

Secondo te cos'è un figlio imperfetto?

Io credo che tu abbia esasperato alcuni passaggi, ma hai rappresentato quasi in pieno la genesi dei miei problemi. 

infatti fino a pochi mesi fa non mi ero mai posto sinceramente e profondamente certe domande "esistenziali". Ho vissuto "su delega", con tanti vantaggi, ma non sapendo nemmeno chi sono davvero e cosa voglio. 

Però sarebbe un po' troppo comodo e vittimistico fermarsi qui. Allora mi domando: quando ero imperfetto nella mia omosessualità perchè, analogamente al discorso universitario, non mi sono tenuto al mio fianco una morosa di comodo (non avvallo certo pratiche del genere, of course)? Perchè, pur nella mia realtà di provincia, da un certo punto della mia vita in avanti ho seguito con ostinazione quello che ero, senza tutto sommato farmi troppi scrupoli? Se sono riuscito, anche relativamente da giovane, a far uscire completamente la mia omosessualità e la mia socialità, cosa mi ha impedito di completare il percorso su altri aspetti della mia autodeterminazione?

Non voglio invalidare il tuo ragionamento: lo seguo e lo condivido. Però mi sembra troppo autoassolutorio, vittimistico e incompleto dare la colpa  solo ai genitori. Nel momento in cui ho "deviato" dall'ideale di perfezione, nel senso che tu gli attribuisci in questo contesto, perchè non ho continuato? Invece mi facevano comodi certi "privilegi"?

Senza contare poi che c'è sempre una realtà fattuale: ho 32 anni e sono ancora uno studente. Ho già ampiamente deviato dall'ideale di perfezione. Mi faccio anche questa domanda: se oggi distruggessi quel senso inconscio di perfezione che non riesco a superare, sarei pronto a vivere una vita senza autorizzazione altrui? Sai che ho molti dubbi in proposito?

Ogni tanto mi rispondo anche che qualche calcio nel sedere in più, recentemente, forse mi avrebbe svegliato di più invece di pormi mille domande.

1 hour ago, marco7 said:

Il fatto secondo me e' che e' sbagliato da parte dei genitori avere delle aspettative sui figli. I figli crescono dalla nascita in queste famiglie e vengono plasmati sulle aspettative genitoriali. Dovranno crescere rispettosi ed educati, avere un buon lavoro, fidanzarsi con una ragazza e produrre i marmocchietti che daranno tante soddisfazioni ai nonni. Chi fa ste cose non sono figli perfetti ma sono figli plasmati dai genitori.

Sono d'accordo. Posso dire che aldilà di alcune rigidità familiari che ho sempre digerito male, so che dal punto di vista dello studio e lavorativo c'è sempre stata una pressione "benevola". Purtroppo, nonostante i fini fossero buoni, una serie di circostanze, ambientali e caratteriali, hanno creato un mostro!

 

 

Edited by Gianni2021
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1 hour ago, Gianni2021 said:

Però mi sembra troppo autoassolutorio, vittimistico e incompleto dare la colpa  solo ai genitori. Nel momento in cui ho "deviato" dall'ideale di perfezione, nel senso che tu gli attribuisci in questo contesto, perchè non ho continuato? Invece mi facevano comodi certi "privilegi"?

E chi ha mai dato la colpa solo ai genitori?

E' evidente che è responsabilità tua. Ma non puoi vederlo, perché sei ancora troppo perfetto.

Ripeto la domanda: che cos'è secondo te un figlio imperfetto?

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1 hour ago, Gianni2021 said:

Sono d'accordo. Posso dire che aldilà di alcune rigidità familiari che ho sempre digerito male, so che dal punto di vista dello studio e lavorativo c'è sempre stata una pressione "benevola"

Ma infatti. Cioè non confondiamo il consigliare un percorso di studi a un figlio, magari spingendolo più del dovuto, con il mandare in miniera la prole . Finché i nostri problemi sono quelli esistenziali , ci va di lusso, no? 

Ci sono passato, non ne parlo da esterno, e parliamo pur sempre di un regalo che ci viene fatto. Il seguire la propria vocazione (che spesso non esiste neanche) a qualunque costo è una cosa un po' da ballerini di Amici, lasciamola serenamente alla TV e agli adolescenti ghei. 

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42 minutes ago, Sampei said:

Ripeto la domanda: che cos'è secondo te un figlio imperfetto?

Non ho risposto alla domanda perchè implicitamente l'avevo fatto nel mio messaggio iniziale

"sono stato quello che ogni genitore avrebbe potuto definire un figlio quasi perfetto: non davo problemi ed ero un bravo studente."

L'imperfezione,  facendo una sorta di parafrasi di quello che avevo scritto, è deviare dall'insegnamento e dalle aspettative genitoriali genitoriali. Ho accostato il tema dell'omosessualità, perchè si innesca una contraddizione nel ragionamento: perchè l'imperfezione omosessuale (nei termini enucleati da Sampei) l'ho "sfidata" e risolta e altre no?

37 minutes ago, Ghost77 said:

Ma infatti. Cioè non confondiamo il consigliare un percorso di studi a un figlio, magari spingendolo più del dovuto, con il mandare in miniera la prole . Finché i nostri problemi sono quelli esistenziali , ci va di lusso, no? 

Ci sono passato, non ne parlo da esterno, e parliamo pur sempre di un regalo che ci viene fatto. Il seguire la propria vocazione (che spesso non esiste neanche) a qualunque costo è una cosa un po' da ballerini di Amici, lasciamola serenamente alla TV e agli adolescenti ghei. 

Giustissimo, super lusso.

Ma ironicamente questo acuisce il conflitto (e il conseguente pantano). Nella mia famiglia l'omosessualità non era certo la cosa migliore che potesse capitare, fatto che non mi ha aiutato a vivere prima e meglio il mio orientamento sessuale. Ma ero talmente convinto che non ci fosse nulla di male ad esserlo che sono riuscito a risolvere questa visione contrapposta, affrontando e vivendo la mia vita sessuale e sentimentale senza problemi superando il disaccordo con i precetti della famiglia.

Invece sullo studio e sul lavoro coesistono allo stesso tempo due sensazioni: una che si sente vittima di una certa imposizione, proseguendo in un certo senso in quello che ha scritto Sampei. L'altra parte invece è d'accordo nella forma e nel merito con la pressione ricevuta. Cortocircuito dal quale non riesco a uscire.

1 hour ago, Ghost77 said:

Ci sono passato, non ne parlo da esterno, e parliamo pur sempre di un regalo che ci viene fatto.

Se non sono indiscreto mi puoi raccontare qualche elemento riferito al tuo esserci passato, che in parte hai già abbozzato in un precedente messaggio?

1 hour ago, Ghost77 said:

Il seguire la propria vocazione (che spesso non esiste neanche) a qualunque costo è una cosa un po' da ballerini di Amici, lasciamola serenamente alla TV e agli adolescenti ghei. 

Io stesso non conosco se e in che termini ho qualche specifica vocazione. Vocazione probabilmente è un termine troppo pesante, infatti alla domanda di Sampei, teoricamente più semplice, non sono comunque riuscito a dare una risposta. Diciamo che essere circondato da persone che mi ricordano spesso quanto io abbia una mente brillante, non riuscendosi a capacitarsi della mia incapacità di fare qualcosa nella vita, non è esattamente stimolante.

Talvolta mi chiedo se la mia bravura consiste nel riuscire in grandi abbagli collettivi oppure soffro di scarsa autostima. Posso dire che sicuramente un po' della seconda c'è.

Edited by Gianni2021
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1 hour ago, Gianni2021 said:

Invece sullo studio e sul lavoro coesistono allo stesso tempo due sensazioni: una che si sente vittima di una certa imposizione (...)

Sì ma materialmente, se non sono indiscreto, come trascorri il tempo? Io sono uno che a 32 anni ha ricominciato a studiare 😅

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Man mano che il mio blocco universitario si è acuito (leggasi passare ore davanti ad un libro senza memorizzare una riga), ho iniziato a recarmi in ufficio con maggior frequenza. Ho cercato di compensare il tempo che non riuscivo a dedicare allo studio per prendere confidenza con il lavoro cercando allo stesso tempo di rendermi utile, nell'ingenua speranza (o alibi?) che potesse anche essermi utile per sbloccarmi. Per questo motivo ho affermato che superato lo scoglio universitario il lavoro non sarebbe nemmeno così drammatico.

La mia collaborazione è sempre stata nelle retrovie e piuttosto marginale per il solito discorso: no titolo = no lavoro. Allo stesso tempo la mia famiglia, che per un po' ha fatto finta di tollerare questa situazione di smarrimento universitario, mi ha gentilmente detto che la mia presenza in studio non era sgradita. Anzi, erano anche un po' stufi di aspettarmi così a lungo. Ma sarebbe stato più utile terminare gli studi in modo da poter avere un ruolo operativo invece di dare una mano "così tanto per". Di fronte a questa giusta osservazione ( a cui aggiungo anche un ipotetico e secondario imbarazzo per aver un figlio, di fronte ai collaboratori, che ancora non ha preso sta cazzo di laurea) sono ritornato sui libri e mi sono impegnato seriamente per superare il blocco. Devo dire che avevo ritrovato anche un piccolo afflato di ispirazione nel farlo: non tanto per le materie, quanto perchè, anche per un po' di orgoglio, volevo ritornare in ufficio non come quello che stava relegato nell'ultima stanza, ma come quello che poteva usare il proprio cervello in prima fila. Era, ed è, in parte umiliante dover stare nelle retrovie senza poter materialmente svolgere al 100% una mansione.

Come ho accennato credevo di esserci riuscito a riprendere, in realtà ci sono ricaduto. Poi è arrivato il covid e gli esami a distanza. La maggior parte è stata entusiasta di questa opportunità, dicendo che è stato molto più facile passare esami. Quanti appelli ho sfruttato? Zero. L'idea di rimettermi di fronte ad un docente per sostenere un esame mi nausea. Dopo questa caduta, non sfruttando nemmeno i periodi di lockdown, mi sono completamente bloccato e il mio stato d'animo è quello che ho raccontato. Perchè tranne il famoso trauma, non so cosa altro possa capitarmi, di più "normale" perchè io riesca a trovare la forza di terminare il mio percorso.

Così succede che in ufficio oggi ci metto ancora piede, ma con molta moderazione perchè la regola è sempre la stessa: potrò entrarci senza i fucili puntati solo nel momento in cui porterò la pergamena. Oltre a ciò, sempre per motivi lavorativi, seguo alcune faccende che fanno capo anche alla mia famiglia. Ma anche qui non ho alcun ruolo veramente operativo. Il mio è un ruolo di controllo che non necessita una presenza costante. Stop: questo è quello che faccio e che considero minimamente dignitoso dal punto di vista del costruire qualcosa.

Il resto, aldilà delle faccende ordinarie e straordinarie (ecco, devo dire che dal punto di vista delle scocciature straordinarie supero di gran lunga l'esperienza e quantità della mia bolla sociale), avrei sufficiente tempo libero da dedicare ai libri. 

Poi ovviamente convivo con il mio moroso: aggiungi alla lista un po' di tempo per fare quello che deve fare un buon casalingo, ed ecco che una mia giornata ipotetica è terminata.

Non credo di dover spiegare che non mi sento appagato da tutto ciò😅

1 hour ago, schopy said:

Io sono uno che a 32 anni ha ricominciato a studiare

Io quando leggo di persone che studiano, anche in età più avanzata, per riprendere gli studi abbandonati o per una seconda laurea con finalità lavorative o di interesse personale, provo sempre tantissima ammirazione. Ma davvero tanta. E difficilmente credo sia una scelta errata. Non nego di provare anche invidia per quello che potrei farei io potenzialmente e che mi nego con le mie stesse mani.

Sempre se non sono indiscreto, visto che io non ho risposto alla tua prima domanda, cosa fai e come mai hai ripreso gli studi?

Edited by Gianni2021
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2 hours ago, Gianni2021 said:

L'imperfezione,  facendo una sorta di parafrasi di quello che avevo scritto, è deviare dall'insegnamento e dalle aspettative genitoriali genitoriali. Ho accostato il tema dell'omosessualità, perchè si innesca una contraddizione nel ragionamento: perchè l'imperfezione omosessuale (nei termini enucleati da Sampei) l'ho "sfidata" e risolta e altre no?

probabilmente perché in passato non avresti scritto sciocchezze come questa:

26 minutes ago, Gianni2021 said:

tranne il famoso trauma, non so cosa altro possa capitarmi, di più "normale" perchè io riesca a trovare la forza di terminare il mio percorso.

Vorrà dire che sarò più specifico e ti farò lo spoiler di come andrà a finire: l'unico trauma che ti deve colpire te lo devi dare da solo, ed è trovarti un lavoro diverso da quello che odi.

Sei tanto ligio a non voler parlare di autoassoluzione, però sei bloccato nell'autocommiserazione.

L'imperfezione non è deviare dalle aspettative genitoriali, non per forza, ma è rispondere accuratamente, per davvero, nella maniera più oscena e inconfessabilmente onesta, alla domanda "che cosa ti piace?"

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51 minutes ago, Sampei said:

l'unico trauma che ti deve colpire te lo devi dare da solo, ed è trovarti un lavoro diverso da quello che odi.

Ho seguito il tuo ragionamento. L'ho condiviso.

Certo, da esterno anche io penserei: se sei bloccato nel tuo percorso di studi significa che molto probabilmente non vuoi finire a fare quel lavoro.

Ma non credi di saltare alle conclusioni troppo frettolosamente? E' una legittima tesi. 

Ma:

51 minutes ago, Sampei said:

L'imperfezione non è deviare dalle aspettative genitoriali, non per forza, ma è rispondere accuratamente, per davvero, nella maniera più oscena e inconfessabilmente onesta, alla domanda "che cosa ti piace?"

In maniera inconfessabilmente onesta la mia risposta non può che ricalcare quella che ti ho dato prima. Non posso rispondere con sincera lucidità.

Posso aggiungere, estendendo parte del messaggio precedente, alcuni elementi a supporto dei miei dubbi. Per esempio è da quando son bambino che metto piede in quell'ufficio (uso il termine ufficio in senso estensivo e simbolico) . Fin da bambino "sapevo" che un giorno, da adulto, ci sarei stato anche io. E te lo posso garantire (magari era tutto un inganno, eh) che non ho mai sentito disagio per questo futuro. Anche quando ho frequentato l'ufficio da adulto non mi sentivo a disagio per il lavoro. Mi sento a disagio perchè non posso espletare il mio lavoro dovendo rimanere nelle retrovie. Dico di più:  se un domani magicamente un fantomatico genio mi dicesse "l'ufficio non è più affar tuo, sei libero", probabilmente per 10 secondi mi sentirei sollevato per la laurea, ma dopo 10 secondi sentirei di essere rapinato di un qualcosa che sento mio "da sempre" e del quale voglio far parte. 

Aggiungo un dettaglio della mia personalità che non ho raccontato fino ad ora sul quale spesso rifletto: ti cito alcuni episodi accaduti nella mia vita. Da bambino e adolescente ho provato e cambiato diversi sport. In molti ero svogliato e oppositivo. Tranne uno, il nuoto. In piscina mi trovavo davvero bene. Ero piuttosto bravo tanto che mi hanno chiesto di entrare nell'agonistica. L'ho fatto. Dopo qualche mese ho iniziato a mollare tutto e a stretto giro non ho più messo piede in quella piscina. Perchè? Non lo so, ma il passaggio dal nuoto amatoriale al nuoto agonistico mi aveva sicuramente destabilizzato. Patente di guida: fin da bambino sognavo di guidare, in più sono appassionato di auto e motori. Facevo il countdown a quando sarei potuto andare all'autoscuola ad iscrivermi. Mi iscrivo, passo velocemente i quiz teorici, poi arriva il momento della prova di guida. Inizio a tergiversare perchè non mi sento pronto. Temporeggio così tanto (settimane e settimane) che arriva il limite massimo di durata del foglio rosa:  mi iscrivo alla prova pratica, oppure perdo tutto. Ritorna in scena la famiglia che con risolutezza mi invita a dare l'esame. Pur con mille ansie e patemi mi iscrivo e passo l'esame senza problemi. Da quando ho la patente guido qualsiasi tipo di macchina, in qualsiasi condizione e per qualsiasi chilometraggio. Non solo ho macinato tonnellate di km in Italia e all'estero, ma posso dire di guidare anche decisamente bene e con piacere. Eppure se avessi fatto affidamento sulla mia inconcludenza non so se avrei preso la patente, almeno allora.

Anche se sono solo due esempi vedo una certa linea masochistica e autosabotatrice che parte da lontano. Arriviamo agli esami universitari: solo io vedo una certa assonanza con gli esempi precedenti?

Per questo ho qualche dubbio sul fatto che la risposta al problema sia "solo" da addebitare ad un inconscio odio per quel lavoro che si trasforma in un blocco universitario.

Edited by Gianni2021
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Dici che non riesci a studiare, a memorizzare la materia di studio.

se tu interrompessi ora il tuo studio e iniziassi dall'inizio un altro studio universitario in un'altra disciplina credi che pure nel nuovo studio non riusciresti a studiare o che invece potresti studiare con successo un'altra materia e superare brillantemente gli esami ?

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15 hours ago, Gianni2021 said:

Significa che il blocco è più profondo ed ostico di quanto immaginassi. 

Vedi, queste sono parole tue. Ora il blocco c'è, dunque lo scenario ti porta a tre conclusioni: 

1)Trovi la via che più ti è congeniale: (e rispondo alla domanda di Sanpei, "Cosa ti piace?", al posto tuo) in realtà ti incuriosiscono i materiali con cui vengono prodotte le automobili nella tua azienda di famiglia, e studierai fisica dei materiali. Oppure, sono in realtà le sculture nel giardino dell'azienda di famiglia a interessarti, e sin da domani abbandoni lo studio e ti dedichi alla scultura e a lavorazioni artigianali del legno, perché ciò ti fa sentire bene. Oppure sono le relazioni sociali all'interno dell'ufficio a interessarti, abbandoni le tue convinzioni e ti dai a psicologia e diventi team coach.

2)Vuoi impegnarti con quello che hai, e decidi di vedere un coach di studio per migliorare metodo di studio, economizzare il tempo, laurearti e andare a lavorare nell'attività di famiglia. Perché sai che è una via sicura per guadagnare e ricevere anche supporto, perché è un ambiente famigliare e amichevole.

3) Decidi di non saper decidere. Rimani in un "limbo", sospeso da una forza che non comprendi.

Ecco, se hai letto fin qui, ora la tua mente starà già decidendo cosa fare. Come vedi, la vita ti mette sempre nella condizione di decidere e tu, anche involontariamente, scegli qualcosa piuttosto che un'altra. Sempre, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo.

Però c'è qualcosa che non capisco, dici: "Non riesco a far andare avanti la mia vita". Dunque devo dedurre che non ti riferisci solo al blocco nei tuoi studi, ma guardandoti intorno: non riesci a sbrigare le faccende di casa, la tua relazione, gli amici (frequentazioni superficiali?), l'affitto, il lavoro part-time... altro?

Poi se non trovi motivazioni negli studi, sarà perché non ti piace quell'ambito? E quindi ti aggrappi ad una sicurezza: i tuoi ti aiutano economicamente, perché sanno che devi ancora completare i tuoi studi. Ma se si eliminasse questa opzione, cosa resterebbe? 

@Gianni2021, comunque complimenti per esserti riappropriato della tua identità, vivendo serenamente la tua sessualità 😉

Ciao

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7 hours ago, marco7 said:

se tu interrompessi ora il tuo studio e iniziassi dall'inizio un altro studio universitario in un'altra disciplina credi che pure nel nuovo studio non riusciresti a studiare o che invece potresti studiare con successo un'altra materia e superare brillantemente gli esami ?

Se c'è una lezione che ho imparato in questi anni è che lo studio universitario non è esattamente l'ambito in cui riesco a performare meglio. Tuttavia credo che un altro corso di studio scelto con la consapevolezza di oggi potrei terminarlo senza impantanarmi.

5 hours ago, MARIO8530 said:

1)Trovi la via che più ti è congeniale: (e rispondo alla domanda di Sanpei, "Cosa ti piace?", al posto tuo) in realtà ti incuriosiscono i materiali con cui vengono prodotte le automobili nella tua azienda di famiglia, e studierai fisica dei materiali. Oppure, sono in realtà le sculture nel giardino dell'azienda di famiglia a interessarti, e sin da domani abbandoni lo studio e ti dedichi alla scultura e a lavorazioni artigianali del legno, perché ciò ti fa sentire bene. Oppure sono le relazioni sociali all'interno dell'ufficio a interessarti, abbandoni le tue convinzioni e ti dai a psicologia e diventi team coach.

Uso questo spunto per fare un gioco astratto: probabilmente, senza arrivare ad usare il termine "vocazione", sento di aver una certa predisposizione in ambiti come l'ultimo che hai elencato.

5 hours ago, MARIO8530 said:

2)Vuoi impegnarti con quello che hai, e decidi di vedere un coach di studio per migliorare metodo di studio, economizzare il tempo, laurearti e andare a lavorare nell'attività di famiglia. Perché sai che è una via sicura per guadagnare e ricevere anche supporto, perché è un ambiente famigliare e amichevole.

Questa è l'opzione migliore: sul piano emotivo, perchè mi consentirebbe di dare un senso agli esami già dati e agli anni in quella facoltà. Abbandonare credo aprirebbe uno squarcio al mio ego così enorme che non saprei gestire. Poi c'è anche un discorso pratico che hai sintetizzato efficacemente. Coach di studio? Mhhh dove sono, chi sono?😆 Ritorno serio: più che un coach prime del covid avevo cercato anche di prendere contatti con altri studenti per preparare qualche esame insieme. Ma i fuori corso, per definizione, sono difficili da agguantare. Quelli in corso hanno esigenze diverse dalle mie, perciò non è stata una strada che ha dato buoni frutti.

5 hours ago, MARIO8530 said:

3) Decidi di non saper decidere. Rimani in un "limbo", sospeso da una forza che non comprendi.

Questo è quello che ho fatto fino ad oggi. Ma non voglio più rimanere in questo stallo perchè

5 hours ago, MARIO8530 said:

Però c'è qualcosa che non capisco, dici: "Non riesco a far andare avanti la mia vita". Dunque devo dedurre che non ti riferisci solo al blocco nei tuoi studi, ma guardandoti intorno: non riesci a sbrigare le faccende di casa, la tua relazione, gli amici (frequentazioni superficiali?), l'affitto, il lavoro part-time... altro?

Poi se non trovi motivazioni negli studi, sarà perché non ti piace quell'ambito? E quindi ti aggrappi ad una sicurezza: i tuoi ti aiutano economicamente, perché sanno che devi ancora completare i tuoi studi. Ma se si eliminasse questa opzione, cosa resterebbe? 

Ho un'autonomia economica che mi permette di non essere dipendente dalla mia famiglia, nel senso stretto del termine, su questo aspetto. Qualcuno potrebbe pensare: ma cosa ti importa? Hai la tua piccola autonomia economica, un moroso, un tetto sopra la testa, dei buoni amici: perchè tanti problemi?

Perchè ho 32 anni e vivo una vita di una persona che potrebbe averne 20. Perchè sono scollato dalla realtà rispetto agli anni che ho e al mio contesto sociale. Perchè mi fa schifo pensare alle mie teoriche potenzialità e vedere una realtà opposta. Perchè è umiliante essere da più di un decennio iscritto ad una facoltà senza averla terminata. Perchè vorrei entrare nel "mio ufficio" e poter fare qualcosa fino in fondo invece di stare nell'ultima scrivania dell'ultima stanza. Perchè mi fa piacere far trovare un buon pasto al mio moroso quando ritorna dal lavoro, ma sarei infinitamente più soddisfatto all'idea di preparare una cena potendo parlare entrambi anche di questioni lavorative, piuttosto che dei miei esami universitari, come fossi appena uscito dal liceo e recentemente iscritto all'università. Perchè mi deprime quando la mia cerchia sociale, che ne so, discute se sia conveniente chiedere il riscatto della laurea mentre io gli posso rispondere di quando mi iscriverò all'appello.

Queste motivazioni, peraltro non esaustive ed elencate anche con una certa casualità, sono sia interne che esterne. Il risultato è che non vivo con piacere quasi più nulla. Anche un'uscita al pub con gli amici diventa fonte di ansia.

 

6 hours ago, MARIO8530 said:

@Gianni2021, comunque complimenti per esserti riappropriato della tua identità, vivendo serenamente la tua sessualità 😉

Grazie

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2 hours ago, Gianni2021 said:

Abbandonare credo aprirebbe uno squarcio al mio ego così enorme che non saprei gestire, tuttavia...

Esercizio: per la prossima settimana ogni sera prima di andare a dormire prova a pensare a dieci modi diversi per completare la frase citata.

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51 minutes ago, Sampei said:

Esercizio: per la prossima settimana ogni sera prima di andare a dormire prova a pensare a dieci modi diversi per completare la frase citata

L'ho fatto più volte. Ok, magari non esattamente nello specifico questo esercizio di stile. Ma credimi: alla fine i risultati non sono mai dissimili dalla parte di risposta in cui hai estrapolato questa frase.

 

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2 hours ago, Gianni2021 said:

L'ho fatto più volte. Ok, magari non esattamente nello specifico questo esercizio di stile.

Ok, comunque noi non possiamo dirti cosa devi fare, sei tu a decidere per te stesso. Certo, se avessimo la telepatia, potremmo metterci nei tuo panni...ma non funziona così.

 

6 hours ago, Gianni2021 said:

Uso questo spunto per fare un gioco astratto:

Mi raccomando, però, la vita non è un gioco astratto. Quindi le scelte che fai ti appartengono, credo; quello che sei lo esplichi anche con le tue scelte, no?

Ti ho risposto perché, in parte, mi rivedo in quello che hai scritto. Ho passato sei anni ad accontentare mio padre, facendo il liceo musicale e poi un anno di conservatorio, ma nemmeno io sapevo cosa avrei dovuto fare. Poi sono arrivato al conservatorio pronto a dare gli esami in tutte le materie, fuorché la tromba, la materia più importante. E a un certo punto capii che smettendo di suonare (di forzarmi a studiare) stavo bene lo stesso, e mi sono dedicato a quello a cui pensavo ormai da tempo, e mi sono iscritto a fisica. Non so quanto effettivamente somigli alla tua storia XD :s

6 hours ago, Gianni2021 said:

Se c'è una lezione che ho imparato in questi anni è che lo studio universitario non è esattamente l'ambito in cui riesco a performare meglio.

E il tutoraggio in Università, non ti può aiutare? O compagni di corso, organizzare sessioni di studio di gruppo, preparare esami insieme, o magari c'è di solito qualche studente che fa da tutor, con la tecnologia di oggi basta collegarsi a Discord. O metterti d'accordo coi prof, per organizzare a tuo vantaggio scritti e orali, o appunto un professore che ti aiuti con lo studio universitario, o avere il coraggio di contattare un prof della tua università, se può aiutarti/darti qualche dritta sullo studio. O anche studiare insieme a qualcuno del tuo corso, o prendere ripetizioni da un ragazzo che ha già fatto il tuo percorso universitario. Gli aiuti ci sono. Poi oggidì ci sono le sbobine (che sono legali, e anzi necessarie per un diritto allo studio inclusivo, piuttosto che esclusivo) e chiedere magari prove degli anni passati, esercizi già visti etc. 

Certo, i miei amici si stanno più o meno laureando tutti a 22 anni, avendo già una triennale al conservatorio o altro. Mentre io inizio il secondo anno di fisica. Ma a me non me ne può importare di meno, perché è il mio percorso, mi rappresenta e non lo cambierei con nient'altro.

Questo nonostante le irregolarità che ho avuto nel mio percorso di studi, poiché di matematica a me necessaria ne ho fatto poca e dovendo sorbirmi i commenti di  chi intorno a me non immagina nemmeno lontanamente cosa stia studiando, perché è una cosa insolita, inutile e nessuno la fa.

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48 minutes ago, MARIO8530 said:

i raccomando, però, la vita non è un gioco astratto. Quindi le scelte che fai ti appartengono, credo; quello che sei lo esplichi anche con le tue scelte, no?

Vero, ma la tua frase giustamente conferma ancora di più il ragionamento di Sampei

On 9/18/2021 at 3:38 PM, Sampei said:

non è una persona fornita di autodeterminazione, ma vive su delega, cerca l'autorizzazione altrui per poter esistere.

che condivido e sottoscrivo fino al punto in cui lui ipotizza che anche la prospettiva lavorativa sia per me talmente odiosa da bloccarmi nello studio. Delle materie accademiche che studio ha ragione, non mi importa nulla. Ma il dopo, forse per motivi meno nobili, mi interessa eccome. Ed è questo duplice aspetto che ha fatto nascere il conflitto. Conflitto che razionalmente ho già risolto da tempo, dicendo di voler concludere questo percorso. Probabilmente ad un livello emotivamente più profondo, però, questa scelta non l'ho ancora davvero fatta.

Paradossalmente se avessi davvero questo profondo odio anche per il lavoro futuro penso che avrei deviato dalle aspettative genitoriali già da tempo. Così come ho fatto con il mio orientamento sessuale.

53 minutes ago, MARIO8530 said:

Ti ho risposto perché, in parte, mi rivedo in quello che hai scritto. Ho passato sei anni ad accontentare mio padre, facendo il liceo musicale e poi un anno di conservatorio, ma nemmeno io sapevo cosa avrei dovuto fare. Poi sono arrivato al conservatorio pronto a dare gli esami in tutte le materie, fuorché la tromba, la materia più importante. E a un certo punto capii che smettendo di suonare (di forzarmi a studiare) stavo bene lo stesso, e mi sono dedicato a quello a cui pensavo ormai da tempo, e mi sono iscritto a fisica. Non so quanto effettivamente somigli alla tua storia XD :s

Ti ringrazio per aver raccontato questo spaccato di vita. Una qualche affinità c'è e sono contento tu abbia trovato la determinazione per toglierti da un percorso di vita che non sentivi tuo scegliendo una strada che senti più affine e ti gratifica.

1 hour ago, MARIO8530 said:

E il tutoraggio in Università, non ti può aiutare? O compagni di corso, organizzare sessioni di studio di gruppo, preparare esami insieme, o magari c'è di solito qualche studente che fa da tutor, con la tecnologia di oggi basta collegarsi a Discord. O metterti d'accordo coi prof, per organizzare a tuo vantaggio scritti e orali, o appunto un professore che ti aiuti con lo studio universitario, o avere il coraggio di contattare un prof della tua università, se può aiutarti/darti qualche dritta sullo studio. O anche studiare insieme a qualcuno del tuo corso, o prendere ripetizioni da un ragazzo che ha già fatto il tuo percorso universitario. Gli aiuti ci sono. Poi oggidì ci sono le sbobine (che sono legali, e anzi necessarie per un diritto allo studio inclusivo, piuttosto che esclusivo) e chiedere magari prove degli anni passati, esercizi già visti etc. 

Sono escamotage che avevo utilizzato: non tutti e magari non in maniera così convinta. Ma nella mia situazione è difficile crearmi un gruppo universitario. Quello l'avevo ed era super... purtroppo io sono rimasto indietro. Oggi posso realisticamente contattare esame per esame singole persone con le quali provare a darsi una mano.

Ma sai cosa c'è? Oggi ho scritto una mail al coordinatore del corso chiedendo un ricevimento. Essendo uno studente anziano vorrei valutare la mia situazione. Ho poi contattato via social dei perfetti sconosciuti per scambiarmi due info su un paio di esami e vedere se riesco ad inserirmi in qualche dinamica virtuosa.

1 hour ago, MARIO8530 said:

Certo, i miei amici si stanno più o meno laureando tutti a 22 anni, avendo già una triennale al conservatorio o altro. Mentre io inizio il secondo anno di fisica. Ma a me non me ne può importare di meno, perché è il mio percorso, mi rappresenta e non lo cambierei con nient'altro.

Questo nonostante le irregolarità che ho avuto nel mio percorso di studi, poiché di matematica a me necessaria ne ho fatto poca e dovendo sorbirmi i commenti di  chi intorno a me non immagina nemmeno lontanamente cosa stia studiando, perché è una cosa insolita, inutile e nessuno la fa.

Dirò ovvietà ma sei giovane e hai elencato diversi importanti motivi  per cui hai scelto di abbandonare la musica e iscriverti a fisica. Il primo anno, pur duro, è andato bene, mi par di capire, quindi hai anche un riscontro reale. Sicuramente non ti faranno piacere i commenti intorno e potranno qualche volta abbatterti o farti arrabbiare, ma sai cosa vuoi, ne sei convinto. Poi credo che quel corso di laurea sia anche più spendibile, a differenza di altri corsi di laurea, nel futuro lavorativo. Possiamo chiuderla, verso quelle persone che ti  commentano negativamente, con un "zitti e buoni" :D ?

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1 hour ago, MARIO8530 said:

non immagina nemmeno lontanamente cosa stia studiando, perché è una cosa insolita, inutile e nessuno la fa.

Nulla è più inutile degli studi musicali in conservatorio. Fisica è una cosa seria e dura, fino a prova contraria. 

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3 hours ago, Bloodstar said:

Nulla è più inutile degli studi musicali in conservatorio. Fisica è una cosa seria e dura, fino a prova contraria. 

O.T.: No, abitando io fra paesini tra 300- 600 abitanti, molti sono musicisti. Sai bande, feste patronali. Infatti i miei colleghi provengono da aree attorno Salerno, non conosco molti che dal mio paese o dalle mie zone hanno scelto facoltà scientifiche. Sono impopolari, le mie sono zone di turismo balneare, per di più.

Ritornando in tema, la mia è una famiglia di musicisti. Il mio bisnonno era un maestro di banda, dunque al mio paese di questo si campava. Mio padre pure nel giro delle bande, però ora è un jazzista e voleva che seguissi le sue orme, ma io ho scelto un'altra via. Perché il discorso suo era che conosce l'ambiente, e che mi avrebbe aiutato ad avere una brillante carriera da trombettista 🙄, poi sono il 'primo' figlio. Ma io non ne ho proprio in corpo, sarà perché solo alle superiori ho iniziato a studiare musica. La questione mi ha provocato non poche fisime.

Scusate, io poi pretendevo di capire la situazione di Gianni2021 attraverso la mia esperienza🧐 

Vabbè, per risponderti Blood, ne ho parlato un pochino con qualche amico che è andato allo scientifico, ma al di fuori di quest'ambiente il buio più totale.

3 hours ago, Gianni2021 said:

Vero, ma la tua frase

Analogicamente, in chiave queer, sei ora qualcosa, domani potresti fare un'altra esperienza e sei già diverso😜

 

3 hours ago, Gianni2021 said:

"zitti e buoni" :D ?

Hmm, sono fuori di testa, ma diverso da loro. 

 

 

Edited by MARIO8530
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Devo confessarti che quando ho iniziato a leggere il tuo post mi è sembrato di leggere il racconto della mia vita (almeno fino a un certo punto, ovviamente). Stessa situazione, stesse parole che avrei usato io per descriverle. 

Anche io, per diversi anni, ho vissuto con questa sensazione di "blocco", di ristagno della mia vita. E come te, ho avuto un'adolescenza in cui ero sempre il "bravo ragazzo", il figlio e lo studente modello, ecc. Insomma ci siamo capiti. 

Alla fine, dopo averci sbattuto la testa più volte e averci speso ore e ore di riflessione, ho capito come te che il nocciolo della questione è che non stavo vivendo appieno la MIA vita, ma quella che altri volevano che io vivessi: genitori, insegnanti, società, ecc. 

L'unica soluzione è prendere in mano la propria vita, farsi coraggio e soprattutto smettere di preoccuparsi troppo di quello che gli altri potranno pensare oppure no di noi. Non preoccuparsi (eccessivamente) di poterli deludere: tanto, prima o poi, per quanto ci impegniamo qualcuno lo deluderemo comunque, fa parte del grande gioco della vita. 

Questo non significa necessariamente buttare alle ortiche il fatto di essere dei bravi figli o bravi studenti e iniziare a fare i ribelli a tutti i costi o diventare l'opposto di ciò che siamo sempre stati. Semplicemente, prendere coscienza di ciò che vogliamo davvero (è un lavoro lungo e difficile) dopodiché agire in quella direzione. E fan***o al resto!

A proposito di fan***o, se non lo hai ancora visto, a questo proposito ti consiglio di guardarti il film "La lista dei fanculo": l'ho trovato abbastanza ispiratore in questo senso.

Spero ti potrà essere utile e che troverai la tua strada!

In bocca al lupo! 😎

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  • 6 months later...

Io non ho una famiglia per nulla agiata ma ad una certa dopo anni di grande confusione ho fatto le valige e me ne sono andato in un'altra nazione. Lì o ti arrangi e vinci o torni a casa e ti becchi le critiche. Ho imparato a lottare e mi sono pure iscritto di nuovo all'università.

Fin quando la vita non ci mette a dura prova nemmeno ci rendiamo conto delle fortune che abbiamo. 

Comunque no, non cambiare giusto per prendere una laurea qualsiasi. Cambia se hai una passione per qualcosa. Altrimenti resta dove sei e impegnati.

Edited by PiNKs
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