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la mia vita è bloccata


Gianni2021

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Ero già iscritto tempo fa in questo spazio virtuale, non riesco più ad accedervi. Forse sbaglio i dati, ma poco importa, non è questo il problema.
Ho bisogno di sfogare un mio malessere emotivo magari nella speranza che qualche risposta mi aiuti a reagire, forse a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Qual è il problema? Il problema è che a 32 anni sono completamente bloccato, da anni, non riuscendo a far andare avanti la mia vita. Giro completamente a vuoto e sono arrivato ad un punto in cui il disagio è incontenibile e voglio uscire dalle sabbie mobili.

Parto dal principio.
Ho vissuto un’adolescenza esteriormente buona, ma emotivamente e socialmente arida. La scoperta della mia omosessualità non ha aiutato e per anni non sono riuscito a viverla. Per tutta l’adolescenza ho celato il mio essere gay e forse per un inconscio tentativo di compensazione sono stato quello che ogni genitore avrebbe potuto definire un figlio quasi perfetto: non davo problemi ed ero un bravo studente.
Apro una parentesi, che approfondirò successivamente, dicendo che in famiglia c’è stata sempre una sottile ma costante pressione per seguire un determinato percorso di vita e di studi. Nella mia famiglia vigeva una certa rigidità. Infatti, tra le altre cose, la scelta universitaria è stata una logica conseguenza di quella strada che per quanto formalmente abbia scelto in prima persona, in realtà era sempre stata precedentemente scritta da altri.

All’università succede il miracolo. Grazie anche all’ambiente nuovo inizio a vivere il mio essere sociale e il mio essere gay. Poco dopo in famiglia subiamo un lutto. Questo fatto segna uno spartiacque: inizio a vivere una specie di adolescenza ritardata e contestualmente una crisi a livello di studio. Se da un lato vivo tutte quelle esperienze che non avevo fatto in adolescenza (amicizie, coming out, sesso, coppia), nello studio inizio a saltare gli appelli e rimanere indietro.
Da allora la mia vita è andata avanti ma non sullo studio. E senza lo studio, non c'è titolo, senza titolo non posso accedere al lavoro. Ebbene si, sono ancora uno studente universitario. Qualche anno fa ho iniziato un percorso con uno psicologo. Abbiamo analizzato tante cose, capovolto la mia vita dalla nascita in avanti, fatto diverse ipotesi. Solo recentemente credo di aver preso piena coscienza di un fatto tanto semplice ma che si è rilevato deleterio. Ho vissuto per anni una vita che non era la mia: quando è capitato il lutto, è come se fosse mancato quel traino che portava avanti la mia vita e quasi tutto si è fermato. Non ho mai avuto la forza di ascoltare dentro di me quale fossero le vere scelte che avrei preso se avessi maturato una personalità autonoma. 

L’unica fortuna, ma che in un certo senso è stata una sfortuna, è di aver alle spalle una famiglia benestante, un lavoro (previa laurea) che mi attende e di aver avuto la possibilità di bruciare anni della mia vita senza necessariamente finire sotto ad un ponte.
Non voglio far passare il messaggio di ritenermi una povera vittima. Non sono stupido e so che le disgrazie sono ben altre. So che se avessi avuto più coraggio e consapevolezza avrei potuto cambiare strada e seguire una vita diversa. Un paio di volte ci ho anche provato, ma sono bastate poche ore in famiglia perchè desistessi. C'è anche un certo egoismo nel mio comportamento, perchè sicuramente in tutto questo miscuglio ha influito il non voler perdere certi "privilegi".

In breve, so di avere le mie grandi responsabilità e non cerco alibi e men che meno compassione.

Nonostante questo, ormai vivo la mia situazione con grave disagio e non so come uscirne. Tanto mi vergogno della mia condizione di eterno studente, quando ormai tutta la mia cerchia sociale è laureata, lavora e ha messo su famiglia da anni, che sto diventando sempre più evitante. Per di più vivo una specie di contrapposizione interna perchè nella mia mente è come se si fosse cristallizzato questo elemento di profondo senso di colpa: nel momento in cui hai ceduto a vivere una vita più appagante sul lato sociale, ecco che hai perso le tue caratteristiche di studente diligente. Anche il mio psicologo ha notato una certa deriva emotiva verso la depressione negli ultimi mesi.

Mi mancherebbero un paio di anni alla laurea magistrale, ma alla mia età mi sento fuori tempo massimo. Ogni volta che mi metto su un libro dopo 10 minuti ripenso alle cazzate che ho combinato, al tempo perso e mi sento un fallimento. Non sono stato in grado nemmeno di approfittare del lockdown con gli esami telematici. Sono arrivato a dei punti di masochismo tale di riuscire anche studiare un po', iscrivermi a qualche appello, per poi non collegarmi e non farlo. Fermo, completamente fermo.

Il mio fidanzato, con il quale convivo, si è quasi arreso a vedermi in questo stato ma continua a spronarmi per terminare. Sento che questa situazione potrebbe portare ad avere problemi tra me e lui. Gli amici, quei pochi che conoscono bene tutta la situazione, mi capiscono, ma la pensano un po’ come il mio ragazzo, cioè dicendomi che a conti fatti devo terminare e laurearmi (se non fosse altro anche per un discorso estremamente pratico, cioè il futuro lavorativo). La mia famiglia di origine, ovvio, preme ogni santo giorno. E tutte queste persone, talvolta anche lo psicologo, mi fanno notare quanto sia una persona intelligente. Ed ogni volta che pronunciano questa frase mi deprimo ancora di più, perchè effettivamente non è che non riesca a terminare per un problema di deficit intellettuale. 

Anche con lo psicologo sono arrivato alla consapevolezza pragmatica che dovrei finire. Dopo potrei assecondare altre parti della mia personalità, ma ora dovrei dare il colpo di reni finale. Anche perchè se penso al mio futuro lavorativo non è una cosa che mi faccia così schifo.

La mia vita è bloccata. Ovunque io la guardi non riesco a vedere una via di uscita. 

Come si supera, nei fatti, un blocco di questo tipo?

 

Edited by Gianni2021
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37 minutes ago, Gianni2021 said:

Come si supera, nei fatti, un blocco di questo tipo?

Io l'ho superata trovandomi un lavoro di merda, a vendere ADSL al telefono, e mi ha dato la spinta giusta per emergere dal pantano e dire "mai più sta roba" . Però non avendo una famiglia agiata alle spalle è stato più semplice, tu invece hai quel problemino lì! 

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Dipende anche molto dal lavoro che andresti a fare dopo. Penso che in molti ambiti, un under 30 con la sola laurea triennale sia molto più richiesto di uno che ha superato da un pezzo i 30 e c'ha la magistrale. Qualunque sia la scelta finale, sbrigati a buttarti nel mondo del lavoro

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Ciao, mi dispiace per quello che ti sta succedendo. Secondo me dipende da cosa stai studiando, se ti piace quello che studi e soprattutto dal tipo di lavoro che può darti una volta finito. Queste sono le considerazioni che ti consiglio di seguire per arrivare al traguardo.

Sicuramente non è facile, ma una volta finito il percorso di studi, potrai gridare "ce l'ho fatta". Poi l'età imho non vuol dire niente. Quando facevo università avevo colleghi molto più grandi di me, che non avevano mai lavorato e sempre con il sorriso. Coraggio! 

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36 minutes ago, Ghost77 said:

Io l'ho superata trovandomi un lavoro di merda, a vendere ADSL al telefono, e mi ha dato la spinta giusta per emergere dal pantano e dire "mai più sta roba"

Cioè anche tu ti eri un po' impantanato nel percorso universitario?

Nel merito hai ragione: quante molto mi sono detto tra me e me ( e non solo) questa cosa.

30 minutes ago, Bttmfrancis9 said:

Qualunque sia la scelta finale, sbrigati a buttarti nel mondo del lavoro

Il problema è che io ce l'avrei già il "mio" lavoro pronto. Ma no magistrale? Niente lavoro.

Paradossalmente già al diploma mi erano pervenute tre o quattro offerte di lavoro, alcune di esse con prospettive, ai tempi, di diventare se me lo fossi meritato, anche indeterminate. Ma al tempo nemmeno pensavo che la mia vita potesse deragliare una virgola rispetto al percorso giù scritto dal "lavoro di famiglia".

16 minutes ago, Fulmine81 said:

Ciao, mi dispiace per quello che ti sta succedendo. Secondo me dipende da cosa stai studiando, se ti piace quello che studi e soprattutto dal tipo di lavoro che può darti una volta finito. Queste sono le considerazioni che ti consiglio di seguire per arrivare al traguardo.

Ti ringrazio. Ho capito nel tempo, purtroppo tardi, che non mi piace per niente quello che studio. Era tutto così predeterminato che non mi ero nemmeno mai posto la domanda su cosa mi potesse piacere o meno. Ero arrivato perfino a credere che mi piacesse. In realtà confondevo il riuscire a fare qualcosa (determinate materie o esami) con il fatto che mi piacessero determinate cose.

Mentre il lavoro, nella classica dicotomia tra il mondo universitario e lavorativo, tutto sommato non lo vedo così catastrofico. Certo più volte mi sono ripromesso di voler poi studiare, per mia gratificazione personale a tempo perso, altro. 

Ma sono arrivato al punto di non riuscire a sentire al TG una notizia che parli di università senza dover cambiare canale... purtroppo ora devo trovare il modo di sbloccarmi.

16 minutes ago, Fulmine81 said:

Poi l'età imho non vuol dire niente. Quando facevo università avevo colleghi molto più grandi di me, che non avevano mai lavorato e sempre con il sorriso. Coraggio! 

E' una mia paranoia in effetti: so che ci sono iscritte persone anche più grandi di me. Ma le immagino (spesso a ragione) persone che nel frattempo hanno lavorato o fatto altro nella vita. Costruito qualcosa di più concreto di me. Io che "giustificazioni" ho per arrivare alla mia età ancora in questa situazione? Esternamente dalla mia mente: quasi nessuna.

Edited by Gianni2021
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20 minutes ago, Gianni2021 said:

Cioè anche tu ti eri un po' impantanato nel percorso universitario?

Sí ma poi se ne esce. E non è il titolo che fa una persona: considera quello che andrai a fare un lavoro che servirà come mezzo per dedicarti a ciò che ti piace. 

 

20 minutes ago, Gianni2021 said:

non mi piace per niente quello che studio

Appunto. Non deve piacerti per forza, se poi riuscirai ad applicare ciò che sai al tuo lavoro. Sai quanti fanno cose che detestano! Pensa al soldo e a usarlo per te. 

E poi non è che "sei un fallito". Semmai hai fallito nel gestire le tempistiche di una cosa di cui non ti importa un fico secco. Se domani mi metto a studiare il violoncello, fallirò perché non mi interessa, non sono portato, ho una pessima capacità di divisione dei compiti tra destra e sinistra. Tu sei in una situazione uguale, solo che invece di incolparti dovresti dire "che palle studiare sta roba che detesto e che richiede capacità diverse dalle mie! “. 

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6 minutes ago, Ghost77 said:

Sí ma poi se ne esce. E non è il titolo che fa una persona:

Sono profondamente convinto di questa affermazione. Non vorrei apparire  narcisista, o più banalmente un rosicone, ma ho conoscenza diretta di tanti ottimi laureati, anche della mia stessa facoltà, che in altri ambiti della vita quotidiana sembrano incapaci di stare al mondo. Infatti aggiungi...

7 minutes ago, Ghost77 said:

Semmai hai fallito nel gestire le tempistiche di una cosa di cui non ti importa un fico secco. Se domani mi metto a studiare il violoncello, fallirò perché non mi interessa, non sono portato, ho una pessima capacità di divisione dei compiti tra destra e sinistra. Tu sei in una situazione uguale, solo che invece di incolparti dovresti dire "che palle studiare sta roba che detesto e che richiede capacità diverse dalle mie! “. 

...questo periodo. La penso uguale.

Però non posso non pensare a tante persone, anche a me molto vicine, che hanno fatto lo stesso percorso. Alcune con la mia stessa poca motivazione o passione. Nonostante ciò hanno trovato la chiave di volta giusta per arrivare al traguardo, esame dopo esame. Altri, meno, hanno preso atto che non fosse la loro strada e hanno abbandonato l'università o cambiato facoltà.

Io non sono riuscito a finalizzare nessuna opzione. E sono in questo schifo. Per questi motivi non riesco a non incolparmi per il fatto di non riuscire a sbloccare la mia vita.

 

 

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Ma francamente se non ti piace quello che studi, è possibile che anche gli sbocchi lavorativi annessi saranno lo stesso fonte di insoddisfazione. Ti assicuro che fare un lavoro che non piace a lungo andare fa ammalare. 

Quindi se non sei soddisfatto, anzi, sei proprio bloccato come dici tu in maniera piuttosto negativa, è opportuno rimettere in discussione tutto. L'importante è essere felici e fare un lavoro con passione. Non bisogna avere una laurea per essere felici e soddisfatti professionalmente. L'importante è fare qualcosa che piace!

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13 hours ago, Fulmine81 said:

L'importante è essere felici e fare un lavoro con passione

Permettimi di proporre anche una variante. L'importante è essere felici e coltivare le proprie passioni, usando il lavoro come fonte di reddito per realizzarli. 

La passione puoi anche averla per la coltivazione di specie di pomodori di tutti i tipi, e lavorare in banca per pagarti il sistema di idroponica tanto desiderato. E ogni giorno passato a lavoro sarà un pezzo in più al suo interesse. 

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On 9/16/2021 at 6:04 PM, Gianni2021 said:

Ho capito nel tempo, purtroppo tardi, che non mi piace per niente quello che studio. Era tutto così predeterminato che non mi ero nemmeno mai posto la domanda su cosa mi potesse piacere o meno. Ero arrivato perfino a credere che mi piacesse. In realtà confondevo il riuscire a fare qualcosa (determinate materie o esami) con il fatto che mi piacessero determinate cose

 

Stai male e la tua vita è bloccata perché sei ancora il figlio perfetto.

Tutti vogliono il figlio perfetto. Il figlio perfetto non delude. MAI. Nemmeno in punto di morte, il figlio perfetto oserebbe contraddire la richiesta di perfezione. Il figlio perfetto, perfino se sta annegando, promette che nuoterà da sé verso il porto mentre tutti guardano dalla riva, attendendosi che lui adempia alla richiesta di nuotare.

Essere in ritardo con gli studi non ti toglie dal ruolo di figlio perfetto, anzi, ti rende ancora più perfetto! E' l'apogeo della perfezione. Nonostante tutto, nonostante la depressione, nonostante gli anni in cui sei miracolosamente riuscito a costruirti una socialità gay e perfino una relazione... Tu sei ancora il figlio perfetto.

Per i tuoi sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per i loro ideali lavorativi.

Per il tuo ragazzo sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

Per i tuoi amici sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

Perfino per lo psicologo sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

 

Ma al tuo inconscio non la dai a bere. A te non frega un cazzo del lavoro di merda che vogliono spingerti a fare, le materie ad esso correlate ti disgustano, gli argomenti da trattare e le esperienze da acquisire ti lasciano nella più totale indifferenza. La prospettiva di spendere le prossime decine di anni della tua vita a realizzare le pretese dei tuoi genitori ti uccide lentamente.

 

Sei il figlio perfetto. E probabilmente nessuno, nei tuoi 32 anni di vita, ti ha mai chiesto che cosa ti piace fare. Nella maniera più innocente e banale, come si fa con i bambini. Potresti ad un certo punto chiedertelo tu stesso, ma ti è fondamentalmente proibito, perché sei ancora assolutamente perfetto.

Allora te lo chiedo io. Che cosa ti piace fare?

 

 

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1 minute ago, marco7 said:

e' evidente che se si e' arenato negli studi non e' il figlio perfetto

Che cosa c'è di più perfetto di un figlio che si forza a studiare, con fatica e disgusto, e accettando pure in cadere depressione, impedendosi di vivere la propria vita, pur di ostinarsi a perseguire le richieste genitoriali durante la piena età adulta?

 

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On 9/17/2021 at 12:02 AM, Fulmine81 said:

Ma francamente se non ti piace quello che studi, è possibile che anche gli sbocchi lavorativi annessi saranno lo stesso fonte di insoddisfazione. Ti assicuro che fare un lavoro che non piace a lungo andare fa ammalare.

Il lavoro futuro non è così tremendo. Giustamente ci si può domandare se il blocco nello studio non sia legato al fatto di non voler poi fare quel lavoro. La risposta però è no. Il mio problema è legato al passaggio universitario.

On 9/17/2021 at 12:02 AM, Fulmine81 said:

L'importante è essere felici e fare un lavoro con passione. Non bisogna avere una laurea per essere felici e soddisfatti professionalmente. L'importante è fare qualcosa che piace!

A livello ideale è un'affermazione splendida. Mi sento di accogliere anche la prospettiva

20 hours ago, Ghost77 said:

ermettimi di proporre anche una variante. L'importante è essere felici e coltivare le proprie passioni, usando il lavoro come fonte di reddito per realizzarli. 

che in senso pratico è da incorniciare.

On 9/17/2021 at 12:42 AM, Almadel said:

I tuoi hanno una farmacia?

No, non si tratta di questo sbocco professionale

On 9/17/2021 at 12:56 AM, marco7 said:

In pratica quanti esami devi ancora dare e quanto mancherebbe in anni o semestri a finire l'universita' ?

Un paio di anni

10 hours ago, Sampei said:

Stai male e la tua vita è bloccata perché sei ancora il figlio perfetto.

Non quoto tutto, ma hai scritto del vero. Vero nel senso che sento corrispondere ad una parte del mio blocco.

Ha ragione anche marco quando scrive che

9 hours ago, marco7 said:

Mi sembra evidente che un figlio che finisce bene e in fretta gli studi sia piu' perfetto di uno che non riesce a finirli. Non bisogna essere un genio per capirlo.

Infatti questo mio umore depresso dipende anche da questa situazione. Per me è già un fallimento essere a 32 anni in questa situazione. Ma allo stesso tempo è vero non aver abbandonato questa strada crea  l'illusione (e rassicurazione) di poter arrivare al traguardo.

Buttare tutto via scegliendo altre strade sarebbe invece la consacrazione del fallimento cui io per primo non riuscirei a far fronte perchè distruggerei l'unica "certezza" sulla quale bene o male ho fondato la mia vita.

10 hours ago, Sampei said:

Sei il figlio perfetto. E probabilmente nessuno, nei tuoi 32 anni di vita, ti ha mai chiesto che cosa ti piace fare. Nella maniera più innocente e banale, come si fa con i bambini. Potresti ad un certo punto chiedertelo tu stesso, ma ti è fondamentalmente proibito, perché sei ancora assolutamente perfetto.

Allora te lo chiedo io. Che cosa ti piace fare?

E' vero, nessuno mi ha mai chiesto veramente cosa mi piacesse fare. Ma messa come l'hai messa tu diventa un ragionamento troppo vittimistico e assolutorio verso me stesso. Cazzo, ho 32 anni, perchè non me lo sono mai chiesto io? Perchè non ho mai avuto il coraggio di capire che non era la strada a me più congeniale e tirare fuori gli attributi per cambiare strada?

Ecco: in parte i motivi sono quelli detti da te, Sampei. Ma in parte c'è anche un malato egoismo nel voler raccogliere i lati positivi di aver uno sbocco lavorativo già pronto.

10 hours ago, Sampei said:

Per i tuoi sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per i loro ideali lavorativi.

Per il tuo ragazzo sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

Per i tuoi amici sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

Perfino per lo psicologo sei un figlio perfetto, perché continui a soffrire per gli ideali lavorativi dei tuoi.

Non lo so. C'è chi, in un certo senso, invidia la mia situazione, perchè pensa conduca una vita dei balocchi senza far niente. Per i miei non sono assolutamente un figlio perfetto, ma quanto meno sono ancora nella strada "scelta da loro".

Per il mio psicologo no. Non sono il figlio perfetto. Psicologicamente mi ha sempre consigliato di conoscere e accogliere maggiormente la mia vera essenza proponendomi alternative. Ad esempio come il suggerimento di Ghost.

Però c'è anche un lato pratico della vita, per questo la sintesi migliore sarebbe superare il blocco e poi trovare gratificazioni in altro. Ma prima dovrei riuscire a terminare questo percorso.

10 hours ago, Sampei said:

Ma al tuo inconscio non la dai a bere. A te non frega un cazzo del lavoro di merda che vogliono spingerti a fare, le materie ad esso correlate ti disgustano, gli argomenti da trattare e le esperienze da acquisire ti lasciano nella più totale indifferenza. La prospettiva di spendere le prossime decine di anni della tua vita a realizzare le pretese dei tuoi genitori ti uccide lentamente.

E' lapalissiano che al mio inconscio non la dia a bere. Non tutti, ma buona parte dei motivi sono questi.

 

 

Edited by Gianni2021
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I tuoi genitori hanno sicuramente sbagliato a farti studiare quel che volevano loro e non darti la liberta' di scelta.

dici che eri un bravo studente da adolescente. Poi all'uni i ritardi negli studi dovuti a una nuova liberta' o al fatto che non sei abbastanza bravo o al fatto che non ti impegni abbastanza. Non si sa. A me pare una situazione non bella la tua e a sto punto dovresti prendere una decisione su quel che farai nei prossimi anni. Non puoi tirare a campare e continuare l'uni fino a 40 anni per diplomarti.

o ti metti e fai uno sforzo notevole per finire l'uni sacrificando il tempo libero, gli hobbies, gli amici e il resto o interrompi l'uni e pensi che fare nella vita.

per finire l'uni devi impegnarti molto e non basta essere in terapia dallo psicologo.

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Non sono andato in terapia dallo psicologo per questo. Ma questo aspetto della mia vita poi è stato analizzato.

Il punto è che oggi io voglio terminare il mio percorso. Ma sono demoralizzato dal fatto che nell'ultimo anno, pur provandoci, ho fallito. 

Mi sono reso conto che il mio rifiuto è enormemente più grande di quanto credessi. 

Non so come uscire da questa impasse. Ghost, nel suo approccio pratico inziale, ha detto una cosa molto giusta. Ma non so come applicarla a me stesso e farla funzionare.

 

Edited by Gianni2021
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Non ho detto che sei andato in terapia per gli studi, ho detto che lo psicologo non ti fa lui gli esami per te.

quest'anno hai fallito perche' non hai superato degli esami universitari ? Se si, Quanto ti eri impegnato per quegli esami ? Puoi impegnarti ancora di piu' di quel che hai fatto l'ultimo anno ?

Forse dovresti riuscire a motivarti a sufficienza per raggiungere lo scopo. La motivazione e' molto importante.

mio marito diceva che non poteva smettere di fumare, aveva un fort desiderio di avere una moto e gli promisi che se smetteva di fumare gli avrei comprato una moto. Cosi' ha smesso senza tante storie.

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Ho fallito perchè mi sono impegnato meno del dovuto. Anche quando avevo l'impegno giusto per tentare un esame però non l'ho fatto. 

Scappare da un appello, per di più con una certa facilitazione dovuta all'esame online, mi ha davvero preoccupato. Significa che il blocco è più profondo ed ostico di quanto immaginassi. 

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Se hai fallito perche' ti sei impegnato troppo poco devi semplicemente impegnarti di piu'.

Devi eliminare le distrazioni e concentrarti solo sullo studio finche' non hai finito lo studio. La ricompenza a fine studio sara' che finalmente sei un uomo libero dallo studio perche' l'hai terminato e dopo puoi fare tutte le cose belle di cui ti sei privato per riuscire a terminare lo studio.

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Il tuo ragionamento non fa una piega.

Il punto è che io sono bloccato in questa stasi perchè da una parte ho capito troppo tardi che questa non è la mia strada. Dall'altra parte vivo ancorato nella realtà e a conti fatti terminare è la cosa più sensata da fare.

Però quando devo mettere in pratica quei "banali" gesti che ogni studente deve fare per superare un esame io non lo faccio, diciamo che svio. Per questo mi sono sfogato nella vostra comunità: per capire se altri si erano trovati in una situazione analoga e come hanno risolto il conflitto. A me sembra di aver perso ogni capacità di decidere e agire, in qualsiasi senso.

 

Edited by Gianni2021
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7 minutes ago, Gianni2021 said:

Ghost, nel suo approccio pratico inziale, ha detto una cosa molto giusta. Ma non so come applicarla a me stesso e farla funzionare.

Comprendo bene, infatti la realizzazione all'atto pratico la si ottiene con una psicoterapia continua che ti sblocchi dei processi mentali che ti danno l'illusione di essere un fallito. Tu ora ci credi, quella è la tua realtà ma è altresi una tua bolla, che non corrisponde a quella osservazionale degli altri, che pur a loro volta sono racchiusi in bolle di realtà non oggettive. Solo che a meno che non subisci un forte trauma, bucare quella bolla è complicato. 

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28 minutes ago, Sampei said:

Non hai risposto alla mia domanda, Gianni2021.

La verità è che non so risponderti. Solo recentemente ho detto a me stesso la verità: cioè che non mi piace e non sono portato in quello che ho fatto fino ad oggi. Ora è un periodo troppo nero e non riesco lucidamente a dare una risposta nemmeno a me stesso. Ho sempre avuto una grande propensione all'ascolto e all'analisi dei problemi. Ho forte intuito e determinazione, anche se non si direbbe sulla mia carriera accademica. Mi piace meditare tra varie prospettive e organizzare, però odio tutto ciò che è per forza 2+2=4.  Una risposta vaga? Si, è così. Ma la momento non saprei risponderti meglio.

24 minutes ago, Ghost77 said:

Comprendo bene, infatti la realizzazione all'atto pratico la si ottiene con una psicoterapia continua che ti sblocchi dei processi mentali che ti danno l'illusione di essere un fallito. Tu ora ci credi, quella è la tua realtà ma è altresi una tua bolla, che non corrisponde a quella osservazionale degli altri, che pur a loro volta sono racchiusi in bolle di realtà non oggettive. Solo che a meno che non subisci un forte trauma, bucare quella bolla è complicato. 

Tutta la mia vita in un certo senso è sempre stata una bolla. Mi ha colpito la tua ultima frase, perchè non ho ben compreso quale percorso tu abbia utilizzato per arrivarci: ma anche io penso sempre più spesso che solo un forte trauma sarebbe in grado di darmi una scossa vitale.

Il mio psicologo pensa che io tenda ad ossessionarmi in sceneggiature di vita dove tutto andrà inevitabilmente male. Un alibi per continuare a stare fermo, sostanzialmente. Che, in un certo senso, mi sembra possa essere assimilabile al concetto di bolla da te espresso.

Mi percepisco come una persona profondamente debole. Eppure Il mio psicologo, anche in base alla conoscenza di tante altre cose, alcune volte mi ha fatto notare quanta forza io abbia per arrivare a 32 anni a non riuscire (volere) fare una cosa tutto sommato a portata di mano (cioè dare degli esami), piuttosto che arrivare a complicare e distruggere la mia vita come sto facendo. E' un'osservazione semplice ma interessante. Eppure questo è ciò che sto continuando a fare.

Edited by Gianni2021
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22 minutes ago, Gianni2021 said:

quale percorso tu abbia utilizzato per arrivarci

Soldi 😆

Mi sono messo a guardare cose che avrei voluto e non mi sarei mai potuto permettere : una macchina d'epoca, una casa bella, vecchia e tortuosa da cui gettare secchi di fuoco greco. 

Però appunto è valso per me.

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4 minutes ago, Ghost77 said:

Soldi 😆

🤣Questo l'avevo capito all'inizio. Mi sono espresso male: volevo dire che sei riuscito in breve a focalizzarti su alcuni aspetti che effettivamente sono molto importanti nel mio problema. Nello specifico la tua frase su un ipotetico trauma è la stessa che pronuncio da un po' di tempo a questa parte nella mia mente. Mi chiedevo quali fossero gli elementi e il ragionamento che ti hanno portato a dare una risposta così ben centrata ed attinente, seppur con pochi elementi e in poco tempo.

Edited by Gianni2021
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7 minutes ago, Gianni2021 said:

trauma

@Ghost77 hai nominato la parola magica. Però lui non potrà passare da quella strada volontariamente, perché è un figlio perfetto. Infatti il mantra è:

1 hour ago, Gianni2021 said:

a conti fatti terminare è la cosa più sensata da fare

 

Non potrà nemmeno attraversare la strada involontariamente, perché l'intero suo contesto è serrato e tossico. Quindi escludiamo un innamoramento, perché ha il ragazzo, escludiamo l'esigenza di uscire dalla repressione, perché lo ha già fatto, ed escludiamo la povertà, perché è ricco.

Si può solo sperare in un drammatico e fecondo aggravamento della depressione indotta. Infatti è su questo che il suo inconscio sta giustamente lavorando.

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13 minutes ago, Sampei said:

Infatti è su questo che il suo inconscio sta giustamente lavorando.

Temo tu e ghost abbiate in linea di massima terribilmente ragione, pur con le dovute semplificazioni dettate dal mezzo. Il punto sarebbe rimettersi in carreggiata prima di arrivare in certi abissi.  

 

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38 minutes ago, Gianni2021 said:

Mi chiedevo quali fossero gli elementi e il ragionamento che ti hanno portato a dare una risposta così ben centrata ed attinente, seppur con pochi elementi e in poco tempo.

Aah scusa non avevo capito! Niente, è il mio lavoro! 😄

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