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Timidezza? Asocialità? Mancanza del senso di comunità?


Bloodstar

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Cercherò di essere chiaro, ma l'argomento è un po' fumoso.

Qualche tempo fa  @Almadel disse che lui provava un senso istintivo di comunità nei confronti di uno sconosciuto che stesse leggendo un libro del suo scrittore preferito.

La frase, alla luce di alcune mie esperienze personali, mi colpì parecchio: io non riesco in alcun a provare un senso di vicinanza (non di comunità, eh, proprio di vicinanza) con qualcuno che sta facendo qualcosa a cui anche io tengo. Mi dà anche molto fastidio se qualcuno lo fa con me, lo vivo come una intromissione.

Questo mio modo di pensare e di agire, a ragionarci bene, mi ha causato alcune grandi e piccole frustrazioni, però. 

Anni fa, sull'autobus, un tizio stava leggendo un libro piuttosto sconosciuto ma che io apprezzo molto. Avrei voluto sapere cosa ne pensasse, visto che non ho mai trovato qualcuno che lo avesse letto, ma ovviamente non glielo ho chiesto.  

Quando ero in Erasmus, durante una festa, non ho nemmeno tentato di interagire con un gruppo di ragazzi che stavano giocando a un gioco che conosco abbastanza bene e a cui mi sarebbe molto piaciuto partecipare. Sono rimasto tutto il tempo zitto da solo ed è stata una delle situazioni più socialmente deprimenti che ho vissuto.

A volte in conservatorio sento della gente suonare della roba che mi piace e che non conosco, però non riesco mai a bussare alla porta dell'aula e a chiedere cos'è.

Ieri mi sono trovato in una situazione simile e dunque ho riflettuto su questa cosa.

 

Secondo voi è una questione di timidezza o di scarsissima socievolezza? Oppure c'entra proprio quella capacità di crearsi un senso di comunità descritto da Almadel?

Anche a voi capita? Avete dei rimpianti in questo senso? Come reagite se uno sconosciuto vi vuole parlare sulla base di qualcosa di particolare che state facendo/vedendo/leggendo.

 

Specifico non sto chiedendo delle regole per abbordare gli sconosciuti, attaccare bottone o, peggio ancora, di rimorchiare. Non è affatto questo il punto, per l'amor di Dio.

 

 

Edited by Bloodstar
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Che odio succede anche a me a volte.. Direi che è timidezza e la frustrazione è dovuta al mancato carpe diem. Combattila sta cosa. Non siamo eterni ma siamo nuvole di passaggio (come direbbe il compianto Pau Donés). 

Queste parole non dette, queste occasioni perse, queste nuove amicizie non colte e questi momenti di confronto e crescita mancati te li porti nella tomba. Si perde il senso stesso della vita così

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34 minutes ago, Bloodstar said:

io non riesco in alcun a provare un senso di vicinanza (non di comunità, eh, proprio di vicinanza) con qualcuno che sta facendo qualcosa a cui anche io tengo

Devo dire che per me funziona molto diversamente; do molta importanza agli interessi in comune, fin dalle superiori.. questa cosa mi è rimasta addosso. Se sono in treno e mi accorgo che qualcuno sfoglia una partitura, per dire, non faccio nulla per nascondere la mia curiosità e talvolta mi faccio anche avanti apertamente. Per non parlare se al contrario ad interpellarmi è l'altro; in quel caso mi fa davvero piacere e non c'è timidezza che tenga.

Non so, ho trascorso un'adolescenza così cupa e una prima giovinezza così insulsa che adesso quando mi capitano certe opportunità tento di coglierle al volo. Magari prima o poi riesco farmi una vita sociale..

49 minutes ago, Bloodstar said:

Secondo voi è una questione di timidezza o di scarsissima socievolezza? Oppure c'entra proprio quella capacità di crearsi un senso di comunità descritto da Almadel?

Secondo me è un po' le prime due, mentre la terza non c'entra nulla. Certo se la cosa ti provoca frustrazione vuol dire che almeno un minimo ti piacerebbe cambiare 

 

 

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2 hours ago, Bloodstar said:

un libro piuttosto sconosciuto

Beh, era uno dei tuoi! Avresti potuto chiedere, e magari ne saresti uscito arricchito da quell'incontro. Se permetti il consiglio, supera la timidezza. Per come l'ho vissuta io -perché sono sempre stato timidissimo- non mi ha dato nulla, anzi mi ha limitato molto come persona. Oggi sarei una persona diversa, credo, che non sente di rimpiangere delle occasioni. So che fa parte del mio passato, e se mi trovassi in una delle situazioni che descrivi tu, mi sentirei oppresso nella mia libertà, soffocato, inespresso. Ma se prima tutto moriva lì, o meglio moriva e restava dentro di me, ora non mi sta più bene, e la gratificazione che ho dall'aprirmi ad una persona è quella di aprirsi ad un mondo unico e originale. Io credo che quello che mi ha limitato è stata la paura che qualcuno scoprisse la mia omosessualità, o che mi piacciono le piante, cucinare dolci, o un'impopolarissima fisica, o qualsiasi altra cosa di cui io ritengo mi debba vergognare. Non so, qualcosa che leda la mia "mascolinità". Ma per fortuna non ci penso più poi tanto. La vita è una sola ed è tua.  

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8 hours ago, Bttmfrancis9 said:

queste nuove amicizie non colte e questi momenti di confronto

Non spererei mai di farmi così dei nuovi amici. Però sicuramente ho perso occasioni di confronto.

8 hours ago, Rocco88 said:

Non so, ho trascorso un'adolescenza così cupa e una prima giovinezza così insulsa che adesso quando mi capitano certe opportunità tento di coglierle al volo.

Anche io ho passato un'adolescenza scialbissima e pure io ho puntato tutto, ma proprio tutto, sui miei interessi.

Però ho sempre delle remore sia a palesare il mio interesse sia, soprattutto, a non considerare maledettamente invadente l'interesse altrui. Se uno mi chiede qualcosa della partitura che sto studiando sul treno non posso non pensare istintivamente: "che cazzo vuoi! ma ti pare che devi disturbarmi".

Sto cercando di capire se e come smussare questo lato. In questi ultimi due anni di isolamento forzato, mi sono reso conto che fare così mi ha ulteriormente atrofizzato il "muscolo della socialità". 

6 hours ago, MARIO8530 said:

 Io credo che quello che mi ha limitato è stata la paura che qualcuno scoprisse la mia omosessualità, o che mi piacciono le piante, cucinare dolci, o un'impopolarissima fisica, o qualsiasi altra cosa di cui io ritengo mi debba vergognare.

Questo fortunatamente non è il mio caso.

Cioè, per carità, mi vergogno moltissimi delle cose che mi piacciono. Ma perché è roba sterile e spesso insulsa, non certo perché potrebbe ledere una mia (ormai inesistente) virilità.

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7 hours ago, MARIO8530 said:

Se permetti il consiglio, supera la timidezza.

guardate che il sor maestro non è timido.

è solo un sociopatico cronico

45 minutes ago, Bloodstar said:

ho sempre delle remore sia a palesare il mio interesse sia, soprattutto, a non considerare maledettamente invadente l'interesse altrui. Se uno mi chiede qualcosa della partitura che sto studiando sul treno non posso non pensare istintivamente: "che cazzo vuoi! ma ti pare che devi disturbarmi".

appunto...

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1 hour ago, Bloodstar said:

Però ho sempre delle remore sia a palesare il mio interesse sia, soprattutto, a non considerare maledettamente invadente l'interesse altrui. Se uno mi chiede qualcosa della partitura che sto studiando sul treno non posso non pensare istintivamente: "che cazzo vuoi! ma ti pare che devi disturbarmi

Insomma, se la cosa non stesse iniziando a darti fastidio ti direi di assecondarti! Non è obbligatorio essere socievoli. ^^

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1 minute ago, Rocco88 said:

se la cosa non stesse iniziando a darti fastidio ti direi di assecondarti! Non è obbligatorio essere socievoli.

Esatto. Non voglio certo convincermi ad essere socievole.

Però mi pesa un po' questa chiusura aprioristica. Mi rendo conto che ho perso alcune occasioni e che mi sono cacciato in situazioni deprimenti, tipo la già menzionata festa Erasmus, un momento che ricordo sempre più con orrore. 

 

Ringrazio freedog e l'alfiere del buon senso per i fondamentali e ben sviluppati interventi, peraltro.

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15 minutes ago, Bloodstar said:

Ringrazio freedog e l'alfiere del buon senso per i fondamentali e ben sviluppati interventi, peraltro.

e su, non te la pijà così.. pijatela in der... papaprapapapà....

dopo anni che non te schiodi dall'orsite cronica che t'aritrovi, che altro posso dì?

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11 hours ago, Bloodstar said:

Quando ero in Erasmus, durante una festa, non ho nemmeno tentato di interagire con un gruppo di ragazzi che stavano giocando a un gioco che conosco abbastanza bene e a cui mi sarebbe molto piaciuto partecipare. Sono rimasto tutto il tempo zitto da solo ed è stata una delle situazioni più socialmente deprimenti che ho vissuto.

Ammetto che l'avere degli interessi in comune faccia da collante all'inizio e permetta di averq qualcosa di cui parlare, ma questo penso che valga sempre, a prescindere che il fattore in comune sia un fumetto, un anime o il parlare delle serate gay fatte in discoteca.

11 hours ago, Bloodstar said:

Anche a voi capita? Avete dei rimpianti in questo senso? Come reagite se uno sconosciuto vi vuole parlare sulla base di qualcosa di particolare che state facendo/vedendo/leggendo.

io sono una persona molto istintiva. In generale, apprezzo molto quando uno sconosciuto vuole parlarmi per non farmi sentire in disparte, ma ho il vizio di andare molto a pelle con le persone e quindi possono verificarsi due scenari: mi piaci e quindi ti tratto come se ci conoscessimo da una vita; non mi piaci e quindi non riesco a tirar fuori le parole. Mi parte proprio un senso di diffidenza nei confronti di chi ho davanti.

11 hours ago, Bloodstar said:

Secondo voi è una questione di timidezza o di scarsissima socievolezza?

è timidezza che ti senti in imbarazzo a parlare o a intervenire, ma il gesto comunque ti fa piacere, a me capitava questo e infatti mi detestavo.

11 hours ago, Bloodstar said:

A volte in conservatorio sento della gente suonare della roba che mi piace e che non conosco, però non riesco mai a bussare alla porta dell'aula e a chiedere cos'è.

prova a spiegarci perché non ci riesci.

11 hours ago, Bloodstar said:

Anni fa, sull'autobus, un tizio stava leggendo un libro piuttosto sconosciuto ma che io apprezzo molto. Avrei voluto sapere cosa ne pensasse, visto che non ho mai trovato qualcuno che lo avesse letto, ma ovviamente non glielo ho chiesto.  

questo non riuscirei a farlo neanche io ma perché mi urta disturbare la gente. Fosse in un altro contesto, FORSE l'avrei fatto; ma sull'autobus no.

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26 minutes ago, Sokka99 said:

Ammetto che l'avere degli interessi in comune faccia da collante all'inizio e permetta di averq qualcosa di cui parlare,

Più che il parlare per il parlare, che è pure un mio altro grande problema, qui parlo proprio di confronto su temi specifici. Il mio rammarico non è tanto non aver parlato con i tizi che giocavano a carte, ma non aver partecipato a un gioco che mi piaceva e su cui mi avrebbe fatto molto piacere conoscere l'opinione di alcuni ragazzi stranieri. 

 

26 minutes ago, Sokka99 said:

io sono una persona molto istintiva.

Eh, io no. Per niente proprio. 

 

26 minutes ago, Sokka99 said:

è timidezza che ti senti in imbarazzo a parlare o a intervenire, ma il gesto comunque ti fa piacere, a me capitava questo e infatti mi detestavo.

Questo non l'ho capito. Non ho capito perché ti detestavi.

26 minutes ago, Sokka99 said:

prova a spiegarci perché non ci riesci.

Ho il timore di essere inopportuno e che la gente reagisca come reagirei io, in fondo, al loro posto. Cioè con molta diffidenza e con un palese, aprioristico, disinteresse. Non posso non pensare: ma se non vuole essere importunato? se non gli interessa? se poi è un coglione e farei meglio a non parlarci a prescindere? Poi mi incazzo pure un po' con me stesso perché mi sembro un cazzo di egocentrico perso.

Non cambia molto, dal mio punto di vista, fra il disturbare uno mentre sta facendo lezione in conservatorio. mentre legge sull'autobus o mentre sta facendo l'aperitivo al tavolo accanto al mio. Nella mia ottica sempre di disturbo e intromissione si tratta.

 

 

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26 minutes ago, Bloodstar said:

Questo non l'ho capito. Non ho capito perché ti detestavi.

mi detestavo perché la timidezza m'impediva di parlare di riuscire a parlare tranquillamente, pure con persone che avevano fatto il primo passo. La timidezza non mi permetteva di mostrare la mia vera personalità e quindi, se le persone si allontanavano, lo facevano poiché avevano conosciuto una versione artefatta di me. Se le persone si devono allontanare, voglio che lo facciano dopo aver visto la mia vera persona.

L'emozione era u n po' quella lì. Apprezzi che la gente si avvicini ma ti senti troppo in imbarazzo per fare qualsiasi cosa.

30 minutes ago, Bloodstar said:

ma se non vuole essere importunato?

gli chiedi scusa per il disturbo

30 minutes ago, Bloodstar said:

se non gli interessa?

la conversazione morirà da sola. Sii cauto e cerca di vedere se l'altro è coinvolto nella conversazione.

31 minutes ago, Bloodstar said:

se poi è un coglione e farei meglio a non parlarci a prescindere?

tronchi la conversazione. Mica lo devi sposare.

 

Tutte le domande che ti fai sono legittime, ma fanno parte del rischio. Vedi tu se i rischi coprono i benefici. Personalmente, preferisco disturbare leggermente qualcuno, con la possibilità che si riveli una persona interessante, che pentirmene successivamente.

Il fatto stesso di parlare con degli sconosciuti, porta a dei "rischi"; devi vedere tu se vale la pena affrontarli.

Per  quanto riguarda me, mai disturberei uno sul bus e questo perché la mia curiosità/voglia di parlare e sapere le opinioni altrui, non rappresenta un motivo sufficiente in quel contesto lì. La medesima azione potrei farla, forse, in un contesto differente. E' una scelta strettamente personale, devi solo ricordarti che non siamo tutti uguali e di andarci cauto per accertarti che la persona a cui ti "approcci" apprezzi la chiacchierata.

Io, ad esempio, odio che la gente mi parli a caso in treno; mi sale letteralmente il nervoso e quindi avrei apprezzato molto se quei soggetti, dopo aver visto che rispondevo a monosillabi, avessero colto che non gradivo la conversazione, per poi tornarsene anche loro in silenzio. Non dico che non avessero dovuto provare a parlarmi, dico solo che se uno vuole rischiare, deve anche osservare l'altro e cercare di capire se apprezzi o meno la conversazione.

40 minutes ago, Bloodstar said:

Non cambia molto, dal mio punto di vista, fra il disturbare uno mentre sta facendo lezione in conservatorio. mentre legge sull'autobus o mentre sta facendo l'aperitivo al tavolo accanto al mio. Nella mia ottica sempre di disturbo e intromissione si tratta.

ed è così. E' sempre un disturbo e tu non potrai mai sapere se lui potrebbe apprezzare o meno il gesto, ma se non ci provi non lo saprai mai.

Ripeto: devi valutare caso per caso, domandarti se ne valga la pena e chiederti se non lo vuoi fare perché non ne valga la pena o se sia un tentativo di fuga. Se deciderai di osare, lascia molto spazio alle reazioni dell'altro, vedi se porta avanti la conversazione, ecc...così potrai valutare se lui ha apprezzato o meno il disturbo.

43 minutes ago, Bloodstar said:

Il mio rammarico non è tanto non aver parlato con i tizi che giocavano a carte, ma non aver partecipato a un gioco che mi piaceva e su cui mi avrebbe fatto molto piacere conoscere l'opinione di alcuni ragazzi stranieri. 

questo è un chiaro esempio di come il gioco valga la candela. Per come sono io, avrei osato.

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12 hours ago, Bloodstar said:

Anche a voi capita? Avete dei rimpianti in questo senso? Come reagite se uno sconosciuto vi vuole parlare sulla base di qualcosa di particolare che state facendo/vedendo/leggendo.

Non riesco a figurarmi una situazione come quelle da te descritte, perché piuttosto accade il contrario, spesso sono io a cercare di far due parole con sconosciuti con cui mi trovi ad avere a che fare, ad esempio, durante una festa o in una qualche situazione sociale, trovo sia più sensato così. Se uno sconosciuto si incuriosisse di qualcosa che sto facendo credo mi farebbe pure un po' piacere (poi c'è situazione e situazione, non disturberei qualcuno che stia lavorando davanti a me su di un treno).

Sembri timido, oltre che piuttosto introverso; a volte lo siamo tutti, specie se chi abbiamo davanti non ci sembra simpatico o se temiamo di venire fraintesi.

12 hours ago, Bloodstar said:

io non riesco in alcun a provare un senso di vicinanza (non di comunità, eh, proprio di vicinanza) con qualcuno che sta facendo qualcosa a cui anche io tengo.

Secondo me non è vero; credo tu fraintenda il senso con cui Almadel parla di "vicinanza" e di "comunità" (posto che lui è di certo più estroverso di te o di me).

20 minutes ago, Sokka99 said:

La timidezza non mi permetteva di mostrare la mia vera personalità e quindi, se le persone si allontanavano, lo facevano poiché avevano conosciuto una versione artefatta di me..

Sì, questo può accadere se si teme di non riuscire ad esprimersi pienamente; ma qual è poi la nostra vera personalità? L'autenticità non sarà, talvolta, un difetto? Ad eccezione dei rapporti amicali o di coppia, io preferisco un gesto gentile ipocrita ad un onesto insulto 🙂 

Edited by schopy
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19 minutes ago, Sokka99 said:

Tutte le domande che ti fai sono legittime, ma fanno parte del rischio. Vedi tu se i rischi coprono i benefici. Personalmente, preferisco disturbare leggermente qualcuno, con la possibilità che si riveli una persona interessante, che pentirmene successivamente.

Probabilmente ho una ritrosia verso il rischio e quindi amplifico tutte le possibili obiezioni per evitarlo.

So bene che il gioco vale la candela, però non riesco ad essere convinto della bontà del gioco in sé. Non so se si capisce ciò che voglio dire. 

Poi, oh, non è che si tratta di grandi rimpianti che non mi fanno dormire. Sono piccole cose a cui ogni tanto, però, penso.

8 minutes ago, schopy said:

credo tu fraintenda il senso con cui Almadel parla di "vicinanza" e di "comunità" (posto che lui è di certo più estroverso di te o di me).

Io l'avevo intesa come una maggiore predisposizione ad essere socievoli sulla base di alcune caratteristiche comuni. 

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4 minutes ago, Bloodstar said:

Io l'avevo intesa come una maggiore predisposizione ad essere socievoli sulla base di alcune caratteristiche comuni. 

Sì perché ad Almadel piace parlare delle cose che gli piacciono, ma non mi sembra tu sia ritroso a farlo, ad esempio, qui sul forum. Non ti conosco nella vita quotidiana, ma qui non sembri uno che non si vuole far conoscere o che non vuol condividere le sue esperienze. L'episodio Erasmus mi pare comunque circoscritto.

6 minutes ago, Bloodstar said:

So bene che il gioco vale la candela, però non riesco ad essere convinto della bontà del gioco in sé. Non so se si capisce ciò che voglio dire. 

I rischi in realtà sono minimi; la peggior cosa che può accadere è che la conversazione non si spinga molto in là e tu ti ritrovi più imbarazzato di prima. 

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Da quello che scrivi penso che tu abbia comunque un senso di vicinanza, con le persone dei tuoi esempi. Altrimenti non avresti la molla, la spinta per chiedergli l’opinione, anche se poi viene bloccata da introversione.

ora metto alcune cose pratiche che potresti utilizzare nelle situazioni reai:

a- fai coming out: “scusa, non ti voglio disturbare, io poi non faccio mai queste cose, ma questo libro… gioco…” ecc

b- forzati ogni tanto. Io tendenzialmente faccio le cose che mi va di fare. Ogni tanto, solo ogni tanto, provo a fare qualcosa anche se non mi ispira o non ne ho particolarmente voglia. Perché magari può rivelarsi invece una situazione piacevole. Diamo alla vita qualche occasione di sorprenderci, se no come fa?

c- ridimensiona l’idea del disturbo che puoi arrecare. Se incontro Alessandro Gassman per la strada, non lo fermo per dirgli “mi sei piaciuto tanto ne Il bagno turco”. Questo perché immagino sia fermato da 100 persone al giorno (poi magari mi sbaglio e gli avrebbe pure fatto piacere, ma è un altro discorso). Ma per la gente comune non è così. Ad un tizio sull’autobus puoi dire: “scusa ma è pazzesco, questo libro qui l’ho finito proprio ieri, pensavo non lo conoscesse praticamente nessuno” (anche se non è vero che l’hai appena finito… giusto per rompere il ghiaccio). Gli hai rubato quindici secondi, non è che lo hai distolto da un operazione chirurgica… e ti accorgi subito se la persona è disinteressata a fare due chiacchiere, o se invece prende il via una conversazione fluida. Nota bene: la conversazione fluida è molto più probabile di ciò che pensi. Quando due persone conoscono bene un determinato settore, e lo seguono con passione, è quasi automatico che nasca il dialogo appassionato.

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1 hour ago, schopy said:

Sì, questo può accadere se si teme di non riuscire ad esprimersi pienamente; ma qual è poi la nostra vera personalità? L'autenticità non sarà, talvolta, un difetto? Ad eccezione dei rapporti amicali o di coppia, io preferisco un gesto gentile ipocrita ad un onesto insulto 🙂 

io ho trovato il mio equilibrio. Che gli altri lo ritengano eccessivo o ridotto, non m'interessa perché se alle persone non vado bene per la persona che sono, allora è un bene che si allontanino perché così risparmiamo tutti tempo.

Io non sono una persona timida e quindi mi dava fastidio che la gente potesse allontanarsi per via di questa mia caratteristica poiché, semplicemente, non mi appartiene.

1 hour ago, Bloodstar said:

Poi, oh, non è che si tratta di grandi rimpianti che non mi fanno dormire. Sono piccole cose a cui ogni tanto, però, penso.

sono piccole cose che, invieme, rendono la nostra vita più soddisfacente e ci apre a nuove possibilità.

Edited by Sokka99
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15 minutes ago, Krad77 said:

Se incontro Alessandro Gassman per la strada, non lo fermo per dirgli “mi sei piaciuto tanto ne Il bagno turco”. 

Non sono stato così pronto, perciò mi sono limitato ad un ciao. Stavo acquistando i biglietti per un suo spettacolo, pareva brutto non salutarlo visto che stava cazzeggiando nel foyer del teatro.

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48 minutes ago, Krad77 said:

Da quello che scrivi penso che tu abbia comunque un senso di vicinanza, con le persone dei tuoi esempi.

Anche  a me pare lampante!

48 minutes ago, Krad77 said:

Nota bene: la conversazione fluida è molto più probabile di ciò che pensi. Quando due persone conoscono bene un determinato settore, e lo seguono con passione, è quasi automatico che nasca il dialogo appassionato

E sono d'accordo pure su questo. A me è sempre andata bene. Con uno ho parlato per un giorno intero, ci siamo scambiati skype e sentiti poi di tanto in tanto 

Niente che ti cambi la vita, certo, però fa piacere!

Edited by Rocco88
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Descrivi soltanto le azioni, ma per fare delle ipotesi serve sapere quali emozioni, sensazioni fisiche e pensieri accompagnavano la circostanza.

E comunque la vera risposta la puoi conoscere soltanto tu.

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24 minutes ago, wwspr said:

Descrivi soltanto le azioni, ma per fare delle ipotesi serve sapere quali emozioni, sensazioni fisiche e pensieri accompagnavano la circostanza.

Di solito è una sensazione di forte, fortissimo disagio.

I pensieri son quelli che ho scritto: una lista amplificata di tutte le possibili rimostranze di buon senso che si potrebbero fare. 

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Anche io mi blocco quando voglio approcciarmi a qualcuno che non conosco. Sono timido e mi sento stupido o inopportuno nel farmi avanti. A differenza degli americani, poi, gli italiani sono più chiusi e guardano con sospetto chi si avvicina per parlare. 

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1 minute ago, Pix said:

Anche io mi blocco quando voglio approcciarmi a qualcuno che non conosco. Sono timido e mi sento stupido o inopportuno nel farmi avanti. A differenza degli americani, poi, gli italiani sono più chiusi e guardano con sospetto chi si avvicina per parlare. 

Dipende molto dal contesto, anch'io mi trovo a disagio se la convivenza con l'estraneo è temporanea e a breve termine (come un viaggio in autobus).

Mentre se ci troviamo in una coesistenza duratura e il linguaggio del corpo risulta non ostile dopo le comunicazioni "di rito" (penso a roba tipo "lo stai ancora usando quell'attrezzo?" in palestra o "è libero questo posto?" in aula all'uni) non mi è difficile instaurare un dialogo che per esperienza può portare anche ad amicizie importanti.

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2 minutes ago, Skeletor said:

Dipende molto dal contesto, anch'io mi trovo a disagio se la convivenza con l'estraneo è temporanea e a breve termine (come un viaggio in autobus).

Mentre se ci troviamo in una coesistenza duratura e il linguaggio del corpo risulta non ostile dopo le comunicazioni "di rito" (penso a roba tipo "lo stai ancora usando quell'attrezzo?" in palestra o "è libero questo posto?" in aula all'uni) non mi è difficile instaurare un dialogo che per esperienza può portare anche ad amicizie importanti.

Eh ma sono fatto così, molto riservato e silenzioso. A causa di ciò spesso passo inosservato (o magari per antipatico, chissà) e nessuno si avvicina.

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18 hours ago, Bloodstar said:

Secondo voi è una questione di timidezza o di scarsissima socievolezza?

Per me è questione di timidezza o di paura nel sentirsi socialmente non accettato nel momento in cui si vuole attaccare bottone con degli sconosciuti, aka fare figure di quello strambo.

Lo dico perché c'è stato un periodo in cui ero una persona estremamente chiusa a 360° ed ho lavorato parecchio sulle mie social skills per motivi lavorativi.

E perché ad un certo punto prendo l'esistenza del prossimo con molta più leggerezza e cioè io ci provo, se mi prende per matta, sticazzi ci sono altri tot miliardi di persone con cui avrò a che fare che non la penseranno così.

Ovviamente molto dipende anche dal contesto in cui ti trovi, diciamo che a naso te ne accorgi se quando provi ad inserirti e comunicare con qualcuno, quel qualcuno ha voglia di fare altrettanto con te.

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9 minutes ago, Pix said:

Eh ma sono fatto così, molto riservato e silenzioso. A causa di ciò spesso passo inosservato (o magari per antipatico, chissà) e nessuno si avvicina.

Ci mancherebbe, ognuno è fatto a modo suo e non c'è niente di male nell'essere timidi.

Ma se cominciassi a sentire l'esigenza di smussare questo lato del tuo carattere, magari per combattere una possibile solitudine in alcuni ambienti tipo quello universitario, potresti cominciare con piccoli passi.

Per esempio potresti ricambiare i sorrisi di circostanza che è buona norma fare quando si incrociano gli sguardi degli sconosciuti.

Edited by Skeletor
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3 minutes ago, Skeletor said:

Ci mancherebbe, ognuno è fatto a modo suo e non c'è niente di male nell'essere timidi.

Ma se cominciassi a sentire l'esigenza di smussare questo lato del tuo carattere, magari per combattere una possibile solitudine in alcuni ambienti tipo quello universitario, potresti cominciare con piccoli passi, iniziando ad esempio a ricambiare i sorrisi di circostanza che è buona norma fare quando si incrociano gli sguardi degli sconosciuti.

Mi piacerebbe essere molto meno timido ma ci sono diventato col tempo, a seguito di brutte esperienze. Adesso mi tengo in disparte e cerco di non dare confidenza, mi sono stancato di conoscere gente che poi delude.

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1 hour ago, Skeletor said:

anch'io mi trovo a disagio se la convivenza con l'estraneo è temporanea e a breve termine (come un viaggio in autobus)

eh, le care vecchie file di ore alle poste, in banca o alla segreteria dell'uni, dove ci si raccontava praticamente tutta la vita in attesa del proprio turno....

a forza di fà tutto on line state a perde l'antica arte del chiacchiericcio fine a se stesso con perfetti sconosciuti.

ottima per superà certe spigolosità/timidezze

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