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Invitato a non farsi vedere in chiesa!


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Guest equalmarriage

@equal io non divago, dico la verità...o vuoi pensare che politicamente

non si risponde di un governo omofobo solo perchè non si firma, quando gli

si vota la fiducia? Suvvia siamo seri...

 

Io facevo riferimento allo schierarsi con l'Unione rifiutandosi di firmare le sette righe.

Se poi si vuol parlare di fiduce, di rispondere agli elettori di qc vuol dire che si è in un altro discorso.

 

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Isher, questa rischia di essere una polemica vecchia,

risalente ai tempi in cui l'arcigay era collaterale al PCI

 

Il movimento gay in Italia semplicemente non è esistito

fino al 2000, o è stato talmente dedole e residuale che

sostanzialmente non ha mai neanche ambito a far politica.

 

Dal 2000 ci sono i presupposti per un movimento gay autonomo.

Grillini è responsabile di aver frenato il processo di autonomizzazione

negli anni 2000-2006 per sue convenienze personali e per abito mentale.

 

Mi pare però evidente che il problema sia in sè già risolto con l'uscita di

Grillini dai DS...ergo di che stiamo parlando? Di roba vecchia. Qui il problema

GRAVE è che rischiamo un parlamento in cui nessuno ha bisogno neanche

di chiederci i voti....le tre DC: PD, PDL, AN+UDC possono fare tranquillamente

a meno di noi, contando su un 100% di convergenza che ci neutralizzerà.

 

@equal io non divago, dico la verità...o vuoi pensare che politicamente

non si risponde di un governo omofobo solo perchè non si firma, quando gli

si vota la fiducia? Suvvia siamo seri...

 

 

Vecchia...

Per quanto ne so io le condizioni per fare un movimento gay in Italia ci sono dal 1972.

Poi perchè polemica? Io parlo della necessità

- di vendere caro il proprio voto

- puntare a un movimento gay autonomo che fa pressione su quei partiti che ci stanno

a rispondere.

 

Cioè parlo di quello che è successo in tutti i paesi europei in cui gli/le omosessuali hanno ottenyto qualcosa.

Inoltre non si tratta solo di parlare di un'Arcigay collaterale al PCI/PDS ma di prendere atto del fallimento di una intera politica basata sulla "concertazione" tra associazioni gay e quindi singole persone omosessuali (perché poi sono quelle singole persone che vanno a votare, non le o la associazione) e coalizioni.

 

Quanto allo scenario politico, non sarei così sicuro che tutte le tre DC possono fare a meno del nostro voto.

 

Ma, fosse vero, sarebbe la condizione per fare esplodere l'autonomia di un movimento gay - sarebbe un fatto, in prospettiva, positivo, questo. Non mi dire che in qualcuna delle tre DC bolle in pentola qualcosa di appetibile o anche solo mangiabile da noi. Noi, attualmente, stando così le cose, non rischiamo di perdere alcun tram, mi pare ovvio.

 

Insomma, futuribile quanto ti pare, il mio è un discorso sulle condizioni di possibilità di una politica gay, e quindi su quali pensieri conviene che ci soffermiamo di qui ai prossimi anni e quali conviene davvero scartare perché già scaduti.

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Suvvia...è noto che è una polemica, evitiamo infingimenti retorici.

 

Solo che è tragicamente sorpassata dagli eventi.

 

( oltrechè storicamente infondata almeno fino alla nascita di arcigay nel 1985, ma di fatto

fino al 2000 ad una serena valutazione dei fatti, sapendo cosa erano i circoli negli anni '90 )

 

Veltroni oggi da Ferrara ha detto circa le riforme di Zapatero che ha apprezzato

molto la riforma che obbliga le società private a garantire una soglia minima di

presenza alle donne nei consigli di amministrazione, circa divorzio breve adozioni

e matrimoni gay ha detto che Zapatero ha sbagliato nel metodo e che la situazione

italiana consiglia di ricercare una posizione di sintesi sulle questioni etiche che renda

compatibili fra loro laicità e rispetto per la maggioritaria religione cattolica.

 

A me pare molto simile alla DC...( fra l'altro nel merito non si è pronunciato su

quale compromesso )

 

Poi ha detto che vuole garantire la fine del periodo della politica dell'odio e la

ripresa del paese all'insegna della concordia nazionale, concordando se possibile

una legge elettorale proporzionale ad effetti maggioritari insieme a Berlusconi,

che preveda la creazione di due singoli partiti del 35-40% dei seggi come in

Germania, perchè le coalizioni non funzionano.

 

Davanti a questo scenario l'autonomia diventa ovviamente una necessità, ma lo è

già nei fatti poichè dai DS sono stati sostanzialmente espulsi Zan, Mancuso e Grillini...

Quindi la concertazione è finita nel 2005

 

Solo che rischia di mancare quel minimo di competizione politica se si fronteggiano

due partiti che finiranno sostanzialmente per essere uguali e ugualmente interessati

l'uno a darci il minimo, l'altro a non darci niente.

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Suvvia...è noto che è una polemica, evitiamo infingimenti retorici.

 

 

Ebbene no, Hinzelmann, gli infingimenti retorici io non li uso.

Su questo mettiti l'anima in pace.

 

A parte questo, io ho detto, a grandi linee, come bisogna pensare un movimento gay in Italia.

Tu non lo hai fatto: dicci allora come lo vedi tu.

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E' assurdo dire che i gay che votano in base a quale partito sostiene di più i loro diritti in parlamento siano rinunciatari o passivi! Fanno semplicemente il loro interesse. Io non voterò mai AN o Fiamma tricolore, mi sembra pazzesco affermare il contrario.

I gay dovrebbero votare radicali, sostanzialmente.

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E' assurdo dire che i gay che votano in base a quale partito sostiene di più i loro diritti in parlamento siano rinunciatari o passivi! Fanno semplicemente il loro interesse. Io non voterò mai AN o Fiamma tricolore, mi sembra pazzesco affermare il contrario.

I gay dovrebbero votare radicali, sostanzialmente.

 

HyaReZ stai facendo un po' di confusione. Semmai io ho detto esattamente il contrario! ho cioè detto

proprio quello che dici tu, che i gay devono vender caro il loro voto, darlo a chi sottoscrive impegni

per i diritti gay (non si limita a cianciarne!), e quindi anche cambiare voto, farlo pesare, continuamente.

Ma non era nemmeno questo il centro del mio discorso. Rileggiti quello che ho scritto:

 

L'equivoco e anche l'errore sta nel continuare a credere che gli/le omosessuali debbano

continuare a esprimere essenzialmente valutazioni e opzioni di schieramento politico, in

ordine alla questione dei diritti gay.

 

Questo atteggiamento (che già in sé è un atteggiamento potenzialmente

rinunciatario e passivo) può forse andare bene (ma comunque non basta e non è affatto

bastato) in Paesi come la Francia e la Spagna, dove i partiti hanno

un patto di fedeltà con gli elettori, e se non lo mantengono gli elettori non li votano,

dove esiste un'opinione pubblica, dove la gente s'impegna non solo e non tanto

a livello genericamente partitico-politico, ma di lobbies, gruppi rappresentativi, associazioni.

 

 

La maggior parte dei gay continua tuttora a pensarsi come o di destra o di sinistra, e qui finisce tutto. I limiti di questo modo di concepirsi sono evidenti, e massime in Italia, dove non ci sono né una sinistra decente né una destra presentabile. Si può assumere quell'asse, destra/sinistra, dove o la Storia politica, o la pressione della cultura e politica gay, o entrambe le cose messe insieme, hanno posto le condizioni perché quell'asse basti. Qui non basta, perché la nostra destra e la nostra sinistra sono entrambe visibilmente insufficienti. Per non parlare di altro: la presenza del Vaticano, ad esempio, il trasformismo secolare della classe politica.

 

Il nostro problema attualmente è un altro: dar vita a un movimento omosessuale con una piattaforma e delle rivendicazioni chiare e "radicali" e sulla base di questo promuovere un dibattito politico, creare aggregazione, creare cultura in favore di quelle rivendicazioni, non esprimere appartenenza partitica, e anzi porre condizioni sostanzialmente negative («non ti voto se non fai...») ai partiti politici.

 

Ma davvero dobbiamo perdere il nostro tempo a decidere se dobbiamo appoggiare i dico, o i cus, tal quali

ce li propongono i partiti politici? con la solita «speranza» che poi le cose «migliorino»?

 

Aggiungo, rapidamente, due considerazioni che spero facciano capire cosa voglio dire:

 

1. qualunque contrattino o unione-ghetto ci sarà eventualmente data dai partiti della sinistra o eventualmente, forse, chissà, dalla CdL, sarà fatta per chiudere e non per aprire la questione e il pacchetto dei diritti gay. Questo bisogna averlo chiaro.

 

2. se non c'è una forte elaborazione di questi diritti da parte nostra, chi ne sosterrà la richiesta? e prima ancora, chi elaborerà la soggettiva pretesa (individual claim) di avere quei diritti, e quindi ne vivrà già, in qualche modo? Conformerà il proprio cervello, le proprie azioni, scelte, il proprio modo di avvertire se stesso quale gay? Detto più semplicemente: chi renderà l'aria almeno respirabile? 

 

C'è un prius a qualunque rivendicazione, e questo prius qui non c'è (ancora). Lo si crea (se mai) sottraendosi mentalmente alla logica dell'appartenenza politica come discorso che apre e chiude tutto.

Anche il voto lo si può dare in modo delegante e quindi ingenuo e primario oppure in modo vigile, concorrenziale. Le condizioni perché le cose cambino sono fatte anche di una circolazione di idee e perché no di emozioni, di modi di esprimersi, di valutazioni, che formano la gran massa di pensieri, valori, discorsi e parole, che circolano nel mondo senza un genitore o un proprietario specifici, ma sono estremamente potenti.

 

Spero di non essere stato troppo confuso, anche se allargare il discorso rispetto ai binari consueti comporta questo rischio :P

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Come la vedo  io è molto semplice in teoria e molto complicato in pratica.

 

Es. Se a Firenze si va in Comune e si chiede un immobile gratis per aprire una sede arcigay, Domenici te la procura e arcigay apre la sua sede...ci aggiungo che probabilmente a Firenze pure un sindaco massone di FI te l'avrebbe data.

 

Il punto però è che fintantochè l'immobile gratis non arrivava arcigay non apriva...quando poi apre tu sei in posizione di debito nei cfr del comune ( fin dall'inizio e senza una volontà politica di esserlo: è nei fatti! )

 

A Milano alle ultime amministrative c'erano candidati appoggiati da arcigay in tutte le liste, non ne è stato eletto uno!

 

Allora, mentre nel 1985-1995 probabilmente l'unico modo di fare qualcosa era chiedere aiuto, oggi dovremmo per poter ottenere avere la forza e le capacità di dimostrare di essere in grado di dare...dare non significa regalare significa dimostrare di avere una forza e quindi dar prova di cosa si potrebbe perdere in caso di mancata accoglienza di nostre richieste.

 

Es.

Dare significa che i gay adulti con meno tempo a disposizione dovrebbero finanziare, abitualmente e certo in proporzione al reddito..., i gay giovani dovrebbero fare militanza attiva, non una volta l'anno alla gay parade, ma organizzando eventi, facendo raccolta fondi, costituendo una forza di potenziale appoggio a candidati gay-friendly

gratis ed efficiente.

 

Insomma, mi pare ovvio che il discorso di appartenenza politica è del tutto superato, almeno fintantochè eventualmente RNP, soprattutto Boselli, non ritornino all'ovile del PD.

 

Ma questo è solo un corno del problema, l'altro è l'assoluta incapacità dei gay di saper farsi avanti e dimostrare nei fatti di contare.

Non basta far la voce grossa se sostanzialmente si è inutili, anche perchè dall'altra parte non c'è il Vaticano tout court, c'è la CISL, Bazzoli e la finanza cattolica,

etc. etc. gente che conta e che fa pesare il fatto di contare.

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  • 5 months later...

rileggendo questo topic per caso mi sono reso conto ancora una volta come le cose in Italia facciano tanto rumore e poi si dimentichino velocemente...

Che fine ha fatto Alberto, il ragazzo (molto carino) protagonista della vicenda "fuori dal coro"?

Aveva grandi ambizioni televisivo-politiche e cominciava ad essere guardato di buon occhio dai forzisti della sua regione...eppure, sebbene in questa elezione abbiano candidato un sacco di giovani anche insignificanti per pura immagine, il coraggioso boy non è riuscito che io sappia a trovare neanche un posticino di bandiera nelle liste pdl...

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  • 2 weeks later...
  • 2 weeks later...

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