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La solitudine degli omosessuali


cambiapelle

Pensate che la solitudine sia maggiormente presente nei gay rispetto agli etero?  

10 members have voted

  1. 1. Pensate che la solitudine sia maggiormente presente nei gay rispetto agli etero?

    • si
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    • no, nessuna differenza
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    • non saprei
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cambiapelle

credete che la solitudine sia prerogativa gay? insomma, e' un po come quando ci definiscono artisti e tanto sensibili oppure pensate che veramante e' piu' facile per un gay sentirsi solo?

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secondo me è uguale..oggi esempio ho visto "mio fratello" è stato lasciato dalla ragazza..ecco reagisce esattamente come me..conosco gente etero che si fa mille problemi più di altri che sono gay..non è perchè si è gay o etero che si soffre di più..si soffre di più per il carattere che uno ha..uno può essere più sensibile o menefregista di un'altro a prescindere dalle sue tendenze sessuali..

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Io ho messo nessuna differenze, secondo me non dipende dall'essere gay o meno la solitudine, ma dipende da come è fatta una persona...se ha voglia di stare in compagnia oppure se è il tipo chiuso che preferisce starsene per gli affari suoi...Forse se un tipo che stà sempre solo scopre di essere gay probabilmente sarà più incline alla solitudine di uno che invece è molto socievole, però anche questo dipende sempre dal carattere :P

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No, non credo ci sia correlazione. Dipende dalla persona e dalle situazioni in cui si viene a trovare. Certo, può però esserci lo sfortunatissimo caso di un gay circondato da etero omofobi che lo allontanano e allora si.

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Non credo che sia una prerogativa gay. La solitudine dipende da tanti fattori esterni ed interni alla persona.però c'è da dire che il fatto che molti gay non si sentano compresi e amati dalle persone che li circondano o dalla società in generale può creare più facilmente l'alone della solitudine. comunque il problema della solitudine rigurda l'UOMO in generale, senza distinzioni di preferenze sessuali.

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Anche secondo me non c'è differenza. Ci sono tanti motivi per sentirsi soli e non credo che essere gay sia un motivo particolare, è uno come un altro.In questo mondo forse è uno in più, ma ce ne sono altrettanti...

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Credo che per gli omosessuali valga ciò che vale per gli appartenenti a qualsiasi altra minoranza: ti senti più solo in mezzo alla maggioranza che ti discrimina, ma - se le circostanze ti permettono di incontrare altri "come te" - trovi più facilmente compagnia e solidarietà.Ho scritto "se le circostanze lo permettono" e lo ribadisco. Difficilmente un minorenne omosessuale sperduto nella provincia puo' pensare di frequentare i luoghi di aggregazione per la propria minoranza. Amesso che si renda conto di far parte di una minoranza, perché non è detto nemmeno questo. Molti adolescenti omosessuali credono di essere gli unici al mondo.Se vi sembra strano tutto questo, sappiate che ho fatto il ritratto di me stesso. Come ripeto spesso, ai miei tempi e al mio paese non esistevano né cellulari né Internet e la prima volta che ho saputo dell'esistenza "concreta" degli omosessuali è stato in occasione della prima vittima "illustre" dell'AIDS, Rock Hudson.Anche per questo non mi stancherò mai di combattere i pregiudizi che vogliono che Internet sia solo dannosa o che le inziative gay siano "ghettizzanti" (anche quelle virtuali, compreso questo Forum).Prima di sparare a sproposito certe sentenze bisogna provare cos'è la VERA solitudine.

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Quoto con patate, con l'unica differenza che per me gli omosessuali sono "esistiti" solo dopo il pride del 2000. (ricordo ancora le immagini rubate ai telegiornali viste di nascosto e con tanto di occhi sgranati e quasi increduli). E poi dicono che i Pride sono inutili :P

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cambiapelle

non saprei, io mi sono sempre sentito solo da piccolo per il fatto di essere gay, e da ragazzino le cose non erano cambiate. solo all'eta' di 14 anni le cose sono migliorate. ho conosciuto luca, il mio migliore amico e condividevamo le stesse passioni, gli stessi amori. fino ad allora ero convinto che ero l'unico gay al mondo... beh, ai miei tempi internet non esisteva.comunque uno strascico di senso di solitudine e di ''non appartenenza al gruppo'' me lo porto dietro ancora oggi.no, per me a parita' di problemi, il gay(almeno quella della mia generazione)mediamente si sente piu' solo.

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è un topic un po' delicato da trattare, dire che sia gli etero che i gay sentono la solitudine allo stesso modo è un paradosso, come diceva yrian, siamo una minoranza ed è statisticamente provato che siamo più soli, io aggiungerei anche piu depressi. ma non è solo un fatto di carattere, devono essere presi in considerazione tutti gli elementi che concorrono a definire le cause, anche le cause più stupide sommate ad altre diventano gravi, se io mi sento solo perchè sono gay è scontato! se vado a dire in giro che sono gay mi trucidano, almeno nel contesto dove sono cresciuto io

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Mah, per me il fatto di sentirsi soli o no può essere coerente solo nel nostro contesto caratteriale, e non nel nostro orientamento sessuale. C'è chi è etero e che per vari motivi, sentimentali o no, si sente solo e quasi rifiutato dagli altri e c'è invece chi è gay ed è tutto il contrario di solo :P Per me oltre che il nostro carattere, influenza anche tanto il contesto sociale dove siamo cresciuti, se una città grande, o un paesino di campagna.

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da parte mia ho risposto "si".da piccolo mi sono sempre sentito solo, sono cresciuto diciamo solo con me stesso.. sin dalle elementari.. (non sapevo allora di essere gay non l'avevo ancora capito) mi sono sempre sentito, un pò in disparte dagli altri perchè ero diverso e anche se non avevo colto la fonte della mia diversità tendevo a distaccarmi dagli altri e crearmi il mio mondo.le cose migliorarono alle medie, cominciai a frequentare più le persone e feci più di una amicizia importante, creandomi un gruppo, che tuttavia lasciai per questo mio modo diverso di essere portandomi a isolarmi da tutti.. da parte mia (dovuto anche allla mia sensibilità e quindi il carattere..) ho un indole a isolarmi.. probabilmente per il mo essere gay che non è proprio accettato al 100% quando qualcosa non va.. e non va per la mia diversità tendo sempre a difendermi isolandomi.. creando un mini-mondo di cose interessanti che fanno solo trascorrere le giornate :look:oh non ci posso fare niente.. è il mio grande problema.. che ho da tutta la vita :sisi:comunque anche ora che ho avuto 2 ragazzi e alcuni miei amici sanno di me, penso ala solitudine, ilfatto è che i ragazzi con cui sono stato sono tutti e 2 bisex tendenti a etero.. (me li scelgo bene? :P) e parlare di cose gay tipo: ehi guarda che figo quello è tabù e mi sento solo per questo.. vorrei consocere persone GAY per farmi un bel gruppetto di amici e essere me stesso al 200% ehehe(quanto sto scrivendo) il punto è questo: secondo me la solitudine dipende dal carattere della persona.. ma nei gay (nel mio caso per esempio) è più accentuata perchè la diversità è ritenuta da gran parte della società una cosa negativa e quindi porta alla solitudine.scusate il post lungo.

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Cavoli, io ho messo "non so" solo per vedere le vostre risposte.La risposta che acrei voluto mettere io, non c'era...Secondo me gli omosessuali sono meno soli degli eterosessuali.Il solo fatto che io sia gay mi permette di socializzare con tanti altri ragazzi, solo grazie a questo. Come diceva Yrian, finito l'isolamento geografico o anagrafico, diventa molto semplice conoscere altri omosessuali.

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ci sarebbe da dire subito "sì" perché il gay più dell'etero deve accettare sé stesso e poi trovarsi una compagnia scartando i cretini e gli omofobima poi in fin dei conti non è così, se sei musone e/o timido da etero farai comunque fatica a farti notare e a fare distinzione tra cretini e gente di tuo piacimento...e poi mica ci scegliamo le frequentazioni in base all'orientamento sessuale voglio sperare

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In generale la risposta è si, i gay sono persone più sole rispetto alla controparte etero, assolutamente libera da costrizioni e pregiudizi.Ovviamente non si può generalizzare, sta a noi decidere o meno se avere relazioni con il prossimo, ma "l'amore greco", come direbbe Anakreon, rappresenta un ostacolo.

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(Vorrei precisare che "amor greco" non coincide con "amore omosessuale" e pregare per l'ennesima volta di non tirare in ballo l'omosessualità nella Grecia antica, se no si finisce di nuovo per litigare come tutte le volte precedenti.)

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Credo che la risposta debba essere articolata per fasce di età.Il bambino non sa di essere gay o cosa possa significare. Tuttavia gli vengono tutta una serie di richieste o sollecitazioni dirette o indirette, che gli fanno capire inconsciamente che su di lui si proiettano attese di "normalità". Probabilmente la tendenza ad isolarsi nasce nei casi in cui il bambino vive già questesollecitazioni con disagio. Tuttavia non tutti i gay sviluppano questa sensazione di diversità già in età infantile, in parte incide sicuramente il carattere, in parte il contesto ( c'è sollecitazione e sollecitazione )In alcuni casi si tratta di situazioni specifiche o emblematiche ripescate a posteriori nella memoria dell'adolescente gay ( che tenta di ricostruirsi una identità e una storia ) in altri casi di una sensazione pervasiva che definisce l'intera immagine della propria infanzia. L'adolescenza direi che sia l'età più critica, c'è il problema dell'accettazione e, in genere, l'impossibilità di parlarne con altri, ovvero il senso di isolamento che rende la solitudine del ragazzo gay diversa da quelladi un adolescente etero. Non va trascurato il fatto poi che l'adolescente gay deve fare i conti anche con l'omofobia eterosessuale. Non è detto che la solitudine debba tradursi necessariamente in melanconia odepressione, ognuno reagisce a modo suo, secondo il proprio carattere. Tuttavia anche atteggimenti reattivio ribellistici ( in senso creativo, positivo-adolescenziale ) corrispondono pur sempre al tentativo di trovare una via di espressione, che ha alle spalle un plus di solitudine. L'antidoto alla solitudine è la socialità gay. :P

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Secondo me la solitudine non ha sesso, si può essere, o semplicemente sentirsi soli per 1000 motivi. Ci si sente soli quando si è alla fine di una storia, o quando viene a mancare qualcuno a te caro, ma puoi sentirsi solo anche per cose molto meno gravi, magari hai accumulato al liceo una sfilza di brutti voti, così come anche all'università. Però il fatto di essere gay per come la vedo io potrebbe starci a seconda di come uno la vive la situazione. Come del resto anche le altre situazioni già descritte fin ora o anche tutt'altre.

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Compagnia e divertimento volendo se ne trova sempre, ma basta scavare un po' sotto questa patina fatta di finta allegria e rapporti usa-getta per trovare in realtà molta solitudine.

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Si. Da giovane uno non ci pensa, ha maggiori possibilità di conoscere e frequentare, è sicuramente più ricercato, ecc.Procedendo con l'età, se non ci si è creati delle relazioni stabili o delle frequentazioni, si resta da soli.Forse le cose cambieranno lievemente se avremo un riconoscimento pubblico delle unioni ma credo riguarderà una minoranza.Molti fregano la solitudine (che ad altri puà anche piacere) con l'impegno nel sociale, nel politico, arte, ecc.

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mamma mia basta!! non ce la faccio più a leggere questo topic :)

sta diventando triste, BASTA CON QUESTA SOLITUDINE :P tutti ne parlano ma nessuno propone un modo per eliminarla

stanno riemergendo tutti i problemi, le paure i timori che affliggono l'omosessualità che si sono tenuti a bada o (almeno si è cercato) durante gli anni ... è colpa del contesto, del carattere... ma de ke :(

perchè non ci incontriamo tutti in una spiaggia e ci facciamo un bel bagno... con questo caldo, oppure al village, altro che solitudine... :P il mio msn è visibile :sisi:

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funeralblues

La solitudine non credo che sia una condizione esterna ("l'essere da solo") ma una condizione interna ("il sentirsi solo").Questa condizione non dipende dal numero di persone che ci circondano ma dalla capacità che questi soggetti hanno di interagire in maniera profonda e vitale. L'antidoto alla solitudine è quindi, da come la vedo io, la capacità di sapersi dare. La propensione, rischiosa ma indispensabile, a mostrare la propria anima.La socialità gay può aiutare ma può creare anche alcuni ostacoli: io, ad esempio, ho avvertito la peggiore sensazione di solitudine proprio in certi locali esclusivamente gay - e poichè li frequentavo proprio per superare la mia sensazione di solitudine ne provavo una ben maggiore frustrazione -. Ho avvertito una incapacità di comunicare che probabilmente nasceva dal sottoscritto ma che, osservando l'ambiente che mi circondava, appariva ampiamente condivisa.

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Interessante quello che hai scritto. Credo anche io che la solitudine sia più che altro una condizione psicologica più che fisica. Però secondo me dipende dal sentirsi più o meno amati.

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Il mio discorso era distinto per fasce d'età, perchè a mio avviso esiste potenzialmente una specificità gaye poi la questione diventa o dovrebbe diventare irrilevante.E' evidente però che ci si può sentire soli anche dopo.Conta l'ambiente con cui si interagisce, ma pure il bisogno e le domande che ci si portano.Più una persona non comunica e non si esprime fuori da quell'ambiente, più ci porterà dentro una domanda e un bisogno di comunicazione, di autenticità, tendenzialmente difficile da soddisfare. E ciò vale pure per l'amore e tutto il resto. Questo lo dicoperchè proprio a livello psicologico non dobbiamo sottacere che lo sguardo su ciò che ci circonda è soggettivo e non dobbiamofare l'errore di essere proiettivi, cosa che capita a tutti, senza averne però coscienza. Semmai Rigoletto ha introdotto un tema, che io ad esempio avevo trascurato, che è quello dell'età che avanza. Lui ci dice che se non ti sei costruito dei rapporti privilegiati, una socialità "tua", propria, poi inizianodei problemi. Sullo sfondo pone il tema della famiglia: l'omosessuale ( mediamente ) non fa' famiglia quindi...Mi sembra una notazione che può avere una sua verità di esperienza.Però se ci riflettiamo le famiglie eterosessuali tendono progressivamente a sgretolarsi. Quindi evidentemente anche le istituzioni etero più "tranquillizzanti" e "normalizzanti" pare non riescano anormare tutti i bisogni individuali come un tempo. O noi accettiamo la vulgata conservatrice che la colpaè della famigerata "crisi dei valori" o da liberali la poniamo in dubbio e diciamo che queste istituzioni sireggevano su una apparenza normativa.

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funeralblues

Cosa intendi per "quell'ambiente"? Esiste un ambiente "ideale" dove è possibile soddisfare questo bisogno comunicativo? E perchè dovrebbe funzionare proprio in quell'ambiente? L'errore di essere proiettivi senza averne coscienza non potrebbe consistere proprio nel ritenere che sia l'ambiente - o la sua proiezione :( - e non il soggetto, l'io che ne fa parte, a rivestire un ruolo determinante nel favorire la comunicazione?

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La solitudine non credo che sia una condizione esterna ("l'essere da solo") ma una condizione interna ("il sentirsi solo").Questa condizione non dipende dal numero di persone che ci circondano ma dalla capacità che questi soggetti hanno di interagire in maniera profonda e vitale. L'antidoto alla solitudine è quindi, da come la vedo io, la capacità di sapersi dare. La propensione, rischiosa ma indispensabile, a mostrare la propria anima.La socialità gay può aiutare ma può creare anche alcuni ostacoli: io, ad esempio, ho avvertito la peggiore sensazione di solitudine proprio in certi locali esclusivamente gay - e poichè li frequentavo proprio per superare la mia sensazione di solitudine ne provavo una ben maggiore frustrazione -. Ho avvertito una incapacità di comunicare che probabilmente nasceva dal sottoscritto ma che, osservando l'ambiente che mi circondava, appariva ampiamente condivisa.
a quello che scrivi vorrei aggiungere una cosa:nei locali gay, nelle discoteche e simili io sento aumentare questa sensazione, è perchè lì si pianifica tutto a tavolino, ogni persona finge uno stereotipo, finge con se stessa e nella maggior parte dei casi non sa neanche quello che cerca, forse se si è più sinceri e aperti con tutti la solitudine non ci sarebbe.
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Funeral è esattamente la critica che rivolgevo al tuo discorso.Non esiste un ambiente ideale. Esistono però dei passaggi e delle esperienze necessarie.In questo senso soltanto le possiamo ritenere determinanti.Più in generale poi, farei attenzione a questi slanci enfatici ( darsi, mostrare la propria anima,donarsi...) nel senso comune vengono interpretati come sinonimo di generosità e sincerità,che sono cose indubbiamente positive, ma non è necessariamente vero.Direi che valgano nella misura in cui si intenda la cosa come superamento del livello piùconvenzionale o banale di comunicazione. La cd. "conversazione da bar" può essere purela cd. "conversazione da cruising-bar" o da "discoteca gay".

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