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Salve a tutti :)


Echo1992

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1 hour ago, Echo1992 said:

Il talento è nulla in arte, senza lo studio.

Come già notò l'Anonimo:

il sublime è risonanza d'un ingegno magnanimo.

Per esprimere, cioè per premere fuori, per manifestare l'ingegno  è necessaria l'arte, ma l'arte per sé stessa non crea né sostituisce l'ingegno;   d'altronde un ingegno non espresso, non manifestato in virtù dell'arte rimarrebbe ignoto altrui:

dunque arte ed ingegno sono ambedue necessari affinché alcuno sia riconosciuto artista.

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29 minutes ago, Saramandasama said:

Ma davvero c’è bisogno del conservatorio per suonare un flauto???

Non del Conservatorio, ma di un Maestro.

è il dilemma pedagogico dell'educazione. Esiste l''autoeducazione come l'eteroeducazione.

L'autoeducazione puoi raggiungerla educandoti da solo, attraverso la cultura (premesso che tu possa accedere alla cultura attraverso una decodificazione dei segni - ovvero la lettura, che ti viene impartita dall'esterno). L'eteroeducazione è l'educazione che tu sei in grado di impartire a te stesso attraverso gli altri, ovvero il Maestro, o i maestri... 

Per suonare qualsiasi strumento, a meno che non si voglia farlo per diletto, da autodidatta (in ambito appunto "dilettantistico", che lascia intuire che il livello strumentale di un dilettante sia comunque limitato), serve un Maestro. 

Per suonare un flauto, i cui repertori sono difficilmente accessibili da un autodidatta, servirà una preparazione accademica e specialistica. Quindi la risposta è affermativa. Dubito seriamente che un dilettante possa, con tutto rispetto, suonare un flauto senza allungare a dismisura le tempistiche di apprendimento. Se esiste una disciplina, una strada già battuta da altri, a qualcosa servirà...

In questo caso l'ingegno servirà ad esplorare in modo creativo la Forma della musica, facendo un'indagine musicologica e storica sul perché compiere determinate scelte stilistiche. 

La musica occidentale "colta" (e non intendo per questo superiore ad altre musiche), necessita di una decodifica, sia nel termine tecnico (l'artigianato della musica) che storico (indagine musicologica sui repertori e accesso agli archivi). 

La musica, purtroppo, non è un'emozione immediata e non è volta a suscitare emozioni immediate: non si può ascoltare di sottofondo al ristorante per intenderci. Anzi, ha bisogno di un ascolto informato e preferibilmente... con la partitura sott'occhio (a meno che questa non sia già imparata a memoria).

Dipende anche da come si intenda la musica. Quello di cui ho parlato sopra è da intendersi musica come opera d'arte e "restauro" dell'opera d'arte nel presente (ragione per cui si necessita l'esecuzione strumentale).

La musica intesa come "consumo" può essere apprezzata anche in modo "leggero", volta a suscitare emozioni immediate. Il cui uso però non è finalizzato alla comprensione di un'opera d'arte e delle relative forme.

Inevitabilmente, questo discorso avrà da indagare sull'Estetica e lascia spazio aperto alla Musicologia che si occupa di questi studi.

Edited by Echo1992
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8 minutes ago, Saramandasama said:

Voglio capire il pianoforte, il violino. Ma il flauto?

 

Non reputo questo video offerto come "esaustivo". Non può essere esaustivo riportare un repertorio di musica da consumo, leggera, su un flauto dolce la cui storia affonda le radici nel pieno Settecento. Se a questo aggiungiamo la sonorità propria di un flauto il cui costo è irrisorio e si aggira pressoché intorno ai 10 €, a questo punto c'è da chiedersi se effettivamente serva un maestro o una accademia...

Puoi trovare un esempio adeguato nel brano proposto di Van Eyck all'interno di questo topic. Questo, per quanto mi riguarda, è inadeguato.

@Mario1944grazie, Mario. Reputo la tua osservazione sull'ingegno abbastanza acuta. Tuttavia, la creatività in musica non è così scontata: superato lo scoglio della tecnica, a meno che non si parli di innovazione (l'invenzione di un nuovo linguaggio), il restauro di linguaggi a noi lontani richiede indagine. Perciò configuro la creatività con il saper scovare nuovi significati nel testo della musica, esattamente come farebbe un restauratore (per creare un parallelo con l'arte figurativa), oltreché di indagare sui linguaggi e l'espressività propria del periodo storico.

Edited by Echo1992
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2 minutes ago, Echo1992 said:

Non può essere esaustivo riportare un repertorio di musica da consumo, leggera, su un flauto dolce la cui storia affonda le radici nel pieno Settecento.

Echo, ti prego, avevamo iniziato una discussione di un certo livello, non farti mandare fuori strada da quel coglione di Saramandasama, E' una testa di cazzo che sta qui sopra solo per infastidire l'utenza. Se  diventerai un habitué del forum ti renderai conto che tutti lo ignoriamo  perché non si può essere ogni volta scurrili come lo sono stato io in questo intervento. 

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4 minutes ago, Bloodstar said:

Echo, ti prego, avevamo iniziato una discussione di un certo livello, non farti mandare fuori strada da quel coglione di Saramandasama, E' una testa di cazzo che sta qui sopra solo per infastidire l'utenza. Se  diventerai un habitué del forum ti renderai conto che tutti lo ignoriamo  perché non si può essere ogni volta scurrili come lo sono stato io in questo intervento. 

Se ho risposto è perché reputo opportuno argomentare rispetto anche a chi è dello stesso avviso. Non credo sia poi tanto scontato, considerato che poi su questo argomento siano stati scritti dei trattati 🙂

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2 hours ago, Echo1992 said:

la creatività in musica non è così scontata: superato lo scoglio della tecnica, a meno che non si parli di innovazione (l'invenzione di un nuovo linguaggio), il restauro di linguaggi a noi lontani richiede indagine. Perciò configuro la creatività con il saper scovare nuovi significati nel testo della musica, esattamente come farebbe un restauratore (per creare un parallelo con l'arte figurativa), oltreché di indagare sui linguaggi e l'espressività propria del periodo storico.

Certo ci sarebbe da distinguere tra artefice ed interprete, non solo in ambito musicale:

altro è esprimere con arte il proprio ingegno, quando pur sia un ingegno degno d'essere espresso....;  altro cogliere con arte propria d'interprete le espressioni dell'ingegno altrui già artisticamente espresse.

Ma, sia pure su d'un gradino inferiore, anche l'interprete può essere considerato artefice e dunque anche a lui possiamo chiedere non solo arte, ma anche ingegno, non solo ingegno, ma anche arte, seppur in modo diverso che lo chiediamo all'artefice originale e per certi versi molto più arduo, perché né l'arte né l'ingegno dell'interprete dovrebbero conculcare l'arte e l'ingegno dell'artefice originale, cosa che non raramente invece accade.

2 hours ago, Echo1992 said:

Reputo la tua osservazione sull'ingegno abbastanza acuta. 

Non è mia, ma dell'Anonimo del Sublime (peri Hypsous).... 😉 

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7 minutes ago, Mario1944 said:

Certo ci sarebbe da distinguere tra artefice ed interprete, non solo in ambito musicale:

altro è esprimere con arte il proprio ingegno, quando pur sia un ingegno degno d'essere espresso....;  altro cogliere con arte propria d'interprete le espressioni dell'ingegno altrui già artisticamente espresse.

Ma, sia pure su d'un gradino inferiore, anche l'interprete può essere considerato artefice e dunque anche a lui possiamo chiedere non solo arte, ma anche ingegno, non solo ingegno, ma anche arte, seppur in modo diverso che lo chiediamo all'artefice originale e per certi versi molto più arduo, perché né l'arte né l'ingegno dell'interprete dovrebbero conculcare l'arte e l'ingegno dell'artefice originale, cosa che non raramente invece accade.

Credo che i compositori siano ben consapevoli del processo esistente in musica della produzione che ha bisogno di tre elementi importanti per poter esistere: 1. il compositore; 2. l'esecutore/orchestra (e direttore); 3. l'ascoltatore.

Se viene a mancare uno di questi elementi, la musica... non esiste.

Senza contare che essa, in quanto arte, non è vincolata alla comunicazione di un fatto "oggettivo" oppure vuole essere uguale a sé stessa in ogni momento. 

Essa subisce la percezione e la deformazione cognitiva del compositore, dell'esecutore e dell'ascoltatore. L'ascoltatore stesso non può essere immune dall'interpretare i messaggi che arrivano dalla musica, e soprattutto se essa è strumentale. Perciò, esprimere l'originalità di un brano "così come lo intendevo il compositore", è semplicemente impossibile. Ragion per cui possiamo avvicinarci ad un'idea, senza però avere pretese di renderla effettivamente così come è o come era. 

L'arte (specie se è solo strumentale) è suscettibile di interpretazione. Qui è l'originalità sia dell'interprete che dell'ascoltatore.

Edited by Echo1992
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1 hour ago, Echo1992 said:

esprimere l'originalità di un brano "così come lo intendevo il compositore", è semplicemente impossibile. Ragion per cui possiamo avvicinarci ad un'idea, senza però avere pretese di renderla effettivamente così come è o come era. 

Be', certo, ma questo è impossibile per ogni arte, anzi, per ogni attività non solo umana:

anche quei prodotti che apparentemente sono oggettivi, come le pitture o le sculture o le opere scritte, a ben considerare non possiamo percepirli esattamente come li ha percepiti il poeta, nel senso proprio di artefice, perché sono mutate, soprattutto quando siano opere di secoli innanzi,  le circostanze nelle quali sono stati creati.

L'interprete dovrebbe saper restituire l'artificio passato tentando, nei confini del possibile che sono dati anche dalle conoscenze del suo tempo, di ripetere l'intento dell'artefice originale:

cosa facile a dirsi, ma difficile a farsi, tanto più perché lo spettatore ha spesso opinioni divergenti da quelle dell'interprete stesso circa la natura del prodotto restituito e circa gl'intenti  dell'autore primo.

 

 

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4 minutes ago, Mario1944 said:

cosa facile a dirsi, ma difficile a farsi, tanto più perché lo spettatore ha spesso opinioni divergenti da quelle dell'interprete stesso circa la natura del prodotto restituito e circa gl'intenti  dell'autore primo.

 

 

Qui vi è l'orizzonte d'attesa dello spettatore... il cui ascolto/sguardo è nutrito dalle esperienze precedenti: si aspetterà sempre qualcosa dall'opera d'arte. L'innovazione sta nel proporre qualcosa di noto all'ascolto e infrangere nel frattempo l'aspettativa, la struttura di ciò che è già noto.

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Saramandasama
5 hours ago, Bloodstar said:

Echo, ti prego, avevamo iniziato una discussione di un certo livello, non farti mandare fuori strada da quel coglione di Saramandasama, E' una testa di cazzo che sta qui sopra solo per infastidire l'utenza. Se  diventerai un habitué del forum ti renderai conto che tutti lo ignoriamo  perché non si può essere ogni volta scurrili come lo sono stato io in questo intervento. 

Il 90% dell’utenza  del forum potrebbe essere  considerata testa di cazzo. Tu non sei da meno! Anzi sei forse il primo! Che si sappia eh!

Edited by Saramandasama
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insomma  @Bloodstar,

io un paio di giorni fa ti ho dato del CINICO,

un altro utente ieri ti ha dato dello SNOB,

oggi un altro di da'  del  TESTA DI CAZZO….

complimenti!  stai messo bene ANCHE tu!

                        :lol:

 

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On 6/25/2020 at 7:49 PM, Echo1992 said:

Qui vi è l'orizzonte d'attesa dello spettatore... il cui ascolto/sguardo è nutrito dalle esperienze precedenti: si aspetterà sempre qualcosa dall'opera d'arte. L'innovazione sta nel proporre qualcosa di noto all'ascolto e infrangere nel frattempo l'aspettativa, la struttura di ciò che è già noto.

Intendi dire "l'innovazione nell'interpretazione"?:

se tale fosse il suo fine, cioè "proporre qualcosa di noto all'ascolto e infrangere nel frattempo l'aspettativa, la struttura di ciò che è già noto" non sarebbe più interpretazione d'un'opera altrui, ma opera innovativa dell'interprete, il quale assumerebbe perciò l'opera preterita come mero fomite per la sua creazione....

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