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La paura del tempo perso (lavoro)


PiNKs

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Che concetto avete del tempo perso? Ultimamente sto cercando di combattere contro le mie pippe mentali ma sento come se società ci imponga di fare tutto e subito e se si inciampa in un percorso che non riteniamo nostro ci sentiamo in difetto. Guardiamo gli altri in maniera costante e facciamo paragoni in continuazione. Tutto ciò è davvero utile? Mi dà davvero fastidio questo confronto e questa pressione, questa ansia che crea la società. La paura del fallimento e l'aumento della competizione sociale legata alla società capitalistica e individualistica dove il successo personale della persona è fondamentale. Sbagliare strada non è concesso e quelle tappe sociali che la società presuppone si facciano ad una determinata età ci fanno sentire di aver compromesso il nostro percorso di vita. Genitori che si aspettano troppo da noi. Competizione,  competizione e competizione.

Questa è la mia esperienza ma non voglio consigli su questa, voglio solo farvi conoscere il mio punto di vista e da cosa nasca questa paura nel mio caso.Tutto è nato quando a 16 anni ho dovuto ripetere l'anno di scuola e da allora ho cominciato a sentirmi in difetto. La confusione sul mio futuro non ha affatto aiutato e così tra percorsi di studio sbagliati, anni di isolamento e autostima pari a 0 ho capito cosa volessi fare nella mia vita a circa 25 anni. Prima di ciò avevo un carattere non molto forte e vedevo gli altri come superiori a me e mi sentivo un perdente ma poi ho preso in mano le redine della mia vita e ho decisi di combattere. Ovviamente ho studiato e ancora lo sto facendo e finalmente ho iniziato il percorso lavorativo adatto a me e che mi crea gioia. Il problema del tempo perso non è lo stesso svanito perché ora a 27 anni continuo a vedere ragazzi della mia età già essere arrivati a dove io vorrei arrivare mentre io sto facendo ancora la cosiddetta "gavetta" e devo dare ascolto a gente più piccola di me di etá ma con maggiiri anni di esperienza in questo determinato settore. Magari loro hanno cominciato a 16/17/18 anni e alla mia etá si ritrovano con 10 anni di esperienza alle spalle. Per questo motivo sono anche andato via dall'Italia in quanto se non hai esperienza non te la fanno fare se non giovanissimo. A 25 anni sei tagliato fuori ,nel mio settore che non specifico come in alcuni altri settori,se non hai esperienza. Ho avuto già parecchi fallimenti e ho paura di fallire. Ora sto reagendo invece che con la sconfitta sto reagendo con l'attivazione e dandomi da fare. Ora non lavoro di certo dove vorrei ma per ora mi accontento in quanto si avvicina molto. Almeno sto muovendo i primi passi. Nella mia seconda esperienza lavorativa ho conosciuto un supervisore del quale avevo una grande stima e ammirazione che ha cominciato a fare quel determinato lavoro a 29 anni  e i miei mi dicono in continuazione che ognuno di noi ha percorsi di vita differenti e di non guardare i successi degli altri ma davvero a volte non riesco e non riesco a stare sereno al 100%.

Avete mai provato questa paura? Possibile modo per non pensarci?

Vorrei faceste delle riflessioni al riguardo e nascesse un dibattito al riguardo

Edited by PiNKs
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Bloodstar

Ora ti rispondo brevemente, poi magari amplio perché è un tema che mi tocca e mi interessa. 

Al contrario di te io ho sempee avuto le idee piuttosto chiare e non ho tecnicamente perso tempo: ho scelto un percorso di studi che mi si confaceva, sto per finire l'università in tempo, ho preso un pezzo di carta al conservatorio. 

Però non sono tranquillo. Mi inquieta pensare che potrei comunque aver perso tempo, mi inquieta pensare che avrei potuto farr di più e meglio, mi inquieta sapere che ho fatto degli studi scarsamente utili che non mi daranno un futuro radioso.

Mi inquietano un saccp di cose ma penso che oggi (non parlo della pandemia, eh, abche se questa ha aggravato il quadro) non si può fare a meno di provare angoscia circa la propria riuscita. Solo un folle sarebbe perfettamente tranquillo circa il proproo avvenire. Non mi avventuro in analisi sociologiche ma mi pare pacifico che uno, in ogni caso, deve convivere con la propria ansia. E in un certo senso la riuscita non è altro che una gestione brillante delle angosce che uno si porta dentro. 

Ho risposto. Di fretta, forse sono stato sconclusionato. 

 

Edited by Bloodstar
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Hinzelmann

Il quadro che delinei è abbastanza realistico, cioè ho ascoltato molte storie simili alla tua nel corso degli anni, d'altronde è notorio che l'adolescenza sia un periodo difficile per tutti ed in ispecie per gli adolescenti gay, che spesso si ritrovano a pensare a 25 anni di aver perso un sacco di tempo, aggiungerei che in parallelo a coloro che hanno avuto un curriculum scolastico disordinato e che si sono sentiti a vario titolo svuotati di capacità ed autostima, ci sono anche i cd "perfettini" che hanno fatto tutto nel modo giusto ma hanno congelato la propria omosessualità e sentono di aver perso tempo per l'accettazione ( oggi forse le cose stanno messe in temini meno categorici ed i blocchi all'espressione della propria omosessualità non sono facilmente inquadrabili, ma questo li rende anche più insidiosi )

Alla fine si tratta di riuscire ad immaginarsi un proprio personale percorso evolutivo che valorizzi la propria diversità individuale, in termini generici mi sentirei di semplificare così.

In tempi così travagliati come gli attuali in cui credo che a causa del coronavirus l'intera società verrà sconquassata, si potrebbe dire "mal comune mezzo gaudio"

Si aprono spazi di condivisione delle proprie paure con persone perfettamente strutturate e funzionali, come mai avremmo immaginato e questa può essere una opportunità, senza perdere però il filo di quel percorso individuale di cui dicevo sopra

 

 

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5 minutes ago, Hinzelmann said:

In tempi così travagliati come gli attuali in cui credo che a causa del coronavirus l'intera società verrà sconquassata, si potrebbe dire "mal comune mezzo gaudio"

a me lo dici?

una volte finita (stasera) la cerimonia tristerrima x i David di Donatello, mi mettono in CIG a zero ore  fino a non si sa quando, con la possibilità concreta a medio termine di tagli a sangue in tutto l'ufficio.

E non è una bella prospettiva il rischio di ritrovasse a spasso passati i 40, tra l'altro per una situazione totalmente indipendente dalla volontà di tutti.

Se a 20-25 anni resettitutto e hai l'energia (e l'entusiasmo) per reinventarti una vita,  un mestiere o che ne so, per me/noi diventa un fio più dura

 

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Hinzelmann
20 minutes ago, freedog said:

a me lo dici?

Purtroppo le cose stanno così, ovviamente non tutti usciranno da questa situazione danneggiati in modo uguale

Per alcuni potrebbe essere la catastrofe che ricorderanno fino a 80 anni, per altri un periodo molto difficile etc

Certo è che anche persone perfettamente adattate, strutturate e funzionali finiranno per essere travolte

Edited by Hinzelmann
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Questo concetto di tempo perso è puramente utilitaristico e iper-capitalistico e non mi piace. Certo, viviamo in questa società e non a Fantasilandia, quindi dobbiamo farci i conti. La strada migliore per noi stessi è sempre quella che alla fine scegliamo. Io consiglio di scegliere ciò che più piace e poi coniugarlo a qualcosa che può piacerci ma risulta più pragmatico nel mercato del lavoro, se uno si sente di voler studiare una cosa che gli piace da impazzire ma non gli dà nessuna opportunità lavorativa fa bene, ma dovrà confrontarcisi dopo. Se uno non ha un interesse maggiore ma sparso, dovrebbe studiare quello che gli dà più possibilità lavorative. Del domani non c'è comunque certezza in ogni caso, dunque non c'è il "tempo perso" per me, se uno inizia a studiare all'università subito dopo il liceo o poi interrompe e riprende oppure la inizia molti anni dopo non è in nessun caso un "male". Ognuno ha la sua vita, il suo vissuto, il suo percorso, i suoi interessi, le sue intuizioni, non ci sono ritardatari, non è una gara. Conosco un ragazzo che studiava e gli mancavano pochi esami, ha mollato e ora fa il ballerino ed è contento così, però non tutti gli amanti della danza trovano la scuola, i soldi, il tempo e poi il lavoro per fare i ballerini. Ci sono piccoli "genietti" di buone famiglie che a pochi anni dalla maggiore età hanno decine di esperienze lavorative, dei titoli di studio importanti e hanno buone probabilità di essere inseriti in lavori ambiti, che dobbiamo farci? Non siamo tutti uguali, non partiamo tutti con la stessa mente, la stessa famiglia, la stessa classe sociale, la stessa cultura e gli stessi interessi, neanche lo stesso cervello. Paragonarci a chi è più bravo di noi o fa peggio di noi, non ha alcun senso, è la matrice dell'invidia, male umano seppur naturale, meglio pensare al qui ed ora e pensare solo a noi stessi in relazione a ciò che vogliamo fare, studiare, ecc.

Edited by Serpente
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13 hours ago, PiNKs said:

Possibile modo per non pensarci?

Non usare i social e darsi da fare, lavorare. Anche costruire e curare degli affetti solidi può aiutare a ricordarsi che le scale di successo della competizione sociale hanno poco valore finché si è importanti per qualcuno nella propria sfera personale. In alternativa puoi fare volontariato.

Parli principalmente del contesto lavorativo. Io sento di essere sottosviluppato in altri ambiti, ma arriva un momento in cui bisogna fregarsene, basta essere in

Edited by wwspr
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3 hours ago, PiNKs said:

Ps: non voglio che il topic si sposti sulla pandemia o la situazione sarebbe ancora più tragica.

bello mio, oggidì la vedo difficile non fare i conti con lei E le sue conseguenze...

Edited by freedog
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IlFinnico

Eh, bell'argomento , mi ci ritrovo in pieno anch'io. Il fatto è che per non sentire questa pressione dovresti avere la fortuna di avere un interesse o pochi altri che sovrastano nettamente tutto il resto.A quel punto lo sai, ti dedichi a quello e fine. Se invece hai tanti interessi già di tuo, da unire a quelli indotti che costantemente devi combattere, è più difficile, considerando anche il fatto che devono essere interessi in qualche modo remunerati e che qualsiasi cosa richiede impegno e tempo. Cioè, per dirti, tra le tante cose a me piacerebbe studiare seriamente il finlandese, e se avessi alle spalle una famiglia facoltosa potrei pure farlo ; il fatto è che già solo  questa cosa richiede tanto tempo,e il tempo non è infinito; nel frattempo devo trovare anche un modo per  guadagnarmi da vivere,  e non sempre coincide con la passione che hai. Il rischio è quello di passare anni a sopravvivere e poi boom,  all'improvviso ti chiedi: ma io una volta avevo tanti progetti, anche se non ben definiti, invece sono passati tanti anni e non so manco più chi sono. C'è sempre il fatto che si è diffusa l'idea di poter fare tutto,  ma non è così ; ci sono lavori per i quali serve impegno, da lì non si scappa, e per imparare serve anche sbagliare, se poi uno ha la capacità di comprendere e non ripetere i propri errori. 

Sono d'accordo con @wwspr sull'uso dei social,  anche se oggi in molti casi servono anche per lavorare. (Curiosità: ricordo male o eri tu che seguivi Crepaldi?  ). 

L'isolamento è conseguenza "naturale" di questa pressione continua, anche in questo mi ritrovo. Il fatto di darsi da fare, in qualsiasi direzione, può anche andare bene, se fatto per un periodo, poi si spera che uno una strada la trovi. A proposito,  ho letto che sei all'estero; beh, in qualche modo questa è già un'esperienza, no ? Magari c'è il figlio di un grande imprenditore che lavora col padre e tu consideri realizzato,quando invece sotto sotto è infelice perché avrebbe voluto fare altro.

Ho letto che parlavi anche della bocciatura a scuola. Ecco, io a scuola andavo bene, e c'era gente che rosicava, ma io non mi sentivo per niente "secchione", e non facevo nulla per esserlo (per farti un esempio,stavo sempre all'ultimo banco), semplicemente studiavo per sopravvivere aspettando che finisse la scuola; agli occhi degli altri magari ero chissà quale realizzato,ma, ripeto,io non mi ci sentivo per niente. Infatti finito il liceo boom, vuoto, reset totale: via gli amici, via tutto quanto, sto cercando di dare un verso alla mia vita. Per la cronaca,al secondo anno di liceo un mio compagno di classe è stato bocciato,però ricordo che durante quell'anno ha vinto un trofeo di rugby con la sua squadra. Beh, chi lo dice che un diploma con voti alti valga più di un trofeo di rugby? Se lui è portato per quello e ha quella passione, è un gran risultato no? Non c'è un modo univoco di vivere,ognuno ha la sua strada.Inoltre io ,a differenza sua, non avevo una vita amorosa o chissà quale vita sociale. Quindi chi stabilisce chi dei due è davvero realizzato? 

Stesso discorso per le aspettative dei genitori; molti di loro non hanno la flessibilità mentale per capire che il mondo è cambiato da quando avevano la.nostra età; per dirti , io ho 22 anni, mia madre alla mia età sì è sposata. A loro non darei molto peso.

Non so se si è capito tutto il discorso 😅

Ah, comunque c'è un sacco di gente messa così, io direi che ci sono i presupposti per un cambiamento.  Voglio dire, finché viene risucchiato uno solo è un conto , ma se poi guardandoci negli occhi ci raccontiamo tutti gli stessi disagi, beh,  parliamone  (sarebbe bello farlo dal vivo ).

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È la pigrizia. Il progresso fa l'uomo fesso. Non dimenticare i buchi neri.

Tu sei debole. 

Edited by ashgarti
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Bloodstar
19 minutes ago, IlFinnico said:

sarebbe bello farlo dal vivo

I raduni fanno parte di un'epoca trascorsa, ahimé.

 

19 minutes ago, IlFinnico said:

Ah, comunque c'è un sacco di gente messa così, io direi che ci sono i presupposti per un cambiamento.  Voglio dire, finché viene risucchiato uno solo è un conto , ma se poi guardandoci negli occhi ci raccontiamo tutti gli stessi disagi, beh,  parliamone 

Mha, servirebbe giusto ad avere un'idea un po' più chiara del nostro malessere.

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1 hour ago, IlFinnico said:

Sono d'accordo con @wwspr sull'uso dei social,  anche se oggi in molti casi servono anche per lavorare. (Curiosità: ricordo male o eri tu che seguivi Crepaldi?  ). 

Ricordi male.

I social usati per lavoro si possono sfruttare con i paraocchi per annullarne il potenziale distruttivo del proprio tono dell'umore. Su linkedin blocco tutti i contatti che mi triggerano dal mio feed e non ci spendo più del tempo strettamente

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15 hours ago, PiNKs said:

Avete mai provato questa paura? Possibile modo per non pensarci?

Sì, per me la paura del tempo perso è una costante, perché sono un procrastinatore. 15 anni fa ho scelto un corso di studi universitario che mi è risultato tutto sommato semplice, sebbene proprio per questo ho l'impressione che se mi fossi impegnato di più sarei riuscito anche a trovare un impiego conseguente...al tempo ho conseguito la laurea magistrale con un anno e mezzo di ritardo, che a ripensarci non è così traumatico, ma all'epoca mi sentivo tremendamente in difetto 😶

Ora dopo qualche anno di lavoro in un altro settore sono tornato sui libri per fare studi molto diversi...🤔

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15 hours ago, PiNKs said:

Ora sto reagendo invece che con la sconfitta sto reagendo con l'attivazione e dandomi da fare.

 i miei mi dicono in continuazione che ognuno di noi ha percorsi di vita differenti e di non guardare i successi degli altri ma davvero a volte non riesco e non riesco a stare sereno al 100%.

Avete mai provato questa paura? Possibile modo per non pensarci?

Stai facendo l’unica cosa sensata che tu possa fare. Non c’è altro da fare. Il tempo perduto è perduto, ed è irrecuperabile. Inoltre sei fortunato ad avere il supporto dei tuoi genitori che ti indicano la strada psicologica giusta. 

Puoi però aiutarti con la seguente riflessione. Bisogna distinguere tra tempo perduto e coscienza del tempo perduto. Ci sono milioni di persone che perdono il loro tempo, non fanno nulla o quasi nulla della loro vita, ma non ne sono coscienti e non ci pensano, o se ne infischiano. La coscienza del tempo perduto è un passo ulteriore, ed è un assioma della psicoanalisi che tale coscienza sorge quando una persona ha fatto un passo avanti, ha realizzato uno scarto in avanti, ha fatto un reale progresso – inevitabilmente scatta allora un: "ah! se l’avessi fatto prima! quanto tempo ho perduto!"

Questa reazione è naturale e bisogna passarci attraverso, rendendosi conto della ragione (positiva) dalla quale è stata scatenata, e quindi accettarla come un momento. Che passerà, perché il momento successivo è appunto quello di perseguire nell’impegno e nel vivere pienamente (per quanto si può) la propria vita.

Competizione? abolirla il più possibile. Certo è impossibile azzerarla, ma ti espropria di te stesso. Competi con te stesso, dicevano i filosofi greci, e avevano ragione.

Attivazione? sì, va bene, soprattutto in certi momenti, quando serve per riscuotersi da un sonno o da una stasi, altroché. Ma una volta fatto questo, meglio pensare in termini di espressione di sé. L’attivazione serve per alzarsi dal divano e mettersi a camminare, ma per continuare a camminare devi sentirti non solo attivo ma anche tranquillo, devi provare anche piacere e non solo volontà o dovere. Una contentezza in atto, e non volta incessantemente al futuro, che rischia di vanificare il senso della prestazione attuale. Cercare di realizzare questo equilibrio serve, tra l’altro, a diminuire l’ansia.

 

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Se fai tutto subito poi non fai più niente perché non c'è più niente da fare. 

Devi mangiare per calmare la tua fame mentale. 

Devi avere la consapevolezza di cosa stai fronteggiando. 

Ci vuole metodo nelle cose. 

Ordina dei programmi da fare per obiettivi e celebra i tuoi successi e vedi che se ti fa felice non è poco. 

Ora basta che sennò ti abitui e diventa un vizio dipendere dal dolore. 

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17 minutes ago, Isher said:

Bisogna distinguere tra tempo perduto e coscienza del tempo perduto. Ci sono milioni di persone che perdono il loro tempo, non fanno nulla o quasi nulla della loro vita, ma non ne sono coscienti e non ci pensano, o se ne infischiano. La coscienza del tempo perduto è un passo ulteriore, ed è un assioma della psicoanalisi che tale coscienza sorge quando una persona ha fatto un passo avanti, ha realizzato uno scarto in avanti, ha fatto un reale progresso – inevitabilmente scatta allora un: "ah! se l’avessi fatto prima! quanto tempo ho perduto!"

proustiano...

(oh, è un complimento!!)

 

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5 hours ago, Serpente said:

Questo concetto di tempo perso è puramente utilitaristico e iper-capitalistico e non mi piace.

Amore riesci a parlare senza abusare di aggettivi? Saresti molto più sexy

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1 minute ago, Iron84 said:

Amore riesci a parlare senza abusare di aggettivi? Saresti molto più sexy

Questa è la mia identità di genere.

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ahahah va bene capisco.

Comunque tornando al topic, il problema dipende da che obiettivi una persona si dà. Ad esempio per alcune carriere direttive, di tipo aziendale ad esempio, per riuscire ad acquisire le varie competenze professionali necessarie è d'obbligo a 25 anni avere già lauree, titoli vari, esperienze all'estero, un paio di lingue parlate e via dicendo.

Vedo laureati alla Bocconi o ad altre università, giovani con vite praticamente nulle, che viaggiano da un punto all'altro, fanno stage, parlando per slogan e parole anglosassoni e sono interessanti come la puntata in replica di notte di Striscia La Notizia.

Ecco dipende a quali obiettivi si anela, dico sempre che spesso però certi obiettivi vengono scelti solo perchè socialmente accettati. Se vuoi diventare un campione olimpico di nuoto devi essere appassionato di nuoto, se vuoi diventare account manager della multinazionale taiwandese con sede alle isole Cayman o fare il consulente per l'ennesima Opa della multinazionale francese del lusso verso la fabbrica di scarpe di Pavia, devi avere la passione di questo e devi allenare le tue competenze già in giovane età.

Quello che voglio dire che il tempo si perde solo quando hai le idee chiare, quando le idee chiare non le hai il tempo non lo perdi semplicemente devi accettare che la tua indecisione ti ha fatto perdere delle opportunità che se comunque ti fossero realmente interessate non staresti li a rimuginare ma lavoreresti già.

Forse sono stato un pò contorto.

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1 hour ago, Isher said:

Competi con te stesso, dicevano i filosofi greci, e avevano ragione.

Pressapoco la pensavo così già attorno ai 18, e ricordo gli ultimi anni del liceo come un periodo in cui già riuscivo a cavarmela benino (amici, risultati scolastici, perfino un fidanzato in quinta superiore)...cosa s'è rotto dopo? Sono diventato troppo esigente con me stesso o qualcos'altro m'ha distratto?  

Per me costruire una socialità gay a lato di quella ereditata da scuola, gruppo di teatro, etc..non è stato semplice; una parte di me già si vedeva "avanti", l'altra parte subiva ancora convinzioni e pregiudizi ereditati dall'educazione cattolica e da una famiglia piuttosto incline al dramma. Per molto tempo non mi è riuscito d'integrare questi due aspetti, che si riflettevano poi in comportamenti macroscopicamente diversi a seconda delle circostanze...comportamenti che poi esasperavo in un senso o nell'altro. Di tutte queste preoccupazioni avrei fatto volentieri a meno...questo lo ritengo "tempo perso".

Edited by schopy
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46 minutes ago, schopy said:

Sono diventato troppo esigente con me stesso o qualcos'altro m'ha distratto?  

Per me costruire una socialità gay a lato di quella ereditata da scuola, gruppo di teatro, etc..non è stato semplice; una parte di me già si vedeva "avanti", l'altra parte subiva ancora convinzioni e pregiudizi ereditati dall'educazione cattolica e da una famiglia piuttosto incline al dramma. Per molto tempo non mi è riuscito d'integrare questi due aspetti, che si riflettevano poi in comportamenti macroscopicamente diversi a seconda delle circostanze...comportamenti che poi esasperavo in un senso o nell'altro. Di tutte queste preoccupazioni avrei fatto volentieri a meno...questo lo ritengo "tempo perso".

Devi riuscire a dare una risposta chiara e netta alla domanda che tu stesso ti sei posto.

Se riesci a farlo, poi voli. Non ti manca niente per farlo.

Io non ti conosco, se non forumisticamente, ma secondo me non è il sentirti più "avanti" di quanto tu non fossi che ti ha fatto "perdere tempo": questo è un peccato veniale. Che in sé poi conteneva qualcosa di buono, fiducia in te stesso, non-incertezza, un minimo di "spavalderia". Forse sei tu che non sei riuscito (ancora) ad affermare pienamente il tuo Io rispetto a quello di tuo padre o al Noi della tua famiglia. Ma hai l’età giusta per farlo.

Se così fosse, bada che il tuo compito potrebbe essere abbastanza facile: dovresti solo mettere più in funzione la tua squadra e il tuo compaasso, le tue unità di misura. Gia ce le hai, le devi solo assumere, e crederci.

Edited by Isher
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27 minutes ago, Isher said:

Forse sei tu che non sei riuscito (ancora) ad affermare pienamente il tuo Io rispetto a quello di tuo padre o al Noi della tua famiglia.

Intendiamoci, chiamo tempo perso quello speso per combattere la battaglia!...nemmeno io mi pento della passata spavalderia (con qualche eccezione), vorrei piuttosto aver raggiunto prima un equilibrio 😅  

Ora non so più se c'è ancora un Io che si deve affermare su di un Noi familiare...tendo a vedere le cose in modo diverso.

Edited by schopy
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Da piccolo pensavo che si potesse decidere di fare l'astronauta pure a 40 anni, poi mi sono scontrato con i tempi dettati dalla società e sono dell'idea che ok si può cambiare lavoro ma deve essere molto simile al lavoro che già facciamo perché l'esperienza occorre.

Capire la propria strada il prima possibile è meglio ma non tutti sono così fortunati. Io a 25 anni l'ho capita e nel mio piccolo mi ritengo fortunato. Capirlo a 40 anni sarebbe stato un completo disastro.

Ho 27 anni e ho faticato per avere un minimo di formazione e intraprendere il lavoro che sto facendo non chiedendo mai soldi ai miei per dei corsi ma andando a lavorare. Alla fine pensandoci bene non è tutto tempo perso ma sì, mi rode per la differenza con i miei coetanei già "arrivati" dove io voglia arrivare.

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1 hour ago, PiNKs said:

Capire la propria strada il prima possibile è meglio ma non tutti sono così fortunati. Io a 25 anni l'ho capita e nel mio piccolo mi ritengo fortunato. Capirlo a 40 anni sarebbe stato un completo disastro.

Molto dipende anche dal lavoro che scegli 🙂

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18 hours ago, PiNKs said:

Ho 27 anni e ho faticato per avere un minimo di formazione e intraprendere il lavoro che sto facendo non chiedendo mai soldi ai miei per dei corsi ma andando a lavorare. Alla fine pensandoci bene non è tutto tempo perso ma sì, mi rode per la differenza con i miei coetanei già "arrivati" dove io voglia arrivare.

Invece il tuo percorso dev'essere motivo di orgoglio, perché è facile bruciare le tappe quando si sa cosa si vuol fare già a 6 anni e si vive in un ambiente favorevole a raggiungere tale scopo (famiglia, risorse ecc.), mentre è difficile combattere per raggiungere degli obbiettivi se questi si scoprono in un secondo momento della propria vita e il tempo non è dalla tua parte.

 

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