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Essere omosessuali in provincia


sugar85

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Guest Dago

A proposito di vita di provincia, qualche anno fa conobbi un ragazzo del grossetano. Mi colpii moltissimo il modo di vivere suo e dei suoi "amici".Tutti lavoravano, la maggior parte viveva in famiglia (l'eta' media era intorno ai 30 anni), ma la cosa che mi impressiono' fu soprattutto l'alternanza e la separazione fra vita etero dei giorni lavorativi, con vita gaia del weekend.Essendo tutti relativamente lontani (qualcuno era di cecina, un altro di follonica, altri di grosseto), in settimana non si vedevano, e a volte neanche si sentivano. Ognuno aveva i propri "amici" etero, le proprie conoscenze, le proprie abitudini, il priprio ritmo, il proprio tram tram.Nel weekend, specialmente quando il grigio inverno cominciava a sfumare in un lontano ricordo, scattava la rivincita. Gli "amici", questa volta gay, lontani a volte solo qualche chilometro, ma lontanissimi nel quotidiano, diventavano i compagni di svago.Tutti in macchina, appassionatamente proiettati verso nord. La meta, quasi una costante, si realizzava nel raggiungere le ridenti attrattive di Torre del Lago, dove un'atmosfera allegra e festosa li avrebbe ubriacati sino all'alba, per poi riposare sulla spiaggia gaia, continuando quel gioco di seduzione, di sesso, di pettegolezzo, che era iniziato la sera prima sotto le luci del mammamia.La domenica sera, il rientro.  Le luci lentamente si spegnevano. In macchina qualcuno raccontava dei propri successi, delle proprie conquiste, il tutto denso di particolari, e immancabilmente si sparlava di qualche conoscenza in comune, di qualche vecchio episodio, di qualche strana storia legata indirettamente ad un altra, e ad un altra ancora.Alla fine, la piccola gioiosa truppa si scioglieva, ognuno rientrava nella propria realta', nella propria vita, in quella che iniziava il lunedi' e terminava il venerdi'.Purtroppo non era tutto. Scoprii presto come l'allegro gruppo non fosse poi cosi' allegro, in fondo quel loro stare assieme era piu' una necessita' che una volonta'.In fondo non si piacevano cosi' tanto, anzi, molti erano i risentimenti, molti erano stati gli screzi, e nessuno si fidava piu' dell'altro.Di fatto i veri problemi, le vere questioni personali, difficilmente erano condivise, ma alla fine, continuavano a vedersi, continuavano ad uscire nel weekend, avevano forse alternative a tutto questo?"io so gia' cosa pensano di me" mi disse una volta uno di questi ragazzi "ma cosa dovrei fare? qui siamo pochi, sempre gli stessi, tutti sparpagliati, cos'altro potremmo fare?"

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  • sugar85

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invidio costoro...
se vuoi posso invitarti a fare il gheis nella mia cameretta :pop: :rotfl:azzate apparte sine la differenza c'e'vedo che a bologna si puo' froceggiarecome e dove piu' ci piacequi su non e' cosio almeno per chi ha delle remorea me non e' mai interessato...se non mi faccio paranoie per comemi conciosicuramente non me ne faccio per la mia parte sgaia :rotfl:per cui sono portato a credere che a conti fattile differenze si ci sonoma son tutte nella nostra testae alla domanda "cosa si puo' fare?"io credo dipenda dalla singola persona.....va a sua discrezione sceglierequanto mettersi in giocoe quanto smerdarsi :D
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Guest K0rN

Cambia sicuramente, una realtà più piccola ha una mentalità più ristretta in quanto i soggetti che ha a disposizione e che conseguentemente prende in "esame" probabilmente sono tutti simili, con le stesse passioni, modi di vita, di pensare, di vivere e via dicendo. Non sto dicendo che in paesi piccoli tutti DEVONO essere per forza cosi, ma è più facile che si verifichi. Se si prendono in esame grandi realtà invece, i soggetti essendo diversi, magari provenienti da luoghi impensabili, con alle spalle stili di vita diversi, hanno un bagaglio misto di culture, è ovvio che si mescolino diversi caratteri, diversi pensieri, diversi sentimenti.Secondo me per far cambiare "mentalità" alle persone di piccole realtà non c'è altro da fare che far conoscere, farsi conoscere. Non stare nascosti, perchè la discriminazione di certi individui bigotti sta nel fatto che hanno paura di cose nuove. Hanno vissuto magari tutta la loro vita con le stesse persone, vedendo la stessa gente di paese crescere, tutti con gli stessi valori,stesse idee penso sia "normale" un atteggiamento difensivo da parte loro.Non Giustifico affatto chi pur non conoscendo parte prevenuto con pregiudizi, ma quella è un'altra storia.

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Guest werty
se vuoi posso invitarti a fare il gheis nella mia cameretta :D:D
:D... :pop:... :sisi:Korn, condivido il fatto che nei piccoli centri non bisogna nascondersi ma non è facile essere adocchiati come "raggio di sole" "frocio di m...."; questo è un carattere di un aspetto più grande (la presa in giro dei diversi: gay, obesi, neri...) soprattutto nei più piccoli d'età (mi viene da dire che anch'io da bambino prendevo in giro un gay dichiarato nel mio paesiello...strano il destino, vero :D).Non è facile...almeno non per tutti.
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Guest K0rN

No bhe lo capisco eccome Werty.. Lo so è più facile a dirsi che a farsi però ecco intendevo con il cercare piano piano in modo che entrino nell'ottica anche loro, non tutto d'un colpo ovvio senò è più che altro uno "shock" :pop:

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Guest werty

come ho detto prima, la soluzione stà nella risoluzione di un problema più grande: l'intolleranza...e ci vuole tempo, per questo la ghettizzazione da un lato è utile (perchè fa sopravvivere la "specie") ma dall' altro scoraggia uno scambio tra i due mondi...sono finito in OT, desculpatemi :pop:

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Le differenze possono essere tante o poche a seconda di cosa si cerchi. Sicuramente una grande città offre maggiori opportunità di fare conoscenze rispetto ad una piccola città di provincia dove molto spesso non c'è neanche un luogo di ritrovo. Ma tutto è relativo, conosco persone che abitano a Roma o Milano che si lamentano e sono scontente.Nella mia esperienza personale posso dire di aver conosciuto persone più "genuine" in provincia che in città. Chi vive in una grande città (nell'abbondanza) spesso è portato a vivere i rapporti in modo più superficiale rispetto a chi ha la sfortuna (o fortuna) di vivere in contesti più isolati.

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Secondo me per far cambiare "mentalità" alle persone di piccole realtà non c'è altro da fare che far conoscere, farsi conoscere
Lo puoi fare se sei economicamente indipendente. Dovresti dirlo ai tuoi genitori, sei sicuro che ti accettino? Per qualunque gay, soprattutto in un contesto sociale piccolo, c'è sempre il rischio di essere buttati fuori di casa, perché i genitori lo verrebbero sapere in un'ora e mezza.
Nella mia esperienza personale posso dire di aver conosciuto persone più "genuine" in provincia che in città
Per me è ilcontrario. Abbiamo avuto esperienze diverse. IO mi divido tra città e paese(che è solo a mezz'ora di automobile dalla città, per mia fortuna). Già il fatto che la gente non accetti l'omosessualità mi impedisce di vivere con loro un rapporto genuino. In città, quelli che conosco e frequento( molti sono eterosessuali) sanno di me e vivo con loro un'amicizia più profonda.Proprio oggi, un "simpatico" compaesano, sul giornale del paese, ha preso posizione contro le coppie gay, sottolinenado la santità del matrimonio rispetto alla perversione dei gay. Parliamo di un giornalista di paese che vive a mezz'ora da Roma. SE prendo un giornale come Leggo o Metro, che prendo tutte le mattine sulla metro di Roma, iqueste prese di posizione non compaiono, anzi, si cerca di invitare al lettore alla tolleranza, come quando, di tanto in tanto, i loro giornalisti denunciano l'omofobia e l'ignoranza italiana attorno alla cultura gay. L'unico giornale di Roma pronto a condanna re l'omosessualità è quello della Santa Sede.Riguardo alla chiusura mentale delle piccole zone...quando andavo al liceo, la gente vedeva MALAMENTE che a Roma( dove comunque i giovani di qui si recano al liceo, perché è vicinissima) molti ragazzi del paese avevano amicizie con neri, filippini, peruviani...e chi più ne ha, più ne metta. Quando mi sono allontanato dal cattolicesimo arrivando all'ateismo( che poi ho abbandonato a sua volta tempo dopo), i miei amici romani non ci vedevano nulla di strano, dove vivo(e per fortuna ora ci dormo solo) ero visto come un'eretico da molti. SE ancora non si riesce ad accettare l'amicizia con compagni di classe non italiani, che in genere( ma non sempre) in grandi città non è vista in modo problematico, pretendi che si accetti l'omosessualità?Suvvia!Ma ci scordiamo che Forza Nuova prende piede( guardacaso) in piccole zone, pù che nelle grandi realtà(dove è presente in misura minore)?Guardiamo le cose con realismo.
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Il post precedente di Jessy invita ad essere molto cauti nel parlare non avendo (come me) una conoscenza vissuta della provincia. Forse l'unica cosa - mi viene da dire - è costituire un giro fidato di non molte persone simili e con idee analoghe. Sono convinto che i commenti che si possono sentire dal giornalaio e sulla pubblica piazza sono quelli che dice Jessy (il piccolo centro invita all'autorepressione e al conformismo nell'espressione pubblica, sociale). Forse bisognerebbe fiutare i propri simili, in senso lato, e costituire un «piccolo gruppo», nella cittadina.

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  • 1 month later...

Riesumo questo topic che mi è stato consigliato. ;)Io credo che le difficoltà in una piccola città/paese sia pantografata rispetto a quella che accade in una città.Il fatto che il numero di persone sia minore, che tutti più o meno si conoscano, di una storia comune più forte di quella più varia e complessa di una grande città è come se aumentasse l'eco di qualunque novità.D'altro canto io a Milano devo ammettere che da quando ho dovuto affrontare la mia gaiezza ho avuto momenti di profonda solitudine.Il fatto che ci fosse così tanta gente attorno a me, il fatto che questa gente potesse condurre una vita meno complessa della mia, che c'erano tante altre persone come me, ma al tempo stesso era come se si perdessero nella massa informe etc... il sentirsi soli in mezzo agli altri.Non credo che in fin dei conti questo equivalga a quello provato in una piccola cittadina, ma secondo me quello che conta è la sensazione soggettiva.D'altro canto conta anche molto l'ambiente in cui si vive. Ogni persona all'interno di una città enorme si crea un microcosmo personale, che non coincide con il macrocosmo cittadino, è una città con confini determinati dalle relazioni che una persona si costruisce.Vedo poi che molti hanno cercato la propria vita lontano dalle proprie radici. In effetti questa è una delle soluzioni migliori secondo me.Dopo una certa età i ragazzi dovrebbero staccarsi dalla famiglia e crearsi una nuova vita.Certo sarebbe meglio non dover fuggire...

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beh Pescara non è tanto piccola come città, ma purtroppo ha una mentalità piuttosto chiusa ... io sono sempre stato circondato da persone che mi prendevano in giro e non ho mai avuto il coraggio di cercare qualcuno come me, e già alla superiori desideravo ardentemente adarmene via ... e ce l'ho fatta, sono a Bologna ora, e qui si che mi trovo bene. Pensate che a Pescara una volta accadde che nella piazza più importante della città due ragazzi si sono baciati ... il giorno dopo metà dei pescaresi parlava di questa cosa :D

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D'altro canto conta anche molto l'ambiente in cui si vive. Ogni persona all'interno di una città enorme si crea un microcosmo personale, che non coincide con il macrocosmo cittadino, è una città con confini determinati dalle relazioni che una persona si costruisce.
Concordo ma la mia sensazione è che in una grande città e più facile sbarazzarsi di chi ti circonda se non ti piace in favore di altre persone se lo si vuole veramente. In una città più piccola può essere molto più problematica la vicenda se non si vuole rimanere completamente soli.
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Concordo ma la mia sensazione è che in una grande città e più facile sbarazzarsi di chi ti circonda se non ti piace in favore di altre persone se lo si vuole veramente.
Verissimo...Questo è un gran vantaggio... :look: Inoltre in effetti in una grande città si tende a "scomparire", quindi effettivamente le proprie azioni sono meno evidenti che in un piccolo centro o in provincia.Sicuramente tra l'altro ci sono più opportunita di conoscere gente e la mentalità è sicuramente diversa...
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Guest Paulie

Io sono originaria di Empoli, provincia di firenze, cittadina non tanto piccola ma neanche così grande, ho sempre vissuto la mia omosessualità liberamente, non mi sono mai nascosta e ho sempre camminato mano nella mano con la mia ragazza anche per le viette dove abitano tutt'ora i miei genitori ma questo non mi ha mai creato problemi. Non mi è mai capitato che qualcuno mi offendesse per strada, non mi è mai capitato che qualcuno addirittura alzasse le mani, solo qualche sparlatina e risatina, ma penso che sia del tutto normale, dato che le risatine le ho sentite anche in città grandi come milano o roma. Sinceramente non ho trovato nessuna differenza tra provincia e città fino ad oggi.

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Inoltre in effetti in una grande città si tende a "scomparire", quindi effettivamente le proprie azioni sono meno evidenti che in un piccolo centro o in provincia.
mica vero del tutto.Sarebbe vero se ci si comportasse da omosessuale solo in luoghi lontani dal proprio quartiere di residenza e vicino casa si fingesse.Io ho vissuto in diversi quartieri a roma, e ogni strada è un piccolo paese. Tutti sanno tutto di tutti e tutti commentano... la barista mi dice di salutare la mia ragazza perchè la vecchietta che abita al palazzo di fronte al mio le ha detto che ci ha visto ecc ecc... non sono meno evidenti le azioni, lo sono solo nei quartieri che non si frequentano.Semmai è vero, però, che la grande città offre più opportunità
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Ma infatti io parlavo di "tendere" a scomparire.E' sicuramente più facile farlo andando a Lotto invece che a Duomo o a Buenos Aires a Milano, piuttosto che andare in uno dei 4 o 5 posti di incontro in una piccola città.Inoltre in una città con milioni di abitanti è molto più probabile non incontrare gente che conosci rispetto a una con qualche migliaio.E' anche più probabile che la gente che incontri magari la conosci, ma non abbastanza per rendere quell'incontro "importante" se volessi avere un po' di privacy in una grande città dove è anche più possibile trovare gente che vedi un paio di volte e poi non vedi più.Che poi uno che ha conosciuto molta gente becchi spesso qualcuno che conosce anche in una città grandissima è più una legge di murphy (e mi sa che tutti le conosciamo fin troppo bene...  :bah:) che una legge statistica...  :PQuesto per quanto riguarda, come dici, il caso in cui uno si comporti diversamente da una parte o dall'altra.Però se uno si comporta visibilmente ovunque, comunque in una città grande, con molto movimento e un maggiore contatto con la pluralità del mondo (di idee, opinioni, etnia, religione etc...), perchè c'è più gente, è più difficile che uno noti un paio di ragazzi/ragazze che si tengono per mano.Due ragazzi o due ragazze che si baciano in un luogo pubblico credo sia ovvio che attiri l'attenzione dei presenti ovunque perchè è ancora un comportamento a cui la gente non si è ancora completamente abituata... che sia una cittadina o che sia una città... e se in una piccola città possono esserci reazioni negative perchè la gente si conosce di più, in una grande città può essere lo stesso perchè nelle varie tipologie di persone che ci sono si possono trovare, ci sono anche quelle che vengono a rompere...Quindi sì, le azioni saranno meno evidenti nei quartieri che non si frequentano... :look: Qui allora rientra quello che dicevo prima sul fatto che invece che parlare di città e provincia, meglio parlare della propria rete di relazioni.E comunque anche se tu conosci la barista X che ti conosce e fa girare la voce ad altri, è comunque più facile che in una provincia lo vengano a sapere tutti e se lo ricordino più facilmente, mentre in una città grande, a parità di persone informate, è comunque difficile che tutta la città lo venga a sapere...Ovviamente è tutto imho... :look:

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cambiapelle

il mio igliore amico etero un giorno mi colpi' quando mi disse'' sai Fabri, io ho una confessione da farti..... ( e io li speranzoso che mi dicesse che anche lui era gay...illuso....)  '' '' il fatto e' che mi devi scusare ma non sono riuscito a dirlo a mia madre'''   e io ''DIRE COSA??''  il fatto che tu sei gay''  insomma... lui stava li a giustificarsi con me perche' della mia omosessualita' non e' riuscito a parlarne coi genitori.  ''Sai, io sono di origine calabrese e mia madre napoletana.... certe cose non le capiscono.... scusa, mi vergogno delle mie origini''ecco...un discorso cosi' da lui, sempre fiero, sempre precisino su ogni cosa, non me lo sarei mai aspettato. invece rea li a scusarsi delle sue origini.questo mi ha dato da pensare e col temoi mi sono convinto che in effetti il sud oltre ai mille problemi ben noti di disoccupazione , mafia e via dicendo ha anche il problema dell'ignoranza diffusa.  insomma, i miei amici calabresi(notare che ne conosco tantissimi perche la liguria, dove abitavo prima, e' piena di meridionali) parlando con me, avevano questo rigetto delle proprie originoi vergognandosene ....  Io peso che comunque la madre dei coglioni sia sempre incinta, per carita' lungi da me a  fare certi tipi di discriminazioni regionali, ma il fatto che pure loro, napoletani e clabresi , si vergognassere delle proprie origini mi ha dato da pensare non poco.per quanto riguarda citta' e periferia e' ovvio che c'e' una differenza enorme! in periferia al massimo ti nascondi oppure fai finta che la gente non sparli di te... in grandi citta' invece se non stai attento ti ritrovi in piccoli pezzettini buttato giu' da una scarpata da ignoti balordi!...mamma come mi sento pessimista oggi.....insomma...bisogna stare attenti sempre e comunque...

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Io vivo in una cittadina della provincia di Padova, molto bigotta e di destra. Sinceramente, non saprei come reagirebbero i miei concittadini alla notizia che sono gay, dato che loro manco sanno che esisto!Io qui ci vivo solo, ma per il resto tutta la mia vita - lavoro, amicizie, conoscenze - è completamente all'esterno e lo è sempre stata. Qua non c'è niente che m'interessi se non il fatto che effettivamente a sto posto ci sono affezionato, anche perché è un posto molto bello, molto ricco di arte e storia, ma intellettualmente depresso.Se vorrei vivere in una grande città? Sinceramente no, non mi attira la cosa. Io quando voglio frequentare l'ambiente gay vado a Padova e Verona, che sono abbastanza ben fornite e che sono abbastanza facili da raggiungere, quindi mi va bene così. L'unica grande città in cui vorrei vivere, è Barcellona, perché la amo moltissimo, ma per il resto.... preferisco i piccoli centri.Certo, è un fatto che in Italia, come dimostrano le statistiche, i gay tendono ad abbandonare i piccoli centri per andare a vivere in città, soprattutto le grandi città del Centro e del Nord, perché lì sono meglio tollerati e soprattutto ci sono spazi gay e lesbici, esattamente come è successo a San Francisco, dove alla fine i gay e le lesbiche dei piccoli centri si sono così concentrati che pare che siano diventati a un certo punto la maggioranza della popolazione!Questo fatto però fa anche sì che nei piccoli paesi non cambi nulla, almeno al momento, perchè se i gay scappano dalle cittadine di provincia, è ovvio che non ci rimane più nessuno per cambiare la situazione.Penso che al momento non ci sia niente da fare per cambiare la situazione in provincia. Forse, quando si sarà arrivati a una piena accettazione nelle grandi città, si potrà cominciare a pensare ad aprire locali gay in provincia, e spingere i gay locali a frequentare questi posti e a farli accettare alla gente... ma sarà un processo lungo!

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Bhe io vivo in pieno centro di un capoluogo e vi dico che non è tutto stelline e cuoricini come alcuni di voi pensano! La superficialità dilaga....e ormai trovare una persone non interessata solo all'avventura sessuale, in chat come nei locali......è peggio che cercare di vincere milioni con gratta e vinci da 1 euro......è brutto ed è triste......sopratutto perchè chi aspetta il colpo di fulmine, la storia con i fiocchi, è demoralizzato dal comportamento altamente frivolo e superficiale della maggioranza............per fortuna che esiste questo forum!!!!

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funeralblues

Sono cresciuto in una città del sudin preda a mille paure e senza possibilità di confronto.Ho incontrato la mentalità chiusa dei miei coetanei.Non pensando che proprio io avrei potuto aiutarli a capire,mi sono schierato dalla loro parte illudendo me stessodi poter diventare uno di loro.Così è capitato che non abbia preso le difese di un ragazzo dai tratti vagamente androgeni per paura di esservi accomunato.Mi sono trasferito in una città del centro Italia: Rimini.La mentalità non è cambiata perchè non è cambiata la gente con cui mi rapportavo: ho capito che la dimensione spaziale, in fin dei conti, non voleva dire più di tanto, che erano le mie scelte - o non scelte - a limitarmi, costringendomi all'infelicità.Oggi vivo in un paesino di 2.500 abitanti. Un po' in collina.Davanti alle finestre di casa non c'è la scritta "Sono Gay" e non trovo interessante fare della mia sessualità una bandiera da sventolare ad ogni costo.Certo, il fatto che conviva con un altro uomo può dare da pensare, il fatto che nell'appartamento ci sia una sola camera da letto può innescare ovvi ragionamenti ma non mi impensierisco. Faccio parte della mia comunità e presto all'interno della stessa aiuto a chi me lo chiede, senza preoccuparmi di accettare o dispensare giustificazioni di sorta. Ed oggi, a distanza di qualche anno, mi rendo conto di quanto questa comunità mi (ci) difenda dal qualunque attacco puerile. Mi rendo conto di essere apprezzato come individuo per quello che sono e che faccio nel quotidiano, non per ciò che accade nel mio privato.

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Nonc redo sia questione di sbandierare l'omosessualità. Io voglio semplicemente che la mia omosessualità non sia segreta. C'è differenza dal Pubblicizzare, rendere pubblica, rendere privata o rendere segreta la proprio sessualità

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Io voglio semplicemente che la mia omosessualità non sia segreta.
E io voglio semplicemente che che la tua omosessualità possa metterla in pratica con me....Ahem... :look:Torniamo seri....Devo dire che anche io, leggendo il post di Funeralblues mi sono accorto di non averlo saputo intendere con precisione.
Mi rendo conto di essere apprezzato come individuo per quello che sono e che faccio nel quotidiano, non per ciò che accade nel mio privato.
Per esempio, la chiusa qui riportata non so se intenderla positivamente o negativamente (leggasi: "per quello che sono e che faccio nel quotidiano, NONOSTANTE ciò che accade nel mio privato".)Che Funeralblues e compagno possano vivere tranquilli è già una gran bella cosa, ma naturalmente tutti vorremmo per l'omosessualità non solo un atteggiamento del tipo "don't ask don't tell" ma quello di una assolut normalità.Se Funeralblues ripassa di qui, può fornirci dettagli?
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Credo che per alcuni eterosessuali l'omosessualità possa essere accettata e ritenuta "normale"a condizione che sia irrilevante, a quel punto può scattare il meccanismo: "però in fondo son brave persone".La convenzione del non dire, può corrispondere alla segretezza ( se me lo dici ti devo scansare ) e questo è il rigetto peggiore in un piccolo centro, perchè ti ritrovi isolato, ma può corrispondere pure alla riservatezzaintesa come privazione/privatezza di ogni sua percezione esteriore. D'altronde se ci pensiamo bene, tutte le minoranze hanno avuto il problema del rapporto fra identità e assimilazione ( in Italia c'era meno antisemitismo nonostante il fascismo e la chiesa, perchè gli italiani erano brava gente o perchè gli ebrei italiani erano più assimilati di quanto non fossero quelli emigrati in Austria dopo i pogrom russi del 1906 ? )Maggiore è l'apertura di una comunità minore sarà l'assimilazione richiesta, viceversa più assimilata è la minoranza meno sarà provocata la maggioranza a disporsi all'accoglienza della diversità tollerabile.

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E io voglio semplicemente che che la tua omosessualità possa metterla in pratica con me....Ahem... :heart:
Bastava chiedere quando ci siamo visti al pride :rotfl:Comunque sono d'accordo con Hinzelmann l'apertura di una comunità è essenziale per la propria identità.Per quanto riguarda la mia città spero d'informarvi presto su questo punto: oltre al nostro sito internet stiamo meditando la fondazione di un comitato (che spero diventi presto associazione).Ma la nostra grande difficoltà è la vicinanza con Roma ed il suo mondo che spinge i gay Civitavecchiesi a non partecipare ad iniziative locali (non è necessario rischiare) :heart:
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Bastava chiedere quando ci siamo visti al pride :heart:
La prossima volta agirò di conseguenza! :PIn bocca al lupo al progetto di Civitavecchia, a tutto l'associazionismo GLBT di provincia e a tutta la realtà omosessuale sommersa e purtroppo priva di possibilità di aggregazione.Perché, ricordiamolo, "l'unione fa la forza", quindi ogni forma di associazionismo svolge un ruolo importantissimo.Anche - permettetemi di dirlo - il nostro piccolo (mica tanto...) Gay Forum: forse non nel senso di un peso politico, ma credo che anche solo regalare una "tana" a chi magari - per limiti geografici - non può se non via Web incontrare altri omosessuali o comunque solidarietà e sostegno sia una cosa straordinaria.
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funeralblues
Per esempio, la chiusa qui riportata non so se intenderla positivamente o negativamente (leggasi: "per quello che sono e che faccio nel quotidiano, NONOSTANTE ciò che accade nel mio privato".)
No, più che un "nonstante" preferirei che leggessi "a prescindere"So di non essere sempre chiaro e me ne scuso.Il succo del mio post potrebbe tradursi in:"La risposta dell'ambiente al nostro modo di essere dipende più dal nostro modo di essere che dall'ambiente!"Ed immagino anche quanto questa deduzione - nata esclusivamente dall'esperienza vissuta - possa risultare non condivisibile.
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Funeral, quindi avalli la mia analisi: riservatezza come privatezza, ma anche privazione di percezione esteriore. Chiaramente lo intendo in senso oggettivo, non soggettivo ( cioè come poi ve la vivete voi interiormente, ovvero se vi sentite effettivamente privati di qualcosa, oppure è un compromesso in cui vi trovate tuttosommato a vostro agio, non può essere un obbligo neanche sentirsi a disagio )Perchè poi giustamente ognuno di noi è diverso. Ad esempio Sugar secondo me piace ad Yrian, ma ha anche una immagine tranqullizzante per un etero :heart: ( detto nel senso buono di "bravo ragazzo" ) quindi la sua iniziativa è doppiamente meritoria e ha pure buone chances di successo. :heart:

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funeralblues

Non so se sono riuscito a capirti completamente...sono le 16.00, fa un caldo boia...No, non credo di intenderla come te, anche se la tua analisi è parzialmente condivisibile. "In fin dei conti ci può amare solo chi ci conosce"e questo accade in una grande città così come in un piccolo centro.Aggiungo:"Puoi rifiutare più facilmento quello che ignori"La mia piccola comunità sa. Io trovo elegante non sottolineare.Anche se, in rare occasioni, il gioco riesce a sedurmi e mi lascio andare.Uff!Fa un caldo!:-)[modbreak=yrian, anche lui accaldato]Non quotare il post precedente, grazie.[/modbreak]

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Ad esempio Sugar secondo me piace ad Yrian, ma ha anche una immagine tranqullizzante per un etero  :heart: ( detto nel senso buono di "bravo ragazzo" ) quindi la sua iniziativa è doppiamente meritoria e ha pure buone chances di successo.
In che senso? Poiché Sugar ha la faccia da bravo ragazzo allora lui è l'uomo giusto per gestire un'associazione GLBT, mentre io che sono due metri per due e sono tutto nero faccio solo paura (e non solo a Sugar stesso) per cui è meglio che me ne stia a casa? Allora un transessuale, un travestito o anche solo un gay un po'  effeminato propongono una "immagine sbagliata" e quindi si deve da loro prendere le distanze o comunque impedir loro di nuocere (per esempio vietando loro i Gay-Pride)?E negare che, mentre io che ho una immagine normalissima (a parte la stazza e l'acidità) avrei potuto volendo vivere nel mio paesello di duemila anime una vita tranquilla (pur se nascosta), il mio piccolo amico C. - effeminatissimo - era uno che della propria omosessualità, in quanto comunque manifesta, non poteva fare un segreto e dunque maggiormente coraggioso anche solo nell'andarsene per strada?
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Suvvia scherzavo...era da intendersi nel senso che per alcuni sarebbe più facile assimilarsi, quindi se si espongono non fanno che un' opera meritoria ( la contrapposizione se c'era era con funerlablues, che se la vive bene, ma forse comoda, ma poi non è neanche detto ogni valutazione presupporrebbe una conoscenza effettiva della situazione io non intendevo personalizzare ma fare una esemplificazione ) poi se queste persone usassero il proprio credito a favore degli altri lgbt, invece di censurarli ( ad esempio quelli che dicono che il gay pride è una carnevalata ) farebbero cosa utile. Cioè in ultima analisi ogni identità è collettiva, quantomeno dovrebbe esserlo come dovere etico ed invece qui in Italia stentiamo a fare questo passaggio, nonostante le cose vadano migliorando. Solo a quel punto si diventa comunità e non singoliomosessuali che si confrontano con delle comunità per definizione etero.Purtroppo il fatto che la nostra peculiarità può essere contenuta sotto le lenzuola, fa sì che molti accolgano l'istanza di normalizzazione o assimilazione, quasi che la propria identità fosse legata e quindi relegabile alla sfera del pudore sessuale. Il passo successivo è quello di ritenere gli altri omosessuali degli spudorati.Quindi si passa inconsapevolmente a definirsi per distinzione, non dagli etero ( come dovremmo in quanto minoranza ) ma dagli altri gay.Questi tre passaggi logici sono ciò contro cui dobbiamo combattere al nostro interno.

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