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Essere omosessuali in provincia


sugar85

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Secondo voi qual è la differenza per noi omosessuali tra una realtà di provincia come la ad esempio la mia e quella delle grandi città? E cosa bisognerebbe fare per eliminare queste differenze?

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Io purtroppo sto in provincia, non conosco gheis nel mio circondario, a differenza di città un poì più grandi come Perugia o Arezzo. Comunque, se si viene a sapere su un paesino di 15000 abitatanti, tempo 3 ore lo sanno tutti. Insomma, è problematico.Adesso che sto a Perugia, teoricamente dovrei avere più possibilitù di incontri, anche se a dire il vero, non si batte chiodo. Comunque, non credo che questi differenze si possano elimnare facilmente, insomma, è questioni di numeri soprattutto.

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Bellissimo spunto di discussione!E - aggiungo io - che differenza c'è tra esserlo al Nord e esserlo al Sud? E tra esserlo in Italia e esserlo all'estero?Se vi va, date un'occhiata anche a Nord vs. Sud e Noi e la città
Credo siano concetti assimilabili nel senso che è la mentalità sociale in cui cresci e non il luogo geografico. Non c'è dubbio che crescere a Napoli è diverso dal crescere in provincia di napoli. Io credo che per un gay, per iniziare la sua vita gaya, sia essenziale l'anonimato.
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Mi tocchi nel vivo, perché io sono cresciuto in un paese del Sud e a un certo punto della mia vita l'omofobia (anche interna alla mia famiglia) mi ha costretto a prendere la scusa dell'Università per andarmene in una città del Nord e non tornare mai più.Però, amo profondamente la mia terra e le sue tradizioni (persino il mio nickname, per chi non lo sapesse, non è altro che l'antico nome del mio paese di orgine). Quelle poche volte che torno a casa cerco di fare un minimo per cambiare le cose, ogni giorno. A volte ci riesco: per esempio, tanti anni fa, ho "salvato" un adolescente gay che credeva di essere solo al mondo e l'ho aiutato ad accettarsi. Molto più spesso non ci riesco. E non solo per le tematiche gay: poiché sono un operatore teatrale, propongo iniziative a carattere culturale... e spessissimo mi sono trovato a dover rinunciare per la stupidità della gente. Insomma, visto il lavoro che faccio, anche se non fossi gay sarei comunque costretto a stare lontano dalla mia terra.Per questo non è senza sofferenza che intervengo in questo topic. Anche perché so che rischia di alimentare pregiudizi e stupidi luoghi comuni, come è successo nel topic "Nord vs. Sud" che ho linkato sopra.

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indubbiamente in città c'è una concezione mentale diversa...si è più aperti anche se bisogna sempre fare un discorso a parte per ogni singola persona(famiglia,quartiere etc)e solitamente nei piccoli centri è più dura...ma anche qui bisogna saper discernere ogni singola situazione...

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Anch'io sono dolorosamente toccato da questo tema. Non perché sia nato in un paese o cittadina ma perché ho tanto letto sull'argomento che so bene che il «viaggio» da un lato, l'abbandono del paese per la «città», e anche il passaggio dal Sud al Nord, sono topoi della vita e vita di emancipazione di un gay. Yrian ha fatto l'unica cosa che un ragazzo che volesse «farcela» potesse fare (dio, quanti "fare"!): andarsene via. E' triste, è ingiusto, ma è così. Encomiabile e bello che quando ritorna giù cerchi di fare qualcosa sia a livello individuale per gli altri, sia con il suo lavoro teatrale, così come è bello e segno di tempi nuovi che Sugar inizi il suo topic parlando non del problema in sé, staticamente, ma di come si possa fare a cambiare le cose.Io credo che, per cambiarle, ci siauna cosa, e forse una sola, da fare: riportarsela dietro, al paese e in cittadina, la propria serena e riuscita identità gay. Non dimentichiamo l'effetto-contagio. Ed è tipico che chi è andato fuori e ritorna, magari a sprazzi, sia oggetto di curiosità, ammirazione, invidia. Ecco, fate trapelare il vostro essere gay e persone notevolmente in gamba, quali siete, come elemento che possa suscitare ammirazione, emulazione, o semplicemente essere oggetto di uno "sguardo nuovo". O anche solo che sdrammatizzi tutta l'odiosa paccottiglia italiota che si accompagna all'omofobia.

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Noi ormai da anni abbiamo fatto un sito internet civitagay.com il sito ora ha 790 iscritti ma le persone che scrivono sul forum si contano sulla punta di una mano :roll:

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Io sono di bologna.... però sono nato e vivo in un paese a 10km dal centro. E quindi sono sempre a bologna centro... Beh, vado a scuola in un paese vicino al mio e vi giuro che è davvero un paese di merda. Chiuso mentalmente, con gente bigotta... Un ragazzo gay in quel paese non potrebbe vivere.Io infatti non frequento i miei compagni, ho tutti amici (coetanei e più grandi) ma a bologna centro... e sono sempre là... anche perchè il mio paese è molto più vicino al centro che il paese dove vado a scuola.E non vedo l'ora di finire il liceo e trasferirmi nell'appartamento da solo in centro. Io sono del parere che essere indipendenti e in più vivere in città è molto meglio per noi gay... la penso così :roll:

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Secondo me sì, ed è molto più difficile di quanto non possa sembrare. Intendo direa) finché uno non si sente abbastanza sicuro di sé, e :P se è circondato da un ambiente particolarmente ostile. Ma come al solito per rovesciare una situazione ci vuole un pizzico di "incoscienza" (anche perché nella coscienza entrano tante cose, anche subite) e di...la lista sarebbe lunga, e non è codificabile. Sugar, andrò a vedere il vostro sito. 790 iscritti mi sembra mica male! Possono scrivere solo gli Etruschi?  :P
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Io, purtroppo, vivo in una borgata di un paese, e quindi vi lascio intendere come possa essere questo posto; se non sei un vandalo non sei accettato, se non vai a figa vieni ripudiato, se non hai il peggio motorino modificato non sei nessuno. E dire che fino a poco tempo fa non ci facevo neanche caso a queste cose, soltanto crescendo e -spero- maturando, ho appreso che ci sono millemila posti meglio di questo piccolo paesello. Anche perchè, c'è da aggiungere, che io sono sempre stato apostrofato come "checca" alle medie, quindi non penso che un omosessuale dichiarato possa avere vita facile in mezzo a questa che a questo punto mi prendo le responsabilità di chiamare "gentaglia".Anche io come Matteo non faccio altro che attendere il momento in cui andrò all'Università a Roma e a stare in un appartamento là, perchè qua, sinceramente, non ce la faccio più.

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Ma è giusto e necessario che tu Giacomo e Matteo lo facciate e lo facciate al più presto, appunto con l'Università. La vostra vita cambierà. In diverso contesto, anch'io ho potuto cominciare a vivere veramente la mia omosessualità solo quando sono riuscito ad avere un lavoro e ad andarmene di casa: cosa alla quale pensavo da quando avevo 16 anni.

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@Isher: non vedo l'ora di andarmene, ho sprecato troppo tempo in un posto che non mi meritava. E quando l'ho detto a mia madre che voglio andarmene (sono uno che dice le cose con largo anticipo :roll: ) diciamo che è stata anche contenta, perchè pure lei ha capito che questo posto non fa più per me...

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Sicuramente per un omosessuale è più duro vivere in provincia che in città, e sicuramente le differenze tra Nord e Sud si fanno sentire, anche se a mio giudizio bisogna relativizzarle, perché l'omofobia è diffusa un po' ovunque.I posti migliori per i gay, a mio parere, in Italia, sono le grandi città del Nord e del Centro, ma nelle zone centrali. Ad esempio, pur se abiti a Roma ma in periferia (parlo della mia città perché è quella che conosco meglio) è come se vivessi in un qualsiasi paesello, con gente bigotta e chiusa mentalmente. Se si va in centro la cosa cambia radicalmente e si respira un'aria decisamente diversa.Allo stato attuale secondo me, spiace dirlo, un omosessuale vive al meglio nei Paesi del Nord Europa: lì sì che ho respirato vera libertà! E nel contempo, pur abitando a Roma, mi sono sentito io stesso tremendamente arretrato e provinciale.

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Ma è giusto e necessario che tu Giacomo e Matteo lo facciate e lo facciate al più presto, appunto con l'Università.
No ma sia chiaro io pure ora la vivo benissimo, anche se sono in un liceo di provincia, finite le ore di scuola faccio quello che mi pare... vado in centro, esco con i ragazzi che mi pare ecc.Però ovvio, quando sarò all'università con la casa da solo, tutto sarà ancora più semplice... perchè comunque per ora, fino a che nn prendo la patente e divento maggiorenne (e anche questo è un punto di emancipazione) i miei vogliono sapere cn chi esco.. e spesso invento balle! :look:
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Allo stato attuale secondo me, spiace dirlo, un omosessuale vive al meglio nei Paesi del Nord Europa: lì sì che ho respirato vera libertà! E nel contempo, pur abitando a Roma, mi sono sentito io stesso tremendamente arretrato e provinciale.
Hai perfettamente ragione, e da tutti i punti di vista. Anch'io quando vado all'estero e ritorno in Italia in pochi minuti (basta accendere la televisione) ho la sensazione di trovarmi in un paese da quarto mondo.a Giacomo e Matteo: mi sembrate già ora molto organizzati e con le idee perfettamente chiare. Bello sentire Giacomo dire: «un posto che non mi merita»; intelligente e positiva anche la reazione di tua madre. :asd::look:
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E cosa bisognerebbe fare per eliminare queste differenze?
Qualche minima risposta la abbiamo data anche a questo aspetto della domanda di Sugar, finora, ma è inutile negare che in primo piano è venuto l'altro: «prima scappo e meglio è». Forse chi vive la dimensione paese o cittadina, periferica piuttosto che centrale, arretrata, potrebbe dare qualche risposta a questo quesito. Tuttavia io trovo sintomatico che proprio Sugar faccia l'Università a Roma (l'ho dedotto da tuoi precedenti interventi, Sugar) e dichiari (mi sembra in altro topic) che la condizione per vivere serenamente la propria omosessualità sia l'impersonalità del contesto, un certo 'anonimato', il che è vero e direi per molte cose. Come dire che ci si può porre il problema di come modificare un tantino il contesto più arretrato solo se si è già fatto un cammino di emancipazione che, al 99% dei casi, passa per l'abbandono di o l'allontanamento da quel contesto. In ogni caso non esserne dipendente, perché si ha dell'altro.
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Io sono rimasto molto molto colpito qualche tempo fà quando parlando di un ragazzo figlio di una amica di mia madre mi hanno detto che era New York e vive con il suo compagno. Poi sconsolata mi dice che probabilmente vivere in quelle città lontano dall'italia è l'unico modo di vivere una vita normale (nn ho mai fatto coming out quindi non era sconsolata per me). Io non condivido però ci sono rimasto parecchio male a pensare che la percezione di vita fosse quella (anche per quello ho deciso di non parlare).Per il resto io non so bene quale sia la differenza, percepisco allo stesso modo la piccola cittadina e Milano. C'è da dire che probabilmente a Milano la cosa è dovuta dall'ambiente orribile in cui sto per studiare.

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Qualche minima risposta la abbiamo data anche a questo aspetto della domanda di Sugar, finora, ma è inutile negare che in primo piano è venuto l'altro: «prima scappo e meglio è». Forse chi vive la dimensione paese o cittadina, periferica piuttosto che centrale, arretrata, potrebbe dare qualche risposta a questo quesito. Tuttavia io trovo sintomatico che proprio Sugar faccia l'Università a Roma (l'ho dedotto da tuoi precedenti interventi, Sugar) e dichiari (mi sembra in altro topic) che la condizione per vivere serenamente la propria omosessualità sia l'impersonalità del contesto, un certo 'anonimato', il che è vero e direi per molte cose. Come dire che ci si può porre il problema di come modificare un tantino il contesto più arretrato solo se si è già fatto un cammino di emancipazione che, al 99% dei casi, passa per l'abbandono di o l'allontanamento da quel contesto. In ogni caso non esserne dipendente, perché si ha dell'altro.
Isher caro abbiamo iscritta gente di Bologna e non capiamo bene il perchè quindi figurati se non puoi iscriverti anche tu :asd:L'università a Roma la faccio perchè Civitavecchia ha un università talmente scadente che equivale a non fare nulla e non perchè volevo abbandonare la mia città (tra l'altro vivo ancora qui e faccio il pendolare con il treno) :)Tuttavia vorrei spostare l'attenzione sulla mia seconda domanda: come si fà ad avvicinare le 2 realtà? I mezzi di comunicazione hanno contribuito molto in altri campi ma su un tema così controverso hanno finito solo per peggiorare la situazioneTi dicevo noi abbiamo creato un sito pensando che l'anonimato potesse aiutare le persone: questo sito ci ha dato qualche soddisfazione anche se legata al personale attivismo degli utenti più "anziani" (nessuno ha preso personalmente l'iniziativa di contattarci) ma non riusciamo a vincere la diffidenza della stragrande maggioranza di questi 790 utenti ( la gente s'iscrive ed è l'unica cosa che fà). Mi piacerebbe fare uno scambio d'esperienze con chi è impegnato in altre realtà simili. :look:
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DaveKawena82

Personalmente non penso che la grande differenza la faccia il vivere in città o il vivere in campagna: la differenza maggiore è come ci autopercepiamo, una volta che ci siamo accettati pienamente cambia radicalmente anche il mondo che ci circonda, e credo che questo dipenda molto più dal nostro comportamento e dal nostro animo che non dal luogo dove viviamo(ci sono sempre le macchine e le moto, no?)...

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vorrei spostare l'attenzione sulla mia seconda domanda: come si fà ad avvicinare le 2 realtà? I mezzi di comunicazione hanno contribuito molto in altri campi ma su un tema così controverso hanno finito solo per peggiorare la situazioneTi dicevo noi abbiamo creato un sito pensando che l'anonimato potesse aiutare le persone: questo sito ci ha dato qualche soddisfazione anche se legata al personale attivismo degli utenti più "anziani" (nessuno ha preso personalmente l'iniziativa di contattarci) ma non riusciamo a vincere la diffidenza della stragrande maggioranza di questi 790 utenti ( la gente s'iscrive ed è l'unica cosa che fà).
Purtroppo, caro Sugar, non mi sento di dare delle risposte, perché i quesiti che poni sono difficili e inoltre non ho conoscenza della situazione locale. Provo a fare invece delle osservazioni e anche delle domande. La prima osservazione è che l'anonimato è una buona condizione di partenza ma rischia di diventare una gabbia, autosufficiente o meno, se non è stimolata da altro. Forse alcuni, anche pochi, di questi utenti andrebbero prelevati dall'anonimato e associati attivamente alla gestione del sito e di attività parallele, meglio se incontri reali e non virtuali. Poi bisognerebbe aver chiare le ragioni di tutta questa diffidenza: sono ragioni di carattere e umore 'civitavecchiese' o 'omosessuali'? Inoltre, non si potrebbe associare al Forum un'attività o ludica o culturale permanente o comunque dotata di qualche regolarità? Certo questo implicherebbe una Sede e qualche mezzo, ma potrebbe essere divertente e valerne la pena.
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Sono particolarmente toccato da questo tema, vivendo in una città che non solo è provinciale ma per di più molto "isolata" come lo è la mia intera regione e non solo geograficamente.Ho letto che per molti la soluzione è "scappare" magari per andare a studiare in una grande città dove si può assaporare la libertà anche dal punto di vista sessuale.Ma....chi è sulla soglia dei 50? Io non posso certo andare a studiare a Roma o Bologna..... Nè andarci a lavorare perchè dovrei cambiare lavoro e alla mia età non è certo possibile.Allora? Dovrei rassegnarmi ad aspettare seduto sulla riva del fiume che passino i cadaveri di quelli come me? O aspettare che qualcun altro nella mia situazione per tutta una serie di coincidenze mi incontri su questo forum o simili?Non è facile....per niente...

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  • 2 weeks later...

A parte il fatto dello sputtanamento (come diceva qualcuno "tempo 3 ore e lo sanno tutti"), in provincia si sta molto più nascosti proprio perchè "se ne trovano di meno" :)e proprio perchè ci sono meno esempi di "minoranze" (di qualsiasi tipo) l'ottusità delle persone porta al pettegolezzo istantaneoscusate se son stato troppo acido, ma anche oggi a scuola ho avuto un chiaro esempio di quanto la gente sia stupida :rotfl:

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Guest werty

Prendete il Mugello: non è famoso solo per l'autodromo (che io da piccolo chiamavo "l'autodormo" :rotfl:), ma è anche un posto di campagna, rurale diciamo.Quindi pregiudizi e standardizzazioni abbondano...com'è quasi sempre stata nella storia della campagna rurale...Quando vado a Firenze...bè, tutta un' altra aria...per esempio oggi, di ritorno dall' uni, ho visto una coppia gay che si prendevano per la mano...li ho guardati un pò incredulo (pure io non ci sono abiutato...ma mi hanno fatto nà tenerezza :rotfl:)...certo sguardi accusatori c'erano...ma la vivevano tranquillamente (così come dovrebbe essere).In treno ho provato a trasferire quei due nel mio paese...sarebbero stati bruciati sul rogo come eretici :look: bigottismo a parte, penso di essere l'unico di pensare che l'omosessualità sia una cosa normale (anche se io stesso la vivo in maniera molto contraddittoria...lo so sono una contrapposizione vivente...).Dunque, almeno per la mia zona, la diversità città-provincia è enorme per un gay e Co.

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Wannabe-Emo

E' un problema che penso mi abbia riguardato personalmente.Più persone hanno cercato di farmi capire, senza giustificarlo per gli altri suoi numerosi ed ingiustificabili atteggiamenti sbagliati, che probabilmente il mio ex era molto più riservato e timoroso di me su co's impliciti ed espliciti perchè, a differenza mia, abitava in un paesino. Pensare che non faceva altro che parlare di sua cugina, le sue migliori amiche, i suoi migliori amici. Peccato che NESSUNO sapesse di lui. Ho provato due volte a parlargli, a fargli capire che forse era messo se si confidava con una di queste persone, premettendo sempre che poi sarebbero state sue decisioni in quanto fortementi soggettive. E mi ha sempre risposto male.Quindi si, penso che ce ne sia di differenza.

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Quando vado a Firenze...bè, tutta un' altra aria...nel mio paese... penso di essere l'unico di pensare che l'omosessualità sia una cosa normale (anche se io stesso la vivo in maniera molto contraddittoria...lo so sono una contrapposizione vivente...).
Intanto è importante che, malgrado il tuo stretto contesto ambientale, tu la pensi così; è segno che ti sei sottratto al condizionamento ambientale (non so quali siano le tue contraddizioni e per il momento ne prescindo). Poi: hai la possibilità di trasferirti a Firenze o Bologna o in un'altra città, in futuro, quando avrai finito gli studi? Lavora per questo fine. Può essere utile anche per superare le famose contraddizioni. :rotfl:
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Guest werty

sì, Isher...è vero...ma finche dipendo economicamente dai genitori...poi vedrò.Infatti molta gente che era gay nel mio paese se ne è andata via in poco tempo...invidio costoro...

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Si, ti capisco, Werty: io, finché ho vissuto con i miei genitori, e non ero economicamente indipendente, non sono riuscito ad assumermi la mia omosessualità. Ma lo sapevo, e per questo, dai 17/18 anni in poi, ho finalizzato tutta la mia vita all'obiettivo di potermene andare via, avere presto un lavoro, una casa mia. Se uno ha questo programma ben chiaro in testa,  e con le energie che si hanno a quell'età, può raggiungere questo obiettivo. Te lo auguro!

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