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Single irriducibili o gay condannati alla solitudine?


Iron84

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22 hours ago, davydenkovic90 said:

Io non ho mai sofferto la solitudine fino a una certa età. Mi stava benissimo non avere amici e studiare tutto il giorno, per molti versi era pure comodo...

Mi è pesato molto trovarmi al primo anno di università con un sacco di tempi morti universitari dove teoricamente sarei dovuto andare a divertirmi ingabbiato invece in relazioni falsissime da me indesiderate con determinati colleghi/e molto antipatici...

Ecco, forse se avessi fumato e fossi uscito dall'aula ogni tanto qualche ragazzo simpatico e addirittura qualche frocio l'avrei pure abbordato già allora. Ma, non fumando, me ne rimanevo dentro con le catechiste, le suore (vere!), le eterne fidanzate... decisamente un buco nell'acqua.

E' lì che ho iniziato a usare i frocial, e dal momento in cui ho incontrato gente affine a me semplicemente ho trovato naturale rimanere lì dov'ero, e per fortuna sono stato ricambiato quando davvero ci tenevo.

Non sono solo al momento, ma se penso a una possibile solitudine futura, non mi spaventerebbe affatto, perché l'ho già abitata in passato e so come si gestisce.

La solitudine di un gay, secondo me, non è tanto quella di non avere nessuno nel letto (che, ripeto, spesso è pure comodo!) ma di essere isolati nel contesto sociale, non avere attorno a sé un numero sufficiente di gay fidati che, oltre che esserti amici, possano capirti.

Ecco, io volevo esprimere dei concetti simili, magari l'ho fatto in maniera un po' confusa (anche perché sono espresse molte cose che ho provato anch'io, in maniera più concreta).

Credo che non bisogna neanche essere troppo insofferenti di fronte ai momenti di solitudine perché sono fisiologici e vanno accettati, senza la smania di voler cambiare la soluzione in maniera repentina. Fare qualcosa per provare a smuoversi, però capire che sono momenti che ci stanno. Poi Iron dal tuo anno di nascita vedo che sei un giuovincello, eccheccacchio, c'hai un anno in più di me: il tuo messaggio di apertura aveva come sottotesto un grande ORAMAI che davvero non possiamo permetterci, non siamo le sopracitate zitelle dello scorso millennio.

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1 hour ago, Almadel said:

Prima del mio penultimo fidanzato se andavo in ospedale avrebbero pensato a me i miei genitori.

Per stare con lui ho rotto con la mia famiglia e mi sono trasferito in un'altra città.

Ho lasciato l'università e i miei amici storici (anche quello "migliore" di cui mi ero preso cura quando era in ospedale psichiatrico

e che oggi - se mi ritrovassi per strada - sarebbe disponibile ad "adottarmi").

Se avessi ragionato in termini di "stabilità" non avrei mai fatto un simile colpo di testa.

Non sempre le relazioni ci danno stabilità, spesso e volentieri ce la tolgono.

Sono grossi cambiamenti, ma sono dello stesso ordine di comprare casa: ti vuoi stabilizzare, ti radichi.

SE...

Se puoi contare sulla presenza continuativa dell'altro. 

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13 hours ago, Hinzelmann said:

A) Però per come descrivi la situazione in cui credi, sembra l'esatto contrario : la situazione dei gay sembra peggiore

 Lo dico rimanenedo su un piano di stretta logica, non perchè io condivida o smentisca ciò che dici

B) Se il figlio gay sceglie  di non fare CO, si sentirà inevitabilmente più solo, perchè la conseguenza sarà un allontanamento ed una estraneità addirittura verso la madre

Se il figlio gay sceglie di fare CO è vero che non deve deve corrispondere alle aspettative materne su matrimonio e nipotini etc., ma non lo deve fare perchè facendo CO le ha già infrante una volta per sempre

La madre - rassegnata - si intrometterà di meno nelle nostre vicende sentimentali o sessuali, per certi versi "si è tolta il dente" una volta per tutte ed è libera da ogni dovere sociale che avrebbe nei confronti del figlio etero, al contrario il figlio gay è potenzialmente in colpa senza aver fatto niente, i suoi fallimenti saranno irrilevanti ma dai sensi di colpa deve liberarsi da solo ugualmente. Cosa che si spera faccia nel 2019, non è che dobbiamo essere tragici...ma certo in passato molti figli gay dalle madri consolatrici venivano divorati ( ovviamente più è forte l'isolamento sociale e l'omofobia più la madre diventa rifugio ed  è umanamente comprensibile ) e dai sensi di colpa non si liberavano facilmente

A) In un certo senso lo è, un gay da un punto di vista "evolutivo" parte in svantaggio, deve fare più affidamento su sé stesso e in molti casi vive una solitudine forzata o autoimposta. O addirittura la famosa "solitudine in mezzo a tantaggente" (non sempre, ci mancherebbe). Per questo la "abita" di più: certo, poi io sinceramente credo che in certi contesti meglio soli che male accompagnati, ma di certo è pur sempre meglio avere più "appigli sociali" su cui contare, non quanto un etero. E qui provo a tornare al punto, sperando di non incartarmi: se un gay con la solitudine o con un senso di estraneità deve con molta più probabilità fare i conti presto, questo potrebbe essere più "vischioso" per un etero o più difficile da accettare, in quanto, a meno di grossi problemi personali o comportamenti devianti, ha meno ragioni per cadere o permanere in uno stato di solitudine. Mi rendo conto - e l'ho scritto fin dall'inizio - che è un ragionamento che razionalmente può essere pericolante, ma che io sento molto irrazionalmente, oh, m'è presa così.

b) sai che non mi convince molto? Non so, è possibile che oggi ci si stia liberando di questo atavico senso di colpa? A me e ad altre persone che ho conosciuto...boh...non frega una mazzafionda, e neanche alle madri. Scusa se so andato tera tera.

C) tornando all'argomento generale, ripeto: si può uscire dalla zona di comfort per sconfiggere la solitudine, MA: da un lato abbiamo un contesto che considera difettoso chi è solo a lungo (e ciò acuisce il doloroso senso di solitudine, ma c'è anche molto di esterno), dall'altro pone mille ostacoli a legami fissi, per mille circostanze e mille ragioni. E' difficile muoversi in questo e si rimane spesso "single o soli": a questo punto molto dipende da noi, dalla capacità di accettare i momenti di stallo e andare per tentativi. Bisogna mettersi in testa - e lo dico anche a me - che pensare in maniera anticipatoria a tragiche solitudini future, a noi over 60 soli e depressi non è produttivo, è ansiogeno.

Io speriamo che ce l'ho fatta a non infrangere la logica.

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Solo che NON puoi contarci, @FreakyFred

Non hai MAI la certezza che l'altro starà al tuo fianco SEMPRE.

Compri casa con lui perché fai un colpo di testa, non perché sei una persona stabile.

Iron84 dice proprio che "ha bisogno di tempo" perché vuole evitare i "colpi di testa",

ma mentre aspetta non accade nulla. E non accade nulla perché non osa (comprensibilmente).

 

Io ho una visione diametralmente opposto alla tua.

Tu pensi che le persone non vogliano impegnarsi per non stabilizzarsi

e io penso che non vogliano impegnarsi per non destabilizzarsi.

Per questo tu dai la colpa alla "società liquida" e a un mondo fatto di troppi frutti da carpire

mentre io do la colpa a una "routine sclerotizzante", alla madre anziana, agli amici etero, alla casa e al lavoro fisso.

E' possibile che la tua distorsione sia dovuta al tuo target, particolarmente immaturo? Certo.

Se pretendi che il twink appena ventenne compri casa con te, stai cercando di cavare il proverbiale sangue dalla rapa.

La vita di un omosessuale però non si ferma a vent'anni, anche qualora i ventenni fossero il nostro unico target.

 

Quando anche ti fidanzerai con un ventenne (proprio uguale a come lo immagini tu)

scoprirai che negli anni cresce (il mio da 22 anni che aveva ora ne ha 36 :D)

e - immagino - ti farai un'idea molto più simile alla mia

sui motivi per cui molti gay rimangono single.

 

 

 

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Casa e lavoro fisso...? Seh, magari pure la pensione. 

è ufficiale, stai invecchiando

21 minutes ago, Almadel said:

Se pretendi che il twink appena ventenne compri casa con te, stai cercando di cavare il proverbiale sangue dalla rapa

Fosse quello il problema. 

Ma non mescolerei troppo le nevrosi specifiche di quelli di cui ho avuto la disgrazia di innamorarmi, perché parliamo di situazioni abbastanza estreme. Bisogna un po' distinguere il disagio dovuto all'incontro con una persona che ha dei problemi particolari da quelle difficoltà quotidiane, costanti, fisse con cui tocca avere a che fare anche quando hai a che fare con gente tragicamente "normale" e che, di per sé, sarebbero semplici piccole scocciature (i bidoni, i quasi fidanzati, quelli che per convincerli solo a dire "stiamo insieme" devi appenderti al loro cazzo per trentasei mesi etc... non fatemi ripetere, dai)... Se fossero casi isolati. Ma ripresentandosi a frotte di centinaia diventano un problema serio. Insomma, non mi faccio il dramma pazzesco che comodamente mi si attribuisce per UN bidone. Ma se quel bidone è il settimo del mese c'è caso che un pochettino inizio a sdare di testa; per favore non riprendiamo il discorso dei bidoni, è solo per spiegare che la cosa diventa fonte di disagio sistemico, che ti trovi a dover incorporare nel tuo calcolo quella diffusa abitudine di merda.

Poi certo sono convinto io per primo che i casi estremi in cui sono incappato io siano stati comunque resi più plausibili dal fatto che la linea della sanità mentale della società odierna è molto più spostata verso la dimensione della patologia di un tempo, ma questo non significa che il caso estremo sia necessariamente rappresentativo della media di popolazione. Il comportamento degli estremi non è quello della media, sono casi estremi. Tuttavia, guardare gli estremi ci informa anche indirettamente su cosa probabilmente accade in casi più normali. 

Edited by FreakyFred
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9 minutes ago, FreakyFred said:

Poi certo sono convinto io per primo che i casi estremi in cui sono incappato io siano stati comunque resi più plausibili dal fatto che la linea della sanità mentale della società odierna è molto più spostata verso la dimensione della patologia di un tempo, ma questo non significa che il caso estremo sia necessariamente rappresentativo della media di popolazione. Il comportamento degli estremi non è quello della media, sono casi estremi. Tuttavia, guardare gli estremi ci informa anche indirettamente su cosa probabilmente accade in casi più normali. 

Sei tu il "caso estremo", quale che sia il motivo per cui tutti ti rimbalzano.

La norma è qualche relazione importante, lunghi periodi solitudine,

scopamicizie non decollate, sesso occasionale a volte soddisfacente e a volte no.

E - nella norma - le persone che cercano una relazione cercano qualcuno su cui appoggiarsi

e mettersi con te dà la stabilità che darebbe fidanzarsi con un branco di procioni.

E le persone che potrebbero offrirti stabilità o non ti piacciono

o vorrebbero da te in cambio qualcosa che non sai o non puoi dare.

Per questo ti escluderei dal novero delle persone titolate a parlare di tendenze generali.

E per questo trovo interessante l'esperienza di Iron84, la quale somiglia molto di più

ai problemi che la maggior parte dei gay si trova ad affrontare.

Per questo quando tu parli delle tue esperienze in un discorso in generale

tutti si sentono in dovere di intervenire parlando di quelle: perché nessuno le trova esemplificative.

Anche io se oso dare un consiglio su un problema generico e parlo di coppia aperta

allora per sei pagine si parla solo di quello: chi si pone da "caso estremo" come tale viene trattato.

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1 minute ago, Almadel said:

e mettersi con te dà la stabilità che darebbe fidanzarsi con un branco di procioni.

Suppongo che ti domanderei su che basi tu dica ciò, se avessi il benché minimo interesse per la risposta. Ma non ce l'ho, quindi non disturbarti.  

Comunque, statistiche alla mano la norma gay non è una vita di coppia soddisfacente. E per chiarire cosa intendo quando dico che non è la norma, intendo: non è ragionevole aspettarsi che suppergiù tutti i gay vi riescano, e in questo senso performano peggio sia degli etero che delle lesbiche, e quelli che vi riescono vi riescono spesso in età alquanto tarda e, anche così, soffrono comunque di depressione in percentuale molto maggiore. 

Potrei anche non nominarle mai le mie esperienze, ma poi le tirate in gioco comunque come argomento ad personam quindi non vale manco la pena di sforzarmi troppo a riportare il discorso su binari più generali. 

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1 hour ago, Almadel said:

io penso che non vogliano impegnarsi per non destabilizzarsi.

Mi pare un'asserzione verosimile, benché non necessariamente vera per tutti:

l'impegno implica un vincolo che, in quanto ci costringe, in tanto ci muove e ci rimuove dalla consueta libertà, o licenza, se si preferisce definirla così;

non si dà impegno in uno stato di libertà, se almeno di tale stato libero stabilmente ci compiacciamo;

ma quando c'impegniamo, rimuoviamo od almeno coartiamo tale compiaciuta e stabile libertà e pertanto necessariamente ci "destabilizziamo", dovendo abbandonare lo stato stabile in cui viviamo per passare ad un altro stato, in cui ignoriamo se e quanto possiamo permanere stabilmente e, soprattutto, se e quanto felicemente.

 

 

 

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14 hours ago, Mario1944 said:

Probabilmente dipende dall'inclinazione delle singole persone...

Personalmente rimasi solo, nel senso di vivente singolo senza compagno d'affettività erotica,  fino a 45 anni e la cosa non mi pesava affatto, anzi!

Non ti pesava perché probabilmente compensavi con le amicizie o altro, ma poi a quarantacinque anni ti sei fidanzato, quindi così appagato nei tuoi bisogni relazionali alla fine non eri, altrimenti l'avresti schi(f|v)ata questa relazione.

 

13 hours ago, FreakyFred said:

Il declino della coppia è un fatto particolarmente tragico

Ma io non penso che la coppa sia in crisi. Forse sono in crisi gli istituti come il matrimonio, ma le persone sempre si cercheranno perché fa parte della natura umana. L'uomo non può essere felice da solo e nemmeno potrebbe vivere senza gli altri.

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9 hours ago, Almadel said:

Solo che NON puoi contarci, @FreakyFred

Non hai MAI la certezza che l'altro starà al tuo fianco SEMPRE.

Compri casa con lui perché fai un colpo di testa, non perché sei una persona stabile.

Iron84 dice proprio che "ha bisogno di tempo" perché vuole evitare i "colpi di testa",

ma mentre aspetta non accade nulla. E non accade nulla perché non osa (comprensibilmente).

 

Io ho una visione diametralmente opposto alla tua.

Tu pensi che le persone non vogliano impegnarsi per non stabilizzarsi

e io penso che non vogliano impegnarsi per non destabilizzarsi.

Per questo tu dai la colpa alla "società liquida" e a un mondo fatto di troppi frutti da carpire

mentre io do la colpa a una "routine sclerotizzante", alla madre anziana, agli amici etero, alla casa e al lavoro fisso.

E' possibile che la tua distorsione sia dovuta al tuo target, particolarmente immaturo? Certo.

Se pretendi che il twink appena ventenne compri casa con te, stai cercando di cavare il proverbiale sangue dalla rapa.

La vita di un omosessuale però non si ferma a vent'anni, anche qualora i ventenni fossero il nostro unico target.

 

 

 

Non pensavo che la mia esperienza fosse esemplificativa. Per quanto mi riguarda è la paura di destabilizzarmi a frenarmi, il fatto è che dopo varie vicissitudine lavorative che mi hanno portato in giro per l'Italia, avere una storia è stato l'ultimo dei miei problemi.
Adesso che da un annetto a questa parte, lungi dall'essere stabile, sono quantomeno riuscito a circoscrivermi in una zona geografica che mi piaccia o no sarà quella dove starò per i prossimi tempi mi sono creato una certa stabilità.
Stabilità anche affettiva degli amici, di una casa dove vivo da solo senza fare l'eterno adolescente che a 40 anni ha paura di tornare a casa senza avere qualcuno che lo accolga a braccia aperte.

Anzi rivendico le mie indipendenze, le mie abitudini, il dormire solo, il piacere del silenzio quando sono a casa, di guardare in tv quello che mi pare, di non avere orari per pranzo e cena, di cucinarmi quello che voglio. Piccole cose importanti cui sono anche pronto a rinunciare se necessario. Certo mai colpi di testa alla mia età, di certo non lascerei un lavoro sudato con il sangue o di una casa trovata con fatica. Insomma sono pronto ma vorrei non dico garanzie, quelle non esistono, ma cercare qualcuno di affidabile cui "investire".

Quello che ti ho scritto non ti dirà nulla che già non sai ma hai toccato un elemento prima cioè il desiderio di cercare stabilità porta persone instabili a cercare gente stabile.
Ecco il mondo sembra pieno di persone in cerca di una storia per "fermarsi" e lo fanno con la loro instabilità.

NOn hai idea di quante coppie vedo che dopo due mesi vanno a convivere come se la convivenza fosse bere un bicchiere d'acqua, come se quel nido che si sono costruiti con fatica (forse?) non valga niente. ABbandoni la tua casa e ti trasferisci da un simil sconosciuto e che un domani potrebbe darti un calcio in culo e mandarti a dormire in una casa con gli inquilini che lasciano la sgommata nel cesso.
Qui a Milano poi non si contano le persone che vivono in appartamenti condivisi che alla fine costano quasi quanto delle case singole solo per vivere in quartieri fighi apparentemente ma in realtà perchè incapaci di dormire soli in casa. Questi poi sono i peggiori quando continuano a farlo superati i 30 anni con un lavoro stabile, sono quelli che te li ritrovi a casa in men che non si dica, tanto stanno solo rinunciando all'inquilino sgommone, per poi sparire alle prime difficoltà.

Ecco queste coppie che durano quanto un gatto in tangenziale proprio non le capisco, altre volte durano un pò di più ma sono modelli che proprio non concepisco soprattutto quando dopo aprono la coppia, tipo 1 o 2 anni, mi sembra quasi un atto dovuto che una scelta.
Un tentativo per non tornare in mezzo alla strada e raccogliere i cocci di un fallimento che si sarebbe potuto facilmente evitare. Io vedo tante coppie così, ecco in situazioni simili non ci sto dentro.

E' difficile trovare qualcuno che con calma cerca di amalgamare le due vite, conoscendosi, senza entusiasmi che sono fuochi di paglia?

Edited by Iron84
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Dev'essere una cosa tipica milanese, perché io non conosco nessuno (a parte me)

che sia finito in una convivenza dopo pochi mesi di frequentazione 🙂

Forse a Padova non abbiamo gli affitti così alti :D

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2 hours ago, Gondo said:

Non ti pesava perché probabilmente compensavi con le amicizie o altro, ma poi a quarantacinque anni ti sei fidanzato, quindi così appagato nei tuoi bisogni relazionali alla fine non eri, altrimenti l'avresti schi(f|v)ata questa relazione.

Diciamo che in quella condizione di solitudine ero appagato nei miei bisogni, ma poi, quando vi fu l'occasione, mi creai un bisogno che prima non avevo e che fu appunto appagato dalla relazione.

Insomma non cercavo una relazione seguendo il pregiudizio (in senso etimologico) che dovessi stringerla perché per sua natura (umana) un uomo deve, prima o poi, stringerla, ma la strinsi perché la nuova condizione copulare mi parve soddisfacente e migliore, per molti aspetti, della condizione solitaria precedente.

Non faccio l'elogio né della solitudine né della compagnia, anche se personalmente inclino più alla solitudine:

molto, se non tutto, credo dipenda dalle condizioni ambienti e dalle persone in cui incorriamo.

 

2 hours ago, Gondo said:

L'uomo non può essere felice da solo e nemmeno potrebbe vivere senza gli altri.

Il non poter vivere senza gli altri è cosa diversa dal non poter essere felice stando solo:

vale sempre il proverbio "meglio solo che mal accompagnato".  😉

 

 

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48 minutes ago, Iron84 said:

Qui a Milano poi non si contano le persone che vivono in appartamenti condivisi che alla fine costano quasi quanto delle case singole solo per vivere in quartieri fighi apparentemente ma in realtà perchè incapaci di dormire soli in casa

Suppongo che l'idea di avere dei coinquilini con cui poter parlare, in una grande città dove gli amici possono essere molto distanti possa essere confortante

La peculiarità di Milano è sempre stata quella di una città in cui la gente ragiona per "quartieri", che fanno status, ma poi gli amici non ci stanno mai perchè una "vita di quartiere" non esiste, o almeno a me è sempre sembrato così

C'è un coinquilino o una coinquilina che odi e poi finisci per spendere ciò che risparmi in apericene per vedere gli amici, che stanno altrove, con cui si parla dei coinquilini odiati

Chiaro che in un contesto del genere trovare un fidanzato che abbia un appartamento tutto suo, sia qualcosa di desiderabile

 

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5 hours ago, Almadel said:

Dev'essere una cosa tipica milanese, perché io non conosco nessuno (a parte me)

che sia finito in una convivenza dopo pochi mesi di frequentazione 🙂

Forse a Padova non abbiamo gli affitti così alti :D

AH viva dio questa è una buona notizia, in realtà dovremmo cominciare a dire "quanto il caro fitti incida sullo sviluppo di una coppia"? AL prossimo thread

4 hours ago, Hinzelmann said:

Suppongo che l'idea di avere dei coinquilini con cui poter parlare, in una grande città dove gli amici possono essere molto distanti possa essere confortante

La peculiarità di Milano è sempre stata quella di una città in cui la gente ragiona per "quartieri", che fanno status, ma poi gli amici non ci stanno mai perchè una "vita di quartiere" non esiste, o almeno a me è sempre sembrato così

C'è un coinquilino o una coinquilina che odi e poi finisci per spendere ciò che risparmi in apericene per vedere gli amici, che stanno altrove, con cui si parla dei coinquilini odiati 

Chiaro che in un contesto del genere trovare un fidanzato che abbia un appartamento tutto suo, sia qualcosa di desiderabile

 

Beh certo Milano purtroppo è quello che è ci sta poco da fare. Comunque sul discorso coinquilino penso esista anche una questione di incapacità di saper vivere da soli a casa.

E' un problema comunissimo a Milano ma anche qui al sud.

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Non ho capito perché siamo passati a parlare da questi gay che sarebbero sempre single

al fatto che invece non sanno stare da soli e al minimo accenno finiscono a convivere.

Sono disposto a discutere su qualunque generalizzazione, ma almeno decidiamo su quale

o parliamo di cose opposte su topic diversi 🙂

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17 hours ago, Iron84 said:

Comunque sul discorso coinquilino penso esista anche una questione di incapacità di saper vivere da soli a casa.

Diciamo che è una tua impressione, potrebbe in parte essere vera, in parte derivare dal fatto che tu mi sembri giustamente orgoglioso della vita da single che ti sei costruito ( e timoroso di perderne il controllo in caso di relazione )

Ovviamente anche le mie sono impressioni, nel senso che ci vorrebbero delle statistiche oggettive e non mi risulta vi siano

Certo se io vedo che @Iron84 si è costruito una sua vita da single formulo un pre-giudizio su di te di affidabilità e serietà maggiore rispetto a chi "galleggia" nella vita senza aver ben chiari, obiettivi e priorità. Anche se non ci vedrei una incompatibilità rispetto all'idea di far entrare qualcuno nella tua vita, a ben vedere questa idea che un possibile partner potrebbe costringerti a rinunciare a quanto tu hai costruito, è solo una possibilità e certamente le persone più inaffidabili e leggere non lo farebbero, si limiterebbero a voler entrare nel tuo sistema di vita ( salvo magari uscirne dopo tre mesi certo...ma delle due l'una )

A meno che tu non mi dica ( e sarebbe del tutto legittimo ) io so che mi potrei innamorare solo di una persona che sa cosa vuole, che non sia passivo ( nella vita ) e inaffidabile, ma intraprendente e determinato. Una persona del genere però mi "costringerebbe" ad uscire dal guscio della mia vita da single, senza garanzie...

 

 

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On 8/6/2019 at 9:30 AM, Iron84 said:

Anzi rivendico le mie indipendenze, le mie abitudini, il dormire solo, il piacere del silenzio quando sono a casa, di guardare in tv quello che mi pare, di non avere orari per pranzo e cena, di cucinarmi quello che voglio.

Questo peraltro non dovrebbe essere ostacolo al costituire una relazione duratura, anzi, forse talvolta è proprio il fastidio della convivenza quotidiana che è causa della ripulsa d'una relazione già costituita ovvero il timore che è causa del rifiuto di costituirne una.

Per quel che mi riguarda non conviviamo, avendo e vivendo ciascuno nella sua casa, e fors'anche per ciò siamo compagni fedeli (in senso affettivo omoerotico) da ormai trent'anni.

Certo la mia esperienza, essendo singola, non fa testo: 

una rondine non fa primavera;

tuttavia conosco un altro caso, quello d'un noto forumista che da qualche tempo non scrive più, il quale dichiarava di non convivere col suo ragazzo, pur essendo in relazione con lui, da un decennio se ricordo bene;  

da notare che i due stipularono anche un'unione civile, una delle prime credo, le cui fotografie furono postate su questo forum.

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Ecco questa storia delle relazione di lungo corso senza convivenza mi sembra molto gay.

(Almeno in tutta Italia eccetto Milano).

Non ho però la certezza che esista una vera tendenza, ma - se si scoprisse - non mi stupirebbe.

 

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davydenkovic90
28 minutes ago, Almadel said:

Ecco questa storia delle relazione di lungo corso senza convivenza mi sembra molto gay.

(Almeno in tutta Italia eccetto Milano).

Non ho però la certezza che esista una vera tendenza, ma - se si scoprisse - non mi stupirebbe.

 

Be', sono molto gay le storie telefoniche, virtuali e a distanza siderale,  dove gioco forza la convivenza non può esserci.

Credo che molti di quei gay che, oggi, avrebbero l'età giusta e che potrebbero fornire le garanzie per un mutuo, abbiano dedicato ben poco tempo ed energie ad accettarsi, dichiararsi per dire in tempo utile ai propri amici e parenti "Ugo è il mio compagno". (non sto puntando il dito su chi ha esperienze di questo tipo, anzi, posso capire, semplicemente osservo la cosa)

 Avranno impiegato un decennio per accettarsi e saranno giunti alla conclusione che, con determinate famiglie, è meglio tenere nascosto tutto, far finta di essere migliori amici,  mantenere due case distinte per non dover dare spiegazioni ai vicini o ai parenti di Caltanissetta quando vengono a trovarti.

Volevo anche parlare della mia esperienza, ma in mezzo a tutti questi romanzieri greci antichi, davvero mi sembra di fare la figura del "diverso", perciò evito.

 

Edited by davydenkovic90
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Tu @davydenkovic90 nel futuro lontano punti a una convivenza o a case separate ?

la mia impressione e' che molte delle relazioni in cui non vi e' convivenza siano iniziate cosi' proprio per essere piu' discreti e poi ci si e' abituati a vivere non in convivenza e si continua a vivere separati per decenni.

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Beh è chiaro - visto che lo si è citato, senza nominarlo - che nel caso di @Capricorno57 è diventata una abitudine, per certi versi più forte dei teorici nuovi obblighi di legge

Per certi versi è anche giusto che sia così, perchè non vedo per quale motivo una persona a 60 anni suonati debba coabitare, solo perchè il legislatore italiano non vuole certificare vi sia un legame di tipo sessuale

Le tracce di questa reticenza o se vogliamo ipocrisia, tutta italiana, sono dal 2016 legge dello stato, cioè abbiamo guadagnato i diritti, ma anche 'sta roba qui.

Ed allora mi sembra anche giusto fregarsene

 

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Tutti i nominati hanno però anche una certa età.

Credo che i ragazzi dell'età di @davydenkovic90 siano più propensi alla convivenza

rispetto ai "ragazzi" di una volta, senza scomodare il caso un po' estremo di Fladimiro.

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51 minutes ago, Almadel said:

Tutti i nominati hanno però anche una certa età

Be' tra me e Ghost gli anni intercorrenti sono 33:

più che un quarto di secolo in cui cambiarono molte cose.

Comunque sia, credo di capire quel che tu vuoi sottintendere, almeno per me e per l'altro forumista cui mi riferivo:

essendo noi nati in tempi in cui l'omoerotismo in molti Paesi d'Europa, pur civili, era delitto ed in cui era universalmente considerata malattia mentale, la dissimulazione era necessità e dunque la convivenza poco raccomandabile, se non del tutto sconsigliabile.

Questo in parte può essere vero, ma tuttavia non spiega non tanto il mio caso, quanto quello dell'altro forumista che ho citato, il quale non s'è trattenuto dallo stipulare l'unione civile, quando è stata recentemente concessa, cosa che  invece non farei mai:

perché egli non ha tuttavia reputato opportuno mutare le cose e convivere col suo ragazzo adeguandosi così nella vita alla mutata temperie, come s'è adeguato nell'anagrafe?

Probabilmente oltre all'omofobia ambiente è necessario considerare tra le ragioni della non convivenza anche l'inclinazione personale.

D'altra parte io ho il sospetto che la propensione alla convivenza, che tu affermi prevalga, almeno come desiderio, tra i giovani odierni, dipenda forse più dall'imporsi anche in ambito omoerotico di quello stereotipo familiare che da millenni ha dominato, pur non essendo esclusivo, in ambito eteroerotico:

la coppia omoerotica convive sotto lo stesso tetto e si costituisce una famiglia con figli (ovviamente adottati o generati solo da uno dei due) ad imitazione della coppia tradizionale eteroerotica, tanto che esige anche una tutela giuridica matrimoniale od equiparata.

E' probabilmente la sola soluzione possibile oggi contro lo squilibrio giuridico, morale e sociale a nostro sfavore, ma non è necessariamente una soluzione condivisa da tutti e soprattutto non è una soluzione che soddisfaccia persone come me inclinate alla solitudine.

In ogni caso non penso sia una soluzione "connaturata" con la copularità omoerotica e forse neppure con quella eteroerotica, benché questa vi sguazzi da millenni.

 

 

 

Edited by Mario1944
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Questo in effetti è difficile da discernere.

Può darsi che anche tra gli etero prevarrebbero le case separate

se non vi fossero i figli, la consuetudine e le ristrettezze economiche.

Un certo margine però di certo dipende dall'abitudine al nascondersi.

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Secondo me possiamo anche accettare il fatto che, fino alla generazione dei millennial la forma socialmente apprezzata fosse quella della discrezione e che sia diventata invece la coabitazione, diciamo a partire dai nati nel 1985 ; resta il fatto che pur essendo pacifico che il passaggio da A a B costituisce un progresso sociale, a livello personale bisogna sempre indagare quale sia il proprio desiderio autentico rispetto alle mutate pressioni sociali.

Errato sarebbe stato il non convivere, qualora il proprio desiderio più autentico fosse stato quello di convivere, in tempi in cui era sfavorito.

Errato sarebbe anche il convivere oggi, solo perchè nell'idea di convivenza si veda qualcosa di salvifico e normalizzante, invece che un autentico bisogno personale.

Ovviamente se un ragazzo di oggi prendesse la decisione affrettata di convivere all'indomani di un CO, proprio perchè ci vede qualcosa di salvifico saremmo pur sempre un passo avanti rispetto a chi 40 anni fa decideva di nascondersi a costo di reprimere qualunque desiderio di convivenza o intimità e però sarebbe pur sempre una decisione sbagliata

 

 

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Penso che la questione convivenza sia data da mera opportunità, esistono persone, penso la maggioranza a sto punto ma parlo per esperienza personale quindi non fa statistica, che hanno davvero difficoltà nell'idea del vivere da soli.

Difficoltà nell'immaginarsi in una casa da soli a gestire le varie incombenze non solo materiali ma anche, anzi soprattutto, emotive. Questa cosa la vedo davvero molto comune sia in  o etero che in omosessuali, quindi i gay che hanno deciso un modello di coppia con case separate sono più in là con l'eta sia per motivi culturali dell'essere gay negli anni 70/80 ma anche perchè chi si trova single in età più avanzata rivendica determinate conquiste di solitudine che volente o nolente ha dovuto fare.

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