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Scene di film


Isher

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  • Arthur Jensen : You have meddled with the primal forces of nature, Mr. Beale, and I won't have it! Is that clear? You think you've merely stopped a business deal. That is not the case! The Arabs have taken billions of dollars out of this country, and now they must put it back! It is ebb and flow, tidal gravity! It is ecological balance! You are an old man who thinks in terms of nations and peoples. There are no nations. There are no peoples. There are no Russians. There are no Arabs. There are no third worlds. There is no West. There is only one holistic system of systems, one vast and immane, interwoven, interacting, multivariate, multinational dominion of dollars. Petro-dollars, electro-dollars, multi-dollars, reichmarks, rins, rubles, pounds, and shekels. It is the international system of currency which determines the totality of life on this planet. That is the natural order of things today. That is the atomic and subatomic and galactic structure of things today! And YOU have meddled with the primal forces of nature, and YOU... WILL... ATONE! Am I getting through to you, Mr. Beale? You get up on your little twenty-one inch screen and howl about America and democracy. There is no America. There is no democracy. There is only IBM, and ITT, and AT&T, and DuPont, Dow, Union Carbide, and Exxon. Those are the nations of the world today. What do you think the Russians talk about in their councils of state, Karl Marx? They get out their linear programming charts, statistical decision theories, minimax solutions, and compute the price-cost probabilities of their transactions and investments, just like we do. We no longer live in a world of nations and ideologies, Mr. Beale. The world is a college of corporations, inexorably determined by the immutable bylaws of business. The world is a business, Mr. Beale. It has been since man crawled out of the slime. And our children will live, Mr. Beale, to see that... perfect world... in which there's no war or famine, oppression or brutality. One vast and ecumenical holding company, for whom all men will work to serve a common profit, in which all men will hold a share of stock. All necessities provided, all anxieties tranquilized, all boredom amused. And I have chosen you, Mr. Beale, to preach this evangel. 

    Howard Beale : Why me? 

    Arthur Jensen : Because you're on television, dummy. Sixty million people watch you every night of the week, Monday through Friday. 

    Howard Beale : I have seen the face of God. 

    Arthur Jensen : You just might be right, Mr. Beale.

  • Arthur Jensen : Good morning, Mr. Beale. They tell me you're a madman.

  • Arthur Jensen : [greeting Beale]  How are you now? 

    Howard Beale : I'm as mad as a hatter. 

    Arthur Jensen : Who isn't?

  • Arthur Jensen : I started as a salesman, Mr. Beale. I sold sewing machines and automobile parts, hair brushes and electronic equipment. 

    [puts arm around Beale's shoulders] 

    Arthur Jensen : They say I can sell anything. I'd like to try to sell something to *you*.

  • [Jensen leads Beale into the conference room] 

    Arthur Jensen : Valhalla, Mr. Beale. Please, sit down.

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FreakyFred

Ned Beatty meritava l'Oscar secondo me, ma ne avevano già dato uno postumo a Peter Finch nonché uno per miglior attrice non protagonista a Beatrice Straight comparsa in una sola scena (link). Sarebbe sembrato eccessivo.

Però è veramente fenomenale. Riesce a trasmettere al contempo la sensazione di essere la Voce di Dio e anche un banale venditore che ti sta  pubblicizzando il suo prodotto. È quello che viviamo oggi, tutto ti viene venduto porta a porta, dalla religione alla politica all'amore, e di conseguenza diventa banale e vuoto. 

Così come la distopia/utopia che sta vendendo, che è al tempo stesso deprimente eppure così piatta e mediocre da non poter fare davvero paura. 

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FreakyFred
3 hours ago, freedog said:

PS @FreakyFred: di Quinto Potere (immenso film anche quello) forse avrei citato il monologo catodico

È quello che piace di più alla gente, ma la mia personale interpretazione è che in effetti sia teatrale e nulla più, e che anche negli intenti dell'autore sia così. Il messaggio di Beale è populista e basta, non propone alcuna soluzione e, in effetti, è del tutto organico al potere capitalistico-televisivo, che lo usa a proprio vantaggio.

E infatti l'unica volta che Beale dice qualcosa che davvero va contro gli interessi dell'emittente ecco che il potere lo fa subito fuori. Il monologo di Arthur Jensens invece mostra la forma del potere autentico, che è quello del denaro; per questo Beale vi si converte rapidamente appena lo osserva all'opera. Il messaggio è che non si può scardinare il potere capitalistico usando i mezzi che appartengono al potere capitalistico, provarci è solo una farsa ad uso e consumo del telespettatore.

Con l'Attimo fuggente e Trainspotting personalmente ho seguito due percorsi opposti: il primo l'ho amato da ragazzo ma da adulto lo trovo mediocre, viceversa Trainspotting l'ho odiato da ragazzo ma ora lo rivaluto un po'.

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Ho postato la scena finale de L’eclisse un po’ in omaggio a @schopy (sperando che si lasci indurre a partecipare a questo topic, magari con il suo prediletto Antonioni) un po’ perché mi sembra che di Antonioni si parli poco, troppo poco, in questi ultimi tempi. Che nostalgia per quell’epoca in cui era tematizzata l’incomunicabilità! Parola famosa, concetto famoso, in una certa epoca storica, in letteratura, nel cinema, nel parlare. Oggi è un concetto totalmente dimenticato – «superato, per carità», come dice una canzone di Mina. Perché se ne dovrebbe parlare, di questi tempi? Anche se proprio recentemente qualcuno ha aperto un topic al riguardo proprio su questo forum...

Di nuovo in un vecchissimo topic del nostro forum su Antonioni ho trovato una citazione, di Antonioni stesso, che è illuminante:

Noi sappiamo che sotto l'immagine rivelata ce n'è un'altra più fedele alla realtà, e sotto quest'altra un'altra ancora, e di nuovo un'altra sotto quest'ultima, fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai, o forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà.

In quella scena, dopo che si sono stretti, il bello e intatto Alain Delon e Monica Vitti, fissano lo sguardo verso la telecamera, guardano non tanto il vuoto quanto questa realtà invisibile rispetto alla quale sorge il senso della incomunicabilità e della solitudine.

Se ti va, @Krad77, potresti dire due parole sulla scena o sul film che hai postato. E così tutti gli altri che lo hanno fatto e lo faranno, come ha già fatto @FreakyFred. Giusto per inquadrare il film, che può non essere conosciuto da tutti, e/o per dire quali sono le vostre emozioni o motivi di predilezione per quella scena o per il film.

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3 hours ago, FreakyFred said:

È quello che piace di più alla gente, ma la mia personale interpretazione è che in effetti sia teatrale e nulla più, e che anche negli intenti dell'autore sia così. Il messaggio di Beale è populista e basta, non propone alcuna soluzione e, in effetti, è del tutto organico al potere capitalistico-televisivo, che lo usa a proprio vantaggio.

vero.

però ti fa capire benisimo  come si riesca a manipolare l'opinione pubblica, consapevoli che oltre gli slogan il popolo bue comunque non andrà mai. 

Oggi è solo cambiato il media utilizzato (allora la tv, oggi i like & le condivisioni sui social).

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4 hours ago, Isher said:

Ho postato la scena finale de L’eclisse un po’ in omaggio a @schopy (sperando che si lasci indurre a partecipare a questo topic, magari con il suo prediletto Antonioni) un po’ perché mi sembra che di Antonioni si parli poco, troppo poco, in questi ultimi tempi. Che nostalgia per quell’epoca in cui era tematizzata l’incomunicabilità!

Ti ringrazio, io trovo che quella scena sia realmente poetica...pochi registi riescono ad esprimere un mood per immagini così efficacemente. Paesaggio urbano, edifici, passanti, l'uso della luce...tutto costituisce una sorta di contrappunto alla sensibilità dei personaggi (quasi si trattasse dei "deserti campi" attraversati dal Petrarca); la realtà è inesorabile, comunque noi agiamo le cose "stanno come stanno"...è un'intuizione piuttosto vicina alla mia sensibilità.

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Just now, Bloodstar said:

Per me Antonioni sarà sempre solo e soltanto questo

https://youtu.be/j16TrGODFHc

quando ho detto l'istessa cosa a @schopy l'altra volta è partito un mezzo incidente diplomatico..

-flame non direi, chè cmq siam sempre restati a livello di rispetto dell'idea altrui-

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44 minutes ago, schopy said:

Paesaggio urbano, edifici, passanti, l'uso della luce...tutto costituisce una sorta di contrappunto alla sensibilità dei personaggi (quasi si trattasse dei "deserti campi" attraversati dal Petrarca); la realtà è inesorabile, comunque noi agiamo le cose "stanno come stanno"...è un'intuizione piuttosto vicina alla mia sensibilità.

Bellissimo il tuo commento. Non è una realtà popolata e quindi "storica", che Antonioni respinge, è una realtà nuda, una "realtà in sé", inesorabile come dici tu, che può prendere il posto dell’uomo e vale per sé stessa.

@freedog @Bloodstar Niente da dire su Gassman, qui giovanissimo, e bellissimo, sulla bella scena Italia primi anni 60, tutto quel che volete, ma qui Antonioni è citato incidentalmente, e per essere negato. Poi che mi dite della battuta omofobica  (per quei tempi non cattivissima) su Garcia Lorca – quello un po'.... – ?

Edited by Isher
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2 minutes ago, Isher said:

ma qui Antonioni è citato incidentalmente, e per essere negato. Poi che mi dite della battuta omofobica  (per quei tempi non cattivissima) su Garcia Lorca – quello un po'.... – ?

quella scena è Dino Risi allo stato puro, il suo sarcasmo (che poi ritornerà nei Mostri, altro capolavoro totale, dove percula Fellini -che non gliela perdonò mai- nella scena della vecchia buttata in piscina; Comencini invece ci rideva sulla battuta "contro" di lui) e il suo voler perculare sempre tutto & tutti;

riusciva come pochi (sostanzialmente lui e Monicelli; forse un po' Scola quando non smarchettava troppo) a far venire a galla tutti i nostri difetti cronici, anche con queste stroncature crudelissime

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Ma infatti è una bellissima scena, di una vitalità che l’Italia deve avere avuto e aveva, allora. È molto rappresentativa, i due attori sono perfetti, esprime moltissimo. Ma, ripeto, Antonioni è solo un oggetto dell’allegro e vitale sarcasmo di Dino Risi – un’altra Italia rispetto a quella rappresentata da Antonioni. Comunque grazie :)

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22 hours ago, Bloodstar said:

Per me Antonioni sarà sempre solo e soltanto questo

https://youtu.be/j16TrGODFHc

Ma non l'hai mai visto Blow Up? E Professione Reporter? Naaa, sei prevenuto! Quando fai di questo sarcasmo è come dicessi che quando guardi un De Chirico ci vedi solo dei birilli. 

Edited by schopy
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cmq, tornando a scene indimenticabili,

questa non si può certo lasciar fuori

anche se, in verità, a me fa molta più paura, sempre di Hitch, quest'altra

-si narra che, per renderla ancora più inquietante, il regista fece mettere una lampadina nel bicchiere-

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FreakyFred

Beh, se si parla di bicchieri di latte...

Personalmente non lo sapevo, ma ho letto che in Francia si offre del latte a qualcuno solo se lo si conosce già... finezze. 

Non che esca pazzo per questo film nel suo complesso, ma la regia è fenomenale davvero. 

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Bellissima scena. Quella di Psyco è sempre molto forte, quella del Sospetto perfetta per recitazione, sfumature, stile.  

Io ricordo l’emozione con al quale al suo apparire vidi questo film, e scene come questa:

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On 5/4/2019 at 3:46 PM, Isher said:

Se ti va, @Krad77, potresti dire due parole sulla scena o sul film che hai postato

Mi metti un po’ in difficoltà perché troppo ci sarebbe da dire... non volendo annoiare nessuno, mi limiterò al pensiero principale: una scena di grande impatto onirico, questa fine del mondo spettacolare che usciva nel 99, quando stavamo dicendo addio ad un vero mondo, il secolo 900, un secolo così fondamentale e memorabile, il dettaglio delle mani che si allacciano, e infine il fotogramma del membro maschile, un dettaglio sarcastico ma anche piccante e irriverente, e un punto di vista gay (Palahniuk lo è) che era rimasto sottotraccia per tutto il film, con il rapporto Pitt-Norton sempre sul filo dell’ambiguità. Mi sa che ho parlato anche troppo ^^’

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FreakyFred
1 hour ago, Krad77 said:

Mi metti un po’ in difficoltà perché troppo ci sarebbe da dire... non volendo annoiare nessuno, mi limiterò al pensiero principale: una scena di grande impatto onirico, questa fine del mondo spettacolare che usciva nel 99, quando stavamo dicendo addio ad un vero mondo, il secolo 900, un secolo così fondamentale e memorabile, il dettaglio delle mani che si allacciano, e infine il fotogramma del membro maschile, un dettaglio sarcastico ma anche piccante e irriverente, e un punto di vista gay (Palahniuk lo è) che era rimasto sottotraccia per tutto il film, con il rapporto Pitt-Norton sempre sul filo dell’ambiguità. Mi sa che ho parlato anche troppo ^^’

Fight Club? Confesso di odiare quel film con tutta la raffinatezza possibile. 

Ma quanto cazzo è stupida la premessa? E quanto cazzo è assurdo il finale? Ma la cosa che più mi dà fastidio è il messaggio al cui servizio è messa tutta quest'assurdità: un nichilismo assoluto e fine a sé stesso, come se far esplodere le cose o cantare il Requiem della nostra civiltà fosse difficile o controverso. Da Nietzsche in poi lo fanno tutti, e non uno che Nietzsche l'abbia capito. Mi piacerebbe vedere qualcuno che canti di come si costruisce un nuovo mondo, non che guardi con compiacimento ed autocompiacimento a come decada quello vecchio e quanto sia vuota e stupida l'esistenza, quello lo fanno tutti ed è davvero fuori tempo massimo.

Mi diverto più di tutti a giocare col nichilismo... ma quando lo vedo preso sul serio mi dà ai nervi. 

Scusate il pippone, pure breve per i miei standard, ma veramente Fight Club mi sta sul cazzo come poche altre cose in esistenza xD 

Edited by FreakyFred
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15 minutes ago, FreakyFred said:

un nichilismo assoluto e fine a sé stesso

Io purtroppo non ho visto il film, e non posso intervenire, ma mi sembra che @Krad77 ne avesse dato una lettura diversa.

Sul nichilismo sono d’accordo con te. Nietzsche ne ha parlato con serietà e sulla base di una genealogia della Storia, per demistificare, fondamentalmente, un vuoto che nasconde paura e false certezze  che sono poi morte da sole. E questo lo ha capito per primo. Non oso dire che nessuno lo abbia compreso, certamente quelli che lo hanno compreso meno o per nulla sono i nichilisti sic et simpliciter, oppure i falsi profeti che mentre lo ripetono lo ribaltano, come Severino, il quale ci assicura che, invece, siamo eterni. 

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FreakyFred
35 minutes ago, Isher said:

Io purtroppo non ho visto il film, e non posso intervenire, ma mi sembra che @Krad77 ne avesse dato una lettura diversa.

Un po' come un altro film capitato su queste pagine, Trainspotting, esprime, a mio avviso, l'insoddisfazione di una generazione che non crede ai valori, invero molto mediocri, che gli sono stati passati dai genitori. In Trainspotting questa insoddisfazione si riversa in una vita ai margini della società sotto l'offuscamento della droga. In Fight Club nella violenza gratuita e in una forma di terrorismo. 

Ok, non siamo così entusiasmati dai valori trasmessi dai nostri genitori. Non ci entusiasma una vita in cui il massimo ideale sia comprarci il frigorifero, farci la polizza contro gli infortuni eccetera. Va bene, registrato il messaggio. Posso anche solidarizzare, in parte (seppure a me una vita banale e piatta a base di elettrodomestici carini, matrimonio e polizza contro gli infortuni non dispiacerebbe affatto; forse perché non credo che potrò mai averla); dopotutto nel monologo che ho postato io all'inizio il capitalista predica il vangelo di una società interamente basata sul mercato e sul profitto, senza più spazio per passione, identità, ideali, e risulta in effetti una visione molto deprimente, quindi questa cosa qui, la sofferenza per una vita che appare svuotata della dimensione del senso, io la posso perfettamente capire.

Quello che non digerisco è, in primis che saranno cinquant'anni che ce lo ripetono 'sto concetto qui e non è più così originale dirlo. Ma soprattutto non digerisco le risposte che ci vengono presentate (droga, terrorismo) e la luce in cui ci sono presentate, quell'autocompiacimento edgy di chi ti dice "hey, guarda, sto facendo un film in cui sono tutti drogati/tutti criminali! Come sono trasgressivo! E guarda, alla fine faccio esplodere tutto, woooow!"

Nel senso, le cose che succedono in questi film ci vengono presentate formalmente come distruttive e malsane perché la gente muore e succedono i disastri e tutto; ma il metodo narrativo e registico non te le fa digerire come una tragica, deprimente sconfitta dell'umanità, bensì sostanzialmente come una specie di epico trionfo finale, sotto la luce della pulsione di morte. Non a caso usano lo strumento della commedia, che serve a rendere digeribile l'indigeribile (se puoi riderne, puoi accettarlo). I giovani trionfano sul vecchio mondo facendo esplodere tutto. Vedi te che bel messaggio, l'ISIS ci ha preso in parola. 

Voglio solo sperare che la nostra generazione non sia davvero descritta da Trainspotting o Fight Club; di sicuro però si tratta di film che hanno un notevole ascendente su molti miei coetanei, e trovo la cosa un po' preoccupante perché esprimono uno stato d'animo molto malato.

MI hai fatto dilungare di nuovo... ?

Comunque è buffo notare come siano già apparse tre scene che parlano da diverse prospettive del vuoto di senso della civiltà di oggi. Manca solo Myserious Skin e abbiamo completato la filmografia nichilista xD

 Potrei dire che forse è una cosa da gggiovani d'oggi... Ma non siamo tutti gggiovani qui. Sarà una cosa da gay? :D 

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Bellissima risposta FreakyFred, l'ho apprezzata molto, e scommetto che se continui così ? avrai la tua bella polizza assicurativa, ottimi elettrodomestici, villino in campagna, e un compagno adorabile. Io ho dato il cattivo esempio postando quella scena de L'eclisse, in cui però oggi, osservandola come un passato,trovo tanta ricchezza e densità, non vuoto di senso. Proprio perché Antonioni si interrogava sul senso e sulla sua mancanza, sull'incontrarsi e sul separarsi delle persone, sul vivere. Una inquietudine positiva, che genera domande, che ricerca qualcosa - di più. 

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Hinzelmann
7 hours ago, FreakyFred said:

Potrei dire che forse è una cosa da gggiovani d'oggi... Ma non siamo tutti gggiovani qui. Sarà una cosa da gay

Non siamo giovani perchè stiamo parlando di un filone culturale che parte dal punk per arrivare al grunge, quindi parliamo di qualcosa di datato ( in un certo senso è vero che sono diverse declinazioni dello stesso nichilismo proposto a partire dagli ultimi boomers fino alla cd generazione x, cioè i nati fra il '60 e l'80 ) ed al contempo di qualcosa di generazionale-formativo, che quindi verrà ricordato per i nati in quegli anni.

Ed è qualcosa che ci tocca indirettamente, in quanto gay,  perchè la cifra è quella di un disagio esistenziale inclusivo

Poi potremmo discutere approfonditamente dell'elemento catartico, si potrebbero dire tante cose

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