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Per pigrizia e vocazione: è tempo di bilanci


Bloodstar

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6 minutes ago, freedog said:

ecco, quello scordatelo proprio: almeno 3-4 pomeriggi a settimana li dovrai passare tra consigli di classe, d'istituto, di circolo, per tacere di quando avrai gli scrutini (trimestrali o quadrimestrali, dipende dalla scuola) o gli esami

Non diciamo cazzate, su. 'Sti discorsi da impiegato pubblico di lungo corso mi fanno sanguinare gli occhi. 

Anche avessi 4 pomeriggi a settimana occupati avrei comunque più tempo libero di un qualunque altro lavoratore a tempo pieno con uno stipendio equiparabile. 

Io spero di non diventare mai, MAI, un dipendente pubblico che fa questi discorsi. 

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1 minute ago, Bloodstar said:

Anche avessi 4 pomeriggi a settimana occupati avrei comunque più tempo libero di un qualunque altro lavoratore a tempo pieno con uno stipendio equiparabile.

a parte che m'ero scordato la correzione compiti e il fatto che cmq dovrai prepararti le lezioni del giorno dopo,

il "lavoratore a tempo pieno", se dipendente, quando timbra il cartellino stacca; il prof no, per la lista impegni che citavo.

E me ne accorsi proprio paragonando il tempo libero che riuscivamo ad avere col mio coinquilino testaccino dell'epoca, che faceva il commesso alla libreria del cinema di trastevere (altra gloriosa istituzione ormai chiusa)

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13 minutes ago, Bloodstar said:

spero di non diventare mai, MAI, un dipendente pubblico che fa questi discorsi. 

quelli che hanno cominciato sta strada, anche se presi dal "sacro fuoco dell'insegnamento" a livello professor Keatting (cfr. L'attimo fuggente), tempo 3 mesi fanno sto discorso.

TUTTI

3 minutes ago, Bloodstar said:

Ma tu lo conosci qualcuno che lavora nel commercio oggi, free'?

Ce l'hai presente che orari e che turni fanno? Me sa de no. 

infatti ho detto "all'epoca" facemmo sto confronto e bla bla bla

Edited by freedog
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18 minutes ago, freedog said:

"sacro fuoco dell'insegnamento"

Se sei preso dal sacro fuoco (e quindi sei tendenzialmente un illuso fors'anche coglione) è facile che quando sbatti il grugno con la realtà passi dall'altra parte.

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Il topic è molto personale, scusa quindi se mi aggiungo, per dare giusto un dettaglio, alle voci di utenti che ti conoscono meglio. Ho quattro insegnanti in famiglia -  tutti da poco in pensione, a dire il vero - e diversi tra i miei amici. Se vuoi fare l'insegnante, il tempo libero, come dice @freedog, dimenticatelo pure. È un lavoro che non finisce mai (oddio: forse un po' si salva chi finisce a insegnare cosiddette "materie orali" oppure, che ne so, ginnastica educazione motoria, fisica e sportiva). Non vado a martirizzare la figura professionale eh, non metto in dubbio che sia così anche in altri ambiti. Consiglio però di depennare "tempo libero" dalla lista dei pro, e guardare invece ad altre variabili.

Comunque, già che sono qui: congratulazioni per i risultati ottenuti 🙂

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20 minutes ago, blaabaer said:

È un lavoro che non finisce mai

E' vero, hai ragione. Le cose da fare sono sempre molte e l'impegno dovrebbe essere costante. Però io sono una persona estremamente routinaria e so gestire molto bene il mio tempo: con un lavoro inquadrato, dovendo occuparmi peraltro di cose che tendenzialmente mi piacciono anche molto, penso che potrei gestire il mio tempo bene e ritagliarmi degli spazi. Spazi che se mi mettessi a fare il commesso, oppure facessi i turni, probabilmente non riuscirei mai ad avere per come sono fatto io. 

Più che "tempo libero" tout court, intendo forse la possibilità di disporre un minimo del proprio tempo. 

Sarà anche che io sono giovane e ho una concezione un po' schiavistica del lavoro e dunque qualsiasi spiraglio mi sembra una grande concessione e mi sbilancio a parlare di tempo libero.

Poi questo è un discorso che proietto sul futuro. I primi 10-15 anni saranno inevitabilmente frenetici e incasinati ma spero che le cose diventeranno più stabili più in là,  permettendomi una certa progettualità. 

Questo, almeno, è quello che mi han sempre detto gli unici due professori delle superiori con cui ero in buoni rapporti e che ho sempre preso a modello. Erano due persone molto colte che, organizzandosi bene e offrendo sempre e comunque delle lezioni di altissimo livello, riuscivano comunque ad avere del tempo per leggere, ad esempio. Può darsi che loro erano delle eccezioni fulgide, non so, però mi era sempre parso un modello plausibile.

La scuola oltretutto mi permetterebbe di mantenere viva la fiammella del dottorato, peraltro. Magari dopo essermi stabilizzato in qualche modo nella scuola potrei provare l'ebrezza del dottorato umanistico col culo parato. Conosco relativamente tante persone che l'hanno fatto. 

 

41 minutes ago, blaabaer said:

Il topic è molto personale, scusa quindi se mi aggiungo

Ogni aggiunta è bene accetta. Proprio perché è un topic personale.

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AndrejMolov89

Sinceramente, io ogni tanto riconosidero il mio percorso studio. Io ho avuto un periodo di dottorato di totale depressione, e facevo fatica a motivarmi se non con la disperazione. Ora sono un post-doc abbandonato a sé stesso, perché non sono mai stato propriamente seguito durante il dottorato e vivo nel panico di dover iniziare una carriera professionale senza tante skills a parte una discreta capacitá di programmare, e analizzare i dati.
Ogni tanto penso alla carriera dell´insegnante, ma tra una cosa e l´altra mi pare un po´ avvilente. Non perché non mi piacerebbe insegnare, ma per una serie di attivitá non retribuite che sono totalmente inutili e solo feticcio della burocrazia scolastica. Oltre che ad aver a che fare con stimati colleghi.

Sinceramente, ogni tanto faccio il bilancio. Se da un lato mi piace la vita universitaria, dall´altro non voglio arrivare al top della piramide (i.e. Professore), ma non esistono posizioni intermedie...

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13 minutes ago, AndrejMolov89 said:

Sinceramente, ogni tanto faccio il bilancio. Se da un lato mi piace la vita universitaria, dall´altro non voglio arrivare al top della piramide (i.e. Professore), ma non esistono posizioni intermedie...

Alla Sapienza si incontrano relativamente spesso dei ricercatori a tempo indeterminato (mi pare che la categoria è a esaurimento dal 2010). Molti sono anche abbastanza anziani e non credo passeranno mai associati. Di solito tengono o dei corsi generali introduttivi oppure dei corsi monografici iperspecialistici. 

Mi son sempre chiesto quanti di loro non sono riusciti a diventare associato e quanti invece sono magari voluti rimanere in quella condizione, come dici te,. intermedia.

Edited by Bloodstar
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5 hours ago, Bloodstar said:

un'affermazione del genere […] una solenne cazzata

Ti conosco abbastanza bene da sapere che non stai scherzando e che questo è realmente il tuo punto di vista: di contro, sai altrettanto bene che questo è ciò che penso davvero. E motivatamente.

La tecnologia è un florilegio di sterminate possibilità e questo la rende intrinsecamente relativista al sommo grado. Per limitare i rischi della scientia gratia scientiae (e cioè della scienza fine a se stessa) la tecnologia va calata nella realtà, cosa che apre inevitabilmente ad almeno due scenari: quello profittevole/capitalistico e quello riflessivo/umanistico.

Questo vuol dire che non puoi studiare robotica senza riflettere sulle leggi di Asimov né che puoi pensare di manipolare il DNA di una persona senza temere un effetto Mosca o un effetto Rapture: l'arte (di qualunque natura) ha colto alcuni punti oscuri della nostra epoca e ci si è interrogata sopra trovando risposte che dovrebbero essere interiorizzate dagli addetti ai lavori.

In fondo, è lo stesso precetto del Galilei brechtiano, il monito per cui all'Eureka! di uno scienziato farà eco il grido di dolore del mondo. Io credo fermamente a questa "cazzata", sono davvero convinto che il sapere specialistico debba essere ancorato ad una solida prospettiva umanistica che cerchi di abbracciare il più possibile la complessità dell'umana esistenza: che poi abbia ragione o meno, non mi è dato saperlo.

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13 minutes ago, LocoEmotivo said:

Questo vuol dire che non puoi studiare robotica senza riflettere sulle leggi di Asimov né che puoi pensare di manipolare il DNA di una persona senza temere un effetto Mosca o un effetto Rapture

Dici queste cose e poi non mi apprezzi P.K. Dick... già solo questo invalida completamente il tuo punto di vista.

Io più studio, più sono sfiduciato dalla possibilità di poter divulgare in maniera feconda quello che ho studiato. Diventa sempre tutto troppo complicato e sfaccettato per essere reso in maniera adeguata. E' questa è una prospettiva molto dickiana, se ci pensi, qui sì che ci starebbe bene un parallelismo.

 

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27 minutes ago, Bloodstar said:

Dici queste cose e poi non mi apprezzi P.K. Dick... già solo questo invalida completamente il tuo punto di vista.

Io più studio, più sono sfiduciato dalla possibilità di poter divulgare in maniera feconda quello che ho studiato. Diventa sempre tutto troppo complicato e sfaccettato per essere reso in maniera adeguata. E' questa è una prospettiva molto dickiana, se ci pensi, qui sì che ci starebbe bene un parallelismo.

 

-che tu apprezzi il dick ci era noto... in tutti i sensi!!-

vabbè, battutaccia alla Boldi a parte, cmq perfino tu potresti essere in grado di far conoscere ai giuovincielli d'oggi quel che hai appreso nei decenni, nonostante i tuoi barocchismi esistenziali.

Al posto tuo, per saggiare quanto te la potersti cavare coi ragazzi, comincerei col fare ripetizioni di italiano a qualche zuccone dai voti bassi (e adesso che arriveranno le pagelle quadrimestrali vedrai quanto aumenterà la richiesta..); se i loro voti miglioreranno, vuol dire che sto mestiere lo puoi fare

-e nel mentre alzi pure qualche euro, il che non guasta mai-

Edited by freedog
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3 hours ago, Bloodstar said:

più studio, più sono sfiduciato dalla possibilità di poter divulgare in maniera feconda quello che ho studiato

Per la cultura vale una versione accroccata del principio di indeterminazione di Heisenberg, e cioè: puoi sapere molto di una cosa o saperla raccontare, ma non entrambe le cose contemporaneamente.

O meglio: la mappa non è il territorio. Anche solo l'idea di poter raccontare l'enorme complessità delle cose è più folle che velleitaria, quindi bisogna operare una sintesi in grado di addentrarsi ma non troppo e di rendere l'idea anche un pochino a scapito della complessità totale. Raccontare e trasmettere è un gioco di equilibri e chi divulga è più simile ad un chimico equilibrista che non ad un cuoco.

Devi anche capire qual è il tuo ruolo ideale e quale il tuo ruolo reale: educatore o divulgatore o narratore che tu sia, devi avere ben chiaro che hai di fronte le sole possibilità di infognarti in uno studio ultraspecialistico accessibile solo a te e forse ad altre tre o quattro persone oppure di sacrificare un po' di complessità in cambio di una molto maggiore fruibilità. In altre parole: o esaurisci tutto quello che c'è da dire riguardo il singolo argomento oppure fornisci agli altri lo stimolo per migliorarsi da soli.

E spero di essere stato chiaro, ché sono distratto dal lavoro.

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AndrejMolov89
5 hours ago, Bloodstar said:

Alla Sapienza si incontrano relativamente spesso dei ricercatori a tempo indeterminato (mi pare che la categoria è a esaurimento dal 2010). Molti sono anche abbastanza anziani e non credo passeranno mai associati. Di solito tengono o dei corsi generali introduttivi oppure dei corsi monografici iperspecialistici. 

Mi son sempre chiesto quanti di loro non sono riusciti a diventare associato e quanti invece sono magari voluti rimanere in quella condizione, come dici te,. intermedia.

Mancanza di posizioni, molto probabilmente. Ma meglio avere una posizione da ricercatore stabile che fare post doc and so on.

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On 1/22/2021 at 2:58 PM, Bloodstar said:

Sarà anche che io sono giovane e ho una concezione un po' schiavistica del lavoro e dunque qualsiasi spiraglio mi sembra una grande concessione e mi sbilancio a parlare di tempo libero.

Da figlio di una professoressa di scuole superiori direi che gli insegnanti godono di una discreta quantità di tempo libero. Molto dipende anche dalla distanza dal luogo di lavoro, i tempi di spostamento incidono parecchio...

On 1/22/2021 at 4:35 PM, Bloodstar said:

Io più studio, più sono sfiduciato dalla possibilità di poter divulgare in maniera feconda quello che ho studiato. Diventa sempre tutto troppo complicato e sfaccettato per essere reso in maniera adeguata

Posso chiederti cosa studi e come vorresti idealmente divulgarlo?

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22 minutes ago, schopy said:

Posso chiederti cosa studi e come vorresti idealmente divulgarlo?

Mi sono laureato in storia contemporanea con una tesi sulla storia delle esplorazioni africane. 

Come vorrei divulgare le mie conoscenze, ad esempio, in storia coloniale? Non ne ho la minima idea.

Anche perché non sono neppure più tanto sicuro che delle nozioni superficiali sulla contorta storia di posti sconosciuti ed esterni al nostro mondo possano essere vagamente utili allo studente che mi troverò davanti.

Un paio di anni fa ho letto un bel libro di Serge Gruzinski, Abbiamo ancora bisogno della storia?, che parla (anche) dell'insegnamento della storia nelle scuole. Propone delle prospettive molto interessanti ma, sfortunatamente, tutte troppe francocentriche e inapplicabili in Italia. 

 

Edited by Bloodstar
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4 hours ago, Bloodstar said:

Mi sono laureato in storia contemporanea con una tesi sulla storia delle esplorazioni africane

Una tesi molto bella, mi si permetta di aggiungere.

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