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President Trump Day


Saramandasama

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  • 3 weeks later...

L‘obamacare sembra diventare finalmente definitivo perche‘ da ottobre servono 60 voti al senato per abolirlo e i repubblicani ne hanno solo 52.

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Obamacare-fallisce-abolizione-per-defezioni-senatori-repubblicani-trump-contro-mccain-hai-cambiato-idea-b7015f13-84cf-49fd-93ba-3e713aae8493.html

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Il vincitore delle primarie del GOP in Alabama, Roy Moore, si è contraddistinto per numerose dichiarazioni, per così dire, “poco concilianti”.


1. PELLEROSSA E MUSI GIALLI
Moore si è riferito agli indiani d’America ed agli asiatici apostrofandoli come “rossi” e “gialli”, durante un discorso in cui paradossalmente cercava di chiamare tutti all’unità, sottolineando quanto diviso fosse ancora il paese.


2. FORSE PUTIN HA RAGIONE
Citando le parole di Reagan sull’Unione Sovietica (“il fulcro del male del mondo moderno”), Moore ha sostenuto che adesso questo poco lusinghiero titolo potrebbe essere applicato agli USA, impegnati a promuovere un gran numero di esempi negativi. E, dopo aver citato i matrimoni omosessuali come uno di questi modelli negativi, ad una domanda del giornalista che lo intervistava, ha affermato che, in merito, "forse Putin ha ragione”.


3. SHARIA NEGLI USA
Moore ha dichiarato, durante un’intervista, di essere stato informato che “ci sono alcune comunità soggette alla Sharia nel nostro paese”. Alla richiesta di elencare queste comunità ha risposto: “Da quello che ho capito, esistono alcune comunità che seguono quella legge. Forse in Illinois, o in Indiana. Non saprei”. Dopodiché ha criticato il sistema legale islamico.


4. I DREAMERS?
Si è scoperto che Roy Moore non era familiare con il tema DACA, il programma di protezione per immigrati illegali minorenni. Spazientito dalle domande dell’intervistatore, stupito da questo fatto, ha risposto seccamente: “Smettila di girarci attorno e dimmi cos’è”.


5. DIO NON È CON NOI
Durante un discorso alla Open Door Baptist Church, Moore ha affermato che la mancanza di fede in Dio può aver giocato un ruolo negli avvenimento dell’11 settembre. “Noi abbiamo parecchio sofferto nel nostro paese” ha detto “forse, e solo forse, questo è accaduto perché ci siamo allontanati da Dio”. Ha successivamente aggiunto che Dio potrebbe essere deluso per “la legalizzazione della sodomia, o per l’aborto”.


6. SECONDO ME…
“… Obama non è nato negli Stati Uniti, o perlomeno questa è la mia opinione”, ha dichiarato, mettendo in dubbio il luogo di nascita del Presidente davanti ai membri del Constitution Party; l’opinione che Barack Obama non sia nato negli USA è abbastanza diffusa in certi ambienti politici americani.


7. ELLISON NON DOVREBBE GIURARE
Nel lontano 2006, Moore scrisse un editoriale in cui affermava che a Keith Ellison, primo musulmano ad essere eletto in Congresso, non si sarebbe dovuto permettere di giurare sul Corano. “La legge islamica non è compatibile con la nostra. Non avremmo mai permesso a nessuno di giurare sul Mein Kampf nel 1943 né sul Manifesto comunista negli anni Cinquanta. Il Congresso ha l’autorità per impedire tutto questo e dovrebbe agire!”

Edited by Rotwang
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  • 2 weeks later...

Non potendo più fare la guerra militare all'Europa gli Stati Uniti la stanno facendo commerciale cercando di metterci in brache di tela, vedi quest'ultima sul ritorno al carbone. Urge una solida alleanza Unione Europa-Federazione Russa in funzione commerciale antiamericana, magari aprendo anche a paesi come Turchia e Iran.

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Il nuovo amministratore dell’EPA, Scott Pruitt, nominato dal presidente Donald Trump, sta lavorando per depotenziare l’agenzia di regolamentazione ambientale, fondata nel 1970.
Sotto l’amministrazione Pruitt l’EPA ha già annullato il divieto d’uso di un pesticida che può causare danni cerebrali nei bambini e si sta adoperando per abrogare la Clean Water Rule (provvedimento che vieta alle industrie di contaminare l'acqua) del 2015.

Edited by Rotwang
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1 hour ago, Hinzelmann said:

Guarda che l'Unione Europea  ha adottato sanzioni economiche contro Russia Crimea Iran e Corea del Nord

Contro la Corea erano sacrosante, contro la Russia (e direi anche Iran) sono state una cazzata colossale, con di fronte degli Stati Uniti mai così potenti dagli anni '50 ad oggi un'alleanza UE-CSI  è fondamentale, anche perchè si parla di un mercato di 8-900 milioni di abitanti contro 250-300 miloni dall'altra parte.

Ci sono tuttavia governi attualmente all'interno dell'Europa che potrebbero far cambiare le carte in tavola e spingere per una politica più filo-russa e antiamericana, penso alla Polonia di Kaczynski e all'Ungheria di Orban.

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Fra tutti i paesi a cui avrei potuto pensare per cambiare la politica Europea sui Russi confesso che i Polacchi li avrei collocati in fondo, fra gli irriducibili nemici.

In Polonia si stanno addestrando 35.000 miliziani paramilitari molti dei quali già attivamente impegnati nel conflitto ucraino, nell'ambito di una sorta di solidarietà fascista all'Ucraina e certamente pensati in funzione anti-russa

Per l'Ungheria il discorso è un po' diverso perchè è un paese in cui le sanzioni hanno prodotto danni notevoli ed in cui la russia investe ( inoltre condividono l'ostilità per la romania )

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6 hours ago, Fabius81 said:

Non potendo più fare la guerra militare all'Europa gli Stati Uniti la stanno facendo commerciale cercando di metterci in brache di tela, vedi quest'ultima sul ritorno al carbone. Urge una solida alleanza Unione Europa-Federazione Russa in funzione commerciale antiamericana, magari aprendo anche a paesi come Turchia e Iran.

SI, certo!  E tanto che ci siamo creiamo il  "Circolo dei democratici".....    :D 

ps: magari fanno richiesta di entrarvi anche Corea del Nord e Venezuela....

Edited by castello
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Non è la prima volta che capita, anche se in genere conflitti di questo tipo si concludono con le dimissioni del Segretario di Stato ( vedi Bush Jr e Colin Powell )

Questo a seconda di dove conduca il giochino del poliziotto buono e del poliziotto cattivo...

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MicFrequentFlyer

Visto il topic, so che potrete apprezzare...

1) Trump's IQ Test: https://www.newyorker.com/magazine/2017/10/30/trump-iq-test

2) La copertina del New Yorker: https://www.newyorker.com/culture/cover-story/cover-story-2017-10-30

---

Trump continua poi a non chiedere perdono alla vedova del militare (https://www.washingtonpost.com/politics/in-sparring-with-a-grieving-widow-trump-follows-his-no-apology-playbook/2017/10/23/5f013276-b805-11e7-a908-a3470754bbb9_story.html?utm_term=.8c4b84ea97c5). Per chi non conosce la politica americana, questo è un gigante nell'armadio dei repubblicani.

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MicFrequentFlyer

L'Espresso

Durante la prima settimana in carica di Donald Trump, mentre firmava uno tsunami di ordini esecutivi e alla gente girava la testa nel disperato tentativo di tenergli dietro, mi è tornata in mente la descrizione che fece la paladina dei diritti umani Halina Bortnowska dell’esperienza polacca allorché gli Stati Uniti imposero al suo paese una terapia economica d’urto, crollato il comunismo sovietico. Definì la velocità dei cambiamenti che stava vivendo il suo paese come «la differenza tra gli anni dei cani e gli anni degli esseri umani», aggiungendo che «inizi a vedere reazioni semipsicotiche. Non ci si può più attendere che la gente agisca nel proprio interesse quando è talmente disorientata da non capire qual è il suo interesse, oppure non le importa più».

Stando alle prove che abbiamo finora, è chiaro che Trump e i suoi principali consiglieri auspicano il genere di reazione descritto da Halina Bortnowska: in altre parole stanno cercando di applicare una dottrina dello shock a uso interno. E l’obiettivo è una guerra in piena regola alla sfera pubblica e al pubblico interesse, che sia sotto forma di leggi anti-inquinamento o di programmi di sostegno per chi soffre la fame, da rimpiazzare con il potere incontrastato e la libertà assoluta per le grandi aziende.

È un progetto così sfacciatamente ingiusto e manifestamente corrotto che può avere successo soltanto adottando misure razziali e sessuali in stile divide et impera, unite allo spettacolo no stop delle distrazioni mediatiche. E ovviamente è sorretto da un enorme incremento delle spese militari, da una incredibile escalation di conflitti su più fronti, dalla Siria alla Corea del Nord, il tutto accompagnato dalle elucubrazioni presidenziali sulla “tortura che funziona”.

L’esecutivo di Trump, zeppo di miliardari e multimilionari, ci spiega tante cose sulle mete occulte dell’amministrazione. ExxonMobil come segretario di Stato. General Dynamics e Boeing come ministro della Difesa. E i ragazzi di Goldman Sachs per quasi tutto quel che rimane. I vari politici di carriera piazzati alla testa delle diverse agenzie sembrano essere stati scelti o perché non credono nella missione centrale dell’ente oppure perché non ritengono che la suddetta agenzia debba esistere. Steve Bannon, lo stratega capo di Trump apparentemente esautorato, è stato molto chiaro a questo proposito. Parlando a un pubblico conservatore nel febbraio 2017 ha dichiarato che l’obiettivo è «la decostruzione dello stato amministrativo» (termine con il quale intende le regole imposte dallo stato e le agenzie incaricate di proteggere la gente e i suoi diritti). E «se guardate le persone scelte dal gabinetto, sono state scelte per un motivo ben preciso, ed è la decostruzione».
Quanto accaduto a Washington non è il solito passaggio di consegne tra partiti ma una vera e propria acquisizione aziendale, in fieri da decenni. A quanto pare, i potentati economici che hanno da tempo comprato entrambi i partiti maggiori piegandoli al proprio volere hanno deciso che si sono stancati del giochino. Evidentemente tutte quelle bevute e tutte quelle cene offerte a funzionari eletti, tutte quelle eleganti bustarelle e blandizie, erano un’offesa alla loro convinzione di essere unti dal Signore. E così adesso stanno tagliando fuori l’intermediario – quegli avidi politici che dovrebbero in teoria proteggere il pubblico interesse – e agiscono come ogni maschio alfa quando vuole qualcosa fatto bene: lo fanno con le proprie mani.

Pertanto le domande serie sui conflitti d’interessi e sulle infrazioni all’etica ricevono a stento una risposta. Così come faceva melina per non diffondere le sue dichiarazioni dei redditi, Trump si è categoricamente rifiutato di vendere il suo impero, o almeno smettere di incassarne i profitti. Questa decisione, data la dipendenza della Trump Organization dai governi stranieri per ottenere preziose licenze e permessi, potrebbe scontrarsi con la Costituzione degli Stati Uniti che proibisce ai presidenti di ricevere doni o qualsiasi “emolumento” dai governi esteri. Ma i Trump non sembrano preoccupati. La sensazione quasi inossidabile di impunità, di essere superiori alle normali regole e leggi è un aspetto peculiare di questa amministrazione. Chiunque rappresenti una minaccia alla suddetta impunità è licenziato in tronco: basta chiedere all’ex direttore dell’Fbi James Comey. Fino a oggi nella politica statunitense i servi dello stato delle multinazionali insediati alla Casa Bianca portavano una specie di maschera: la faccia da attore sorridente di Ronald Reagan o il falso cowboy George W. Bush (con Dick Cheney/Halliburton in agguato sullo sfondo). Ora la maschera è caduta. E nessuno prova anche soltanto a fingere che non sia successo.

Analizzando l’inestricabile rapporto di Trump con il suo marchio commerciale e le sue implicazioni sul futuro della politica, ho iniziato a capire come mai tanti attacchi contro di lui non hanno fatto presa, e come possiamo trovare modi più efficaci di resistergli. Il fatto che livelli così offensivi di arricchimento grazie alle cariche pubbliche possano avvenire alla luce del sole è abbastanza scandaloso. Così come tanti atti di Trump nel suo primo anno in carica. Ma la storia ci dimostra che, anche se oggi la situazione è disastrosa, la dottrina dello shock implica che potrebbe andare molto peggio. I principali pilastri del progetto politico ed economico di Trump sono: la decostruzione dello stato regolatore; un attacco a testa bassa al welfare e ai servizi sociali (in parte giustificato facendo ricorso a un bellicoso allarmismo razziale e infierendo sulle donne che esercitano i loro diritti); lo scatenamento di una corsa interna ai combustibili fossili (che necessita l’eliminazione della scienza del clima e l’imbavagliamento di vasti settori della burocrazia pubblica); e una guerra di civiltà contro gli immigrati e il “terrorismo radicale islamico” (con teatri bellici esterni e interni in continua espansione).

Oltre alle evidenti minacce che l’intero progetto pone a chi è già tra i più vulnerabili, c’è anche una filosofia che sicuramente scatenerà un’ondata dopo l’altra di crisi e shock. Shock economici, quando scoppiano le bolle nei mercati, gonfiate grazie alla deregulation; shock della sicurezza quando si pagano le conseguenze delle politiche antimusulmane e delle aggressioni all’estero; shock ambientali con la ulteriore destabilizzazione del clima; e shock industriali appena gli oleodotti cedono e le piattaforme collassano, cosa a cui tendono quando vengono tagliati i regolamenti di sicurezza e ambientali che prevengono il caos.

Tutto questo è pericoloso. Ed è ancor più preoccupante sapere che l’amministrazione Trump sicuramente sfrutterà questi traumi per far passare gli elementi più radicali del suo programma. Una crisi importante, che sia un attacco terrorista o un crollo finanziario, probabilmente fornirebbe il pretesto per dichiarare una sorta di stato d’eccezione o d’emergenza, nel quale le solite regole non vigono più. A sua volta ciò potrebbe fornire la scusa per far passare aspetti dell’agenda Trump che richiedono un’ulteriore sospensione delle norme democratiche basilari, come il suo proposito di negare l’accesso al paese a tutti i musulmani (non solo a quelli di alcuni paesi selezionati), la sua minaccia lanciata su Twitter di spedire “i federali” a combattere la violenza nelle strade di Chicago o il suo evidente desiderio di imporre restrizioni alla stampa. Una crisi economica abbastanza grave gli regalerebbe la scusa per smantellare programmi come la previdenza sociale, che Trump ha giurato di proteggere ma che molti attorno a lui vogliono morta da decenni.

Trump potrebbe avere anche altri motivi per alzare la posta della crisi. Come ha scritto nel 2001 il romanziere argentino César Aira, «qualsiasi cambiamento è un cambiamento di discorso». Trump ha già dimostrato di essere bravissimo a cambiare discorso a livelli ubriacanti, usando di tutto, dai tweet folli ai missili Tomahawk. Aspettatevi molti altri salti di palo in frasca, e nulla riesce a far cambiare discorso quanto uno shock su larga scala.

Noi non scivoliamo in stato di shock quando succede qualcosa di brutto e grosso: deve essere qualcosa di brutto e grosso che ancora non comprendiamo. Lo stato di shock subentra quando si spalanca un baratro tra i fatti e la nostra capacità iniziale di spiegarli. Tantissimi di noi, quandosi trovano in una situazione del genere, senza una storia, senza i nostri soliti punti di riferimento, diventano vulnerabili alle autorità o alle figure autoritarie che ci dicono che dobbiamo temerci l’un l’altro e rinunciare ai nostri diritti per il bene superiore.

Dobbiamo capire con chiarezza come funziona la shock economy, la politica dello shock, e a chi giova. Se comprendiamo questo possiamo uscire dallo stupore e iniziare a combattere. Poi, ed è altrettanto importante, dobbiamo narrare una storia diversa da quella che ci propinano i maestri dello shock, una visione del mondo abbastanza interessante da tener testa alle loro, di visioni. Questa visione fondata sui valori deve regalare un percorso differente, lontano dagli shock seriali, un percorso basato sull’unione, sul superamento dei divari razziali, etnici, religiosi e di genere, un percorso che si basi sulla possibilità di guarire il pianeta invece di provocare altro inquinamento e guerre ulteriormente destabilizzanti. Soprattutto, questa visione deve offrire a chi è ferito, per mancanza di lavoro, di cure, di pace, di speranza, una vita tangibilmente migliore. Il no più deciso deve essere accompagnato da un forte e immaginifico sì, da un piano per il futuro che sia abbastanza credibile e accattivante da spingere tantissime persone a lottare per vederlo realizzato, nonostante gli shock e le tattiche terrorizzanti che gli saranno contrapposte. Un no, a Trump, alla francese Le Pen, a tutti i partiti xenofobi e ipernazionalisti in ascesa nel mondo.

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A freddo posso dire che gli ottimismi su Trump erano ben riposti.

E' un presidente troppo debole - inviso sia ai Democratici che agli stessi Repubblicani -

per funestare il mondo con le guerre a cui gli altri presidenti repubblicani - i Bush - ci avevano abituato.

E' vero che c'è in ballo la questione coreana, ma credo si risolverà in un nulla di fatto.

Potrebbe forse essere la prima amministrazione statunitense dal dopoguerra a non iniziare una guerra.

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On 10/10/2017 at 2:27 PM, Fabius81 said:

Non potendo più fare la guerra militare all'Europa gli Stati Uniti la stanno facendo commerciale cercando di metterci in brache di tela, vedi quest'ultima sul ritorno al carbone. Urge una solida alleanza Unione Europa-Federazione Russa in funzione commerciale antiamericana, magari aprendo anche a paesi come Turchia e Iran.

quante cazzate in così poche parole :)

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MicFrequentFlyer
6 hours ago, Almadel said:

A freddo posso dire che gli ottimismi su Trump erano ben riposti.

E' un presidente troppo debole - inviso sia ai Democratici che agli stessi Repubblicani -

per funestare il mondo con le guerre a cui gli altri presidenti repubblicani - i Bush - ci avevano abituato.

E' vero che c'è in ballo la questione coreana, ma credo si risolverà in un nulla di fatto.

Potrebbe forse essere la prima amministrazione statunitense dal dopoguerra a non iniziare una guerra.

Non condivido questo ottimismo. Se nel GOP altre aree prendessero il sopravvento, è indubbio che quella più estremista sia la più vicina alle posizioni presidenziali. Inoltre, se l'elettorato sostenitore di Trump avrà l'impressione che le politiche del loro presidente non sono messe in atto per colpa dell'establishment politico, potrebbero polarizzarsi anche di più. Questo senza contare le problematiche ambientali, di (mancato) supporto alle fasce più deboli americane, al (mancato) supporto di foreign aid, alla marginalizzazione di gruppi LGBT e minoranze etno-linguistiche (che potrebbero poi avvicinarsi a posizioni più estreme)...

Se anche la presente amministrazione non riuscisse a compiere danni evidenti, potrebbe portare il sistema troppo vicino al punto critico.

In tutto questo, spero di avere torto marcio.

Edited by MicFrequentFlyer
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L‘inchiesta su trump non si sa come finira‘. Finora la rete contiene pesci piccoli ma si allarghera‘ col passare del tempo ai pesci grossi. Per l‘impeachment ci vuole pero‘ anche o la collaborazione dei repubblicani che finora e‘ scarsa o gli equilibri di forze nelle camere che cambiano dopo le elezioni del 2018. 

la mia impressione e‘ che trump non terminera‘ il suo mandato, il che e‘ un bene su tanti temi ma un male su altri temi come i temi lgbt in quanto il suo vice su questi temi e‘ peggio di trump.

se ci sara‘ impeachment verosimilmente il suo vice in seguito non vincera‘ le successive presidenziali anche se i democratici sembrano trovarsi senza leader attualmente.

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MicFrequentFlyer
1 minute ago, marco7 said:

L‘inchiesta su trump non si sa come finira‘. Finora la rete contiene pesci piccoli ma si allarghera‘ col passare del tempo ai pesci grossi. Per l‘impeachment ci vuole pero‘ anche o la collaborazione dei repubblicani che finora e‘ scarsa o gli equilibri di forze nelle camere che cambiano dopo le elezioni del 2018. 

la mia impressione e‘ che trump non terminera‘ il suo mandato, il che e‘ un bene su tanti temi ma un male su altri temi come i temi lgbt in quanto il suo vice su questi temi e‘ peggio di trump.

se ci sara‘ impeachment verosimilmente il suo vice in seguito non vincera‘ le successive presidenziali anche se i democratici sembrano trovarsi senza leader attualmente.

L'impeachment è una delle ipotesi peggiori... Come hai detto tu la successione del potere non prevede nomi che facciano ben sperare. E credo anche che l'effetto sull'elettorato sarebbe deleterio. 

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Io suppongo che l‘inchiesta müller colpira‘ trump direttamente o molto vicino e portera’ a chiedere l’impeachmente ma ora non si sa come i repubblicani reagiranno. Anche chi ha votato trump tende a negare l‘evidenza dei fatti e potrebbero farsi influenzare poco per le elezioni 2018 e continuare a votare repubblicano.

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MicFrequentFlyer
18 minutes ago, marco7 said:

Io suppongo che l‘inchiesta müller colpira‘ trump direttamente o molto vicino e portera’ a chiedere l’impeachmente ma ora non si sa come i repubblicani reagiranno. Anche chi ha votato trump tende a negare l‘evidenza dei fatti e potrebbero farsi influenzare poco per le elezioni 2018 e continuare a votare repubblicano.

Il mio problema è che se l'elettore di Trump deve decidere un nuovo candidato, non sceglierà quello moderato, ma uno più estremo a destra (pensiamo a Cruz...). Ecco perchè spero che la risposta alle politiche attuali sia in primis politica e ideologica (nella parte democratica e repubblicana moderata).

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Il Partito Repubblicano vuole rientrare in possesso del proprio elettorato, è troppo presto per individuare il profilo di una persona "giusta" dubito che accada qualcosa prima delle elezioni di midterm perchè se il conflitto si scatenasse prima, i Repubblicani potrebbero perdere molti seggi a vantaggio dei Democratici mentre il loro obiettivo è tagliare la gambe a Trump ed eventualmente sfidarlo dopo

Trump inoltre una cosa giusta l'ha fatta...scegliere un vice come Pence, che si definisce:  Cristiano, Conservatore e Repubblicano ( il problema è ovviamente l'ordine dei fattori ) che diverrebbe il Presidente in caso di impeachment, ovviamente non sappiamo se Pence per ambizione personale - visto che sa che difficilmente per vie ordinarie potrebbe diventare mai presidente - sia disposto ad "addomesticarsi"

Tuttavia allo stato è il più estremista dei fondamentalisti cristiani...e Trump fa circolare storielle e battute che lo sottolineano spesso e volentieri, evidentemente per coprirsi le spalle.

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