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La Buona Università


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Un buon punto di partenza sarebbe riservare il contratto di

apprendistato SOLO a chi ha frequentato il professionale

o il tecnico ed eventualmente un corso professionalizzante

certificato - a qualunque età - se disoccupato

 

Perché attualmente il contratto di apprendistato ha un unico requisito

l'età - fra i 18 ed i 29 anni - con il risultato di essere un contratto di

inserimento giovanile e non un vero apprendistato professionalizzante

 

Se tu vuoi valorizzare un percorso, non puoi fare l'esatto contrario di

ciò che il buon senso consiglia, tanto per accontentare tutti i papà e

le mamme d'Italia 

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Altrimenti detto: Caio è già svogliato di suo, poi capisce a 15 anni che il suo percorso di

studi è insufficiente ad avere una professionalità e che compiuti i 18 anni dovrà competere

con tutti i figli di papà che segnalano i propri pargoli a potenziali datori di lavoro, ivi compresi

gli universitari e i laureati, talchè avendo scelto il professionale anche perchè sapeva di venire

da modesta famiglia, capisce subito che gli conviene smettere invece di continuare e sfruttare

gli anni di vantaggio che gli derivano dal fatto di non aver portato a compimento gli studi

 

PS chiedo scusa per l'incasinamento degli invii 

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Io frequento un ITIS e il mio è davvero una scuola per insegnare agli stupidi (non tutti ma il 90 %) però ce ne sono altre molto più formative. Una vera alternanza scuola lavoro è cominciata lo scorso anno infatti alcuni ragazzi di un quinto sono stati assunti in aeroporto.

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Ho letto i vari interventi e non avendo una formazione scientifica non posso entrare nel merito più di tanto. Dico due cose

 

1) Con le lauree 3+2 c è stato un abbassamento di livello drammatico. Oramai l università sembra popolato da geni, nelle facoltà umanistiche si sprecano i 30 così come è vero anche ad ingegneria nella specialistica. Ci si laurea alla triennale con 92 o 95 e stai certo che alla magistrale ti trovi fino a 10 punti in più. Ho una marea di amici ingegneri, 4 hanno avuto 110 solo 1 era un eccellenza. È anche vero che oggi in Italia gli ingegneri lavorano, quindi sistema giusto o sbagliato si lavora. Diverso il discorso sulle altre facoltà in cui mi ricollego al secondo punto

 

2)il proliferare delle università pubbliche o private ha drammaticamente abbassato il livello. Io ho studiato in una delle facoltà di giurisprudenza più toste d'Italia dove gli esami sono ancora "veri" e i voti legati a parametri meno sensazionalistici. Ora io non sono un genio e ho avuto la media del 25 . Purtroppo una laurea già culturalmente inflazionata aveva un tempo facoltà strutturate che tendevano molto a selezionare. Negli anni il proliferare di facoltà di giurisprudenza ha fatto sì che non solo il numero di laureati aumentasse ma che chi si prendeva il titolo in facoltà della minchia si è laureato prima con voti migliori dei miei. Morale della favola? Non solo il livello si è abbassato, non solo il numero aumentato a dismisura rendendo praticamente impossibile trovare un lavoro ma addirittura quelle poche occasioni che ci sono si viene superati dai "brillanti" laureati alle università di questo o quel santo o dei cavalieri dello zodiaco. In questa situazione le università si fanno concorrenza al ribasso.

 

In conclusione andrebbe eliminato il valore legale del titolo e valutata anche l università da cui si proviene.

Edited by Iron84
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Per avere una scuola ed un'università efficiente bisogna avere docenti preparati e che sappiano realmente insegnare. Nel corso della mia carriera  universitaria ho avuto modo di incontrare tanti tipi di docenti: quelli che erano ottimi ricercatori e pubblicavano articoli ma che erano pessimi docenti e le loro lezioni erano incomprensibili, quelli preparatissimi e che facevano delle lezioni chiare e rigorose (purtroppo pochi), quelli meno preparati ma che tutto sommato riuscivano a fare lezioni dignitose e gli incompetenti che sapevano poco della materia e che facevano delle lezioni a dir poco oscene (i più pericolosi).

Valutare l'insegnamento, a tutti i livelli,  è uno dei problemi più sentiti a livello internazionale. Come si può valutare un bravo docente? Dal numero degli alunni che promuove? Dal numero dei bocciati? Dai voti che mette? Dal giudizio degli studenti (o del preside nel caso delle superiori) o di altri suoi colleghi più anziani? Il problema non è di facile risoluzione ed anche all'estero stanno cercando criteri più o meno oggettivi per valutare la didattica, ma non è semplice. Negli ultimi anni ,poi,  scuola ed università hanno avuto numerosi tagli e ciò ha comportato, sopratutto a livello universitario, un aumento delle tasse che, in periodi di crisi economica e a fronte di una diminuzione del numero di borse di studio e sussidi vari, ha indubbiamente creato molti problemi a studenti appartenenti a famiglie di fascia medio/bassa.

A livello universitario dovrebbe esserci più attenzione per lo studente e seguirlo meglio nel suo percorso. Quante volte ho passato invano ore intere aspettando un professore nell'unica ora di ricevimento  settimanale per chiedere un chiarimento e questo non si è presentato! E vi parlo di un ateneo importante e di una facoltà dove, tutto sommato, c'erano pochi iscritti.

La buona scuola e la buona università si fanno anche utilizzando infrastrutture adeguate. Basta aule fredde, con muffa, senza riscaldamento, lezioni nei cinema, strumentazioni vecchie e mancanza di laboratori. Sembra una sciocchezza, ma anche il luogo influisce molto sull'apprendimento. E aboliamo tanta inutile burocrazia, soprattutto nelle scuole secondarie, che assorbe tempo che viene sottratto poi alla didattica. 

Bisogna creare anche forti legami con il mondo del lavoro, dell'impresa e della ricerca. Ciò che si apprende nella scuola e nell'università dovrebbe aiutare a trovare un lavoro. La cultura è importantissima, ma lo è anche il lavoro, senza il quale non si può vivere. E' anche vero che ci troviamo in un periodo in cui c'è crisi e tante aziende in questo periodo stanno chiudendo o si stanno trasferendo all'estero, purtroppo. La formazione tecnica e professionale andrebbero valorizzate. Ormai gli istituti tecnici sono in grande crisi e gli iscritti diminuiscono sempre più.

Per quanto riguarda le scuole superiori, la politica dei tagli di gelminiana memoria (in realtà i tagli sono iniziati con Fioroni, ma la Gelmini poi ha contribuito moltissimo) costringe a creare classi con più di 30 alunni. In una classe prima io ne ho ben 33. Qualcuno mi spieghi come si possa far bene una lezione con 33 alunni ed intervenire sui bisogni di ognuno. Ci si prova e si cerca di fare il massimo, ma non sempre ci si riesce purtroppo.

Sulla questione delle bocciature. Bocciare non è semplice. Per una tutta una serie di motivi. Per prima cosa, per essere bocciati a giugno bisogna avere tre o quattro insufficienze (dipende dalla scuola). Di solito, almeno nelle realtà liceali che son quelle in cui insegno, è piuttosto  raro che i ragazzi abbiano più di tre/ quattro insufficienze gravi.

Parliamo anche dei contenziosi e dei genitori perchè sarebbe molto  ipocrita non farlo. Ormai i genitori procedono per vie legali e ricorsi di ogni tipo, anche per cose di poco conto. Una mia collega, che aveva avuto un ricorso in passato (andato poi a suo favore) da parte di un genitore, ha detto: "Con lo stipendio che mi danno, non posso permettermi di pagare spese legali. Che si tenessero i figli ignoranti. Non boccio più nessuno". Discorso scorretto e che non condivido, ma, in fondo, sensato. Perchè dover spendere soldi con il magro stipendio che ti danno? Tutto sommato, tanto torto non ha questa collega.

Sul fatto invece delle bocciature studiate a tavolino, a me, personalmente e fortunatamente, non è mai capitato, anche perchè insegno in un contesto dove ci sono moltissimi alunni per classe (e non è certamente necessario promuovere tutti per evitare accorpamenti di classi). Sarebbe disonesto dire che però ciò non avviene. Ma questo, lo ripeto, è dovuto soprattuto al fatto che i tagli obbigano a creare classi pollaio fino a 34-35  alunni, con la conseguente dimimuzione di posti di lavoro e dell'impoverimento della qualità dell'insegnamento.

Vorrei intervenire sul sistema 3+2. Quando mi sono iscritto all'università appartenevo al vecchio ordinamento e, arrivato all'inizio del quarto anno, quando ormai mi mancavano solo 4 esami, l'università ci "obbligò" di fatto a passare al sistema 3+2 (e di esami poi ne ho dovuti fare 13, ma questo è un altro discorso) perchè era dispendioso avere in contemporanea i nuovi ordinamenti.

Sulla qualità del sistema 3+2  dipende molto dall'ateneo. Diciamo le cose come stanno.

Nella mia vecchia facoltà, per fortuna, la qualità dell'insegnamento per quasi tutti i corsi è rimasta pressappoco invariata. Stessi professori, stessi esami e programmi molto simili a quelli del vecchio ordinamento. La vecchia analisi I annuale è diventata analisi I semestrale e analisi II semestrale e così via. Non ho notato, per fortuna, una diminuzione della qualità

C'è da dire, tuttavia, che in alcune facoltà il livello è effettivamente diminuito, ma non in tutte. Non bisogna generalizzare, nè, con un senso di superiorità, dire che il vecchio ordinamento garantiva una maggiore preparazione del nuovo. Il tutto dipende da dove si studia e da cosa si studia.

Edited by Marcolino2
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a me, più che nell'università piacerebbe un cambiamento nel liceo. vorrei un liceo, e delle scuole superiori in generale molto più impegnative. soprattutto il liceo, visto che dovrebbe "preparare all'università", secondo me, dovrebbe richiede più impegno, per abituare gli studenti alle ore di studio necessarie all'uni.

non che fino all'esame di stato te la cavi seguendo in classe, e poi all'università non hai la testa per studiare 5-6 ore di fila.

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Ho trovato dei dati, che dovrebbero essere del MIUR ( anche se riportati, non fonte diretta ) Anno 2013

 

Scuola Media : promossi 96,3%

 

Scuola secondaria: promossi 63,5% ; sospensione del giudizio 26,5% ; bocciatura a Giugno 10%

 

Liceo : 5%

Tecnici : 12,7%

Professionali: 16,3%

 

Questi dovrebbero essere i numeri reali, ovviamente è una media nel senso che gli anni critici sono

il primo ed il terzo, mentre il quinto anno non boccia praticamente nessuno ( il ché avrebbe un senso

al professionale visto che si dovrebbe già lavorare, mentre è poco sensato nei Licei dove si dovrebbe

ottenere una ammissione all'Università )

 

Sono dati abbastanza stabili ; dal 1993/1994 anno di abolizione degli esami di riparazione a Settembre

quando il numero dei non promossi sfiorava mediamente il 14% si è calati all'11% per poi lentamente

stabilizzarsi a calare verso il 10%

 

 

Paradossalmente il sistema scolastico italiano infierisce sugli studenti dei professionali, che in larga

parte vorrebbero lavorare e non proseguire gli studi

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a me, più che nell'università piacerebbe un cambiamento nel liceo. vorrei un liceo, e delle scuole superiori in generale molto più impegnative. soprattutto il liceo, visto che dovrebbe "preparare all'università", secondo me, dovrebbe richiede più impegno, per abituare gli studenti alle ore di studio necessarie all'uni. non che fino all'esame di stato te la cavi seguendo in classe, e poi all'università non hai la testa per studiare 5-6 ore di fila

 

Quello che ripeto quotidianamente ai miei alunni che pretendono di apprendere tutto in classe e di non aprire libri a casa. All'università poi vedranno cosa vuol dire studiare veramente . Lì non c'è il professore-badante-babysitter del liceo che ti segue passo passo, che ti fa il corso di recupero, le pause didattiche, etc. Hai solo libri da studiare ed il professore quasi sempre neanche ti conosce.

Io, fortunatamente, ho fatto un ottimo liceo. I professori erano bravissimi e molto competenti. A suo tempo, li odiavamo perchè ci obbligavano a studiare tantissimo (minimo dalle 15 alle 21, se tutto andava bene) ogni giorno. C'è da dire, però, che il 100% degli alunni di quella classe si è laureato, tra l'altro nelle materie più disparate (lettere, lingue, giurisprudenza, ingegneria, etc.). Abbiamo studiato tanto al liceo, ma poi all'università, dove se non studi un numero adeguato di ore al giorno non passerai mai un esame, non abbiamo avuto problemi.

 

 

 

 

Paradossalmente il sistema scolastico italiano infierisce sugli studenti dei professionali, che in larga parte vorrebbero lavorare e non proseguire gli studi

 

Hai ragione Hinzelmann. Il problema è che spesso in queste scuole, e dispiace dirlo, i ragazzi studiano solo le discipline di indirizzo, e trascurando le altre discipline (che sono tante), accumulano più di tre/ quattro debiti, con conseguente bocciatura. Per non parlare della condotta. Ho colleghi che lavorano in professionali che raccontano cose allucinanti

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Ma non può esistere una buona università, se non c'è prima una buona scuola

 

Sono d'accordo.

Mi piace pure quel che scrive l'articolista a proposito del 3+2, ché lo penso anch'io che dovrebbe essere un percorso più "svelto" (già studiando filosofia facevamo le pulci alle pulci, ma al tempo della prima laurea mi sono giocato due sessioni d'esami per via di un relatore un po' paranoico...).

 

Ma nessuno parla mai di abolizione della scuola media inferiore??

Io credo sia quello l'anello debole.

Due cicli 6+6 secondo me funzionerebbero meglio del 5+3+5+millemila attualmente in vigore :D

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