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Fare Coming Out è "necessario"?


Wizard92

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(Complimenti per la Giuditta I come foto del profilo! )

 

Il motivo che spinse me a farlo fu proprio quello che hanno detto alcuni utenti poco sopra:

Dichiararsi è necessario qualora tu senti di non poterne più fare a meno per diversi motivi della tua vita quotidiana.

 

Per me è stato esattamente come ha detto Rotwang, quando mi sono reso conto che cominciavo a risentire emotivamente delle cose che nascondevo ai miei, ho capito che dovevano saperlo. Il giorno dopo ne ho parlato con loro.

Quindi secondo me quando senti che la situazione ti infastidisce o ti crea qualche problema, andrebbe detto.

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Forse hai evitato di avere un rapporto più profondo coi tuoi genitori

proprio per non sentire l'esigenza di dirglielo.

 

No, ti assicuro di no, i problemi sono altri e ben più importanti.

 

D'altronde, il fatto che tu sia venuto qua a fare questo discorso, non è una prova del fatto che non è vero che la questione ti è indifferente?

 

Certamente, neanche io ho la verità rivelata davanti gli occhi, né ho poteri mantici che mi permettano di sapere cosa farò in futuro. Sono tra l'altro convinto che, se mai dovessi avere una relazione così importante, o anche senza la "scusa" di una relazione (domani mi alzo dal letto e mi accorgo che questa situazione mi sta stretta e che ho il bisogno impellente di comunicarlo ai miei), sarei ben lieto di dirglielo e credo che sarei accettato con neanche troppi cataclismi.

 

 

Ribadisco il concetto del mio post precedente. È non fare coming out che è un'azione attiva, e quindi necessiterebbe di una giustificazione. Sei tu che dovresti giustificarmi perché se non hai paura del giudizio dei tuoi genitori, non hai problemi di omofobia interiore, ecc. vuoi nascondere questa parte di te.

 

Niente, su questo mi sa che non ci troveremo mai d'accordo. Io non credo che dire ai propri genitori di essere gay sia sbagliato, anzi ad esempio ho incoraggiato una mia amica a farlo con la madre perché era evidente che il nasconderle questa parte di lei la faceva sentire a disagio. Solo non riesco a comprendere il "dover" dirlo ad ogni costo, come se non farlo denotasse una non accettazione interiore. Non è così, vi assicuro.

Provo a spiegarmi meglio, anche se il ragionamento può essere abbastanza contorto e incomprensibile, e me ne scuso prima. Per come la vedo io, secondo il vostro discorso è come se il nostro modo di essere non sia "valido" in se stesso ma solo quando è "riconosciuto" (non dico approvato) da altri (ovviamente persone importanti). E in un certo senso anche io lo penso, cioè ci rendiamo effettivamente conto del nostro essere quando lo comunichiamo a qualcun altro, ma "semplicemente" io non credo che tra queste persone, per quanto mi riguarda, ci debbano essere i miei genitori.

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(Complimenti per la Giuditta I come foto del profilo! )

 

Il motivo che spinse me a farlo fu proprio quello che hanno detto alcuni utenti poco sopra: Per me è stato esattamente come ha detto Rotwang, quando mi sono reso conto che cominciavo a risentire emotivamente delle cose che nascondevo ai miei, ho capito che dovevano saperlo. Il giorno dopo ne ho parlato con loro.

Quindi secondo me quando senti che la situazione ti infastidisce o ti crea qualche problema, andrebbe detto.

(Grazie, adoro il suo ghigno beffardo!)

Comunque, non so se si è capito, ma sono d'accordo anche io! Solamente che non mi trovo ancora a quel punto, non mi trovo a disagio a non dire certe cose perché non sento il bisogno di dirgliele, ma so bene che potrebbe succedere anche domani!

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Io ai miei genitori l'ho detto a 19 anni,una liberazione per me,avrei dovuto farlo molto prima ma per vari motivi indipendenti dalla mia volontà non ho detto nulla.

Se i tuoi genitori non rientrano tra le persone importanti con cui condividere ciò che sei non farlo ma ricordati che più aspetti più difficile sarà per tutti.

La mia vita,da quel giorno è cambiata sicuramente.

Essere visto e amato per quello che sono,per la mia vera natura non ha prezzo.

Poi nulla è necessario,ognuno ha il suo modo di relazionarsi con famiglia e amici.Io di sicuro non tornerei mai nel limbo del non detto.Ormai mi voglio troppo bene per farmi del male ;-)

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@@Wizard92, renditi conto però che stai schivando la domanda e il cuore della questione.

 

La domanda è perché nascondi ai tuoi genitori il fatto che sei gay. La tua risposta, in estrema sintesi, è "Perché non voglio che lo sappiano".

È una risposta tautologica, con cui eviti di affrontare la vera ragione. Esattamente come la tua domanda "Perché dovrei dirglielo", che è una domanda per cui cerchi di riversare sugli altri la "responsabilità" dei tuoi dubbi, evitando di fare domande a te stesso.

 

Tu inizia a domandarti seriamente perché non vuoi che i tuoi genitori lo sappiano, e poi noi ti possiamo dire se secondo noi dovresti dirglielo nonostante il motivo che ti spinge a non farlo.

Una volta però che tu ammetterai questo motivo secondo me non avrai più bisogno della nostra opinione...

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La risposta in realtà sarebbe "non credo sia importante per loro e per me che lo sappiano", ma concordo sul fatto che la differenza è sottile. Non so dirti se questo nasconderebbe dei passaggi reconditi di cui non voglio rendermi conto, io non credo, ma forse è proprio questo il problema. Probabilmente c'entra anche il fatto che non ho e non cerco, al momento, un rapporto di tale importanza che provochi un così profondo cambiamento in me da farmi considerare la cosa necessaria. 

Tutto questo per dire che probabilmente un giorno lo farò, proprio quando (e se, continuo imperterrito a dire) ne sentirò l'esigenza. Ma non accetterò mai, nella mia modestissima opinione, la linea di principio per cui si debba fare per forza, prima o poi. 

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La risposta in realtà sarebbe "non credo sia importante per loro e per me che lo sappiano",

No, mi dispiace ma devo insistere. Con questa risposta eludi ancora di più la questione di quanto non avessi fatto io.

Sarebbe come se tu tenessi la mano nell'acqua bollente, io ti chiedessi "Perché non la togli?" e tu mi rispondessi "Alla fine non fa così male".

 

Tu non devi giustificare un tuo non comportamento, tu devi giustificare un comportamento.

Se una cosa non è importante, non c'è alcun motivo per nasconderla.

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No, mi dispiace ma devo insistere. Con questa risposta eludi ancora di più la questione di quanto non avessi fatto io.

Sarebbe come se tu tenessi la mano nell'acqua bollente, io ti chiedessi "Perché non la togli?" e tu mi rispondessi "Alla fine non fa così male".

Capisco quello che vuoi dirmi, ma la realtà è che io non ci sto per niente male per questa cosa! E non perché c'ho fatto il callo, o perché so di non poter avere un rapporto parentale idilliaco. Non sono stato educato in questo modo, l'autonomia prima di tutto! Mantenendo il tuo esempio perché mai dovrei mettere la mano nell'acqua bollente? Tanto per farlo? Credo servirebbe solo a pulirmi la coscienza, come per dire "io l'ho detto, ora sbrigatevela voi", e non ne trovo il senso.

Capisco anche che tu ti chieda allora come mai io abbia inaugurato questa discussione se rimango pienamente convinto della mia idea, ma dei ragionamenti come il tuo mi sono stati posti da tante persone e volevo capire se questa fosse una posizione in cui mi ritrovavo solamente io o se fosse condivisibile.

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(Grazie, adoro il suo ghigno beffardo!)

Comunque, non so se si è capito, ma sono d'accordo anche io! Solamente che non mi trovo ancora a quel punto, non mi trovo a disagio a non dire certe cose perché non sento il bisogno di dirgliele, ma so bene che potrebbe succedere anche domani!

Sì sì, è evidente, il mio discorso era ovviamente molto in generale :) Edited by 00Glee00
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Mantenendo il tuo esempio perché mai dovrei mettere la mano nell'acqua bollente? Tanto per farlo?

Ma il tuo discorso fino ad adesso è stato che per te fare coming out non è come mettere la mano nell'acqua bollente...

 

Quello che ti chiedo è appunto di spiegare perché per te sarebbe come mettere la mano nell'acqua bollente. Che cosa ti spaventa, ti disincentiva, mettila come che preferisci.

Se però dobbiamo raccontarci palle e far finta che non esiste niente del genere, allora è inutile discuterne.

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Ma il tuo discorso fino ad adesso è stato che per te fare coming out non è come mettere la mano nell'acqua bollente...

Esattamente, avevo solo ripreso il tuo esempio! Per quanto mi riguarda, in questo preciso momento della mia vita, credo sia indifferente e superfluo fare CO con i miei genitori, perché non sarebbe l'esternazione di un mio bisogno di sincerità, nè una loro richiesta di comunicazione, ma sarebbe semplicemente un "atto dovuto", un'imposizione, a mio avviso, assolutamente superflua. Magari domani cambierò idea, ma per adesso è così! E volevo conoscere le vostre opinioni in merito solo per sapere se questa convinzione fosse così strampalata come mi hanno detto. A quanto pare sì xD

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Per quanto mi riguarda, in questo preciso momento della mia vita, credo sia indifferente e superfluo fare CO con i miei genitori, perché non sarebbe l'esternazione di un mio bisogno di sincerità, nè una loro richiesta di comunicazione, ma sarebbe semplicemente un "atto dovuto", un'imposizione, a mio avviso, assolutamente superflua. Magari domani cambierò idea, ma per adesso è così!

 

Fai bene a dubitare che questa tua posizione sia definitiva. Ha assolutamente ragione Loup-garou: è il non fare CO con i propri genitori che ha bisogno di una giustificazione, e non ce n'è alcuna, se non dire - per farla breve - che non sono importanti, per te. Ma dire questo significa negare tutto quanto è noto e universalmente provato e accettato sul ruolo psicologico, formativo, sociale, nonchè affettivo, in senso positivo come in senso negativo, dei genitori. Inoltre, ammesso (e non concesso) che i genitori siano perfettamente indifferenti, a un figlio, non si vede perchè questi non debba, con eguale indifferenza, fare CO con loro. È il non fare CO, in una società e in un mondo che lo richiede (certo che è un atto 'dovuto'), con loro, che denota un problema: non il contrario. In ogni caso, anche se tu non avessi alcun problema (e io mi permetto di dubitarne), a fortiori dovresti fare CO. Se non lo fai vuol dire che vuoi dirlo a tutti, fuorché a loro - il che urla un problema. Pier Paolo Pasolini lo diceva a tutti, fuorché a sua madre. E il "tutti, fuorché" su cui dovresti riflettere. E non è questione che tu sia "strampalato": non sei affatto "strampalato" (altra evidente copertura che ti dai). Ti dico tutto questo senza polemica, solo ritengo mio dovere dirtelo. 

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@@Isher, Non fraintendetemi, sono comunque grato delle risposte che mi date nonostante io possa non condividerle! E capisco che la società e il mondo in cui viviamo richieda in qualche modo di esporsi, ma, come ho già detto (spero di non essere monotono), non accetto che si debba necessariamente fare per un "ideale" o per una qualunque sovrastruttura (senso di appartenenza, accettazione personale, ecc.). In questo senso dico che probabilmente in un futuro indefinito cambierò idea, perché io e la mia vita saremo probabilmente cambiati, ma non capisco perché il fatto che io lo possa fare anche adesso implichi necessariamente che io lo debba fare adesso!

Per il resto, personalmente (nella vita e negli studi che faccio) credo poco nello "psicologismo dilagante", non credo cioè che in ogni azione fatta o non fatta ci siano per forza delle motivazioni recondite e nascoste. Non dico che in me non ci siano, è comunque possibile, ma sono fortemente scettico. Nel caso specifico: non credo che il mio momentaneo rifiuto di fare CO tanto per farlo denoti una qualsiasi forma di insicurezza né della mia persona, né della mia natura. Probabilmente, se ho compreso almeno in parte il vostro ragionamento, mi risponderete che non voglio vedere il problema o che lo aggiro per non scoprire chissà quale "mostro", ma io non la vedo per niente così! Nel mio pensiero il mio ragionamento è semplice e lineare, dettato sicuramente (non lo nego) da una condizione famigliare non idilliaca, ma ne faccio una questione di principio.

Sul valore dei genitori, credo che bisogni considerare ogni caso come un unicum, non mi piacciono e non mi convincono le generalizzazioni arbitrarie.

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È una sciocchezza parlare di 'psicologismo dilagante' e di 'generalizzazioni arbitrarie' a proposito della cose che ti ho detto: te le perdono perché sono sempre più convinto che tu non sia trasparente a te stesso. 

 

In ogni caso la tua autodifesa può valere contro il fatto che tu 'abbia dei problemi' (cosa che ogni persona seria è disposta ad ammettere).

 

Resta il fatto che a maggior ragione se tu sei un campione di benessere psichico non si spiega perché tu non faccia CO con i tuoi genitori. È su questo punto che non convinci. 

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E soprattutto credo sia importante dire che, pur non essendo esattamente "friendly", non credo assolutamente che se glielo dicessi farebbero scenate assurde o ne sarebbero profondamente delusi.

Ripeto, io sono molto deciso nella mia idea, ma vorrei confrontarmi con altre esperienze per capire se questa sia un'altra manifestazione del mio comprovato essere cocciuto!

 

Ci dai molte specificazioni neanche troppo inerenti...siamo sicuri che tu non provi banale banalissima PAURA?

Io ero decisamente spaventato prima del CO coi miei; da giovane la pensavo come te, ma mi preoccupava la possibilità che qualcun'altro raccontasse loro la cosa prima che fossi io a farlo.

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Resta il fatto che a maggior ragione se tu sei un campione di benessere psichico non si spiega perché tu non faccia CO con i tuoi genitori. È su questo punto che non convinci. 

 

Non ho detto questo, non sono e non mi sento il cavaliere senza macchia e senza paura che può affrontare una situazione di forte stress emotivo come il CO restando completamente indenne. Ho avuto altre esperienze di CO (con alcuni amici ad esempio) che non sono stati proprio sereni e tranquilli, ma in quei casi ad esempio sentivo il vero e proprio bisogno di dirlo perché avevo la certezza che fosse arrivato il momento di aprirmi con loro, anche non avendo lo stesso grado di certezza sul fatto che loro avrebbero accettato la cosa. Non so come spiegarlo in altri termini, non sento il bisogno di dirlo ai miei genitori, e se questo fa di me, secondo il vostro parere, uno str***o nei loro confronti o un "indeciso", non saprei cosa rispondervi oltre al fatto che io non mi sento così, poi credo che nessuno di noi abbia certezze in materia, o sbaglio?

 

P.s. sullo "psicologismo", non credo sia una sciocchezza la mia affermazione, maturata in ben altri ambiti, ma questo discorso esula sicuramente dal contesto.

 

 

Ci dai molte specificazioni neanche troppo inerenti...siamo sicuri che tu non provi banale banalissima PAURA?

Io ero decisamente spaventato prima del CO coi miei; da giovane la pensavo come te, ma mi preoccupava la possibilità che qualcun'altro raccontasse loro la cosa prima che fossi io a farlo.

Probabile, come ho già detto probabilmente già domani cambierò idea e mi accorgerò che questa era solo paura (non credo, ma chi può dirlo con certezza), ma non credo sinceramente che io debba sentirmi in "colpa" per questa cosa. 

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Probabile, come ho già detto probabilmente già domani cambierò idea e mi accorgerò che questa era solo paura (non credo, ma chi può dirlo con certezza), ma non credo sinceramente che io debba sentirmi in "colpa" per questa cosa. 

 

No no, non lasciare che nessun commento di questi che leggi ti faccia sentire in colpa, perché non ce n'è ragione...se non vuoi dirlo ai tuoi non è per forza di cose una debolezza ;) Stay up!

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È il non fare CO, in una società e in un mondo che lo richiede (certo che è un atto 'dovuto'), con loro, che denota un problema: non il contrario. In ogni caso, anche se tu non avessi alcun problema (e io mi permetto di dubitarne), a fortiori dovresti fare CO

 

Ma non vedi che a dir così lo fai sentire ancora peggio? Lasciagli del tempo perdio :D

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è il non fare CO con i propri genitori che ha bisogno di una giustificazione, e non ce n'è alcuna, se non dire - per farla breve - che non sono importanti, per te.
 

 

magari i genitori sono importanti ma si suppone che reagiranno male a un CO e questo è un votivo valido per non farlo.

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In topic viene detto che i genitori ed il loro punto di vista non siano così importanti per lui (e viceversa), ciò detto mi pare inutile fare dietrologia su altre motivazioni, supposte reali

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La mia situazione è esattamente come la tua. In questo momento mi va bene così e non mi sento male per questo. 

 

Quando ne sentirò veramente la necessità lo farò. Come dice Rotwang 

 

Dichiararsi è necessario qualora tu senti di non poterne più fare a meno per diversi motivi della tua vita quotidiana.
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Diciamolo chiaramente.

A noi gay dichiarati stanno sul cazzo certe assurdità

che ci vengono spacciate per spiegarci perché sia meglio non dichiararsi.

 

Se una persona non si dichiara perché non ha ancora il coraggio,

non si sente ancora motivata, riesce ancora a gestire lo stress

e lo ammette; penso che a nessuno dia veramente fastidio.

 

Ci dispiace se vi sentite in dovere di inventare puttanate, ovvio;

ma fintanto che non contestate le scelte altrui credo vada tutto bene.

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Non saprei, pure a me sembrano un po' tutte "foglie di fico "

d' altra parte è anche verosimile che uno non metta a parte i suoi di molte cose lo riguardano semplicemente perchè in famiglia esiste un sostanziale disinteresse reciproco, penso che il discrimine stia nel nascondere o nel mentire

 

se può interessare io l'ho detto ai miei tanto tempo fa anche se non mi avevano mai chiesto niente ed io sia riservato

Edited by prefy
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Io non credo che tu non faccia coming out per paura, vivo una situazione molto simile e lo capisco. 

Può capitare (almeno così è successo a me) che crescendo il dialogo con i genitori si interrompa, finchè gradualmente questi diventano "estranei".

Di conseguenza come si fa a parlare di una cosa così personale a persone con cui non condividi niente se non un mero legame di sangue? Se non parli ai tuoi delle tue giornate, dei tuoi amici, dei tuoi hobby, come può venirti naturale dirgli che sei gay? Oltre alle difficoltà che il co ha di suo, si aggiunge quella di riattivare delle connessioni ormai morte, e non è facile.

 

 

Nonostante questo: sì, fare coming out è necessario. Non dirlo è una cosa che ti condizione e ti limita profondamente, e lo capisci dopo.

Magari potresti lasciare che lo scoprano, se non ti va di affrontarli in modo diretto, ma poi è molto a come ti viene.

Edited by Hosni
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Ma non vedi che a dir così lo fai sentire ancora peggio? Lasciagli del tempo perdio

 

No, non vedo e non credo che lo faccio sentire ancora peggio. Io ho semplicemente risposto a un topic in cui si chiedeva un confronto, e, sul punto specifico, non ho fatto altro che ripetere l'argomentazione di un altro forumista, molto chiara e stringente a mio avviso. Ho risposto - l'ho anche scritto - quasi solo perché avrei considerato una forma di menefreghismo da parte mia non rispondere. 

 

Se proprio devo precisare l'ovvio, aggiungo che non fare CO con i propri genitori va benissimo, se però uno si dice la verità: non sono pronto; ho paura; temo ritorsioni; in questo momento non ce la faccio, etc. Lo stesso vale per difficili CO sul lavoro, e in questi casi io stesso ho sempre consigliato di attendere, e comunque di pararsi le palle. Quello che va male è non dirsi la verità - oppure non riuscire a percepire che non si è trasparenti a sé stessi. 

Edited by Isher
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Cosa ne penso della tua idea? Che è una idea stupida, perché se anche uno non "inventa bugie", comunque deve cancellare dai propri gesti, dalle proprie parole, dai propri pensieri e dalle proprie interazioni quotidiane tutto ciò che potrebbe lasciar passare l'informazione che sei gay. Quindi è comunque un comportamento attivamente rivolto alla conservazione concreta della tua INESISTENZA SOCIALE.

 

"Essere riservati" è una scusa del cazzo perché un vegetariano riservatissimo di certo non imbastisce comportamenti specificamente rivolti a non far notare che è vegetariano, così come un neozelandese per quanto possa essere riservato non architetterà omissioni ed ambiguità per non far capire al suo interlocutore il fatto che è neozelandese.

 

Essere vegetariani ed essere neozelandesi sono caratteristiche di cui non ci si vergogna, quindi non ci si pone il problema di nasconderle o di trafficare per trovare giustificazioni al fatto di nasconderle. Invece per quanto riguarda l'essere gay... oh, solita storia, ci siamo capiti.

 

Se non è un'idea stupida questa...

Edited by Sampei
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In topic viene detto che i genitori ed il loro punto di vista non siano così importanti per lui (e viceversa), ciò detto mi pare inutile fare dietrologia su altre motivazioni, supposte reali

casomai la balla ab origine è questa.

 

Io sono strano, ma non è che dopo essermi dichiarato coi miei vivessi le mie interazioni con altri gay con maggior slancio, anzi...

aggiungerò che, avendo genitori -in specie madre- particolarmente ansiosi, quando sospettavano che uscissi con dei ragazzi mi sfracellavano i maroni sommergendomi delle loro preoccupazioni (e non era simpatica come cosa).

 

Che è una idea stupida, perché se anche uno non "inventa bugie", comunque deve cancellare dai propri gesti, dalle proprie parole, dai propri pensieri e dalle proprie interazioni quotidiane tutto ciò che potrebbe lasciar passare l'informazione che sei gay. Quindi è comunque un comportamento attivamente rivolto alla conservazione concreta della tua INESISTENZA SOCIALE.

 

Mah, dipende. Io raramente nascondo i miei gesti o i miei pensieri con persone che pure mi conoscono bene e alle quali non ho detto d'essere gay; probabilmente lo sanno comunque, ma ecco, io non mi sono preoccupato di metterli al corrente. Se si parla di genitori non si può farla così semplice, me ne rendo conto.

 

[...] aggiungo che non fare CO con i propri genitori va benissimo, se però uno si dice la verità: non sono pronto; ho paura; temo ritorsioni; in questo momento non ce la faccio, etc. Lo stesso vale per difficili CO sul lavoro, e in questi casi io stesso ho sempre consigliato di attendere, e comunque di pararsi le palle. 

 

Beh anch'io ho suggerito che forse il nostro topic starter potesse avere solo paura...ammetto d'aver replicato citandoti perché alle volte, dopo alcuni passati screzi tra noi, quando intervieni mi torna alla mente quanto mi sono innervosito qui sul forum :D Ed è anche una certa tua tendenza (non vorrei essere offensivo, ma così pare a me) ad ideare delle strategie, ad agire in base a delle strategie, che mi fa un po' incavolare: circa il fatto di non dire di sé a colleghi e/o superiori...bah, nemmeno io credo che un po' di riservatezza non faccia male (che non vuol dire nascondersi, ma farsi i cazzi propri); ma se il mio "capo" avrà la sfacciataggine di chiedermi se sono frocio, o di indagare al riguardo, trovo invece lodevole dire che sì lo sono.

Sennò, per come la metti tu Isher, pare che nascondere la propria omosessualità per far carriera in fondo sia comprensibile, ma non dichiararsi con mamma e papà (le cui ragioni, oltre alla paura, possono affondare anche in una mancanza di intimità coi genitori, colla difficoltà di parlar loro di faccende inerenti il sesso, etc...) è il peggiore dei problemi. Io in questo non mi ci raccapezzo.

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Di conseguenza come si fa a parlare di una cosa così personale a persone con cui non condividi niente se non un mero legame di sangue? Se non parli ai tuoi delle tue giornate, dei tuoi amici, dei tuoi hobby, come può venirti naturale dirgli che sei gay? Oltre alle difficoltà che il co ha di suo, si aggiunge quella di riattivare delle connessioni ormai morte, e non è facile.

 

Esattamente, è proprio questa la situazione in cui mi trovo, e per questo non trovo motivi validi per cui valga la pena affrontare un passo del genere. So ovviamente che prima o poi, legando la questione a come si evolverà la mia vita in futuro, sarà in qualche modo "conveniente" e liberatorio dirglielo, ma farlo adesso sarebbe solo un modo per scaricarsi la coscienza senza nessuna vera voglia di condividere l'informazione.

 

Diciamolo chiaramente.

A noi gay dichiarati stanno sul cazzo certe assurdità

che ci vengono spacciate per spiegarci perché sia meglio non dichiararsi.

Se una persona non si dichiara perché non ha ancora il coraggio,

non si sente ancora motivata, riesce ancora a gestire lo stress

e lo ammette; penso che a nessuno dia veramente fastidio.

Ci dispiace se vi sentite in dovere di inventare puttanate, ovvio;

ma fintanto che non contestate le scelte altrui credo vada tutto bene.

 

Capisco il tuo (e di altri) "accaloramento" per la questione, è ovvio che non vi vada giù un atteggiamento del genere, e di sicuro il mio topic non era e non è un panegirico del non dichiararsi, affatto! Penso che quando vi sia l'interesse, l'opportunità e la voglia di fare CO si possa fare ed è meglio farlo; non posso però (io come molti altri) accettare il fatto che sia quasi "obbligatorio" farlo, perché il caso contrario sarebbe la manifestazione di una qualche indecisione o problema psicologico, come mi è stato detto. Ovviamente nessuno contesta, almeno per quanto mi riguarda, le scelte altrui, soprattutto perché maturate in un contesto privato in cui nessuno oltre noi stessi ha il diritto di intervenire.

 

@@Sampei, probabilmente hai frainteso quello che volevo dire. Il mio discorso è più generale, non legato al fatto di "essere riservato": questa è una caratteristica del mio comportamento, ma che viene fuori con altre persone (principalmente con estranei) che non sono i miei genitori. Non essendoci nessun rapporto con loro che possa veramente definirsi tale, non ho neanche motivo di architettare chissà che, o di omettere aspetti della mia vita, che invece se non fossi gay correrei a riferirgli. Il punto è proprio questo, per quanto mi riguarda! E secondo me non si tratta di un'dea stupida, per quanto possa essere poco condivisibile da parte tua!

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vediamo se detta così ti piace di più:

accetti una dritta?

sì?

bene!

 

allora stammi a sentire:

sto benedetto coming out almeno col tuo (possibile & augurato/augurabile) boyfriend dovrai farlo per forza!!!!

 

Se e/o quando ti va, fallo sapere al resto del mondo;

il resto è fuffa!!

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  • 3 weeks later...

sia il velato che il non velato soffre, ma in modo diverso

questo a causa della società profondamente omofobica,

in cui soffre sia chi si dichiara, sia chi si reprime.

 

soprattutto in questi periodi natalizi, c'è gente che recita una vera e propria farsa,

e in ogni ipocrita tavolata ce n'è uno...

 

Cito una riflessione da un mio articolo (cito solo la parte pertinente al discorso
coming out, societa', velati etc etc e non le riflessioni post)

 

In questi giorni il mio pensiero, a causa della “magia del natale“, va allo zio ciccio.
Lo Zio Ciccio, non solo non si chiamava ciccio, ma non era neanche mio zio. Era un cugino dei miei, sempre solo alle feste di natale, che veniva alle congreghe del parentado senza sapere perché, e si limitava a giocare coi bambini, con lo sguardo melanconico di chi di suoi non ne avrà mai.
Noi, che allora eravamo “i normali“, lo guardavamo con pietà. Non ci interrogavamo neanche se fosse o meno gay, perché a stento sapevamo che esistevano i gay, al massimo pensavamo che era brutto e che nessunA lo aveva voluto.
Zio Ciccio probabilmente aveva un compagno, un compagno da anni, che viveva nell’ombra e ogni anno era solo a Natale, per salvaguardare il povero cuore di Nonna Bernarda, che non avrebbe retto allo shock, non tanto di sapere che il figlio era gay (lo sapeva, sotto sotto), ma del fatto che ciò era comunicato alla famigghia, e quindi il suo negozietto di sartoria avrebbe chiuso i battenti, in quanto lei giudicata una pessima madre (e quindi non so per quale percorso psicologico, incapace di rammendare orli).
Alle stesse cene dove zio ciccio era sempre solo e disorientato, arrivavano le mie cugine zitellone, portando sempre un uomo appena raccattato, per ostentarlo e presentarlo e recitare la commedia dei “normali”…
Ho sempre provato tenerezza e solidarietà per Zio Ciccio, che non ho mai più rivisto, e che recentemente si è iscritto a facebook, compilando un solo campo del suo profilo. “mi piacciono: donne”.
Quando ho parlato di Zio Ciccio nella mia bacheca, sono stato criticato da molte persone esterne al movimento glbt, che hanno rivendicato il diritto di scelta di zio ciccio, di “non ferire” la madre anziana.

http://progettogenderqueer.wordpress.com/2014/12/21/la-magia-del-natale-per-un-velato/

Edited by Nath
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