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Fare Coming Out è "necessario"?


Wizard92

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Vorrei porvi questa riflessione per conoscere le vostre opinioni in merito. Io ho una posizione molto netta, che però mi è stata criticata più volte.

Ovviamente mi riferisco al coming out coi genitori.

Personalmente non credo che il coming out sia "obbligatorio", per quanto molti dicano che sia una tappa dovuta nell'accettazione di se stessi e della propria condizione.

La mia situazione però è totalmente contraria al comune pensiero: sono una persona assolutamente riservata, se non con poche e precise persone. I miei genitori non sono tra queste, infatti non sanno quasi niente della mia vita perché io non credo che "siano affari loro" e non credo neanche (nonostante l'affermazione sia un po' forte) che a loro interessi più di tanto. Detto questo, non mi sono mai posto il problema di dover dire una cosa così importante della mia vita, non so esattamente perché, ma é stata una convinzione immediata. Molti mi contestano che manco di sincerità, non solo nei loro confronti ma anche nei miei stessi, ma non riesco a trovare un motivo valido per cui sia "indispensabile" che glielo dica. Questo non mi porta a vivere una vita "nascosta", non mi invento né fidanzate né altro, ma solo ad omettere molto, ma questo non mi fa stare per niente male. E soprattutto credo sia importante dire che, pur non essendo esattamente "friendly", non credo assolutamente che se glielo dicessi farebbero scenate assurde o ne sarebbero profondamente delusi.

Ripeto, io sono molto deciso nella mia idea, ma vorrei confrontarmi con altre esperienze per capire se questa sia un'altra manifestazione del mio comprovato essere cocciuto!

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Guarda come ho più volte detto il co per me è uno scoglio enorme da superare, non l'ho detto ancora ai miei amici figuriamoci ai miei genitori sebbene è da anni che vivo la mia omosessualità.

 

Il punto è semplice, fare co non è un passo necessario alla tua accettazione, basta che non pregiudichi la tua vita, basta che il nascondersi non ti faccia rinunciare di vedere il tuo ragazzo, oppure di andare in qualche locale o di fare nuove amicizie. Questo è un pò difficile, salvo che tu non viva in un'altra città da quella tua di origine.

Detto ciò, sebbene non sia una condizione necessaria per l'accettazione è di sicuro necessaria per la vita di tutti i giorni, è impensabile che un gay che viva pienamente la sua vita possa tenere nascosto per sempre una simile cosa, quindi il co prima o poi va fatto e sempre meglip che sia prima.

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BAH io ai miei dico ormai tutto pure che disastri combino con i maschietti, io son dell'idea che la cosa debba uscire tranquillamente, che si capisca senza per forza dire " SON GAIOOOO"

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Certamente il poter vivere la propria omosessualità senza timori e senza nascondimenti è una esperienza decisamente liberatoria e lo dice uno che vive nascosto da anni, che non ha una vita sentimentale e che vede il CO più come un bel sogno che come una cosa possibile. Tuttavia quoto Iron84 ritenendolo una questione del tutto pratica, che deve esssere lasciata alla libertà della persona e a come di fatto vive la sua condizione. Se uno si è accettato dentro di sé e onestamente può dirsi che la scelta di non farlo non sia supportata da una non completa accetazione, allora non credo sia necessario e dovuto.

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premessa: non sono il depositario della verità assoluta nè mi sento il supremo custode dell'ortodossia frocia, per cui in generale posso dirti che, se stai bene con te stesso, sentiti libero di fare quel che vuoi sempre & cmq.

 

Cmq, avrei un paio di curiosità che la tua riflessione m'ha fatto venire in mente (se la risposta fosse di farmi i ca..volacci miei, avresti perfettamente ragione!!):

1. vivi con i tuoi, o nella stessa zona? Oppure in un'altra città?

Insomma, quanto la loro presenza *interferisce* con la tua vita?

Se sono lontani, non è indispensabile dirglielo; se invece ce li hai sempre tra i piedi, come fai a gestire la loro presenza con la tua vita affettivo/sessuale?

Fare sempre & solo la velata che va per fratte credo che possa essere molto stressante e faticoso, no?

 

2. Ipotesi: domattina trovi IL ragazzo perfetto per te (o ce l'hai già? da quel che scrivi non si capisce), che ti dice che vuol conoscere i tuoi.

Come reagisci?

Lo accontenti o no?

Se sì, come lo presenti a loro? Come "un amico"/"un coinquilino with benefits" o come la tua dolce metà, uscendo così dall'armadio?

Edited by freedog
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Ma nessuno ti obbliga a fare CO.. in sostanza lo fai solo quando ti senti di farlo e ti sembra di mentire a una persona a cui vuoi bene. 
Pure io sono riservato, eppure i miei genitori e amici stretti lo sanno (anche se con i miei genitori semplicemente non se ne parla). Semplicemente non "schiaffeggio" la mia sessualità con tutti perché non sono il tipo che ha argomenti "gay". Con una collega mi capita di scherzarci sopra, ma perché è lei che si diverte a provocarmi :) 

Non necessariamente il fare coming out è sintomo di una piena accettazione: molti l'hanno fatto e stanno ancora a reprimersi. 
La piena accettazione di sé è quando semplicemente te ne freghi di quel che pensano gli altri e che la loro omofobia non ti sfiora. 

Il coming out secondo me è un passo importante non solo per se stessi, ma per gli altri. Permetti agli altri di conoscerti veramente per come sei e ad evitare figuracce, oltre a far allontanare i potenziali omofobi ;) 
Tu dici che è una cosa così importante nella tua vita. Quindi perché la dovresti tenere sempre per te? Perché non la vuoi condividere con gente importante per te? 
Secondo me l'essere riservati è una scusa per non affrontare il "problema", problema che in realtà non è un problema, quanto forse una paura interiore del giudizio degli altri. 
Si può essere riservati su migliaia di cose (tipo il ruolo a letto per esempio) ma non su dei gusti tipo carne e pesce. Può piacerti la carne ma solo ben cotta.. e potrebbe essere fonte di imbarazzo se qualcuno te la servisse al sangue. No? 

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ortodossia frocia

:sarcastichand: ahahahah . Complimenti per l'espressione!! Me la rivendo

 

Riguardo a un ipotetico ragazzo che voglia conoscere i genitori credo sia una bella occasione per fare CO con la famiglia se la storia è seria. Ma provo molta pena per chi fa CO con la famiglia solo per compiacere un ragazzo o sotto sua richisesta "spintanea". Il CO rimane sempre una decisione libera della persona

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@freedog

1) Vivo ancora con i miei, purtroppo, ed è proprio questo che mi spinge a pormi ancora la domanda. Questo ovviamente "interferisce" con la mia vita, non lo nego, ma non mi privo di molto. Mi spiego meglio: non nascondo niente di concreto (regali, biglietti, lettere, ecc), lo facevo a 14 anni, ma adesso mi sentirei ridicolo a farlo; nè di "aleatorio", cioè se mi arriva una telefonata importante mentre sono con loro non mi nascondo correndo in bagno o robe simili. Certo, evito di commentare l'ultimo modello della pubblicità Versace o Cavalli davanti a loro, ma credo (non ne ho ovviamente la certezza) che non sarebbe stato nella mia natura un atteggiamento del genere neanche nel caso in cui fossi stato etero. 

2) No, al momento non ho una relazione di nessun tipo, ma ne ho avute, e non è stato difficilissimo aggirare il problema. in primis, perché le mie relazioni non hanno mai avuto questo bisogno di "ufficialità" (nessuno mi ha mai chiesto di conoscere i miei in quanto "fidanzato", per intenderci), e in secundis perché io stesso non sento il bisogno di renderli partecipi di una cosa che è soltanto mia, non so se mi spiego.

 

So che magari è difficile comprendermi, perché è una situazione abbastanza personale, ma non mi sento "represso" per questo! Vivo la mia vita tranquillamente, con i miei amici e con altri famigliari, che non sono i miei genitori, che costituiscono la sola cerchia di persone che reputo importanti abbastanza per conoscere e capire la mia vita!

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Premetto che non sono e non posso essere esperto in materia, ma provo a dire la mia.

 

Per me il coming out è una cosa talmente personale che non esiste una regola per dire quando vada o non vada fatto. Personalmente, lo ritengo necessario quando influisce sulla mia vita: ad esempio, se le mie fantasie esplodessero, il mio coinquilino lo dovrebbe necessariamente sapere perché non avrei alcuna voglia di dover nascondere eventuali visitatori se necessario. Per quanto camera mia non diventerebbe un porto di mare, si intende...

I miei genitori, soprattutto mia madre, lo saprebbero sicuramente perché se dovessi avere una relazione con un ragazzo starei male a nascondergliela.

 

In generale non starei a sbandierarlo, né troppo a nasconderlo.

 

Ma, ripeto, questo è un punto di vista personale e vale per me. Non mi sognerei di dirti che questa debba essere la maniera corretta di comportarsi per tutti :)

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se non si fa CO fondamentalmente è perchè l'altro presumibilmente non capirebbe la cosa o reagirebbe male.

 

se qualcuno ha una famiglia apertissima con amici gay e che dice apertamente di essere favorevole ai matrimoni gay non ha molto senso non fare CO.

 

alla fine di solito non lo si fa perchè l'altro non farà i salti di gioia alla notizia e così continua il quieto vivere come sempre senza troppi problemi.

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Se non si vuole fare CO, si può aspettare la mossa dell'avversario, cioè la domanda: "Sei omosessuale?"

Saranno loro ad avere il coraggio di chiedere, in caso il soggetto non sia convinto a farlo ;^) Se i genitori lo chiedono (ma in modo serio, non scherzosamente in seguito a qualche burla) è perché sono vagamente sicuri della risposta, quindi in questo caso la si può dare.

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c'è inoltra da dire che a volte i genitori preferiscono non saperlo. mia madre mi disse che sono stato un egoista a dirglielo e che mio cugino che potrebbe essere pure gay è molto più intelligente di me perchè lui non l'ha detto alla madre che stava meglio di mia madre perchè lei non lo sapeva.

 

i genitori a volte si impicciano troppo nella vita dei figli. mia madre la prima cosa che mi disse quando feci CO fu: "devi cambiare".

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Io avrei sempre il dubbio di stare adeguando la mia vita al mio segreto

 

Già...

 

@@Wizard92,
Poi io mi chiedo: ci sta benissimo che se uno non te lo chiede direttamente.. tu non dica nulla. 
Ma se i tuoi genitori un giorno (e prima o poi succederà) ti chiedessero: "Ma sei gay? Hai 40 anni.. non vedo nessuna ragazza.. non ti sposi.. niente nipotini ecc"

Tu cosa risponderesti?

- Si, sono gay.
- No, ma che dici? Non ho trovato la persona giusta. 
- Fatevi i cazzi vostri, la mia vita non vi riguarda. 

Beh alla fine ognuna di queste 3 risposte nasconde un livello crescente di  "mancanza di sincerità" ;)

La prima vorrebbe dire: "mi hai mentito tutta la vita.. io che avevo delle aspettative su di te.. sono stato tutto il tempo ad aspettare e ora che sono vecchio mi tocca a metabolizzare tutto ciò.. se me lo dicevi prima era meglio". 
La seconda vorrebbe dire: "Ok.. illudiamoli un altro po'.. tanto prima o poi schiatteranno". 
La terza vorrebbe dire: "Ok, non vi considero i miei genitori.. ma solo due persone estranee che hanno messo uno spermatozoo e una cellula uovo per farmi". 

Questo sempre secondo la mia modesta opinione ;)

Il coming out è stata una scelta che ho maturato nel tempo, forse anche grazie al mio ragazzo. 
A 18-19 anni la pensavo esattamente come te, ovvero mi dicevo: "Di me non lo saprà mai nessuno". Ma poi...
Ero e sono sempre riservato.. quindi vedi tu ;) 

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Necessario no. Utile. Perché comunque vada, le energie che impieghi per mantenere la copertura (in caso si menta spudoratamente sul proprio orientamento, o si eviti semplicemente di parlarne), sono molte. Questa è l'unica cosa certa dei coming out. Che poi queste energie debbano essere usate per farsi accettare dai genitori oppure per rimorchiare uno ad un bar gay senza nasconderlo, sta al destinatario del CO.

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La domanda "è necessario" mi sembra alquanto fuorviante. Necessario per cosa?

Mi sembra molto più utile vedere che cosa implica una scelta piuttosto che un'altra e a che cosa possono portare.

 

Ci sono due malintesi comuni riguardo il non fare coming out.

 

Il primo è che non fare coming out implica tenere celato il proprio orientamento sessuale. In realtà non è così. Come sappiamo tutti benissimo, nella nostra società siamo tutti presunti eterosessuali fino a prova contraria. Quindi, non facendo coming out, non si lascia gli altri nel dubbio sul nostro orientamento, ma si finge attivamente di essere eterosessuali.

In altre parole, il non coming out è più affine alla menzogna che non al tacere la verità.

 

Il secondo è che, appunto, quando si fanno discorsi tipo "Fare coming out non è necessario", si sta implicitamente identificando la fase da velato come una fase di libertà, che verrebbe aggredita da questo obbligo imposto dall'esterno di fare coming out. Si identifica quindi il fare coming out come una imposizione, come una restrizione della libertà.

In realtà, ricordiamo che per fare coming out non è necessario fare una dichiarazione formale "Sono gay". Qualsiasi espressione che faccia capire all'altro che siamo gay è già un coming out. Non fare coming out quindi non è un atto passivo, ma attivo. Per rimanere velati è necessario astenersi attivamente dal dire e fare certe cose. Implica una restrizione della propria libertà, perché dire o fare certe cose diventa tabù.

 

 

Dopodiché, se non vuoi fare coming out, io non ti obbligo, perché ognuno è libero di fare quel che vuole della propria vita, né ti condanno, perché so per esperienza personale quanto può essere difficile.

Ma non mi puoi chiedere di assecondarti in tentativi di razionalizzazione che servono solo a non sentirsi inadeguati o in colpa.

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Io avrei sempre il dubbio di stare adeguando la mia vita al mio segreto

senza avere nulla di concreto in cambio.

Ti dirò, anche io a volte mi sono posto la questione in questi termini, ma sono sempre arrivato al punto che ogni dettaglio della mia vita è sconosciuto dai miei genitori (parlando anche di cose "futili", come amicizie, quanti esami mi mancano, pure la marca di sigarette che fumo, ecc), quindi perché dovrei metterli al corrente di questo? 

E, rispondendo anche @yalen86 , so benissimo che un giorno anche non molto lontano questa situazione possa capitare, e non sono spaventato di questo... Personalmente non ho mai negato di essere gay, e credo che non lo farei neanche in quel caso.

Quello che volevo analizzare con questo topic era la "necessità" di dirlo ai propri genitori in quanto tali! Non fraintendetemi, provo anche invidia per chi riesce ad avere un dialogo così aperto con i propri, ma non è il mio caso e (credo) mai lo sarà. Io so che non li "illuderò" a vita, ma da parte mia sarebbe solo uno sfogo per metterli davanti al fatto compiuto, poi tornerei a non raccontargli niente come prima! Per questo non solo non ne vedo il bisogno, ma neanche l'utilità.

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Premetto che non sono e non posso essere esperto in materia, ma provo a dire la mia.

 

Per me il coming out è una cosa talmente personale che non esiste una regola per dire quando vada o non vada fatto. Personalmente, lo ritengo necessario quando influisce sulla mia vita: ad esempio, se le mie fantasie esplodessero, il mio coinquilino lo dovrebbe necessariamente sapere perché non avrei alcuna voglia di dover nascondere eventuali visitatori se necessario. Per quanto camera mia non diventerebbe un porto di mare, si intende...

I miei genitori, soprattutto mia madre, lo saprebbero sicuramente perché se dovessi avere una relazione con un ragazzo starei male a nascondergliela.

 

In generale non starei a sbandierarlo, né troppo a nasconderlo.

 

Ma, ripeto, questo è un punto di vista personale e vale per me. Non mi sognerei di dirti che questa debba essere la maniera corretta di comportarsi per tutti :)

 

Sull'argomento io e te siamo simili, mi chiedevo perchè non cominciare proprio dal coinquilino?

 

Io a breve salirò a Milano a seguire un corso e ho intenzione, sempre se capiterà l'occasione, di dire tranquillamente ai miei colleghi di corso che sono gay.

Per il momento non si è toccato l'argomento, li ho già conosciuti all'esame di ammissione, di fondo con loro non avrei la minima necessità di dirlo eppure è un blocco che abbiamo, sarebbe un buon passo per iniziare a buttarlo giù.

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Io avrei sempre il dubbio di stare adeguando la mia vita al mio segreto

senza avere nulla di concreto in cambio.

 

Almadel in realtà è proprio così, in parte l'adegui sempre al tuo segreto, alla fine dipende da quanto lo fai.

Hai in cambio il fatto di rimandare un problema hai detto niente! :D

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l'omosessualità non è una marca di sigarette.

OT paradossale: eppure tra di noi ci diamo una miliardata di *marchi* (twink, bear, golden star, silver star..), spesso anche decisamente inutili.

c'abbiamo sto gusto di complicarci la vita etichettando tutto & tutti che non capirò mai!

Edited by freedog
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sarebbero?

sei golden star (like me) se nella vita non hai MAI visto da vicino una vagina (a parte quella da cui sei uscito, ma non conta in questa lista);

sei silver star se invece da piskello t'è capitato di avere qualche incontro ravvicinato con esse, salvo poi decidere che non fanno per te.

 

confermate dalla regia??

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OT paradossale: eppure tra di noi ci diamo una miliardata di *marchi* (twink, bear, golden star, silver star..), spesso anche decisamente inutili. c'abbiamo sto gusto a complicarci la vita etichettando tutto & tutti che non capirò mai!

 

Beh, appunto.

Puoi paragonare il tipo di maschio che ti piace a una marca di sigarette,

e il fatto che ti piacciono i maschi al fatto che fumi.

 

lo fanno anche gli etero naturalmente, quando si fanno le pippe:

"milf, lolita & BBW" traducono "daddy, twink & chubby"

 

Il giorno in cui gli etero impareranno questa storia delle etichette da noi gay

sarà un bel giorno per le donne che invece di lamentarsi che nessuno le vuole

perché sono vecchie e/o grasse potranno iscriversi al sito "bear" per signore.

 

Purtroppo gli etero non hanno ancora imparato a non vergognarsi dei loro desideri

e i gay non hanno ancora imparato a smettere di lamentarsi delle cose di cui dovrebbero essere contenti.

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La domanda "è necessario" mi sembra alquanto fuorviante. Necessario per cosa?

Mi sembra molto più utile vedere che cosa implica una scelta piuttosto che un'altra e a che cosa possono portare.

[...]

Ma non mi puoi chiedere di assecondarti in tentativi di razionalizzazione che servono solo a non sentirsi inadeguati o in colpa.

Ovviamente, credevo fosse chiaro, non chiedo di assecondarmi, so di essere una voce fuori dal coro in questo caso, volevo solo intavolare una discussione per vedere come affrontano il problema altre persone, tutto qui :) 

Non dico ovviamente che non cambierò mai idea, ma credo fortemente che impostare il discorso sul fatto che "chiunque scelga di non dirlo ai propri genitori (perché solo di loro si parla, né di amici, né di conoscenti) si senta inadeguato o in colpa per la propria condizione o per la reazione che potrebbero avere" non sia giusto!

Non ho paura del loro giudizio, non credo che mi prenderebbero a colpi di Bibbia, non mi caccerebbero da casa, ma se il rapporto con loro consiste esclusivamente nella semplice routine quotidiana, perché DEVO dirglielo? Perché in quanto genitori devono essere importanti a prescindere dalle situazioni particolari? Io non credo!

E so anche benissimo che un CO non deve per forza essere una dichiarazione plateale ed enfatica, ma se nessuno dei convenuti ne sente l'esigenza... perché farlo?

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Forse hai evitato di avere un rapporto più profondo coi tuoi genitori

proprio per non sentire l'esigenza di dirglielo.

 

E lo stesso potrebbe valere per le "situazioni particolari";

ma effettivamente di relazioni serie a 22 anni se ne sentono poche.

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Non dico ovviamente che non cambierò mai idea, ma credo fortemente che impostare il discorso sul fatto che "chiunque scelga di non dirlo ai propri genitori (perché solo di loro si parla, né di amici, né di conoscenti) si senta inadeguato o in colpa per la propria condizione o per la reazione che potrebbero avere" non sia giusto!

Io non ho detto che chiunque scelga di non dirlo ai genitori si senta inadeguato o in colpa. Ho detto che il tipo di discorso che fai tu, cioè "Perché devo dirglielo, non ne sento l'esigenza, ecc." è una razionalizzazione per evitare di fare coming out senza sentirsi inadeguati o in colpa. D'altronde, il fatto che tu sia venuto qua a fare questo discorso, non è una prova del fatto che non è vero che la questione ti è indifferente?

 

 

 

ma se il rapporto con loro consiste esclusivamente nella semplice routine quotidiana, perché DEVO dirglielo? Perché in quanto genitori devono essere importanti a prescindere dalle situazioni particolari? Io non credo!

E so anche benissimo che un CO non deve per forza essere una dichiarazione plateale ed enfatica, ma se nessuno dei convenuti ne sente l'esigenza... perché farlo?

Ribadisco il concetto del mio post precedente. È non fare coming out che è un'azione attiva, e quindi necessiterebbe di una giustificazione. Sei tu che dovresti giustificarmi perché se non hai paura del giudizio dei tuoi genitori, non hai problemi di omofobia interiore, ecc. vuoi nascondere questa parte di te.

Per farti un esempio, è come se non fumassi mai a vista dei tuoi genitori, nascondessi i pacchetti di sigarette, prendessi le mentine per mascherare l'alito, e poi venissi da me a dirmi "Perché dovrei dirglielo?" Sei tu che investi tutte queste energie per nascondere questo aspetto, sei tu che dovresti domandarti perché lo fai.

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