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Civil Partnership


Viola77

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Icoldibarin

Intendo che una persona per lo stato smetta di essere uomo o donna e rimanga semplicemente una persona.

Non so esattamente che adattamenti giuridici comporterebbe, ma andrebbe sicuramente rimosso dalla carta di identità e codice fiscale.

Effettivamente renderebbe quasi impossibili le norme sulla parità di genere.

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L'essenza della tua contestazione è una poco spiegabile presunzione di dissolutezza dei costumi delle persone, etero o gay, che desiderano regolare momentaneamente o definitivamente il loro modo di vivere la famiglia attraverso un contratto di convivenza invece che attraverso un matrimonio.

 

E' una poco spiegabile "presunzione di dissolutezza dei costumi" per la semplice ragione che la "dissolutezza dei costumi" non c'entra un'acca e te la sei inventata tu!

Ma quando mai io ho parlato di dissolutezza dei costumi?

E che c'entra poi l'etica più o meno sessuofoba?

 

Il mio ragionamento è prettamente di opportunità giuridica e potrebbe valere per qualsiasi altro istituto giuridico o anche contratto:

c'è un'utilità comune a moltiplicare gli istituti giuridici solo per seguire i capricci di ciascuno ed accontentare le richieste di tutti?

Se c'è un'utilità comune, va bene; ma se si tratta semplicemente di adeguare ragionevolmente istituti vecchi alle novità dei tempi, non vedo perché moltiplicare, quando è sufficiente razionalizzare.

Questo è comunque un vizio tutto italiano nella legislazione e nella regolamentazione che ha prodotto un mostro giuridico con tentacoli soffocanti per una società moderna che dovrebbe essere concorrenziale con le altre esterne:

si è arrivati al punto che le norme presunte di semplificazione, essendo mal coordinate ed aggiungendosi alle precedenti, complicano ancor di più quella materia che vorrebbero semplificare.

 

Ripeto: stando al tuo ragionamento, quando si fosse trattato d'introdurre il divorzio, si sarebbe dovuto non correggere l'istituto matrimoniale vigente nella parte dell'indissolubilità, come poi razionalmente è stato fatto, ma aggiungere un istituto matrimoniale nuovo, preferibilmente chiamandolo in altro modo, che fosse dissolubile per divorzio.

Ma che senso avrebbe avuto ciò?

Scarsino direi io, ma forse a te sarebbe piaciuto e l'avresti invocato come battaglia di libertà:

certo, non potendosi per opposizioni ideologiche, toccare il matrimonio indissolubile, sarebbe potuto essere un ripiego, ma appunto sarebbe stato un ripiego irrazionale che probabilmente non avrebbe tacitato neppure gli oppositori ideologici del divorzio.

 

 

Tu presumi che il matrimonio in quanto tale, con piccoli aggiustamenti, possa essere l'unico, il miglior possibile esito di una volontà di convivenza.

Ma ripeto, è una TUA presunzione, basata su un'ipostazione erroneamente moralistica e peraltro notevolmente confutata da come vanno le cose dal punto di vista fattuale.

 

Ed io ti ripeto che per me il matrimonio potrebbe anche non esserci e la convivenza familiare essere regolata ad nutum delle parti:

ma dato che il matrimonio c'è, ha una tradizione secolare, è visto dai più come la consacrazione dell'amore tra due persone tanto che è richiesto anche dalle coppie omo, lasciamo questo benedetto istituto e adeguiamolo alle necessità nuove, senza moltiplicazioni inutili.

Poi una coppia non vuole legarsi, non si leghi!

Che problema c'è?

Certo un legame giuridico, qualunque legame giuridico, pone vincoli ed obblighi:

si tratta si stabilire se si vogliono sopportare vincoli ed obblighi a fronte di riconoscimenti, benefici ed utilità.

Non mi sembra ci sia niente di oppressivo od assurdo in tutto ciò.

 

 

 

Molte coppie che sono attualmente obbligate a utilizzare il matrimonio potrebbero, se fosse introdotto il contratto id convivenza, adoperare una regolamentazione più snella e personalizzata dell'unione riuscendo così più spesso ad evitare di finire in tribunale se qualcosa va storto, cosa che ora è invece inevitabile.

 

Non capisco perché regolamenti più snelli e personalizzati, tanto più se volti ad evitare liti giudiziarie, non possano essere introdotti nell'istituto matrimoniale vigente.

 

Continuo a non capire perché, se ci sono norme e procedure ragionevoli, non debbano essere introdotte nell'istituto matrimoniale vigente a sua correzione, ma debbano essere parte di un istituto nuovo, comunque lo si voglia chiamare, da affiancare a quello vigente matrimoniale lasciato a sclerotizzarsi!

Questa è una contorsione tipica della mentalità cavillosa e burocratica degli abitanti (anche giovani evidentemente) di questo disgraziato paese:

dove si può semplificare, si complica!

 

 

 

Intendo che una persona per lo stato smetta di essere uomo o donna e rimanga semplicemente una persona.

Non so esattamente che adattamenti giuridici comporterebbe, ma andrebbe sicuramente rimosso dalla carta di identità e codice fiscale.

Effettivamente renderebbe quasi impossibili le norme sulla parità di genere.

 

Ma sai, se non erro negli Stati Uniti si distingue ancora, anche per comodità di riconoscimento personale, tra "colorati" e non colorati.

E comunque una donna normalmente (non sempre in effetti.....) si distingue a vista da un uomo, quindi non è che celando il sesso sulla carta d'identità si cambino le cose come stanno in natura.

Per il resto sarebbe anche imbarazzante e comunque poco efficiente che ad esempio i maschi fossero considerati come potenziali partorienti!:

già siamo sommersi dagli sprechi della sanità pubblica, sai che opportunità si avrebbero per chi ci sguazza, se si moltiplicassero gli aventi diritto all'assistenza per il parto fino alla prova contraria del "non parto"..... ;-)

Edited by Loup-garou
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Icoldibarin

 

 


Per il resto sarebbe anche imbarazzante e comunque poco efficiente che ad esempio i maschi fossero considerati come potenziali partorienti!:
già siamo sommersi dagli sprechi della sanità pubblica, sai che opportunità si avrebbero per chi ci sguazza, se si moltiplicassero gli aventi diritto all'assistenza per il parto fino alla prova contraria del "non parto"..... ;-)

Non ho capito perché mischi il piano medico con quello giuridico, dopotutto anche le donne senza utero o quelle sterili non sarebbero certo scambiate per partorienti benché non ve ne sia traccia nella distinzione giuridica.

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@Mario1944 se sei un conservatore anti-pluralista non ci posso proprio fare nulla, ripeti le stesse cose di prima.

Tu non vuoi che i conviventi possano utilizzare il contratto di convivenza, esigi che si sposino, e parallelamente non vuoi che una coppia che si vuol sposare usi il matrimonio, esigi che il suo matrimonio sia riconfigurato anche dl punto di vista della modulazione dei rapporti patrimoniali.

 

Insomma dichiari espressamente di voler prevaricare le esigenze di persone che si trovano in situazioni differenti, pretendendo con un rigore ben poco comprensibile che le loro diverse situazioni siano autoritativamente ricondotte ad unità.

 

Operi un disconoscimento simbolico di entrambe le situazioni, mentre io non ho problemi a riconoscere entrambe le situazioni come pienamente degne di esistere giuridicamente.

 

Ti percepisci più come giuspositivista o come giusnaturalista?

 

PS: l'argomento del divorzio non attacca, lo sai meglio di me che non stiamo discutendo di contenuti pubblicistici (libertà da vincoli giuridici perpetui, divieto di discriminazione della donna) ma di aspetti privatistici.

 

@icoldbarin ti ripeto che l'anno scorso aveva iniziato a girare la proposta in via regolamentare (e quindi in sede locale) di eliminare la dicitura padre/madre in una serie di atti amministrativi sostituendola con coniugeX/coniugeY. La proposta veniva da una consigliera del comune di Venezia, Camilla Seibezzi (la Kyenge era favorevole) che si era ispirata ad una proposta del 2006 di Zapatero. Ma c'è stata una colossale e furibonda sollevazione popolare.

Prova a googlare "proposta di eliminazione dicitura padre madre": ti uscirà un elenco sterminato di delibere comunali, pastorali diocesane, circolari di partito, articoli infuocati che si affrettano terrorizzati a sancire furiosamente la sacra inviolabilità eterna ed immutabile della dicitura "padre" e "madre" nella modulistica di iscrizione dei bambini agli asili o di iscrizione alle liste per le case popolari, proclamando strenua difesa contro il mostruoso attentato alla distinzione fra maschio e femmina.

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Non ho capito perché mischi il piano medico con quello giuridico, dopotutto anche le donne senza utero o quelle sterili non sarebbero certo scambiate per partorienti benché non ve ne sia traccia nella distinzione giuridica.

 

Ovviamente il mio era un esempio paradossale, ma non troppo..... conoscendo la nostra burocrazia.

D'altronde obbiettivamente, se non ci fosse più indicazione del sesso d'una persona fin dalla nascita, mi spieghi come si potrebbe stabilire quante sono le femmine e quanti i maschi e quindi stabilire ad esempio quante ragionevolmente si può pensare saranno le partorienti o quanti quelli che potrebbero essere affetti da malattie ai testicoli o al glande?

Con ciò intendo dire che la distinzione maschio/femmina è una distinzione naturale che non c'è ragione di occultare solo perché, se manifestata, qualche volta può dar luogo a discriminazioni, dato che comunque sapere quante siano le femmine e quanti i maschi ha anche numerose utilità:

non si tratta di avere i capelli rossi o neri o biondi e comunque anche queste connotazioni potrebbero essere utili!

 

 

 

@Mario1944 se sei un conservatore anti-pluralista non ci posso proprio fare nulla, ripeti le stesse cose di prima.

 

Ma sai, se pensi di descrivermi in modo negativo dicendomi "anti-pluralista", t'informo che la cosa mi lascia indifferente, se non altro perché la pluralità (come l'unità) in sé per me non è né un bene né un male, ma è indifferente, tutto dipendendo dal contesto e dagli effetti cui è applicata o negata.

Che poi io ripeta le stesse cose di prima non mi sembra un difetto, se non altro perché non mi contraddico ed ho opinioni costanti.

 

 

 

Tu non vuoi che i conviventi possano utilizzare il contratto di convivenza, esigi che si sposino, e parallelamente non vuoi che una coppia che si vuol sposare usi il matrimonio, esigi che il suo matrimonio sia riconfigurato anche dl punto di vista della modulazione dei rapporti patrimoniali.

 

Ma veramente io non voglio niente, non impongo niente e neppure m'immischio in faccende di matrimonio o di convivenza giuridica che non mi toccano.

Il mio ragionamento, ancora ripeto le cose già dette, è generale:

non vedo la necessità di moltiplicare istituti che regolino la convivenza in "modo di famiglia".

C'è un istituto matrimoniale che ormai dà sufficienti garanzie e benefici anche patrimoniali ad ambedue le parti oltre che ai figli, ovviamente a fronte di oneri e di obblighi corrispondenti.

Se c'è qualche cosa che può essere aggiunto o tolto per renderlo più flessibile, che lo si tolga e lo si aggiunga, evitando di creare doppioni che poi sarebbero complicati da gestire burocraticamente e giuridicamente, tanto più, lo sottolineo, in un paese causidico e cavilloso come il nostro.

Poi, se proprio è necessario, come nel caso del matrimonio omo, per l'opposizione di chi vede il matrimonio anche civile come un istituto sacrale e quindi intoccabile, vabbe', che si provveda con istituti paralleli:

a me sembra ridicolo, irrazionale e foriero di "casini" burocratico giuridici.

Però è la mia è un'opinione, non un dogma fondato su chissà quali mie simpatie viscerali o su una mia fiducia indefettibile nell'istituto matrimoniale così com'è, quasi fosse l'istituto matrimoniale "più bello del mondo", come dicono alcune anime pie ed illuse a proposito della nostra, alquanto mediocre ed ormai in molte parti sorpassata oltre che sclerotizzata, Costituzione.

 

PS: Non credo ci siano diritti "naturali", ma solo diritti che la comunità civile riconosce a sé stessa ed ai propri membri a seconda delle varie utilità prevalenti.

Poi, se mi dici che è meglio fingere di credere che esistano diritti naturali, posso anche concordare con te.....

Edited by Mario1944
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Icoldibarin

 

 


D'altronde obbiettivamente, se non ci fosse più indicazione del sesso d'una persona fin dalla nascita, mi spieghi come si potrebbe stabilire quante sono le femmine e quanti i maschi e quindi stabilire ad esempio quante ragionevolmente si può pensare saranno le partorienti o quanti quelli che potrebbero essere affetti da malattie ai testicoli o al glande?

Per quanto intendevo le varie ASL possono tranquillamente continuare a contare ogni utero o testicolo che viene al mondo, così come immagino conti diversi parametri fisiologici di una persona che non rappresentano una situazione giuridica (mi si perdoni la terminologia approssimativa, ma spero il concetto si comprenda).

Se però devo fare un contratto con un gestore telefonico, una dichiarazione dei redditi o, guardacaso, un matrimonio, trovo che il mio sesso sia abbastanza irrilevante.

 

 

 


@icoldbarin ti ripeto che l'anno scorso aveva iniziato a girare la proposta in via regolamentare (e quindi in sede locale) di eliminare la dicitura padre/madre in una serie di atti amministrativi sostituendola con coniugeX/coniugeY

Sì, conoscevo quella proposta che però agisce a livello "locale" su determinati moduli. Il mio era un interrogativo molto più radicale, cioè appunto quali sarebbero le implicazioni che il sesso di una persona non rappresenti più una situazione giuridica.

 

Tornando invece al discorso ai vari contratti da ponderare mi pare che, Mario e Sampei, stiate dibattendo su una differenza di forma.

Se ho ben capito Mario non è contro la modalità di un istituto più leggero dell'attuale matrimonio quanto contro la creazione di un, a suo giudizio inutile, ulteriore istituto.

 

Dopotutto rivisitare il matrimonio e permettere all'interno anche contratti più leggeri ha lo stesso effetto finale di istituire delle unioni civili più leggere.

Se questo sia preferibile o meno non ho competenza sufficiente ad affermarlo con certezza, certo in genere le situazioni più semplici e meno caotiche le ritengo preferibili.

Ad esempio non ho capito perché abbiano inserito le norme sulle convivenze di fatto in coda alla regolamentazione per il matrimonio rinominato per coppie dello stesso sesso. In generale mi sembrano cose abbastanza scorrelate.

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Se però devo fare un contratto con un gestore telefonico, una dichiarazione dei redditi o, guardacaso, un matrimonio, trovo che il mio sesso sia abbastanza irrilevante.

 

Senza dubbio, ma ci sono condizioni in cui non è irrilevante e quindi non  mi sembra sbagliato indicarlo preventivamente su una carta d'identità o nell'atto di nascita.

 

 

 


Per quanto intendevo le varie ASL possono tranquillamente continuare a contare ogni utero o testicolo che viene al mondo,

 

E come potrebbero, se negli atti pubblici pertinenti ad una persona ne fosse sottaciuto il sesso?

 

 

 


Se ho ben capito Mario non è contro la modalità di un istituto più leggero dell'attuale matrimonio quanto contro la creazione di un, a suo giudizio inutile, ulteriore istituto.

 

Sì, in generale mi pare siano moltiplicazioni inutili o addirittura controproducenti, concesse per accontentare tutti senza scontentare nessuno, ma senza una vera necessità sociale e giuridica, la quale, se ci fosse, dovrebbe indurre a  correggere l'istituto vigente.

 

 

 


Dopotutto rivisitare il matrimonio e permettere all'interno anche contratti più leggeri ha lo stesso effetto finale di istituire delle unioni civili più leggere.

 

Appunto.....

 

 

 


Se questo sia preferibile o meno non ho competenza sufficiente ad affermarlo con certezza, certo in genere le situazioni più semplici e meno caotiche le ritengo preferibili.

 

Mi pare incontrovertibile: entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, direbbe Guglielmo di Occam brandendo il rasoio!

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Icoldibarin

@Mario44 Ad esempio è possibile sapere la suddivisione della popolazione italiana per gruppo sanguigno eppure esso non fa parte dello stato giuridico di una persona.

Non capisco che problemi dovrebbero sorgere per il sesso.

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Ma il sesso non dovrebbe essere "parte dello stato giuridico della persona", posto che la Costituzione esclude che si possano fare differenze di diritti tra i cittadini per sesso, d'altronde il sesso è parte dello stato naturale della persona e non vedo quindi perché sottacerlo quando sia necessario o anche solo opportuno distinguere le persone:

nell'esempio che facevi, cioè la carta d'identità o il codice fiscale o comunque le connotazioni anagrafiche, perché sopprimere solo il dato del sesso e non anche quello dell'età?

Certo si potrebbe dire che dall'età maggiore dipendono certi diritti che all'età minore sono negati, però sarebbe sufficiente indicare solo l'età maggiore raggiunta e non l'età di nascita e così perché indicare il colore dei capelli o l'altezza o addirittura le fattezze del volto in fotografia?

Sono notazioni che permettono una migliore ricognizione delle persone.

 

Non direi insomma che la soluzione degli eventuali problemi di discriminazione tra sessi si risolvano semplicemente sopprimendo l'indicazione anagrafica del sesso d'una persona, se almeno la legge o l'ordinamento giuridico amministrativo non prevedano discriminazioni, infatti in questo caso le discriminazioni dipendono da un fatto naturale ed i fatti naturali difficilmente puoi occultarli.

Del resto anche sopprimendo l'indicazione anagrafica del sesso, rimarrebbe comunque l'indizio insopprimibile del nome proprio di ciascuno che solo in rarissimi casi, almeno nella consuetudine della civiltà occidentale, assegna nomi "neutri".

 

E rimarrebbe poi anche sempre il problema delle necessarie ricognizioni statistiche sul numero della popolazione maschile e femminile che una soppressione anagrafica dell'indicazione del sesso presenterebbe:

è un fatto che ad esempio alcune malattie siano prevalenti se non esclusive della popolazione femminile, è un fatto che partoriscano le femmine e non i maschi.

Come si potrebbe pianificare un'assistenza medica adeguata in mancanza d'una ricognizione preventiva del numero delle possibili interessate (o interessati)?

Non mi sembra che la distinzione di sesso sia così irrilevante o comunque utilmente sopprimibile negli archivi anagrafici pubblici!   

Edited by Mario1944
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Icoldibarin

Non capisco perché continui a mischiare piani che non centrano nulla.

L'unico esempio pertinente che fai è quello dell'età ma come alla fine fai notare tu stesso non è saggio eliminare ed è utile che venga mantenuto a livello giuridico.

 

Mi hai fatto l'esempio del nome, ma non capisco che centri con la nozione giuridica di sesso.

Fai lo stesso errore che fanno le mamme protestanti contro i moduli del genitore1 e genitore2 immaginando che i loro figli non potranno più chiamarli mamma o papà.

Se mia mamma è particolarmente originale può anche chiamarmi Paola pure se sono un maschio.

Io non ho nessuna intenzione di appiattire o nascondere il sesso di una persona, ho chiesto se sia opportuno mantenere una distinzione giuridica fra maschi e femmine.

 

 

 


E rimarrebbe poi anche sempre il problema delle necessarie ricognizioni statistiche sul numero della popolazione maschile e femminile che una soppressione anagrafica dell'indicazione del sesso presenterebbe

Continuo a non capire, ti ho appena fatto l'esempio del gruppo sanguigno perché mi sembrava il più immediato, ma ci sono tantissimi parametri che non rappresentano una situazione giuridica ma di cui si conoscono benissimo le percentuali (colore occhi, colore pelle etc.).

 

 

 


Ma il sesso non dovrebbe essere "parte dello stato giuridico della persona", posto che la Costituzione esclude che si possano fare differenze di diritti tra i cittadini per sesso,

Mi sa che non ci intendiamo. Il fatto che non dovrebbero esserlo è un'ipotesi che ho provato ad esaminare io, però attualmente lo è eccome.

Magari non si potessero fare differenze di diritti tra cittadini per sesso, già potremmo sposarci...

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Io non ho nessuna intenzione di appiattire o nascondere il sesso di una persona, ho chiesto se sia opportuno mantenere una distinzione giuridica fra maschi e femmine.

 

Ma non c'è distinzione giuridica né potrebbe esserci, stante il divieto costituzionale:

le sole distinzioni dipendono dal fatto che naturalmente maschi e femmine sono diversi.

La tua proposta di sopprimere l'indicazione anagrafica prima di tutto non sopprimerebbe la distinzione naturale e secondariamente "accecherebbe" l'amministrazione pubblica rispetto ad una differenza che comunque può avere il suo peso nell'interesse stesso delle persone interessate:

per questo ti facevo l'esempio della cura di malattie che colpiscono solo i maschi o solo le femmine o dell'offerta di provvidenze che interessano solo un sesso e non l'altro.

 

 

 

 


Magari non si potessero fare differenze di diritti tra cittadini per sesso, già potremmo sposarci...

 

Ma guarda che l'impossibilità di sposarsi tra coppie omo non dipende dai differenti diritti dei cittadini per sesso, dato che i maschi hanno, come del resto le femmine, pieno diritto di sposarsi, bensì dipende  dalla tradizionale funzione dell'istituto matrimoniale di unire stabilmente maschio e femmina per la produzione e l'educazione della prole:

è chiaro che un istituto siffatto non potrebbe mai essere accessibile a chi non può produrre prole, indipendentemente dai diritti attribuiti o no ad un certo sesso.

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Icoldibarin

Certo che fa una distinzione

E come dire che i biondi possono sposarsi solo con i mori e viceversa.

Questo potrebbe succedere solo se la distinzione fra biondi e modi fosse esplicitata a livello giuridico.

Cosa che non è, ovviamente.

 

Se parli di matrimonio per procreazione ti riconduci alle tesi alla Bagnasco, che sono assai incoerenti dato che le coppie sterili etero possono sposarsi benissimo e le lelle, che pure hanno capacità quasi autonoma di procreare, no.

 

Io non dico che l'accecamento, come tu dici, della distinzione sessuale giuridica sia assolutamente opportuna.

Ti chiedo perché non lo sarebbe, ma tu rispondi solo con cose che nulla centrano col piano giuridico, come la previsione delle patologie mediche....

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Il sempre complessato-ossessionato dai gay, tanto da minacciare di andarsene dal governo.......ma magari che se ne andassero tutti sti parlamentari di derivazione ciellina che sono in NCD

mi auguro che Renzi finché possa vada avanti dritto come un trattore......e fanxxxo a sti bigotti che hanno rovinato il paese e continuano a farlo.

 

 

Unioni civili, Giovanardi: No a rivoluzione antropologica, se no facciamo cadere il governo Il senatore di Ncd mette in guardia Renzi: Se fa il matrimonio gay ce ne andiamo

“Come facciamo a non essere contrari a un testo che gioca con le parole ma introduce il matrimonio gay? Perché il testo unico della Cirinnà, veniamo al sodo, lo introduce eccome!”. Il senatore di Ncd Carlo Giovanardi ribadisce con energia la propria ostilità al testo unico sulle unioni civili, presentato tre giorni fa in commissione al senato dalla collega del Pd Monica Cirinnà, che dalla prossima settimana dovrà essere discusso ed emendato. “Questo governo - prosegue - non ha mai avuto nel suo programma una roba del genere, l’equilibrio delle larghe intese si è creato proprio perché nessuno ha vinto le elezioni e quindi è qui per fare la riforma elettorale, del Senato e del Titolo V. Ma non sono qui per fare la rivoluzione antropologica”. Per Giovanardi, la partita delle unioni gay è di importanza tale da chiamare in causa la stessa sopravvivenza dell’attuale esecutivo: “Se trova una maggioranza alternativa che gli sostiene il governo - sottoliea - vada avanti. Non può certo pensare che lo sosteniamo noi, nel momento in cui fa delle cose che sconvolgono la costituzione. Secondo il mio punto di vista, il governo non è che non può cadere per queste cose, ma deve cadere se Renzi si mette a dire che il governo deve fare il matrimonio gay, non avendo vinto le elezioni, oppure che dobbiamo introdurre il reato di omofobia, per mandar dentro quelli che non la pensano come Scalfarotto. Non lo farà con noi”.

 

http://www.ilvelino.it/it/article/2014/06/27/unioni-civili-giovanardi-no-a-rivoluzione-antropologica-se-no-facciamo-cadere-il-governo/d087702d-bffd-4508-8e4d-f4c35fd29bb3/

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Icoldibarin

Andassero ad elezioni ci sarebbe solo da guadagnarci, ma ovviamente né Giovanardi né Renzi ne hanno voglia.

 

Ovviamente ognuno fa la sua caciara, se Renzi accettasse un ricatto del genere col 40% potenziale si capirebbe che non ha alcuna voglia di fare le unioni civili e ci sarebbero ben poche scuse.

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Orma Renzi ha messo la faccia quindi credo che da parte sua la volontà ci sarà di andare avanti.

 

Diverso è il discorso se gli altri (anche nel suo parito) glielo faranno fare......al max tanto per cambiare ci sarà l'ennesima scissione all'interno di un partito italiano, come sovente avviene, non sarebbe una novità.

Tutta l'area ultra cattolica capitanata da Fioroni & amici potrebbero ben stare in compagnia dell'emiliano Giovanardi.

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Giovanardi ovviamente ci prova e abbaia, ma non dipende da lui, se si torna al voto sparisce. I vari Fioroni e Bindi continuano a esistere seppur silenziosi, ma non so quanto possano contare. Specialmente considerando che una maggioranza per la legge ci sarebbe comunque se il M5S mantiene la parola.

Renzi è furbo e questo può voler dire due cose: fa passare la legge comunque o non la fa con scuse del tipo "volevo farla ma altrimenti il governo sarebbe caduto".

Secondo me ha più da perderci non facendola.

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Il testo unificato sulle unioni civili è stato depositato ieri dalla relatrice Monica Cirinnà del Partito democratico e attende ora il voto della commissione, forse già la prossima settimana, per essere adottato come testo base:

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/06/27/news/unioni-civili-gay-ecco-il-testo-eredita-alimenti-ma-niente-figli-1.171096

 

Il testo è composto da 17 articoli ed istituisce le unioni civili tra persone dello stesso sesso (visto che gli eterosessuali hanno già il matrimonio).

 

In ogni comune sarà istituito un pubblico registro delle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

 

Questo disegno di legge praticamente riconosce gli stessi identici diritti del matrimonio anche alle unioni civili per gli omosessuali: ci sono diritti successori, il diritto all'assistenza sanitaria e penitenziaria  e cmq è stata inserita anche una frase che garantisce la completa parità con l'esclusione dell'adozione, infatti la frase dice:

«Ad ogni effetto, all’unione civile si applicano tutte le disposizioni previste per il matrimonio nelle leggi, decreti e regolamenti ad esclusione delle adozioni».

 

Il testo poi istituisce le convivenze di fatto a cui potranno accedere eterosessuali ed omosessuali che già non sono vincolati da matrimonio o unione civile.

 

Con le convivenze di fatto vengono riconosciute una serie limitata di diritti rispetto ai matrimoni ed unioni civili cioè solo l'assistenza in caso di malattia o ricovero, il diritto di successione nel contratto di locazione e il diritto di inserimento nelle graduatorie di edilizia popolare.

In questo caso non viene istituito nemmeno un registro pubblico come per matrimonio o unioni civili ma per l'individuazione si utilizza quanto già oggi previsto dal dpr 223 del 1989.

 

In sostanza l'impostazione della legge è:

-matrimonio per gli eterosessuali.

-unione civile per gli omosessuali con pari diritti ad eccezione dell'adozione.

-convivenza di fatto per eterosessuali ed omosessuali ma che riconosce un numero limitato di diritti.

Edited by Sbuffo
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@Sbuffo

 

l'adozione per i figli del partner è contemplata o no ?

 

prima sembrava di si e ora di no. potrebbero non metterla ora e metterla tra 10 anni come è successo in svizzera oppure inserirla già ora ma mi sembra forse che per questa cosa poi salta tutto il progetto.

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La legge attualmente depositata dalla relatrice tiene fuori la materia dell'adozione, può essere che si decide di trattarla in sede separata per non caricare troppo questa legge e rischiare di farla finire su un binario morto.

 

Cmq nel testo dice che i figli dei coniugi dell'unione di fatto entrano formalmente a far parte del documento di attestazione dell'unione:

 

"l'unione civile tra persone dello stesso sesso è certificata dal relativo documento attestante lo stato del'unione civile tra persone dello stesso sesso. Detto documento deve contenere i data anagrafici delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso, l'indicazione del loro regime patrimoniale legale e della loro residenza. Deve contenere altresì i dati anagrafici di eventuali figli minori dell'unione civile tra persone dello stesso sesso, indipendentemente dalla durata della stessa, nonchè dei figli di ciascuna della parti dell'unione."

Edited by Sbuffo
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Certo che fa una distinzione

E come dire che i biondi possono sposarsi solo con i mori e viceversa.

Questo potrebbe succedere solo se la distinzione fra biondi e modi fosse esplicitata a livello giuridico.

Cosa che non è, ovviamente.

 

Ma la distinzione non è tra sessi:

lo sarebbe se nel matrimonio i maschi potessero sposarsi tra maschi, mentre le femmine no oppure se potessero le femmine tra loro, ma non i maschi.

Che il matrimonio sia strutturalmente sempre stato ordinato a congiungere due sessi diversi non dipende e non è mai dipeso dal giudizio di diseguaglianza dei sessi, ma bensì dalla sua destinazione a produrre figli per la famiglia e la comunità, figli che logicamente possono essere prodotti solo con la congiunzione seminale di maschio e femmina (almeno finora....).

Infatti anche quando la diseguaglianza tra i due sessi è stata superata, almeno giuridicamente, tuttavia il matrimonio non è mai stato, per ciò semplicemente, ammesso anche entro lo stesso sesso.

 

 

 

 

Se parli di matrimonio per procreazione ti riconduci alle tesi alla Bagnasco, che sono assai incoerenti dato che le coppie sterili etero possono sposarsi benissimo

 

La funzione politico-sociale del matrimonio non dipende ovviamente né da Bagnasco né dalla Chiesa Romana né dal Cristianesimo, essendo l'istituto ben anteriore a Cristo ed ai suoi seguaci.

Semmai proprio il Cristianesimo ha attenuato, introducendo la funzione etica sulla scorta del paolino "meglio sposarsi che ardere", l'esclusività del matrimonio quale "seminarium rei publicae" come lo chiamava Cicerone, sulla scorta peraltro di Aristotele, cioè la sua funzione eminentemente politica e sociale.

Per altro già la civiltà romana, prima con la singolare attenzione alla sposa (ubi tu Gaius ego Gaia), quale mater familias, poi con le teorie stoiche (ad esempio Musonio Rufo) di svalutazione del sesso, avevano poste le premesse teoriche per la futura posizione cristiana.

 

Curiosamente insomma è stata proprio la Chiesa a porre le premesse per il superamento della concezione del matrimonio come semplice luogo della produzione e dell'educazione della prole, avviandolo sulla strada dell'unione per amore, quale si vorrebbe fosse oggi.

La logica conseguenza di ciò è l'apertura del matrimonio alle coppie innamorate anche se di sesso uguale.

Conseguenza che tuttavia la Chiesa Cattolica non può ovviamente trarre per la sua struttura dogmatica ed istituzionale, ma che possono trarre, e infatti alcune traggono, quelle chiese cristiane che non hanno tale struttura.

Edited by Mario1944
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ma chiamarlo matrimonio come in tanti paesi esteri....fa paura?

 

Non si chiama matrimonio perché non ci sono le adozioni, anche se trapela decisamente molta omofobia a non chiamarlo così. Io sono del parere che ci sarà sempre discriminazione finché anche il contratto tra omo non si chiami matrimonio ma in un Paese come l'Italia le unioni civili già sarebbero una svolta storica. Nella pratica, poi, non cambia molto perché l'adozione è molto difficile anche per gli eterosessuali, senza contare che gli istituti di Paesi stranieri in cui non c'è il matrimonio gay ( i più poveri, quelli che poi riguarderebbero la maggior parte degli orfani ) non farebbero adozioni agli omo. Per chi vuole un bambino ci sono altri mezzi.

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Io sono del parere che ci sarà sempre discriminazione finché anche il contratto tra omo non si chiami matrimonio

 

mah. in svizzera c'è l'"unione domestica registrata" e sinceramente almeno in svizzera tedesca (più protestante che cattolica) l'omofobia di regola non c'è.

 

in svizzera si sta andando nella direzione di togliere i privilegi del matrimonio per dare a tutti i cittadini le stesse cose indipendentemente dallo stato civile. c'è un progetto ad esempio per la tassazione individuale e non più come ora in cui chi è sposato o in unione domestica registrata paga le tasse in modo diverso da chi è celibe / nubile / divorziato.

Edited by marco7
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mah. in svizzera c'è l'"unione domestica registrata" e sinceramente almeno in svizzera tedesca (più protestante che cattolica) l'omofobia di regola non c'è.

 

Sì ma in un Paese come l'Italia pieno di bigotti religiosi, avere i matrimoni per gli etero e le unioni civili per gli omo equivale ad affermare che c'è effettivamente una differenza qualitativa tra famiglia etero e gay.

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@Pix

 

l'italia è speciale ma deve iniziare a dare una qualche forma giuridica alle coppie gay che lo desiderano. poi col tempo anche le mentalità cambieranno.

 

in svizzera ora credo ci sia stata una riforma secondo la quale i diritti e dovere dei genitori non dipendono dal fatto che sono sposati o single o conviventi. quel che conta è solo che siano i genitori, il resto non conta.

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@Pix

 

ci vorrebbe parità su coppie gay e etero anche a livello di nome dell'unione certamente.

 

idealmente per conto mio ci vorrebbero magari due tipi di contratti: matrimonio e uno meno impegnativo e che entrambi siano aperti a gay ed etero, come in francia attualmente.

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da Il Foglio del "gordo" Giuliano Ferrara

 

Un matrimonio gay sotto (neanche troppo) mentite spoglie

Il testo unificato che a settembre servirà da base di discussione per la legge sulle unioni civili omosessuali promesse dal premier Matteo Renzi è stato depositato venerdì scorso dalla senatrice del Pd Monica Cirinnà

 

Il testo unificato che a settembre servirà da base di discussione per la legge sulle unioni civili omosessuali promesse dal premier Matteo Renzi è stato depositato venerdì scorso dalla senatrice del Pd Monica Cirinnà. Si intitola “Disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso”, e lascia pochi dubbi – nonostante le assicurazioni contrarie – sul fatto che la reale intenzione dei proponenti è quella di introdurre un vero e proprio matrimonio gay. Il disegno di legge su questo non potrebbe essere più rivelatore. A partire dal fatto che, all’articolo 2 del progetto di legge, si dice che ovunque nel codice civile sia citata la parola “matrimonio”, vanno inserite le parole “da un’unione civile tra persone dello stesso sesso”. Si aggiunge anche che all’unione civile tra persone dello stesso sesso “si applicano tutte le disposizioni previste per il matrimonio nelle leggi, decreti e regolamenti, ad esclusione delle adozioni di cui all’articolo 6 della legge 4 maggio 1983, n. 184” (una foglia di fico caduca, come spiegheremo tra poco). Inoltre, specifica, all’articolo 3, che “la parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso è familiare dell’altra parte ed è equiparata al coniuge per ogni effetto”.

 

Ugualmente rivelatore è l’articolo 1, nel quale si prevede che “il documento attestante lo stato dell’unione civile tra persone dello stesso sesso” deve contenere (oltre ai dati anagrafici delle parti, l’indicazione del loro regime patrimoniale legale e della loro residenza), anche “i dati anagrafici di eventuali figli minori dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, indipendentemente dalla durata della stessa, nonché dei figli di ciascuna delle parti dell’unione civile”.

 

Ma chi sarebbero gli “eventuali figli” di una “unione civile tra persone dello stesso sesso”? Naturalmente, essendo impossibile che due persone dello stesso sesso facciano un figlio insieme – o forse la senatrice Cirinnà ha notizie diverse in proposito? – è chiaro che si tratta dei figli fatti con utero in affitto (coppie di uomini) o fecondazione in vitro con donatore eterologo (coppie di donne), completamente al di fuori della normativa italiana. Ma non solo. Quei divieti, per inciso, sono attivi anche in Francia, che pure ha approvato il mariage gay. E così, quello su cui altri paesi (anche nella Germania presa a modello) si sta accanitamente discutendo, qui sarebbe introdotto con un comma tra gli altri, con ammirevole nonchalance. E non basta. Il testo del ddl prevede  anche il diritto di inserire nel documento anagrafico i figli di ciascuna delle parti, avuti da precedenti legami. E’ il primo passo verso l’adozione che, in teoria, dovrebbe essere esclusa. Non adozione congiunta ma in due tempi, alla tedesca.

 

Si capisce, a questo punto, perché i quattro senatori democratici Emma Fattorini, Stefano Lepri, Nicoletta Bavero e Claudio Moscardelli si siano pubblicamente dissociati dal testo Cirinnà. Il disegno di legge a loro iniziativa (ne avevamo parlato qui) prevede infatti un nuovo istituto giuridico di unione civile riservato a persone dello stesso sesso, ben distinto dal matrimonio. Non ne modifica infatti la disciplina giuridica  e soprattutto non influisce “in alcun modo sulla condizione giuridica dei figli o sulla disciplina delle adozioni dei minori”. Tra il testo Cirinnà e il matrimonio gay non c’è che un’intercapedine di carta velina, inutile e già concepita per essere abbattuta al primo ricorso.

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/118725/rubriche/un-matrimonio-gay-sotto-neanche-troppo-mentite-spoglie.htm

 

 

 

Unioni civili omosex, prime prove tecniche di legge con un Pd diviso

 

Roma. Non parlate di Costituzione al sindaco napoletano Luigi De Magistris. Il quale ha solennemente annunciato un provvedimento che “ordinerà” all’ufficio dell’anagrafe partenopea di registrare i matrimoni gay celebrati all’estero. Puro folklore, perché – almeno per ora – la Carta e il codice civile valgono più dei diversivi di De Magistris, e né l’una né l’altro prevedono il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

 

Sempre più concreta è comunque la prospettiva di arrivare anche in Italia a una legge sulle unioni civili omosessuali. Il premier Matteo Renzi una legge l’ha promessa per settembre e ha spiegato che seguirà il modello tedesco. Ma su questo, come su altri punti, non c’è sintonia nemmeno in casa Pd. Il testo unificato del ddl, di cui il Foglio ha parlato sabato scorso, è un tale pasticcio che sembra impossibile possa nascerne una normativa coerente e accettabile, anche una volta emendato. Tanto per ricordare di che si tratta, quel testo (che era inizialmente rivolto a coppie omosessuali ed eterosessuali) stabilisce, senza segnalare alcuna differenza tra i due casi, che i figli nati in vigenza di unione civile devono essere considerati a tutti gli effetti concepiti da entrambi i partner (siamo oltre De Magistris, insomma, e oltre il senso della realtà).

 

Di ben altra sostanza è un altro testo (primi firmatari i senatori Fattorini, Lepri e Pagliari), che ha raccolto finora il consenso di una quarantina di esponenti del Pd, e potrebbe diventare il vero punto di partenza. Il disegno di legge 1360, presentato all’inizio di marzo, muove dal presupposto che “uomini e donne dello stesso sesso, che stabiliscono relazioni affettive, sentimenti di solidarietà e vincoli di reciproca assistenza in convivenze stabili, devono vedere riconosciuti i loro reciproci rapporti, in un assetto giuridico specifico che garantisca alcuni diritti e doveri civili”. Il punto qualificante è che quel disegno di legge “non modifica la disciplina giuridica del matrimonio così come attualmente regolata dalla legislazione italiana o la concezione tradizionalmente intesa dell’istituto matrimoniale, né influisce in alcun modo sulla condizione giuridica dei figli o sulla disciplina delle adozioni dei minori”. Ancor più esplicitamente, si dice che il nuovo istituto “proprio perché riservato alle sole coppie dello stesso sesso, non solo non influisce sulla natura del matrimonio, ma esclude che la sua disciplina complessiva e il nomen juris vengano estesi al nuovo istituto”. L’unione civile registrata di due persone dello stesso sesso prefigurata dalla proposta comporta “la possibilità di scegliere un regime patrimoniale comune, così come la necessità di doveri di solidarietà all’interno dell’unione civile registrata; la necessità di garantire pari condizioni nei negozi e contratti sociali, nel campo del lavoro, dell’assistenza sanitaria, dell’abitare e dei diritti successori, oltreché naturalmente le norme relative al trattamento previdenziale e pensionistico”.

 

Non siamo abissalmente lontani da quanto è contenuto dalla proposta Sacconi, Bianconi, Chiavaroli, Mancuso (Ncd), se non per il fatto che quest’ultima (la numero 1314, intitolata “Disposizioni in materia di unioni civili”) si muove sul piano del riconoscimento di diritti individuali delle persone conviventi (dello stesso sesso o di sesso diverso), e non su quello di un nuovo diritto di coppia. Il suo obiettivo dichiarato è “raccogliere in disposizioni chiare e determinate quanto la giurisprudenza in questi anni via via ha indicato, nella direzione del riconoscimento dei diritti individuali dei conviventi e di aggiungere quanto ancora non è stato riconosciuto, in ambito lavorativo, sanitario, o nel sostegno allo stato di bisogno di uno dei conviventi da parte dell’altro. Tali diritti devono essere garantiti senza distinzione tra coppie di sesso uguale o diverso e senza entrare nella natura affettiva o meramente solidaristica delle convivenze stesse”. Dalla proposta Sacconi-Bianconi è inoltre esclusa la reversibilità della pensione, che in quanto diritto di coppia è invece contenuta in quella Fattorini-Lepri.

 

Domanda retorica: chissà che ne pensano, della proposta Fattorini-Lepri, i compagni di partito e senatori Ivan Scalfarotto e Sergio Lo Giudice. Quest’ultimo si è sposato in Norvegia con il suo compagno, che ha  poi concepito un figlio in America con un utero in affitto. Una parte agguerrita del mondo Lgbt, che chiede diritti sui figli, non si accontenterà di niente di meno.

 

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/118726/rubriche/unioni-civili-omosex-prime-prove-tecniche-di-legge-con-un-pd-diviso.htm

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una panoramica a destra sul tema   Unioni gay, da Berlusconi a Salvini

Tutti i colori della destra arcobaleno Dopo l'apertura del leader di Forza Italia sui diritti degli omosessuali, le dichiarazioni degli altri esponenti del centrodestra

di Federica Seneghini

 

Matteo Renzi potrebbe avere trovato una maggioranza con cui provare a cambiare la legge sui diritti delle coppie omosessuali. Dopo l'apertura di Silvio Berlusconi - che ha definito quella per i diritti delle coppie dello stesso sesso una «battaglia che in un paese moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti» - giovedì è stata la volta di Angelino Alfano. «Non abbiamo difficoltà a ragionare, nell'ambito del codice civile, di un tema che esiste ed è la tutela delle persone che convivono, anche gay», ha spiegato il leader di Ncd. Ora non resta che aspettare la discussione della proposta di legge avanzata dalla senatrice del Pd Monica Cirinnà, che regolerebbe le unioni civili tra coppie dello stesso sesso nel nostro Paese.

 

Silvio Berlusconi (FI) - «Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti». Con queste parole il 29 giugno l’ex presidente del Consiglio ha «sposato» i diritti civili anche per gli omosessuali. Aprendo di fatto il dibattito all'interno del centrodestra. Dopo anni di gaffe, la linea politica del Cavaliere si tinge dei colori dell’arcobaleno. «Da liberale - ha spiegato - ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà».

Francesca Pascale e Vittorio Feltri - Subito dopo la nota del Cavaliere, l'editorialista del Giornale e la compagna di Berlusconi annunciano la propria iscrizione all'Arcigay. Un «gesto simbolico» per «affermare al massimo la necessità di estendere al massimo i diritti civili», ha detto Feltri. «Siamo per la libertà, senza discriminazioni, convinti che sia necessario superare i pregiudizi che generano equivoci, banalità, insulti noiosi e stupidi».

Michaela Biancofiore (FI)- «Che Ncd fosse un coacervo di ipocrisia e apostasia non è un mistero per nessun italiano , specie di centrodestra. Ma che oggi, i seguaci di Alfano siano diventati improvvisamente bigotti e contrari alla difesa di diritti civili fondamentali lascia sorridere di gusto», ha detto l'esponente di Fi. «Specie ricordando che se c'è uno che si è dimostrato culturalmente subalterno alla sinistra è certamente il loro segretario Alfano che, ai tempi del governo Letta del quale era socio di maggioranza nonché vicepremier , acconsentì senza battere ciglia dando il benestare alla mia rimozione delle deleghe di sottosegretario alle pari opportunità per affermazioni affatto omofobe e molto meno conservatrici di quelle declamate in queste ore dai voltagabbana di centro destra, tutt'oggi stampelle del centro sinistra».

Mariastella Gelmini (FI) - «Sono a favore di una battaglia contro ogni forma di discriminazione e a favore di un allargamento dei diritti civili». L'ex ministro dell'Istruzione, chiude però alla proposta di allargare le adozioni alle famiglie omosessuali o di equiparazione del matrimonio tradizionale al matrimonio omosessuale.

Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia)- Fratelli d'Italia non avrebbe preclusioni a regolamentare le unioni civili fuori dal matrimonio. La posizione del partito è stata spiegata dal suo leader nel corso di una conferenza stampa a Milano. Nessuna apertura, anzi «un muro», come lo ha definito La Russa, invece all'equiparazione delle unioni civili al matrimonio e alle adozioni omosessuali.

 

Fabrizio Cicchitto (FI) - Quella di Alfano è «una linea moderata, equilibrata, responsabile che tiene conto e rispetta le nuove affettività, ma anche il ruolo decisivo della famiglia che è la realtà che finora ha tenuto in una società in crisi», secondo l'esponente Fi. «Personalmente ho sempre seguito una linea volta all'incontro fra laici e cattolici su posizioni ragionevoli».

Eugenia Roccella (Ncd) - «Angelino Alfano ha confermato la linea del Ncd in tema di matrimonio e convivenze: la famiglia è quella naturale, costituita da un uomo e una donna, e il matrimonio è basato sulla famiglia naturale come previsto dalla Costituzione». «Siamo contrari al matrimonio omosessuale, all'adozione dei bambini da parte di coppie gay e all'accesso di queste alla fecondazione assistita. Anche la reversibilità della pensione, per noi, resta un beneficio della famiglia. Massimo «rispetto» comunque «per l'affettività di tutti e disponibilità a risolvere problemi e riconoscere necessità e diritti individuali, se necessario».

 

Angelino Alfano (Ncd) -«Non abbiamo difficoltà a ragionare, nell'ambito del codice civile, di un tema che esiste ed è la tutela delle persone che convivono, anche gay. A patto che non si neghi il valore della famiglia, fatta da uomo e donna». Il ministro dell'Interno e leader di Ncd Angelino Alfano, in un'intervista a Repubblica, ha aperto alle unione civili omosessuali. «Rispettiamo l'affettività di tutti. Se c'è da garantire maggior tutela ai problemi delle tante persone che convivono noi siamo pronti». «La nostra è un'apertura con un avvertimento: non si tocchi la famiglia naturale, composta da uomo e donna, come recita la Costituzione all'art.31». Sulla tutela alle coppie gay, «noi siamo pronti ad un'accelerazione», «la nostra è un'apertura significativa. Tuttavia ci sono tre paletti. «No ai matrimoni gay, no alle adozioni gay o all'utero in affitto, no alla reversibilità delle pensioni».

 

Renato Schifani (Ncd)- «Non ci sottraiamo ad un confronto sulle unioni civili, sia omosessuali che eterosessuali, nel senso di ritoccare il codice civile per assicurare le garanzie a rapporti affettivi che rispettiamo - ha detto il senatore di Ncd-. Ma per quanto concerne i matrimoni gay, e quindi anche l'eventuale riconoscimento del diritto delle coppie omosessuali all'adozione, siamo nettamente contrari».

 

Matteo Salvini (Lega) -«No, non mi è piaciuta l'uscita di Berlusconi, sbaglia, non è così che si costruisce una coalizione». Il segretario della Lega Nord risponde così a chi gli chiede dell'apertura del Cavaliere in tema di diritti civili. «Dopodiché io sono disposto a parlare di diritti ma la mia posizione personale è che il matrimonio è tra un uomo e una donna, le adozioni le fanno un uomo e una donna e un bambino deve avere una mamma e un papà».

 

Roberto Maroni (Lega) - «Penso che Berlusconi abbia solo voglia di farsi sentire e vedere».

Michela Vittoria Brambilla (FI)- È urgente lavorare per quello che il presidente giustamente definisce «un traguardo ragionevole di giustizia e civiltà - ha detto l'ex ministro - Una legge che riconosca anche l'unione omosessuale come forma di stabile convivenza tra due adulti, con i diritti e i doveri connessi. Tale riconoscimento non richiede necessariamente l'equiparazione al matrimonio, come dimostra la varietà delle soluzioni adottate in Europa, ma sono ormai maturi i tempi perché, con un libero ed approfondito dibattito, il Parlamento entri nel merito e trovi una soluzione soddisfacente».

 

Maurizio Gasparri (Ansa)Maurizio Gasparri (FI) - «Bisogna rispettare i diritti e evitare discriminazioni, ma resto convinto che matrimoni gay e adozioni da parte di coppie gay siano una scelta sbagliata che non condivido, oggi come ieri», ha detto il senatore di Forza Italia. Aggiungendo che «una coppia gay con diritto all'adozione rischierebbe di alimentare il turpe commercio degli uteri in affitto, la forma più abietta di materialismo e di sottomissione del corpo delle donne usate a pagamento per fare figli da immolare all'egoismo altrui».

 

 

http://www.corriere.it/politica/14_luglio_03/berlusconi-salvini-russa-8aaf04d2-02ac-11e4-af6d-a9a93b39a7aa.shtml

 

 

 

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