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C'era una volta la psicoanalisi...


PietroUomoDiPietra

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credo che jung la pensasse diversamente.....

 

assolutamente no, e infatti Jung non ha mai scritto un testo sull'interpretazione dei sogni, come fece Freud

Jung trova delle corrispondenze di tipo generico tra un simbolo onirico ed alcune categorie, questo si, ne parla soprattutto in "Simboli della trasformazione" ma ogni sua opera parla di simboli senza tuttavia esaurire l'argomento

secondo Jung il lavoro del terapeuta su un sogno non consiste nell'interpretare il singolo simbolo astrattamente ma nel collaborare con il paziente per elaborare il suo specifico significato e soprattutto far "vivere" il simbolo manifestando la sua potenza attrattiva ed inclusiva

Jung lo ripete quasi ovunque nella sua opera, che, in questo ha ragione @Amor-fati , è molto ampia e per nulla sistematica

Jung "gira" attorno ai concetti e le sue opere "girano" a loro volta attorno ad alcune idee chiave, procede per spirali e piccole illuminazioni, e non troverete mai in lui una definizione, uno schema, uno sviluppo lineare

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Come spiegato prima e supportato da Conrad, qui occorre valutare con obiettività e non facendo un sunto del pensiero popolare tra l'altro assai ignorante.
Tanto quanto il pensiero Freudiano era figlio dell'epoca, il giudicare la psicanalisi secondo il concetto dell'uomo di strada che di psicanalisi sa solo quanto offerto dalle riviste Annabella e company è assai poco proficuo.
Le teorie psicanalitiche come lo sviluppo psicosessuale e "i complessi" non sono dogmi né scienze esatte. "La coca cola aiuta a digerire", "Il caffè non fa dormire", le macchie lasciate dal vino rosso non si tolgono" sono tutte espressioni vere e false allo stesso tempo ma comunque oggettivamente indicanti una tendenza comune, una regola sottostante le dinamiche umane.

 

Ad ogni modo, personalmente e professionalmente ritengo che la teoria dell'attaccamento di Bolbwy spieghi meglio l'origine dell'affettività (che soggiace allo sviluppo psicosessuale).
Così come tutta la psicologia cognitiva ha già ampiamente risposto al come lo sviluppo sessuale si svolga lungo le fasi della vita. Purtroppo per afferrare tale conoscenza occorre spaziare in tutto quello che è la vasta letteratura prodotta dalla psicologia, e questo, di fatto, non è possibile per chi voglia ottenere una risposta diretta d una domanda secca: "a quanto sono al chilo i peperoni?" (uomo di strada)

Edited by Aquarivs
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unmondomigliore

a me più che altro preoccupa il fatto che prima del 73 l'omosessualità era considerata una malattia o una deviazione e pertanto era normale  tentare delle cure di riparazione, che oggi sono in teoria (almeno in teoria) illegali...

 

ma davvero tutta la gente prima del 73 pensava che fosse una malattia??

certamente era un tabù, ma addirittura una malattia / deviazione? Boh capisco che erano altri tempi e che la scienza non aveva ancora fatto chiarezza su quest'orientamento sessuale, ma la gente un po' di cervello ce lo doveva pure aver avuto

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PietroUomoDiPietra

@ amor-fati

 

La mia posizione, dal punto di vista pratico, non è diversissima dalla tua, nel senso che anch'io vedo la psicanalisi come un qualcosa di cui vi è da buttare solo l'acqua sporca e non anche il bambino: ma bisogna anche rassegnarsi al fatto che, mentre il bambino tutto sommato quello che era è rimasto, di acqua sporca nel tentativo di lucidarlo a più non posso e farlo apparire per di più di quel che era ne è stata prodotta in quantità industriali, che ha non solo annacquato ma, alla lunga, anche inquinato il non tantissimo di buono che c'era (e che, va detto, è almeno fino a un certo punto testimonianza dell'onestà intelllettuale di Freud, i cui errori e fraintendimenti penso fossero comunque commessi in buona fede).

 

In realtà il limite vero di Freud è che il primo a subire i meccanismi che denunciava nell'operato degli altri era proprio lui stesso che, all'interno dei condizionamenti ricevuti dall'ambiente del suo tempo, non era in realtà il più indicato a scoprire gli altarini psichici della gente e della società in cui viveva; e ne è testimonianza proprio il suo voler costringere le cause delle nevrosi (per tacer di peggio) rigorosamente all'interno delle famiglie (e al rapporto con la madre, considerato di fatto l'unico rapporto condizionante il bambino in una famiglia, cosa che semplicemente non sta in piedi) e quasi esclusivamente riconducibiili alla libido e alla sessualità che, per quanto apparentemente potesse sembrare "rivoluzionario" in realtà era una rivoluzione piuttosto accomodante con lo status quo delle convenzioni sociali e morali della sua epoca: dopotutto, nella "pratica" la vita sessuale della gente non era certo più sconosciuta di quanto lo sia oggi, anzi, ma, al più cambiavano i codici di approccio: dove oggi ci sono piercing, jeans e maglietta e i "ciao, come butta?" al tempo c'erano il vestito buono della domenica, le scarpe lucidate e un frasario un po' più articolato e barocco, con cuoricini, poesiole e segretario a corredo... ma dove poi dentro le mutande e sotto le lenzuola succedevano allora esattamente le stesse cose che succedono oggi, punto.

 

Del resto, senza nullla togliere ai meriti di Freud, andrebbe almeno serenamente ricordato anche qualche demerito: di una persona ADULTA che soltanto DOPO il primo conflitto mondiale arriva a capire che, toh, forse oltre all'istinto di vita ne esiste pure uno di morte, viene anzitutto da chiedere su che pero abitasse prima visto che, al di fuori dell'Europa ma sempre ad opera degli europei, massacri e genocidi erano moneta corrente già ben prima dello scoppio della prima guerra mondiale che, semplicemente ha avuto "di più" quello di costringere a vivere queste belle qualità umane (si fa per dire) non solo  "per sentito dire" di quello che succedeva nel resto del mondo colonizzato dagli europei ma proprio direttamente sulla propria pelle e sotto il proprio naso a casa propria o quasi... Una CECITA' di fatto di fronte alla "realtà reale" che non depone molto a favore dell'affidabilità (e anche della credibilità) delle teorie che sosteneva.

Teorie che in effetti, al di là del loro essere strombazzatein lungo e in largo fin quasi oltre mezzo secolo dopo la sua morte, si sono di fatto ridotte a niente più che una serie di regole per seguire una costosa moda (la psicoanalisi appunto) in voga tra chi, né più né meno, potendoselo permettere, aveva bisogno di avere intorno una sorta di "santone" laico e a pagamento rappresentato dallo psicanalista stesso. Perché alla fine tutto il gioco non si è ridotto a nient'altro che a questo... e a un mucchio di chiacchiere-contentino per chi non aveva i mezzi (intesi proprio come $$$$) per essere ammesso alla partita. Il resto, temo, è più agiografia che sostanza e probabilmente è meglio così: per attraversare certi mari con una ragionevole speranza di arrivare a un qualche porto, se non sicuro almeno tranquillo, servono navigli di ben altra solidità e consistenza. Soprattutto per chi ha avuto problemi ben più seri dei turbamenti prodotti, chessò, dal vedere i genitori mentre scopavano o dal vedere casualmente la mamma nuda mentre si faceva la doccia (sui papà nudi, come al solito, chissà perché, continua invece a tacere tutto... mah!)

 

Ciao

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PietroUomoDiPietra

ma davvero tutta la gente prima del 73 pensava che fosse una malattia??

certamente era un tabù, ma addirittura una malattia / deviazione? Boh capisco che erano altri tempi e che la scienza non aveva ancora fatto chiarezza su quest'orientamento sessuale, ma la gente un po' di cervello ce lo doveva pure aver avuto

 

Purtroppo tanta gente continua a pensarlo anche ben DOPO il '73. E non solo tra gli uomini della strada. Ancora oggi vi sono psicologi e psichiatri che pensano che il fatto che l'omosessualità abbia perso nel '73 il suo status di "malattia" sia dovuto a pressioni "politiche" di una (indovina un po'?) non ben precisata "lobby gay"...

 

Ciao

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@conrad65

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Inconscio_collettivo

 

"... L'insieme di tutti questi effetti potrebbe essere la fonte della figura condivisa, o archetipo, che sembra essere la stessa nei sogni di molte persone."

 

è davvero difficile combattere con Wikipedia XD

considerare l'inconscio collettivo junghiano come un "serbatoio di simboli di natura statica dal significato univoco" è purtroppo una frequente banalizzazione cui quel concetto viene spesso ricondotto, ma le cose sono più complesse di così: l'inconscio collettivo per Jung è una sorta di "mente collettiva" e l'archetipo è qualcosa di "vivo", non è un modello o uno schema astratto

gli archetipi stessi esistono in quanto "relazione", proprio come i simboli onirici esistono e significano solo nella loro relazione reciproca nell'ambito del sogno e nella relazione "vivente" tra sogno stesso e sognatore

gli schemi di massima aiutano, ad esempio nei sogni è sempre importante vedere cosa succede verso il basso e verso l'alto, i percorsi e le transizioni di scena, le ricorrenze simboliche, i richiami di situazioni o simboli nelle diverse parti, le analogie e differenze

ma ad esempio non ha senso dire che l'albero è un simbolo femminile e materno; lo è in alcuni casi, ma può anche essere un simbolo maschile e fallico

così come i personaggi maschili e femminili nei sogni degli uomini e delle donne hanno un significato diverso, così come è diverso l'incontro onirico del bambino con l'animale e il medesimo incontro onirico dell'adulto con l'animale, etc.

questa risposta è di suo estremamente incompleta e quindi attaccabile da molti punti di vista, per approfondire questi concetti ci vuole ben altro tempo e impegno, vuole essere solo un tentativo di far sorgere qualche dubbio e di opporsi alle semplificazioni a volte mistificanti

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@conrad65

 

da quel che ho letto ieri nel web mi sembrava di capire che l'inconscio collettivo junghiano è una specie di impronta genetica che tutti gli uomini si portano dentro, dunque qualcosa di relativamente statico.

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Qualche precisazione: psicoanalisi e psicoterapia non sono la stessa cosa.

 

La psicoanalisi è una psicoterapia, ma non viceversa.

 

Psicoanalisi sta per approccio terapeutico freudiano, psicoterapia sta per uno dei millemila approcci oggi esistenti.

 

Ciò detto, ritengo che Freud oggi nella psicologia conti veramente zero.

 

È servito, e molto, ma pochi sono i freudiani rimasti e non mi sembrano il meglio sulla piazza.

 

Quanto alla psicoterapia, non banalizzatela mai, specie solo perché avete incontrato un cialtrone sulla vostra strada.

 

Nel caso particolare, non guarirei l'omosessualità perché non c'é nulla da guarire, naturalmente. Ma non banalizzerei mai le scienze e tecniche psicologiche, oggi più che mai sempre più prossime a smettere di essere una "filosofia" e a diventare una scienza sempre più attendibile.

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Ancora oggi vi sono psicologi e psichiatri che pensano che il fatto che l'omosessualità abbia perso nel '73 il suo status di "malattia" sia dovuto a pressioni "politiche" di una (indovina un po'?) non ben precisata "lobby gay"...

 

 

Ecco, qui sarebbe interessante capire in base a quali elementi continuino a pensarlo, inoltre ritengo che gli psichiatri e psicologi che condividono l' attuale definizione dell' OMS circa l'omosessualità (e dovrebbero essere la maggioranza) dovrebbero far sentire maggiormente la loro voce all'interno della rispettiva categoria professionale

Edited by prefy
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Ecco, qui sarebbe interessante capire in base a quali elementi continuino a pensarlo

 

semplice: pensano che quello che hanno imparato o addirittura non imparato una volta sia valido per sempre.

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PietroUomoDiPietra

Nel caso particolare, non guarirei l'omosessualità perché non c'é nulla da guarire, naturalmente. Ma non banalizzerei mai le scienze e tecniche psicologiche, oggi più che mai sempre più prossime a smettere di essere una "filosofia" e a diventare una scienza sempre più attendibile.

 

Nel mio piccolo cerco di non banalizzarla, anzi. Però mi da comunque un sentito fastidio che ogni volta che esce una nuova ricottura di questo o quell'approccio, spunti sempre qualcuno che deve sempre a vedere se per l'omosessualità "... per caso si può fare qualcosa": Non sarebbe magari la volta buona di vedere "se per caso si può fare qualcosa" per mettere a posto i non pochi problemi degli eterosessuali, soprattutto maschi? Per dirne uno: ormai si legge un giorno sì e l'altro pure di "feminicidio" mentre di omicidi per mano di omosessuali si legge qualcosa si e no una volta all'anno... Insomma, se proprio si vuole andare a cercare zucche bacate da rimettere a posto, beh almeno le si cerchino dove ci sono! :(

 

Ciao

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semplice: pensano che quello che hanno imparato o addirittura non imparato una volta sia valido per sempre.

Capisco ma oltre la mancanza di aggiornamento credo ci sia di più: volgio dire che ciò che ha fatto cambiare idea alla psichiatria è stata l' osservazione clinica, possibile che coloro che si ostinano a considerare l' omosessualità una malattia non abbiano mai avuto pazienti gay che non riferiscono alcun malessere riferito al loro orientamento ma anzi lo hanno integrato perfettamente nella propria vita? O sono tutti obnulibati da furore ideologico come la Binetti?

Edited by prefy
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  • 9 years later...
On 10/13/2013 at 2:24 AM, Almadel said:

Sto leggendo "Compagni d'amore" di Lingiardi

e direi che ve lo consiglio vivamente.

solo per curiosità: sai se lingiardi è lui stesso gay o se è un etero che studia i gay ?

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