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Appunti sull'Omofobia


Almadel

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L'Omofobia è il sentimento di ostilità verso le persone omosessuali,

sopra al quale spesso di costruiscono delle teorie finalizzate a giustificarla.

Non è un insieme unitario: vi sono delle differenze e spesso

- qualora una teoria cominci a entrare in contraddizione -

l'omofobo la sostituisce prontamente con un'altra.

 

Principalmente distinguerei l'Omofobia in due categorie:

quella diffusa tra gli eterosessuali e quella propria delle persone omosessuali.

E' evidente che penso esplicitamente all'omofobia verso i gay,

tanto che l'Invisibilità delle Lesbiche meriterebbe di essere trattata separatamente.

 

L'Omofobia Esterna la divido in cinque tipologie:

- Religiosa: Semplicemente sintetizzabile con "Dio non vuole" e con la riduzione dell'omosessualità a "peccato".

- Sciovinista: Gli omosessuali vengono accusati di non dare figli alla Patria e di essere troppo effeminati per essere buoni soldati. 

- Familista: I genitori ci tenevano ad avere un nipotino e probabilmente quella del figlio è solo una fase.

- Pseudoscientifica: L'omosessualità è una malattia: un problema ormonale, un'assenza genitoriale o un'immaturità sessuale.

- Adolescenziale: L'omosessuale è diverso dagli altri ragazzi e come tale "fa schifo" ed è bersaglio di bullismo.

 

L'Omofobia Interna invece in tre tipi:

- Interiorizzata: L'Omosessuale interiorizza uno dei cinque discorsi precedenti, con esiti differenti caso per caso

(castità, matrimonio di copertura, tentativi di terapia, depressione)

- Maschilista: L'Omosessuale attribuisce alla maggioranza degli altri omosessuali

i tipici sterotipi negativi della femminiltà (superficialità, invidia, isterismo, eccetera...) che hanno i maschi etero.

- Femminista: L'Omosessuale attribuisce alla maggioranza degli altri omosessuali

i tipici stereotipi negativi della mascolinità (immaturità, erotomania, volgarità, eccetera....) che hanno le femmine etero.

 

Ovviamente non sono compartimenti stagni e ci sono molte sfumature.

Se qualcuno ha dei commenti o delle impostazioni differenti è benvenuto.

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io direi che l'omofobia è sopratutto ignoranza. gli omofobi raramente conoscono dei gay. hanno un loro preconcetto sui gay e combattono questa loro idea di gay.

 

ci sono inoltre i gay più o meno repressi che combattono altri gay perchè non si sono accettati loro stessi. ratzinger sembra essere il prototipo di questi.

 

esiste inoltre l'omofobia di regime che serve ad identificare un nemico comune da combattere, per distrarre l'attenzione, come fu ad esempio a cuba.

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Sulla contraddizione ho sentito qualcuno capace di dire sia che "i matrimoni gay riguardano poche persone" che "la pensione di reversibilità alle coppie gay è una spesa in più a carico dei contribuenti".

Quindi direi che non si preoccupano minimamente di essere contraddittori.

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Loup-garou

Mi piace, in particolare la parte sull'omofobia interiorizzata. :good:

 

Io però ci metterei una categorizzazione antecedente e più astratta, ovvero quella in base alle giustificazioni dell'omofobia (che comunque traspare anche dal discorso che hai fatto tu).

  • Omofobia politica: L'omosessualità è sbagliata perché i gay non fanno figli, la coppia gay non è una particella produttiva della società a differenza della famiglia etero e la minaccia, eccetera.
  • Omofobia per pregiudizio: L'omosessualità è sbagliata perché ai gay vengono attribuite altre caratteristiche negative indipendenti. Sono effeminati, promiscui, malati, o altro.
  • Omofobia di pancia: L'omosessualità è sbagliata semplicemente perché è diversa, o fa schifo. Non si riesce a strappare una giustificazione più complessa di così.

Ovviamente anche in questo caso più di un tipo di omofobia possono coesistere.

 

Questa divisione la trovo interessante perché ognuna delle tre omofobie richiede tendenzialmente un modo diverso per essere combattuta.

  • L'omofobia politica la si combatte con il ragionamento, proprio come altre visioni del mondo e ideologie.
  • L'omofobia per pregiudizio la si combatte facendo conoscere una varietà di gay.
  • L'omofobia di pancia la si combatte attraverso l'esposizione all'omosessualità (ma non necessariamente a tanti gay diversi come sopra), finché essa non diventa normale.
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@Loup-garou, la tua è un'impostazione molto diversa dalla mia,

ma - a mio avviso - ugualmente significativa.

 

Tu esamini le "cause" e io i "discorsi".

 

A me interessa - nella pratica - il discorso sull'omofobia interiorizzata,

per indicare quella serie di valore da trasmettere ai ragazzi:

- Scetticismo (contro quella "religiosa")

- Progressimo (contro quella "sciovinista")

- Indipendenza (contro quella "familista")

- Metodo (contro quella "pseudoscientifica")

- Maturità (contro quella "adolescenziale")

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Hinzelmann

In genere io ho letto impiegato per lo più  il termine omofobia istituzionalizzata,

con riferimento all'omofobia sia religiosa sia statuale, che sarebbero due

sottocategorie

 

Ovviamente possono coniugarsi fra di loro quando uno stato sia

teocratico ( IRAN ) oppure rimanere distinte se lo stato è Totalitario

( Germania nazista, etc. ) o Totalitario ateista ( comunismo etc. )

 

Non basta il progressismo a salvaguardare dal pericolo di una

omofobia statale, perchè è possibile che un progressista omofobo

consideri l'omosessualità una caratteristica regressiva.

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non credete che esista anche un'omofobia legata alle pratiche sessuali percepite come perverse?

ad esempio l'omosessualità confusa con sodomia, come se fossero sinonimi

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Anche qui, mi sembra di ravvedere un errore di base. Etimologicamente, cosa significa omofobia? Paura per l' homoios. Paura per se stessi, alla lettera.

Non è un atto di superbia pensare che questo homoios sia necessariamente un gay?

Poi questa "fobia" che fa tanto psicopatologia, tanto Freud. Lo stesso Freud che si condanna quando risolve la triangolazione edipica a favore dell'eterosessualità, ma si apprezza quando bisogna creare una nevrosi ad hoc...Ma credete veramente che oggi esistano persone che provano sentimenti profondamente negativi nei confronti dell'omosessualità? Credete che agli etero o alle etero interessino le scelte sessuali altre?

L'omosessualità è un problema se in un paese cattolico, per non dire puritano,  due persone dello stesso sesso si scambiano effusioni in pubblico, per esempio.

Ma anche due etero che avessero un rapporto sessuale in piazza verrebbero "discriminate". Parleremmo di etrofobia per questo?

In una società multiculturale e democratica, ogni "devianza" da quella che viene ritenuta la "norma" (di quella specifica cultura) deve essere tollerata.

Così come un Musulmano in Italia non dovrebbe pretendere che in una scuola non venga esposto il crocifisso, e che un Italiano  in Arabia Saudita non dovrebbe ammettere che si attacchi con l'adesivo un'immagine di Gesù in una moschea, un gay non può pretendere di fare una fellatio stile Folsom Street nella pubblica via qualora non si trovi a San Francisco in un determinato momento storico! E anche in questo caso, non può lamentarsi se poi si decide di recedere rispetto al diritto all'unione civile, come ha voluto la maggioranza democratica in California. La democrazia è un fatto collettivo, non una cosa ad uso di gruppi!

Non si tratta di omofobia, si tratta di usi, costumi, educazione, civiltà.

In questo momento storico, poi, credo che mai l'omosessualità abbia avuto una così vasta visibilità, rispetto ad altre epoche.

Noi viviamo in una cultura profondamente sessualizzata, in senso etero e in senso omo. Forse più in senso omo, oserei dire...

Io mi spiego tutto questo con l'eccessiva importanza data alla sessualità a partire dai movimenti dei fatidici anni '60, ho già accennato altrove a questo problema.

Qui farei un cenno al fenomeno dei "professionisti dell'anti-omofobia", ripescando Sciascia, mutatis mutandis. La sua lezione, purtroppo, è ancora attuale.

E concludo: spesso un omosessuale che non segue il pensiero omonormativo viene subito accusato di "omofobia interiorizzata". Attualmente, nelle comunità gay, reali o virtuali che siano, l'accusa di "omofobia interiorizzata" è lo strumento più banale di delegittimazione del pensiero veramente critico.

Edited by akinori
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In primis, gran bel topic.
 

Anche qui, mi sembra di ravvedere un errore di base. Etimologicamente, cosa significa omofobia? Paura per l' homoios. Paura per se stessi, alla lettera.
Non è un atto di superbia pensare che questo homoios sia necessariamente un gay?
Poi questa "fobia" che fa tanto psicopatologia, tanto Freud.

Quanto detesto la gente che si aggrappa all'etimologia delle parole... ma chiamala come ti pare! E' il concetto che conta!



 

Così come un Musulmano in Italia non dovrebbe pretendere che in una scuola non venga esposto il crocifisso, e che un Italiano  in Arabia Saudita non dovrebbe ammettere che si attacchi con l'adesivo un'immagine di Gesù in una moschea, un gay non può pretendere di fare una fellatio stile Folsom Street nella pubblica via qualora non si trovi a San Francisco in un determinato momento storico! E anche in questo caso, non può lamentarsi se poi si decide di recedere rispetto al diritto all'unione civile, come ha voluto la maggioranza democratica in California. La democrazia è un fatto collettivo, non una cosa ad uso di gruppi!

Io non vado in giro a fare "fellatio stile Folsom Street" ma mano nella mano insieme al mio ex, in pubblico, non ci potevo stare senza qualcuno che ci insultasse.

Inoltre la "democrazia" non è "la maggioranza vince", quella una dittatura dei più, ma è il raggiungere le equità (non l'uguaglianza) tra tutti, SOPRATUTTO in caso di minoranze.



 

E concludo: spesso un omosessuale che non segue il pensiero omonormativo viene subito accusato di "omofobia interiorizzata". Attualmente, nelle comunità gay, reali o virtuali che siano, l'accusa di "omofobia interiorizzata" è lo strumento più banale di delegittimazione del pensiero veramente critico.

Non preoccuparti, io non lo chiamo "omofobo interiorizzato".
Lo chiamo solo "idiota".
Perché come ho detto ad inizio post, non sono le parole che contano, ma il concetto.

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Loup-garou
Il prefisso omo- della parola omofobia non ha lo stesso significato del greco homos (da cui pure ultimamente deriva), ma significa proprio omosessuale. So che per molti aspiranti etimologisti può risultare scioccante, ma le parole non hanno un solo significato scolpito nella roccia.

Preso dal dizionario etimologico inglese online (perché sfortunatamente in quello italiano la parola manca):

 

homo- (1)

word-forming element meaning "same, the same, equal, like," before vowels hom-, from Greek homos "one and the same," also "belonging to two or more jointly," from PIE *somos (cf. Sanskrit samah "even, the same," Lithuanian similis "like," Gothic sama "the same," samana "together;" see same).

 

homo- (2)

word-forming element meaning "homosexual," abstracted since early 20c. from homosexual, and ultimately identical to homo- (1).

 

 

Rispondo a questo punto del post di akinori solo perché è un malinteso che ho sentito spesso.

Il resto è talmente palesemente falso che si commenta da solo e mi risparmio la fatica.

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Chi sarebbe aspirante etimologista? La mia figura retorica era un "gioco etimologico", è spiacevole che non sia stato compreso :-)

Ad ogni modo, la fonte citata, senza tanti giri di parole, dice appunto: che homo(2) "ultimately (is) identical to homo(1)".

Di cosa stiamo parlando? Anche se non si accetta la mia figura retorica, sempre alla radice greca dobbiamo ritornare: homos=the same, equal=(ciò che è) uguale (a te), per riprendere il mio gioco etimologico - ho usato le parentesi tonde per evidenziare la parte fraintesa.

Se hai paura di ciò che è uguale a te, hai paura di te stesso, ovvero chi odia un omosessuale odia la sua parte omosessuale, probabilmente.

Avverto che questa è anche la spiegazione classica dell'omofobia, tra l'altro.

Nessun malinteso dunque. Certo non da parte mia!

Per il resto, non mi sembrano buone argomentazioni gli insulti o scrivere "ciò che dici è falso". Io non ho commentato il post di Almadel in questo modo.

In modo civile e corretto ho espresso il mio punto di vista sulla questione. Se commentare e controargomentare è troppo faticoso, nessuno impedisce di astenersi dal farlo. Buon proseguimento.

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@@Almadel l'omofobia pseudoscientifica credo si possa tranquillamente scartare visto che l'omosessualitá non è piú considerata una malattia mentale..

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Hinzelmann

L'omofobia pseudoscientifica non credo possa essere rimossa,

perchè esistono ancora le terapie di conversione etc.

 

E poi la tentazione di trovare argomenti "pseudoscientifici"

e quindi la pretesa di poter trovare un fondamento "obiettivo"

all'omofobia, sul piano culturale esiste sempre

 

Discorso in parte diverso per la sodomia, fino al XIX gli

omosessuali erano essenzialmente dei sodomiti e certo

la sodomia è rimasta soprattutto come come condotta

criminale, in tutti i paesi che perseguono gli omosessuali,

tuttavia a sodomita oramai si è affiancato il termine omosessuale

non so se sia qualcosa di indipendente.

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A proposito della "castità" e dell'"asessualità" classificate come omofobia interiorizzata: vale anche per gli etero? In questo caso, dunque, dovremmo parlare di "eterofobia interiorizzata"... Non si sembra ragionevole infatti presumere che tutti coloro che si astengono dal sesso siano solo gay repressi :-)

Inoltre è abbastanza semplicistico classificare un omosessuale egodistonico come affetto da "omofobia interiorizzata".

L'omofobia di stampo "maschilista" e quella di stampo "femminista" sono forme di endo-omofobia, non di omofobia interiorizzata, e rientrano nel gruppo di quei sentimenti ostili che spesso alcuni passivi hanno nei confronti di altri passivi, di alcuni "fashion" nei confronti dei bear e viceversa...

L'omofobia religiosa non è "paura" dell'omosessualità: nel cristianesimo, ad esempio, mi pare che la dimensione affettiva sia abbastanza tollerata, anzi per nulla discriminata. I problemi sorgono quando nel contenuto affettivo entrano in gioco le pulsioni corporali.

L'omofobia sciovinista è ormai antistorica. I gay nell'esercito sono sempre più numerosi e si è superata persino la pratica del don't ask, don't tell.

L'omofobia familista non può essere ridotta alla delusione per non avere il nipotino. Che triste immagine parentale! I genitori vogliono sempre il meglio per i loro figli e spesso ritengono che assecondare le loro pulsioni omosessuali non sia il meglio. In questo caso il termine omofobia ha il suo senso letterale (2), ovvero di "paura dell'omosessualità", paura di ciò che l'omosessualità può essere per i propri figli.

L'omofobia pseudoscientifica, come dice faby91, si può tranquillamente scartare (così come simmetricamente si possono scartare i fenomeni di omosessualità nel mondo animale per giustificare l'omosessualità umana, che è un fatto culturale e poco ha a che fare con la zoologia).

L'omofobia adolescenziale rientra nel bullismo, quindi nella fase di sopraffazione del più debole durante la costruzione e l'affermazione del proprio ego: in questo caso il gay viene "ostilizzato" come il diversamente abile, il sociopatico etc., semplicemente perché "diverso".

 

Ecco smontata, con molta serenità, la casistica di Almadel punto per punto. Certo, non è facile come scrivere: è tutto falso. Oppure insultare.

 

Attenzione, non sto negando l'omofobia. Sto semplicemente contestando il concetto di omofobia che ha in testa Almadel.

 

La vera omofobia, che si tramuta in violenza specifica da parte di persone non omosessuali verso persone omosessuali, la si trova in "branchi" di giovani maschi ignoranti, che si nascondono talvolta dietro un'ideologia, spesso mistificandola, o dietro la bandiera della "squadra del cuore" (il livello è questo) per sfogare una rabbia e una frustrazione che ha un'origine fondamentalmente sociale. Il livello di istruzione non è molto alto, la capacità di elaborazione critica, se c'è, si perde nella logica del branco. Talvolta la violenza nei confronti della persona omosessuale nasconde un desiderio omosessuale represso. C'è un film, che si chiama "Brotherhood", uscito qualche anno fa, il quale espone magnificamente ciò di cui sto parlando.

 

EDIT: A proposito dell'omofobia religiosa, chiedo venia perché nella mia sintesi sono stato troppo superficiale ed eurocentrico. Naturalmente, parlavo dal punto di vista di un cittadino che vive in una democrazia avanzata dell'emisfero settentrionale.
Vi è un'omofobia religiosa tutt'altro che innocua, rispetto a quella della maggior parte delle confessioni cristiane (alcune delle quali accettano l'omosessualità anche al di là della dimensione affettiva, in tutti i suoi aspetti).
Mi riferisco naturalmente al puritanesimo americano e ad alcune correnti dell'islamismo. In questi ambiti troviamo una profonda, letterale omofobia che ha una radice semitica (Antico Testamento) e che si fonda su un sentimento di vendetta in base al quale un popolo giustifica un dio che stermina i "sodomiti".

Edited by Loup-garou
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Hinzelmann
in cosa consisterebbero le terapie di conversione?? O.o

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_di_conversione

 

Ma a parte questo filone organizzato ( il NARTH )

possono esserci posizioni più ambigue o non così

strutturate, ma egualmente omofobiche.

 

Questo a livello di rischi attuali, poi come dicevo

prima, non si può escludere che un domani si affaccino

altre teorie pseudoscientifiche.

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(così come simmetricamente si possono scartare i fenomeni di omosessualità nel mondo animale per giustificare l'omosessualità umana, che è un fatto culturale e poco ha a che fare con la zoologia).

Ah, bhe', immagino che per scartare questa eventualità tu conosca bene non solo la zoologia, ma tutti i fenomeni genetici ed epigenetici che determinano lo sviluppo della sessualità in un vertebrato e che tu abbia poi fatto comparazioni dello sviluppo ontogenetico (e psicologico) umano con quello di altri animali, partendo dai primati ad arrivare agli arthropodi, notando, così, sostanziali differenze da poter affermare che l'uomo ha uno sviluppo sessuale totalmente differente dagli altri animali (nonostante Homo sapiens, cladisticamente parlando, non è "meno animale" di quanto non lo sia una spugna o qualunque altro metazoo).

Ah, e spero, ovviamente, tu abbia anche una spiegazione per il gap evolutivo inevitabilmente creato dalla tua ipotesi.

 

 

 

La vera omofobia, che si tramuta in violenza specifica da parte di persone non omosessuali verso persone omosessuali, la si trova in "branchi" di giovani maschi ignoranti, che si nascondono talvolta dietro un'ideologia, spesso mistificandola, o dietro la bandiera della "squadra del cuore" (il livello è questo) per sfogare una rabbia e una frustrazione che ha un'origine fondamentalmente sociale. Il livello di istruzione non è molto alto, la capacità di elaborazione critica, se c'è, si perde nella logica del branco. Talvolta la violenza nei confronti della persona omosessuale nasconde un desiderio omosessuale represso

Su questo siamo tutti d'accordo, ma penso che Almadel si riferisse alle "scuse" inventate per giustificare gli atti di violenza da te citati.

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Grazie per questa condivisione, che presto moltiplicherò a voce in alcuni laboratori.

Sulla falsariga di @@conrad65 penso che parecchia omofobia derivi dal cosiddetto "terrore anale", che nega l'erotizzazione dell'ano, vero organo equivalente di piacere. In pratica, penso che molto spesso l'omosessualità maschile sia quasi automaticamente associata al ruolo passivo nella penetrazione anale: mi sembra indicativo ad esempio l'esilio al confino durante il fascismo dei soli gay passivi. In sostanza il pubblico è un porco, e prenderlo in qulo è generalmente proibito per chi ha socialmente un ruolo maschile.

Da qui, tra l'altro, i miei numerosi dubbi su un'essenziale differenza tra ruolo di genere e identità di genere, che ho cercato di sviscerare in molti modi senza venirne a capo: nella mia idea di identità performativa alcune azioni come provare piacere con un dildo (di carne, di verdura, di plastica) negherebbero nel senso comune l'identità stessa dell'uomo, con conseguente introiezione dello stigma etc.

Ancora: la tesi "homophobia is so gay" secondo la quale gli omofobi sarebbero le velate o i gay egodistonici è secondo me insufficente, anche se in alcuni casi vera.

Accanto alla paura dell'omosessualità in quanto possibile componente della prpria identità c'è sicuramente una sistematizzazione dell'omofobia, che prende diversi nomi: generale bigottismo, religione, autoritarismo, fascismo. Ma prendo per valide le categorie di @Almadel, che sono insieme generative e discorsive (interessantissimi secondo me i discorsi di femminismo e maschilismo interni, si possono sviluppare).
Per il resto prendo per buoni i vostri interventi, tranne quelli di @@akinori che davvero non so bene in che mondo viva, e che,mi perdonerai, non commenterò, a parte questo:


Così come un Musulmano in Italia non dovrebbe pretendere che in una scuola non venga esposto il crocifisso, e che un Italiano in Arabia Saudita non dovrebbe ammettere che si attacchi con l'adesivo un'immagine di Gesù in una moschea, un gay non può pretendere di fare una fellatio stile Folsom Street nella pubblica via qualora non si trovi a San Francisco in un determinato momento storico!

Tutti nel mondo dovremmo combattere l'esposizione di simboli religiosi in luoghi pubblici, ma questo è un discorso gigante che ho iniziato nella mia scuola superiore a 14 anni... nella (deplorevole) gara a chi è più frocio o a chi è più rosso, quello che hai scritto è moooolto poco frocio: mi batterò tutta la vita per la liberazione sessuale, e di conseguenza per il pomicio pubblico, la pratica di oscenità e il rimming sugli altari sacri
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Loup-garou

@akinori

Veramente io non ho mai sostenuto che dire "ciò che dici è falso" sia un modo legittimo di argomentare. Quello che ho detto è che mi rifiuto di controargomentare oltre il primo punto del tuo post, cioè quello riguardo all'etimologia.

Sai com'è, ogni tanto mi piacerebbe partecipare a un topic serio e un po' "avanzato", senza dover sempre tornare ai fondamenti perdendo tempo a confutare affermazioni fuori dal mondo come gli etero che hanno problemi con i gay solo perché fanno fellatio in strada.

 

Tornando alla lista di Almadel.

 

L'omofobia religiosa non è "paura" dell'omosessualità: nel cristianesimo, ad esempio, mi pare che la dimensione affettiva sia abbastanza tollerata, anzi per nulla discriminata. I problemi sorgono quando nel contenuto affettivo entrano in gioco le pulsioni corporali.

 

Considerato che l'omosessualità comprende sia una dimensione affettiva sia una sessuale, non capisco che rilevanza abbia questo commento (sempre che sia accurato, cosa su cui nutro forti dubbi).

Ad ogni modo, l'omofobia cattolica si confonde con quella pseudoscientifica. Tanto è vero che il Catechismo dice: "La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. [...] gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ».Sono contrari alla legge naturale. [...] Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, [...]"

Né è un caso che la maggior parte delle terapie riparative mescolino giustificazioni pseudoscientifiche con metodi e fini religiosi.

 

 

L'omofobia sciovinista è ormai antistorica. I gay nell'esercito sono sempre più numerosi e si è superata persino la pratica del don't ask, don't tell.

 

Personalmente ritengo che "sciovinista" sia un nome poco azzeccato. Certo, "sciovinista" la fa suonare molto antiquata, ma si fanno tutt'oggi discorsi contro l'omosessualità che si basano sul bene dello Stato/società.

E comunque il fatto che in America si sia superato il don't ask don't tell non vuol dire che sia sparita dalla faccia della Terra.

 

 

L'omofobia familista non può essere ridotta alla delusione per non avere il nipotino. Che triste immagine parentale! I genitori vogliono sempre il meglio per i loro figli e spesso ritengono che assecondare le loro pulsioni omosessuali non sia il meglio.

 

Temo che questa immagine sia più riduttiva della prima, visto che esistono genitori che cacciano di casa il figlio perché gay. Di certo non lo fanno perché vogliono il suo meglio.

 

 

L'omofobia pseudoscientifica, come dice faby91, si può tranquillamente scartare.

 

Mi pare che tu e faby91 non abbiate ben presente che cosa voglia dire pseudoscienza. È proprio perché il mondo scientifico non considera più l'omosessualità una malattia, che chiamiamo le teorie contrarie (che sono vivissime) pseudoscientifiche.

 

 

L'omofobia adolescenziale rientra nel bullismo, quindi nella fase di sopraffazione del più debole durante la costruzione e l'affermazione del proprio ego: in questo caso il gay viene "ostilizzato" come il diversamente abile, il sociopatico etc., semplicemente perché "diverso".

 

Ecco smontata, con molta serenità, la casistica di Almadel punto per punto.

 

In merito all'ultimo punto hai appena ripetuto ciò che aveva detto Almadel, non mi è chiaro dove sarebbe la smontatura.

 

 

 

La vera omofobia, che si tramuta in violenza

 

E rieccoci alla solita equazione omofobia = violenza. Non serve picchiare i gay per essere omofobi, così come non serve picchiare i neri per essere razzisti.

Si può parlare di omofobia anche senza parlare di violenza, visto che la violenza è solo la punta dell'iceberg del fenomeno.

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Omofobia esterna:

1) PER IGNORANZA (che in linra di massima comprende le omofobie citate da Loup ed è alla base di tutte le altre)

2) RELIGIOSA appunto gli omosex sono peccatori e vanno contro il volere della propria religione

3) sciovinista, mi sembra superata o comunque parte della n.1, anche perchè se no ci vuole un tipo di omofobia per ogni lavoro!!

4) FAMILISTA per il fatto di non avere discendenza.

5) AFFETTIVA per la consapevolezza che l'omosex passerá piú difficoltá a causa degli altri tipi di omofobia (a differenza di akinori la dividerei dalla familista per il fatto che puó esser fatta anche da amici, colleghi ecc.

6) pseudoscientifica la farei rientrare nel punto n. 1 visto che l'omosex non puó esser attaccato dal punto di vista scientifico (è un gusto non una malattia) anche se viene combattuto con metodi pseudopsicologici.

7) adolescenziale rientra nel n. 1 come spiegato da akinori (se no ci sarebbero anche omofobia infantile, di vecchiaia ecc..)

 

L'omofobia interiorizzata nasce dalla non accettazione dettata dal punto 1 oppure 2 se si é religiosi (escluderei gli altri punti).

 

L'omofobia mascilista/femminista non so se puó considerarsi tale o soltato fatto di gusti (non credo che un omosex discrimini un altro omosex ad esempio orso..).

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Mmh io sono d'accordo con l'analisi fatta da faby91...l'unica cosa è che non riesco a capire l'omofobia maschilista/femminista...cioè sarebbe una forma di discriminazione tra gay stessi?

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@Rouck, è interessante notare come il "terrore per l'erotizzazione dell'ano"

sia fondamentalmente il motivo per cui il lesbismo sia invisibile.

Mancando della sodomia, viene anche a mancare l'interesse per la condanna.

 

Per me l'esistenza di "discorsi omofobici" è più importante

delle cause psicologiche che li hanno generati

(come può essere appunto la repressione della libido anale);

perché una volta che essi esistono possono essere usati

anche per condizionare donne od omosessuali che li interiorizzano.

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Quoto (quasi) in toto l'ultimo post di @@Loup-garou e in particolare sullo sciovinismo: magra consolazione il don't ask don't tell, non venite a raccontarmi le favole di un esercito tollerante, per me rimane un ossimoro anche negli eserciti US o israeliani... maschilismo e omofobia si perpetuano simbolicamente ogni volta che imbracci un'arma. Sarebbero da indagare a fondo le pratiche di nonnismo all'interno dell'esercito, o i numerosi soprusi e le porcate delle loro missioni di stragHEMM di pace.

Una precisazione sulla violenza, che ovviamente non è solo quella fisica: agiscono violentemente anche le istituzioni e i costumi, omofobe nella nostra quotidianità.
Sull'omofobia istituzionalizzata ben definita da @@Hinzelmann o quella che ho chiamato sistematizzata nelle ideologie politiche e religiose vale secondo me la frase attribuita a Morgan Freeman: "Odio la parola omofobia. Non è una fobia. Tu non hai paura, sei solo uno stronzo". E' insomma tutta quell'omofobia volta al livellamento dei costumi e della cultura, quelle famose biopolitiche autoritarie volte al controllo dei corpi. E di qui passa anche la xenofobia, l'antiabortismo, i movimenti contro l'eutanasia e altre porcate che giustificano le moderne reclusioni quotidiane del "mondo libero" (di consumare).
D'accordissimo con te @@Almadel tuttavia nei discorsi di omofobia presentati rientrano anche alcuni aspetti della lesbofobia: che te lo dico a fare, è lampante l'esempio del familismo (e di conseguenza dello sciovinismo e della religione), una lesbica non si attiene al suo ruolo di donna e quindi di mamma nella nostra società, e anche per questo invisibili e confondibili con chi semplicemente ha deciso di passare la sua vita da sola.

E di nuovo si confondono ruoli e identità...

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Penso che la bifobia non esista come concetto a se ma rientri nell'omofobia, infatti la parte che viene condannata è quella omo non quella etero

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@faby91, la bifobia andrebbe trattata a parte semmai;

ma nella sostanza sono poche le variazioni rispetto all'omofobia:

gli etero ti daranno comunque del "frocio" e i religiosi del "lussurioso":

quella "sciovinista", "familista", "pseudoscientifica" e "adolescenziale" risulterà attenuata

nella misura in cui darai la precedenza a un comportamento eterosessuale.

 

In senso stretto si può parlare di "bifobia" solo nell'ambiente omosessuale

oppure nella cerchia dei possibili partner eterosessuali:

quindi un bisex maschio potrà farne esperienza solo tra gay e donne.

 

Io generalmente distinguo la Bifobia in due discorsi principali, generalmente accoppiati:

- Sopravvalutante: un partner bisex è inaffidabile perché non rinuncerà mai al sesso con partner dell'altro genere 

- Sottovalutante: la bisessualità è solo una "fase" destinata a risolversi presto o tardi in una soluzione definitiva

La Sottovalutazione della Bisessualità la distinguerei in due ulteriori modalità:

- Eteroversa: il bisessuale sceglierà sempre la "via più semplice" o "più naturale" ovvero l'eterosessualità 

- Omoversa: il bisessuale è sempre un gay immaturo che deve completare il suo percorso di accettazione

 

Di solito la Bifobia per Sopravvalutazione è tipica delle donne e dei gay molto giovani,

La Sottovalutazione Eteroversa è un aspetto dell'Omofobia Familista e di quella Pseudoscientifica;

mentre la Sottovalutazione Omoversa è più frequente in un ambiente gay più maturo,

che generalizza un frequente percorso di formazione omosessuale.

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Semplicemente ho sempre pensato che dietro ad un omofobo dei nostri giorni si nasconda un omosessuale represso, non tanto un etero insoddisfatto come ha spesso sostenuto almadel

Quindi il sentimento omofobo potrebbe avere una matrice comune nella paura, ovvero negazione dei propri impulsi omo (per varie cause che sono gia state illustrate) da cui l'intollerabilità per la visibilità gay che sfocia in violenza fisica/psicologica/verbale, emarginazione, volontà di curarla, oppure nell'attribuzione all'altro delle proprie prerogative (es. erotizzazione anale) al fine di esorcizzarla, condannandola o, nel migliore dei casi deridendola, con varie motivazioni religiose, sociali, culturali, pseudoscientifiche ecc..

Credo che molti di quelli che hanno comportamenti omofobi, lo facciano per semplice emulazione di coloro che invece la promuovono perchè hanno una effettiva latenza omo egodistonica

Forse la spiegazione risulta troppo ingarbugliata o semplicistica ma non è facile tentare di spiegare le ragioni di un sentire rispetto al quale mi sono sempre interrogato

Edited by prefy
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@prefy, devo dire che moltissimi di noi

sono stati dei gay repressi; ma non mi pare

che fossimo particolarmente più omofobi degli altri.

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Amor-fati

Mi trovo d'accordo su diversi punti delle diverse posizioni; al momento non ho molto tempo per poter criticare ogni punto di catalogazione esposto da @almadel, posso solo soffermarmi su alcuni aspetti che ho rinvenuto nelle rispettive tesi e antitesi. 

 

Totalmente d'accordo con @@Rouck nell'affermazione dello stigma causato dalla sessualizzazione anale. Io stesso avevo avuto un'intuizione simile qualche tempo fa; la sociolinguistica in questo caso mi è d'aiuto: pensiamo a quante volte si sente dire ''lo ha preso nel culo'', ''ma mi prendi per il culo?'', ''ha preso un'inculata'', insomma, tutte queste sono cristallizzazioni linguistiche volte alla sublimazione di un terrore, che prendendo l'accezione negativa ''di qualcosa che va male'', di ''truffa'' estrinseca sé stesso agli occhi dei parlanti. E sembra essere proprio questo il principale motivo stigmatizzante: l'idea della penetrazione anale è associata a dolore, sottomissione, sodomia, perversione anche oggi che sono anche gli eterosessuali a usare tale pratica (ho amiche che hanno fatto sesso anale perché piaceva ai loro uomini, prima ancora che per motivi di comodità).

 

Purtroppo la questione etimologica, che può essere giusta nel momento in cui bisogna dare i nomi alle cose ed essere precisi, crolla nelle sue fondamenta poiché il termine omofobia ha come referente (=l'oggetto concettuale cui una parola fa riferimento presente nella mente del parlante) quella serie di atti che sono volti alla distruzione, controllo, aggressione di soggetti omosessuali. Anche la parola ''realizzare'' tempo fa aveva come unico referente ''produrre qualcosa'', ma col tempo è stata calcata semanticamente dall'inglese ''to realise'' che significa ''comprendere una situazione'', e oggi spesso si sente dire ad esempio ''ho realizzato che mio marito mi tradiva'' nel senso espresso dagli anglofoni.

 

Totalmente d'accordo quando si parla della pericolosità che l'arsura di coscienza critica rappresenta per i giovani: sappiamo benissimo tutti come per un etero la situazione esistenziale sia, dal punto di vista del puro e semplice essere degli esseri vivi, potenzialmente migliore: l'etero entra in autocoscienza della proprio essere-in-maggioranza durante il proprio sviluppo, mentre l'omosessuale è più portato a entrare in un'autocoscienza opposta: l'essere-in-minoranza. Il grande pericolo sta proprio nel fatto che entrambe le classi hanno coscienza dell'autocoscienza dell'altra. In parole povere, sappiamo di essere di meno e loro sanno di essere di più. Sappiamo che il nostro atteggiamento è, sempre dal punto di vista freddo e distaccato del puro e semplice essere esseri che si perpetuano sulla terra, svantaggioso per l'impulso di vita (due uomini non rimangono incinti, in parole povere) e lo sanno anche gli etero, che spesso trasformano e razionalizzano questo fatto come minaccia alla loro stessa esistenza per giustificare il loro odio.

Diversa è la situazione se si esce dal pensiero di essere solo ed esclusivamente esseri vivi che sono volti al perpetuamento della propria esistenza, e si inizia a sviluppare una coscienza morale che sa, (senza il bisogno di accettarlo perché l'accettazione presuppone una situazione precedente entro la quale il non-accettato è intollerato) istintivamente che qualcosa è giusto che esista per il fatto che esiste come possibilità essenziale (=dell'essenza di un soggetto).

Se la si smettesse di tagliare le scene di Brockeback Mountain (in seconda serata poi) su rai due, si costringerebbero i genitori a parlare dell'omoessualità ai figli non come qualcosa che dev'essere tenuto nascosto perché riprovevole e indegno di entrare nei discorsi di una famiglia (come se l'argomento fossero le droghe o l'aids, che comunque a un bambino non possono essere spiegate così precocemente) ma come la possibilità essenziale di un esistente come il bambino stesso, o comunque come possibilità essenziale fruibile anche al bambino. Esistono rose bianche, rose rosa, rose rosse, rose nere (ne ho una, che amore), ed esistono persone eterosessuali come mamma e papà e omosessuali come tuo zio/fratello/cugino.

Noi sbagliamo le cose alla radice, ed è giusto che @@akinori lo abbia fatto notare; purtroppo non si tratta sempre di radici etimologiche, ma di radici culturali.

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@Alma, forse tutto sta nel come si reagisce alla propria non auto accettazione o forse ci sono differenti forme di autocensura

E' vero, c'è stato un lontano tempo in cui anche io non mi accettavo, pero mai avuto sentimenti di odio verso chi era gay dichiarato

Direi che nel mio caso c'erano una "repressione", diciamo un "nascondimento" totalmente indotti dal contesto in cui vivevo, la paura del giudizio altrui ma in effetti non ho mai vissuto le mie pulsioni con vergogna  verso me stesso o senso di colpa come non ho mai cercato mai di invertire le mie fantasie durante la masturbazione, purtuttavia provavo imbarazzo, vergogna, sensazione di squallore verso manifestazioni d'affettività omo, quello sì, se non altro perché erano visioni molto inconsuete nel mio vissuto di allora

Suppongo che se avessi vissuto la mia adolescenza nel 2013 sarebbe stato diverso

Edited by prefy
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