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Paura di invecchiare soli!


danny93

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privateuniverse
Ultimamente ho un conoscente che ha fatto una bruttissima fine, ma al di là di cosa gli è successo, la cosa più triste è stata sapere che nessuno era venuto a fare il riconoscimento del corpo, che nessuno gli avrebbe fato il funerale, che nessuno sapeva nulla di lui...questa cosa mi ha letteralmente straziato.

 

Non ho mica detto che sia bello, essere soli.

 

Ho detto che ci sono cose peggiori.

 

Per esempio, forse questo tuo "conoscente" aveva "amici"; solo che, magari, tanto "amici" non erano, visto che neanche sapevano che era morto.

 

C'è stato un periodo in cui, dopo un paio di episodi spiacevoli, ho voluto mettere alla prova quanto i miei migliori amici tenessero a me: ho smesso di telefonare, ho smesso di cercarli, ho smesso di proporre loro di fare cose, ho smesso di andare a trovarli, tutte cose che facevo almeno una volta a settimana, per vedere cosa sarebbe successo.

 

Ebbene, i giorni diventavano settimane, le settimane diventavano mesi; ma il telefono è rimasto muto.

 

Alla luce di quest'esperienza, in retrospettiva direi che coltivare i rapporti con loro, in ultima analisi, è stato un inutile spreco di tempo, di energie e di denaro, tutte cose che avrei potuto impiegare più proficuamente in altri modi, anche da solo.

 

Certo che sarebbe stato meglio che le cose fossero andate diversamente.

 

Ma, come si dice in inglese, "with friends like these, who needs enemies?".

 

 

:D

Edited by privateuniverse
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Viola ha scritto che ci sono due termini in inglese per solitudine, suppongo siano solitude e loneliness, e anch'io penso che, per lucidità e realismo, non vadano confusi. Una mia cara amica aveva il culto della propria solitude, ma era circondata da amici, aveva un figlio, era molto colta e ricca di interessi, viaggiava, e aveva una straordinaria vita interiore. Ottima salute, anche, per cui in età molto avanzata faceva lunghe passeggiate a piedi per Roma!

 

Un eccesso di solitudine è malsano, e un eccesso di abitudine alla propria solitudine, - talché, a causa di questa abitudine, non fa più paura, - non è da incoraggiare (anche se ha innegabilmente dei lati positivi).

 

D'altra parte, sono anche d'accordo con Hinzelmann quando, molto semplicemente, dice che la paura della solitudine può essere uno spauracchio, un incubo anzi tempo. È difficile esprimere una valutazione d'insieme sulla solitudine proprio perché essa ricopre, in verità, molte realtà diverse. Si può stare sicuri che quando si dice "mi sentivo divinamente solo/a!" è perché ci sono varie persone che popolano la nostra vita affettiva e che, per un momento, lungo o breve che sia, si sono messe fuori della porta, per godersi, appunto, la propria solitudine. 

 

Ora ascoltate Billie Holiday (lei è morta in ospedale, credo sola, con un poliziotto fuori la porta, perché accusata di uso di droga)

 

http://www.youtube.com/watch?v=jrMp3URM1JI

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Ma, come si dice in inglese, "with friends like these, who needs enemies?".

 

Si, esattamente XD

 

 

A parte questo, no, non è un'apologia della solitudine la mia, ma c'è anche il rovescio della medaglia, cioè le persone che non sono in grado di stare da sole, con la conseguenza che sono ossessionate in maniera quasi compulsiva dall'avere un partner o un gruppo di persone vicine.
Anche quel tipo di dipendenza è sbagliata.

 

Come si dice, in medio stat virtus, bisogna quindi avere un rapporto equilibrato sia nel gestire i rapporti col prossimo che quello con sé stessi.

 

Rimane il fatto che comunque è preferibile avere un miglior rapporto con la solitudine che con l'avere sempre gente attorno.


Per i motivi da me già citati riguardo a quali sono le situazioni in cui per forza di cose rimarrai almeno mentalmente da solo

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privateuniverse
Viola ha scritto che ci sono due termini in inglese per solitudine, suppongo siano solitude e loneliness, e anch'io penso che, per lucidità e realismo, non vadano confusi.

 

In realtà i due termini che si usano in inglese sono loneliness ed aloneness.

 

Alone ha un significato neutro; significa, semplicemente, l'assenza di altre persone; idem per il sostantivo aloneness, di cui solitude è l'equivalente "colto" e con un sapore più letterario perché derivato di origine latina.

 

Lonely e loneliness, invece, denotano solitude associata a infelicità e sofferenza. Non a caso, nei testi delle canzoni rock, mentre alone e lonely sono parole entrambe molto frequenti, dei due sostantivi solo loneliness è di uso comune, mentre aloneness è una parola rara e molto ricercata (io stesso ho dovuto controllarne l'esistenza ora che mi sono arrugginito).

 

Probabilmente c'è la stessa differenza anche in tedesco tra allein e einsam.

 

Credo anch'io che l'"eccesso di solitudine" sia malsano.

 

Per di più, se due giacciono insieme, certamente anche si riscaldano; ma come può star caldo uno solo? E se qualcuno può sopraffare uno solo, due insieme gli possono tener testa. E una corda a tre capi non si può rompere rapidamente.

 

Eccl., 4:11,12

 

:D

 

Edited by privateuniverse
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Grazie per la lezione di inglese, Private: sai che io sono molto scarso, mentre tu sei bravissimo, in inglese come in molte altre lingue :-)
Anche se, tutto sommato, se solitude è l'equivalente colto di aloneness, ci ero andato abbastanza vicino, contrapponendo (con un prudente "suppongo")

solitude a loneliness.

 

Molto interessante la citazione biblica. Ce n'è una in greco che le si avvicina, e la precede di molti secoli:

 

«Credo sia importante quello che dice Omero:

quando due procedono insieme, un può vedere prima dell'altro (Iliade X 224)

 

Tutti insieme, noi disponiamo di maggiori risorse per ogni azione, discorso o pensiero. "Ma se uno ha pensato da solo" (Iliade X 225),

subito va in cerca, finché non lo trovi, di qualcuno a cui poter mostrare ciò che ha pensato, e con cui poterlo stabilire solidamente».

Platone, Protagora, 348 d.

 

Omero aveva già detto l'essenziale, ma Platone va ancora oltre, costruendo, con l'aiuto dei due versi omerici, un pensiero ancora nuovo:

in cui non c'è niente di meno che la nascita dell'intersoggettività.

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A parte questo, no, non è un'apologia della solitudine la mia, ma c'è anche il rovescio della medaglia, cioè le persone che non sono in grado di stare da sole, con la conseguenza che sono ossessionate in maniera quasi compulsiva dall'avere un partner o un gruppo di persone vicine.

Anche quel tipo di dipendenza è sbagliata.

Sono d'accordo.

Io ho una grande passione per stare da sola e allo stesso tempo ho amici carissimi che sono la mia vita, per me è l'amicizia, come "affinità elettiva" quello che conta davvero. Sono stata molto fortunata, nonostante tutto, nelle amicizie. Ho imparato un po' tardi magari, ma le amicizie vere (tranne la mia migliore amica, ma lei era unica) sono arrivate quando ho capito cosa volevo, cosa mi piaceva. Ci siamo scelti in base all'affinità, infatti abbiamo legato sempre in momenti particolari. Diciamo che non amo molto le vie di mezzo, mi piace tanto stare con i miei amici (con i quali condivido le scoperte, le passioni, in questo il pensiero di Platone mi rispecchia molto) ma sto benissimo per conto mio, quindi non ho bisogno di riempire il vuoto.

 

@Isher

i due termini a cui pensavo erano proprio solitude e loneliness, e mi piace molto la descrizione che fai della tua amica, anch'io adoro andarmene in giro per conto mio.

piccolo OT, ho visto che citi Platone, devi leggere assolutamente "le ultime gocce di vino", sempre della Renault, racconta l'amore tra Alessia e Liside (nonostante i nomi sono due ragazzi, la Renault aveva una visione stupenda dell'amore omosessuale) che si conoscono proprio grazie a Socrate.

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  • 2 weeks later...

Col tempo ho imparato ad apprezzare la solitudine.

Mi spaventa di più capire come farò a mantenermi....

anche se una cara amica mi consiglia di investire nella palestra,

partire per l'estero e combinare un matrimonio di interesse :)

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Si è una paura che ho fortemente, anche perchè la mia famiglia è poco numerosa e ci sono stati anche degli "screzi" per vari motivi che hanno fatto rompere i rapporti tra alcuni parenti. Ci penso molto quando ci sono le feste come Natale o Pasqua, mi chiedo ma se ad una certa età sarò solo al mondo cosa farò in quei giorni?

Poi ragiono che la solitudine non è poi così male, e se si riesce a creare rapporti di sincera amicizia con qualche persona o collega di lavoro, molto spesso valgono più dei parenti. 

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  • 2 weeks later...

E' un pensiero che faccio spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Mi viene un pò di tristezza soprattutto quando vedo molti conoscenti eterosessuali che hanno una vita sentimentale, hanno qualcuno accanto, una persona che li pensa e con cui si condividono gioie e dolori. Io invece mai niente, vuoto totale. In parte potrebbe essere colpa della mia timidezza e del mio stile di vita riservato. Ma cosa dovrei fare? Frequentare locali gay o intraprendere strade diverse solo per piacere agli altri? Io ho sempre creduto in alcuni valori, nella vera amicizia, nel vero amore. E puntualmente la vita mi ha ostacolato. E' spiacevole da dire, ma ognuno di noi ha un destino, una traccia che si porta dietro tutta la vita. Un destino che in alcune persone rema costantemente contro i desideri e i sogni, anche i più semplici. Ormai dovrò abituarmi a pensare che a 50 o 60 anni tornerò a casa dal lavoro, senza nessun ragazzo importante che si preoccupi per me, per la mia stanchezza, per il mio stato di salute. E soprattutto senza nessuno che mi accolga con un abbraccio di vero affetto. Sono forse piccole cose, ma senza di esse la vita non è la stessa. Adattarsi alla solitudine perenne è molto difficile, forse non ci si abitua mai.

Edited by dreamer91
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privateuniverse
Ma cosa dovrei fare? Frequentare locali gay o intraprendere strade diverse solo per piacere agli altri?

 

Sì.

 

E' spiacevole da dire, ma ognuno di noi ha un destino, una traccia che si porta dietro tutta la vita. Un destino che in alcune persone rema costantemente contro i desideri e i sogni, anche i più semplici.

 

Può darsi.

Ma a ventidue anni, molto semplicemente, è un atto di presunzione, anzi, di hybris, pretendere di conoscere già il proprio destino.

Una presunzione che si può pagare molto, molto cara, molto di più di quanto tu riesca a immaginare.

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Ma a ventidue anni, molto semplicemente, è un atto di presunzione, anzi, di hybris, pretendere di conoscere già il proprio destino.


Tu dici? Io invece penso che 22 anni siano sufficienti per fare un primo bilancio. La vita di ognuno dei noi ha dei fili conduttori. In alcune persone la traccia è più dinamica ed evolutiva, mentre in altre è circolare. Per quest'ultima categoria, cui mi sento purtroppo di appartenere, gli eventi, fatti o atti da noi compiuti, anche molto diversi tra loro, portano inevitabilmente allo stesso risultato. Un risultato in cui trovano spazio delusioni e soprattutto la solitudine. La mia unica speranza, adesso, è di accettare fino in fondo il mio destino e raggiungere un vero equilibrio. In fondo, nella vita ci sono tante altre cose importanti. In alcune di queste, come la carriera universitaria e il lavoro, il destino sembra avermi lasciato la porta aperta. Ed è su queste cose che punterò per autorealizzarmi.
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La mia unica speranza, adesso, è di accettare fino in fondo il mio destino e raggiungere un vero equilibrio.
equilibrio fittizio o apparente? se sei conscio di quello a cui vai incontro, ti lascerai lentamente morire dentro.... alla fine il problema della solitudine da cosa deriva? 
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Prima di diventare buddhista era anche una mia ansia. Poi però, grazie alla fede, ho compreso che l'essere umano trova la felicità vera dentro di sé e non fuori. Bisogna dare il meglio di sé ma non cedere agli attaccamenti. Volere una persona vicino in vecchiaia è un attaccamento, pericoloso perché se la situazione non si verifica ci si perde nello sconforto. Bisogna capire che non è l'amore a farti vivere una vecchiaia felice: è ciò che sei, è ciò che hai costruito. Puoi essere felice avendo molti amici fedeli al tuo fianco e puoi essere infelice avendo accanto a te la persona amata.

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Bisogna capire che non è l'amore a farti vivere una vecchiaia felice: è ciò che sei, è ciò che hai costruito. Puoi essere felice avendo molti amici fedeli al tuo fianco e puoi essere infelice avendo accanto a te la persona amata.


Condivido questo tuo pensiero. Essere schiavi delle persone porta a una felicità contingente ma è molto rischioso perchè, a lungo termine, se il destino separa le persone, chi è stato "dipendente" dall'altro o dagli altri rischia di logorarsi dentro in maniera irrevocabile e di sentire un vuoto incolmabile. L'amore è più disgregante più di quanto si creda, è un'arma a doppio taglio. Solo ciò che noi costruiamo giorno per giorno, anche di piccolo, può portarci ad un relativo equilibrio. Relativo, perchè la pienezza compiuta della felicità nessun essere umano, di qualunque stato sociale, religione, nazionalità ecc.., la potrà mai raggiungere.
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E' un pensiero che faccio spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Mi viene un pò di tristezza soprattutto quando vedo molti conoscenti eterosessuali che hanno una vita sentimentale, hanno qualcuno accanto, una persona che li pensa e con cui si condividono gioie e dolori. Io invece mai niente, vuoto totale. In parte potrebbe essere colpa della mia timidezza e del mio stile di vita riservato. Ma cosa dovrei fare? Frequentare locali gay o intraprendere strade diverse solo per piacere agli altri? Io ho sempre creduto in alcuni valori, nella vera amicizia, nel vero amore. E puntualmente la vita mi ha ostacolato. E' spiacevole da dire, ma ognuno di noi ha un destino, una traccia che si porta dietro tutta la vita. Un destino che in alcune persone rema costantemente contro i desideri e i sogni, anche i più semplici. Ormai dovrò abituarmi a pensare che a 50 o 60 anni tornerò a casa dal lavoro, senza nessun ragazzo importante che si preoccupi per me, per la mia stanchezza, per il mio stato di salute. E soprattutto senza nessuno che mi accolga con un abbraccio di vero affetto. Sono forse piccole cose, ma senza di esse la vita non è la stessa. Adattarsi alla solitudine perenne è molto difficile, forse non ci si abitua mai.

Mi rispecchio perfettamente in queste parole...

Purtroppo per chi vive queste situazioni davvero sembra non ci siano consolazioni... spesso ho litigato con amici che volevano solo aiutarmi, solo perché trovavo "banali" i loro consigli...

Alla fine le uniche soluzioni sono: l'affetto di qualcuno o la rassegnazione o l'odio.

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Alla fine le uniche soluzioni sono: l'affetto di qualcuno o la rassegnazione o l'odio.



Si esatto. In una condizione di circolarità degli eventi, di costanti ritorni all'origine, sembra davvero che le possibilità di trovare uno sbocco siano veramente poche. Io sto cercando di dirigere la barra più verso la rassegnazione. Parola che, in realtà, secondo me non è necessariamente segno di una sconfitta di se stessi. La rassegnazione può avere una valenza positiva se la interpretiamo come tentativo di trovare quella serenità e armonia con noi stessi e con la realtà che ci circonda, scardinando (in parte) le nostre ambizioni che ci hanno portato a star male. Non è affatto facile però :(
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privateuniverse
Tu dici? Io invece penso che 22 anni siano sufficienti per fare un primo bilancio. La vita di ognuno dei noi ha dei fili conduttori. In alcune persone la traccia è più dinamica ed evolutiva, mentre in altre è circolare. Per quest'ultima categoria, cui mi sento purtroppo di appartenere, gli eventi, fatti o atti da noi compiuti, anche molto diversi tra loro, portano inevitabilmente allo stesso risultato. Un risultato in cui trovano spazio delusioni e soprattutto la solitudine. La mia unica speranza, adesso, è di accettare fino in fondo il mio destino e raggiungere un vero equilibrio. In fondo, nella vita ci sono tante altre cose importanti. In alcune di queste, come la carriera universitaria e il lavoro, il destino sembra avermi lasciato la porta aperta. Ed è su queste cose che punterò per autorealizzarmi.

 

In questo modo rischi di predeterminare il tuo destino.

 

Ma sappi una cosa: non credere che, se desideri avere una vita affettiva e sessuale, riuscirai a compensare questo vuoto con qualcos'altro. Te lo dice uno che ha provato probabilmente le stesse sensazioni che hai provato, e che provi, tu.

 

Che cosa sia andato male non lo so; ma forse sarebbe il caso di chiederselo (non sono io che posso darti consigli in merito) e di tentare qualcosa di diverso. Non pronunciare una prematura sentenza di condanna, non credere di sapere già come andrà a finire: nessuno di noi, in fondo, lo sa veramente.

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Si...a volte ho attacchi di vera e propria fobia riguardo alla solitudine nel futuro.

Anche se tanti sono i motivi, credo che quello principale sia il fatto che trovare un compagno giusto sia molto difficile. C'è tanta superficialità in questo mondo, tante persone interessate a una cosa fisica e non a una cosa psicologica. Poi certo, non tutti siamo così, ma dalle mie esperienze ho appreso soprattutto questo. Ed è soprattutto dopo aver conosciuto persone di questo tipo che mi chiedo "che futuro c'è per me?".

In questi giorni sono proprio in una di queste fasi nere...vedo il mio futuro come un susseguirsi di giorni senza qualcuno al fianco. So che non sono la persona più ottimale per aiutarti, ma di sicuro posso dirti con forza che non sei solo!

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Secondo me alcuni hanno confuso la solitudine con il prendersi del tempo per sè.  Tutti i rapporti umani siano essi amicali o amorosi prevedono del 'tempo per sè'. La solitudine, in senso stretto, è quello 'status' dell'anima, durante il quale  si è , letteralmente, soli con se stessi. Non importa se fisicamente si è circondati da persone o meno,  se si fanno attività o meno, la solitudine è essere da soli nel proprio universo,  non avere nessuno che capisca ciò che senti, ciò che pensi. Non importa se per non sentire il silenzio della propria anima, ci si circonda di superficiali conoscenze o amicizie o anche una relazione, ed è una condizione molto brutta.

 

 


E' un pensiero che faccio spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Mi viene un pò di tristezza soprattutto quando vedo molti conoscenti eterosessuali che hanno una vita sentimentale, hanno qualcuno accanto, una persona che li pensa e con cui si condividono gioie e dolori. Io invece mai niente, vuoto totale. [...]Ma cosa dovrei fare? [...] intraprendere strade diverse solo per piacere agli altri? Io ho sempre creduto in alcuni valori, nella vera amicizia, nel vero amore. E puntualmente la vita mi ha ostacolato. E' spiacevole da dire, ma ognuno di noi ha un destino, una traccia che si porta dietro tutta la vita. Un destino che in alcune persone rema costantemente contro i desideri e i sogni, anche i più semplici. Ormai dovrò abituarmi a pensare che a 50 o 60 anni tornerò a casa dal lavoro, senza nessun ragazzo importante che si preoccupi per me, per la mia stanchezza, per il mio stato di salute. E soprattutto senza nessuno che mi accolga con un abbraccio di vero affetto. Sono forse piccole cose, ma senza di esse la vita non è la stessa. Adattarsi alla solitudine perenne è molto difficile, forse non ci si abitua mai.

 

 

ecco  qualcuno potrebbe dire che l'ho scritto io questo messaggio xD.... cmq Dreamer91 condivido  tutto ..e soprattutto la considerazione finale ..a queste idee nn ci si abitua mai.

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,  non avere nessuno che capisca ciò che senti, ciò che pensi.

e da cosa pensi che sia dovuto, non avere nessuno che capisca ciò che siamo e ciò che sentiamo?

perchè se escludiamo il ruolo che una persona che ci capisca davvero deve avere nella nostra vita (e nello specifico se escludiamo il fatto che debba per forza essere il nostro amante) allora io credo che tutto dipenda da noi e che sia in realtà molto più facile di ciò che appare. Ma per me è secondario all'aver capito noi cosa siamo e cosa sentiamo, cosa siamo veramente.

Io a 20 anni non avevo nessuno che capiva ciò che sentivo (escludiamo la mia migliore amica, lei non conta...). Adesso che di anni ne ho 35 invece posso dire che forse le amicizie sono la cosa che mi è riuscita meglio in vita mia. Ma è stato tutto secondario a capire chi ero. E con gli amici veri, quelli che sanno intrepretare anche i silenzi, non esiste la solitudine di cui parli te.

Edited by Viola77
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Io non capisco come a 20 anni o poco Piu' UNO possa sapere con cosi' tanta sicurezza Che rimarra' solo tutta la vita. Anche il discorso" perche' dovrei cambiare, o farmi piacere qualcuno per forza" non lo capisco, a meno Che qualcuno non consideri l'idea Che non ci possa essere un altra persona alla propria " altezza" in tutto il pianeta.

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privateuniverse
io credo che tutto dipenda da noi e che sia in realtà molto più facile di ciò che appare. Ma per me è secondario all'aver capito noi cosa siamo e cosa sentiamo, cosa siamo veramente.

E ovviamente bisogna mettersi in gioco.

 

No, basta, non se ne può veramente più di questi messaggi per cui "tutto dipende da noi", "bisogna mettersi in gioco" e roba varia, che sembrano uscire fuori direttamente fuori da uno di quei libri di "self-improvement" tanto diffusi negli Stati Uniti.

 

Trovare qualcuno che ci capisca veramente, l' affinità elettiva, è un rapporto a doppio senso.

 

Cioè, se io capisco te, questo garantisce che tu capisca me?

 

Ma andiamo...

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Cioè, se io capisco te, questo garantisce che tu capisca me?

assolutamente no, non è quello che intendevo. (mentre scrivevi io ho cambiato il mio messaggio, che non suonava nel modo in cui avrei voluto, mi scuso se ho scritto con eccessiva superficialità).

Quello che intendevo è che per costruire un rapporto tra due persone che presupponga una profonda conoscenza, un capirsi realmente, si deve dare all'altro la possibilità di farlo e l'altro deve essere la persona adatta, in questo è a doppio senso.

Non è facile spiegarsi e non voglio banalizzare una cosa che per me è molto importante. 

E non è facile spiegare come possa iniziare un rapporto di questo genere, ma non si può creare se non ti dai, in questo dipende da noi, dal fare la nostra parte.

Poi si affina la capacità di leggere le persone e si limitano le musate, si comincia a capire prima se la persona che abbiamo davanti è una di quelle persone con la quale instaurare un rapporto di questo tipo.

Ovviamente parliamo di numeri limitati, perchè l'amicizia è come l'amore e ha bisogno di tempo, non si possono coltivare i rapporti senza il tempo e il tempo è limitato per tutti. Eppure secondo me la rete delle nostre amicizie, ancora più che la famiglia, è ciò che ci tiene lontani dalla solitudine, intesa nel senso negativo.

E quando dico che dipende da noi, è ovviamente nella nostra parte, la nostra metà della relazione. Ma io non posso credere che ci si pensi così "difficili" da non poter essere capiti, certamente si deve scegliere con chi fare il passo, ma il passo ci vuole.

Poi non so spiegarmi meglio, è davvero difficile.

Io sono considerata una stravagante, eppure ho trovato persone con cui avere un'affinità elettiva fortissima, certo non a 20 anni (anni in cui probabilmente non avevo capito nemmeno io davvero chi ero)

Poi te mi critichi se io parlo di mettersi in gioco, eppure per me è la verità.

E se si parla della paura di essere soli a 50 anni, ecco in questo una parte della responsabilità sarebbe nostra. Perchè alla fine l'amicizia è tutto quello che conta davvero, i rapporti di amicizia, intesi in senso assolutamente stretto, sono l'essenza della vita stessa.

quando dico che tutto dipende da noi, mi rendo conto di essere stata imprecisa e assolutamente passibile di fraintendimenti. Intendevo dire che la nostra parte è la condizione necessaria, certo non sufficiente, ma sicuramente necessaria, la conditio sine qua non.

Se posso fare un esempio, è come nei forum di discussione. Se non esponi il tuo pensiero, se non ti metti in gioco esponendo il tuo pensiero è difficile che tu stringa un'amicizia, è l'esporsi che permette di creare, di manifestare un'affinità. Ma certamamente esporre il proprio pensiero è un rischio, c'è il rischio di essere fraintesi, di essere criticati e attaccati. Quindi in parte ne deve valere la pena, e dall'altra parte bisogna accettare i rischi. Eppure se non lo fai, se scegli di non rischiare, di non "darti" alla fine non prendi quanto potresti.

Spero di essermi spiegata meglio.

Edited by Viola77
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  • 3 weeks later...
Marshall86_86

Mi permetto una risposta veloce, una citazione di Emily Dickinson.

 

"Mi sentirei piu' sola senza la mia solitudine..." :)

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Ciao a tutti!

Questa è la paura che ha fatto sì che io ritardassi così tanto il mio coming out. Sin da piccolo sapevo di essere attratto dai ragazzi, ma la paura di trovarmi solo, incompreso, magari con un compagno ma con l'impossibilità di avere un figlio tutto mio... mi ha frenato fino a poco fa. Fino a quando ho capito che bisognava fare quello che la testa mi diceva- perchè la mia è una scleta cosciente, non di cuore. Io razionalmente non potevo restare nei panni dell'etero fidanzato.

 

Altra cosa che mi frenava erano le malattie sessualmente trasmissibili, ma cnhe lì mi sono fatto una cultura ed ho capito che con la giusta prudenza, tutto (o quasi) è possibile :-)

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Proprio stamattina, in questa giornata di pioggia torinese, stavo ripensando a questo tema. Io da tempo ho capito che la solitudine sarebbe stato il mio destino, ma pensavo che con il passare delle settimane, dei mesi, mi sarei anestetizzato e avrei saputo prescindere dall'idea di avere una persona accanto in futuro. Eppure non ci riesco proprio..qualcosa di irrazionale in me non vuole arrendersi del tutto. Una pianta nel deserto de Sahara fino a quando durerà? Cosa mi succederà dopo? Perchè la vita ostacola qualsiasi desiderio e progetto?

Edited by dreamer91
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  • 1 year later...

Ci sono giornate in cui vengo assalito da questo pensiero e mi sento come paralizzato,come se avessi perso i punti cardinali e non sapessi più che fare.Sopratutto adesso che sono tornato single,con tutto il bagaglio emotivo che ho,sento il peso più forte del solito;da notare come questa paura in effetti sia appaerentemente più frequente tra noi giovani(io ho 23 anni) rispetto a gente più adulta.Personalmente credo che rimanere ogni tanto soli con se stessi faccia bene,ci dia tempo per riorganizzare le idee e stabilire le priorità però questa condizione non deve essere perpetuata in modo tale da allontanarci dagli altri o da eventuali conoscenze.Il brutto della paura di restare soli,come molte altre paure,è che si autoalimenta nel momento in cui si presentano condizioni favorevoli per il suo "sbocciare" come la difficoltà nel trovare un partner.E' abbastanza diffusa e "letale" ma sinceramente non so come va affrontata.Ci si pul circondare di affetti da parte dei famigliari,degli amici ma ci sono sempre dei momenti in cui rimaniamo io,me e me stesso e li viene fuori ancora...

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... io invece mi auguro perennemente di morire presto, insomma se ti avvicini ai 40 è abbastanza improbabile che riuscirai a fare tutte le cose che ti eri augurato di fare, per esempio avere un marito, un figlio (cosa che ... in genere più vai avanti con gli anni e più desideri) .. pertanto ho sostituito la paura con la speranza di morire non in vecchiaia ma fra pochi anni ...

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Buona sera a tutti gli utenti del forum che stanno leggendo!! Non so se questa discussione è stata già affrontata in un altro topic, comunque vi capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi? Magari pensando al vostro futuro, al fatto che non è facile trovare un ragazzo o una ragazza, pensando di invecchiare e finire tristemente i vostri giorni soli come cani?? A me capita spessissimo ultimamente, anche se sono giovane ancora, mi capita di fare questi pensieri, ho paura di non vivere abbastagna e al meglio questa vita!! Mi sento perso in questo mondo..

 

Caspita, allora non sono il solo :P anche a me capita di fare questo genere di pensieri brutti...sopratutto ultivamente.

E' vero che siamo giovani però nella situazione in cui ci troviamo credo sia normale; probabilmente questi pensieri verranno anche a persone etero ma per noi è molto più difficile, sarà forse perché le persone gay non percepiscono di avere diritti a loro favore e quindi finisco per fare l'unica cosa che si sentono liberi di fare, sesso per divertimento, senza nessun impegno affettivo.

O forse sarà per il semplice fatto che i maschi di norma (sia gay che etero) ragionano più col c..... che col con cuore...se chiedi a gente etero penso metterebbe la firma per fare sesso con ragazze senza alcun impegno...magari se vai a chiedere a delle ragazze omosessuali è diverso per loro, faranno sempre fatica a trovare altre ragazze però magari quando le trovano sono più propense a instaurare una relazione...

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